Tumgik
inesistenzadellio · 6 months
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Ogni volta che si sta per sprofondare, che sembra che il nulla ci possa inghiottire per l'eternità bisogna ricordarsi che non c'è peccato più grande che rendere tutta quella sofferenza inutile, priva di scopo. Siamo al mondo per evolverci, per redimerci, ed avere fede, in qualsiasi cosa vogliate credere, è l'unica arma che abbiamo contro questo mondo devastato, sia il nostro personale, che il mondo di tutti.
Avere fede significa dare un senso alla sofferenza, la nostra primigenia grande madre.
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inesistenzadellio · 6 months
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Avevo una poesia nel cuore che non è mai potuta uscire e ora si è avvizzita stando sempre al buio senza luce.
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inesistenzadellio · 7 months
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Esiste un sorriso specifico, che non saprei neanche descrivere, ne indicare in quali situazioni generalmente esce fuori, che mi ricorda ogni volta del perché amo e mi fa sentire sicuro di non aver preso un abbaglio, di non continuare a perpetuare un errore che ormai dura da anni.
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inesistenzadellio · 8 months
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La bellezza è un attimo di gioia che ti azzanna il cuore.
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inesistenzadellio · 8 months
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Il nostro IO è come una marionetta che usiamo per rapportarci al mondo. È composta da dei pezzi ma non è quei pezzi singolarmente, ne una combinazione casuale di essi, ma cos'è? Quando ci rapportiamo con qualsiasi cosa di questo universo, non ci rapportiamo davvero, ma attraverso un filtro, il nostro IO appunto, che propone una complessa serie di idee e costrutti che ci fanno credere di avere a che fare con la realtà. Pensate ad un albero: quando lo vedete iniziate a pensare che quello sia un albero, perché lo riconoscete come tale e il nome albero si porta dietro tutta una serie di aggettivi e informazioni che avete imparato in svariati modi, ma che non sono davvero l'albero. Vi state rapportando alla vostra idea di albero, ma non all'albero reale. La nostra marionetta oltra a fare da filtro alla realtà, e un filtro pure nel rapporto con noi stessi. Chi siamo? Siamo l'idea, le informazioni che abbiamo acquisito su noi stessi? O quello non è la nostra realtà, la nostra reale esistenza su questa terra? Ora immaginate che disastro deve essere il rapporto tra due persone. Che si rapportano tramite le loro marionette che si filtrano a vicenda e filtrano loro stesse. Cos'è un rapporto a questo punto?
Ho compreso, forse, che riuscendo a trascendere questo IO, comprendendone l'inesistenza intrinseca, la sua vacuità, si arriva finalmente al rapporto reale con il mondo, ad uno scambio, ad una connessione. È quello che molti hanno chiamato Divino e che ha una sola natura, quella di Amore. Forse è per questo che tanti testi, tanti maestri parlano dell'amore per un albero negli stessi termini dell'amore verso una persona, perché effettivamente è la stessa cosa. Solo quando trascendiamo questi filtri, queste marionette, questi IO, allora possiamo Amare.
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inesistenzadellio · 9 months
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Ma Io, perché mai dovrei essere infelice?
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inesistenzadellio · 9 months
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non mi ero resa conto di quanto l'immagine dell'intestazione del tuo blog fosse bella! devi averla scattata tu, immagino?
Sisi, scattata io in un momento in cui il mio umore e quel paesaggio erano uguali!
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inesistenzadellio · 9 months
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Forse è l'ora di far uscire fuori tutta questa rigidezza, per anni soppressa sotto strati di finta fluidità e adattabilità che infine mi hanno causato solo rabbia e rancore perché in realtà violentavo la mia anima, la strizzavo, la mutilavo in situazioni in cui non volevo davvero stare per paura.
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inesistenzadellio · 9 months
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Scusami per non averti protetto, per averti lasciato con il cuore indifeso, esposto a mille pugnalate. Scusami per non essere riuscito a proteggere la tua speranza, per non essere riuscito a ridarti l'amore a cui avevi tanto creduto. Scusami per non essere stato all'altezza, per non essere sufficientemente bravo ed intelligente così da poterti dare quello che hai sempre desiderato.
Perdonami, ma è l'ora di arrendersi, di abbandonare, di lasciare andare. Non ci sono riuscito, ci ho messo tutto il mio impegno ma non ce l'ho fatta.
"Benedetto ognuno che non ce la fa."
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inesistenzadellio · 9 months
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Quanta tristezza può esserci in una sola mente. Quanta paura di affrontare la vita, le situazioni, se stessi.
Non si può vivere così, perché non è più vita ma semplicemente un arrancare attraverso una landa desolata molto simile all'inferno.
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inesistenzadellio · 10 months
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Magari in fondo sono solo una persona cattiva, con l'anima macchiata, che si sforza di essere brava perché bisogna esserlo, perché gliel'hanno insegnato, ma alla fine recita soltanto e anche male perché viene ogni volta scoperta.
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inesistenzadellio · 10 months
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Ci sentiamo così soli in questa vita perché non siamo capaci di entrare in intimità con nessuno, partendo da noi stessi.
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inesistenzadellio · 10 months
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Un fuoco inarrestabile nel petto di cui non so che farne, che mi agita nel profondo, senza darmi tregua.
Tremo nella disarmante immobilità di chi non può far nulla.
Un tocco per liberarmi, una parola per assolvermi da peccati che non sapevo di commettere.
Amore mi ha corrotto e imprigionato. Folle vago nei meandri della mente che ha scordato il suo posto e si è messo al posto del cuore.
Datemi la mappa del mio mondo, ridatemi le mie coordinate.
Ho scordato tutto a causa di un bacio e ora sono perso nel miraggio della vita, tra fantasmi e proiezioni, specchi distorti, forme mostruose.
Un solo folle bacio.
Quella notte ti ho baciata e la realtà è crollata.
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inesistenzadellio · 11 months
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"Quanto all'amicizia, che i pederasti considerano proprio all'amore per i ragazzi, e solo a esso, Plutarco dimostra invece che può caratterizzare altrettanto bene il rapporto di un uomo con una donna. O almeno (e si tratta chiaramente di una specificazione determinante) con la propria donna. È la coniugalità, ed essa sola, che assicura la forma dell'amicizia nel legame sessuale. Coniugalità che viene qui da Plutarco brevemente evocata, in pochi tratti essenziali che ricordano i precetti coniugali; essa implica il condividere l'esistenza nell'arco di un'intera vita in comune (Plutarco gioca sulle parole strengein, amare, e stegein, ospitare, tenere presso di sé); richiedere reciproca benevolenza (eunoia); presuppone la perfetta comunanza è l'unità delle anime in corpi distinti, unità così forte che gli sposi non vogliono e non pensano più di essere due; infine, esige la continenza reciproca, la sōphrosunē, che fa rinunciare a qualsiasi altro legame. È su quest'ultimo punto che la trasposizione della teoria dell'Eros alla pratica della vita coniugale appare più interessante, in quanto dà, dell'alto valore del matrimonio, un'idea molto diversa da quella che si può trovare presso gli stoici. Plutarco, infatti, contrappone alla temperanza che viene dall'esterno, che è solo obbedienza alle leggi ed è imposta dalla vergogna dal timone, la temperanza derivante dall'Eros: ispirando agli sposi la passione reciproca, esso genera infatti la padronanza di sé, il ritegno e la lealtà; immette il pudore, il silenzio, la serenità nell'anima innamorata degli sposi; le conferisce riservatezza e la rende attenta a un solo essere. È facile ritrovare in tutto questo le caratteristiche dell'Eros pederastico, generatore di virtù e di misura nell'animo degli amanti, principio, negli individui più esemplari come Socrate, di quel ritegno che lo faceva tacere e conservare la padronanza dei propri desideri di fronte a coloro che pure amava. Plutarco trasferisce alla dualità coniugale gli elementi caratteristici che per molto tempo erano stati riservati alla philia degli amanti dello stesso sesso. [...]... Ha preso a prestito dall'Erotica dei ragazzi gli elementi fondamentali e tradizionali della stessa; e questo per dimostrare, che non possono applicarsi a tutte le forme d'amore, ma esclusivamente al legame coniugale."
- Storia della sessualità - La cura di sé. (M. Foucault)
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inesistenzadellio · 11 months
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"Quali pur siano i pensieri, le idee o le passioni atte a turbare che sorgono, esse da un lato non vanno abbandonate, dall’altro si deve impedire che ci dominino; le si debbono lasciare sorgere senza cercare di dirigerle o di formularle (di fermarle nelle loro forme soggettive). Se ci si limita a guardarle distintamente nel loro sorgere e se si persiste in tale atteggiamento, ogni idea o passione si rivelerà nella sua vera essenza perché non la si è lasciata a se stessa (ossia non la si è lasciata agire come avverrebbe spontaneamente). Grazie a tale metodo, grazie a ciò che sembra ostacolare la crescita spirituale può venire usato come un aiuto sul sentiero."
- Lo Yoga della potenza. (J. Evola)
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inesistenzadellio · 11 months
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"L'iconografia tantrica induista mette in risalto in vario modo le caratteristiche antitetiche dei due principi. Da una parte, si può indicare l'iconografia della danza della Shakti fatta di fiamma sul corpo immobile disteso di Shiva, corpo assai più grande di quello di lei: l'immobilità qui sta a significare l'immutabilità del principio maschile, e secondo le convenzioni dell'arte religiosa indù la sua più grande statura ne vuole esprimere il suo superiore rango ontologico rispetto alla Shakti in movimento. In secondo luogo, ricorderemo il simbolismo di Shiva e di Shakti in viparîta maithuna, ossia in una unione sessuale caratterizzata dal fatto che il maschio sta seduto immobile, e della donna che, avvinghiata, compie i movimenti dell'atto dell'amore. Si può notare, a tale riguardo, l'inversione delle concezioni attivistiche dell'Occidente moderno: il vero principio maschile è caratterizzato dall'<<essere>>, esso non agisce nel senso che è sovrano, che si limita a suscitare l'azione senza esserne preso; tutto ciò che è azione, dinamismo, sviluppo, divenire sta invece sotto segno femminile, cade nel dominio di prakrti, della natura, non in quello dello spirito, dell'âtmâ o del purusha, non ha in sé il proprio principio. Immobilità attiva è attività passiva. L'occidente attivistico ha dimenticato tutto ciò, per cui quasi non conosce nemmeno il senso della vera virilità."
- Lo Yoga della potenza. (J. Evola)
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inesistenzadellio · 11 months
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Spesso ci dimentichiamo, in un'epoca fatta di interazioni a distanza, dove l'unica possibilità di veicolare un messaggio è data dalla parola, mal utilizzata, spesso poco compresa e inesatta, che a salvare un essere umano, a dargli del conforto, della gioia, a farlo sentire non da solo in questa eterna battaglia che è la vita, basta un po' di contatto fisico.
Un abbraccio, una carezza, tenere la mano, un bacio, sono gli strumenti più potenti che abbiamo. Passiamo da veicolare un messaggio logico-razionale, fatto della parola, che nient'altro è che la didascalia simbolica di un'immagine, quindi vuota, perché non è ciò che descrive, a toccare direttamente l'anima della persona. Toccare letteralmente, perché cos'altro è il senso del tatto, se non il mezzo con cui interagiamo direttamente con il mondo? E chi interagisce con il mondo, se non qualcosa a cui diamo il nome di Io, ma che appunto, essendo parola e prodotto di altre parole, è vuoto di per sé, è un'immagine di qualcosa che non ha una definizione precisa?
Toccarsi, sinceramente, implica far entrare in contatto le nostre anime e quindi poter accedere a quello che i neo-platonisti affermavano fosse il regno di Dio, per cui l'anima era il ponte tra l'umano e il divino, l'unico mezzo per conoscere il bello.
E la bellezza è l'unica arma che abbiamo per salvarci. Quindi salviamoci.
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