Tumgik
#fonte: al sapore di sigarette
Text
Vorrei parlare di tante cose, ma poi non trovo il coraggio di aprire bocca.
A chi importa?
139 notes · View notes
the-nightpig · 3 years
Text
“Non ho molto da dire.
Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni: ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella.
Ho imparato che il blu e il nero insieme sono un cazzotto in un occhio.
Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati.
Ho imparato che il sabato è meglio della domenica.
Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio.
Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio pur di dormire alti cinque minuti.
Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami.
Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so... fosforescenti!
Ho capito che non c’è da preoccuparsi se a 40 anni non sai che fare della tua vita, se hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che ha capito qualcosa.
Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato.
Ho imparato che a volte avresti talmente tanta voglia di fare l’amore con una determinata persona che glielo chiederesti in ginocchio.
Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita.
Ho scoperto che esistono persone talmente scassapalle da rappresentare un vero e proprio ornamento ai testicoli.
Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare.
Ho imparato che il conforto degli amici a volte può esserecrudele.
Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro.
Ho imparato che il sale si mette prima che l’acqua cominci a bollire.
Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro.
Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere.
Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli.
Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore della cioccolata bollente.
Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita.
Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti, alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante.
Ho imparato che se ti chiedono di fare cinque cose e all’ultimo momento ne aggiungono due, tu inevitabilmente dimentichi le prime tre.
Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie.
Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale.
Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato.
Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto.
Tutti gli altri fanno solo volume.
Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar.
Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia.
Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte."
cit. Fellini? Chissà, fonte incerta
20 notes · View notes
blanchardvistisen05 · 2 years
Text
Quale È Neffa, Il Cantante Di Aspettando Il Sole E Dove Sei
Di seguito alcune modalità per eludere nel modo che domande inappropriate. quanto costa un consulente seo Non sappiamo dove abbia residenza, ma vittoria certo è rimasto legato al suo territorio d’origine. Il suo nome d’arte è preso prodotti in prestito da un ex giocatore della Cremonese, il paraguaiano Gustavo Neffa. Una singola cosa che adoro fare in inverno è andare al mare, fare lunghe passeggiate, prendere il mio tempo, ubbidire quella distesa d'acqua priva degli schiamazzi dei bambini, sentire il sapore inconfondibile dello iodio e non quello acido ed penetrante delle creme abbronzanti.
Nonostante la fama ottenuta, Neffa e compagni decidono di chiudere qui il progetto Sangue Misto, collaborando però nei rispettivi album solisti.
Le volgarità non necessarie saranno invece rimosse.
Partecipa quindi l’anno dopo per la prima volta al Festival di Sanremo con Le ore piccole, arrivando nono.
Nell 1993 s’immerge appieno nel globo dell’hip hop e inizia a collaborare con i Piombo a Tempo.
“SxM” diventa una pietra miliare nel panorama Hip hop della penisola ma, nonostante la notorietà nella scena e le potenzialità, il gruppo non produce altri album e i tre continuano a collaborare nei rispettivi dischi da solisti. Corrente sito Web utilizza Google Analytics a causa di raccogliere informazioni anonime come il volume di visitatori del sito e li pagine più popolari. Mantenere abilitato presente cookie ci aiuta a migliorare il nostro sito internet. Questo sito utilizza Cookie di terze parti per personalizzare gli annunci pubblicitari e analizzare il traffico in ingresso.
Guarda Illimitatamente Tutti Gli Articoli Del Sito
È possibile regolare tante de le impostazioni dei cookie navigando nel modo che schede sul lato sinistro. «Anche qualora al primo ascolto sembra solo orecchiabile – racconta Neffa – c’è qualcosa in questa canzone, che non è nella musica né nelle parole, il quale è in grado di darmi la pelle d’oca. Neffa è un artista dai due volti (ma forse anche più). Nato nel punk più estremo, è diventato negli anni Novanta alcuni dei pionieri del rap italiano, fuorché poi cambiare totalmente nel nuovo millannio diventando una vera popstar, e mostrando una vena soul straordinaria.
What is important for Organic SEO What determines the quality of a keyword in SEO? The number of searches, which is the average monthly number of searches for a given keyword on Google. Naturally, the higher this number is, the more potentialhttps://t.co/x7SFyHPltg pic.twitter.com/9612AuRPel
— SEOHERO (@SEOHERO11) May 7, 2021
Nel 1999 esce il suo ultimo lavoro nelle vesti di rapper, l'EP “Chicopisco”, autoprodotto ed distribuito dalla Black Out. Nel pezzo, il cantautore spiega dell’attrazione verso la suddetta donna, fonte addirittura di redenzione per lui. Ma resta la percezione, per tutto il tempo, di una cosa che non può accadere, di a parole che non potranno essere dette. Immagini, sogni, ciononostante già condannata da lei che… andrà via. È online su Vevo il video di “Sigarette”, il nuovo singolo di Neffa, da oggi, venerdì 5 giugno, in rotazione radiofonica e disponibile in digitale sulle piattaforme streaming ed download.
Le Tre Preparati Tossiche Con Cui Le Mafie Tagliano La Cannabis
Ecco come abituare la nostra mente a porre i quesiti osservando la maniera efficace con lo scopo di avere dall'interlocutore risposte adeguate. ≈ (fam. ) ficcanaso, impiccione, intrigante, pettegolo. Vittoria dove sei è più utilizzato every chiedere il luogo di origine mentre da dove vieni ti da la possibilità di esprimere semplicemente la nazione di provenienza. Per qualcuno che non conosciamo e con il quale dobbiamo usare un contenuto formale è possibile usare un solito “Come sta?
Tumblr media
Mostrarci vulnerabili e non perfette macchine del sesso o del fama come certi rapper più giovani credo sia anche certo. Nel giugno 2014 scrive “Lungo la riva” per Suor Cristina Scuccia, vincitrice di The Voice of Italy, ed nel corso dello stesso anno prende parte al film “Numero zero - Alle radici del rap italiano”. «Anche se al primo ascolto sembra solamente orecchiabile – racconta Neffa - c’è qualcosa in la suddetta canzone, che non è nella musica né nelle parole, che è che possono darmi la cuoio d’oca. Il Festival di Sanremo, pure noto come Festival della Canzone Italiana, è la principale manifestazione dedicata alla musica italiana. Questo sito Web utilizza i cookie per consentirci di offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie avvengono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito internet e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito internet trovi più interessanti e utili. Giovanni Pellino, presente il vero famiglia di Neffa, è nato a Scafati, provincia di Salerno, il 7 ottobre 1967 sotto il segno della Bilancia. Campano d’orogine, si trasferisce con la famiglia an otto anni a Bologna. Qui entra in contatto con l’ambiente hip hop underground, che lo affascina fin da celermente.
What is important for Organic SEO What determines the quality of a keyword in SEO? costo sem The number of searches, which is the average monthly number of searches for a given keyword on Google. Naturally, the higher this number is, the more potentialhttps://t.co/x7SFyHPltg pic.twitter.com/9612AuRPel
— SEOHERO (@SEOHERO11) May 7, 2021
0 notes
theaartof · 6 years
Text
Pensieri sparsi delle 13.37
Mi manca il sapore di sale sulle labbra, i granelli di sabbia ovunque, il costume appeso alla maniglia del bagno.
Mi manca la granita alla menta di zio Franco, il vino fatto in casa e l’acqua della fonte.
Mi manca andare sempre in bicicletta, il lungomare la mattina presto, il calore dell’alba che sorge.
Mi manca la marmellata alle prugne di zia con il pane fresco la mattina.
Mi manca il venticello del pomeriggio, leggere all’ombra, il caffè freddo.
Mi mancano le passeggiate lunghe chilometri, i passaggi strappati, le arachidi caramellate.
Mi manca il profumo di buono, il rumore della pioggia estiva, il rumore della carta dei crittografati di nonna.
Mi mancano le sigarette fumate di nascosto, i drink a 3€ e il furgoncino di Marcello.
Mi mancano le luci, i vestiti da sera e le vesciche procurate con i tacchi.
Mi manca l’ombrellone numero 12 e il tavolo prenotato, che non fosse vicino al cesso, grazie.
Mi manca l’afa dal kebabbaro alle 4 del mattino.
Mi manca nuotare, lasciarmi trasportare dalle onde, la scottatura sulle guance.
Mi manca la poesia, l’amore, il mare.
1 note · View note
purpleavenuecupcake · 6 years
Text
Cura del cancro scoperta già nel 1931
La causa primaria del cancro è dovuta al cibo: mai mangiare alimenti acidificanti. Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro. Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel. Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico. Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido. L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido. Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia:. Se una persona ha uno, ha anche l’altro” Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo. Egli ha anche detto: “Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno.”Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno. Egli ha dichiarato: “privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro” “Tutte le cellule normali, hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza ossigeno”. (Una regola senza eccezioni.) “I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.” Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori,” Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno. Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno. In sintesi: Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. https://youtu.be/7OSoQfnP1qI Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno. Importante: una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. in altre parole tutto dipende unicamente da ciò che si mangia. Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro.” E‘ importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule per funzionare correttamente dovrebbero essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7). In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45. Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma. Gli alimenti che acidificano il corpo: * Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (E’ il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas) Il suo pH è di 2,1 (molto acido) * Carne. (Tutte)* Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc) * Il sale raffinato. * Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc) * Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti) * Margarina. * Antibiotici * e medicine in generale. * Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato) * Alcool. * Tabacco. (Sigarette), Antibiotici  e medicina in generale. * Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”) * Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc. Il sangue si ‘autoregola’ costantemente” per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (Per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbidiscono il corpo. Dobbiamo tener conto che con il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici. Gli alimenti alcalinizzanti: * Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un pò acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio) Verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no. * I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti, non fatevi ingannare dal sapore acidulo; * I frutti producono abbastanza ossigeno; * Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini; * I cereali integrali: L’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti. Il miele è altamente alcalinizzante. * La clorofilla la pianta è fortemente alcalina. (Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera) * L’acqua è importante per la produzione di ossigeno. “La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj. * L’esercizio ossigena tutto il corpo. “Uno stile di vita sedentario usura il corpo.” L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti. Non abusare del sale o evitarlo il più possibile. Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi. Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.” Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: “Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.” Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido. In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro. Mencken ha scritto: “La lotta della vita è contro la ritenzione di acido”. “Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi”. Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire” (alcaline o Die): In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale:. Molte scorie acide nel corpo” Dr. Robert O. Young ha detto: “L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.” E la chemioterapia? La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli. Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla essere senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte. Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative che esistano. Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato. Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l’altro al profitto. Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura tanto quanto l’industria alimentare produce. Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Può capitare a chiunque ……” No, non poteva! “Che il cibo sia la tua medicina, la medicina sia il tuo cibo”. Ippocrate (il padre della medicina) fonte: attivotv.it Read the full article
0 notes
seremailragno · 7 years
Text
Bert “Cush” Richings
Sono Bert Richings, fui fatto prigioniero di guerra e catturato a Tobruk. Ero conosciuto con il soprannome di “Cush”. Fui portato nel PG70 in Italia con un gruppo di 26 persone e vi
Stalag 4B FONTE:wikipedia
rimasi fino a quando gli italiani non si arresero;preso dai tedeschi, col carro di bestiame attraversammo il Passo del Brennero, dove fui portato credo, a Stalag 4B (un campo di prigionieri di guerra in Germania),in cui ci furono rasate tutte le teste. Successivamente fui inviato insieme a un gruppo di 50 uomini a lavorare in una cava, in un villaggio chiamato “Klinga“. Trascorremmo tre anni insieme. Mi piacerebbe risentire questi amici e le loro relazioni.
Fui chiamato al servizio militare durante l’anno 1940 e fin dall’inizio le cose non sembravano andare per il verso giusto. Essendomi stato detto di dover prestare servizio alla Plymouth mi aspettavo di entrar a far parte della Marina, ma non di certo nell’esercito. Così, dopo essermi allenato per otto settimane con il Duca di Wellington e aver avuto sette settimane di congedo, fui spedito da qualche parte in Medio Oriente!
Duca di Wellington FONTE: wikipedia
Fui messo in una coscrizione di 120 uomini per diventare uno Sherwood Forester (lo Sherwood Forester è stato un reggimento di fanteria di linea dell’esercito britannico in vigore dal 1881 al 1970), ma al mio arrivo in Egitto, nessuno sapeva dove fossero dislocati i nostri alleati – così dopo cinque settimane alla loro ricerca fummo mandati ad unirci ai Cameron Highlanders (il Cameron Highlanders è stato un reggimento di fanteria di linea dell’esercito britannico formatosi nel 1793) che stavano combattendo nel deserto ed erano sotto attacco. Andai in azione con loro a Mersa Matruh e a Sollum e fummo poi inviati a combattere nella campagna eritrea. Al ritorno in Egitto trovammo finalmente gli Sherwood Forester e fummo mandati ad unirci a loro a Cipro. Di 120 uomini che avevano lasciato l’Inghilterra, ne rimasero solo 48, il resto furono o feriti o uccisi. Eravamo a Cipro da soli tre mesi, quando il reggimento fu inviato in Egitto per contribuire a difendere, Tobruck. E fu proprio a Tobruck che fui fatto prigioniero, insieme a molti altri compagni.
Una foto scattata dai tedeschi mostra i prigionieri di guerra catturati a Tobruck FONTE:link
I tedeschi ci allinearono tutti lungo la riva, con le guardie di fronte e il mare alle spalle, poi alcuni ufficiali di alto rango ci vennero a guardare da sopra, in piedi sul tetto della loro cabina. Dal modo in cui tutti i tedeschi si muovevano freneticamente in giro poteva esserci solo una persona, “Rommel”, la “volpe del deserto”, come era conosciuto.
FONTE: wikipedia
Era veramente molto freddo dormire sulla spiaggia di notte.”Era questa la cosa divertente del deserto”; durante il giorno il caldo era insopportabile, mentre di notte faceva molto, molto freddo. La mattina seguente arrivarono dei camion con lunghi rimorchi per portarci via. Gli italiani erano incaricati di far salire 30 di noi sul camion e 30 sul rimorchio. Non riuscivamo a sederci, mentre la guardia italiana era seduta sul tetto della cabina di fronte a noi con un fucile caricato. Viaggiammo così per tre ore ,senza né acqua né cibo.
Rommel e le truppe italiane nel deserto FONTE:link
Infine, ci fermammo in un posto chiamato Tameemy dove prima ci diedero un bicchiere d’acqua e poi ci ammassarono in un recinto circondato da filo spinato. Ancora non portarono niente da mangiare. Molte tizi per ottenere in cambio un pasto cercavano di barattare le sigarette agli italiani, ma ahimè non ebbero fortuna; comunque non credo che avessero molto da mangiare neanche per se stessi. Trascorremmo un’altra miserabile notte tutti ammucchiati cercando di tenerci caldo a vicenda. Molti pensavano di scappare, ma dove potevamo andare? Non saremmo andati molto lontano senza provviste, così pensammo di aspettare e vedere che cosa sarebbe accaduto il giorno successivo. Trascorse la notte e l’indomani mattina ci diedero un altro sorso d’acqua; e tra noi pensavamo che ci avrebbero dato anche un pranzo completo, naturalmente! Avremmo voluto lavarci e farci la barba, ma non avevamo l’acqua.
In quel campo parlai con un collega del Reggimento Worcester; mi informò che il mio vecchio amico dai tempi della scuola era stato ucciso in battaglia. La vicenda mi sconvolse molto, ma mi fece capire quanto ero stato fortunato ad essere ancora vivo, anche se prigioniero di guerra.
Il giorno successivo fummo portati in un campo appena fuori le banchine di Benghazi. Fui contento di vedere le tende all’interno del recinto, almeno,pensavo tra me e me, avremmo potuto dormire in un posto un po’ più caldo. Furono distribuiti alcuni pasti che consistevano in una pinta di grano caldo bollito, molto simile al granoturco che anni fa utilizzavamo per dar da mangiare agli uccelli. Non aveva alcun sapore. Mangiavamo solo perché eravamo tutti affamati e fu già qualcosa riempire i nostri stomaci vuoti. Avevamo anche un sacco d’acqua a disposizione. Fortunatamente dormire nelle tende quella notte fu molto più caldo e il mattino seguente ci diedero un’altra pinta calda di granoturco. Il campo era un posto terribile, il bagno era una lunga trincea con una barra in cui sedersi – da cui si sentiva un odore insopportabile.
Novembre 1942:I carri armati procedono nel lungomare di Benghazi.FONTE:link
Nella zona di Benghazi gli alleati avevano certamente subito una dura sconfitta – vi erano relitti ovunque. Gli italiani ci scortarono fino a una vecchia nave dove tutti salimmo a bordo e ci fecero scendere in una stiva molto profonda, con una scaletta posta su un lato i cui pioli erano abbastanza distanti tra loro. Scendemmo proprio giù nella prua della nave. Era terribilmente caldo e umido, calarono due grandi secchi per scopi igienici e un paio di bidoni per bere.
“Era un omicidio restare in quella stiva”; avevamo parecchio spazio per stenderci ma c’era un caldo insopportabile. Per tutto il tempo ero un bagno di sudore. Di notte non vi erano luci  e se fossimo stati silurati da una delle nostre navi alleate non avremmo avuto di certo nessuna possibilità di sopravvivenza. Alla fine, dopo una moltitudine di urla e lamenti, permisero a cinquanta uomini di salire un’ attimo sul ponte per lavarsi con acqua di mare grazie a un tubo flessibile collegato verso il basso. L’acqua era limpida e fresca, ci asciugammo in seguito sotto il sole, per poi essere rispediti, dopo circa mezz’ora, di nuovo in fondo alla stiva. Quando fummo destati da quella continua attesa, attraccammo in un porto; eravamo stati in viaggio per cinque giorni e cinque notti, e il porto era il porto di Brindisi.
Porto di Brindisi.FONTE: link
Dei soldati italiani erano in fila per scortarci a riva, e marciare verso la città. Era come assistere a un macabro spettacolo, senza né lavarci né raderci la barba per un paio di settimane, non sembravamo più nemmeno dei soldati inglesi e ci trattavano come fossimo uno show di burattini. Alla fine ci gettarono in un profondo letto di un fiume prosciugato con i lati in pietra e le guardie pattugliavano il percorso su entrambi i versanti. Senza alcun ombra di dubbio anche in questo caso, faceva un caldo terribile;diedero un pezzo di pane e mezzo litro di zuppa calda ogni cinque persone, che scoprimmo poi essere era la razione consentita per un prigioniero di guerra in condizioni di non-lavoro.
Eravamo nel letto del fiume da una settimana. Era così caldo durante il giorno, che sembrava di stare in una padella. Iniziava a prudermi tutto, così mi tolsi la camicia e la trovai piena di creature striscianti, scoprimmo successivamente essere pidocchi, che avevano deposto le uova nelle cuciture dei nostri vestiti e complici il caldo e l’umidità si erano schiuse. Era un grande shock per me scoprire di essere ricoperto da pidocchi ma eravamo tutti nella stessa barca in quanto i compagni seduti intorno a noi se li scambiavano a vicenda. Improvvisamente mi resi conto che si trattava del mese di Agosto ed ero stato fatto prigioniero da quattro settimane. Supposi che il nostro parente più stretto sarebbe stato informato che mancavamo all’appello.
Il giorno successivo ci fecero di nuovo mettere in marcia. Marciammo per quelle che sembrarono interminabili ore ed eravamo tutti esausti e in cattive condizioni. Un tizio aveva un enorme vescica sotto la pianta del piede e marciò per miglia solo con il calzino,senza la scarpa. Camminammo attraverso molti villaggi e sono sicuro che ci guardavano con sguardo di compassione. Dopo quattro ore di cammino arrivammo ad un recinto, pieno di tende circondato da un alto filo spinato, che sarebbe dovuto essere per un po’ la nostra nuova casa. Per fortuna c’era molta acqua a disposizione così potei lavarmi bene e tagliarmi la barba con l’aiuto di un rasoio preso in prestito – la rasatura con quella lama era davvero orribile. Le mie forbici erano utilissime per tagliarci i capelli. Finalmente mi sentivo un po’meglio, ma avevo ancora i morsi della fame. La razione di cibo era sempre la stessa, pagnotta spartita in cinque e il vecchio mezzo litro di zuppa. Non c’erano né coperte né letti – “oh no”, dovevamo dormire tutti sul prato – ma essendo in tenda fu molto più caldo. Il cibo che ci diedero era appena sufficiente per mantenerci in vita. Forse la ragione di ciò era che se si aveva la possibilità di fuggire non avremmo avuto sicuramente la forza di farlo. Eravamo lì da circa una settimana quando arrivò l’ordine di muoversi. Non avevamo mai alcun avvertimento, entravano e dicevano: ” Bene, prendete i bagagli, ci muoviamo ora”. Fortunatamente questa volta i camion arrivarono per noi, ed era certamente meglio di dover camminare. Viaggiammo per tutta la costa orientale d’Italia, fermandoci solo una volta per prendere un attimo di respiro e una pinta – di zuppa, naturalmente – che credetemi, aveva solamente il gusto di acqua calda. Passammo attraverso una città chiamata Ancona
Vecchia stazione di Ancona distrutta durante la seconda guerra mondiale FONTE: link
e poi una piccola città chiamata Firmo (Fermo), che conteneva una specie di grande granaio con un filo molto alto intorno ad esso – la recinzione era alta circa dodici piedi(circa 3,65 metri) e ogni venti iarde(circa 18 metri) o giù di lì una garitta (torretta della sentinella), in alto che dominava il recinto.
Foto dall’alto del PG70 FONTE: Oltreconceria
L’area conteneva otto enormi edifici come grandi come capannoni di aerei e tutto intorno alla parte interna del campo vi era un “tripwire” (un filo collegato a dell’esplosivo) a circa dieci piedi (3 metri) dal filo reale. Sì, questo campo fu la nostra casa permanente; il suo nome era PG 70.
This slideshow requires JavaScript.
Ci organizzammo in gruppi di cinquanta, per costruire un letto di tela e un cuscino, per riempirlo successivamente con della paglia;quello doveva essere il nostro materasso. Ebbi la fortuna di dividere la parte superiore di un letto a castello con un tizio sotto di me che tutti chiamavano “Blackie”. Era un Ebreo ed era molto teso per paura che lo avrebbero scoperto e portato via. All’interno del gruppo ci dividemmo ulteriormente in sottogruppi di cinque; per condividere il pane di ogni giorno! Fu ideato un rigoroso codice per condividere la pagnotta. Il sistema si basava sul sorteggio che veniva effettuato per ottenere l’ordine con cui ognuno di noi doveva scegliere il pezzo di pane – ma l’ultima persona a dover scegliere la sua porzione avrebbe dovuto tagliare il pane in cinque parti uguali, quindi, se faceva un errore, era lui a rimetterci perché gli rimaneva il pezzo più piccolo! Tale sistema funzionò talmente bene da essere adottato da tutti i gruppi dell’intero campo. Il litro di zuppa che ricevevamo ogni giorno in un modo o nell’altro aveva il nome di “Skilly”. Un centinaio di uomini, divisi in due gruppi, ricevevano la loro pinta prelevata da enormi calderoni – un giorno era una specie di riso, il giorno successivo, una sorta di maccheroni. Ogni uomo del gruppo aveva un numero per la fila e l’ordine veniva ruotato, il primo per la parte posteriore, e così via, per assicurarsi che ognuno avrebbe avuto la sua giusta porzione – i primi mestoli messi nel piatto erano tutti abbastanza liquidi mentre gli ultimi molto più sostanziosi. Questa mensa fu presidiata dai nostri compagni, che ricevettero le razioni per coprire tutto il campo.
Le cose cominciarono a prendere ogni sorta di forma. Vi era un grande edificio di lavatoi e servizi igienici – anche una doccia di acqua fredda. L’edificio centrale fu utilizzato come sala ricreativa dove poche settimane più tardi fu organizzato uno spettacolo – i carpentieri costruirono un bel palcoscenico per svolgere al meglio l’evento. Si riuscirono a realizzare degli spettacoli dannatamente belli in quella sala.
This slideshow requires JavaScript.
Detto questo, il nostro più grande problema era, senza dubbio, il cibo. Fu appena sufficiente a mantenerci in vita e la nostra forza si stava piano piano spegnendo. Stavamo cominciando ad avere dei black-out. Il primo che ebbi mi preoccupò a morte,ma quando mi resi conto che tutti gli altri stavano soffrendo allo stesso modo, mi tirai un po’ su di morale. Accadeva tutto in un istante, stavi in piedi, improvvisamente avevi le vertigini e la necessità di sederti fino a quando non passavano. I compagni cadevano frequentemente durante l’appello. Era sempre lo stesso pasto, giorno dopo giorno, e questo non ci permetteva di ottenere le vitamine necessarie per il nostro corpo.
Nella mia seconda settimana in quel campo ricevemmo delle carte a stampa su cui dovevamo mettere il nome e l’indirizzo del nostro parente più stretto e un segno di spunta accanto alla frase, “sto bene”. Questo è tutto quello che ci permisero di scrivere. Suppongo che fino a quella data la nostra gente a casa pensava che fossimo stati uccisi in azione.
Aquila,simbolo del fascismo fatta costruire da Mussolini all’interno del P.G.70
Quindi passarono delle settimane, non vi era nulla da fare in giro se non l’attesa del prossimo pasto. Non erano ancora arrivati i pacchi della Croce Rossa, niente sigarette, niente posta da casa e tutti noi avevamo quei black out maledetti. Si può solo immaginare quella stufa e miserabile sensazione che provavamo. Una sera mentre eravamo sdraiati sui nostri letti, un collega, che aveva una voce meravigliosa, iniziò a cantare una canzone intitolata “Goodnight Vienna”. Sembrava robusto, ma anche lui non riusciva a finire di cantare perché era troppo debole, e i compagni non lo applaudivano a metà, ma lo incitavano.
Cose del genere non posso fare a meno di ricordarle. La situazione però, iniziò ad andare molto peggio. Nella camerata il clima stava diventando molto freddo e ognuno si sentiva sempre più infelice. La vita stava diventando veramente molto dura. Un compagno fu sorpreso a rubare in flagrante dalla cucina. Forse sarebbe stato meglio andare a rubare dal nemico, e non dai nostri compagni. In una vita come quella, avrebbe dovuto sopportare una pena molto più pesante di quanto fu fatto. Lo fecero sfilare per una settimana indossando un grande cartello con la scritta “Io sono un ladro”. Fu duro, ma necessario in una vita del genere, anche se alla fine non è stata poi così dura come sarebbe dovuto essere.
In fondo al campo cresceva dell’uva selvatica, ci dissero che non era commestibile, ma alcuni di noi non riuscirono a resistere ai morsi della fame, finirono così con dei dolori di stomaco terribili e corse imminenti verso i bagni – una qualche forma di dissenteria.
I giorni passavano ed eravamo tutti così annoiati della vita quotidiana che alcuni compagni, insegnanti nella vita civile, iniziarono a impartire lezioni serali in varie lingue. Iniziai così ad imparare il tedesco, ma non ottenni nulla per colpa di quel maledetto “verbo essere”, e così stufo abbandonai il desiderio portato avanti con quelle lezioni. Il problema maggiore era che non avevamo né matite né carta su cui scrivere.
Un giorno però, arrivò una grande sorpresa. Un gran malloppo di posta entrò in campo e nomi e numeri furono chiamati nella grande sala ricreativa. Non ricevetti mai una lettera in quel primo gruppo, ma due giorni dopo ebbi tre lettere; due dalla mia ragazza e una da mia madre e mia sorella. Erano ovviamente le benvenute nel campo, ed era molto divertente ascoltare le letture dei compagni ad alta voce, e sentire tutti dire: “ Wos fink, are old cats got run over “, e tutti i compagni gridavano, “ Aahh-h, wot a bloody shame  ” .
Un collega, che lavorava per l’ufficio postale, andò dicendo in giro a tutti che chi aveva avuto notizie da casa su qualsiasi cosa, poteva scriverle nel modo più divertente possibile su dei pezzettini di carta, per essere lette successivamente tutti i Martedì sera. Non so perché si trattava di un Martedì, ma divenne così popolare che la metà del campo si trasformava completamente per ascoltare.
L‘avvento delle lettere da casa certamente sollevò gli spiriti di quel campo. Gli uomini sorridevano sempre nel parlare gli uni agli altri di ciò che stava accadendo a casa. Poi venne un giorno che non dimenticherò mai. Ero sdraiato sulla mia cuccetta e ci sembrò sentire una sorta di ronzio che attraversava il campo, i compagni correvano, qualcosa stava accadendo. Come mi alzai dal letto, sentii la parola “pacchi” e corsi insieme a molti altri al cancello principale. ” Sì, c’erano casse e casse di pacchi “- che spettacolo glorioso – pensammo che erano stati dimenticati! Non sono sicuro di come arrivarono lì, ma un altro camion era già entrato in campo. Centinaia di noi erano appesi e ce ne stavano lì a guardarli – pacchi inglesi e pacchi canadesi.
FONTE:wikipedia
Il giorno successivo diedero un pacco ogni due persone. Condivisi un pacco inglese con un mio compagno, all’interno vi erano: burro, thè, zucchero, carne in scatola (spam), pancetta, biscotti, avena, formaggio e uova in polvere. Lo facemmo durare una settimana, ma alcuni di noi non resistendo finirono il pacco subito, e furono fortemente dispiaciuti di quella scelta solo nei giorni seguenti. I pacchi canadesi contenevano invece: caffè a posto del thè e dei grandi barattoli di latte in polvere chiamato “klim”. C’erano anche le sigarette, venticinque a testa a settimana. Fu bello avere del fumo dopo così tanto tempo e gli uomini che non fumavano usavano le sigarette come baratto per ottenere  in cambio un pasto.
Contenuti dei pacchi della Croce Rossa.FONTE:web
Tutte quelle cose buone e le notevoli  vitamine dentro di noi, avevano riempito tutto il campo di buon umore, avevamo più energia da utilizzare per i giochi di cricket e di calcio organizzati sul prato. La Croce Rossa ci aveva addirittura inviato delle apparecchiature con cui giocare, anche i guantoni – i pugili costruirono un anello con la corda dei pacchi! I compagni della Marina li giuntarono tutti insieme per fare delle corde.
FONTE:doughboymilitary
Usai le forbici che avevo per fare delle tazze per bere e piccole stufe; gli italiani ci avevano dato un piccolo appezzamento di terreno su cui potevamo accendere dei fuochi per riscaldarci un drink e cucinare. Volevamo mettere qualsiasi cosa sopra quelle stufe che ardevano, al fine di poter riscaldare la nostra acqua, e poi quando avevamo finito passavamo le braci a qualcun altro; bastava che urlavi: “Brace”, e qualcuno ti forniva quello di cui avevi bisogno. Fu fantastico essere di nuovo in grado di preparare una tazza di thè dopo esserne stato così tanto tempo senza. Inventammo ogni sorta di miscele con quei pacchi, e si fece florido il mercato di scambio per coloro che volevano barattare gli oggetti e il cibo. Non presi mai il latte lo barattai sempre per qualcos’altro.
Il sottufficiale di fatto fece tutto il possibile per cercare di rendere la vita più interessante. In un’occasione organizzarono una “giornata Derby”; i falegnami fecero piccoli cavalli di legno e grandi dadi, disposti tutti in stringhe quadrate. I cavalli erano numerati da uno a sei e venivano mossi dal lancio dei dadi, mentre i “bookmaker” offrivano la possibilità di vincere o perdere le sigarette. Organizzarono anche una caccia al tesoro con un primo premio di venti sigarette, ogni squadra doveva pagare una tassa d’ingresso di una sigaretta. Dovevano essere trovate dieci cose, come ad esempio un “pidocchio vivo”, un “barattolo di formaggio vuoto”, “le sigarette italiane”, “un filo d’erba esattamente lungo un pollice”, “una formica viva”, “un verme”, ecc…, fu un sacco di divertente – per ottenere una sigaretta italiana dovemmo scambiare circa tre delle nostre. C’era anche un concorso di fumetto, svoltosi sulla stessa base. Il vincitore del concorso aveva raffigurato un soldato seduto nel deserto con un vasetto di marmellata di fronte a lui coperto di mosche, con la didascalia, “Grazie per la marmellata mamma, è stata molto utile “.
Serbatoio idrico a torre
Facevamo tutto il possibile per ingannare le guardie italiane. Un tizio offrì di scambiare un pacchetto di caffè per due pagnotte di pane, solo che prima svuotò tutto il caffè fuori e poi lo sostituì con le foglie di thè, spruzzando un po’ di caffè sulla parte superiore e richiuso il tutto con cura. La guardia aprì, assaggiò e gli diede il suo pane. Fu proprio una fortuna che lui aprì l’estremità destra!
Dopo diversi mesi nel campo, stavamo diventando pieni di pidocchi e di pulci. Cercammo di disinfestare i nostri vestiti con i fiammiferi accesi o con le cicche lungo la parte interna delle cuciture per uccidere le uova. Le pulci erano nei nostri letti di paglia e non diedero tregua a nessuno durante la notte, ma eravamo talmente stanchi morti da essere immuni ai loro morsi costanti. Ci fecero così male e ci lamentammo così tanto che furono costretti a fare qualcosa al riguardo nei giorni successivi.
Un blocco alla volta, ci fecero spostare nelle tende sul prato, prendemmo tutto il nostro cibo e i nostri beni ma lasciammo tutti i nostri vestiti nelle cuccette. Sigillarono tutte le porte, finestre e prese d’aria, pomparono il gas e lasciarono riposare il tutto per due giorni. Quando riaprirono entrarono gli spazzini e raccolsero dei cesti pieni di varietà miste di parassiti. La prima notte di nuovo in un letto pulito fu veramente fantastico; ci eravamo liberati finalmente di quei “parassiti rossi”! Ci impiegarono circa un mese per disinfestare tutti gli edifici, ma in tre capannoni la situazione non era affatto migliorata.
Un collega nel nostro gruppo era così magro che, quando si spogliava, si potevano vedere tutte le costole e le ossa, e tutti i ragazzi si sentivano abbastanza dispiaciuti per lui. Il suo nome era “Dickie”. Un giorno, passeggiando per il campo sentimmo un sacco di rumore provenire dalla sala di ricreazione, andando a indagare vedemmo un ring di pugilato con due pugili allenarsi. “Senti che boxe in quel ring”, disse il mio compagno, “E’ Dickie scheletro umano”. Non potevamo credere ai nostri occhi. Più tardi scoprimmo chiacchierando con lui che a quanto pare era stato un pugile nella vita civile, tra le tante altre cose.
Sei di noi avevano iniziato a frequentarsi e ogni sera ci preparavamo una grande lattina di thè sedendoci tutti intorno a parlare di casa, però solo da quel giorno, dal momento che i pacchi di cibo, ci permisero di parlare di cibo. Prima di allora infatti, c’era una clausola da rispettare, ovvero nessun alimento doveva essere menzionato nei nostri discorsi. Dal momento che il latte non mi piaceva, feci due fori nella parte superiore di una lattina di latte condensato, mettendolo nelle braci del fuoco, poi dopo per circa un’ora raffreddato in acqua fredda, così aprii la lattina con le mie forbici per prelevare un grande pezzo cremoso di caramello gommoso che masticai per ore.
Ho ancora adesso una foto di questo campo, presa da un prete italiano che ci fece visita. Siccome non avevamo soldi, ci diede una copia per cinque sigarette; Senza dubbio la vendette per sostenere i fondi della sua chiesa. Dove abbia ottenuto quel materiale fotografico in piena guerra è un po’ un mistero. Come un altro mistero è dove gli elettricisti prigionieri nel campo trovarono il materiale per riuscire a costruire una radio, “Dio solo lo sa”.
Foto recuperata su un giornale inglese dell’epoca (data luglio 1943),scattata proprio nel P.G. 70,credo proprio sia quella a cui si riferiva Bert nella biografia!La descrizione recita:un allegro gruppo prigioniero a Monturano. Il campo ha un’eccellente biblioteca e i loro membri dicono di essere abbastanza soddisfatti del proprio trattamento.Vedi APPENDICE [1]
Altre foto scattate nel campo:
This slideshow requires JavaScript.
Una grassa e gioviale guardia italiana agì come interprete del campo. Era sempre in giro all’ascolto, per riferire poi quello che aveva sentito al comandante. Ammise apertamente che se voleva qualsiasi notizia di guerra poteva girare per il campo e raccogliere le informazioni da svariate persone. Organizzammo così delle trappole proprio per lui, assicurandoci che avesse sentito, e dicendo delle stupidaggini – “Rivolta scoppiata nel bel mezzo della notte”, o “Invasione scoppiata a Essex ”. Ottenne che non poté più fidarsi di niente di ciò che avrebbe sentito.
Ogni mattina e sera dovevamo sfilare per l’appello nominale. Tutti i gruppi dovevano allinearsi in una doppia fila, con le guardie che contavano ogni gruppo e poi sarebbero stati contati i malati nei letti e aggiunti agli altri. Se veniva fuori un numero sbagliato, l’intero processo doveva essere ripetuto. Al nostro sergente maggiore sarebbe piaciuto essere incaricato a noi quelle mattine. Una volta disse: “Ho una notizia per voi tutti, gli yankee hanno fatto un atterraggio sul lato ovest d’Italia, Parata respinta “, – in mezzo a enormi applausi.
In questo periodo una serie di circa cinquanta australiani arrivarono e furono messi tutti insieme in uno degli edifici più piccoli. Il comandante del campo, un anziano italiano, usava pavoneggiarsi fuori dal campo con un grande gatto bianco, di cui era evidentemente eccessivamente affezionato dal modo in cui ci giocava. Improvvisamente scomparve e tutte le guardie si misero a cercarlo, ma non fu mai trovato. Dovevano essere passati circa tre mesi, da quando gli australiani erano stati trasferiti fuori dal campo, che io e il mio compagno decidemmo di fare un giro attorno all’edificio dov’erano gli australiani per cercare di scroccare qualcosa che sarebbe potuto essere stato utile. Ne uscimmo neri di pulci e dovemmo correre immediatamente al lavatoio. Durante la pulizia trovarono la pelle di un gatto bianco sotto una delle cuccette. Il comandante era furioso, e per un po’ se la prese con tutti noi e rese la cosa davvero molto imbarazzante.
Una sera alla lettura delle “notizie del Martedì”, fu letta una lettera scritta dalla madre di un nostro compagno che diceva qualcosa del tipo: “Sarà presto tutto finito, tuo cugino George è sulla sua via d’uscita”. Quella frase prese piede in tutto il campo. Divenne una sorta di passa parola e tutti dicevano, “Dov’è George”. Il suo nome era in mezzo a tutti i concerti e tutte le chiacchiere. Una mattina, il sergente maggiore dopo essere stati congedati dall’appello nominale, ci disse: “Prima di andare, ho una notizia molto grave da darvi”. Sono stati tutti ammazzati in silenzio e continuò dicendo: “Mi dispiace informarvi che non ho sentito ancora nulla di George”, poi ci respinse in mezzo a grosse risate. Accadevano anche cose del genere, piccoli incidenti, sollevavano i nostri spiriti e ci aiutarono a “tenerci in pista” – insieme naturalmente, ai pacchi della Croce Rossa. Eravamo lì da dieci mesi e da quel momento le guardie italiane erano divennero un po’ più amichevoli verso di noi. Se ci avvicinavamo al filo di confine, non ci minacciavano più di sparare. Sempre più spesso si trovavano insieme dei gruppi che parlavano tra di  loro. Sembrava che ci fosse qualcosa nell’aria. Poi arrivò un altro giorno che non dimenticherò mai.
Qualcuno si precipitò a gridare freneticamente, “Tutte le guardie se ne sono andate!” e avevano ragione, erano andati tutti via .
Più tardi scoprimmo che l’Italia era stata sconfitta. Il nostro sergente maggiore ci consigliò di rimanere in campo fino al momento in cui gli yankee sarebbero arrivati, ma ci diede anche la possibilità di andare se ci sentivamo pronti e un “buona fortuna” se lo avessimo fatto. Nel nostro gruppo di sei amici di cui vi avevo parlato prima, si decise cosa fare tramite voto, e la decisione fu di partire mettendo tutto il cibo che avevamo in un pacchetto. Eravamo sulla costa orientale, gli americani venivano da Occidente, così decidemmo di colmare il divario camminando di notte, nascondendoci e dormendo durante il giorno. Fu così che uscimmo dal campo di prigionia PG70.
Com’è oggi l’ingresso del PG70
Fu una grande sensazione essere di nuovo libero, anche se eravamo ancora in un paese straniero. Erano passati undici mesi in quel campo ed ora eravamo fuori dalla porta. Altri fecero la stessa cosa, ma la maggior parte rimasero fermi, sapendo che c’era abbondanza di cibo nei negozi italiani. Ci dirigemmo a ovest e cinque miglia più tardi arrivammo a un fitto bosco in cui rimanemmo il primo giorno.
Ci muovevamo nell’oscurità, tenendoci lontani dagli allevamenti a causa dei cani, alla ricerca di un boschetto in cui dormire il giorno successivo. Avevamo solo due coperte, dormivamo rannicchiati insieme per scaldarci, e avevamo già esaurito la maggior parte del nostro cibo. La notte successiva capitammo nei pressi di una fattoria e riuscimmo a razziare un tumulo di patate, riempiendo tutte le tasche disponibili. Poi ci rintanammo in una grande depressione, pensando che fosse stato più caldo rispetto al bosco. Rischiammo nell’accende un fuoco utilizzando del legno molto secco e nelle braci furono cotte le patate; mangiammo poco tenendo il resto per i pasti successivi.
La terza notte stavamo camminando a piedi lungo la strada quando dei fari vennero verso di noi – ci mettemmo di soppiatto nel fosso sulla strada fino a quando i veicoli passarono. Fu proprio come nei film! Ci dirigemmo verso il bosco, con uno di noi di guardia ad osservare il traffico fuori, mentre gli altri dormivano. Piovve quasi tutta la notte, bagnandoci miserabilmente. Finimmo in un campo di grano, o in un campo di qualcosa che sembrava mais – poi uscì il sole e ci asciugò. Mi ricordo che era la quarta mattina e tutti noi eravamo in un profondo fossato al lato di una strada. Mi svegliai da una scossa di un mio compagno che sussurrò, “sopra le righe”. C’erano una dozzina di carri armati e camion tedeschi, tutti fermi. Ci mantenemmo bassi cercando di coprirci con le foglie. Alla fine, nel pomeriggio sentimmo delle voci e dei passi venire verso di noi – quattro soldati tedeschi ci stavano guardando.” Rouse, Rouse “, gridavano – come strisciammo fuori ci spinsero in uno dei loro camion.
    (La vita dietro il filo,traduzione di una parte della Biografia Life “behind the Wire” in onore del soldato inglese Bert Richings,per la prima volta in italiano da wartimememoriesproject. Traduzione,rielaborazione,ricerca,approfondimenti storici e raccolta di materiale fotografico recente e passato a cura di Michele Paoletti )
APPENDICE [1]:
CAMPO P.G. 70,P.M. 3.300 MONTE URANO,I PRIGIONIERI DI GUERRA (LUGLIO 1943)
“Tutti i capannoni del campo sono ora occupati e ci sono circa 7000 prigionieri di guerra.L’edificio centrale è utilizzato come cappella,scuola e stanza ricreativa.La sistemazione è adeguata nonostante l’acqua fornita risulti essere insufficiente.Il nuovo serbatoio non è stato ancora completato.Le docce installate sono ancora sotto le tende ma verranno trasferite negli edifici.Il posto per asciugare i vestiti non è stato ancora fornito e le riparazioni in cucina sono di carattere temporaneo.Gli utensili per mangiare sono scarsi ma quelli nuovi sono stati ordinati.C’è una buona libreria nel campo e i corsi di studio sono ben organizzati.Ho visitato anche il vicino ospedale civile dove sono presenti 20 pazienti del campo(mi hanno comunicato di essere abbastanza soddisfatti del trattamento,la visita è stata fatta a Marzo)”
APPENDICE [2]:
SI CERCANO GLI ALLEATI IN ITALIA,LE BOMBE COLPISCONO UNA NAVE A LIVORNO(FONTE: Giornale Evening Chronicle Martedì 22-06-1944 ma la notizia viene riportata anche dal Daily Mail)
Notizia del Daily Mail 22-06-1944
La radio algerina oggi riferisce che Camerino e l’Umbria sono state conquistate dagli alleati.Oggi gli alleati hanno comunicato che le truppe dell’ottava armata si stavano avvicinando a questi luoghi e che si trovano nella parte Nord-Est di Foligno.La notizia è stata divulgata da un portavoce al quartier generale delle forze alleate dopo aver emesso il comunicato.Il portavoce riferisce che le truppe che ieri conquistarono Fermo spinsero per parecchie miglia fino al villaggio di Adagio (Ovvero?Alcuni nomi di città furono storpiati,verificheremo a quale città si riferivano).Nel settore Adriatico le truppe italiane del corpo di liberazione (i partigiani) presero parte in avanzate spettacolari anche su paesi molto difficili.
AVANZATA NEL SETTORE ADRIATICO
Oggi gli alleati del Mediterraneo hanno dichiarato di seguire l’operazione di terra chiamata Reuter:
Nella costa adriatica l’avanzata alleata aveva raggiunto Fermo.A nord-est di Foligno,le truppe dell’ottava armata stavano raggiungendo Camerino e Nocera Umbra.
Un’avanzata limitata si stava invece portando avanti a nord-est di Perugia e in vicinanza del Lago Trasimeno.
Sull’autostrada 1 e 73 le truppe della 5° armata sono ora a 15 miglia a nord da Grosseto.
Fermo è sulla costa adriatica nella parte interna,a circa 5 miglia da Porto San Giorgio,dove i tedeschi hanno recentemente riportato il loro comando.
LA 5° ARMATA SI SCONTRA CONTRO I RINFORZI DEL NEMICO
Le truppe inglesi stanno continuando a spingere lungo tutti i fronti italiani,forzando i tedeschi ad abbandonare città dopo città.L’ultima città caduta è stata Grottamere (Grottammare) sull’autostrada costiera a circa 4 miglia a nord da San Benedetto sull’area dell’ottava armata.La più grande avanzata sta per essere fatta proprio su questo fronte.Le truppe nel settore centrale montano sono a 4 miglia oltre Perugia.Sul fronte della 5° armata,le truppe stanno affrontando una dura opposizione dal nemico che è stato rinforzato sul fianco ovest.La 5° armata tuttavia sta ancora avanzando e ha catturato Monte Pescali (Montepescali,frazione del comune di Grosseto) dominando l’autostrada 1 e 73.
FONTE:link
FONTE: LINK
Copyright©2017 http://www.seremailragno.com by Michele Paoletti [email protected] rights reserved. I contenuti presenti non possono essere copiati,riprodotti,pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. E’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. E’ vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.
VEDI ANCHE IL MIO ARTICOLO PRECEDENTE: CRONOLOGIA STORICA DEL P.G.70 E DEL POSTO STRATEGICO
COLLEGAMENTI UTILI E APPROFONDIMENTI:
http://www.raistoria.rai.it/
http://www.campifascisti.it/
http://www.ascolicomera.it/
http://www.wartimememories.co.uk/
https://www.openmlol.it
https://filstoria.hypotheses.org
http://www.britishnewspaperarchive.co.uk/
https://it.m.wikipedia.org
http://www.rootschat.com/
http://powsitaly.weebly.com/pg-70-monteurano.html
https://paradata.org.uk/images/pows-pg-70-prigione-di-guerraprison-war-monturano-italy-summer-1943
http://www.wwiimemories.co.uk/
http://www.ilpolitico.it/archivio/
http://www.archivitaliani.it/strutture/archivio-di-stato-di-fermo/
http://www.archivitaliani.it/
http://www.oltreconceria.it/
http://www.coninfacciaunpodisole.it/
http://www.lamsdorf.com/about-us.html
Visita dell’ex PG70
Libro “Fuga dalle Marche”
Dayli Mail
http://www.metarchivi.it/dett_FASCICOLI.asp?id=334&tipo=FASCICOLI
http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/scheda.jsp?bid=IT\ICCU\LO1\0776894
http://www.openstreetmap.org/search?query=fermo#map=12/43.1702/13.6592
http://www.hw6.it/storia.html
http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmcampagnaitalia.htm
https://books.google.it/books?id=hAZXbneOJA4C&pg=PA181&lpg=PA181&dq=rotta+73+seconda+guerra+mondiale&source=bl&ots=RzraxegjLF&sig=YBWjqQNhdRAds1rPq2RUSK0EiQU&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwih9qvhxN3RAhXGD8AKHdL1BB8Q6AEIGjAA#v=onepage&q=rotta%2073%20seconda%20guerra%20mondiale&f=false
https://books.google.it/books?id=7v5xCgAAQBAJ&pg=PA159&lpg=PA159&dq=rotta+73+seconda+guerra+mondiale&source=bl&ots=7vkftl-cMK&sig=sw6RTC1t17XPshv0FlFcmFYKnmM&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwih9qvhxN3RAhXGD8AKHdL1BB8Q6AEIIDAC#v=onepage&q=rotta%2073%20seconda%20guerra%20mondiale&f=false
https://books.google.it/books?id=Cngxrw5lk_gC&pg=PA389&lpg=PA389&dq=PRISONERS+FIELD+P.G.70&source=bl&ots=LJkYyXQfy4&sig=jvG4uGUau5sQCLdRAZ6Lhgd5th8&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjBmPqG5N3RAhVqLMAKHQXuBgQQ6AEIKjAC#v=onepage&q=PRISONERS%20FIELD%20P.G.70&f=false (PAG 311)
  LA VITA DIETRO IL FILO,la biografia di un soldato inglese imprigionato nel PG70 di Fermo,nelle Marche Bert "Cush" Richings Sono Bert Richings, fui fatto prigioniero di guerra e catturato a Tobruk. Ero conosciuto con il soprannome di…
0 notes
Text
Questo mondo non mi ha reso cattivo, mi ha reso rabbioso.
55 notes · View notes
Text
Ormai non dico più niente a nessuno. Tengo le mie opinioni, i pensieri per me.
Ho urlato tanto, ma sono sempre stato ignorato, incompreso. Nessuno mi ha ascoltato.
Ho capito che agli altri non frega un cazzo. Chi vuole capire, capisca.
103 notes · View notes
Text
Se il dolore insegna le cose, io voglio rimanere ignorante come 'na capra.
@al-sapore-di-sigarette
33 notes · View notes
Text
Promemoria: mi devo fare i cazzi miei.
59 notes · View notes
Text
Il mondo mi spaventa così tanto da paralizzarmi.
50 notes · View notes
Text
Mi va bene che niente mi è dovuto, che non tutto il male viene per nuocere, che non bisogna forzare le cose, avere fretta... Ma una cazzo di gioia mai?! La vita continua a farmi sgambetti e a prendermi a bastonate. Non credo alla divina provvidenza o cazzate del genere, però che cazzo!
33 notes · View notes
Text
Sono diverso, tanto diverso e la società non ha mai perso occasione di marcarlo. Di farmelo pesare, come fosse una cosa negativa.
Ho incominciato a crederci anche io, che sia una cosa negativa.
Sono stanco.
42 notes · View notes
Text
Dicono che gli occhi non mentono, urlano a volte. Ma che senso ha se nessuno lo nota? Se nessuno ascolta?
51 notes · View notes
Text
Spero di non svegliarmi più, domani mattina.
22 notes · View notes
Text
Non riesco a piangere. È un segno che il dolore me lo devo portare tutto dentro.
20 notes · View notes