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Federica||23 •Ci sono molti, moltissimi ed innumerevoli modi per scrivere la parola “Dolore”. Sinonimi? No, macché. Alcuni gesti… alcune espressioni… tutto può essere giustificato come dolore. Qualcosa che colpisce all'esterno o all'interno di noi stessi. Non conosce pietà il dolore. Non sa nemmeno quanto grave è il male che provoca. Può persino cambiare una persona in un breve istante, aumentando un pochino di intensità. Agisce e basta, godendo della sofferenza altrui. Il dolore sfinisce, il dolore può portare ad una fine di tutto se non viene fermato. Il dolore non è altro che una macchia nera in grado di riempire l'animo di una persona rendendolo opaco, scuro, minimizzato. Avevo tanta paura del dolore quando ero piccola; tremavo all'idea di rompermi un braccio… o una gamba. Avevo anche paura della morte.. perché pure lei in qualche modo è dolorosa. Crescendo sono riuscita a distinguere diversi tipi di dolore: quello atroce, quello altrui e quello sopportabile. Mi piaceva… il dolore sopportabile. Era una sorta di pizzicorio nella pelle che mi faceva sentire vivo. Mi faceva sentire… bene. Nonostante il dolore. E così me ne procuravo. In piccole dosi. Manco fossi una drogata. Volevo sentirmi viva...volevo vedere il fluido vitale che scorreva dentro di me uscire fuori e darmi segno della sua presenza. Un giorno però… il dolore sopportabile non mi è più bastato. Ho superato una soglia, una soglia che non credevo di possedere… e sono entrata in un tipo di dolore diverso. Questo mi ha svuotata, di ogni singola energia. Mi ha impedito di muovermi e mi ha imposto di stare fermo in un letto… attaccato a dei fili. Da lì… la mia paura del dolore è tornata. Non era sopportabile. Era illusione. Il dolore che mi procuravo… mi portava via la vita. E quando ho esagerato… l'ho sentita davvero… ho sentito davvero il suo bisogno di lasciarmi. Da lì io e il dolore… non ci siamo visti più.•

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