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worldwild1949-blog · 6 years
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Il Nostro “vento forte”...
La sveglia presto. L'odore di caffè. Preparare i zaini con meticolosità. Neanche troppa poi, e forse quello è anche il bello. Sono probabilmente queste le abitudini che ricordo di più, ogni mattina prima di viaggiare. Forse la preparazione può cambiare in base alla meta, ma che sia aereo, auto, nave. Che sia sentiero, scalata o mare. La voglia e l'adrenalina non cambia mai
Settembre 2017. Il caffè è bevuto, gli zaini sono in spalla. L'auto sotto casa è pronta. Abbiamo in mente un itinerario, ma nulla di serio. Alcune tappe sono fissate, ma il contorno, come sempre, non ha binari ne dettami. C'è chi crede che nei luoghi aridi, non ci sia nulla da vedere. Io, come tutto ciò che la natura ci lascia in custodia, li reputo meravigliosi.
La prima tappa, è l'ex capitale dell'isola, La Oliva. L'etimologia deriva proprio dal commercio intenso di olive che la cittadina in passato aveva. Definirlo borgo forse è anche troppo. Il bianco sulle pareti delle case, è quasi un costante sull'intera isola. Vediamo ragazzi in costumi tradizionali, rendere omaggio ai riti del luogo. Ci raccontano di una particolare abitudine di un anziano signore di Oliva, che ogni sera alla stessa ora, con il suo asino, si dirige davanti alla Chiesa in una specie di "siesta". Purtroppo non possiamo aspettare, l'itinerario è ancora lungo. Gustiamo un caffè e ripartiamo.
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Percorriamo le strade ammirando i paesaggi. Li trafiggiamo in lungo e in largo, sentendo quella sensazione che ti riempie.
Prendiamo la strada per Los Molinos, è li che abbiamo deciso di pranzare. Lungo il tragitto, veniamo a conoscenza di un lago, che in estate è praticamente prosciugato. lo chiamano "Canyon". A tutti gli effetti lo è, nelle dovute dimensioni :) Parcheggiamo l'auto sul ciglio della strada, e ci caliamo all'interno per percorrerlo. Siamo noi, il rumore di una sorgente fuori uscire dalle rocce, il richiamo degli uccelli, il cielo caldo sopra le nostre teste. Si dirama per qualche Chilometro, è appagante.
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Torniamo su e ci accorgiamo di aver camminato molto. Saliti di nuovo in auto, continuiamo verso Los Molinos. Arrivati ci rendiamo subito conto di essere giunti in uno di quei paesi, dove il tempo ha deciso di fermarsi. Lo stile, come prevedibile, è quello del nord Africa. Le case, poche, sono sempre bianche. I tetti bassi e la terra rossa è ovunque. Ci sono due ristoranti per poter mangiare nel luogo, la scelta è prettamente estetica, perché la qualità è pressoché simile. Buona. Speziata...ma buona. Prima di mangiare visitiamo il posto. Saliamo su una scalinata che porta in mare aperto. Il colpo d'occhio merita la fatica a cui si va incontro. A primo impatto, le scogliere di Los Molinos , ricordano le Cliff irlandesi. Il silenzio è quasi sempre d'obbligo in questi casi. Parla il mare. Basta lui.
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Dopo aver mangiato ed esserci rilassati, riprendiamo la nostra escursione. Durante il tragitto ci rendiamo conto, che il quantitativo di piantagioni di Aloe Vera è impressionante. Un commercio importantissimo, che rende impossibile non acquistare questi prodotti.
Decidiamo di fermarci per una breve sosta ad Antigua, abbiamo la fortuna di imbatterci in una festività locale, con tanto di banda al seguito e brindisi a non finire. Si rende omaggio al patrono della città. Facciamo la sosta a un bar al centro della piazza. Poltrone in legno e cordialità.
Da buoni "forestieri", ringraziamo e andiamo via. La strada perde di "aridità", attraversiamo una zona dove le palme la fanno da padrone.
Ci stiamo dirigendo alla "Playa de los Muertos". Siamo curiosi, abbiamo dei dubbi quando arriviamo, il paese di per se, non sembra bellissimo. Ma come arriviamo sul mare, Ajuy, i dubbi ce li leva subito. Affrontiamo subito una scalinata sulla desta, che ci porta in cima alla scogliera. In antichità, quel lato di mare, era meta privilegiata dei pirati. Le grotte di Ajuy, sono uno dei luoghi più belli di tutto l'arcipelago. Il vento e la forza dell'oceano, ti fanno rendere conto di quanto la natura, non abbia rivali. Le visitiamo tutte, tra le raffiche degli alisei che li non vogliono essere secondi a nessun elemento. Un escursione che ti lascia qualcosa di bello dentro. La stanchezza comincia a farsi sentire. La spiaggia è attrezzata con molti posticini tipici dove mangiare. Ne scegliamo uno, di gestione italiana. Simpatici, scambiamo due chiacchiere. Ascoltiamo la loro storia, ci piacciono. Paghiamo l'onesto conto e salutiamo.
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La strada del ritorno è ormai alle porte. Studiamo un percorso che c'interessa tramite la cartina. Seguiamo le indicazioni per Betancuria. Il nome deriva da Jean de Bethencourt, l'esploratore che nel 1402, guido la spedizione verso le isole Canarie. La lingua d'asfalto comincia pian piano a inclinare la sua pendenza, e a stringere la sua larghezza. Ci troviamo sul fianco di una montagna (li non superano i 1000 metri), divisi dallo strapiombo sotto di noi, da particolari blocchi di cemento bianchi. Suggestivo. In alcune curve anche troppo :). Visualizziamo delle piazzole "allestite", per ammirare il panorama. Continuiamo la salita fino a una specie di parcheggio. Lavagne rappresentative posizionate, ne spiegano flora e fauna. La vista toglie veramente il fiato. Ci addentriamo sul sentiero davanti a noi, per qualche centinaio di metri. Scoiattoli ovunque, ne caratterizzano la passeggiata. Mi soffermo a guardare verso il mare all'orizzonte, che prosegue dopo la linea della montagne. E penso che in quell'immagine ci sia tutto. Mare, montagna, natura, vento. Quel vento che non ci ha mai lasciato, ma non è mai stato invadente. Vengo immortalato in questa foto, di spalle, dalla mia compagna. La foto che diventerà l'icona dei miei pensieri.
Il ritorno è silenzioso, stancante. Il tempo comincia a cambiare, il sole inizia a salutarci lentamente.
Si è felici quando si ha qualcosa da raccontare.
Un'isola che consiglio a TUTTI e che racconterò anche in futuro in altri luoghi.
FUERTEVENTURA, qui ci lasci il cuore.
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