Tumgik
#bordo bereli
nisakirteke · 1 year
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𝓣𝓸𝓹𝓻𝓪𝓴, 𝓮𝓰𝓮𝓻 𝓾𝓰𝓻𝓾𝓷𝓭𝓪 𝓸𝓵𝓮𝓷 𝓿𝓪𝓻𝓼𝓪 𝓿𝓪𝓽𝓪𝓷𝓭𝓲𝓻...
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sakaryarasa · 9 months
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En büyük hayalim ya🖤
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xezal----47 · 2 months
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Bordo Bereli Astsubay
Kıdemli Başçavuş
Şehit Ömer Halisdemir
İyiki Doğdun Yiğidim
🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷🇹🇷
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SENİ ASLA UNUTMAYACAĞIM 🇹🇷
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estaticheparole · 6 months
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Non ti vuoi arrendere alla vulnerabilità dell'amore. "Essere in due è diventare deboli" ti dici. Ignori poi come zoppichi a notte fonda, come ti incrini, strisci, cadi.
Il cuore è un deserto e non se lo merita.
Sul bordo del bicchiere tracci con le dita confini labili. Sei lontano dalla geografia del mio corpo, non ti perdi più tra le strade della mia schiena.
Raccontami com'è bere birra e lacrime. Io mi sono struccata col pianto.
Per quante notti dormirai mentre a me farà male l'anima?
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venetianeli · 7 months
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IL CANE DEL VAJONT
Furono giorni di tragedia.
Nel Sudest asiatico, causa un terremoto, il mare venne avanti più alto del normale debordando come il latte quando esce dalla pentola e provocando forse mezzo milione di morti.
Si è sentito affermare più volte da televisioni, radio e giornali che gli animali di quelle zone disastrate, poco prima della tragedia, davano segni di nervosismo, paura, angoscia e, in certi casi, addirittura terrore.
Molti sorridono quando ascoltano discorsi sugli animali che sentono il pericolo.
Invece non c'è niente da ridere.
La notte del Vajont, qualche ora prima del cataclisma che uccise duemila persone, le vacche nelle stalle strappavano le catene dalla mangiatoia a furia di strattoni e muggivano disperate.
Alcuni superstiti, ancora viventi, lo possono testimoniare.
Se molti avessero dato retta ai lamenti disperati delle vacche, che erano grida di allarme, forse sarebbero qui a raccontarla, se non morti per altre cause.
Uno di loro, però, sopravvisse e per anni poté rievocare il suo giorno fortunato proprio perché, al contrario di altri, dette retta alle grida del cane che si chiamava Olmo.
Quella notte che il monte Toc franò nella diga del Vajont, da almeno un paio d'ore il cane Olmo abbaiava, ringhiava, dava strattoni alla catena, si buttava per terra e rotolava impazzito.
Il suo padrone, Giambattista Corona Ziano, all'inizio non ci badò, anzi tirò un paio di calci all'animale che lo disturbava. Ziano abitava nella parte bassa di Erto, nella zona della cuaga, una rampa verticale proprio al bordo del lago. Abitava così vicino all'acqua che, con la canna da pesca, cavava le trote stando in piedi sulla porta di casa. Diceva a tutti che a mezzogiorno teneva pronta la teglia sul fuoco con l'olio bollente per cacciarvi il pesce appena pescato.
Così diceva Ziano, che amava esagerare.
Ma quando raccontava la storia di Olmo non esagerava, e sul viso gli correva qualche lacrima. Oggi Giambattista Ziano è passato a miglior vita.
La notte in cui il cane strappava la catena, mugolava e si rotolava per terra, aveva quarant'anni. Oltre che pescare andava a caccia con Olmo, il suo bracco tedesco.
Verso sera di quel mercoledì 9 ottobre 1963 Ziano, dopo un paio d'ore che Olmo dava segni di paura, incominciò a pensarci su.
Si sapeva che il Toc ormai era precario e, riflettendo bene, l'agitazione del cane lo mise sul chi vive.
Gli venne una certa ansia che non voleva dichiarare nemmeno a se stesso, tanto era stramba l'idea che il cane agitato segnalasse un pericolo imminente.
Ma tant'è, per non rischiare, e in omaggio al santo precetto del "non si sa mai", decise di recarsi a Erto a bere un litro da Pilin.
Bevendo avrebbe fatto passare qualche ora, poi sarebbe tornato a casa e un buon sonno gli avrebbe tolto ogni pensiero.
A Giambattista Corona Ziano non passò nemmeno per la testa di portare con sé il cane Olmo.
Se lo avesse fatto, avrebbe rinforzato quell'idea quasi ridicola che l'animale percepisse il pericolo.
Così, per non sentirsi ridicolo, lasciò Olmo alla catena.
Ziano non aveva terminato di bere la seconda caraffa di rosso quando scoppiò l'apocalisse.
Tutto venne spazzato via in tre secondi.
Case, persone, boschi e animali non esistevano più. Anche la casa di Giambattista Ziano fu polverizzata e il povero Olmo, che aveva intuito e segnalato il pericolo, scomparve nel nulla.
Da quel giorno fino alla morte, avvenuta il 18 novembre 2003, Ziano portava i fiori al suo cane ogni anniversario del Vajont. Li posava sul pavimento della casa distrutta.
Erano quattro lastre sbilenche; tutto ciò che rimaneva.
E ogni volta, per quarant'anni, ripeteva la stessa frase: «Dei cani bisogna fidarsi, degli uomini no».
Alludeva a quei geologi che gli avevano assicurato l'assenza totale di pericolo.
Mauro Corona
[Dalla pagina FB "Cultura Veneta", post di F. Levorin Carega]
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melancomine · 1 year
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SETTE MINUTI | eddie munson x lettrice
trama: per colpa dei tuoi amici e di quello stupido gioco “sette minuti in paradiso” ti ritrovi chiusa in uno stanzino insieme all’insopportabile eddie munson. sette minuti saranno abbastanza per farti cambiare idea sul suo conto?
pairing: eddie munson x lettrice
avvertenze: smut esplicito, enemies to lovers, consumo di erba, cose in luogo pubblico, sesso non protetto, dirty talking, gli eventi di st4 non sono mai accaduti, 1986
word count: 6k
masterlist | wattpad
Steve Harrington e le sue famose feste, Robin è riuscita a trascinartici. Odi i luoghi affollati ma sai che in compagnia di quella stramba ragazza bionda ti divertirai. Sei vestita bene, con un abito corto del tuo colore preferito e le intramontabili All Star nere ai piedi, le uniche di cui ti fidi. Certo, avresti preferito dei jeans come quelli che indossa Robin ma questa sera hai deciso di lasciarti andare ed esagerare. 
Una volta arrivate davanti la casa di Steve, rimanete a bocca aperta. Addobbi luminosi appesi lungo tutto il perimetro del tetto anche se è Giugno, persone che entrano ed escono, altre che, già sbronze, stanno rigettando nelle siepi, alcuni si stanno tuffando in piscina. È la prima volta che partecipi a questo evento atteso da tutti i ragazzi di Hawkins, Robin invece conosce Steve da più tempo per cui ti afferra per il polso e con un ”Cosa stiamo aspettando?” ti conduce all’interno dell’abitazione, il cuore della festa. Schivando qualche coppia impegnata a mangiarsi la faccia a vicenda, ora siete in cucina, dove l’isola al centro propone alcol e bevande gassate insieme a bicchieri rossi. 
”Le fanciulle cosa desiderano?” Jonathan vi accoglie con un ampissimo sorriso, che collegato agli occhi arrossati e quasi chiusi vi fa scappare una risata. In mano ha una bottiglia di vodka e nell’altra un bicchiere vuoto. Argyle lo raggiunge con quello che sembra a tutti gli effetti uno spinello incastrato tra il suo cappello con la visiera e l’orecchio. ”Ciao, principesse!” Vi saluta.
Mentre Jonathan ti sta versando da bere, Robin batte il cinque ad Argyle quando nota che le loro camicie sono molto simili e ricominciate a ridere, ora insieme ai ragazzi.
”C’è un bong che ci aspetta.” Argyle si avvicina all’orecchio del suo amico per farsi sentire meglio ed evitare di urlare, poi vi rivolge lo sguardo nuovamente ”Vi unite a noi?” 
Scuotete entrambe la testa e dopo averli salutati e augurato buon viaggio, decidete che è arrivato il momento di andare a ballare. Vi dirigete nel grande salone, fonte di musica altissima e di corpi scatenati. La portafinestra che conduce al giardino e alla piscina è aperta per facilitare il passaggio e sopratutto per far circolare l’aria. 
”Come va con Vickie? Le hai chiesto di uscire?” Domandi a Robin una volta entrate completamente nel flusso della musica, Madonna sta cantando.
”Sì, cioè no, ancora no. Ma sto…” Vieni distratta dalle sue parole incerte e i suoni intorno a te diventano ovattati. Seduto su una delle sdraio a bordo piscina c’è Eddie Munson, vicino a lui Gareth e Jeff. Il sangue ti bolle nelle vene e le guance si scaldano alla sua vista. È fastidio quello che stai provando. Possibile che quell’insetto sia ovunque?
”Che ci fa Eddie Munson qui?” Interrompi l’accattivante storia di Robin di quando è quasi riuscita a parlare alla sua grande cotta ma senza riuscirci e indichi il ragazzo che se la spassa fuori.
Robin si gira per guardare in che direzione punta il tuo dito. ”Grazie per appoggiarmi sempre! Comunque, Eddie e Steve sono diventati molto amici ultimamente.” Scherza per un attimo e poi risponde alla tua domanda.
Eddie percepisce i vostri occhi addosso, in particolare i tuoi, pungenti, quasi tangibili. Si accorge di voi, fa un gesto con la mano ai suoi amici per zittirli e si alza. 
”Oh no, sta venendo qua.” Sbuffi alzando gli occhi al cielo. Sorseggi il drink dal tuo bicchiere, forse manderà giù anche il tuo nervoso.
”Ragazze!” Eddie si trova ad un passo da voi. I suoi capelli ricci cadono come sempre sulle spalle, scoperte per via della t-shirt dei Metallica a cui ha strappato le maniche. Essendo estate ha abbandonato la giacca di pelle che porta sempre con fierezza insieme al gilet di jeans de i Dio. È un po’ corta, infatti lascia intravedere il suo addome. Quando solleva il braccio per metterlo intorno al collo di Robin, la maglietta si alza, esponendo il suo ombelico e una striscia di peli che termina dove i jeans neri strappati alle ginocchia iniziano. Due catene luccicanti pendono dalla sua cintura. Almeno non sta indossando la solita maglia dell’Hellfire Club, chissà se l’ha mai lavata, pensi. Le dita sono ornate da quelli che sembrano gli anelli più grandi che tu abbia mai visto, accecanti, ma non sai se non ci vedi più per colpa loro o di chi li sta indossando.
Quel ragazzo ti ha sempre dato sui nervi per il suo modo grottesco di comportarsi. Senza veli e senza vincoli di nessun tipo. In mensa capitava spesso che salisse sui tavoli per disturbare gli atleti oppure semplicemente per mettersi in mostra come il grande Master del suo club di Dungeons & Dragons. Credevi di essertene liberata appena finito il liceo, invece hai appena scoperto che si è unito al tuo gruppo di amici.
”Perfetto, d’un tratto la festa è diventata noiosa.” Lo fulmini un’altra volta.
”Al contrario, dolcezza, la festa è appena cominciata.” Ti risponde lasciando la presa su Robin e ti sorride. Quel maledetto sorriso contornato da adorabili fossette. Il suo enorme ego ti investe e tutto quello che puoi fare è allargare le narici per fare uscire la rabbia repressa che coltivi nei suoi confronti e che non puoi scaricare colpendolo in faccia.
”Sei riuscito a diplomarti? Quanti anni fai, trentacinque quest’anno?” Assumi una falsa espressione pensierosa e lo prendi in giro.
Eddie ridacchia, incrocia le braccia al petto e alza gli occhi al cielo. ”Certamente, l’ho detto che l’ottantasei sarebbe stato il mio anno. E tu, invece, sei riuscita a toglierti quel palo che ti ritrovi nel culo?” Risponde alle tue provocazioni con la stessa moneta.
Robin assiste a questo spettacolo di botta e risposta che state avendo sentendosi un po’ in imbarazzo. 
”Perché non vai a farti un giro, Munson?” Gli suggerisci.
”Cosa? Ce l’hai ancora con me perché non ti ho fatta entrare nel club?” Ti stuzzica Eddie, colpendo un tasto dolente. Questa è una verità che speravi tenesse nascosta ma sì, uno dei motivi principali per cui lo vuoi fuori dalle palle è che non sei mai riuscita ad entrare nel suo esclusivo Hellfire Club. ”Tranquilla, dolcezza, puoi sempre avermi in qualsiasi altro contesto.” Ti fa l’occhiolino sottolineando la parola qualsiasi, ripetendo quel tremendo nomignolo e tu rabbrividisci al suo squallore.
”Piuttosto-” Provi a rispondere ma Robin ti interrompe ”Steve! C’è Steve! Grazie al cielo, Steve.” Una salvezza, arrivata per calmare le acque. Passava lì per caso, ma la tua amica ha pensato bene di farlo partecipare per tirarla fuori da quell’imbarazzante conversazione, accogliendolo con le braccia aperte.
Il nuovo arrivato guarda tutti e tre con aria perplessa. ”Già, eccomi. Come sta andando?”
Infondo, Eddie adora quello che c’è tra voi due. Ama vederti arrabbiata, pensa che tu sia carina quando lo sei. Gli piace giocare al gatto e al topo con te e il motivo per cui continua a provocarti è che non vuole che tutta questa vostra situazione finisca. Si diverte e sotto sotto anche tu. Eddie guarda Steve e torna serio. ”Torno da Gareth e Jeff. Steve, se vedi Chrissy le dici che quello che mi ha chiesto la sta aspettando?” Rivolge lo sguardo a te e il suo intento di farti ingelosire un po’ funziona, perché ti ritrovi a guardare tutto tranne lui. ”Ci vediamo in giro.” Dice come ultima cosa e mentre se ne va sfiora il tuo corpo con il suo, fingendo di non averlo fatto apposta.
Il party procede con altri due bicchieri pieni e tante risate, si sono fatte le quattro di mattina e gli unici rimasti sono i troppo ubriachi per tornare a casa, sistemati in giro per la casa a dormire e voi, amici ristretti, ormai non più sbronzi e tranquilli in salotto. Casa di Steve è diventata per tutta la cerchia una seconda dimora e avete dato per scontato che potete rimanere lì.
”Giochiamo?” Argyle e il suo ottimismo fanno capolino nella stanza.
Sei seduta al suolo con la schiena appoggiata alle gambe di Nancy, stravaccata sul divano. ”A cosa?” Domanda lei.
Steve sembra risvegliarsi da uno stato di trance. ”Siamo in abbastanza, che ne dite di sette minuti in paradiso?”
I presenti annuiscono in accordo con l’idea del ragazzo dai capelli perfettamente in piega. “Non siamo più alle medie, ma va bene.” Dice Jason, più a se stesso che a Steve. Robin è particolarmente entusiasta della cosa in quanto Vickie, la sua cotta, è partecipe. 
”Quali sono le regole?” Chiedi. Non ci hai mai giocato ma sembra divertente.
”Ci mettiamo in cerchio, si gira una bottiglia, le due persone sorteggiate devono chiudersi in una stanza al buio senza orologi e scaduti i sette minuti, li si va a prendere. Può succedere di tutto, è questo il bello.” Ci pensa Eddie a illuminarti sulle regole di questo classico gioco.
”Perfetto, iniziamo.” Dici, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida. Lui ricambia e ti rivolge un sorrisetto alzando solo uno degli angoli della bocca.
Come luogo avete scelto il bagno del piano inferiore, il più piccolo e senza finestre, quindi completamente privo di luce. Al primo giro sono usciti Chrissy e Jason, tornati dallo stanzino con dei nuovi succhiotti e coi capelli spettinati. Al secondo Nancy e Jonathan, rimasti in silenzio per via della recente rottura. 
”Vai tu, Y/N.” Incita Steve.
Ti guardi intorno e noti che tutti gli occhi sono puntati su di te. Robin ti passa la bottiglia vuota di birra e l’appoggi sul tappeto, con un gesto veloce la fai roteare. Ipnotizzata dal suo girare veloce, pensi ”Non Eddie… Non Eddie…” quando la bottiglia si ferma piano piano, segui il collo che punta dritto verso la persona con cui dovrai passare i prossimi minuti e… Eddie. Il ragazzo dalla buffa frangetta, che si trova dinanzi a te, ridacchia e si alza in piedi. Ti porge una mano che osservi prima di afferrarla per aiutarti ad alzarti. ”Dopo di lei.” Dice Eddie mentre fa un goffo inchino per lasciarti passare. Robin sta facendo di tutto per trattenere le risate.
Sbuffando, entrate nel piccolo bagno con le luci spente e tu accaparri subito il posto sulla tavoletta abbassata del water. Lui chiude la porta dietro di sé, dando il via al timer di sette minuti nell’oscurità più totale. Portando le mani avanti per farsi strada, trova il lavandino e si ci appoggia con il sedere.
”I sette minuti più lunghi della mia vita. Almeno non dovrò vedere quella brutta faccia che ti ritrovi.” Prevedi e ti spalmi una mano sulla fronte, massaggiando le tempie.
”Puoi sedertici sopra, se ti va.” Ridacchia il metallaro a meno di un metro da te.
”Magari, ma peccato che non ti chiami Billy Hargrove.” 
”Sai che quel cazzone abita nella roulotte di fronte alla mia?”
”Me lo presenti?”
”Certo, non vedo l’ora di ammirare la tua divina presenza anche nel mio quartiere.” Scherza Eddie e lo senti maneggiare con qualcosa. Infila una mano in tasca ed estrae quella che sembra, dal rumore, una scatolina d’alluminio. Prende fuori il contenuto, la chiude e la rimette al suo posto.
”Che stai facendo?”
”Niente, tu che stai facendo?” Fa il verso. 
”Posso chiederti una cosa?” 
”È il momento adatto per farlo.”
”Che ho fatto di sbagliato?”
Eddie è perplesso e scuote la testa. ”Che intendi?”
L’orlo del tuo vestito è diventato un anti stress per le tue mani, hai iniziato a tormentarlo con le dita. ”Non capisco perché tu non mi abbia voluta nell’Hellfire. Non mi hai dato nemmeno una possibilità per provarti che sono brava.”
Sei riuscita a farlo zittire, ma solo per qualche secondo. ”Può essere che ti abbia sottovalutata. Ma guardati.” 
”Guardarmi?”
”Sì, tu sei stupenda, non c’entri niente coi nerd nella mia squadra.”
”Oh, scusa se non vado in giro con un cartello che dice Consideratemi, mi piace il fantasy e i giochi di ruolo anche se non sembra.”
”Perfetto, vorrà dire che ti metterò alla prova.”
Sei dubbiosa e cerchi di vedere cosa sta succedendo nei suoi paraggi ma in quel bagno non entra un filo di luce e non riesci a vedere neanche la silhouette dei suoi movimenti. Stai per chiedergli nuovamente cosa stesse armeggiando quando un odore inconfondibile inonda le tue narici. ”Ti- Ti stai facendo una canna?!” 
”Assolutamente no.” Risponde Eddie tirando fuori l’accendino. Fa scattare il suo meccanismo e dopo due scintille nasce una piccola fiamma che gli illumina il viso. In effetti, quello che stringe tra le labbra è proprio uno spinello. Trovi che sia molto attraente in quella posizione: una delle mani è posta dietro a quella che tiene l’accendino per non far spegnere il fuoco, il cipiglio creato sul suo volto e quelle labbra, solitamente carnose e piene ma ora assottigliate per tenere ferma la sigaretta corrotta.
Gli strappi l’accendino dalle mani prima che possa attizzarla e ”Sei impazzito? Vuoi farci morire soffocati?!”
Eddie ride al pensiero della tua premura. ”Andiamo a fumarla fuori? Qui è una noia.”
”Sono convinta che alla fine dei sette minuti manchi ancora del tempo.”
”Che importa, sgattaioliamo via.” La mano di Eddie è in cerca della tua e quando la trova sussulti al tocco che piano ti stringe. L’idea di scappare ti sembra grandiosa e un po’ eccitante.
Sorridi ed annuisci, ma lui non può vederti quindi ”Okay.” gli dici.
”Allora fai silenzio.”
Eddie non ti ha lasciato ancora la mano e la usa per tenerti vicino a lui nella vostra fuga. Apre la porta lentamente e si assicura che non ci sia nessuno nelle vicinanze. Sono tutti ancora in salone, per cui ne approfittate per uscire di soppiatto. Vi dirigete in cucina, dove Eddie ruba uno dei tramezzini avanzati e uscite dalla porta che conduce sul retro della casa. Ti scappa una risatina che si interrompe quando giungete ai piedi del bosco.
”E ora dove andiamo?” Domandi, spaventata dalla presenza di quegli alberi altissimi nella notte.
”Conosco un posto, ma si va per di là.” Eddie sorride per provare a rassicurarti mentre divora lo snack e ti appoggia il braccio tatuato sulle spalle. ”Non è lontano.”
Alzi gli occhi al cielo e ti sposti dal suo peso. ”Non vorrai uccidermi, Munson? So difendermi molto bene.” 
Le fossette sulle sue guance sono di nuovo protagoniste della scena e insieme a loro, Eddie ti guida in mezzo all’oscurità del bosco. Per fortuna la luna è piena e in grado di illuminare il sentiero che vi porterà al suo famoso posto.
Mentre camminate, il ragazzo vicino a te non tradisce la sua fama di bocca larga e non riesce a stare in silenzio. ”L’hai visto La Cosa?”
”Se l’ho visto? Lo so a memoria! Me la sono fatta addosso quando hanno provato a rianimare Norris e quello si è rivelato essere la cosa.”
”Anche io! Poi arriva Kurt Russell e incendia tutto.”
La chiacchierata che avete mentre raggiungete il luogo adatto per accendere lo spinello ti piace, non ti aspettavi che aveste così tante cose in comune e sopratutto che quella di Eddie, il suo essere super eccentrico e fastidiosamente strano, è solo una facciata. Si sta mostrando come una persona genuina e molto intelligente, il contrario di quello che pensa l’intera Hawkins di lui.
Nel frattempo, a casa Harrington, Robin e Steve sono diretti al bagno. ”Tempo scaduto, piccioncini.” Dice Lei. Quando aprono la porta ed accendono la luce, quello che si presenta davanti a loro è uno stanzino vuoto.
”Ma che cazzo?” Steve sussurra mentre si guarda intorno. ”Dove sono finiti?”
”Ta-daaa.” Eddie ti dà il benvenuto nel suo luogo di spaccio, una piccola piazzola con un tavolo e delle panchine al centro. Non c’è nient’altro, se non qualche lattina di birra al suolo.
Ti accomodi sul tavolo, abbassando un po’ il vestito per evitare che le tue gambe nude si graffino con il legno e porti i piedi sulla panca. Appoggi i gomiti sulle ginocchia e ti sorreggi il mento con le mani. ”Porti qui tutte le tue ragazze?”
”Se vogliono comprare la roba, sì, è il posto perfetto. Non ci viene mai nessuno qua. Dritto per di là c’è il liceo.” Eddie tira fuori da dietro l’orecchio lo spinello e dalla tasca l’accendino ed eccolo di nuovo a fare quell’espressione capace di mandarti una scossa lungo tutta la schiena. 
Eddie ora è seduto di fianco alle tue gambe, che tieni strette a causa del venticello fresco che tira. Le guarda, le ammira, così lisce e così armoniose, carnose. Hai la pelle d’oca e non riesci a capire se è perché Eddie Munson ti sta fissando come se stesse per mangiarti o per l’agghiacciante panorama del bosco di notte.
”Se fai una foto, dura di più.” Lo solleciti a tornare dal suo mondo immaginario, dove probabilmente le tue cosce sono protagoniste.
Il ragazzo dai capelli lunghi ti rivolge un sorriso accattivante. ”Se avessi qui la mia polaroid, non me lo farei ripetere due volte.” Ti sfiora con le dita il polpaccio, partendo dal ginocchio. I brividi si fanno più intensi e per qualche strana ragione, non gli sposti la mano e al contrario, lo lasci fare. Arriva alla caviglia, te l’afferra in un pugno e porta il tuo piede sulla sua coscia, coperta da quei vecchi jeans neri rovinati.
”Hey!” Esclami.
Ora possiedi lo spinello tra le dita, Eddie te l’ha passato per cercare qualcosa nelle tasche. Dal nulla, fa comparire un pennarello rosso ed inizia a scarabocchiare sulla parte bianca all’estremità della tua All Star. Un paio di corna e una coda appuntita, classici di un diavoletto. Eddie lo disegna ogni volta che può, sui bordi dei compiti scolastici, sui cartelli stradali.
Una volta terminato, un minuto più tardi, stendi la gamba per vedere meglio l’opera. Non sei arrabbiata perché ti ha appena rovinato le tue scarpe preferite, diversamente trovi la cosa adorabile. ”Fammi capire, giri sempre con un pennarello in tasca?”
”Non sia mai che qualcuno chieda un autografo al chitarrista più famoso della storia.”
”Jimi Hendrix è qui?!” Ti fingi sorpresa e guardi in giro. Eddie scoppia a ridere e si porta una mano al petto come per estinguere la risata e tu fai lo stesso. ”Ah, parlavi di te.”
”Dovresti venirci a sentire, qualche volta.”
”L’ho fatto, in realtà. Tre martedì fa, al The Hideout.” Ricordi di averlo visto in azione con la sua chitarra elettrica rossa sul palco a suonare inediti misto metal e grunge. Eri capitata in quel locale per caso, ma quando ti sei accorta di quanto Eddie si stesse divertendo e che la musica era a tutti gli effetti orecchiabile, sei voluta rimanere. Per fortuna non ti aveva notata, l’ultima cosa che avresti desiderato è che ti vedesse ballare sulle canzoni dei Bara Acida, ti avrebbe presa in giro fino allo sfinimento.
Il ragazzo ha l’aria sorpresa. ”Ti avrei offerto da bere.” 
Alzi gli occhi al cielo, improvvisamente una sensazione strana alla gola. Ti senti piccola, non capisci perché ti senta in imbarazzo davanti a lui. ”Non fare il carino con me. Guarda che so fare.” Cambi argomento e appoggi la canna tra il medio e l’anulare, chiudi la mano in un pugno ed aspiri dal piccolo buco tra l’indice e il pollice. Inali una grossa quantità di fumo dal forte odore e lo trattieni. Espiri trasformando le labbra in una O e il fumo esce a forma di cerchi dalla tua bocca.
”Molto Metal, dolcezza. Ma guarda io, cosa so fare.” Eddie si alza, si sposta a capotavola e a te basta girarti per averlo davanti a te. Ora i tuoi piedi penzolano in mancanza di una panchina dove appoggiarli. Accetta lo spinello che gli hai appena allungato e fa un normalissimo tiro. Si avvicina pericolosamente a te e usa le ginocchia per divaricarti le gambe e comodarsi in mezzo ad esse. Rimani in silenzio e normalmente ti verrebbe da spingerlo via per la troppa vicinanza, ma scrutando nei suoi caldi occhi color cioccolato capisci che devi rimanere immobile, quella che ti sta trasmettendo è sicurezza e a te piace il controllo che ha su di te.
”Apri.” Ti incita fissandoti la bocca. Fa un altro tiro e questa volta non lo inala, lo tiene nelle guance e lo smuove un po’ per farlo addensare.
Appena obbedisci, Munson posiziona una mano dietro al tuo collo, tenendoti ferma per la nuca. L’altra è appoggiata al tavolo e lo senti perché i suoi grossi anelli hanno fatto rumore a contatto con le tavole di legno. Il suo viso è vicinissimo al tuo e le vostre labbra si stanno sfiorando, se non fosse per qualche centimetro vi stareste baciando. Eddie espelle il fumo, tu afferri immediatamente il concetto ed inali quello che sta buttando fuori. Il fumo entra nei tuoi polmoni e lo espiri dirigendolo di lato.
Vi state perdendo l’uno negli occhi dell’altro. Il color cioccolato dei suoi occhi è completamente sparito e sostituito con il nero delle pupille dilatate. La luna illumina solo parzialmente i vostri volti, le curve sono ben delineate e siete capaci di ammirare le vostre espressioni.
La mano di Eddie è ancora ben ancorata al tuo collo e sussulti quando senti una leggera pressione che vi permette di unire finalmente le vostre labbra in un bacio pieno di desiderio. Volevi fare lo stesso, ma ti ha preceduto. Le tue braccia sono finite sulle sue spalle, ti stringe leggermente i fianchi e ti avvicina al bordo del tavolo, i vostri corpi congiunti. Le tue gambe abbracciano le sue. Un intreccio di lingue e saliva, passione. Sembrate fatti l’uno per l’altra. Le sue mani vagano lungo la tua schiena, la pancia, le cosce, tra i capelli, dove le dita si adagiano tra le ciocche e si permettono di tirare con una forza moderata che ti fa gemere e allontanare dal bacio. La tua testa cade all’indietro e chiudi gli occhi per bearti completamente dei baci caldi e umidi che Eddie si sta impegnando a dare sul collo e sulle clavicole.
”Eddie…” mormori. Spalanchi le palpebre quando ti rendi conto di cosa sta succedendo. Non vuoi fermarti. ”Forse non dovremmo…” Sei in balia delle sue carezze, completamente incantata dal suo tocco e dai morsi sul tuo viso e sulle spalle.
Eddie continua e non ascolta il tuo suggerimento. ”Shh… Lascia che mi prenda cura di te.”
Un ansimo esce dal fondo della tua gola in risposta. Ora ti stai appoggiando al tavolo coi palmi. La tua schiena è inarcata per permettergli di abbassare la porte superiore del tuo abito ed esporre il tuo seno. Non indossi il reggiseno e la brezza mattutina fa irrigidire i tuoi capezzoli. Eddie è ammaliato alla vista, sorride prima di chinarsi verso il tuo corpo per raggiungerli e cominciare a leccarne uno. L’altro seno è stretto dalla sua morsa, massaggiato e per finire colpito da uno schiaffetto. La cosa ti fa gemere oscenamente ed Eddie non può evitare di ridacchiare sopra al tuo capezzolo.
La sua traccia di baci continua lungo il tuo addome, da sopra la stoffa del vestito. Ti sdrai completamente sul tavolo di legno, i piedi fissi sul bordo. Eddie Munson ti allarga ulteriormente le gambe dopo averti alzato l’abito per esporre il tuo minuscolo intimo di pizzo nero. Si prende qualche secondo per apprezzarlo.
”Ammetti che hai pensato a me mentre decidevi cosa indossare.” Schernisce mentre ti sfila lentamente le mutandine. Le fa scendere lungo le tue perfette gambe e una volta rimosse, se le infila nella tasca posteriore dei jeans. ”Queste non ti serviranno.”
Il tuo respiro è pesante. ”Eddie, cazzo.” 
”Cosa vuoi che faccia? Parlami, dolcezza.” Eddie avvicina la testa in mezzo al tuo inguine. Le braccia ti circondano le cosce, posizionandole dove vuole lui, manovrandoti come una bambola. Il viso è estremamente vicino al tuo sesso, il suo soffio lo investe. 
Vuoi di più. Lo desideri, ti sta sfiorando, gli occhi incatenati al tuo volto sofferente. Porti una mano sulla sua testa e gli afferri i capelli, sono sorprendentemente soffici. ”Toccami, ti prego.” Ti senti vulnerabile.
”Così ti voglio, piccola.” Conclusa la frase, la lingua di Eddie si intrufola tra le tue pieghe. Si fa strada e trova il tuo clitoride, lo tormenta, muovendo la lingua freneticamente e succhiando.
”Sì, continua. È così bello.” Riesci a mormorare tra un gemito e l’altro. Stai vedendo le stelle, letteralmente e non, in quanto il cielo notturno è il protagonista di tutto, vi circonda completamente. Eddie invece te le fa provare, le stelle. Adrenalina ed eccitamento crescono dentro di te. Il fatto che siete all’aperto e che qualcuno potrebbe arrivare in qualsiasi momento rende tutto più divertente.
Eddie ama ascoltarti mentre gli dici quanto ti fa sentire bene. Oltre a farlo eccitare, fai sì che il suo ego si gonfi esattamente come ciò che ha nei boxer. ”Sei deliziosa. Il tuo sapore…”
Ti morde l’interno coscia e ne approfitta per portare le dita alla tua intimità. Fa strisciare il medio e l’anulare sulla tua entrata per raccogliere tutto il bagnato che grazie a lui e la sua magica lingua hai generato. Quando le sue dita sono bagnate abbastanza, le inserisce completamente, fino all’ultima nocca. Rimani senza fiato. ”Dio, hai la fica più bella che abbia mai visto.”
Sorreggendoti coi gomiti, i vostri occhi si riconciliano. ”Di più, Eddie. Ti prego.”
Eddie non se lo fa ripetere e le sue dita iniziano a muoversi dentro di te, colpendo il punto giusto. Non escono, si contorcono all’interno, su e giù. Il ritmo è veloce e quando con il pollice coinvolge anche il tuo pulsante clitoride, la tua testa cade nuovamente all’indietro. ”No, dolcezza, guardami.”
Non puoi fare altro che obbedire, anche se ti risulta difficile perché i tuoi occhi non ne vogliono sapere di non roteare all’indietro per il piacere che ti sta procurando.
”Lasciati andare, lasciati andare per me.” Ti incoraggia mentre tu sei sempre più sull’orlo di scoppiare. Eddie aumenta la presa sulla tua coscia e si china verso di te per continuare ciò che aveva interrotto col seno, inondandolo di baci e morsetti. Sei sicura che stia lasciando il segno del suo passaggio.
I tuoi acuti gemiti, che prima cercavi di smorzare non volendo rischiare di essere sentiti da qualcuno, hanno preso possesso del tuo corpo e scappano via dalla gola nel modo più pornografico possibile. I fianchi si muovono involontariamente in armonia con le sue dita mentre raggiungi il tuo apice. L’orgasmo si impone e ti fa tremare.
Eddie rallenta i movimenti fino a fermarsi. Ti sollevi per baciarlo. Il tuo sapore è impresso sulla sua lingua e al solo pensiero hai un piccolo spasmo. Le tue mani sono leste e si aggrappano alla sua cintura, la slacciano e con una veloce mossa gli hai abbassato la zip dei pantaloni. Eddie ti aiuta a calarli fino alle ginocchia e con loro anche i boxer. La sua prorompente erezione si presenta nella sua gloriosa forma e tu non resisti, ti scosti dal bacio per guardarla. La tua mandibola cade in un’espressione di puro stupore. Due luccicanti piccole palline argentate pendono dal suo frenulo. Non ti era mai capitato prima, nascondi un sorriso con la mano.
”Cosa? Ah, il piercing?” Eddie domanda riferendosi alla tua espressione. ”Non ti piace?”
Il tuo sorriso da divertito e sorpreso muta in malizioso. ”Lo adoro. Fammelo sentire. Fammi tua.” Mormori avvicinandoti al suo orecchio. Non resisti un secondo di più. Mordicchi il lobo e succhi leggermente uno specifico punto del suo collo. Senza preavviso gli afferri l’erezione e cominci a pompare lentamente. Il pollice passa intorno alla punta per raccogliere tutto il liquido pre seminale gocciolante. Un profondo gemito esce dalla peccaminosa bocca di Eddie alla nuova sensazione. 
Una stretta attorno le guance ti costringe a guardarlo negli occhi e ad obbedire a qualsiasi cosa lui voglia. Eddie ti fa sdraiare di nuovo sul tavolo, poi ti afferra da sotto le ginocchia, porta le gambe indietro così che le tue cosce tocchino l’addome e la visuale si fa paradisiaca. Hai tutto quanto esposto soltanto per lui. Ti accarezza i glutei prima di stringerli e colorarli di rosso con l’impronta della sua mano, sussulti.
Eddie sputa sul tuo sesso, la saliva scende dalle sue labbra e cade dolcemente, lasciandosi una scia dietro. La guarda mentre scorre sulla tua rosea parte e prima che possa scivolare via, la ferma con la punta del suo pene. Entrambi ansimate appena la fa strisciare su di te. Avanti e indietro. Le tue pieghe lo abbracciano gentilmente e la dura, estranea ma piacevole sensazione del piercing sul tuo clitoride ti fa portare le mani a stringerti i seni. ”Voglio sentirti dentro di me.” Lo supplichi.
”Impaziente ragazzina. Non riesci ad aspettare, vero?” Continua con la straziante tortura che porta il tuo intero corpo a dimenarsi. Il tuo chiedere di più da parte sua fa eccitare Eddie in maniera spropositata. Mai nella vita vi sareste aspettati di trovarvi in questa situazione, tu impaziente di essere scopata e lui che ti stuzzica per provocarti.
”Ti prego, Eddie…” Le tue anche cercano più contatto creando movimenti circolari sul suo sesso, che aggiunti ai suoi, formano più frizione e quindi maggiore piacere per entrambi.
Un altro sputo incontra il tuo già bagnato sesso e lentamente Eddie fa entrare la punta. Boccheggi quando, lentamente, inserisce la lunghezza fino a metà. Strizzi gli occhi, credi di non potercela fare. Ti senti già riempita e non hai preso nemmeno l’intero membro.
”È tutto okay, faccio piano.” Ti rassicura, posando una mano sulla tua gota arrossata e continuando ad entrare dentro di te. Quando le tue calde pareti lo avvolgono completamente, rimane fermo per qualche secondo, aiutando ad abituarti alla nuova presenza.
”Puoi farmi di tutto, tranne andarci piano.” Lo provochi appena ti senti a tuo agio.
Eddie lo prende come via libera per spingersi dentro di te. I suoi fianchi sbattono contro i tuoi, portando il tuo corpo a muoversi sul tavolo. Il legno sottostante ti graffia la pelle esposta del culo ma non ci fai caso, è un problema che verrà dopo. Ora sei completamente assorbita dalla goduria. ”Sì? È questo che vuoi?”
I tuoi capezzoli sono tormentati dalle tue dita ”Sì, sì, sì.” Le parole escono come ansimi a denti stretti, a ritmo con ogni spinta.
La sua mano destra finisce sul tuo collo e stringe leggermente ai lati. Tu afferri il suo avambraccio tatuato con entrambe le mani e lo guardi negli occhi. Le tue pupille sono dilatate, come le sue, ricolme di lussuria e desiderio. Le unghie affondano nella sua carne. Ti afferra una caviglia, portando la gamba sulla sua spalla. La favorevole posizione permette a Eddie di affondare più in profondità e i tuoi gemiti, anche se soffocati, si fanno più pesanti. ”Ti piace? Ti piace quando colpisco questo punto?”
I suoni che scappano da te sono i più belli che Eddie abbia mai sentito, musica per le sue orecchie. Così acuti e pornografici, adornati dalle sopracciglia corrugate e da quella stupenda bocca scarlatta leggermente aperta. Le tette rimbalzano gloriosamente ad ogni suo movimento. Sei così bella e attraente, Eddie potrebbe venire soltanto guardandoti. Come se non bastasse, le tue pareti stringono il suo membro con dei piccoli spasmi e il tuo intero corpo inizia a tremare, come il tavolo e le panche sotto di voi. 
Eddie lo sa bene che sei ad un passo dal secondo orgasmo, infatti vuole fare di tutto per accontentarti. La sua mano abbandona il tuo collo per portarlo al clitoride, dove ci appoggia tre dita e le muove circolarmente sull’intera zona. Le spinte sono più forti e se possibile più profonde. Il tuo culo riceve uno schiaffo così forte da riecheggiare nel bosco. ”Cazzo, è così bello quando mi stringi in questo modo. Ci sei quasi, vero, dolcezza?” 
”Sto per venire, Eddie.” Ammetti e con le braccia ti alzi per averlo più vicino. La gamba, prima sollevata, ora è intorno alla sua vita. Lo tieni stretto per le spalle mentre lui ha una mano impegnata a stimolarti il clitoride e l’altra attorno alla tua schiena per tenervi uniti. I vostri nasi si toccano e i tuoi fianchi si dimenano incontrollabili contro di lui. I suoi capelli ricci solleticano le tue gote.
”Forza, vieni per me, vieni su di me.” Ha gli occhi fissi sui tuoi e non ti lascia andare. Il suo pube, coperto da qualche pelo nero e riccio, è zuppo di tutto il tuo eccitamento.
L’alba si vede in lontananza, il cielo si sta schiarendo lentamente.
Come da ordine, il tuo orgasmo si riversa su di lui, urli dal piacere ed Eddie non te lo impedisce, anche se è convinto che i tuoi versi siano arrivati fino a casa di Steve. Semplicemente ama sentirti miagolare grazie a lui. Questo gli basta per raggiungere anche il suo, di orgasmo. Dopo essersi accertato che il tuo respiro sia diventato un po’ meno affannoso, si scosta da te e con la punta forata dal piercing appoggiata sulla tua entrata, agguanta il suo cazzo ed inizia a pomparlo. Pensi che sia giusto ricambiare il favore quindi sostituisci la sua mano con la tua. Le vostre labbra sono di nuovo unite in quello che sembra il bacio più passionale della storia. State facendo scintille, nessuno ha più connessione di voi.
”Continua così.” Geme Eddie sulla tua bocca quando all’improvviso si rivolta sopra tuo sesso arrossato con un forte e sonoro gemito, il suo caldo sperma esce a fiotti e ricopre le tue pieghe e il tuo pube. Sospiri. Le vostre fronti l’una contro l’altra mentre i vostri fiati e i vostri battiti si regolarizzano.
Eddie si sposta per tirarsi su i pantaloni. Lo guardi con un sopracciglio alzato e lui sorride, ”Cosa?” Ti chiede.
”Vuoi lasciarmi così?” Gli rispondi con un’altra domanda, riferendoti al casino che ha combinato sulla tua intimità. Il metallaro ride e tira fuori la sua bandana coi teschi dalla tasca posteriore. Ti pulisce dal suo liquido seminale e lo ringrazi con un sorriso, sfatto per colpa della violenta scopata, ma carino. Con un saltello torni con i piedi per terra. Le gambe ti tremano e fatichi a rimanere su. Il tuo culo è pieno di piccoli taglietti provocati dal legno del tavolo e di rosse manate dovute agli schiaffi che ti ha tirato Eddie. Due succhiotti posati su entrambi i seni. Fai sfuggire un silenzioso gemito al pensiero di Eddie che poco fa ti stava fottendo con tutte le energie che possedeva. Ti rimetti a posto l’abito, ”Ridammi le mutandine.”
Eddie trova lo spinello mezzo consumato che avete abbandonato sulla panchina, lo riprende in bocca e lo accende. ”Non credo che lo farò.”
Alzi gli occhi al cielo e sbuffi. ”Neanche mentre mi scopi riesci a chiudere quella boccaccia.” Lo sfotti.
”Non mi sembra che ti sia dispiaciuto.” Squadra la tua intera figura, sei reduce di due potenti orgasmi grazie a lui, i capelli sono spettinati e il trucco è colato per via delle lacrime che ti sono scappate dal piacere.
Ti guardi attorno e fai finta di non averlo sentito. ”È mattina, mi accompagni a casa? O prima mi fai a pezzi nel bosco?”
Ricevi un adorabile bacio sulla punta del naso, le guance strette dalle sue mani piene di anelli argentati. Un morsetto, lì dove ci ha lasciato un bacio. ”Prima ti sacrifico a Satana, poi possiamo andare.”
”Satana preferirebbe una vergine. Perché non facciamo un salto al liceo e lo facciamo insieme?” Ricordi che la vostra vecchia scuola dista poco da lì, scherzate entrambi e, dopo averla fumata un po’, Eddie ti passa la canna.
”Ho lasciato il van da Steve, dobbiamo tornare indietro.”
”Oh no.” Usi le mani per nascondere l’imbarazzo sul tuo volto, ma Eddie le sposta. ”Cosa diremo? Siamo spariti.”
Eddie ha i tuoi polsi ben saldi, avvicina la tua mano che tiene lo spinello alla bocca e fa un tiro da esso, poi ti trascina sul sentiero che vi riporta a casa Harrington. ”Che ci siamo fatti la migliore scopata di sempre e che sei venuta come una puttanella grazie al dio del sesso Eddie Munson?”
Non riesci più ad essere arrabbiata con lui, non dopo aver scoperto cosa è capace di fare. Lascia andare i tuoi polsi e ne approfitti per tirargli uno schiaffetto sul braccio. Lo sorpassi e ti dirigi verso casa del vostro amico. Eddie assume una finta espressione sofferente e con due ampi passi ti raggiunge. Si vendica cacciando una forte pacca sul tuo culo. Gemi per la sorpresa e ti giri per guardarlo. Eddie scoppia a ridere e ti avvicina a sé per i fianchi, ricongiunge le vostre labbra insieme in un veloce bacio molto meno sfrenato. 
Chissà se anche il tragitto in van verso casa tua sarà interessante allo stesso modo.
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kurtarici0 · 1 year
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Friendzone yiyen varsa acemidir, bordo bereli asla friend yemez
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bosverbenibe · 9 months
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-Bu kadar çubuk dağılan bir dikkatle nasıl bordo bere olmuş olabilirsin konutan karakurt? Her konuda eğitimliydiniz hani siz?
+Öyleyiz. Ama özel kuvvetlerin senin gülüşünden haberi yok.
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nisakirteke · 1 year
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Şehit Polis Özel Harekat Cennet Yiğit 🇹🇷
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lunamarish · 8 months
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Ognuno ha le proprie abitudini su come preparare e bere il caffè. Chi possiede ancora la moca della mamma, della nonna; chi riesce a declamare più discendenza, arrivando persino a elencare tutto l'albero genealogico, credendo che questo giustifichi la bontà del preparato; chi vuole, esclusivamente, quello della macchinetta espressa a casa e chi batte tutti bevendolo solo ed esclusivamente al bar con un preciso rituale. La tazzina è tenuta dalla mano sinistra, quella del cuore, e la bustina dello zucchero, presa con la mano destra, è agitata per bene per poi versarne il contenuto e mescolare il tutto. C'è chi mescola con lentezza, come se lo stesse cullando e chi, invece, velocemente, come preso da una frenesia quasi barbara per poter arrivare prima all'agognato premio. Tutto questo è seguito dal momento magico: il cucchiaio deve inumidire il bordo della tazzina, lì dove le smaniose labbra cercheranno di ubriacarsi di piacere.  
Rosario Centorrino
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3nding · 1 year
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Svolta anomala di giornata da dimenticare:
Acquario di Genova.
Donna in polacco a mia moglie: - Ah, lei è polacca?
Moglie: - Io sì, mio marito è italiano.
*Chiacchierano*
Donna: volete venire a vedere la nostra barca?
Fast forward: seduti a bordo col capitano a bere un tè con dolci polacchi conversando in inglese e polacco.
Non posso dire di avere una vita prevedibile.
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eliflamrahu · 1 year
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Balkon ve mutfak süpürüldü patlıcan oturtma da yaparsam #bordo bereli# #fıtr fatr iftar Seher sahur savm
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stosempredimerda · 10 months
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3 anni fa sul bordo del lago a bere la birra era ferragosto penso di aver raggiunto la pace interiore al massimo
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birpetunya · 1 year
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Kendi kendine konuşmayan net bordo bereli Ya da Türkiye'de yaşamıyordur.
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misssprainedankle · 2 years
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La partita era finita da un pezzo ma Nicholas si era attardato in palestra. Mentre i suoi compagni si dedicavano allo stretching, lui aveva scelto di aiutare il coach e gli assistenti a sistemare la palestra.
Dopo una partita c'erano molte cose da fare e lui non aveva fretta di andare nello spogliatoio. Aveva raccolto e chiuso i palloni, azzerato il monitor del punteggio e riposto il tastierino, aveva perfino fatto il giro delle panchine per raccogliere tutto ciò che compagni ed avversari avevano lasciato a terra: bottiglie, pezzi di scotch medicale, carte di zucchero o caramelle.
Era solito farlo: suo padre, il "generale" Michael Ross, fu il suo primo allenatore. In palestra, come in casa tutt'ora, pretendeva che tutti facessero del loro. E a Nick non era mai pesato. Era un momento che si ritagliava per scaricare l'adrenalina dell'incontro prima di crollare esausto a terra per lo stretching.
Quando finalmente ebbe finito, era rimasto solo lui a bordo a campo. Il coach e gli assistenti stavano andando via. Una manciata di pubblico stava ancora chiacchierando il palestra ma ormai erano vicino alle porte di uscita. I suoi compagni e gli avversari facevano baldoria sotto le docce negli spoiatoi e stavano andando via alla spicciolata.
-Nicholas, chiudi tu la palestra?-chiese il coach passandogli vicino
-Si coach! Tranquillo ci penso io- rispose il giovane sedendosi a terra pronto a rilassare ogni singolo muscolo del corpo.
-Mi raccomando tutte le luci-lo apostrofò allontanandosi.
Nick sorrise annuendo.
Coach Meltin tornò indietro, si abbassò per guardare il suo capitano negli occhi. Gli appoggiò una mano sulla spalla:- Ottima partita ragazzo! Veramente ottima partita!
-Grazie coach... siamo stati grandi!
Si salutarono e Nick iniziò a stirare i muscoli delle braccia. Tenere incollata alle mani una palla da 650 grammi può sembrare un gioco da ragazzi. Una partita di basket dura solo 40 minuti di azione vera, poi tra riscaldamento, saluti, sorteggio, sospensioni, falli, tempi può arrivare a quasi 2 ore. Ma la tensione muscolare... quella te la porti addosso fino al giorno dopo.
Le spalle erano indolenzite così come i bicipiti ed i quadricipiti.
Si stava portando la gamba al petto per sciogliere il quadricipite quando entro Jake.
-Ehy Kappa! Ancora così stai?
-Oggi me la sono presa easy!-rispose Nick continuando lo stretching.
-Vuoi che ti aspetti? Andiamo giù al Grapes a bere una cosa con alcuni dei ragazzi
-No grazie, vai tranquillo, stasera mi vedo con Arianna
Jake alzò le spalle:-Come non detto! Comunque avversari tutti via e tu sei l'ultimo di noi. Ti ho già spento le luci. Manca solo la palestra e lo spogliatoio. Ti blocco la porta quando esco così puoi farti la doccia tranquillo
Nick annuì :-Grazie J!
Jake sarebbe stato un ottimo capitano negli anni a venire. Aveva a cuore ognuno della squadra e rispetto per gli avversari e per la palestra.
-Non bevete tanto mi raccomando!
Jake rise:-Noi??? Naaaaa
-Vai, cretino! -fece cenno con la mano Nick ridendo.
Quando l'ultimo compagno uscì dalla palestra, Nick si distese a terra passandosi entrambe le mani sul volto e tra i capelli ancora inumiditi dal sudore.
Gemette di dolore finalmente per liberarsi da questo peso che dal secondo tempo dell'incontro si portava dentro.
Si mise seduto, si tolse la scarpa destra velocemente ed iniziò ad allentare al massimo e con cura i lacci della scarpa sinistra. La tolse cercando di fare meno pressione possibile. Nonostante ciò gli sfuggì un gemito.
-Cazxo, cazzo, cazzo!- imprecò
Il respiro era pesante ed affannato.
Srotolò il calzettone esponendo piano piano il piede nudo sottostante fino ad arrivare alle dita.
Lì si fermò e distese la gamba a terra.
Guardò la caviglia. Non c'erano dubbi. Era slogata. E non una distorsione di quelle da un paio di giorni e via. Sul collo del piede, sul dorso e sul malleolo esterno si intravedeva la pelle di un colore diverso rispetto al resto della carnagione. Una leggera ombreggiatura che a breve sarebbe diventata nera, viola, rossa. Sul malleolo, la mancanza di sostegno da parte della scarpa da ginnastica, stava apparendo un gonfiore grande quanto una pallina da golf.
Si passò una mano sulla giuntura, accarezzando dapprima il piede, stringendolo poi per misurarne il dolore.
-Aaarghh!- sobbalzò da solo non appena la mano strinse il malleolo ferito.
Si sdraiò di nuovo battendo il pugno sul parquet di gioco.
Chiuse gli occhi e rivide la scena.
A metà del secondo tempo, il suo marcatore avversario si era fatto più insistente. Non riusciva neanche a prendere la palla che subito se lo ritrovava attaccato al culo.
Non aveva neanche saltato, ecco perché nessuno se ne era accorto. Era un'azione come un'altra. Un passaggio troppo lungo. Nick che si sbilancia per non mandare quel pallone perso. Il peso del corpo tutto sul piede sinistro, essendo il destro sollevato da terra. Si sporge sulla punta del piede alzando il tallone da terra. Afferra la palla. Va per riappoggiare il tallone ma sente di calpestare qualcosa.
È il piede dell'avversario.
Lui sì che si accorge di tutto. Non può non sentire la pistata e la caviglia di Nicolas girarsi malamente verso terra. Nick lancia la palla in campo e si accascia.
Neanche il tempo di cadere che si rialza subito per non destare preoccupazioni.
Un lampo di dolore scoppia nella caviglia e si irradia per tutta la gamba fino al ginocchio ed ancora più dolorosa fino alla punta delle dita del piede.
Passano 10 secondi in cui non ci capisce nulla. Ma si ritrova di nuovo la palla in mano e lancia da 3 senza neanche mettere a fuoco il canestro perché l'unica cosa che vorrebbe fare è girarsi e vomitare. Ma anche stavolta prende in pieno il canestro e la folla esulta.
I compagni gli corrono incontro ed esultano. Jake gli salta in braccio e Nick sente tutto il peso sul piede slogato. Non cade per miracolo.
Il resto della partita passa tra una stretta di denti ed una sudata fredda dietro l'altra.
Alla fine del quarto ormai non sente più nulla. Sente solo la scarpa stringere terribilmente e le dita formicolare. Il resto è solo dolore.
Riaprì gli occhi. Si alzò sulla gamba buona e saltellò fino alla borsa dei medicinali volutamente lasciata fuori e prese il ghiaccio secco. Con un pugno lo azionò. Si sedette sulla panca, allungò la gamba e lo poggiò sul piede dolorante
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