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#redini
romyy999 · 2 months
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Le redini del tuo futuro devono essere nelle tue mani, non in quelle degli altri.
- romyy999
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jacopocioni · 6 months
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Caterina de' Medici, le redini del potere
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Segue da: Caterina de’ Medici, la duchessina Caterina de’ Medici, regina madre Caterina de’ Medici, vedovanza
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Nel dicembre del 1560 Caterina de' Medici perse il figlio e la Francia il suo re, morì Francesco II. Se pur ferita a morte Caterina non abdico al suo ruolo, anzi, la salita al trono di Carlo Massimiliano, di soli dieci anni, che assunse il nome di Carlo IX le permise di posizionarsi in prima linea nella gestione politica del regno. La sua negoziazione con Antonio di Borbone le permise di ottenere la reggenza. Caterina si ispirò a due pensieri, da una parte la linea di Erasmo da Rotterdam, perseguitando una politica di pace, e dall'altra il neoplatonismo che indicava come missione la divinità del sovrano per perseguire l'armonia all'interno del regno stesso. Caterina de' Medici e Michel de l'Hopital attraverso un progressivo lavoro mirante a ridurre i contrasti con i riformati giunsero il 17 gennaio 1562 a promulgare l'editto di Saint-Germain. Fortemente voluto da Caterina l'editto fu una pietra miliare nel riaffermare il legame tra l'unità religiosa del regno e l'organizzazione politica dello stesso in quanto permise la libertà di culto dei protestanti a patto che i luoghi di culto da loro assoggettati venissero restituiti. Questa politica voluta da Caterina de' Medici e Michel de l'Hopital ottenne una riduzione della violenza nonostante rancori che erano solamente sopiti, ma ancora troppo ardenti. Il fuoco era ancora presente tra protestanti e cattolici. Alla lunga il fallimento si preannunciava.
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Fu la strage di Wassy, fomentata dai Guisa, che innescò la prima guerra di religione nel 1562. La risposta di Caterina fu però repentina e la condanna a morte e l'arresto dei principali capi della guerra riportarono la pace nel regno. Nel 1563 ci fu l'accordò con la pace di Amboise permettendo agli ugonotti una libertà di culto. Nell'agosto 1563, alla maggiore età, Carlo IX assunse il suo ruolo di regnate e Caterina abbandonò la reggenza. Di fatto sussisteva una comunità d'intenti, infatti il figlio era concorde agli atti voluti, sino a quel momento, della madre e gli riconfermò immediatamente tutti i poteri che da reggente aveva esercitato sino a quel momento.
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Caterina intuì la necessità che il regno conoscesse il suo re e si prodigò prima in opere di ristrutturazione delle regge, a cominciare da Tuileries, affidata al grande architetto Philibert Delorme, contemporaneamente mise a punto una serie di "regole" per il controllo della Corte e per il governo, regole che espose come consigli, attraverso una lettera, che inviò al figlio re. Ne seguirono grandi feste tipo quella di Fontainebleau, nel marzo del 1964, ma anche un grande viaggio della durata di oltre due anni attraverso tutta la Francia in cui lei e il figlio Carlo IX si mostravano al popolo. L'azione di promozione di Caterina per il figlio durò fino al 1567 momento in cui si riaccesero le ostilità soprattutto ad opera dei protestanti che attraverso la "sorpresa di Meaux" tentarono di rapire il re. Un'azione voluta da Condé, il capo di una delle fazioni protestanti francesi. Il tentativo di rapimento innescò atti di violenza in varie parti di Francia. La cospirazione fallì, il re e Caterina si rifugiarono a Parigi, ma già il giorno dopo circa 80 preti cattolici furono massacrati e numerose atrocità vennero commesse. Caterina appariva ogni giorno di più inerme, e la sua popolarità nell'opinione pubblica diminuiva drasticamente; il suo lavoro politico e di rappresentanza stava per essere minato da fuochi protestanti solo sopiti ma pronti a divampare.
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sofysta · 1 year
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omarfor-orchestra · 1 year
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Il post di netflixit pieno di commenti su un profe. Quanto sta godendo prime esattamente
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mucillo · 11 months
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Aspettando quel giorno....
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"Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.“
Giordano Bruno
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larapura · 2 months
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Sto facendo la cosa giusta? Quello che sento è vero? O è l'illusione di una fuga?
Sono stanca, di superare prove e cicli, dove mi sembra di annegare senza risposte. So chi sono ora, so cosa voglio, ma non so più camminare. Ho un mostro dentro, che ho nutrito senza pensare. Sta prendendo il controllo piano piano, gestisce lui le redini, e non mi sento di voler evitare ciò. Sarà per il ciclo? So che non sento l'amore confortevole dove vorresti rifugiarti.
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luigidelia · 2 months
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Una bella notizia, cari, sputo il rospo tutto insieme. Non avevo ancora scritto niente su questa novità ma a questo punto il viaggio è cominciato e bisogna pur attirare le energie positive: SONO STATO NOMINATO CONSULENTE PER LO SVILUPPO DELLA NUOVA BIBLIOTECA DI BRINDISI, IL MEDIAPORTO. E il prossimo 22 marzo con un convegno si inaugurano i lavori per la creazione di un OSSERVATORIO DI INNOVAZIONE CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA "NARRAZIONE" E L'ARTE.
Voilà. Una piccola rivoluzione, sì. Una bellissima notizia: una biblioteca e un centro di ricerca sulla povertà culturale attraverso la narrazione. Tutto insieme. All’adrenalina del palco ora si affianca un’energia ancora diversa. E credo che mi toccherà cercare un nuovo centro di gravità "errante".
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi è uno spazio multifunzionale ristrutturato con il progetto della Regione Puglia Community Library. Qualche anno fa il progetto vincitore lo scrisse Simonetta Dellomonaco e ora una cordata di istituzioni e persone speciali sono davanti a me a tirare la slitta, per dirla alla Zanna Bianca: Luigi De Luca per i #polibibliomuseali della Regione Puglia, Emilia Mannozzi, per il Polo di Brindisi, Toni Matarrelli per la Provincia di Brindisi, Giovanni Luca Aresta per #santateresaspa che di quella slitta ora tiene con energia nuova le redini in mano, il Teatro Pubblico Pugliese e un'infinità di persone laboriose che poco alla volta sto scoprendo dietro le quinte di questo luogo prezioso come l’ossigeno.
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi comprende sale studio (già affollate dalla riapertura!), un auditorium, una biblioteca ragazzi, una caffetteria di prossima apertura, sale convegni, spazi di co-working e mille altri spazi fisici e immateriali che saranno dedicati ai nuovi media, al cinema, ai libri, alle mie tanto amate storie. Ma soprattutto, e qui batte il cuore, a creare uno spazio dove il potenziale creativo delle ragazze e dei ragazzi del territorio possa trovare nutrimento. Il più alto possibile. E nel massimo rispetto della sovranità e dei mondi intoccabili dei ragazzi. Chi mi conosce può capire a cosa mi riferisco.
Cominciamo il 22 marzo alle ore 17 in rete con le scuole di ogni ordine e grado della provincia, l’ufficio scolastico provinciale, le reti scolastiche più prossime, la ASL, il Comune di Brindisi (il cui sindaco Giuseppe Marchionna ha dato avvio a tutto questo prima di diventare primo cittadino), la consulta provinciale degli studenti, il consiglio comunale dei ragazzi, le reti più virtuose della città (guarda caso la nomina è arrivata da un bando dove come concorrenti eravamo tutti amici cari di mille progetti svolti in città e dintorni) e lo facciamo con un convegno che apre il percorso per la creazione di un OSSERVATORIO DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE LE ARTI. Il Convegno è aperto a tutti. Muove un primo passo significativo del progetto culturale che vorrei nascesse in questo luogo.
Ho piantato letteralmente migliaia di alberi (erano i tempi che dai miei spettacoli nascevano i progetti di forestazione partecipata) e ho ben chiaro che il bosco nasce solo quando arriva un’esplosione ormai irrefrenabile dalla Terra, dalla Pancia. Quando l’ego, colui che vuole piantare, “io”, ha fatto, forse, quello che doveva fare e poi si è tolto di mezzo. Qui voglio fare questo: ariamo un poco il terreno insieme e quando sarà il momento, se lo sarà, togliersi di mezzo e qualcosa nascerà da sola. E non sappiamo nemmeno che forma avrà.
Che dire? D’ora in poi vi racconterò anche di questo luogo che si chiama Mediaporto di Brindisi. Ovunque siate fra poco potrà valere la pena venire a trovarci. Ah, dimenticavo: l’Osservatorio che sta nascendo si chiama MINISTERO DEI SOGNI. Vi piace? <3 (In una foto io e Carolina in uno dei boschi, vero Antonio…)
Ecco il programma del convegno del 22 marzo, h 17, vi aspettiamo. Contattatemi. Cerchiamoci. ---
Mediaporto di Brindisi 22 marzo 2024, ore 17.00
MINISTERO DEI SOGNI Osservatorio d’innovazione culturale ed educativa Convegno d’apertura
Saluti istituzionali
Introduce Giovanni Luca Aresta, Amministratore Unico di Santa Teresa S.p.A. Loredana Capone, Presidente del Consiglio della Regione Puglia Toni Matarrelli, Presidente della Provincia di Brindisi Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi Emilia Mannozzi, Direttrice Polo-Biblio Museale Brindisi Angela Tiziana Di Noia, Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Interventi e contributi
Luigi D’Elia, Consulente per lo Sviluppo del Mediaporto e coordinatore dell’Osservatorio Gaia D’Argenio, Presidente della consulta provinciale studentesca di Brindisi e Coordinatrice Regionale Luigi De Luca, Coordinatore Poli Biblio Museali della Regione Puglia Rosetta Carlino, Dirigente ICS “Cappuccini” Brindisi - Coordinatrice Rete delle Scuole che promuovono la Salute per la Provincia di Brindisi Mina Fabrizio, Dirigente ITT “Giorgi” Brindisi - Scuola Polo per la formazione Ambito PUGLIA BR 11 Diego Caianiello, Sindaco del CCR Brindisi Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi Maria Rita Greco, Dirigente ASL Settore psicologia clinica e pedagogia dell'età evolutiva Lucia Portolano, Dirigente scolastica Coordinatrice de Tavolo docenti per l’educazione ambientale e i “diversi” linguaggi Modera gli interventi Luigi D’Elia
Info: 0831 544301 - [email protected] Si raccomanda l’Iscrizione al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeCQzKzUy5S_gjj5wzWxZCstD2nGm25fIiuBUgnHvvrN8k8yA/viewform?usp=sf
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amoilnero · 1 month
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Dove il respiro cavalca il desiderio
trovi l’odore del mio essere.
Respiro che scuote la carne pulsante.
labbra e lingua che fecondano i sussulti,
che la rendono viva rigida severa.
Uniche redini della mia voglia i tuoi capelli.
Stringo il tuo sguardo... lo trascino sulle mie iridi... Lenta agonia che scivola dove pulsa gonfio il tempo e suoni di liquida essenza che violenta si libera, che calda in fiotti satura, lasciando memorie di un legame eccelso.
A.
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curiositasmundi · 11 months
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[...]
Cinquant'anni di onorata attività, in cui intere generazioni di padovani hanno fatto incetta di vinili introvabili altrove. A spiegare sulle colonne del "Corriere del Veneto" le motivazioni della chiusura è il 75enne titolare Maurizio Boldrin, che sottolinea: «Il motivo principale della chiusura è l’età: la stanchezza di aprire sette giorni su sette si sente. Non c’è un motivo economico, ma è tutto diventato troppo faticoso. È una decisione dolorosa, ma l’unica possibile. I miei figli fanno altro, nessun altro mi ha chiesto di prendere le redini e continuare. Sarà un cambio di vita importante, mi mancherà alzarmi alle 6.30, arrivare in negozio e parlare con la gente e gli amici che ogni giorno mi vengono a trovare: di colpo sarà tutto diverso».
[...]
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Un nuovo inizio... cerca di amarti Angela senza soffocare nei tuoi pensieri, il passato è passato perché doveva essere tale sennò sarebbe presente e futuro lascialo andare anche dalla tua testa, so che puoi farcela, e quando vedi tutto buio attorno a te ti prego cerca sempre una luce, una speranza, un raggio di gioia per respirare ancora, non avere paura di chiudere gli occhi e riposarti perché c'è sempre una nuova alba che ti aspetta, un nuovo giorno in cui prendere le redini della tua vita, un passetto alla volta raggiungerai i tuoi obiettivi e sogni e troverai la strada giusta per te, non disperare se ora non ancora sai quale sia.
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animatormentata · 3 months
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Chiunque abbia le redini della mia vita lassù ti prego aiutami
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Ogni giorno è una nuova occasione per migliorarsi e fare quello che si desidera fare, penso sia il momento o almeno provare a riprendere le redini di me stessa e prendermi cura di me.
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smokingago · 1 year
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Ragioniamo con la mente, amiamo e odiamo con il cuore.
Questa è la condizione dell’uomo, attratto dalla mente che esercita il suo controllo sulle passioni, ma anche sedotto dalle passioni che sfuggono al controllo della mente.
Questa condizione è stata descritta da Platone nel mito dell’auriga,che guida verso il cielo un carro alato trainato da due cavalli, uno bianco e uno nero.
L’auriga rappresenta l’anima razionale che con le sue redini tiene a bada il cavallo bianco che rappresenta l’anima irascibile, e il cavallo nero che rappresenta l’anima concupiscente.
Ogni uomo possiede tutte e tre le anime. Se a prevalere è l’anima razionale, questa controlla sia l’irascibilità, che può essere convertita in coraggio, sia la concupiscenza che può essere tenuta a bada con la temperanza. A un certo punto il cavallo nero sbanda e fa precipitare con sé tutto il carro e l’auriga che lo governa.
Ciò accade, secondo Platone, quando ci si lascia guidare dai sensi invece che dalla ragione, e in questo modo il carro perde il suo equilibrio e manca la sua meta, che è quella di raggiungere il cielo dove sono le idee, modello e misura di tutte le cose, senza le quali naufraga la conoscenza e con essa la retta conduzione della vita.
Platone invita a privilegiare la mente razionale capace di governare le passioni del cuore. Ma noi non possiamo dimenticare che anche il cuore ha le sue ragioni.
Anzi, prima che la mente giungesse a guidare l’uomo, per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni arrivava a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa è vantaggioso e che cosa è pericoloso per il mantenimento della vita stessa. Il cuore promuove le azioni più rapidamente della ragione e senza troppo indugiare sul da farsi, perché il mondo non è ospitale e i pericoli, che sono a ogni passo, richiedono decisioni immediate.
I nostri antenati, che ancora non disponevano di una mente razionale, con il loro giudizio intuitivo promosso dall’emozione del cuore potevano sbagliarsi, e anche morire se di fronte al pericolo non avessero agito immediatamente.
In questo senso è possibile dire che le emozioni del cuore sono state indispensabili per evitare che il genere umano si estinguesse, e concordare con Daniel Goleman là dove dice che “le emozioni ci hanno guidato con saggezza nel lungo cammino dell’evoluzione”.
Umberto Galimberti
Il libro delle emozioni
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diceriadelluntore · 10 months
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Storia Di Musica #286 - Guns N' Roses, Appetite For Destruction, 1987
Anticipo che, siccome la ricerca di album con le copertine censurate è stata davvero divertente, tra poco ci sarà una sorta di appendice fotografica con piccole storie, alcune davvero incredibili, su copertine che definire controverse a volte è davvero poco. Per finire questa mini carrellata oggi sono andato nella Los Angeles di metà anni ’80, dove un gruppo che segnerà un’epoca musicale muove i primi passi. Nascono infatti dalle fusioni di musicisti degli L.A. Guns e degli Hollywood Roses. Dagli Hollywood Rose provenivano Axl Rose (Voce) ed Izzy Stradlin (Chitarra ritmica), mentre dagli L.A. Guns provenivano Tracii Guns (Chitarra solista), Ole Beich (Basso) e Rob Gardner (Batteria). Il gruppo esordì ufficialmente il 26 marzo 1985. Ole Beich dopo pochi concerti capisce che non è cosa e lasciò il gruppo, venne sostituito da Duff McKagan, che esordì insieme agli altri membri della band l'11 aprile 1985, al locale Radio City ad Anaheim. Poco dopo anche il chitarrista Tracii Guns abbandonò il gruppo, a causa di divergenze con Axl Rose, e riformò gli L.A. Guns. Al suo posto entrò Saul Hudson, in arte Slash, che aveva avuto precedenti esperienze in alcune band tra cui i London e Black Sheep, oltre ad aver già suonato negli stessi Hollywood Rose. Rimane solo da trovare un batterista dopo che anche Gardner se ne va: si associa al gruppo Steven Adler, che aveva in precedenza suonato qualche volta con McKagan e Slash. Inizia così la storia di un gruppo che si muove sullo sfondo di una Los Angeles sognata fatta di feste (e fatta in molti altri sensi), cinema, eccessi. All’inizio, i concerti avvengono nei weekend, perché durante la settimana tutti fanno qualche lavoretto. Ma sin da subito esprimono una potenza ed un’energia incredibili. Tanto che Tom Zutaut della Geffen Records, stupito da un'esibizione del gruppo, diffuse in giro la falsa notizia che "facessero schifo" per avere più tempo e mezzi per scritturarli. Avuto un anticipo su contratto all’epoca faraonico, firmano con la Geffen che crea, fittiziamente, una nuova etichetta, la Uzi Suicide, per dare al loro primo EP un’aura di autoproduzione. Tra l’altro, l’Ep è un finto live registrato in studio dal titolo Live ?!*@ Like a Suicide: tra i quattro brani, una cover azzeccatissima di Mama Kin degli Aerosmith e una musica che spira fiamme dalle corde della chitarra di Slash e dalla voce di Axl Rose. Ci vuole infatti solo qualche mese per l’attesissimo debutto del 1987: fu contattato persino Paul Stanley dei Kiss per la produzione, ma alla sua richiesta di poter modificare i brani fu subito cacciato. Le redini della potenza sonora furono date ad un giovane Mike Clink, che con il successo di Appetite For Destruction diventerà un nome importante dell’heavy metal moderno. Partiamo subito dal casus belli della copertina: la prima idea di Axl Rose fu quella di usare la celeberrima e drammatica foto dello scoppio dello Space Shuttle Challenger che nel Giugno del 1986 scoppiò dopo pochi secondi dal lancio, uccidendo i 7 elementi dell’equipaggio, idea subito accantonata perché ritenuta offensiva. La seconda scelta, usata provocatoriamente alla fine come copertina, era questa:
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un disegno di Robert Williams, da cui la band prese il titolo Appetite For Destruction, in cui un robot che si sta vestendo dopo aver abusato sessualmente di una donna, che è a seno nudo sul marciapiede, è fermato da uno spaventoso robot guardiano. Allegoria dell’intrusione violenta e scellerata sul mondo e sull’ambiente (almeno secondo la band in numerose interviste successive) fu rifiutata da diverse catene di vendita. La Geffen decise quindi di ritirare le prime tirature (che adesso valgono centinaia di euro) e di sostituire l’originale con una copertina più convenzionale, che è quella di apertura al post, dove il disegno di un tatuaggio a croce celtica contiene agli estremi e al centro dei teschi disegnati a rappresentanza dei singoli componenti: secondo Billy White Jr., il disegnatore, i nastri che fanno da sfondo alla croce sono un omaggio ai mitici Thin Lizzy, band preferita sia dal disegnatore sia da Axl Rose. Per quanto riguarda la musica, siamo di fronte ad uno dei dischi di debutto più portentosi di sempre, con canzoni diventate miti: dalla potenza selvaggia di Welcome To the Jungle, per mesi rifiutata dalle radio, scritta da Rose mentre si trovava a Seattle con un amico. I due incontrarono un barbone che, nel tentativo di spaventarli, gridò loro: «You know where you are? You're in the jungle, baby! You gonna die!», a Anything Goes, conturbante, da Nightrain, omaggio all’economico vino californiano, molto alcolico, di cui erano “ghiotti” i nostri, a Mr. Brownstone, stravolto e travolgente inno alla droga (problema che diventerà una pensante dipendenza per il gruppo, tanto da essere in seguito provocatoriamente descritto come Lines n’Noses), dal punk rock di Paradise City a It's So Easy, che leggenda vuole fu scritta dopo che Slash vide un incidente a New York, e andando vicino all’uomo rimasto in auto questi gli abbia detto “Non ti preoccupare, da queste parti cose del genere capitano sempre. Le auto si scontrano tutte le notti.”, tanto che nel secondo verso il testo dice: Cars are crashing every night\I drink and drive\everything's in sight\I make the fire\But I miss the fire fight\I hit the bullseye every night. Rimangono ancora due brani: il primo, Rocket Queen si ricorda perché ad un certo punto ci sono, nel bridge finale, i rumori di un rapporto sessuale, che leggenda vuole fosse una registrazione, non si sa quanto voluta, tra Axl Rose e tale Adriana Smith, che si dice fosse una ex di Adler. Ma la canzone più famosa è Sweet Child O’ Mine: scritta per la sua allora fidanzata, Erin Everly, divenne una hit mondiale anche per via del video musicale, che mostra i componenti della band suonare la canzone in un deposito. Un disco che mostra senza nessun pudore ambiguità e sessismo, tanto che si da subito la band sembrava fatta apposta per suscitare polemiche, aumentate anche da sibilline interviste e apparizioni in TV. Verranno accusati di tutto, la più grave delle accuse sulla loro presunta xenofobia (scatenata da One In A Million, canzone contenuta nel loro successivo G’N’R Live del 1988), ma nel mondo del rock pesante si imporranno la voce, lo stile strabordante di Axl Rose e soprattutto la chitarra di Slash, che diventerà iconica. Rimangono uno degli ultimi esempi di leggenda di rock della strada, ma sin da subito inizieranno faide interne, problemi di droga e altro che segneranno tutto il futuro cammino musicale, segnato da megalomania, canzoni mito (una su tutte, November Rain, ma anche Ain't It Fun) e una sorta di predisposizione al litigio, tanto che è impossibile capire quante volte la band si sia sciolta e ricomposta. Tra l'altro, tra tutti Slash è quello che avrà discreto successo anche da solo o come ospite sessionista, suonando in centinaia di dischi. Una band selvaggia, furiosa e imperfetta, in pieno stile rock.
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littlepaperengineer · 8 months
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La mostra alla quale ho partecipato Sabato è stata stupenda.
C'è stata grande affluenza e c'è stata grande partecipazione di artisti dalle opere e dai concetti più vari. Davvero uno spasso per la mente. Persone che andavano e venivano, pareri e complimenti, domande per capire meglio.
Mi hanno colpito soprattutto alcune persone che esponevano. In primis un ragazzo che ha realizzato opere sul concetto dell'ombra. C'era un dialogo tra una persona e la sua ombra, mi ha colpito quando ha detto che lei ci sarebbe sempre stata, che anche quando la sente assente è sufficiente aumentare la luce, ed infine che per abbracciarla serve abbracciare se stessi.
Altri lavori interessanti erano quelli di una ragazza che faceva su tela rappresentazioni con il filo, che cuciva come accade nei legami.
Bellissimo il lavoro di un paio di persone con i collage, specialmente quelli di una ragazza che lavora con le fotografie di famiglia, non le sue ma quelle che trova nei mercatini. Lei ci lavora per conservare la memoria, per donare di nuovo importanza a quelle esistenze. Pensarci è commovente.
Infine ho conosciuto una persona che, laureata in ingegneria meccanica, ha creato un'attività che fonde creatività e tecnica ingegneristica.
Per me è stato ed è ancora importante averla conosciuta: forse è possibile riuscire a far funzionare il connubio. In mano a lei, il f.. Come accade a me, ha avuto una crisi che l'ha portata a capire che l'azienda di informatica non poteva fare al caso suo. Inoltre l'hanno aiutata al palazzo G, di B..
Insomma, tutto questo in una mostra collettiva. Che per di più mi ha fatto capire che la mia identità artistica può stare nella doppia esposizione tra paesaggio e ritratto, come jin e yang, come luce e ombra, come creatività ed ingegneria: landscape è orizzontale, portrait è verticale. Due cose opposte che insieme diventano LA FINE DEL MONDO. Io e questo vizio di interpretare ciò che accade in modo così forte. E tutto questo che avviene da anni senza presentarsi sottoforma di occasione di svolta, forse perchè la svolta non deve avvenire.
Con il tempo, ho capito che non serve appoggiarsi alle persone, che i segni arrivano ma che sono io a dover agire, non le occasioni a doversi presentare. Forse perchè non ho mai amato prendere un treno, salirci e vedere dove va, ma prendere in mano le redini ed andare dove dico io.
Oggi mi ha fatto rimanere di sasso il dialogo con B. e il suo volermi come confidente, mentre io so di non volere responsabilità di scelte altrui, specialmente perchè poi so di non essere presente nell'aiuto.
Inoltre mi ha colpito fortemente quando D. a lavoro ha detto che sarebbe stato bello se avessi detto a tutti della mostra fotografica/pittorica. Perchè sarebbero stati felici di esserci. Io qui sono crollato, perchè nel primo lavoro è nata così la forte repulsione nei confronti dell'ingegneria: il mio vecchio capo affermò che "non servivano gli artisti li", ed io non glie l'ho mai perdonato. Come fossero parole di mio padre, parole che mai ha detto ma che io stesso penso di me. Come se essere artisti fosse una colpa, la mia più grande colpa, quella di essere ciò che voglio, magari non proprio ciò che sono.
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