Tumgik
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Cosa vuoi fare da grande ?
Quando ero piccolo tutti gli zii o i conoscenti ti facevano questa domanda,mentre a me invece mi dicevano “diventerai come tuo padre” anche perché di base quella domanda non mi è mai piaciuta era un po’ come “ hei! Non sei tu che decidi la mia vita,fatti i fatti tuoi”
“Quindi da grande cosa farei ?” e io manco rispondevo,forse è da lì che ho iniziato ad odiare questa domanda
Questo destino assegnato.. e infatti crescendo non è che le cose siano migliorate,ho sempre odiato i “per sempre” o la parola “mutuo” o “rate” o gli “indeterminati”
Mi mettono ansia queste cose e come se mi tappassero le ali,ed è forse per questo che i matrimoni,i lavori non durano,dovrebbe esserci una scadenza un limite,tipo i lavori dovrebbero averle un limiti di 10 anni e i matrimoni pure,”eh.. ma ci sono i figli” quindi i figli possono nascere da 2 persone che si odiano ? Perché i figli saranno l’indeterminato fra 2 persone.
Questa cosa non ha senso,non penso che si venga al mondo per fare questa vita.
Perché se poi non sei felice non lo saranno nemmeno i tuoi figli,e se non hai un rapporto stabile i tuoi figli non avranno la serenità e l’equilibrio per crescere tranquilli. Penso,poi alla fine non ne ho,e non posso saperlo.
Ma so che la vita è bilanciata e meritocratica e tutte le difficoltà che ti pone saranno le tue leve da grande,mmm ho qualche dubbio anche su questo.
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Intro
Nasco da una famiglia normale,mio padre era tornato dalla Germania per sposare mia madre,i miei nonni non volevano far trasferire la sua unica così lontano da loro.
Così si sposano e dopo una primogenita mia sorella nasco io.
Occhi azzurri e bamboccio,da piccolo avevo proprio un bel faccino da bravo bambino che da grande non avrebbe mai fatto male a nessuno.
All’epoca la maggior parte delle persone delle mie zone emigravano in Germani dell’ovest il muro era ancora in piedi e vi era tanto lavoro,un po’ come il Regno Unito ad oggi.
Alcuni invece preferivano andare in Piemonte ne,a Torino,dove la maggior parte lavorava per la Fiat.
Questa cosa ha fatto sì che questa zona di periferia si mescolasse fra chi aveva deciso di partire e rimanere su e tornare l’estate è, chi invece come la maggior parte,di tornare alle proprie radici in questo paesino ai piedi della Sila nella provincia di Cosenza,Luzzi un paesino con un’estensione molto grande che parte dalla valle e sale su fino alla montagna,
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Nella psicologia si torna sempre dove si è nati è cresciuto perché ci fa sentire se stessi.
Così facendo non vi era tanto quell’aria da paese e centro abitato chiuso,ma queste persone erano una piccola finestra affacciata sul mondo.
Io sono cresciuto notando la differenza,quando uno veniva da fuori lo si notava,ma a quei tempi c’era una felicità generale,non ricordo musi o lamentele,Senna vinceva in Formula 1 e Van Bastenn vinceva il campionato con il Milan.
Ho fatto un’infanzia abbastanza tranquilla,sono cresciuto con i miei cugini,non c’erano tanti ragazzi nella zona,ma a suon di calcio nel fango e Tele più i pomeriggi volavano,ci si inventava di tutto,eh si anche noi come i nostri genitori ci inventavamo i giochi ci si divertiva con creatività,le gare di bici,i percorsi dei cani negli arbusti è nella sterpaglia che sembravano “grotte”.
Nel frattempo andavo a scuola con i miei cucini
Per andare a scuola mi alzavo presto tipo alle 6:45 e alle 7 e mezza scendavamo con mia zia che andava a lavoro,e una volta usciti alle 13 dovevamo aspettare mio zio fino alle 2 e mezza che vitaccia,non potevo mai vedere goku o i cartoni delle 2.
Così un giorno mi padre decise che in seconda elementare l’avrei frequentata nella scuola vicino casa mia,non lo ricordo come un grande trauma,perché 3 mesi dopo ritornai nella scuola giù di prima,ma è chiaro che ad oggi è stato uno dei miei primi sbalzi di equilibrio,quando tornai dovetti riadattarmi e riconquistare le amicizie,che fra bambini basta nulla per perderle.
Nel frattempo al pomeriggio andavo a giocare a 2 minuti da casa mia a calcio dove giocavo tutti i ragazzi della nostra zona,eravamo tutti riuniti,era un vero e proprio centro di inclusione sociale e sportivo,c’erano i grandi e piccoli.
Io ovviamente giocavo con i piccoli e a fine partita si giocava una partita tutti quanti insieme,ricordo che non capivo quanto si dava un calcio d’angolo o una rimessa dal fondo ci misi qualche mese per capirlo che per vergogna non chiedevo a nessuno . Perchè vedevo tutti che sapevano sa salire o scendere. E io ogni volta guardavo intorno a me.
Poi si finiva e tutto insieme si tornava.
Ero felice,spensierato e pensavo che forse la vita fosse tutta così.
#racconti #life #anni90
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