Tumgik
silencebetrayer · 3 years
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L'anima delle cose perdute
Il Piccolo Popolo - parte 3
Quella casa aveva l'odore della sua infanzia.
Ricordava le domeniche passate a girovagare in giardino e quegli assaggi rubati allo stufato di nonna, quelle finte botte alle manine che facevano sobbalzare lei e il coperchio. Le corse a perdifiato tra i boschi e le ore passate con il portagioie di nonna a provare i suoi gioielli più belli.
Viviamo così tanti strappi che ci siamo gradatamente assuefatti al senso di perdita, perciò non torniamo più nei luoghi dell'infanzia.
Non è una cosa che puoi permetterti finchè sei risucchiato dalla vita della città.. poi a un tratto la pandemia aveva in un certo senso chiesto al mondo di prendere un respiro ed Elizabeth voleva che fosse pieno dell'ossigeno del ricordo. Rovistava perciò in quei vecchi cassetti, con la speranza di un dolore sottile indotto dalla nostalgia.
"Signora O'Reilly, avete visto per caso gli orecchini di nonna, quelli che mi regalò quand'ero bambina?"
"Oh Questa poi! Non ricordavo che li tenessi qui! Devi esserti sbagliata, tesoro" la signora ciabattava svelta per la casa, indaffarata dalle pulizie del mattino, aveva un tono quasi acido, ma in fondo Elizabeth sapeva che non era cattiva.
"No ma io sono sicura, li tenevo proprio qui dentro il cassetto del comodino." insistè la ragazza
"Oh allora non ti preoccupare, quando avranno finito di usarli ti verranno sicuramente restituiti."
Sapeva che stava alludendo a qualche spirito, magari a quello degli O'Reilly, che ormai sapeva girare di soppiatto per la casa.
La ragazza fu colta da una rabbia irresistibile. Non era estremamente possessiva verso la sua roba, ma quelli erano ricordi di nonna, il fatto che qualcuno vi rovistasse, non le piaceva per niente, che fosse etereo o umano.
Fece una piccola corsetta in cucina, si chinò sul focolare spento e sussurrò a denti stretti a un punto imprecisato del pavimento, con una voce che somigliava al soffio di una gattona
"Lo so che sei stato tu, li rivoglio entro domani all'alba, mi sono spiegata? Dannato spirito ladruncolo"
Battè ripetutamente il piede su un asse e girò i tacchi.
Si sentì ridicola subito dopo quel rimprovero. Magari si era sbagliata.. erano anni che non cercava quegli orecchini.
Tutto sommato a chi non capitava di perdere un ninnolo dell'infanzia? Chi prestava attenzione a un fuso, a un rocchetto di filo in meno, a quella vite caduta sotto il divano che.. la recupererò domani... e poi non lo fai. Ma il suo intuito non la ingannava affatto perchè tutte queste cose sono estremamente utili agli spiriti della casa: è la nostra distrazione ad alimentare le loro dispense, attingono a tutto quanto appartiene all'universo delle cose perdute o dimenticate.
Tempo dopo, con tutte queste storie alle spalle, ogni volta che in Italia le sarebbe caduto un fusillo giù dal piatto sparendo nel nulla, avrebbe pensato di aver sfamato un piccolo spirito della casa. Avrebbe, come di consueto, esclamato 'che palle, chissà dov'è saltato via..', ma solo per far credere allo Spiritello che il suo piccolo boccone era passato inosservato.
*****
Quella sera l'ansia che provava nell'addormentarsi era tangibile. E non faticherebbe nessuno a comprenderla, chi mai varcherebbe tranquilla la soglia del sonno, se si rischiava d'essere in balia delle creature eteree?
No. Se doveva incontrarli, voleva che fosse da sveglia, così avrebbe avuto lei il controllo della situazione.
"Non puoi stare sveglia per sempre, lo sai?"
Disse una vocina che aveva intuito i suoi pensieri.
Sobbalzò sulle lenzuola e cominciò immediatamente a cercare tra le coperte.. si sporse a testa in giù sotto il letto. Niente.
Cominciò ad andare in tondo per la stanza inquieta. Si rendeva conto che la sua era una paura irrazionale, molto probabilmente era un esserino minuscolo a parlare, però il semplice fatto di sentirsi osservata e non individuare l'origine di quello sguardo la faceva sentire nuda, vulnerabile.
"Dove sei? Vieni fuori o.."
"o?" Rispose la vocina. La ragazza individuò che il suono si era spostato più in alto.
"Perchè vi divertite alle mie spalle? Non è gentile fare visita a una ragazza in veste notturna, senza il suo consenso. Vi prego quindi di andare via"
"Sei una ragazzina difficile, per la miseria! Stamattina mi hai fatto saltare tutti i pentolini, con quel piedone miserabile che ti ritrovi, per riavere i tuoi orecchini da mocciosa! E adesso mi spieghi come faccio a rimetterli a posto se non mi si concede il buio per muovermi?"
"AH! Allora li avevate voi! Lo sapevo che eravate dei dannati ladruncoli!" esclamò trionfante, lieta di darsi ragione.
"Noi non rubiamo, prendiamo in prestito quello che avete dimenticato."
Nel frattempo lei camminava per la stanza fino a che non individuò che la voce proveniva da qualche parte alla finestra, la tenda a lato si muoveva impercettibile sotto l'effetto di uno spiffero invisibile.
Spiffero? E se invece..?
Si avvicinò alla tenda e quasi le venne un infarto. Alla fioca luce della stanza un omino di pochi centrimetri brandiva i suoi orecchini, un paio di pendenti filiformi dai grossi ganci ricurvi, che conficcava come rampini sul tessuto della tenda. Stava salendo per portarsi all'altezza del viso di lei: era lo Spirito degli O'Reilly.
Il cuore della ragazza batteva all'impazzata, provò irresistibile il desiderio di toccarlo per saggiarne la realtà.
"Ferma lì, ragazzina! Non indispettirmi!" Le alzò un ditino perentorio davanti agli occhioni.. come se questa cosa la potesse fermare.
La manona lo ghermì con estrema delicatezza.. con la cura delle cose che non ci è familiare maneggiare. Si accorse che l'omino era estremamente forte e faceva un pò di resistenza a staccarsi dalla tenda, ma l'altra mano sfilò via a uno a uno dalla tenda le punte d'appiglio degli orecchini/rampini, costringendo l'omino a scegliere se abbandonarsi al vuoto o alla sua mano tesa. Con un urletto lui saltò aggrappandosi al dorso della mano e il suo corpicino finì avvolto dalle dita che lo cinsero sul palmo come una coperta di pelle gentile.
La ragazza sorrideva per la prima volta a quello Spirito burbero, d'un sorriso tenero, quello rivolto a un gingillo che la diverte. Non sfacciato, non partecipe, un sorriso che non lascia spazio a chi lo riceve.
****
La presa risultava scomoda a entrambi finchè quell'omino si ostinava a far leva sui gomiti per cercare di fuggire.. fuggire dove poi?
Come poteva non essergli chiaro che non poteva fare più niente per scapparle?
Fu quindi con la volontà di fare un favore a entrambi che il ditone dell'altra mano calò sulle sue braccia per costringerle a entrare nella morsa del suo palmo, facendo in modo che solo la sua testa sporgesse dal pugno.
"Finalmente ragioniamo io e te, vediamo se imparerai a trattarmi col dovuto rispetto"
"Io non ti ho mai mancato di rispetto, ragazzina" disse lo spirito con un tono che non smetteva di essere di rimprovero, anche se attenuato dallo sforzo che gli comportava la stretta di lei.
"Prima confessi di essere un ladruncolo e poi hai la faccetta tosta di proferire spergiuri? Dovrei stritolarti seduta stante!" L'altra mano lasciava dondolare i due orecchini pendenti innanzi al suo viso. La situazione in realtà si stava gradatamente trasformando in un tribunale pervenuto ormai a sentenza (di morte).
"Bambina, conosci l'anima degli oggetti?"
Interdetta dalla sua domanda, scuotè la testa
"Non cercare di cambiare argomento"
"Non cambio argomento. Parlo degli orecchini." Disse con gran dignità, senza la comprensibile incertezza che potrebbe cogliere chiunque fosse preda di una gigantessa.
La ragazzina strinse i denti, sapeva che probabilmente era una strategia per evitarle il piacere della vendetta, ma voleva vedere fino a dove arrivava con quella stupida digressione.. forse voleva divertirsi alle sue spalle, lasciandogli l'illusione di uno scampato pericolo.
L'omino approfittò dell'esitazione di lei per continuare.
"Quando una persona in vita tiene particolarmente a un oggetto, quando esso compie circa 100 anni acquisisce un'anima, intrisa dei pensieri di chi lo ha usato per tutta la sua lunga vita.
Se quella cosa viene gettata via senza alcun rispetto, perchè voi umani la ritenete inutile, o perchè l'avete rotta, la sua anima si sentirà maltrattata, coverà risentimento, diventerà quello che chiamate uno spirito maligno.
Tua nonna non me lo avrebbe mai perdonato, le avevo giurato che avrei tenuto la sua memoria al sicuro, fino a quando a te non sarebbe venuta voglia di cercarla."
"Tu conoscevi mia nonna!"
Se avesse avuto le mani libere, lo spirito avrebbe sbattuto i pugni per la stizza, si limitò a roteare gli occhi per l'ennesima banale deduzione della ragazza.
Poi continuò.
"In mano a noi, la memoria degli oggetti continua ad avere voce e futuro. Oppure ci occupiamo delle loro esequie."
"Esequie?" Avvicinò la mano al viso, le enormi sopracciglia di lei si incurvarono di fronte all'omino formando due graziose onde simmetriche e sospettose.
Indicò con la testa al suo lato "Apri quella piccola grata dietro la tenda"
Ecco da dove doveva venire quell'omuncolo, pensò. Una volta aperta si chinò in ginocchio, quasi inciampò sull'unica mano che le faceva da sostegno e sbattè il fianco sul pavimento.. l'istinto a poggiare il pugnetto chiuso per evitare la caduta fu forte, causando nell'omino una flebile rimostranza "Diamine ragazzina, attenta! Se cadi su questa mano io sono fregato!"
"Scusaaaa!" Rispose lei lamentosa e sulla difensiva. Si imbronciò appena.. quello Spirito riusciva sempre a farla sentire a disagio, sapeva benissimo di non essere goffa o stupida eppure il suo atteggiamento la faceva davvero sentire insicura come una bambina colta in fallo.
La ragazza aprì la grata e scorse al suo interno una specie di cuscinotto punta spilli, sopra c'erano una miriade di aghetti appuntati.. e qua e là c'erano piccoli fiori di campo intrecciati, posti come corone appese sulle capocchie dalle fogge più disparate e multicolori. Da lassù alla ragazza sembrava un bellissimo carnevale di forme senza schiamazzi. C'era una sorta di tenerezza in quell'ostinata conservazione, il fascino di un rito dimenticato.
"Cos'è questa roba?"
"Il cimitero degli aghi da cucito. E' qui che le umane di questa famiglia rendevano grazie al servizio svolto dai loro piccoli utensili. Allo sbocciare dei primi fiori del giardino io vengo qui e rendo grazie per loro. Così questa casa resterà al sicuro e le loro anime saranno benevole e protettrici"
Come in ossequio alle sue parole, mille colorati vapori si levarono dai buchetti lasciati sul cuscinone. Fu un attimo, ma lei fu in grado di rivivere il sentimento di cura che le sarte di quella famiglia avevano provato nel rattoppare i vestiti di innumerevoli O'Reilly perduti nel tempo. Ne fu quasi commossa.. poi densa di aspettativa, si mise sulle ginocchia e rivolse quel perduto senso che aveva appena recuperato agli orecchini che stringeva nel suo altro palmo.
Non avvertì niente, ma l'omino sorrise improvvisamente.. intuiva cosa stesse cercando la sua nostalgica aguzzina e disse proprio quello che aveva bisogno di ritrovare:
"Tua nonna, ragazzina, amava lasciarti indossare questi orecchini: fin da bambina hai sempre voluto essere più grande di quello che sei stata.
Non hai bisogno di sminuire gli altri per ritrovare la statura che senti di meritare. Accresci il tuo cuore, che è la cosa che ti rende più grande"
Fissò l'omino con una vergognosa patina di lacrime negli occhioni: c'era qualcosa della carezza di nonna in quelle parole, ciò bastó a disarmare il suo risentimento puerile. Poi in silenzio la manona si posò sul pavimento e si aprì come un cancelletto, tra i tintinii di quegli orecchini penzolanti.
L'omino si sgranchì le gambe in una posa quasi atletica, anche se la sacchetta che portava a tracolla gli conferiva più l'aspetto di un esploratore vagabondo.
Uno spillone attraversava la sacca dei suoi pantaloni come un fodero improvvisato, si difendeva come poteva lo spiritello. Per la prima volta la ragazza provò tenerezza per la sua tenacia, tutto di lui comunicava la capacità di 'arrangiarsi' nella sua piccolezza, senza scoramento, senza lamentela, nella perpetua osservanza di un'opera protettrice della memoria dell'umanità.
"Vai a dormire" disse lo spirito degli O'Reilly "Ti prometto che nessuno spirito disturberà il tuo sonno. Anche volendo non potrebbero, i tuoi sogni stanotte saranno troppo affollati dai ricordi". Ciò detto sparì nel buio dentro la grata, richiudendola mestamente dietro di sè.
La ragazza abbassò il lumino e si rimise a letto. Ci mise un bel pò a riaddormentarsi, fissava il soffitto.
La casa e il silenzio adesso erano svuotate di ogni minaccia. Adesso si sentiva davvero al sicuro.
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silencebetrayer · 3 years
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Little People - An Irish Fairy Tale Part 2
The reign of dreams and roses
"Don't bother them, my dear. You were lucky they found your little trap hilarious!" "Mister O'Reilly, what happened in this valley? Why is everyone warning me against the little people?" A long silence followed, during which the old man sipped his Connemara peated whiskey. "Sweetheart, you may hear a lot of tales down at the pub, but also in our family there's something to tell. You've never known your cousin Billy, haven't you? Well, he might tell you about that time he became slave of the Queen of Spiny Roses for a whole moon cycle." "Slave?" "Don't be surprised. They're ancient souls. They conceive only those rapports they can understand and here in the citadel for a thousand years there was a Count and his servants. They don't understand this free life thing, without owners, where everyone seems equal to each other. They have a very strict hierarchy and I can promise you.. if you keep giving enough rope, they will tie you up. At least, that's what happened to Billy." "What did Billy have to do for the Queen?" "At that time Billy would have sold his soul to fill his glass, to those vices the good people like to cling. A night in the woods a little crowd of fairies bumped into  giant Billy, the Queen ordered her folks to bring their guest a glass of the bitter Spirit's nectar. He guzzle that witches' brew without a single word. He could swear it was tasty like ambrosia of all forgotten Gods. The Queen claimed a payment for his drink and Billy started to mock her 'Is it I pay you?' said Billy 'could I not just take you up and put you in my pocket as easily as a blackberry?' The Queen did not let go of that insolence and the good lords  tightened the invisible harness they caught him in and led him to their ruler like a steed. She imposed a vow of obedience till the end of next moon cycle and on occasion she showed off their rivals her power over him, claiming his tongue as footrest." "I don't get what you're saying, sir. You did tell me we've got power over fairy manifestation.. that it depends on our thoughts and our desires, our hopes and fears." The old man smiled "From what slavery would a man be freed? From drink-slavery or from a queen-slavery?" The girl understood that story was concealing a metaphor of redemption and humility. The old man's stories are indeed so bewildering: you never know where the symbol ends and the anecdote begins. "Anyway when we found Billy he was covered in stings from the waist up. He said the ball of Roses court had been held on his chest. A ball where every damsel's heel is a thorn of a flower and all skirts are petals. To us he had fallen in a field full of nettles." "What a strange story. I would never be enslaved by such a wicked Queen. Why didn't he rise up against her, I wonder." The old man shrugged muttering a proverb of his parts "The lake is not burdened by its swan, the steed by its bridle, or a man by the soul that is in him".
***
That night Elizabeth wrote a quick note in Gaelic by the windowsill:"I want to meet you. Come and see me.". She left a sugar cube as gift. The girl rolled over her bed restlessly, hoping her message would reach its destination and, as often happens, sleep came  all of a sudden, like a swoon. She found herself in a very strange place never seen before. It resempled an ancient kitchen on the basement of a castle, with no windows, red briks as walls and roof, painted cardboard as wallpaper on one side, a makeshift chimney. Outside the noise of the rain was heavy and emptied out of the comforting sensation with which it gifted melancholic souls. She was identifying in that room a combination of minuscule things. All chairs were small wooden cubes of an old child's game, and so was the table. They weren't comfy, but pieces of cloth stuffed with wool, roughly sewn, gave softness to the seat. A pocket mirror served as tray for a miniature porcelaine tea set, a bit chipped, but lovely at first sight. The sugar cube she had left in gift was lying right next to it, with an awl sticked at its center. The girl realized she was falling in a bizarre dream scenario, but something real was also taking place. "Is this a dream?" "Of course, little girl" answered a middle-aged male voice from the outside. The small door of that sort of kitchen was a metal shutter. A man was moving it with his shoulder, carrying a bundle of sticks or twigs bound together and a bucket of water. Covered with a waterproof plastic bag, the man laid down all the materials and cast a glance over the table to be sure everything was in place. His big nose and bushy eyebrows gave him an austere touch and there was something of the  craftsman's wisdom in his skilled hands and his silence. He hunged his unusual coat on the knight's head of a chessboard (his clothes rack, she guessed). The girl was paralyzed and hugged herself in the nightgown. She wasn't cold, the atmosphere was warm enough, she was feeling a sense of vulnerability that made her closed off. The man took care of the fireplace and fill the water on the teapot. "Come closer to the fireplace, kid!" He had a raspy voice and an unjustified scowl to her feeling. "Why'd you bring me here?" He looked her up and down like a fool, then he nodded toward the table where a piece of paper was serving as tablecloth. 'I want to meet you.' read the girl, recognizing her handwriting. "But.. are you Tuvia!?" After a moment of silence, during which the man was trying to  catch the sincerity of the question, he laughed outright "AHAHAH Me? That leaf in the wind? Do I seem a rain spirit?! I thought you were a smart one, kid, but if these are the premises.." The girl didn't seem to appreciate the little man humour "So Sir.. you picked up a message that was not addressed to you. Why should you interfere with my correspondence?!" "Correspondence? Look, sweetie.. what do you think we have a mail service here in Bluebell forest? We give more values to a tree then your own kind.. we don't waste their sheets for a futile message." "Who the hell are you, anyway? Little people? What are you doing here in my dreams?" "That's how we meet for the first time. We don't accept invitations from strangers." The teapot started to splutter on the fireplace, the steam bubbles looked like small domes and the water sounded so much deeper then usual.. she understood that her size was making every sound so alien and unsettling. From the infusion aromas of wildflowers started to spread in the room. "What's your name?" "My dear, what sort of question is that? I'm the guardian spirit of O'Really's family. My name's O'Really, of course" "So.. Do Guardian spirits take the name from the family they protect?" He didn't answer. He didn't seem to like rhetorical question, but was forcing himself to stay kind and served the tea calmly with a piece of sugar cube in it. "Listen, child. We Home spirits don't talk more than is strictly necessary. Our silence is our invisibility. So let me get right to the point: you heard elder O'Reilly advice before.. Do not upset the spirits of these woods. He's telling you this for your own good" Being called 'child" from that Spirit turned Elizabeth against him. She changed attitude and the tone of voices turned sharp and bitter. "So you just don't collect someonelse's letters, you also eavesdrop their conversations!" Talking to her was a great exercise in patience, he acknowledged. "It's not what you're thinking.. I can't just ignore whatever happens inside these walls. We're born from the feelings of this family, if they are worried for you, so am I. That's why I appear in your dream." "I weep from your sudden sentimentality" she said sarcastically "but I'm willing to bet that you were able to eavesdrop on our conversations simply because your lair is not so far from the fireplace" "I'm warning you, don't try to find it. You'd cause trouble to the O'Really family!" "Perhaps you should've considered that before you invited me in first place, you silly little man! Now, give this KID here a good reason she should not wake up and start to play cat-and-mouse game with you?" She sipped the tea, staring at the little spirit with an imperious smile that didn't bode well. "A reason, you say? With humans reasoning is not persuasive. I just pointed the sill you shall not cross, my dear, I didn't mean to push you through it" "Advice I didn't ask for" she crossed her arms and the situation freezed up. The home spirit resigned himself. "How do I wake?" she asked. "Don't worry, soon enough you'll be laying in your bed. Humans have control over the waking hours, but we spirits have our revenge in dreams realm. You're lucky we didn't inherit your cruelty. Anyway, if I can't dissuade you, I will be your messenger and maybe one day I will lead you to Tuvia" "I don't get if you're here to sabotage me or to help me" "We should not threaten the delicate balance currently in place in Bluebell forest. The Queen of Roses is the keeper of this equilibrium, she can't bear humans intrusiveness into her reign. Especially from someone that does look like her." "Do I look like the Queen of Roses?" Elizabeth's questions were to him as sharp and wit as the echo of a well. "Tuvia fought The Court of Roses, you know?" "That light thingie? He's fragile like a blade of grass. I bet if I dare to lay down in the garden he'd become a stain on my dress. Also, if he's so brave why isn't he in the forest, why doesn't he just keep fighiting?" "He's an exile, he no longer knows the comfort of a border. He's devoted to the rain, cause he sees himself and his destiny in the clouds. A new Queen would save him. But he doesn't want to be saved!" The Spirit of O'Reilly got pretty mouthy with sadness. Elizabeth recognized some of the distinctive features of elder Mr O'Reilly and the hardness of Mrs O'Reilly too. A weird mix of both personality traits. Elizabeth sipped the infusion, this time fully enjoying the aroma of freshly picked flowers. She felt her body tossing in her sleep.. she didn't want to wake right now. O'Reilly spirit stared at her then nodded as a farewell. When she opened her eyes, the Spirit's last words were echoing in her head, filling the heart with an odd hope "a new Queen.." she repeated to herself. She could have sworn to feel the wildflowers taste on the tip of her tongue.
To Be Continued...
Ita version
Il regno delle rose e dei sogni
"Non disturbarli, ragazza mia. Sei stata fortunata che abbiano preso con umorismo la tua piccola trappola! In qualche modo devono aver trovato la tua provocazione uno spasso!" "Signor O'Reilly, cosa è successo in questa valle per cui tutti mi mettono in guardia da loro" Ci fu un lungo silenzio in cui il vecchio sorseggiò il suo Whiskey, rigorosamente torbato del Connemara. "Sweetheart, ne potresti sentire un bel pò giù al pub. Ma in famiglia abbiamo già di che raccontare. Tu non lo hai mai conosciuto il cugino Billy. Beh, lui potrebbe dirti di quella volta che restò schiavo per una luna intera della regina delle fate Rosa Spinae." "Schiavo?" "Non ti stupire, sono anime antiche, concepiscono solo i rapporti che conoscono e per più di 1000 anni qui nella rocca c'era un conte e i suoi servi, non la capiscono questa faccenda moderna del vivere senza padroni, dove tutti sembrano uguali eccetera. Hanno una rigida gerarchia e puoi giurarci che se continui a dargli spago ti daranno il bel servito, come fu per il vecchio Billy" "Cosa fece Billy per la regina?" "A quel tempo Billy si sarebbe dannato l'anima per riempirsi il bicchiere, ed è ai vizi che il buon popolo si appiglia. Quando una notte in un bosco la piccola schiera si imbattè in quel gigante, la regina ordinò che gli fosse portato un bicchiere del fiele degli spiriti, lui non se lo fece ripetere e lo trangugiò d'un fiato. Billy giurò che era il nettare liquoroso di tutti gli dei ormai dimenticati. La regina reclamò un pagamento e Billy la derise 'Io pagare te? Ma se posso metterti tranquillamente in tasca come una mora!' La regina non passò sopra quell'insolenza e il buon popolo lo legò a briglie invisibili che non potevano essere sciolte e quel che è peggio gli impose il voto dell'obbedienza per una luna intera. Di venne il destriero della regina, ma all'occorrenza la regina dava sfoggio di potere alle sue rivali, reclamando la lingua del gigante come poggiapiedi" "Non mi torna quel che dite, signore. Avevate detto che noi abbiamo potere sulla manifestazione delle fate e che dipendono dai nostri desideri" Il vecchio sorrise "Quale schiavitù potrebbe desiderare un uomo? Quella del suo bicchiere o della sua regina?" La ragazza capì che quella storia celava una metafora di redenzione e umiltà. Avevano questo di disorientante, i racconti del vecchio: non sapevi mai dove finiva il simbolo e cominciava l'aneddoto. "Comunque quando lo trovarono Billy era ricoperto di punture dalla vita in su. Disse che sul suo petto si era tenuto il ballo della corte delle Rosa Spinae, in cui ogni damigella ha per tacco una spina di un fiore e per gonna i suoi petali, ma per molti era solo caduto su un campo di ortiche" "Che storia strana. Ma io non sarei mai schiava di una regina così perfida. Perchè non si è ribellato, mi chiedo?" commentò lei "Il cigno non pesa sul suo lago, la briglia non pesa al suo cavallo, né l'anima sull'uomo che la possiede" cantilenò l'uomo, facendo spallucce.
Quella notte scrisse una piccola nota in gaelico che lasciò davanti al davanzale. Diceva soltanto: "Voglio conoscervi. Venitemi a trovare", lasciò una zolletta di zucchero in dono. Si rigirava nel letto inquieta, nella speranza che il messaggio arrivasse a destinazione, e come spesso accade il sonno arrivò come un deliquio, senza preavviso. Si ritrovò in un luogo che non aveva mai visto prima d'ora. Una specie di antica cucina, senza finestre, mattoni rossi tutt'intorno, carta da parati di cartone con le sembianze di un giardino davano più respiro alla stanza. Fuori il rumore della pioggia era pesante e svuotato della sensazione di conforto che regala agli animi malinconici. Individuava negli oggetti della stanza una combinazione di cose minuscole. Le sedie erano piccoli cubetti di legno, appartenuti a qualche antico gioco. così come il tavolo. Non erano per nulla comodi, ma i pezzi di stoffa imbottita e cucita grossolanamente davano sollievo alla seduta. Uno specchietto da beauty asserviva alla funzione di vassoio sul quale erano poggiate tazzine che potevano provenire da un servizio da the in miniatura per bambole di porcellana, un pò sbeccato, ma grazioso a vedersi. La zolletta che aveva donato stava su un lato del ripiano di legno, con una specie di punteruolo conficcato al suo centro. La ragazza capì che era un sogno, ma aveva qualcosa di reale. "E' un sogno, questo?" "Certo, ragazzina" Rispose la voce di un uomo di mezza età dall'esterno. La porticina della cucina non era che un pezzo di serranda di ferro, l'uomo entrò con in mano dei legnetti rilegati e un secchiello d'acqua, avvolto in un impermeabile di tela. Poggiò l'occorrente a lato della porta, le sopracciglia cespugliose gli conferivano un'aria severa e le mani vissute, una saggezza artigianale. Appese l'insolito impermeabile sulla testa di un cavallo di scacchiera, che evidentemente fungeva da appendiabiti. La ragazza era paralizzata e si stringeva nella sua camicia da notte, non per il freddo, l'atmosfera era calda nonostante il rifugio sembrasse improvvisato, erano le pareti laterali di mattone ad emanare calore, ma avvertiva un senso di vulnerabilità che la faceva chiudere a riccio. L'uomo si premurò di accendere il fuoco in un buco del mattone e di riempire la teiera sospesa sul paiolo sostenuto da una corda e un ago, dalla capocchia ornata da una manigliuola. "Vieni più vicino alla luce del fuoco, ragazzina!" Aveva una voce roca e il tono presentava un cipiglio ingiustificato agli occhi di lei. "Si può sapere perchè mi trovo qui?" L'uomo la squadrò come a darle della matta, poi con un cenno del capo fece notare che la tavola era apparecchiata sul suo frammento di pergamena "Voglio conoscervi", riconobbe la ragazza. La sua scrittura. "Ma.. siete.. siete Tuvia?!" Dopo un attimo di silenzio, in cui l'uomo la fissava per cogliere in lei la sincerità della sua domanda, scoppiò in una fragorosa risata "AHAHAH Io? Quell'uccell di bosco di Tuvia!? Ho l'aria da piovano, io? Ti credevo sveglia ma se queste sono le premesse.." La ragazza non sembrava aver apprezzato l'umorismo dell'omino "Allora signore.. avete forse raccolto un messaggio non rivolto a voi!? Come vi permettete di interferire con la mia Corrispondenza!" "Corrispondenza? Senti dolcezza, cosa pensi che abbiamo il servizio postale in quel di Bluebell? Noi ai fogli d'albero diamo ben altro valore. Non lo sprechiamo per messaggi futili e sconsiderati." "Chi diavolo siete voi e che ci fate nei miei sogni?" "E' così che ci si incontra noi, la prima volta! Non accettiamo inviti dagli sconosciuti" La teiera cominciava a scoppiettare sul fuoco, le bolle di vapore avevano un aspetto cupolare e un suono più cupo del normale, dovevano essere quelle dimensioni a rendere ogni rumore anche il più familiare totalmente estraneo e inquietante. Nella stanza cominciò a diffondersi un odore di fiori che proveniva dall'infuso. "Come vi chiamate?" "Che razza di domanda è? Sono lo spirito protettore degli O'Reilly, quindi mi chiamo come loro" "Gli spiriti protettori portano il nome della famiglia?" Non rispose, sembrava un pò scocciato dalla retoricità delle domande, ma la ragazza aveva l'impressione che si sforzasse di essere gentile. Aveva messo in infusione una manciata di briciole di the e polline che raccoglieva da una bustina dilaniata come un sacchetto. Versò l'infusione nella tazzina che stava di fronte a lei. Staccò un paio di pezzi dalla zolletta per lei, sapeva persino come prendeva il the. "Ascolta ragazzina, noi spiriti della casa non parliamo più dello stretto necessario. Il nostro silenzio è la nostra invisibilità, quindi fammi andare al punto: Hai sentito cosa ha detto il buon vecchio O'Reilly stasera no? 'Non disturbare gli spiriti del bosco', lo ha detto per il tuo bene." Al sentirsi chiamare 'ragazzina' il tono della voce di lei si fece più risentito e squillante "Quindi oltre che profanatore di lettere, anche un origliatore maleducato" L'omino sospirò con enorme esercizio di pazienza "Non è come pensi.. non mi è possibile ignorare quello che succede entro queste mura, siamo nati dai sentimenti della famiglia che ha costruito questa casa. Se ti appaio in sogno è perchè questa famiglia si preoccupa per te" "il vostro sentimentalismo mi commuove" disse sarcasticamente, "ma sono pronta a scommettere che voi avete origliato per il semplice fatto che questo vostro rifugio si trova vicino al focolare" "Ti avverto ragazzina, non cercare di trovarlo, causeresti un dolore agli O'Reilly" "Dovevate pensarci prima di invitarmi qui, razza di stupido omino. E adesso datemi una buona ragione per cui questa 'ragazzina'" rimarcò la parola "non dovrebbe svegliarsi e venire a farvi fare la fine del topo" Sorseggiava la tazza di the adesso, fissando l'uomo con un sorriso imperioso, che non prometteva nulla di buono. "Ragioni? Se c'è qualcosa che so degli esseri umani è che la logica con voi non è persuasiva. Ho solo indicato la soglia da non varcare, ragazza mia, ma non era mia intenzione regalarvi la determinazione per attraversarla." "Il vostro consiglio non è richiesto" Incrociò le braccia. Calò un pò di gelo tra i due. Il sadismo giovanile di lei aveva fatto affiorare al viso del vecchio uno sguardo triste, leggermente rassegnato. "Come faccio a svegliarmi?" "Non ti preoccupare, presto sarai sul tuo letto, bambina. Voi avrete pur il controllo dei momenti di veglia, ma noi abbiamo la nostra rivincita nei sogni e sei fortunata che non abbiamo la vostra stessa crudeltà. Comunque.. se non posso dissuaderti, sarò il tuo messaggero e un giorno, forse, ti porterò da lui." disse quasi burbero "Quasta poi.. volevate sabotarmi e adesso vorreste anche farmi da guida" "La foresta di Bluebell si basa su un fragile equilibrio, il custode di quell'equilibrio, la Regina delle Rose, non ama l'invadenza umana, specie da una che le somiglia così tanto" "Io... somiglierei alla Regina?" Ignorò ancora quelle domande che avevano la stessa arguzia dell'eco di un pozzo. "Tuvia l'ha combattuta, sai.. la Corte delle Rose Spinae." "Quel cosino? Ma se è fragile come un filo d'erba. Scommetto che se mi stendessi in giardino, potrebbe diventare una macchia sul mio vestito. Se è così coraggioso, poi, perchè non è nella foresta a combattere?" "Lo vedi in giardino perchè è un esule e non conosce più la comodità di un confine. Si è consacrato alla pioggia, perchè si riconosce nelle nuvole. Una nuova regina.. questo lo salverebbe. E lui.. non vuole essere salvato!" Lo spirito degli O'Reilly con la tristezza si era fatto stranamente loquace, riconosceva qualcosa nel vecchio in lui, aveva la stessa dolcezza sotto una scorza dura che era più simile a quella della signora O'Reilly, uno strano mix. Elizabeth sorseggiò quell'infuso, stavolta godendone appieno l'aroma. Era come di tiglio. Avvertì che si stava agitando nel sonno. Non voleva svegliarsi proprio ora. Lo spirito degli O'Reilly la fissava e con un cenno del capo sembrò quasi accomiatarsi. Quando riaprì gli occhi sul suo letto, le ultime parole dello Spirito riecheggiavano ancora nelle sue orecchie riempiendola di non so quale speranza.. "Una nuova regina", si ripeteva. Poteva giurare di sentire ancora il sapore di tiglio sulla punta della lingua.
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silencebetrayer · 3 years
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Little People - An Irish Fairy Tale
Part 1 A little toast
In our time there is no more room for stories.
That is why the old man winced at the question of that girl, of indecipherable age, when she sat down on her own knees to pin on him the two blue eyes, dense with expectation.
"You've seen them, too, haven't you?" she asked the elder O' Reilly.
He did not even nod, as if there was no need for confirmation.
"daoine maithe - The lords of the good people.
Souls fallen into sin: not good enough to be saved, nor bad enough to be damned.
They are good to the good ones and cruel to the cruel ones, unstable personality, reckless, terribly touchy, and at the same time so easy to please that they might be grateful a lifetime for a glass of milk left on the windowsill at night.
They are damned, that's true, but their evil is accomplished without malice. They have gathered what humans have lost: the spontaneity of their nature. This is how they are born simultaneously from life and death."
"But how come we don't see them?"
"They have been shrinking more and more in our imagination, so that we no longer see them."
"What do you mean? One thing exists beyond our imagination" Elizabeth observed without noticing that a certain impatience had risen in her breath.
The old man smiled.
"Natural things, yes. But not the things that come from our feelings. We are the ones who make them small or large, according to our desire."
At this statement, the girl felt a shameful anxiety, as if she had been caught on a forbidden thought.
She did not understand the reason: the old man could not know of the excitement she had felt the night before.
She nervously rolled a blond curl over her finger.
"Tuvia. His name is Tuvia, the fairy you saw. A spirit of the storm," he said
"How do you know his name and how do you know he's male?"
"Hmm. It's complicated the fairy gender. Let me put it this way: just as you know the moon is female in some legends, so he is male. It's something we've long said to each other, and time has done the rest."
The conversation died down in contemplation of the fire crackling in the fireplace before them, though there were plenty of questions Elizabeth wanted to ask. It wasn't that she lacked a certain sensitivity towards mystery... she understood, however, that the grandfather could only answer in riddles and this got on her nerves.
She was stuck in that Irish countryside for the duration of the pandemic, at this point it was only natural the desire to know more about that Little People thing.
Elizabeth wasn't sure if what she had seen the night before would happen again, but deep in her heart she hoped it terribly.
Anyone of us has heard of leprechauns, but it's quite another thing to see that sort of firefly from Yeats' tales appearing in the window.
She had seen it from his bedside overlooking the window. Outside, the landscape showed its outline to the livid sky and the lightning in the distance seemed to have impressed an inexplicable mirage on the glass.
An indigo light pulsing silently caught her attention as she drew back a tapered human form the size of an inch, arms raised in exultation toward the horizon. He had gentle features and an innocent smile, but his hair and ears were pointed, as if he were a fruit blooming from a bramble.
He's calling the rain, she told herself.
It took her a while to shake herself and come to her senses, she poked cautiously at the bedside table without taking her eyes off the window and grabbed the glass she kept next to her for the night thirst.
She didn't know what had driven her to the lust for capture: the desire for an evidence? Perhaps it was more than that.
The small face turned dark suddenly, as if it had sensed a bad intention in the air and the tiny pupils pierced like needles her incredulous eyes, which stopped her bare foot still halfway between the blanket and the wooden floor.
Then he spread his small opalescent wings and disappeared among the shadows of the garden at the speed of lightning.
When she opened the window, a whirlwind of rain drenched her face and her nightgown with a sudden vehemence that had the appearance of mischief.
As she gasped, she sucked in the damp night air in an indignant exclamation and could have sworn she heard a low, childlike laugh in an unspecified spot of grass beyond the windowsill.
She grunted something in that direction before slamming the shutter and running to change clothes.
The next morning she was walking in that very garden, where she had seen the human figurine running away resentfully.
She had no hope of finding the slightest clue of what she had experienced a few hours earlier, however... you know how it works right? There's no harm in trying.
She arrived on the other side of the windowsill of the guest room where she resided, on the corner of the old estate. She remembered the exact spot where the creature had stood and not even to mention, there was no sign of it. Even if she wanted to look, the rain had surely washed away any footprints.
A cat watched lazily from above the dry stone wall that separated the O' Reilly property from the road.
The garden was large and sloped down into a hill overlooking the valley. In the distance, the clear morning made it possible to glimpse the bell towers of the nearby village and the fortress, separating them from the BlueBell woods that stretched as far as the eye could see.She knew that no one used to cut from there to go down to the village, it was natural for the locals not to disregard the most extravagant folk customs.
A red ribbon was tied to the door at sunset, lavender could not missing under the bed, no pots were left uncovered, and for the sake of God one should not speak bad of the good people, especially one should not call them "small",
it seems they are very susceptible to the size with which they are told.
For Elizabeth, however, it was their size that made them so interesting.
She wondered how such vulnerable little beings could be so feared by the inhabitants of a valley?
"They don't rule the elements, they rule luck, it's a subtle power, because when you witness it you don't recognize it," said the old man.
She thought that if one did not believe in luck, their power would be reduced to nothing. Indeed, if it was true what they were saying, that it was us humans who manipulated their manifestations, then next time she would make sure they were as insignificant as possible.
Mind you, the girl was genuinely curious and there was no sadistic intent in that desire, it was the exploration of a limit that tickled her.
She was surprised that even she, underneath, was beginning to believe all these stories. She didn't question them anymore, it was the air of the place that forced you to live with their presence, because even if they might not be true, it was the people of the valley that made them real.
"All right," she said to herself, "let's try to humor them."
And so the same night she did as the old man had suggested, she put a jug of milk in front of the window, but she made sure to cap it well and to spread resin on the rim and the handle, so that any little creature who’d tried to drink from it would be caught in it.
"Let's see if they're really dumb enough to get caught like that."
To her surprise, she slept like a rock. When she woke up, it took her a while to remember the plan she had devised the night before.
She turned to the windowsill and was not surprised at all to find that there was no little creature stuck to the resin.
"What was I thinking?" she scoffed.
She opened the shutter and absent-mindedly took the jug with a handkerchief: empty, no trace of liquid.
And the resin? Immaculate.
"What the hell?" She shook it. She checked to make sure it wasn't leaking from some chipping. Nothing.
She opened the cork just so he could make sure the bottom was clean.
The night must had been windy, because a piece of swamp straw had fortunately fallen into the spout slot.
"A straw?" she jerked again.
She hastily picked up the small straw with her fingers and struggled hard before she could read these tiny words etched on a leaf:
"Slainte."
"Cheers," the girl translated incredulously.
To Be Continued...
Ita version
Parte 1
Un piccolo brindisi
Nel nostro tempo non c'è più spazio per i racconti.
Per questo il vecchio sussultò alla domanda di quella ragazza, dall'età indecifrabile, quando si sedette sulle proprie ginocchia per appuntare su di lui i due occhi azzurri, densi di aspettativa.
"Li hai visti anche tu, vero?", chiese al vecchio O' Reilly.
Lui non annuì nemmeno, come non ci fosse bisogno di conferme.
"daoine maithe - I signori del buon popolo.
Anime cadute nel peccato: non abbastanza buone per essere salvate, né cattive al punto da essere dannate.
Sono buoni con i buoni e crudeli con i crudeli, instabili nel carattere, dissennati, terribilmente suscettibili e allo stesso tempo così facili da compiacere che potrebbero esservi grati una vita intera per un bicchiere di latte lasciato di notte sul vostro davanzale.
Sono dannati, è vero, ma il loro male è compiuto senza malizia. Da anime defunte sono stati plasmati e hanno raccolto ciò che nella vita umana avevano perduto: la spontaneità della loro natura. E' così che nascono contemporaneamente dalla vita e dalla morte"
"Ma come mai non li vediamo?"
"Sono andati rimpicciolendosi sempre più nel nostro immaginario, tanto che noi non li vediamo più."
"Che intendete dire? Una cosa esiste al di là del nostro immaginario" osservò Elizabeth senza accorgersi che nel suo respiro era sorta una certa impazienza.
Il vecchio sorrise.
"Non le cose che nascono dai nostri sentimenti. Siamo noi a renderle piccole o grandi, secondo il nostro desiderio"
A tale affermazione, la ragazza provò un'ansia vergognosa, come se fosse stata colta su un pensiero proibito.
Non ne capiva la ragione: il vecchio non poteva sapere dell'eccitazione che aveva provato la sera prima.
"Tuvia. Si chiama Tuvia, il fatino che hai visto. Uno spirito della tempesta"
"Come fate a sapere il suo nome e come fate a sapere che è maschio?"
"Mh. E' complicato il genere delle fate. Mettiamola così: come tu sai che la Luna è donna e l'abbiamo chiamata Luna, così lui è un maschio e lo abbiamo chiamato Tuvia. E' una cosa che ci siamo detti da tempo e il tempo ha fatto il resto"
La conversazione si spense nella contemplazione del fuoco che scoppiettava nel camino dinanzi a loro, anche se le domande che Elizabeth voleva porre erano moltissime. Non che le mancasse una certa sensibilità verso il mistero.. capiva però che il nonnetto poteva rispondere solo per enigmi e questo le dava sui nervi.
Era bloccata in quella campagna irlandese per tutta la durata della pandemia, a questo punto era del tutto naturale volerne sapere di più su quella faccenda del Piccolo Popolo.
Elizabeth non era sicura che quello che aveva visto la notte prima si sarebbe ripetuto, ma in cuor suo ci sperava terribilmente.
Chiunque di noi ha sentito parlare di folletti, tutt'altra cosa è vedersi spuntare alla finestra quella specie di lucciola riesumata da chissà quale racconto di Yeats.
L'aveva vista dal suo capezzale che dava sulla finestra. Fuori il paesaggio mostrava il suo profilo al cielo livido e le luci dei fulmini in lontananza le sembrava avessero impresso sul vetro un inspiegabile miraggio. Una luce indaco che pulsava silenziosa attirò la sua attenzione, quando ritraendosi disegnava una affusolata forma umana delle dimensioni di un pollice e con le braccine alzate in esultanza verso l'orizzonte. Aveva tratti gentili e un sorriso innocente, ma capigliatura e orecchie puntute, quasi fosse un frutto sbocciato da un rovo.
Sta chiamando la pioggia, si disse lei.
Ci mise un po' a scuotersi e riaversi, frugò cautamente sul comodino senza distogliere lo sguardo alla finestra e afferrò il bicchiere che teneva accanto per la sete notturna.
Non sapeva che cosa l'avesse spinta alla bramosia della cattura: il desiderio di una testimonianza? Forse era più di questo.
Il piccolo volto si incupì di botto, come avesse avvertito una cattiva intenzione nell'aria e le piccolissime pupille trafissero come aghi gli occhi increduli di lei, che arrestò il piede nudo ancora a metà strada tra la coperta e il pavimento di legno.
Poi spiegate le piccole ali opalescenti si era dileguato tra le ombre del giardino alla velocità del fulmine.
Quando aprì la finestra, un mulinello di pioggia le inzuppò il viso e la camicia da notte, con una veemenza improvvisa che aveva del dispettoso.
Nel trasalire, aspirò l'aria umida della notte in un'esclamazione indignata e avrebbe giurato di avvertire una risata sommessa, infantile, in un punto imprecisato dell'erba sotto il davanzale.
Grugnì qualcosa in quella direzione prima di sbattere l'imposta e correre a cambiarsi.
La mattina dopo passeggiava proprio in quel giardino, dove aveva visto fuggire risentita la figurina umana.
Non aveva alcuna speranza di trovare il minimo indizio di quanto aveva vissuto poche ore prima, però che male poteva fare un sopralluogo distratto?
Arrivò dall'altra parte del davanzale della camera degli ospiti, dove lei risiedeva, all'angolo della vecchia tenuta. Si ricordava il punto esatto in cui aveva sostato la creatura e neanche a dirlo, non c'era alcuna traccia. Anche volendo cercare, la pioggia aveva sicuramente lavato via ogni impronta.
Un gatto la osservava pigramente da sopra il muricciolo di pietre a secco che separava dalla strada dalla proprietà degli O' Reilly.
Il giardino era ampio e digradava in una collina che dominava sulla valle. In lontananza il mattino terso permetteva di scorgere i campanili del borgo vicino e della rocca, a separarli il bosco di BlueBell che si estendeva a perdita d'occhio. Aveva saputo che nessuno tagliava da lì per scendere in paese, era naturale per la gente del posto non disattendere alle più strampalate usanze folkloristiche.
Si legava un nastro rosso alla porta al tramonto, non poteva mancare la lavanda sotto il letto, non si lasciavano pentole scoperchiate e per l'amor di dio non si doveva parlare male del buon popolo, soprattutto non bisognava chiamarlo "piccolo", pare siano molto suscettibili delle dimensioni con cui vengono raccontati.
Per Elizabeth invece erano proprio le dimensioni a renderli così interessanti.
Si chiedeva come facessero esserini così vulnerabili a essere così temuti dagli abitanti di una valle?
"Loro non dominano gli elementi, dominano la fortuna, è un potere sottile, perchè quando vi assisti non lo riconosci" diceva il vecchio.
Lei di rimando pensava che se non si credeva nella fortuna, il loro potere si riduceva a niente. Anzi, se era vero quello che si diceva, che eravamo noi umani a manipolare le loro manifestazioni, allora la prossima volta si sarebbe assicurata che fossero più insignificanti possibile.
Badate, la ragazza era sinceramente curiosa e non vi era alcun intento sadico in quel desiderio, percepiva che se ne avessero avuto la possibilità si sarebbero sottratte al suo sguardo.
Si sorprese del fatto che anche lei, sotto sotto, cominciava a credere a tutte queste storie. Non le metteva più in alcun dubbio, era l'aria del posto che ti costringeva a convivere con la loro presenza, perchè, anche se magari non erano vere, erano le persone del posto a renderle reali lasciando che la quotidianità si costellasse di riti per ingraziarsi le eteree creature.
"D'accordo" si disse "Se sono così abituati alle offerte degli uomini, accetteranno anche la mia" 
E così la notte stessa fece come le aveva suggerito il vecchio, mise una brocchetta di latte davanti alla finestra, ma si premurò di tapparla ben bene e di riempire il bordo e il manico di resina, affinchè qualunque spirito avesse provato a bervi, vi sarebbe rimasto invischiato.
"Vediamo se sono davvero così fessi da farsi acciuffare così"
Con sua grande sorpresa, dormì come un sasso. Al risveglio, ci mise un pò a ricordarsi del piano che aveva escogitato la sera prima.
Si volse quindi al davanzale e non si sorprese affatto nel costatare che non c'era nessun esserino appiccicato alla resina.
"Che mi ero messa in testa?", si derise.
Aprì l'imposta e con un fazzoletto prese distratta la brocchetta: vuota, nessuna traccia del latte. E la resina? Immacolata.
"Che diavolo..?!" La agitò. Controllò che non perdesse da qualche sbeccatura. Niente.
Aprì il tappo di sughero solo per potersi assicurare che il fondo fosse ripulito.
La notte doveva essere stata ventosa, perchè un pezzo di cannuccia di palude era caduto fortunosamente nella fessura del beccuccio.
"Una cannuccia?" dovette trattenersi dal giungere alla facile conclusione che qualcuno o qualcosa avesse tracannato il suo latte con quell'espediente.
Raccolse frettolosamente con le dita la piccola cannuccia ed era sul punto di gettarla sul prato, ma poi qualcosa la trattenne. Dei segnetti facevano capolino su una foglia che pendeva dal segmento legnoso. Faticò molto prima di poter leggere queste minuscole parole incise su di essa:
"Sláinte" (pronuncia: Slontchæ)
"Alla vostra salute", tradusse incredula la ragazza.
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silencebetrayer · 5 years
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Gipi
Le regole de “La terra dei figli” Non usare la voce narrante. Non usare il colore. Tutte le pagine devono avere la stessa gabbia. Non mettere mai più di un periodo di testo per balloon. Se un personaggio fa un gesto, fai una vignetta per quel gesto. Ricorda i tempi naturali nei dialoghi. Se serve una pausa, fai una vignetta vuota. Non spiegare niente. Ricorda e disegna il ciclo naturale giorno/notte. Rispetta il sole cocente, come la pioggia. Non fare balloon con i pensieri dei personaggi. Ti vergogneresti per sempre, dopo. Se un personaggio pensa una cosa, fai una vignetta muta per quel pensiero. Non usare indicazioni come “intanto”, “il giorno dopo” ecc. Siamo nel 2016. Se devi indicare un’ellissi temporale, trova il modo, con il disegno di farlo capire. Se fai uno spiegone in un balloon, dopo, sparati. Rispetta i personaggi. Non fargli mai fare o dire cose che loro non vorrebbero fare o dire. Nessuno ti ama abbastanza, quindi rendi la lettura la più semplice possibile. Quando sei stanco, fai un’altra tavola.
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silencebetrayer · 6 years
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La Vendetta della Driade
Un capitano era in cerca del legno perfetto per la sua nave.
Si rivolse a una Strega del Porto che gli porse una semplice domanda:
"Quale virtù fa sì che la nave sia giusta per il suo capitano?"
"Suppongo... che quel capitano debba 'sentire' come reagisce la nave alle onde del mare e al cambio del vento"
"..E se fosse la nave a dirvi quello che lei sente?"
Il capitano sulle prime non capì.. "Per farlo dovrebbe parlare? Mi stai dicendo che puoi rendere una nave vivente?"
La strega ghignò sinistramente
"Non esattamente, capitano. Però c'è qualcuno che potrebbe comprendere il suo linguaggio al vostro posto"
Fu così che si inoltrarono nelle foreste sul finire del Mar della Luna in cerca di quella creatura e di quel legno perfetto.
Una notte quell'equipaggio in cerca di nave assistette alla danza segreta di uno spirito sorridente. Alla penombra di una bella e rigogliosa quercia danzava una giovane elfa dai capelli dello stesso colore delle foglie che insanguinavano l'autunno: così incontrarono la Driade Euribia.
Il giorno stesso i marinai misero ai voti la decisione di prendere la Quercia.
Scoprirono tuttavia che Euribia si opponeva a qualunque uso improprio del proprio gemello vegetale.
Studiarono il modo di ottenere la collaborazione della Driade. Tra tutti si fece avanti il Giovane Primo Ufficiale, ben noto per lo charme che sapeva di emanare, passò molto tempo e compose molte canzoni per Euribia al punto da indurre in lei il desiderio di possederlo. E si sa, le driadi sono molto possessive!
Ma il giovane sapeva di dover andare.. e lei non poteva allontanarsi dalla sua Quercia.
Erano destinati a separarsi.. a meno che la Quercia non la seguisse nel suo viaggio.
La Driade era innamorata e con l'inganno il giovane la convinse che poteva mantenere la Quercia in vita con la magia e che per poter vivere il loro amore ai confini della terra lei sarebbe vissuta con lui sulla nave che avrebbero ricavato dal grande Albero.
Per i marinai fu l'inizio di grandi fortune, perchè la nave avvertiva i marinai di qualunque cambio di vento e con la sensibilità che acquisiva a contatto con il mare, riusciva a indovinare le correnti o l'appressarsi delle tempeste ed Euribia dava voce ad ognuna di queste intuizioni.
Quando facevano porto la Driade attendeva il ritorno a bordo del suo giovane compagno.
Un giorno questi le chiese un altro pegno d'amore. Egli voleva la morte del capitano per avere il suo titolo. Il giovane sapeva fin troppo bene che una nave che si manovrava da sola non aveva più bisogno dell'esperienza del suo Capitano, ma sapeva anche che Lei avrebbe rifiutato di far parte della congiura, era un gesto ben oltre le possibilità della sua natura gentile. Tutto quello che le chiese fu soltanto di non riferire la voce della nave per un solo giorno.
Così benchè la nave tentasse di far udire il suo grido di allarme, nessuno dell'equipaggio fu avvertito della tempesta ventura e nessuno vide la caduta in mare del vecchio capitano.
Nel bel mezzo dello sgomento di tutti i membri dell'equipaggio, fu il giovane Primo Ufficiale a prendere nuovamente le redini delle vele e a condurre la nave salva in porto.
Per la riuscita dell'impresa, l'equipaggio nominò il Primo.. nuovo Capitano.
Euribia restò una notte intera in preda al rimorso. Decise che avrebbe chiesto al suo amante di farla tornare alla Foresta cui apparteneva, poichè quella vita di Mare le aveva rinsecchito il cuore e reso i Capelli un tempo sensibili al colore delle stagioni di un Nero abissale e innaturale.. Ma quel fatale giorno di festa Lui tornò ubriaco e con l'odore di un'altra donna addosso.
La Driade non vide più dal risentimento: aveva rinunciato a tutto per quel giovane marinaio e lui non ricambiava quel sacrificio con la vita d'avventure che le aveva promesso, bensì aveva corrotto la sua natura, usato la sua Quercia per scopi umani e annegato la sua linfa vitale nel tradimento.
Quando salparono, la notte stessa la nave si ammutinò al suo equipaggio..
La Driade prese possesso della mente dei marinai di turno e cominciò il lento massacro di quelli ancora dormienti nelle loro brande. Quando si accorsero di quel che succedeva, diedero l'allarme e si misero in cerca di Euribia.
Era pressocchè impossibile uccidere la Driade perchè l'intera nave non era altro che il suo corpo senziente e questi la avvertiva di ogni cosa avvenisse a bordo.. lei spariva dietro ogni angolo del ponte come da una porta invisibile per ricomparire alle spalle dei suoi aguzzini.
Ad uno ad uno, la nave li uccise.
Alla fine rimase solo lui, il suo amante.
Folle di paura questi prese l'ultima terribile risoluzione: Non c'era scelta, doveva incendiare la nave.. e seppellire tra i flutti l'abominio che avevano creato.
Ma erano in alto mare oramai e l'incendio avrebbe preso anche lui.
Diede fondo alla disperazione.. tentò di incendiare la stiva, laddove le radici della quercia suggevano la linfa magica che la teneva in vita, e di buttarsi fuori bordo, tentando la fortuna nel naufragio.
Ma la Quercia fece l'ultimo gesto che lo relegò al suo stesso destino: in un abbraccio di rami la nave/albero lo strinse al suo legno e con le sue radici bloccò la sua fuga intrappolandolo allo scafo.. non contenta Euribia si sporse dal Mascone di Dritta e in preda a una furia magica gli diede forma arborea e pregò l'albero di inglobarlo in un innesto eterno. Il giovane marinaio ebbe appena il tempo di avvertire sulle sue mani l'irrigidirsi della pelle in corteccia bruna e sul viso il tocco della pioggia che avrebbe vanificato il suo sforzo piromicida, spazzando via il liquido fiammeggiante: fu così che il giovane divenne parte della nave per sempre.
Questa nave vaga oggi nei mari della costa della Spada ed è riconoscibile dalla sua polena insolitamente maschile, il cui urlo muto inorridisce chiunque la incontri.
Nessuno ha mai osato salirvi a bordo, la nave è completamente vuota e la Driade non si mostra, se non per attrarre giovani avvenenti Marinai e punire la stessa ambizione del giovane Capitano che le spezzò il cuore.
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silencebetrayer · 7 years
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How to Be a Pirate (You will be remembered, my dear)
If it is the ocean that sings to you, or the thrill of Aztec treasure, or other kingdom’s riches, know that you cannot go back. Once you set sail, the saltwater will haunt you even if you retire to a desert. There will never be enough golden coins or golden islands that will satisfy you. The life of a pirate is a thirsting life, and it is common knowledge that saltwater does not quench.
Kiss your mother and father’s graves goodbye before you set sail. If the ocean will not be your grave, the gallows are too far from the churchyard to comfort your spirit. Keep your farewells frugal. Better yet, disappear without a word. Legends are not borne out of nostalgia.
Turn a blind eye to the third mate whose hair is bunched into their hat and keeps their chest wrapped tightly under their bleached tunic. Her hands may be small, but they will build callouses just like yours once she scrubs the deck long enough. Bad luck is not the fault of a stowaway woman, and the storms are not her doing—after all, the crew had thrown Jonah into the sea to calm it. You’d be better off watching out for the storm that is the woman. She will put you to shame when she sets fire to your enemies to fight tooth and nail for the freedom she earned.
Treat a mermaid gently if one accidentally gets tangled in your fishing net—comb the hooks out of his hair and don’t curse if he bites your fingers. Offer him your hat to shield his eyes from the sun and answer his questions when he asks in panic why his fingers are wrinkling. If you must chuckle, try to do so silently, so that he does not think are laughing at him. Mermaids are born singers—their egos are easily bruised.
When a man goes overboard in the midst of a storm, throw the rope to him. If he cannot cling onto it, lower yourself in a rowboat to help him from the bobbing waves. But remember to never jump in after him, if he turns away and rides the waves into the deep. Do not blame yourself. You could hold your breath forever and still cannot rescue a drowning man who swims away from a lifesaver.
Whistle while you work. The songs that your mother used to sing you to sleep with are not a curse just because it is from the past. And melodic tales about purple mountains and golden cornfields will stun your mermaid guest—he will ask you again and again how fast horses run, and how do flowers smell like. He will test your patience, but even pirates enjoy basking in Scheherazade’s glory. We all like to be heard other times than when we’re shouting orders.
There is little use in envying your legendary predecessors. Madame Ching and Blackbeard’s skin peeled under the sun just like yours. Legends never feel like legends when their shoulders ache.
You will lose your hand along the way. Some lose their eye, others their foot, others aren’t as lucky and lose their hope. It is all part of chasing the impossible. When the time comes—and it will come, when you are least prepared—there is no shame in weeping. There will never be enough saltwater. Let your mermaid guest dress your wound and see your tears. He will miss your tender palms, and you will miss that sense of safety. But let him treat you; his fingers are nimble and cool to the touch.
When he sings to you the songs of his world and people, do not be overwhelmed—there will always be a part of the ocean that you will never see. The greatest pirates will never know what lies beneath their hull. Most hurl a mermaid out of their sight for fear of deception, and never lit a candle for him to see a dancing flame for the first time, cautioning him to keep his hands to themselves.
Keep your plank short and sturdy—no one wants to walk to their death with shaky knees. No captain can avoid a mutiny, but that does not mean that you did not do something wrong. Which is why without a doubt, when your second mate plunges blindfolded into the sea, your heart will sink right down with him. But a captain is expected to root out betrayal and never betray themselves. Careful—if you catch yourself calling him name when you call all hands on deck, your crew might suspect that you regret it.
Buried gold can afford bejeweled, decadent hooks for where your hand had once been. The richest of pirates can afford hooks of pure gold and a diamond cuff whose reflection can almost replace the spark in your dulled eyes. But they will only ever be hooks, and your mermaid will gasp in pain every time you cut his skin, even if you try to be gentle. He knows that you can’t help it, but don’t get cross if he shies away from you when you come too close. Mermaids are not quite used to love which makes them bleed.
Pirates are not heroes. They kill in order to avoid the gallows. They maroon rather than forgive. All who sail past you will assume the worst of you, and point their cannons at your sails without consideration. It may be easier to live up to their expectations and take up your sword. It is far more exhausting fighting for your nobility.
Your mermaid guest cannot stay for long. The sun scorches his skin, shrivels his scales, cracks his voice. The explosions of your ship’s cannons and your musket rounds piercing the Royal Navy shake him to their core. You can beg all you want, but your hook only hurts him when you try to hold on to him. He will wait until it is nighttime to quietly throw himself overboard. Two of your mates will hold you back from diving after him. They know that they could not save you if you did.
Do not be alarmed when you find yourself under the starlight missing home. Any captain of a loyal crew will be desperately lonely when sailing alone in the wide, treacherous expanse that is one’s own head. I’m afraid, however, that it is too late now to turn back. Your lost hand, or cold, nimble fingers would not be there home waiting for you even if it wasn’t.
Understand that you will never be remembered. Even if your name is emblazoned with fear in every queen’s heart, even if the tales of your terror make every captain shudder. They will not remember the songs you hummed under the moonlight. They will not remember your careful fingers loosening hooks from their hair. Legends are not borne out of love.  
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silencebetrayer · 8 years
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Essex, my home out of Italy..
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Chelmsford, England. Matheus Carvalho
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silencebetrayer · 8 years
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«Non voglio più stare qui.» Gösta sobbalzò. Il gatto ai piedi di Lacke corse a nascondersi sotto il divano. Dalla cucina si udì un gatto miagolare. Gösta si raddrizzò a sua volta. «Non devi restare per me.» «No. Non è questo che volevo dire. Qui. Qui. In questo posto di merda. Blackeberg. E tutto il resto. Queste case, queste strade, le piazze, le persone, tutto è soltanto come un'enorme malattia, capisci? C'è qualcosa di sbagliato. Hanno pianificato tutto questo posto e tutto il resto perché fosse perfetto, no? E in qualche maledetto modo tutto è venuto fuori sbagliato. Solo merda. È come se… non riesco a spiegarlo, come se avessero pensato alle angolazioni, o quello che è, le angolazioni fra le case, in relazione l'una all'altra. Per ottenere un'armonia, o qualcosa di simile. Ma hanno commesso uno sbaglio nelle misurazioni, triangolazioni, o come diavolo si chiamano, così quel piccolo errore iniziale si è moltiplicato esponenzialmente a mano a mano che procedevano. E quando si passa fa queste case, si ha l'impressione che siano maledettamente fuori posto. No, no, no. Qui non si può rimanere. È tutto sbagliato, capisci? Ma non sono le angolazioni, c'è qualcos'altro, qualcosa come una malattia che è nei muri, nelle pareti, e io non voglio più restare qui.»
John Ajvide Lindqvist, Lasciami entrare (via frammento)
Oggi in giacca e cravatta mi sento così
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silencebetrayer · 9 years
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Word of the day: Magia
Dissi a mia cugina prendendo un mazzo di carte qualunque dalle sue mani, la prossima carta che uscirà sarà un asso di picche. Lei: “e tu come lo sai? ” Io: “non lo so, vediamolo insieme. ” Asso di picche. Lì, inequivocabile, sul tavolo. Un colpo di culo del genere, pensai, non mi ricapiterà mai più. Lei: “qual è il trucco? Rifallo!” Io: “non posso. Vedi, la differenza tra la magia dei prestigiatori e la magia vera è proprio questa: non si può chiedere alla magia vera di ripetersi”. A distanza di anni, questo continua a essere più o meno tutto quello che so sulla magia: che succede e che viene dalla sensibilità umana per la perfezione.
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silencebetrayer · 9 years
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Tale of the day: I Cimiteri degli Elefanti, leggenda dell'Africa Nera
Capitava d'improvviso. Da un giorno all'altro gli elefanti anziani scomparivano. Nessuno sapeva dove andassero a morire, ma tutti erano pronti a giurare che semplicemente durante la notte partivano per luoghi sconosciuti. I cimiteri degli elefanti, li chiamavano questi luoghi.  Un gruppo di bracconieri, che santi non erano ma detestavano le crudeltà inutili, pensarono che non c'era alcuna ragione di prendere l'avorio dalle zanne di un animale vivo quando c'erano elefanti che partivano ogni giorno per cimiteri remoti. La vendita di quell'avorio avrebbe potuto salvare migliaia di vite e sfamare i loro villaggi per anni, perché da sempre gli elefanti andavano a morire all'orizzonte. Così si misero d'accordo e individuarono tra le mandrie quella con il capo branco più anziano e vi si misero al seguito. I giorni passavano e l'animale arrancava sempre più. Gli uomini si chiedevano come avrebbe fatto un elefante così debole ad attraversare tutta la savana per trovare la pace. “E se semplicemente.. si dissolvessero? E se semplicemente si sciogliessero nel fango dei torrenti?” si chiedevano e non sapevano di essere così vicini alla soluzione dell'enigma. E un giorno, il vecchio elefante rispose.  Si tuffò per il consueto bagno pomeridiano al torrente, in compagnia del suo branco. Le vecchie zampe lo reggevano a malapena e così per non chinarsi si spinse sempre più in là nello specchio d'acqua, lì dove si fa più profondo. Quel giorno però il fango cedette e lo impantanò lasciandolo affondare più del dovuto e restò in apnea per lungo tempo, la proboscide batteva l'aria tagliando i raggi del tramonto e sembrava salutare la riva dove il branco restava in silenzio a guardare. Il bracconiere di guardia capì che stava succedendo qualcosa e corse a chiamare i suoi. “Il vecchio elefante!!” Gridava ai compagni “Sta partendo” La proboscide si inabissò e il branco non emise alcun verso, si preparava alla notte, lasciando le sponde del torrente. Così i cimiteri degli elefanti si rivelarono al mondo. Ed erano le acque immobili della Savana.
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silencebetrayer · 10 years
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Sono stato appena investito da un treno
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"Soffrire non serve a niente."
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silencebetrayer · 10 years
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by Laura Scarpa on Tumblr
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silencebetrayer · 10 years
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Layla O'Doyle, piratessa
"O’Doyle, detto tra noi, non avrei mai pensato che ti saresti unita a questa spedizione da morti di fame. Sei una che ne ha viste tante, ma che non ha mai cavato un ragno dal buco. Sei una che di ciurme ne ha messe su abbastanza da sapere che la madre dei disperati è sempre gravida. Dico: fallo una buona volta il colpo che ti sistema a vita.”
"Sapete Cosa, Cap’n? Io sono una che piange sulle sue miserie, come fossero cose che mi son capitate. Non riesco ad assumermi la responsabilità di quello che mi sono inflitta o il merito di quello che ho conquistato. Troppi venti e troppe onde e troppa gente mi hanno condotta per rotte che non mi sono scelta, e mi stava anche bene. Ma da un po’ d’anni.. "
E tacque. Malvolentieri, ma non è che ci fosse molto da aggiungere. O almeno lei credeva così. Ci pensò il capitano a dire la sua senza distogliere gli occhi dai flutti.
"Sarà che finita la voglia di vento, è sempre a un porto che si deve tornare. Magari quest’ultima àncora è sulla terraferma che dovrai gettarla.."
E lo guardò per un lungo istante, con una severità che incuteva un rispetto nuovo, e forse anche del dolore, lì da qualche parte.
"Il giorno che le àncore saranno mai gettate sulla terra, sarò pirata del cielo"
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silencebetrayer · 10 years
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"Ah quindi lei è un ingegnere.. Una persona abituata a dare risposte!" “No. Io sono abituato a dare soluzioni” “Ah bene. Cambia poco. Volevo dare una risposta ai suoi problemi di stress.. Questo libro, si chiama Dianetics e..” “Scusi ma.. Non cambia poco. Voglio farle un esempio pratico: il suo libro non è una risposta.. è una soluzione.. “No” è la risposta”
Mi sa che la differenza alla fine gli era chiara.
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silencebetrayer · 11 years
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Spettacolo: if you like Christmas lights, please try this
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silencebetrayer · 11 years
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Please don’t get tired of me.
It happens every time. People lose interest in me. They get tired of me. Suddenly, they don’t bother hitting me up anymore. The conversations become shorter. They forget about me and I just become a distant memory. I wonder if it’s my fault sometimes. But then I realize that people never stay in my life. And there’s nothing I can do about it.
It's so damn easy: renew yourself day by day.
Let them know that to know you is neverending
The worst thing that can happen to you is to be the same person till next month
So treat the moments like the fresh beginning they are.
People never stay in our life because they stay the time we need. Let that time be intense and regret nothing. This should work. =P
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silencebetrayer · 12 years
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R.M. Rilke
Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che possono esserti date poichè non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.
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