Tumgik
#''l'hai fatta la modifica?''
forgottenbones · 6 months
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sheislosingherself · 4 years
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Ce l'hai fatta! Come si fa?
In realtà, non ne ho idea.
Nel senso, io ho fatto tutto quello che consigliano di fare in caso di blog censurato e molto altro. Per un certo periodo aspettavo una risposta vera dal centro assistenza, non arriverà mai. Quindi ho ricominciato a mandare ticket a manetta al centro assistenza, ho seguito alcuni consigli come cambiare la foto del blog, anche se hai un cono arancione, in caso fosse stata anche lei censurata. Il nick, uguale, cambiato di una parola, ma niente.
Poi ho cominciato ad eliminare io i post espliciti scendendo in dash, ma era diventata una tortura col computer e da lì sono passata a modifica post di massa. Eliminato tutto quello che poteva essere considerato post esplicito e ciò che lo sarebbe diventato. In teoria dovrei aver pulito fino ad inizio 2016, anche perché oh in quegli anni si poteva condividere roba porno e non ha senso venir censurati per quella.
E invece per quella continuavano a censurarmi, ne ho avuto la certezza negli ultimi due giorni. Ma non ho fatto altro che eliminare i post che mi apparivano tra i segnalati, mandare ticket (anche con la foto del blog censurato, aiuta dicono) e sperare, ma ci ho perso proprio la speranza altrimenti non sarei finita a scrivere cazzate sul secondo blog ché questo mi dava ai nervi. Ultimo ticket mandato stanotte alle quattro, non so quanto durerà ma spero abbastanza.
Boh, sono logorroica scusate.
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reinadelbaile · 7 years
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               ♛    ɴᴇʀᴇᴀ ᴀʟyꜱɪᴀ ʜᴇʀɴáɴᴅᴇᴢ    ♛              ↳ ⋮ last night ─── ᴄʜɪᴄᴀɢᴏ, southside.                   ‘ 𝑰 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒔. . . ’ ; part 4.                                              ___________________________________               𝑵𝒖𝒎𝒃𝒆𝒓 𝒕𝒉𝒓𝒆𝒆, 𝒘𝒉𝒚 𝒘𝒆𝒓𝒆𝒏'𝒕 𝒚𝒐𝒖               𝒘𝒉𝒐 𝒚𝒐𝒖 𝒔𝒘𝒐𝒓𝒆 𝒕𝒉𝒂𝒕 𝒚𝒐𝒖 𝒘𝒐𝒖𝒍𝒅 𝒃𝒆.                  ‹ Cosa ci fai qui? ›   « Sono passata a dirti addio. Stavolta per sempre. » Il tono pacato che anima la voce della messicana non è, solitamente, un buon presagio. Sono due, le occasioni, infatti, in cui la sua voce solitamente squillante, cala: quando è in atto la seduzione e quando cerca di non esplodere in mille e minuscoli pezzi insieme alle sue emozioni. Tuttavia, per quanto sconvolta, nessuna delle due rientra nelle intenzioni di Nerea Hernández, il cui scopo è stato solamente uno: trovare le risposte alle domande che, per anni, avevano tormentato le sue notti. Ora che molti segreti si erano dissolti in fumo, rimaneva un'ultima fondamentale domanda.   ‹ Come hai fatto a trovarmi? ›   « Ho imparato dal migliore, temo. » Il colombiano scuote il capo, distoglie lo sguardo perché incapace di sostenerlo, nel timore di leggere in quelle iridi di cioccolato fuso nient'altro che odio e disgusto. E, sa, è ciò che merita.   « Inoltre ho un'ultima domanda da porti. » Egli scrolla le spalle, in un tacito invito a proseguire.   « Voglio sapere perché. »   ‹ Perché ho ucciso tuo padre? › la naturalezza e la di egli mancanza di esitazione rischiano di spazzare via la sicurezza che la ventenne ostenta.   « Hai sempre detto che era come un padre per te. »   ‹ E lo era. ›   « Cosa è cambiato? » aggrotta, allora, la fronte, in una tipica espressione carica di curiosità e confusione al tempo stesso.   ‹ Te l'ho detto, sono stato minacciato. Mi avrebbero fatto fuori senza esitazione, se avessero saputo da dove venivo, cosa avevo fatto. Mi avrebbero considerato un infiltrato e la mia famiglia non mi avrebbe mai offerto asilo. Ho tradito loro prima di tuo padre, prima di te. › Se la messicana non sapesse quanto il colombiano fosse privo di coscienza, avrebbe giurato di avervi scorto, nel suo volto, un lampo di colpevolezza.   « Se così fosse, saresti stato costretto a cose peggiori, non credi? »   ‹ In realtà c'è dell'altro. ›   « Dell'altro? » riesce totalmente difficile, alla giovane messicana, immaginare cosa ci sia di peggio di un omicidio, da essere considerato di degna nota. Eppure la sua attenzione è catturata ugualmente, cerca di intercettare quello sguardo che la evita con cura.   ‹ Sono sempre stato io, Nerea. Sono stato io a farti scoprire ogni cosa, a portarti al cospetto di Diana, ad insegnarti ciò che sapevo. Persino l'incidente della gravidanza era in programma. ›   « Non capisco. »   ‹ Tua madre, Nerea. Voleva che facessi la stessa fine di tuo padre, ma prima, desiderava distruggerti. Vederti a pezzi. › Vorrebbe, a quel punto, rivelargli la sua ultima scoperta, quale mancanza di qualsiasi legame biologico con colei che, fino a poche ore prima, aveva creduto fosse sua madre, ma in qualche modo sembra non avere importanza: quel dettaglio spiega al meglio le parole del giovane Herrera, le rende credibili.   « Non lo ero già? Non abbastanza? »   ‹ Ti ha sempre odiata. ›   « E non capisco perché. »   ‹ È semplice: perché sei vera e spontanea e impulsiva, e le donne come Maria Elena non fanno che morire d'invidia perché non saranno mai all'altezza di donne come te. › Prende, allora, una pausa. Le labbra rosee serrate a contornare la smorfia pensierosa che le modifica i tratti delicati, li rende cupi.   « Perché non l'hai fatto? » proferisce, infine.   ‹ Cosa? ›   « Mi avevi alla tua mercé, ad ogni ora, in ogni modo. Perché sono ancora viva? » Quindi lui scuote il capo, come se la risposta non fosse che ovvia.   ‹ Perché ti amo, Nerea. Ti ho sempre amata. Quando mi hai detto che—— › allora si interrompe, incapace di deglutire l'insistenza groppo in gola. ‹ — che aspettavi un bambino, ho avuto il desiderio di portarti via da tutto e tutti, averti per me, proteggerti, vederti diventare la madre dei miei figli. ›   « Non avresti potuto, saresti stato minacciato ancora. »   ‹ Nel peggiore dei casi, sarei morto avendo tutto ciò che ho sempre desiderato. › Il silenzio che cala in seguito alla di egli replica, è interrotto dalla messicana, ella si schiarisce la voce.   « È ora che vada. Porto Julieta con me, a Chicago non resterà di me nient'altro che il ricordo. Ma prima di andare, volevo ringraziarti. So che ora sarai costretto a fuggire, nasconderti, difenderti. Raccontarmi la verità comporterà per te un prezzo molto alto. Non la passerai liscia, ma suppongo che ora la tua coscienza sia a posto, o quasi. » Cosicché egli fa per interromperla, ma lei solleva un palmo.   « Non ho finito. Volevo dirti che, nonostante la tua confessione, io non potrò mai perdonarti. Che smuoverò terra e mare, affinché tu viva, affinché tu conviva coi tuoi sensi di colpa. »   ‹ Me lo merito. Lo accetto, solo—— Nerea? ›   « Sì? »   ‹ Non lasciare che ciò che sei diventata prenda il sopravvento su ciò che sei. ›   « Temo sia già accaduto troppe volte. E non voglio puntare il dito, ma non è chi sono diventata, quanto chi tu mi hai fatta diventare. Ma la colpa è stata mia; per quanto reticente, sono finita per fidarmi di te. Non avrei mai dovuto. Adiós. »
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Borderline
Pura ambivalenza, oscillazione tra l'essere troppo e l'essere troppo poco. La dicotomia essere brava o fottermene e seguire i miei istinti. Essere riconoscente o sfogare la mia rabbia. Aspettare non serve perché il tempo non perdona, passa inesorabile. È vero non modifica certe sensazioni ma ne altera altre. Ricordi solo il bello e come un'illusa cerchi di riappropriarti del passato. Poi ti rendi conto che è fatica sprecata e aspetti. Ma non sai cosa aspettare né come perché nel frattempo sei cambiata e hai mille blocchi. Tornano minacciose le soluzioni effimere e allora cerchi di restare lucida e dici no alla droga no ai ragazzi no alle sigarette però mentre lo dici una ce l'hai già in bocca. E fai di tutto per riappropriarti di te stessa ma lo fai allontanandoti sempre di più che alla fine non ti senti nemmeno più tua. Una vita a cercare di piacerti e un giorno ti piaci troppo quello dopo eviti di guardarti. Continui con gli studi stai andando bene non stai più facendo niente di male non ti sei più fatta tatuaggi hai lasciato il tuo ex disfunzionale l'unico maschio in casa tua è il tuo cane e te ne occupi in modo esemplare. Facendo tutte queste cose nel modo giusto senti te stessa sgretolarti e non vedi un obiettivo però ti ricordi che devi essere riconoscente e allora te ne cerchi uno qualunque per finire la giornata come farti una foto e provare angoscia se non raggiungi abbastanza like. Ma mentre le giornate passano tra ansia pensieri grandiosi e pensieri invalidanti e ti chiedi se gli altri ti vedono per quella che sei davvero o se non interessa a nessuno ti rendi conto che la prima che non sa ascoltarti sei proprio tu. E sei in balìa di un giudizio espresso senza pensare. Ti senti bellissima e poi precipiti nell'insoddisfacente realtà. Allora provi a farti capire ma i pensieri escono confusi la gente non ti sta dietro. Aspetti quel salvagente ma lo stai chiedendo nel modo sbagliato.
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