Tumgik
#nubìvago
iviaggisulcomo · 11 months
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C'è stato un periodo in cui utilizzavo in maniera smodata l'espressione nella mia prossima vita:
nella mia prossima vita nascerò in un piccolo paesino vicino al mare e vivrò di studio, libri e passeggiate; nella mia prossima vita non mi vergognerò di passare le giornate a leggere fumetti invece di fare i compiti per tempo; nella mia prossima vita dirò a C. che è stata il mio grande amore del liceo, affrontando il rischio di spezzare il mio cuore in modo netto e pulito piuttosto che vederlo sgretolare lentamente, nel tempo.
Nella mia prossima vita avrò un cane di media taglia che chiamerò Mirò e che mi salverà la vita; nella mia prossima vita dirò più spesso ciò che sento, per non accumulare cicatrici; nella mia prossima vita non vorrò essere tanto diverso da come sono, nonostante tutto; nella mia prossima vita sarò più contento di essere sognatore, distratto, nubìvago, amante delle storie e delle parole, attento ai dettagli che nessuno nota, amare gli occhi delle persone perché dicono più di tutto il resto.
Nella mia prossima vita non avrò paura di toccare il fondo, perché rimarrò lì sdraiato, mi girerò su un fianco e poi supino, per avere un'altra prospettiva nel vedere le cose; nella mia prossima vita avrò paura ma anche il coraggio di cambiare, per non restare aggrappato a chi se ne va; nella mia prossima vita sarò più bravo nel lasciar andare.
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Prendetemi il cuore e levatemelo dal petto.
Sento troppo, e sento troppo poco.
Sento il mio battito quando va lento, tanto lento da farmi sperare che si fermi all'improvviso, senza dolori per nessuno. Che il mio grande cuoricino venga fuori da solo, mi accarezzi la guancia e mi sussurri mentre chiudo gli occhi "non è stata colpa tua, è che era tutto troppo grande per me".
Un cuore grande che sente troppo non è mai abbastanza grande per certe situazioni. Ed è un'agonia continua che ti fa chiudere gli occhi, scendere le lacrime che arrivano al petto e ti arruginiscono l'anima.
Non sento il mio battito quando va troppo veloce. Sento un tonfo. Poi un altro. Poi un altro. Tanti colpi nel vuoto, dove poi cado anche io. Mi trovo in ginocchio, debole, dinnanzi ad una parete di vuoto che mi buca il petto. I colpi riecheggiano il questo buco, in questo vuoto, in questo corpo che non vorrei e mi costringe a fingere che vada tutto bene, che sia così felice di essere come sono.
Perché le persone tristi nessuno le vuole, nessuno le ascolta.
Le persone tristi si fanno compagnia con i battiti del cuore.
Nubìvago (ms)
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