Tumgik
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nella malinconia dei vecchi tempi
alzo un calice
brindo a questi giorni spenti
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“Vorrei mandarti un messaggio proprio adesso, ma ho visto da una storia che sorridi lo stesso.”
-GionnyScandal, Ti amo Ti odio.
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“E sono qui.
A pensare alle persone che voglio nel mio 2019.
E niente, sei la prima.”
-stronzacomesecondonome.
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“E poi mi ha guardata e mi ha baciata.”
-stronzacomesecondonome
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“È questo il problema, a te non importa di te stessa, ma sai come starei io? Sarei distrutto. E se tu morissi, io diventerei completamente pazzo. Vedi, la morte non colpisce te Lydia, la morte colpisce le persone che restano. Tutta la gente in piedi al tuo funerale che si domanda come farà a vivere il resto della sua vita senza di te.”
-Stiles, Teen Wolf.
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“Se stai attraversando l’inferno, fallo a testa alta.”
-Winston Churchill, teen wolf.
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È snervante non provare niente, o almeno niente che rimanga davvero.
Mi sento di continuo “vuota, piena, e poi di nuovo vuota”.
Non sono mai sazia, né contenta, né a posto.
Niente persiste,
tutto mi sfugge,
sfiora ma non tocca,
bacia ma non morde,
abbraccia ma non stringe.
È una continua clessidra che si riversa dall'altra parte,
è un continuo scorrere del tempo,
una falla nell'acqua,
un buco nella superficie,
una mano che passa da un lato all'altro.
Fa male sentire la sofferenza ma fa altrettanto male non provare mai niente per davvero,
niente che persiste per far credere che la mia vita sia reale.
Trapassa tutto, una taglio più grande del cerotto, più grande dell'esperienza di un chirurgo.
Un taglio all'interno, e come si ricuce un taglio del genere se non si prova niente?
Non sto nemmeno sopravvivendo, sto solo lasciando che il tempo passi.
@queitaglisuipolsisporchi
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“It was the kind of kiss that I could never tell my friends about out loud. It was the kind of kiss that made me know that I was never so happy in my whole life.”
(trad.)
Era il tipo di bacio che non avrei mai potuto dire ai miei amici ad alta voce. È stato il tipo di bacio che mi ha fatto realizzare che non sono mai stato così felice in tutta la mia vita.
-stronzacomesecondonome.
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Eravamo entrambi ubriachi. Avvolti in quelle giacche che lasciano passare il freddo fino alle ossa. “Cazzo, si gela” gli ho detto mentre mi stringevo di più nel cappotto. Mi ha presa sotto braccio ed io ho infilato immediatamente la mano nella sua tasca del giubbotto. Dopo poco ho sentito anche la sua farsi spazio in quel minuscolo pezzo di stoffa. L’ha accarezzata e l’ha intrecciata con la mia. Il freddo per un secondo è sembrato sparire. Il mio cuore ha iniziato a battere forte, mentre guardandolo gli regalavo i miei sorrisi più grandi, gli regalavo il momento, gli regalavo il ricordo, gli regalavo me. Abbiamo camminato in silenzio verso casa sua, il rumore dei miei tacchi risuonava nella via buia, che mai come quel giorno, mi sembrava così sicura. Ho appoggiato la testa sul suo braccio tanto che camminavamo. E prima che me ne accorgessi, mi ha baciata. Mi ha messa al muro e le sue mani mi accarezzavano il viso mentre le mie labbra si muovevano insieme alle sue. Lentamente la sua lingua ha picchiettato sui miei denti e ho schiuso la bocca per lasciarlo entrare. Appena si sono toccate un brivido mi ha percorso la schiena, il respiro mi mancava, era così inebriante, così passionale, ma così innocente da non volermi nemmeno permettere di staccarmi. Lo feci soltanto dopo, appoggiai la mia testa sul suo petto, parallela al suo cuore. Batteva irregolarmente come il mio. Respiravo affannosamente e non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, sentivo il suo respiro ed il mio mischiarsi. Il carattere timido e riservato che da sempre mi dominava, aveva lasciato spazio ad un lato di me sconosciuto. Lo desideravo con tutta me stessa. Mi feci coraggio e riportai il mio sguardo sul suo viso, per incatenarlo con il suo. Lessi il desiderio nei suoi occhi, e il rossore sulle guance si accentuava sul mio volto al solo immaginare ciò che lui leggeva nei miei.
Mi riprese il volto con forza e le sue labbra si schiantarono fameliche sulle mie. Si cercavano, si esploravano, si baciavano con talmente tanta forza che per un secondo ho temuto si potessero strappare. Le sue mani dal mio viso sono scese sui miei fianchi, e mentre continuava a baciarmi mi ha aperto il giubbotto e si sono infilate tra il maglioncino e la canotta, le braccia mi stringevano la vita, forti e salde. Come se non volesse più lasciarmi andare. Come se mi volesse ancora di più, come io volevo lui. Percepivo ogni sensazione, ogni battito, ogni respiro. Il mio cellulare è squillato, segno che i miei mi volevano a casa entro pochi minuti. E ci siamo staccati. Il sorriso mi si allargava fino alle orecchie, e mi toccai le labbra, le labbra che lui stesso aveva assaporato. “Devo andare” gli ho sussurrato. Non volevo che quel momento finisse. “Ci sentiamo poi dopo okay?” Mi ha detto lui, scrutando incerto il mio volto. Eravamo amici da una vita. E mi sono presa una bella cotta per lui sei mesi prima. O almeno, soltanto sei mesi prima avevo capito che era l’unica persona di cui mi importasse realmente. Gli ho dato le spalle e mi sono incamminata verso casa. Poi mi sono fermata, l’ho richiamato indietro, l’ho preso per il colletto della giacca e l’ho ribaciato. È stato un bacio semplice, casto, innocente. “Dimenticati di tutto questo domani.” è stata l’ultima cosa che gli ho detto, prima di girarmi e correre a casa.
-stronzacomesecondonome.
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