Tumgik
ilmurodinicola · 5 years
Text
La felicità dell’essere indecisi
Che periodo particolare, la vita. Mi sento al contempo fortunatissimo per vivere questa vita sia spaventatissimo di perdere tempo. Spaventatissimo di fare scelte sbagliate, di affrontare quelle giuste di abbandonare una vita che mi aveva stufato, quella scolastica, ma che allo stesso tempo mi coccolava con la sua linearità, col suo percorso prestabilito dove l’unica cosa da fare era impegnarti quei pochi istanti per superare la verifica di turno per poi tornare ad una vita spensierata e anche un po’ egoista. Senza problemi di soldi, tuoi intendo. Senza problemi di ferie, scelte troppo importanti, di quelle che possono realmente condizionarti la vita. 
Che bello.
Non so nemmeno perchè sto scrivendo quest parole, forse sento di dover fare qualcosa, forse  è solo il ticchettare di questa tastiera che mi piace o, forse, ho davvero bisogno di sfogarmi, di buttare giù due righe e di fare un sunto della mia situazione attuale che sembra un attimo scivolarmi addosso, scivolarmi dalle mani come nei miei peggiori incubi. 
Sto parlando della sensazione di non avere il controllo della propria vita, di vivere lasciando vivere, la sensazione di non essere completamente presenti e lucidi nelle proprie scelte e di realizzarlo per brevi attimi completamente casuali nei momenti più strani. Io ho quella sensazione, spesso negli ultmi giorni e cerco tantissimo di combatterla, anche scivendo queste righe. Sono un braccio che mi riprende da sott’acqua e mi fa riemergere. Sono un qualcosa, quel qualcosa, che mi permette di staccare, ferrmarmi con la vita ma correndo velocissimo con la mente analizzando la mia situazione dall’esterno. 
E analizziamola allora.
20 anni, andando verso i 21. Che età particolare, che strano dirlo. Ho 21 anni quasi, sono un adulto che lavora, ha una ragazza da 2 anni, guida e si sta per iscrivere all’università. Sono un piccolo adulto che si rende conto giorno per giorno che non è lo stesso del giorno prima. Mi rendo conto che ogni giorno assumo più consapevolezza di me stesso, attenzione non della vita e delle scelte che mi mette davanti, per quello sono ancora spaventatissimo e indeciso, ma sono sempre più consapevole della persona che sono, dei miei principi, del fatto che del giudizio delle altre persone me ne importa poco, o perlmone delle persone che non contano per me. Anzi, forse mi interessa prorpio poco delle altre persone in generale. Ma è anche vero che vado a molto a momenti, non sono così cinico. 
Ho paura di non divertirmi abbastanza adesso ma allo stesso tempo ho paura di non impegnarmi troppo nel lavoro che mi piace. Ma poi che lavoro? Perchè parlo di lavoro se il prossimo passo sarà l’università. La starò facendo solo per avere più tempo mio, solo mio, da gestirmi, per avere un mio progetto oppure perchè il mondo del lavoro mi ha semplicemente spaventato tantissimo?
Non lo so, non lo so davvero ma so che sono sempre incerto.  Il divertimento. Sento di non avere amici perfetti, sento che quel tipo di amici un po’ scemi mi mancano, quelli con cui fare delle cazzate ogni tanto anche senza alcool in corpo o senza essere per forza a coreglia, sento che questo tipo di amicizie mi manca, inteso sia come mancanza che come perdita. 
E  poi il divertimento in amore. Sono fidanzato da 2 anni, chi l’avrebbe mai detto. Anche quella me ne ha fatte passare tante, tantissime sia belle, bellissime che terribili. Sicuramente mi ha cambiato, sia in negativo che in positivo, una persona che ti fa fare così tante esperienze per forza ti cambia in molti modi. 
Insomma sento che questa giovinezza non è più quella spensierata di una volta ma è proprio quella che bramavo quando ero a scuola. La possibilità di scegliere che ora però sembra più un oblio. Una porta enorme davanti a me che si spalanca di fronte ad un salto enorme. La scelta, la felicità di poter avere ancora un sacco di tempo e un sacco di possibili scelte da fare senza grosse ripercussioni. Di conseguenza però la possibilità di fare anche un sacco di errori, di poter fare così tanti errori da non accorgertene, di farne così tanti da cadere in un vortice infinito che ti allontana sempre di più da quello che poi potrebbe essere un tuo obbiettivo ideale, che ancora non sai ma che speri intensamente, forse per la prima volta nella tua vita VERAMENTE intensamente, di trovare.
E davanti a questa porta non sai se rannicchiarti e sperare che qualcuno la chiuda per te oppure lanciarti, sperando di cadere in un luogo piĂą luminoso rispetto a prima.
Nicola
Lucca - 2019
0 notes
ilmurodinicola · 9 years
Text
Camminare a fronte alta
Fin da quando ero piccolo ho avuto un problema, un difetto. La fronte alta. Tutti mi ricordano per la mia capigliatura enorme (anche se nel momento in cui sto scrivendo è estate e me li sono tagliati per avere dei capelli più consoni a questo periodo, aka stavo morendo di caldo) che mi serviva anche per nascondere la fronte. Avere un’attaccatura alta non era un problema per molte persone, c’erano e ci sono tutt’ oggi degli uomini che vengono considerati sex simbolzzz con l’attaccatura alta ma per me no, per me era orribile. Dalle medie fino a poco tempo fa mi vergognavo di molte cose del mio corpo che piano piano ho imparato ad apprezzare o, almeno, a dargli minor importanza. Così ho deciso di sfidare me stesso. E ho vinto.
All’ inizio dell’estate mi sono tagliato corti i capelli. Cortissimi come non gli avevo mai avuti. e siccome mi vergognavo anche ora della mia fronte me li sono tirati tutti indietro mettendola in mostra. Quando ci si trovava tra amici ci scherzavo e ci “lasciavo scherzare” senza prendermela (il Mugna ogni volta che mi saluta mi da un bacio sulla fronte, poi mi guarda con la faccia...beh la sua faccia e recita: “Boia, a bacialla’ tutta”) e piano piano ho capito che ero soltanto io. Ero io il mio problema.  Questa è una di quelle cose fondamentalmente stupide della vita che però ti fanno capire come siamo solo noi stessi a renderci la vita difficile. E penso che alla fine è proprio cominciando a renderci conto di queste piccole cose che possiamo, di giorno in giorno, renderci la vita migliore.
“I problemi esistono solo se noi ci comportiamo come se fossero tali”
0 notes
ilmurodinicola · 9 years
Text
L’ultima lezione
“The last lecture”
Questo è il titolo originale dell’opera di Randy Pausch. Più che opera si tratta di un testamento, una lezione di vita per i suoi figli ma che poi ha toccato i cuori di molta gente. Compreso il mio. Mi ha affascinato fin da subito quell’ uomo, la forza che dimostrava nonostante la sua difficilissima situazione. Cancro al pacreas. Pochi mesi di vita.  Questo è quello che recitava la sua cartella clinica e, nonostante tutto, lui era lì, a divertirsi e ha spiegare ai suoi studenti/figli come vivere la propria vita. Mostrando la sua. Come ho detto gli rimanevano ormai pochi mesi di vita ma, ascoltando la sua storia non potevi non rimanerne affascinato e sperare, anche se solo per un secondo, di aver vissuto la sua di vita. Nonostante il tragico finale. Vedere come quel semplice uomo era riuscito a estrapolare, dalle persone che aveva incontrato durante la vita, i lati migliori e che hanno migliorato lui a sua volta. 
“Realizzare i sogni d’infanzia”
Penso proprio che non sia casuale. Infanzia. Randy usa la parola infanzia molte volte durante la sua ultima lezione. Non dice semplicemente di inseguire i sogni, non cade mai nella banalità o nel “già sentito”. Lui specifica i sogni d’infanzia.  Usa i sogni d’infanzia perchè da piccoli abbiamo una cosa che già nell’ età adolescenziale perdiamo: la spontaneità. Col passare degli anni non siamo più spontanei nemmeno con noi stessi. Tendiamo a essere pessimisti, ridimensioniamo le cose, persino quelle più importanti come i nostri sogni. Mi è capitato qualche giorno fa quando ero a fare una passeggiata con Oliver. Stavo pensando ai miei sogni, a quello che vorrei veramente diventare e a come, tra pochi anni, questo non sarebbe più solamente un pensiero. Tra qualche anno dovrò agire, mettermi in gioco, per vedere se queste sono solamente parole al vento oppure se sono veramente pronto ad inseguire i miei sogni. E proprio mentre ero lì a pensarci dicevo: “ Wow, sarebbe veramente bello fare il videomaker”. Poi però arrivava l’incertezza e mi sono detto: “ Ma magari mi basta anche solo essere pagato per un video, già lì mi sentirei realizzato”. Mentivo. Non voglio ridimensionare quelli che sono veramente i miei sogni. Io voglio diventare un videomaker, non “uno che si è fatto pagare per un video, una volta”. E penso che in questo Randy con la sua lezione e con il suo libro mi abbia aiutato. Anche se potrò veramente dimostrare fra qualche anno quello che veramente valgo, inizio già a mettere in pratica alcuni delle sue “citazioni”. O almeno quelle che mi hanno colpito di più. E mi ha anche aiutato a cercare metodi MIEI per cercare di migliorare la mia vita, di aggiungerci sfide e di essere, in sostanza, una persona migliore. Per gli altri ma, prima di tutto, per me stesso.  Questi metodi li comincerò a mettere in atto da subito, da ora. Ma di questi parlerò nei prossimi Post. Mi lascio con la citazione più bella di Randy, quella che ha dato il nome anche a questo blog, anche se sarebbe meglio chiamarlo con il nome che effettivamente ha, diario. “  Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo. Sono lì per fermare gli altri “
0 notes
ilmurodinicola · 9 years
Text
Proviamo il primo post
Come al solito, come fanno tutti i blog.
Questa sarà una semplice prova per vedere come è un post di solo testo e come appare graficamente nella pagina.
0 notes