Tumgik
linguisticagenerale · 2 years
Text
Pasolini, il discorso libero indiretto, lingua e letteratura
youtube
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
youtube
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
John Cage, la musica, il silenzio
youtube
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Borges e il fantastico nella letteratura
youtube
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Responsabilità ed alterità
Intervista ad Emmanuel Levinas del 1986.
youtube
1 note · View note
linguisticagenerale · 2 years
Text
Argomentazione e Dialogo
Il seguente link riporta ad un "trialogo" tra Massimo Bonfantini, Susan Petrilli e Augusto Ponzio sul rapporto tra le pratiche argomentative e le pratiche dialogiche.
Il carattere e il metodo illustrano temi quali "dialogo formale", "significazione e significatività", "valori operativi e valori concepiti", "dialogicità sostanziale", "tipi di segni", ecc.
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Il piacere del testo e la scrittura intransitiva
youtube
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Il “veicolo segnico” (Morris), cioè l’oggetto che funziona come segno è in relazione con un altro segno (segno interpretante) che ne esprime il significato mettendolo in rapporto con un referente.
Questa relazione concerne la dimensione semantica della semiosi. Ma necessariamente il segno è anche contemporaneamente in relazione con altri veicoli segnici, e in ciò consiste la dimensione sintattica della semiosi.
Nello stesso tempo, il segno è anche la relazione con un interprete, che risponde al segno. In ciò consiste la dimensione pragmatica della semiosi.
Il segno coinvolge, implica, sempre tutte e tre le dimensioni della semiosi.
Sicché solo per motivi di analisi è possibile distinguere tra la relazione del segno con il segno interpretante e il referente, la relazione tra il segno e gli altri segni e la relazione tra segno e l’interprete. Secondo la formulazione di Morris del 1946 (1971: 365 sgg.), la sintattica studia il modo in cui i segni si combinano tra loro; la semantica studia i significati dei segni; la pragmatica studia gli effetti dei segni.
Tumblr media
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Il segno verbale, come ogni segno, richiede non solo un’interpretazione che lo riconosca e lo identifichi, ma anche un’interpretazione che lo comprenda e vi risponda.
Anche per intendere l’enunciazione come semplice frase e cioè interpretandola soltanto in base a interpretanti d’identificazione, la sola competenza linguistica, cioè la conoscenza del sistema linguistico e delle sue regole grammaticali d’interpretazione di ordine fonologico, sintattico e semantico, non è sufficiente.
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Il referente è ciò che resta implicito in un percorso interpretativo. Reso esplicito, ciò che era referente cambia funzione e diviene interpretante con funzione esplicativa nei confronti del percorso interpretativo del segno, cioè del suo significato.
Dunque, sia il significato sia il referente sono entrambi il percorso interpretativo individuato dagli interpretanti del segno, con la differenza però che il significato è la parte esplicitata e il referente ne è la parte sottintesa. Ovvero la parte sottintesa di un percorso interpretativo è ciò a cui si riferisce (referente) la sua parte esplicitata (significato) .[...] consideriamo l’enunciazione
“La stella della sera e la stella del mattino non sono altro che Venere”.
L’enunciazione è esplicativa, e “Venere” funge da interpretante esplicito.
Invece, in “Il puntino luminoso che brilla nel cielo all’alba è la stella del mattino”, “stella del mattino” è interpretante esplicito, mentre “Venere”, o “uno dei pianeti del sistema solare”, o “stella della sera” (per chi pone tutte queste determinazioni sullo stesso percorso interpretativo di “Stella del mattino”), è il referente.
Non ci sono significati (e quindi segni) senza referente.
(Ponzio, 79)
Tumblr media
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Per quanto concerne il motivo per cui questo processo di exattamento impiegò diversi milioni di anni per realizzarsi, la risposta sembra essere che l’adeguamento di un meccanismo specie-specifico per codificare il linguaggio in parlare, cioè producendo segni vocalmente, con un complementare meccanismo per decodificarlo, cioè ricevere e interpretare un flusso di segni verbali/vocali (frasi), deve aver impiegato tanto tempo per poter realizzare un processo di sintonizzazione, che è lungi dall’essere completo (dato che gli individui umani hanno molte difficoltà nel comprendere messaggi verbali che si trasmettono l’un l’altro)
(S/S, vol. 1: 443-444, in Sebeok 1991, it.: 178).
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
È grazie al congegno di modellazione chiamato da Sebeok “linguaggio”, che è specifico della specie umana fin dall’inizio della sua evoluzione e che è il fattore interno che l’ha resa possibile, l’antroposemiosi si caratterizza come semiotica.
Come abbiamo visto, il linguaggio, così inteso, va distinto dal “parlare”, dal linguaggio verbale, la cui funzione originaria era la comunicazione e che non apparve nell’evoluzione della specie umana se non molto tardi.
A quanto pare, l’Homo habilis, in quanto già homo laborans, era dotato di linguaggio, ma era privo di parola, non era ancora homo loquens.
Ma si deve presumere che del linguaggio, cioè del congegno di modellazione muto, era già dotato il primo omininide apparso sulla Terra, in quanto occupante una nicchia specifica nell’evoluzione delle specie. È il linguaggio che ne ha permesso l’evoluzione fino all’attuale Homo sapiens sapiens.
Il parlare e quindi la formazione delle lingue segnano il passaggio dall’Homo habilis all’Homo sapiens e la successiva evoluzione concernente l’uomo quale è attualmente, l’Homo sapiens sapiens. Nel mondo della vita, che, come abbiamo detto, coincide con il mondo.
(Ponzio, 88)
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
La semiotica è un modo esclusivamente umano di ricercare, che consiste nel riflettere – in maniera informale o sistematica – sulla semiosi. Possiamo predire con sicurezza che tale modalità di ricerca esisterà fino a quando continuerà ad esistere il genere umano, così come esso si è andato evolvendo per circa tre milioni di anni nelle successive espressioni di Homo, che – in considerazione, fra gli altri aspetti, della crescente ampiezza del cervello e delle relative capacità cognitive – sono state indicate con i termini habilis, erectus, sapiens, neanderthalensis e, per la fase attuale, sapiens sapiens. La semiotica, in altre parole, indica semplicemente la tendenza universale della mente umana al fantasticare focalizzato specularmente verso l’interno della propria strategia cognitiva a lungo termine e sui propri comportamenti quotidiani. Locke indicò questo modo di indagare come ricerca di “conoscenza umana”; Peirce, come “gioco del fantasticare” (Sebeok 1991, it.: 181)
1 note · View note
linguisticagenerale · 2 years
Text
L’identificazione è una condizione necessaria per la comprensione dell’enunciazione, e la frase rappresenta l’enunciazione in questa fase primaria di interpretazione. Lo studio della frase, l’allenamento alla sua identificazione, al riconoscimento delle sue parti, l’analisi della sua costruzione, sono dunque necessarie alla comprensione dell’enunciazione, ma non sono sufficienti. [...] L’interpretante specifico che orienta l’enunciazione e la motiva è l’interpretante di comprensione rispondente o interpretante pragmatico.
Non solo. Ma nel capire un’enunciazione, l’identificare e il comprendere costituiscono un tutt’uno. L’identificazione è preliminare rispetto alla comprensione. Se non ho capito che cosa esattamente è stato pronunciato o che cosa esattamente è stato scritto, se vi sono cause soggettive (limiti di conoscenza di una data lingua, di un determinato lessico, ecc.), o cause oggettive (rumore, grafia poco chiara, stampa illeggibile, ecc.) che impediscono la decifrazione e la decodificazione, non posso comprendere il senso.
Ma l’identificazione è preliminare solo in senso astratto. In concreto, l’identificazione non precede la comprensione ma avviene di pari passo con essa.
(Ponzio, 183)
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Dal punto di vista del rapporto dei segni (o rappresentazioni, representations, come Peirce in un primo tempo li chiamava) con il reale che modellano, l’icona ha con il suo oggetto un rapporto di somiglianza.
Ciò che è pertinente come criterio di somiglianza dipende da convenzioni, da abiti di comportamento secondo cui si dispone il processo interpretativo. Sicché l’icona presenta anche un carattere simbolico che nella tipologia di Peirce, sta ad indicare il carattere convenzionale della connessione segno-oggetto-interpretante. Già questo dice, indipendentemente dai casi particolari in cui accanto all’iconicità intervengono a gradi diversi, gli altri due aspetti del segno, che l’iconicità non è mai pura, ma pur sempre “degenerata”.
Peirce (1931-58: 2.277) distingue l’icona in tre sottoclassi:
– 1) immagini
– 2) diagrammi
– 3) metafore
Nell’immagine la somiglianza è complessiva e diretta; nel diagramma, invece, concerne la relazione tra le parti rappresentate per mezzo di relazioni analoghe; nella metafora invece consiste in un parallelismo, in una comparazione.
L’icona realizza un grado massimo d’indipendenza dell’interpretante rispetto all’oggetto, il quale non è individuato né per necessaria contiguità (indice), né per habitus (simbolo), ma per ipotetica somiglianza.
(Ponzio, 186)
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
Quando invece nella semiosi non prevale né la similarità né la contiguità/causalità ed essa è regolata prevalentemente da una convenzione, da un abito di comportamento, che rende il rapporto interpretato-interpretante “arbitrario” rispetto ai due criteri precedenti, indicheremo tale rapporto come convenzionale “simbolico”, nella terminologia di Peirce (tale espressione, dati gli “abusi” della parola “simbolo”, può dar luogo ad equivoci).
Il simbolo è un segno in cui tra interpretato e interpretante, a differenza dall’icona e dall’indice, non vi è un rapporto di similarità né di contiguità, ma soltanto un legame convenzionale. Sottospecie di simbolo sono i seguenti segni: allegoria, distintivo, marchio, stemma, emblema, insegna, marca, stigma (v. Sebeok 1976, it.: 130)
(Ponzio, 187)
0 notes
linguisticagenerale · 2 years
Text
La semiosi può consistere prevalentemente in un rapporto di contiguità e/o di causalità. In questo caso indicheremo il rapporto come indicale. Negli indici “la relazione con il loro oggetto consiste in una corrispondenza di fatto, [...] essi dirigono l’attenzione ai loro oggetti tramite una cieca costrizione” (1931-58: 1.558). Un indice “è un segno che si riferisce all’oggetto che denota in virtù di essere realmente causato dall’oggetto (1931-58: 2.248).
I segni di tipo indicale possono essere distinti in
– 1) sintomi, dove il rapporto semiosico è di contiguità e di causalità: macchie sulla pelle (interpretato), malattia epatica (interpretante); fumo (interpretato), fuoco (interpretante);
– 2) indizi, dove il rapporto è di causalità non attuale sulla base di una presunta contiguità: cielo nuvoloso (interpretato), pioggia (interpretante);
– 3) tracce, dove il rapporto è di sulla base di una presunta causalità: una certa orma (interpretato), passaggio di un animale (interpretante); una tale fobia (interpretato), il tale avvenimento che l’avrebbe provocata (interpretante).
(Ponzio, ibid.)
0 notes