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#Regina sibilla
maimoncat · 8 months
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Poco fa ho visto la produzione del Glyndebourne di Alcina, con la regia di Francesco Micheli. È una produzione fantastica, che si può noleggiare a 11 euro. Ho pensato di postare qui un disegno di due anni fa delle sorelle
Morgana, sebbene non appare nel Furioso, ha un ruolo importante nell'Innamorato di Boiardo, dove è uno degli antagonisti soprannaturali principali del romanzo. Assume aspetti di quasi ogni fata dei racconti bretoni (l'altro mondo subacqueo, l'amante rapito, il cervo bianco dalle corna d'oro) mescolati alla Fortuna personificata dell'immaginario italiano: infatti porta i capelli corti col ciuffo, e Orlando deve rincorrerla e acciuffarla per raggiungere i propri scopi. Come nel ciclo bretone, è un personaggio ambiguo, non buono, ma con aspetti anche umani. Nel folklore italiano è diventata la fata malvagia per eccellenza, e al Sud si dice che viva su un palazzo fluttuante sullo Stretto di Messina. In Sicilia è anche conosciuta come la madre delle fate e delle Donne di Fuora.Alcina appare in entrambi i Romanzi cavallereschi, ed è una maga ingannatrice, che incanta gli eroi Astolfo e Ruggiero per tenerseli sulla sua isola, finchè non se ne annoia e li muta in piante, rocce ed animali. Quando peró Ruggero fugge, grazie all'aiuto della strega Melissa, l'incantevole fata conosce per la prima volta l'abbandono e desidera morire, cosa per lei impossibile. Anche lei trovó gran successo nelle leggende, venendo identificata con la Regina Sibilla, la sovrana delle fate. Da lei Händel trasse la sua omonima operaLogistilla è stata inventata da Ariosto, e le vicende che la riguardano sono un'allegoria per la difficoltà di evitare i piaceri e i vizi, ricompensata però dalla vera gioia della Ragione e Virtù (il suo nome infatti deriva dal greco λόγος, "parola", "ragionamento"): Ruggero per raggiungere il suo bellissimo palazzo che rispecchia i pensieri della gente, pieno di oggetti meccanici o miracoloso, deve prima attraversare l'ardua strada piena di ostacoli sull'isola delle fate, venendo continuamente tentato dalle damigelle di Alcina. Forse è proprio per questa sua natura allegorica, che Logistilla è stata perlopiù dimenticata. Appare solamente nella fiaba della "Regina Marmotta", raccolta da Gherardo Nerucci, e aggiunta alle "Fiabe italiane" di Calvino. Lì il suo nome diventa Lugistella, e così, dato che Alcina nel Furiosa è paragonata al Sole, ho voluto dare alle tre fate un tema astrale.
Hab vor kurzem die fenomenale Glyndebourne Produktion von Alcina geschaut, also wollte ich mal hier dieses alte Bild von den Mädels posten.
Morgana taucht zwar im Furioso nicht auf, spiel aber im Innamorato eine wichtige Rolle als magische Shurkin. Boiardo gab ihr sowohl Eigenschaften der Bretonischen Feen (unterwasser Zauberwelt, entführter Liebhaber, weißer Hirsch mit goldenem Geweih) als auch der Italienischen Glücksvorstellung: sie trägt nämlich ihr Haar kurz und Roland muss sie verfolgen und am Schopf packen, um zu siegen. Morgana wurde zu der bösen Fee schlechthin im Italienischen Glauben und man sagt, sie lebe auf einem schwebenden Achloss auf der Straße von Messina. In Sizilien glaubt man auch, sie sei die Mutter der Feen und Donne di Fora.Alcina kommt in beiden Ritterepen vor, und ist eine tückische Zauberin, die die Ritter Astolfo und Ruggero bezaubert und auf ihrer Insel fest hält. Danach verwandelt sie sie aus Langeweile in Pflanzen, Steine oder Tiere. Doch als Ruggero dank der Hexe Melissa entkommt, spürt sie zum ersten Mal den Schmerz des Verlassen Werden und wünscht sich den unerreichbar en Tod. Auch sie spielt später eine Rolle in der Italienischen Folklore, wo sie mit der Sibylle, der Feenkönigin gleichgestellt wird. Händel basierte auf Alcina seine gleichnamige Oper.Logistilla wurde von Ariost erfunden und ihre Geschichte ist eine Allegorie für das schwere Überwinden von Genuss und Sünde um Verstand und Tugend zu erreichen (ihr Name selbst kommt vom griechischen λόγος, "Wort", "Gedanken"). Um iheen Fabelhaften Palast, voller technischen und magishen Wundern, muss Ruggero einen weiten schweren Weg überwinden, und den Versuchungen der Alcina wiederstehen. Eben wegen ihrer allegorischen Natur hat sie keinen Platz im Volksglauben gefunden. Nur im Märchen der "Murmeltierkönigin" von Gherardo Nerucci und Italo Calvino gesammelt, taucht sie als Lugistella auf. Darum wollte ich im Bild die Feen mit Himmelskörpern verbinden.
Recentoy watched the amazing Glyndebourne production of Händel's Alcina, so I wanted to post this old picture I had done of the girls.
While not appearing in the Furioso, Morgana plays an important role as Supernatural villain in the Innamorato. Boiardo gave her both elements of Breton fairies (underwater Other World, kidnapped lover, white deer with golden antlers) and of the Italian depiction of Fortune: she has short hair and Roland needs to chase her and grab her by her forelock to succeed. She also found much success in Italian folklore, where she became the go-to evil fairy of Folktales. In the South, she's believed to live on a floating palace on the Strait of Messina and to be the Mother of fairies and Donne di Fora.Alcina appears in both chivalry poems, and is a cunning sorceress who lures the knights Astolfo and Roger on her island and traps them there, before turning them into plants, rocks and animals out of boredom. But when Roger escapes thanks to the witch Melissa, the beautiful Fairy discovers the pain of abandonment and loss. She too found a place in Italian legends, where she was identified with the Sibyll Queen, ruler of the fairies. Händel based his opera "Alcina" on this facinating figure.Logistilla was invented by Ariosto, and her story is an allegory about the hardships at overcomming pleasures and vices in pursuit of reason and virtue (her name comes from the greek λόγος, "word", "reasoning"). Before reaching her truth-revealing castle, full of technological and magical wonders, Roger must go through the dangers of the fairy island, while resisting Alcina's temptations. It's probably because of her allegorical nature that Logistilla barely had an impact on the folk tradition. She only appears in the tale of "the Groundhog Queen", collected by Gherardo Nerucci and Italo Calvino, under the name Lugistella. I tried to use an astral theme with these characters, since Alcina is compared to the Sun too.
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spaziocomesichiama · 1 month
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30 dicembre 2022
Spazio come si chiama? promuove la mostra collettiva PECORELLE in collaborazione con spazio mirtilloxgalleriaarrivada e si impegna a dare rilevanza alla sua pecorella preferita: “La pecorella smarrita” di Arabrab Acnirt.
La mostra, inaugurata il 13 dicembre 2022, rimarrà aperta fino al 23 dicembre 2023, per tanti giorni quante sono le pecorelle esposte!
Seguono lə 375 artistə:
Luca Assi
Andrea Barbagallo
Aurora Biancardi
Francesca Bionda
Valentina Bobbo
Antonia Boschetti
Nicolò Camedda
Matteo Capriotti
Giada Carnevale
Pietro Chiarello
Filippo Benedetta Chilelli
Francesca Colombo
Lorenzo D'alba
Emma de Devitiis
Stefano de Paolis
Giovanni Diano
Pietro di Corrado
Luca di Palma
Alessandro di Silvestro
Lorenzo Finotti
Madeleine Fléau
Davide Giuseppe Fracasso
Ludovica Gugliotta
Inmotulus
Tommaso Lencioni
Giorgio Lorefice
Luca Loreti
Chiara Mapelli
Marzia Mazzone
Cecilia Mentasti
Will Merante
Nemo's
Edoardo Paci
Aronne Pleuteri
Cosima Pugliese
Davide Quartucci
Federico Riccobene
Davide Riganti
Camilla Rocchi
Davide Rossi
Valentina Schito
Peng Shuai Paolo
Chiara Sibilla
Matteo Tonell
Twee Whistler
Francesca Vanoli
Filippo Zoli
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Arabrab Acnirt
Giulia Loredani
Kamila Bracio
Costanza Merini
Aldo Corboletti
Cures Bito
Edoardo Destro
Matilde Verzanti
Eva Lela
Giulia Serafina
Marco Gottlieb
Beatrice Gorini
Marcella Schifo
Marcello Scafo
Lucrezia Hassan
Goberto Stayn
Michele Giasone
Brittany Spersa
Genniferra Lorensa
Billi Cancelli
Erion Bracio
Oscar Selvaggio
Stefano Falco Re
Rashid Ahmadi
Ben Dover
Rodion Romanovič Raskol'nikov
Brunilde Cospira
Irina Balls
Riano Goslingo
Enrico Calvino
Akane Qurban
Luca Bianchi
Saro Esposito
Biriz Cubiraq
Truo Detectivo
Mark Hawk
Lucrezia Lulashi
Climato Ciangio
Is Reale
Renato Angusto
Ilmana af Klinta
Eos Duemelilad
Giovanna Giorno
Guido Mista
Bruno Bucciarati
Fugo Pannacotta
Denisa Riotta
Giovanni Stella di Gio
Lisa Lisa
Suzie Q
Casca Male
Farnese Farnetica
Giovanna Poi
Luca Abete
Vivianne Giotto
Grace Cosima
Tommaso Nucco
Lucia Libellula
Lucio Lucertola
Luca Lupetto
Elio Femore
Obed Gazzelli
Rambo Sandri
Pierre Buraglio
Noël Dolla
Daniel Dezeuze
Yves-Alain Bois
Greta Pini
Leonardo di Pecora
Anna Rossi
Anna Lee
Roberta Filorosa
Drane Koqeku
Piccolo Amico
Costanza Piatto Rosso
Leze Lezia
Anatolia Carpov
Susanna Decostar
Mimma Pancia
Rosalia Tepelene
Katrina Fantasia
Regina Cane
Johan Van Dyck
Gjelosh Prifti
Loredana Burazzo
Clotilde Purelli
Ross Acco
Alice Triolo
Roberto Ast
Martina Vocado
Gesualdo Mino
Matteo Pecorotti
Lucia Nuro
Loris Tubaio
Pietro Liere
Andrea Computer
Andreea Quilone
Ernesto Viglie
Marco Balto
Lola Vandaia
Maurizioco Modino
Ismaele Very
Ariadna Weber
Griet Orta
Jacques Dubois
Sofia Rognoso
Emma Brahimaj
Emma Scalzone
Carla Dro
Agatha Lettera ai Corinzi
Arnaldo Perugino
Alex Love Car
Osvaldo Scioni
Tomas E. Martinez C.
Daniel Piloni
Marco Giuseppe Ricci
Aaron Ossia
Clara Ovvero
Caterina Carnesecca
Blerta Vernello
Francesca Franceschi
Caterina Tale
Joanna Argolo
Nicholas Harvey
Anne Høngaard
Astrid Schrage
Riccardio Salotto
Omar Iacone
Merino Merini
Alberto Sorrentino
Gennaro Martino
Diana Comasina
Pietra Brenta
Osvaldo Luciani
Pino Obaldi
Emanuele Labirinto
Laura Pimento
Pippi Calzecorte
Carlo Marco
Federico Angolo
Giuseppe Renna
Dennis Freeway
Alina Lorenzin
Giacomo Krispi
Damiano dei Maneskin
Daniele Zuppa
Gurlami Rabaglio
Nicola Lanterna
Mario Vanni
Zaccaria Tuofratello
Marta Cantarelli
Andrea Fragalà
Vittoria Campestre
Simona Duecentoquattro
Marina Sghirripa
Mathias Birri
Eva Allegra
Franco di Ladro
Matilde N. Tista
Agnese Mare Chiaro
Nicola Fossarrelli
Alessandro Medario
Dario Buzzati
Kim Cardascio
Gennaro Candela
Bella Adito
Gigio Costa
Pietro T. Tola
Salvo Salvini Salvuzzi
Vitangelo Moscarda
Anna Rosa
Quantorzo Rovelli
Firbo Malatesta
Marco di Dio
Dida Moscarda
Guido Guidobaldi
Loredana Cuore Dolce
Leonardo Agamben
Giorgio Caffo
Katia Andreani
Evandro Morino
Priscilla Oscilla
Torquato Pirelli
Franca Stella
Romana Tedeschia
Marco Gusati
Anna Vigatore
Rodolfo Caffot Titi
Aronne Cromante
Paola Costa
Ameriga Restucci
Valeria Riva
Severina Salvemini
Francesca Bonami
Giuliana da Empoli
Ilario Tondarini
Bruno Gabbiato
Carlo Accardi
Gion Giorno
Frank Baselitz
Franco Struzione
Shinji Ikari
Frulanzo Arroganzo
Berenice Frac
Piero Birdo
Giacomo Daniele
Daria Godaria
Armando Lomiti
Milo Margelli
Osvaldo Tirimai
Agata Lauretto
Morgana Ercani
Eris Sarrola
Antoine Lubezzi
Gina Strada
Rosalind Merighetti
Margherita Florenzia
Demetria Gagliarda
Albi Liardino
Stefano Universo
Greg De Maio
Rosa Quarzo
Rebecca Zucchero
Marzia Pane
Marzapane
Cristallo Acqua
Marco Zucchero Bergo
Ashley Pi Pi
Sara Frascaro
Gabriele Barbapapa
Asia Triolo
Occhio’s
Dajana Corvetto
Mimmo Nanni
Giuseppe Castagneto
Kate Groovy
Goffredo Bezone
Uinstone Chiesa Tranquilla
Giovanni Lennone
Isacco Nuova Tonnellate
Avladar Avladar
Giovanni Berrimore
Melania Marrone
Vittoria Dietrocarne
Flatnind pierici
Sarto Lesto
Ettore de La Siepe
Dozia Gatto
Susy Za Arep
Anacleto Vis a Vis
Claudia Francesca
Giorgia Panigatti
Una persona
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Carmine Curmini
Mirko Nebbia
Paulo Dybala
Ipona Cosimi
Giovanni Famoso
Alice Febe Lu
Freeda Cavallo
Martina Drip
Giorgio Costanza
Federico di Marco
Francesca Ricotta
Anita Pellizza
Alessia Mackenzie
Benedetta Rolesco
Matilda Curino
Elena Stanza
Alessia Casablanca
Luca Gianotti
Lorenzo Berrati
Enrico Meta
Claudio Cicciacalda
Salvo Servizio
Bruno Funari
Davide Gallo
Camilla Lilla
Martina vergesi
Mattia Vaivia
Rosa Culetto
Viola Respiro
Stefania stanza
Resta in Pace
Drake Kadri
Pasquale Porrari
Fabrizio Fine
Carla Schievane
Elio Nato Vivo
Michael Millais
Tua Madre_
Enne Enrepo
Harris Farts
Enrico Riccobene
Pietro Parco
Arancio Sole Chiaro
Terza in Comodo
Frank il Giardino
Manca Poco
Samantha Sole
Martino Picardi
Mira Sema
Pasquale Pasqualon
Ginestra Tonini
Nicole Vaiani
Karim al-Rahmān
Isotta Mbabazi
Glenda Golubev
Giulia Roncali
Michael Scott
Dwight Schrute
Jim Halpert
Andy Bernard
Kevin Malone
Creed Bratton
Stefano Ruggero
Moses Okello
Antonella Ottaviani
Erika Milelli
Alessia Rizza
Michela Lepore
Giovanni Mucciacca
Pietro Pacciani
Maggiori informazioni sulla piattaforma Instagram: @spazio_come_si_chiama, @spazio.mirtillo, @arrivada e @pecorella_smarritaa.
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DOMENICA 04 SETTEMBRE 2022 - 🔸♦️ SANTA ROSALIA ♦️🔸 Rosalia Sinibaldi (Palermo, 1130 – Palermo, 4 settembre 1170) è venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Patrona di Palermo, il suo culto è uno dei più diffusi di tutta la città e dell'intera Sicilia. Il tradizionale Festino di Santa Rosalia è un importante evento civile che coinvolge centinaia di migliaia di persone. Le sue reliquie sono conservate presso la Cattedrale di Palermo, a lei dedicata assieme alla Vergine Assunta. Rosalia Sinibaldi nacque nel 1130, presumibilmente a Palermo, dal conte Sinibaldo Sinibaldi, signore di Monte delle Rose e Quisquina, membro della famiglia dei Berardi, noti come Conti dei Marsi, famiglia discendente diretta dell'imperatore Carlo Magno, e dalla nobile Maria Guiscardi, nipote del re Ruggero II di Sicilia. È nota per essere stata altresì pronipote dei cardinali Berardo dei Marsi, Giovanni di Tuscolo, Leone Marsicano ed Oderisio di Montecassino. Quanto alla sua nascita, è stato tramandato che nel 1128 il re Ruggero II di Sicilia, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con la moglie Elvira di Castiglia, vide apparirgli una figura che gli disse: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine». Per tale motivo, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina fu chiamata Rosalia, da un'etimologia popolare latina secondo cui il nome Rosalia sarebbe composto da rosa e lilium, ovvero rosa e giglio. Esiste un'altra tradizione che vede spettatori della visione Guglielmo I di Sicilia e sua moglie Margherita di Navarra, ma tale avvenimento non può essere accaduto poiché Rosalia nacque nel 1130, mentre Guglielmo regnò dal 1154 al 1166. Da giovane Rosalia visse in ricchezza presso la corte di Ruggero e la villa paterna, ubicata nell'attuale quartiere di Olivella. Rosalia, educata a corte, per la sua bellezza e gentilezza nel 1149 divenne damigella d'onore della regina Sibilla di Borgogna. Un giorno il conte (o secondo altri principe) Baldovino (erroneamente identificato con Baldovino III di Gerusalemme) salvò il re Ruggero da un animale selvaggio, un leone secondo la leggenda, che lo stava attaccando; il re al (presso Palermo, Italy) https://www.instagram.com/p/CiElAhhoI1O/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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grinoir · 3 years
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Deific/Major Familiars and the Table of Offers
As stated before, the Deific Familiar is the first Familiar one has to approach. It corresponds to the patron God or Goddess of the contemporary practitioners, although in the past the concept of “Divinity” in a non-christian sense got lost with the end of real paganism. From then on, these entities were addressed as more powerful Spirits.
A BIT OF HISTORY
In the middle ages and in the first modern era, the Deific/Major Familiar appeared as the head of the Procession of the Dominae Nocturnae (Signore della Notte, Ladies of the Night).
All throughout the Europe of this period, we always find the same theme, although called with different names: there’s a figure, the Deific Familiar, that procedes with a following of Spirits (usually women and associated with Fairies) and human Souls (the so called Witches, that evidently were non other than individuals that were having an extracorporeal experience) passing from house to house.
Those who wanted to have the favors of said Procession and of the Deific Familiar that was the head of it, would completely clean the house, putting everything in order, making the beds, etc. Then they proceded to prepare the table for these Spiritual guests, leaving food and drinks on the kitchen table for the night.
During the night, the Procession would enter the house, stopping to eat, drink, dance and sing and the Deific Familiar, with his/her wand, would have blessed the same food: the Procession could only eat the Spiritual aspect of the food, filling the Material aspect with prosperity and many other virtues.
In the morning, the blessed food was supposed to be eaten and the left overs preserved.
According to some scholars, the theme of the Procession of the Dominae Nocturnae has its origin in the theme of the Wild Hunt or the Procession of the Dead.
The Wild Hunt was the Procession of Spirits of those who fell honorably in battle, according to the Viking beliefs, the Einhejar, together with the Valkyries, guided by Wotan (Odin), and it was said that it could be possible to see it in some occasion in the battlefield.
This theme will slightly change in the christian epoque, becoming the Procession of the Dead, a procession of Spirits of those who died a violent death, suicides, non baptized children and people who weren’t evil enough to deserve eternal damnation in hell, but that could not access Paradise either (the concept of Purgatory was developed from here). This belief, even if born in the germanic/norse world, will spread throughout Europe, thanks to the extensive preaching of the christian priests, that, while trying to eradicate said beliefs in the population, obtained the opposite effect.
This theme would then be changed and adapted by every culture: Wotan was substituted with local figures, first among all, Hellequin (from “ Helle König”, the King of Hell, from which Dante developed the figure of Alichino, that later became the famous figure of Arlecchino, Harlequin).
From the initial Wild Hunt, two different Processions would be developed:
Procession of the Dead, with a male like Hellequin as the head
Procession of the Dominae Nocturnae, with a female like Diana or Aradia as the head. This theme also received the influence of the beliefs on Fairies. In numerous cases the figure head of the Dominae Nocturnae is also the head of the Fairies (Doamna Zinelor in Romania, the Fata Maggiore in Sicily, the Queen of Elphame in Great Britain).
This introduction is useful to understand how to choose our Deific Familiar. This Familiar was different in each region, although the european theme was the same. It depended on local latent beliefs, while the myth of the Procession was pan-european, thanks to the christian priests.
CHOOSING OUR FAMILIAR
Said choice must be thoughtful; we’re linking ourselves with a Spirit, a link that will probably last for all our lives. It cannot be taken lightly.
With this premise, the first thing to do is to seek documents of Witch trials in our area. Usually, the most useful ones are the ones before the 1550s, because around this moment in when the Church starts to associate Witchcraft with the Devil, so we risk to find trials that describe Satan as the head of the Procession, instead of other Spirits, like Diana, Aradia, la Signora del Gioco (Lady of the Game), and others. Said trials are completely useless for our ends.
Analizing these trials and the local folklore (like reading books of popular legends about Witches) we need to pay attention to:
the names of the heads of the Witches
the names of the heads of the Fairies
the names of the heads of the Wild Hunt/Procession of the Dead
the names of other figures deriving from pre-christian divinities present in the folklore
The facebook page “Gli Dei della Stregoneria Italiana” already did good part of the job. Of course this work isn’t exhaustive and it’s good practice to try and integrate it with a personal research, but it’s a good way to start.
[Translator note: I will list the names and the regions to help the non italian speakers that benefit from these translations]
Sicily: the Regina delle Fate (Queen of the Fairies), also called Savia Sibilla, Signora Greca, Signora Grazia, Donna Inguanto, Mandotta and Donna Zabella; the Re delle Fate (King of the Fairies) also called Re Cozzo or Re Cucco.
Sardinia: Diana (the sardinian Fate were called Janas); Maimone also called Maimulu and Mamuthone (probably derived from Dioniso Mainoles. Aradia (also called Mama Erodas, Arada, Araja or Rejusta) was also seen as the patron of the Janas.
Calabria: in this folklore, the table were prepared for the Fatae, that the local albanian minority also called Drekezit o Fiatazit. There are also the figures of the Sibilla Cumana, of the local Befana called Papparutu or Pacciarutu and a group of local healers called Cerauli that had St. Paul (substitution to Eracle) as their patron.
Apulia: the Patrona de la Cheise, figure similar to the Donne di Fori/Donne di Fuori/Patruni di Casa/Patruni di Luocu Siciliane. One salutes her saying:”Bon ggiorne a la Patrona de la Cheise, u mmaile ca esce e un bbeine ca triese” (”Good morning to the Patrona de la Cheise, an evil that goes away and a blessing that enters”). To protect yourself from the apulian Streghe, the Masciare, the locals said “Driana meste ca va pela vì” (”Master Diana that travels the roads”). The local paganism of the V sec. a.C. consists in the cult of a divinity of the Sun (Mitra or Apollo?) and a divinity of the Moon (Diana?). Dioniso is the god linked to the Tarantismo, substituted by St. Paul in later times.
Basilicata: the Madonna Nera di Viggiano, probably derived from Persefone, has a black face and wonders between the fields of wheat and the cattle, it was a dark divinity from the shadows of the earth’s womb, the farmers’ Persefone, an infernal goddess. We also find prayers to the Santo Sole (Saint Sun), probably a remainder of Apollo or Helios.
Molise: the cult of St. Cosma and St. Damiano comes from the cult of the Dioscuri and in part from the cult of Priapo. This region shares with Campania the figure of the Ianare, the local Streghe, and as a result of Diana that gives the name to these Streghe.
Campania: Diana gives the name to the local Streghe, the Ianare/Janare and it’s linked to the cult of the Noce di Benevento (the Walnut tree of Benevento), together with Godan (Odin) and Iside (Isis). The folklore mentions other gods: the Zucculara (Hekate), Cupindo (Cupido), Erodiade (Aradia) and the Sepilla la bella (the Sibilla Cumana).
Lazio: Aradia lead the Streghe to Rome and gathered them together the day of St. John, near the homonym basilica. We also read about the Meridiana or Marianna, a demon of noonday, probably deriving from Diana. Cupiddo (Cupid) was also worshipped.
Abruzzo: this region shares with Umbria and Marche the cult of the Sibilla Appenninica (also called the Sibilla Picena or the Sibilla di Norcia); probably derived from the cult of Cibele, Cupra, Nortia or Venere; others think this figure was the Sibilla of the god Pico. The goddess Angizia in the origin of the figure of St. Domenico di Cocullo. Some of the other cults are the goddess Ancharia and Ercole Curino, the goddess Maia, the god Hermes, the Pasqua Pefanij or Bboffe, a feminine figure linked to Epiphany.
Tuscany: the tuscanian Befana, has the same origin of the venetian Redodesa; the Fantasma, a figure linked to Hekate; the Maga Accina on mt. Amiata, linked to the Sibilla Appenninica. The belief in Diana and Aradia is documented by the archbishop Sant’Antonino in the XV sec d.C., long before Leland.
Emilia-Romagna: the goddess head of the Streghe is called the Domina Cursus and Sapiente Sibilla. Other pagan figures of the local folklore are: the Borda, deriving from Borvo/Bormo a celtic god that presides the thermal and spring waters; the Fata was corresponding to the germanic Perchta, seen as a nice old lady, very clean and with a welcoming attitude.
Again, it is vital that you make your own research by looking up the names of these divinities and accessing the documents of the trials.
Once obtained these names, starting from the region(s) that we choose as a point of reference and the call that we feel towards a specific divinity, we can operate the decision of our Deific Familiar.
THE TAVOLO DELLE OFFERTE
Now that we have chosen our Deific/Major Familiar, we can start with the Tavolo delle Offerte (the Table of Offerings), a table spread with food and drinks for our Familiar and their Procession.
Here is how it goes:
Thoroughly clean the house (or at least the room in which you’ll operate this ritual, usually the kitchen).
Set the table (if we’re forced to work in other rooms, an altar will suffice) with a clean tablecloth, table napkins, cutlery, dishes, glasses, a bottle of wine or another drink of choice and the following meals (first course, second course, side dish, dessert or fruit). You’ll also need one or more chairs, so that our guests can seat.
Recite a prayer to manifest that we’re leaving this offering to our Deific Familiar and its following, inviting them inside, allowing them to dance, eat, sing and drink inside our house and asking them to consume our food and to bless it after they consumed its Spiritual aspect, and to cast their blessing upon us, our house and to its inhabitants.
We can light some incense and leave some musical instruments as a further offer. Adding candles and tapers that represent our Deific Familiar, statues or images of them, flowers and so on, it’s also acceptable. These are contemporary additions, but the banquet is the necessary base of the offering.
In the morning, we will approach the table, thank the Deific Familiar and we’ll eat the blessed food. Upon finishing the meal, we’ll thank the Deific Familiar once more, we’ll tell them goodbye and procede to clean up.
WHEN AND HOW OFTEN LEAVE THE OFFER?
The foundation of the relationship with a Familiar Spirit is to nurture them, in order to fuel the link between ourselves and the Spirit. In the past, the Strega fed their Familiar once a day. In this age, some people make offering everyday, others a few times a week or even once a week. In my opinion [TN: the author’s opinion] we should make an offer at least once a week.
[Translated and adapted from https://tradizioneitaliana.wordpress.com/2018/04/04/introduzione-alla-stregoneria-tradizionale-iii-i-famigli-deifici-e-il-tavolo-delle-offerte/]
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mila-06 · 3 years
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«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt' i disii
appropinquava, sì com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
Bernardo m'accennava, e sorridea,
perch' io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:
ché la mia vista, venendo sincera,
e più e più intrava per lo raggio
de l'alta luce che da sé è vera.
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
Qual è colüi che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visïone, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,
e fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
ché, per tornare alquanto a mia memoria
e per sonare un poco in questi versi,
più si conceperà di tua vittoria.
Io credo, per l'acume ch'io soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.
E' mi ricorda ch'io fui più ardito
per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.
Oh abbondante grazia ond' io presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!
Nel suo profondo vidi che s'interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:
sustanze e accidenti e lor costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch'i' dico è un semplice lume.
La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.
Un punto solo m'è maggior letargo
che venticinque secoli a la 'mpresa
che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.
Così la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
Omai sarà più corta mia favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.
Non perché più ch'un semplice sembiante
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;
ma per la vista che s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava.
Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.
Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XXXIII)
Tamara De Lempicka, La Vergine Blu
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nanshe-of-nina · 5 years
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Women of the House of Hauteville
Emma de Hauteville. Daughter of Robert Guiscard and Aubrée de Bourgogne. Mother of Altrude de Hauteville, principessa di Salerno. Grandmother of Marie de Hauteville, comtesse d’Édesse.
Mathilde, comtessa de Barcelona. Daughter of Robert Guiscard and Sichelgaita di Salerno. Grandmother of Ximena d’Osona, comtessa de Fois; Berenguera de Barcelona, reina de Castilla; Estefania de Barcelona, comtessa de Bigorra; Almodis de Barcelona; and Ermengarda, vescomtessa de Narbona.
Sibylle, comtesse de Roucy. Daughter of Robert Guiscard and Sichelgaita di Salerno. Mother of Mabel de Roucy, comtesse de Jaffa.
Mathilde, comtesse d’Eu and comtessa de Tolosa. Daughter of Roger Bosso and Judith d’Évreux.
Félicie, magyar királyné. Daughter of Roger Bosso and Éremburge de Mortain. Mother of Árpád-házi Zsófia. 
Constance, princesse d’Antioche. Daughter of Bohémond II, prince d’Antioche and Alix de Jérusalem. Mother of Marie d’Antioche, Byzantine Empress; Philippa d’Antioche, dame de Toron; and Agnès d’Antioche, magyar királyné.
Constance, regina di Sicilia. Daughter of Roger II of Sicily and Béatrice de Rethel. Mother of Holy Roman Emperor, Friedrich II.
Elvire, comtesse de Brienne. Daughter of Tancrède I of Sicily and Sibilla di Acerra. Mother of Marguerite de Brienne, comtesse de Sidon. Ancestress of Jacquette de Luxembourg, Duchess of Bedford.
Constance, dogaressa di Venezia. Daughter of Tancrède I of Sicily and Sibilla di Acerra.
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maxdemigodpower · 4 years
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Sul Lago
C’è un lago, nel sogno, illuminato dai raggi della Luna.
Quel lago, è un lago di acque profonde. Alcune anime le attraversano, si perdono fra i suoi flutti, passano oltre.
Altre restano sulla riva, sulla vecchia strada di pietra e fango limaccioso che circonda le sponde, tra l’erba alta e le calle e i richiami delle folaghe sempre affamate di qualunque mollichina i passanti siano così buoni da condividere.
Alcuni spiriti vagano fra le rovine di un antico tempio di Apollo. Qualcuno dice che su queste rive, perso tra i sentieri nascosti oltre gli sguardi, vi sia il vero antro della Sibilla, ormai custodito solo dai gatti e dal passaggio di qualche lucertola fuggiasca che spera di salvarsi la coda una notte di più.
Nessuno resta a lungo. Le antiche sponde sono solo un luogo di passaggio. Non fatto per prendervi dimora, ma solo per essere attraversato o brevemente sbirciato, prima di tornare indietro.
In riva al lago, sotto i raggi argentei dell’Astro di Artemide, cresce un albero di Melagrane. 
Un albero così perfetto, nell’insieme del quadro che col lago dipinge, che sembra impossibile pensare che non sia sempre stato li, il pensiero accettabile solo per chi comprende che la Storia è un cerchio, ed il futuro ed il passato si rincorrono, incontrandosi nel presente.
Le sue radici sono profonde, ancorate nella Terra come se potessero scendere ben sotto di essa, fino a luoghi dimenticati da quasi tutti gli Dei, dove l’acqua non scorre in laghi ma in fiumi che danno da bere a immensi e infiniti campi di grano.
I frutti che porta splendono debolmente sotto il cielo nero rischiarato dalla luna, turchesi e pulsanti, blu come le acque del lago quando la regina della notte nasconde il viso dietro una nuvola fuggiasca. 
Un solo spirito ritorna  sotto le sue foglie ogni sera, da alcuni giorni. Continuerà a tornare, le lucciole spettegolano fra loro, ancora molto a lungo. 
I grilli dicono che non faccia mai granchè. Che sieda, semplicemente, guardando le stelle nel cielo che disegnano la Chioma di Berenice, di tanto in tanto sorridendo. Che alle volte sia triste, e cerchi a lungo qualcuno passeggiando sui vecchi sentieri battuti da tante anime prima della sua.
Non questa notte, commentano le folaghe, però. Questa notte appare armato di proposito negli occhi, che brillano come i Melograni di quell’albero solitario.
La libellula che è passata di li ha raccontato ai pesci di averlo visto restare a lungo in piedi accanto all’albero. E ogni spirito che passa, dopo che il Principe dell’Averno ha abbandonato le sue rive, racconta la stessa storia.
E’ la storia di una fotografia, di una Signora dell’Olimpo che sorride con occhi verdi e capelli lunghi come quelli delle Principesse delle favole, con un sorriso che è felice, ma non felice come quello degli sciocchi. Felice come quello di chi apprezza la felicità e l’apprezza davvero, perchè sa cosa vuol dire non averla, e la tiene stretta e quando l’ha lo condivide col mondo, illuminandolo con una sola occhiata.
Ed è la storia di un foglio affisso nel tronco con la foto e trafitto con un sottile coltello d’osso. Un foglio su cui è stato lasciato un messaggio, solo quattro parole.
“ D o   i t   f o r   h e r . ”
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pangeanews · 7 years
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Susan Stewart, la regina della lirica Usa: “In questi tempi oscuri, la poesia è luce”
Di bronzo e di vento. Sono così i versi di Susan Stewart. Incisi sul dorso pleistocenico della Storia. Eppure. Con quel fiato leggero che li stringe. Foglie di bronzo. Parole di Sfinge e di Sibilla. Indelebili e fragili.
Susan Stewart, photo Annette Hornischer, American Academy in Berlin.
Lo sa chi ha frequentato l’opera di uno tra i più alti poeti americani contemporanei, non tanto per la sfilza di premi (oltre al National Book Critics Award, il Truman Capote Award per la critica letteraria, ad esempio) e di riconoscimenti (insegnante alla Princeton University, è chancellor dell’Academy of American Poets), ma per i versi, vertiginosi, in picchiata, famelici, radunati in due volumi ormai di culto Colombarium (Ares, 2006) e Red Rover (Jaca Book, 2011). “Le sue poesie, viste nel loro assieme, si presentano come meditazioni liriche, come avventura del pensiero di una che non sa se si muove o no nel cerchio magico di rimandi e tracce e in un labirinto di specchi, ma vuole ardentemente sapere la verità”, ha scritto di lei Giuseppe Mazzotta. Con disinvoltura lirica, in effetti, la Stewart passa – come movenze che ricordano Charles Wright o Wallace Stevens – da una poemetto sulla Macellazione – di feroce incanto – a quella fioriera di luci che è Il deserto 1990-1993, puramente eliotiana (“Colui che è stato toccato/ è diventato tatto e forma; colui che è venuto/ nella luce, è divenuto luce/ e movimento; colui che si è riversato/ nel suono, è diventato parola del silenzio;/ mandato in mezzo al tempo, è diventato tempo che emerge.// Mentre il passato si accresce, il futuro diminuisce/ e la paura assume i tratti dell’amore”). Più prosaicamente, la Stewart è tra i grandi poeti di oggi, i rari titani che reggono il tempo contro l’idiozia del presente, l’idolatria dell’indegno. Legata alla poesia italiana – ha tradotto i versi, abbaglianti, del pittore Scipione e Alda Merini, sta traducendo Milo De Angelis – la Stewart è poeta che non ha paura del peso della cultura né del knock-out dell’ispirazione. In una mail privata le ho scritto, grosso modo, che se i poeti, in Italia, troppo spesso, sono come le mosche che ruotano intorno al proprio ronzio ossessivo, alla litania dell’io, lei è un’aquila. Il poeta non deve avere timore della narrazione larga, degli spazi amplissimi; deve sfidare il sole e il verbo del potere. Classe 1952, la Stewart ha appena pubblicato, per Gratwolf Press la sua ultima raccolta, Cinder. New and Selected Poems (pp.256, $ 25.00). In calce all’intervista, per gentile concessione – e per la traduzione di Maria Cristina Biggio, che ne cura l’opera in Italia – un testo inedito, Piano Music for a Silent Music. Riguardo alla poesia, così scrive la Stewart: “è una rivisitazione del Diavolo in corpo, il romanzo di Raymond Radiguet, che ho conosciuto anche attraverso il bel film di Marco Bellocchio. Ho scritto il poema in un periodo in cui sperimentavo nuove forme narrative; ho pensato che sarebbe stato intrigante lasciare che un poema traesse un ‘film’ dal romanzo, proprio come fa il film di Bellocchio”. E noi, precipitiamo nella luce.
  Che tipo di poesia ‘funziona’ oggi negli Stati Uniti?
“A mio avviso – da quello che leggo sui giornali e sulle riviste e dai libri che mi passano sotto mano per la collana poetica che curo per la Princeton University Press – molti poeti statunitensi scrivono poesie brevi, molto spesso in prima persona, narrando esperienze personali. Il verso libero è più comune del verso in rima. Le forme complesse, l’uso delle forme poetiche tradizionali, è più difficile da trovare. Ma i poeti stanno realizzando qualcosa di nuovo nel poema in prosa, che contempla lavori sottilmente etnografici. Molti libri recenti sono organizzati intorno a concetti o temi – un periodo storico o un evento, una voce particolare o una particolare prospettiva, un aspetto della grammatica. Altri poeti stanno esplorando i modi teatrali della lettura poetica. C’è una grande energia nella poesia americana; la nostra cultura poetica è arricchita dalle enormi differenze geografiche tra le nostre regioni, dai disparati stili e toni delle nostre città, dalle mutevoli esperienze che i poeti di ogni generazione innervano nel loro lavoro. La lingua stessa è un intruglio genuino di toni alti e bassi, di vecchie e nuove espressioni – quella gamma poetica, insomma, che si avverte nelle nostre poesie”.
Che tipo di poesia sta scrivendo, ora? Verso quale ricerca poetica si sta inoltrando?
“L’anno scorso ho scritto un lungo poema (25 pagine) intitolato Channel, che ha seguito il corso di un nuovo fiume planetario, dalla sua scaturigine, in una alcova in mezzo al mare – dall’Atlantico a Siracusa, rileggendo la leggenda della fonte Aretusa e muovendo attraverso il passaggio dalla stagione invernale alla primavera. La poesia è diventata un’opera d’arte, realizzata con la mia amica Ann Hamilton (che si può vedere qui). Il lavoro è stato pubblicato sulla Paris Review. Dopo quella scrittura, sono tornata a piccole poesie che si basano sull’ascolto dei suoni quotidiani – una specie di musica candida. Non sono certa che siano testi riusciti, ma tutto questo lavoro confluirà nella mia prossima raccolta di poesia. Intanto, sto facendo molte letture tratte dal mio nuovo libro, Cinder. New and Selected Poems, pubblicato quest’anno da Graywolf Press”.
Quali sono i suoi maestri, le sue fonti di ispirazione? So che ha tradotto, tempo fa, lo straordinario poeta e pittore italiano Scipione, come mai?
“Ho tradotto la prosa e la poesia del grande pittore Scipione con la mia amica, la filosofa Brunella Antomarini, più di un decennio fa. Nel frattempo, ho tradotto e pubblicato un libro di poesie di Alda Merini, e sto traducendo, con Patrizio Ceccagnoli, le poesie di Milo De Angelis. Abbiamo pubblicato Tema dell’addio e abbiamo da poco terminato di lavorare su Incontri e agguati. Io e Patrizio abbiamo recentemente fatto alcune traduzioni da Sandro Penna, che sono apparse su Nuovi Argomenti. L’opera di Leopardi, Montale e Ungaretti è stata importante per me e io ammiro molti poeti italiani contemporanei, Patrizia Cavalli, Luigia Sorrentino, Valerio Magrelli e Antonella Anedda, ad esempio. La lingua italiana ha mezzi diversi per la poesia da quella inglese, e indagare le differenze può essere fonte di ispirazione. La poesia italiana – o meglio, la poesia europea – non è molto conosciuta negli Stati Uniti, oggi. Né la poesia contemporanea di altre parti del mondo, inclusa la poesia britannica e quella australiana. Ma molti di noi stanno modificando questo atteggiamento – attraverso traduzioni, interviste, e aiutando gli ospiti ogni volta che possiamo avere tempo e risorse. Per quanto riguarda le mie influenze, io insegno storia della poesia inglese e il mio lavoro è legato in special modo al XVII secolo e alla poesia Romantica. Donne, Herbert e Marvell, Coleridge, Keats e Wordsworth sono influenze vitali, così come i Modernisti e i loro seguaci – Moore, Bishop, T. S. Elio, H.D., Williams, Pound, Duncan, Ammons. Tra i poeti viventi sono stata vicina a Susan Howe, John Koethe, John Ashbery, Allen Grossman e Eleanor Wilner”.
Qual è il futuro della critica letteraria?
“Attualmente, sono impegnata più nell’insegnamento che nella critica, ma io credo che i poeti abbiano un ruolo importante nel formare il gusto del proprio tempo. Possiamo scrivere dell’opera che abbiamo ammirato, che ancora amiamo, aiutando a costruire un nuovo pubblico per essa – ogni opera importante introduce nuovi modi di leggere e io mi affido alla critica letteraria, come lettore e come professionista, per estendere il mio giudizio e la mia sensibilità. In questo senso, la critica può essere un efficace antidoto alla proliferazione dei ‘like’ e delle ‘starlette’ dei social – gesti vuoti che ci riducono a meri consumatori. Le riviste nazionali popolari e i quotidiani negli Stati Uniti hanno fatto poca critica poetica e il numero di pubblicazioni e di uscite è stato piuttosto misero nel recente passato. Ma Internet ha aperto la possibilità di raggiungere lettori, e proprio l’anno scorso ho cominciato a notare che si sta instaurando un modo più sofisticato e complesso, nelle sedi popolari, di discutere di poesia. Non abbiamo le ampie pagine culturali nei quotidiani che avete in Italia (e in Francia e Germania), ma forse questa situazione potrebbe lentamente cambiare, specialmente con il declino del cinema e della musica commerciali, che hanno dominato spesso la cultura popolare americana”.
Che valore ha il poeta, oggi, nella vita civile? Che voce porta il poeta nella cultura americana?
“I poeti americani vivono per la maggior parte nell’oscurità – come sempre di più fanno gli scrittori di letteratura seria. I nostri politici o i potenti non si vergognano di non sapere nulla di poesia – o di arte, di musica, di cultura in generale. C’è un crescente anti-intellettualismo nel circoli della destra e una corrispondente reificazione dei termini da parte della sinistra. Così, le piccole librerie o le biblioteche locali non possono prosperare e diversi poeti americani si organizzano in comunità – spesso in città e regioni specifiche, come San Francisco, Los Angeles, Austin, Minneapolis, New York, la mia città, Philadelphia, e nelle aree rurali del Nuovo Messico, del Vermont, del Maine. Questa è una lista incompleta, ma il punto è che i poeti si cercano, organizzano letture e convegni – e generazioni di insegnanti e di studenti si incontrano, soprattutto nei college e nelle università, per creare eventi di poesia. Molti di noi sono impegnati nell’insegnamento e nella lettura di poesie nelle scuole elementari, nelle prigioni, negli ospedali, nelle case per anziani e in altre sedi. Non è inusuale che un poeta collabori con artisti e compositori. La poesia sopravvive perché è un modo ampio, spazioso per pensare, che coinvolge tutto il nostro essere. Il nostro lavoro come poeti non dovrebbe inibire i compiti che abbiamo come cittadini – promuovere la verità, avvalorare la democrazia, stabilire la giustizia. In questi tempi oscuri, la poesia è una forma di luce”.
*
Piano Music for a Silent Movie
The gossips whisper their reproaches—
was it my fault I was too young for the war?
  A muddy rain spoils every picnic,
but the fields are thirsty, the farmers are poor.
  My talent lies in kissing and pretending,
and climbing barefoot up a trellis in the dark.
  The neighbors are sharpening their pitchforks,
though no one dares to tell us. In the park
  I found her note pinned to a linden,
her hair-ribbon snagged in a pine
  –All the world worries a lover
when all the world seems like a sign.
  I crossed the weedy river
and floated along to her door.
  She promised me a portrait of the roses:
Forever Pearl, and Malakoff’s Tour,
  Gloire de Dijon, and Maréchal,
the Souvenir of Malmaison;
  I promised her nothing but trouble–
my être had no raison.
  Her hens pecked the grain from my pockets;
her cat ate the butterfat.
  You needed a coupon for coffee, so I
brought her some cherries in my hat.
  She stowed her watercolors in the rowboat–
I threw my books in the stern;
  The oars dripped blue across our shoes
and we banked in a bed of ferns.
  The crazy maid shattered the porch roof
while the merry-go-round never stopped.
  Cannon pounded in the distance
(or was it thunder?)–every ear felt the pop.
  As for us, we were always falling, deeper
than the tides and the moon,
  Deeper than the quarry and the well,
and the shadows that hide at noon.
  All this frenzy set the cocks a-crowing–
she let me pick a table and a chair,
  The olive-wood glowed to embers:
she let me let down her hair.
  “I kissed his ear and his elbow,” she sang,
and the silky side of his thigh.
  I kissed his knees, I kissed his lips
and then he waved goodbye.”
  Our little spirit flitted,
as fast and light as a moth.
  “Shameful,” they said, “unlawful
–a troth, in the end, is a troth.”
  Love is a lapse and lovers liars,
the father weeps, the mother sighs.
  The wagons are circling
below the bedroom floor.
  One laughs too much,
the other cries.
  The honeysuckle lost its honey
and the hens took their grain indoors.
  Frost leveled the ferny banks
and ice grew thick on the oars.
  I saw her face in the water.
I saw his face in the glass.
  Some of us live in the present,
and some of us live in the past,
  But it’s the bootblacks marching toward the future
who trample the summer grass.
  The gossips whisper their reproaches–
was it my fault I was too young for the war?
  A muddy rain spoils every picnic,
but the fields are thirsty, the farmers are poor.
    Musica al piano per un film muto
Le voci bisbigliano le loro rimostranze—
colpa mia se ero troppo giovane per la guerra?
  Una pioggia torbida rovina ogni picnic,
ma i campi sono assetati, i contadini poveri.
  Il mio talento sta tutto nel baciare e nel fingere,
e nell’arrampicarmi a piedi nudi su un graticcio al buio.
  I vicini stanno affilando i loro forconi,
anche se nessuno osa dircelo. Nel parco
  trovai il biglietto di lei appuntato a un tiglio,
il nastro dei suoi capelli impigliato a un pino 
  —Il mondo intero si preoccupa di un amante
quando il mondo intero sembra essere un segno.
  Attraversai il fiume verdeggiante
e mi lasciai sospingere fino alla sua porta.
  Lei mi promise un ritratto delle rose:   
Forever Pearl, Malakoff’s Tour,
  Gloire de Dijon, e Maréchal,
Souvenir of Malmaison;
  Io non le promisi altro che guai—
il mio être non aveva raison.
  Le sue galline beccarono il grano dalle mie tasche:
il suo gatto mangiò il grasso del latte.
  Serviva un buono per il caffè, così
le portai delle ciliegie nel cappello.
  Lei ripose gli acquerelli nella barca a remi—
io gettai i miei libri a poppa;
  I remi gocciarono blu sulle nostre scarpe
e noi ci inclinammo di lato a un letto di felci.
  La governante pazza sfondò la tettoia del portico
mentre la giostra andava avanti senza sosta.
  Un cannone sparò in lontananza
(o fu un tuono?)—ognuno sentì il botto.
  Quanto a noi, continuavamo a cadere, più a fondo
delle maree e della luna,
  Più a fondo di una cava e di un pozzo,
e delle ombre che si celano a mezzogiorno.
  Tutta questa foga fece protrarre il canto dei galli—
lei mi lasciò scegliere un tavolo e una sedia,
  Il legno d’olivo brillò nelle braci:
lei lasciò che le sciogliessi i capelli.
  ‘Gli baciai l’orecchio e il gomito’, cantò lei,
‘e il lato setoso della coscia.
  Gli baciai le ginocchia, gli baciai la bocca
e allora lui accennò un arrivederci.’
  Il nostro povero spirito si approntò,
lesto e lucente come una falena.
  ‘Vergognoso’, dissero, ‘illegale
— una promessa, alla fine, è una promessa.’
  L’amore è una sbandata e gli amanti bugiardi,
il padre piange, la madre sospira.
  I vagoni stanno girando in cerchio
sotto il pavimento della camera da letto.
  Uno ride troppo,
l’altro piange.
  Il caprifoglio disperse il suo nettare
e la galline mangiarono il grano al chiuso.
  Il gelo appianò le sponde di felci
e il ghiaccio s’ispessì sui remi.
  Io vidi il volto di lei nell’acqua.
Io vidi il volto di lui nel vetro.
  Alcuni di noi vivono nel presente,
e alcuni di noi vivono nel passato,
  Ma sono i lustrascarpe a marciare verso il futuro,
a calpestare l’erba estiva.
  Le voci bisbigliano le loro rimostranze —
colpa mia se ero troppo giovane per la guerra?
  Una pioggia torbida rovina ogni picnic,
ma i campi sono assetati, i contadini poveri.
  Copyright © 2017 di Susan Stewart
Traduzione inedita di Maria Cristina Biggio,    
da CINDER: New and Selected Poems (Graywolf Press, 2017)  
  L'articolo Susan Stewart, la regina della lirica Usa: “In questi tempi oscuri, la poesia è luce” proviene da Pangea.
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tmnotizie · 4 years
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GROTTAMMARE –  “La mia arte è da intendersi come la ricerca di ponti di comunicazione tra gli uomini per migliorarne la convivenza sociale nel rispetto dell’ambiente, del mondo animale, dell’uomo stesso”. Queste le parole dell’ artista Carlo Gentili nel descrive le sue opere. L’ artista grottammarese si  racconta in un libro che verrà presentato negli Emirati Arabi.
L’ attore Arnold Schwarzenegger e la  regina d’Inghilterra elogiano l’arte di Carlo Gentili: questa ed altre curiosità nella attesissima pubblicazione d’arte del pittore grottammarese che prossimamente  verrà presentata ufficialmente a Dubai. A tiratura limitata, numerata e firmata dall’autore, presenta in copertina   il dipinto  Dea Sibilla scelto come immagine simbolo della sua arte.
Definito “ambasciatore  artistico del Piceno in Cina”, Carlo Gentili con questo libro si cimenta nella sua ultima performance  creativa: raccontare la sua arte attraverso i suoi coloratissimi  dipinti esposti negli anni in  Austria, Germania, Canarie, USA, Belgio, Spagna, Cina, Germania, Svizzera, Polonia, ecc.
Precisa l’artista: “Con questa pubblicazione intendo narrare in maniera semplice il mondo filosofico che si cela dietro ad ogni mio dipinto. Dedico questo libro a mio padre”.
Prefazione di Antonio Bortone (direttore ambulatori S. Stefano), introduzione critica di Massimo Pasqualone, testimonianze di Carlo Damiani, la pubblicazione  presenta una “chicca” originale:  le foto di 75 tra amici, sostenitori ed artisti  immortalati in posa con i  dipinti di Gentili.
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tranchemabrouillard · 6 years
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“Sibilla, mia moglie dice che raccoglievo testi sulla nebbia. Dove sono?”
Umberto Eco “La misteriosa fiamma della regina Loana”, Bompiani, Milano 2004
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nanshe-of-nina · 5 years
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Aragonese infantas aesthetic, part II
Maria, señora de Cameros. Daughter of Jaume II and Blanche d’Anjou. Mother of Blanca de Castilla.
Elisabet, Königin des Heiligen Römischen Reichs. Daughter of Jaume II and Blanche d’Anjou. Mother of Anna von Habsburg, Herzogin von Bayern.
Constança, reina de Mallorca. Daughter of Alfons IV and Teresa d’Entença. Mother of Elisabet de Mallorca, marchesa di Monferrato.
Constança, regina di Sicilia. Daughter of Pere IV and Marie de Navarre. Mother of Maria, regina de Sicilia.
Elionor, reina de Castilla. Daughter of Pere IV and Elionor de Sicília. Grandmother of María de Castilla, reina d’Aragó; Catalina de Castilla, duquesa de Villena; Maria d’Aragó, reina de Castilla; and Elionor d’Aragó, rainha de Portugal.
Elisabet, comtessa d’Urgell. Daughter of Pere IV and Sibilla de Fortià. Mother of Elisabet d’Urgell, duquesa de Coimbra.
Joana, comtessa de Fois. Daughter of Joan I and Marta d’Armanhac.
Violant, duchesse d’Anjou and regina di Napoli. Daughter of Joan I and Yolande de Bar. Mother of Marie d’Anjou, reine de France. Grandmother of Isabelle d’Anjou, duchesse de Lorraine; Marguerite d’Anjou, Queen of England; Radegonde de France; Catherine de France, comtesse de Charolais; Yolande de France, duchessa di Savoia; Jehanne de France, duchesse de Bourbon; and Madeleine de France, Vianako printzesa.
Maria, reina de Castilla. Daughter of Ferran I and Leonor Urraca de Castilla, condesa de Alburquerque. Grandmother of Juana la Beltraneja de Castilla.
Elionor, rainha de Portugal. Daughter of Ferran I and Leonor Urraca de Castilla, condesa de Alburquerque. Mother of Leonor de Portugal, Sacri Romani Imperatrix; Catarina de Portugal; and Joana de Portugal, reina de Castilla. Grandmother of Santa Joana de Portugal; Leonor de Viseu, rainha de Portugal; Isabel de Viseu, duquesa de Bragança; Kunigunde von Österreich, Herzogin von Bayern-München; and Juana la Beltraneja.
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SABATO 04 SETTEMBRE 2021 - SANTA ROSALIA Rosalia Sinibaldi (Palermo, 1130 – Palermo, 4 settembre 1170) è venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Patrona di Palermo, il suo culto è uno dei più diffusi di tutta la città e dell’intera Sicilia. Il tradizionale Festino di Santa Rosalia è uno degli eventi religiosi più importanti al mondo in cui nel capoluogo siciliano si riescono a radunare oltre 500.000 persone. Le sue reliquie sono conservate presso la Cattedrale di Palermo. Rosalia Sinibaldi nacque nel 1130, presumibilmente a Palermo, dal conte Sinibaldo Sinibaldi, signore di Monte delle Rose e Quisquina, membro della famiglia dei Berardi, noti come Conti dei Marsi, famiglia discendente diretta dell'imperatore Carlo Magno, e dalla nobile Maria Guiscardi, nipote del re Ruggero II di Sicilia. È nota per essere stata altresì pronipote dei cardinali Berardo dei Marsi, Giovanni di Tuscolo, Leone Marsicano ed Oderisio di Montecassino. Quanto alla sua nascita, è stato tramandato che nel 1128 il Re Ruggero II di Sicilia, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con la moglie Elvira di Castiglia, vide apparirgli una figura che gli disse: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine». Per tale motivo, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina fu chiamata Rosalia, da un'etimologia popolare latina secondo cui il nome Rosalia sarebbe composto da rosa e lilium, ovvero rosa e giglio. Esiste un'altra tradizione che vede spettatori della visione Guglielmo I di Sicilia e sua moglie Margherita di Navarra, ma tale avvenimento non può essere accaduto poiché Rosalia nacque nel 1130, mentre Guglielmo regnò dal 1154 al 1166. Da giovane Rosalia visse in ricchezza presso la corte di Ruggero e la villa paterna, ubicata nell'attuale quartiere di Olivella. Rosalia, educata a corte, per la sua bellezza e gentilezza nel 1149 divenne damigella d'onore della regina Sibilla di Borgogna. Un giorno il conte (o secondo altri principe) Baldovino (erroneamente identificato con Baldovino III di Gerusalemme) salvò il re Ruggero da un animale selvaggio, un leone secondo la leggenda, che lo stava attaccando; il re allora v (presso Palermo - Sicily - Italia) https://www.instagram.com/p/CTZe8zosfdD/?utm_medium=tumblr
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VENERDÌ 04 SETTEMBRE 2020 - SANTA ROSALIA Rosalia Sinibaldi (1130 – Palermo, 4 settembre 1170) è venerata come santa vergine dalla Chiesa cattolica; secondo la tradizione, appartenne alla nobile famiglia dei Sinibaldi del XII secolo. Rosalia Sinibaldi nasce nella prima metà del XII secolo, intorno al 1130. La tradizione narra che nel 1128, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con sua moglie, la contessa Elvira, una figura apparve al signore normanno di Sicilia Ruggero II d'Altavilla dicendogli: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine». Per questo motivo pare che, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina venne chiamata Rosalia (da un'etimologia popolare latina secondo cui il nome Rosalia sarebbe composto da rosa e lilium, ovvero rosa e giglio). Esiste un'altra tradizione che vede spettatori della visione Guglielmo I e sua moglie Margherita, ma ciò non sarebbe possibile: il 1130, presunta data di nascita di Rosalia, non coincide col regno di Guglielmo, che va dalla morte del padre Ruggero II nel 1154 alla propria nel 1166. Nel 1128 siamo a due anni dall'incoronazione di Ruggero II, la Sicilia è ancora una Contea e Palermo sta per diventare capitale del grande Regno di Sicilia comprendente anche l'Italia meridionale. Suo padre, il conte Sinibaldo Sinibaldi, signore della Quisquina e del monte delle Rose (attuali territori di Santo Stefano di Quisquina e Bivona, siti in provincia di Agrigento), faceva discendere la sua famiglia da Carlo Magno e dai Conti dei Marsi. Sua madre, Maria Guiscardi, era a sua volta di nobili origini e imparentata con la corte normanna (alcuni pensano che Maria fosse nipote dello stesso Ruggero II). Da giovane Rosalia visse in ricchezza presso la corte di Ruggero II, ma anche presso la villa paterna, che doveva trovarsi nell'attuale quartiere dell'Olivella. Rosalia, educata a corte, per la sua bellezza e gentilezza nel 1149 divenne anche damigella d'onore della regina Sibilla, seconda moglie di Ruggero (secondo un'altra tradizione, divenne damigella nel 1150 della principessa Margherita). Un giorno il conte (o secondo altri principe) Baldovino (erro https://www.instagram.com/p/CEtvitAF3eA/?igshid=7880gyikrjv4
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – “Ogni fiore, un sogno”, questa l’iniziativa presentata questa mattina in Comune, promossa da Happyland l’associazione dei commerciati del centro presieduta da Vicenzo Amato con la collaborazione dell’ amministrazione comunale che dal 22 al 24 aprile porterà nell’ isola pedonale di viale Secondo Moretti e fino alla Rotonda Giorgini, gli artisti del “Teatro del Ramino”, compagnia di Castignano specializzata in trampolieri, mangiafuoco, attori e molti altri performers.
Gli spettacoli avranno due basi. Una piazza Giorgini e l’altra in piazza Matteotti ma prenderanno vita in tutto il corso principale. Inizieranno alle 16.30 del 22 e si protrarranno il 23 e il 24 aprile fino alle 20.30. Dal 23 al 25 aprile, poi ci sarà anche una affascianante cornice di verde allestita da Coldiretti Ascoli-Fermo. Due oasi in pieno centro, una piazza Matteotti, l’ altra in viale Secondo Moretti  curate da aziende florovivaistiche locali ed il mercatino Campagna Amica con i prodotti a chilometro zero.
“Gli spettacoli –spiega Armando D’Angeli del Teatro del Ramino- seguiranno il tema delle sirene, per riallacciarci alla natura della città che ci ospita ma anche delle fate e della magia. Verrà sviluppato il passaggio dall’ inverno alla primavera, fino ad arrivare all’ estate. In piazza Matteotti ci saranno le fate con la Sibilla, in piazza Giorgini le sirene, il tutto in una sorta di ambientazione artistico-floreale. Inoltre insieme ad Astrolabio abbiamo creato uno spettacolo nello spettacolo con gli iscritti dell’ associazione che dipingeranno dal vivo le modelle”.
“Questa –dice Vincenzo Amato, presidente di Happyland- è la prima iniziativa che mettiamo in campo per rivitalizzare il commercio del centro cittadino. Vogliamo creare un nuovo rinascimento delle nostre attività che ha bisogno di tutte le energie amministrative, pubblicitarie e di sostegno per fare tornare San Benedetto ai fasti degli anni 60-70-80. Insomma il più importante centro turistico-commerciale tra Venezia e Bari. Ce l’abbiamo messa tutta per realizzare qualcosa di importante e ringraziamo di questo l’assessore Filippo Olivieri ed il consigliere Carmine Chiodi che si sono spesi tantissimo per aiutarci nell’ organizzazione ed i comitati di Quartiere Albula Centro e Marina per il loro supporto. Un grazie va anche alla Fabbrica dei Fiori che hanno fornito le piantine che forniremo ai nostri clienti”.
“Come comitati di quartiere -affermano Guerrino Di Berardino e Miriam Liberatore– lavoriamo in simbiosi con l’associazione dei commercianti affinchè il centro città si risvegli e ci sia più coesione tra tutti gli attori in campo”.
“Questa iniziativa –aggiunge Carmine Chiodi presidente della commissione commercio- è il primo passo verso quel concetto di centro commerciale aperto che vogliamo importare al centro della città e che vivrà altri momenti simili anche durante l’estate 2019. Abbiamo ricostruito anche il rapporto con i commercianti del centro dopo un periodo in cui erano sull’ Aventino. Questa amministrazione ha messo in campo tanta voglia di fare qualcosa di nuovo con la città che da Pasqua e fino al 1 maggio vivrà  qualcosa che non si registra da tempo. Bisogna tornare anche ad essere la regina del commercio”.
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tmnotizie · 7 years
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SAN BENEDETTO – Una nuova, grande attenzione per la produzione letteraria di Antonio De Signoribus, scrittore, filosofo, nonché grande conoscitore e studioso della letteratura popolare. È uscita, infatti, per i caratteri della prestigiosa Newton Compton la nuova edizione del suo Segreti e Storie popolari delle Marche.
Il libro è diviso in otto sezioni: La regina Sibilla, Il lago del demonio, Streghe e dintorni, Fantasmi, diavoli e misteri, I santi e la religione, I personaggi, Rimedi, pregiudizi e curiosità, Perle di vetro. Tracciati narrativi caratterizzati da realismo, da visionarietà, da simbolismo, da antropologia, in una oscillazione continua quanto proficua tra natura e civiltà.
Un libro unico nel suo genere, un punto di riferimento fondamentale della cultura marchigiana. Insomma, “quello allestito da Antonio De Signoribus con tanta cura e passione, scrive nella introduzione al libro Marcello Verdenelli, Professore Ordinario di Lingua letteraria e linguaggi settoriali alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Macerata, è uno straordinario e avvincente viaggio, all’interno di un universo culturale, quello popolare marchigiano, ricco di valenze, di spunti, di acquisizioni culturali e simboliche che non possono non affascinare anche un moderno lettore. Ascoltando il respiro di questi racconti, respiro che trova il suo esito più felice in una impaginazione letteraria di assoluto pregio, valore, si capisce perché questo universo,possa, al di là di tante mode, ancora oggi incantarci e emozionarci”.
È insomma una rivincita della parola, dell’oralità sui processi comunicativi e culturali più sofisticati. E in questo Antonio De Signoribus è davvero un maestro. Ha usato le parole e la punteggiatura, per riprendere una immagine esemplare quanto ancora viva e attuale, come le merlettaie di Offida usano il filo da ricamo su una trama perfettamente predisposta.
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