Tumgik
ilmiocentimetro · 2 months
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Nei momenti di ansia a stare inattivi la mente si allontana dal corpo, e finisce con alimentare ancora più ansia.
E quell'ansia cerca di spingermi a qualche attività, ma di solito ciò non porta mai buoni risultati. Anche questo, l'ho imparato in giardino. Ogni volta che mi veniva il dubbio di sbagliare in tutte le cose che facevo, pensavo al giardino, dove avevo sempre guardato l'alternarsi delle stagioni: come nella cerimonia del tè, ogni cosa sfuma nella successiva, senza nessun passaggio superfluo. Lo sbocciare e l'appassire dei fiori, il cadere a terra delle foglie secche, tutto prima o poi in un punto lontano si ricollega. Possibile che solo per le persone non sia così?, pensavo, e ritrovavo il mio equilibrio.
Banana Yoshimoto - Honeymoon
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ilmiocentimetro · 3 months
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Oggi a casa di mio padre ho trovato una mia lettera a Babbo Natale. Deve avere almeno 20 anni. Era ancora sigillata.
Mi sono chiesta se avrei potuto aprirla, e dopo un iniziale tentennamento, mi sono detta: l'hai scritta tu, chi altro dovrebbe avere il permesso di aprirla?
E così ho fatto.
Nella lettera c'erano due disegni, una poesia natalizia scritta dalla nonna a matita, e un testo scritto da me, in cui elencavo i due regali che avrei voluto ricevere. Sulla busta, all'esterno, l'indirizzo "Via delle Renne, Polo Nord", scritto da mia madre.
La mia calligrafia era molto stilizzata, le lettere spaiate con dimensioni strane, ma dovevo certamente averla scritta io.
È strano il senso di straniamento che deriva dal trovare un proprio reperto archeologico, senza ricordare nulla di quel momento specifico della tua storia. Secondo me equivale a quelle storie in cui il protagonista soffre di amnesia, a causa di un grave incidente, e rivede foto di se stesso a eventi a cui non ricorda di aver partecipato. Sei tu, non puoi provare il contrario, ma non ricordi quel pezzo della tua storia, e ti senti un po' confuso.
Vedere me, mia madre e mia nonna insieme in una lettera mi ricorda che c'è stato, almeno una volta, un presente in cui fossimo davvero uniti, anche solo per rispettare i desideri di una bambina per il prossimo Natale.
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ilmiocentimetro · 3 months
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Spesso chiudiamo in un cassetto i ricordi dolorosi. Interi periodi delle nostre vite diventano megattere oscure, galassie svuotate da ogni luce. I ricordi vengono risucchiati dall'interno, come in un grosso buco nero che inghiotte qualsiasi cosa. Resta solo il nulla.
Quando guardi in quei vuoti, hai paura. Io ero molto spaventata, lo sono ancora adesso. Ma, tenuta per mano, ho provato a guardarci dentro, come nel fondo di un pozzo. E dalla cordicella, tirandola piano piano, è emerso un tesoro inaspettato: in quel nulla, in quel secchio che ho sempre immaginato vuoto, c'era qualcosa.
"La tua voglia di immaginare qualcosa di meglio, e la tua capacità di scegliere di andartelo a prendere".
L'ho sempre dato per scontato. Eppure in quell'ammasso oscuro di materia confusa, in quegli anni di piombo, è nata in me questa consapevolezza. Non l'avrei mai detto.
Sai, tutti ripetono che devi toccare il fondo per risalire, ma l'ho sempre vista come una frase fatta. Io il mio fondo l'ho sempre nascosto molto bene, era troppo doloroso guardarci dentro. Eppure ho scoperto che è da quel tonfo sordo, quando col culo e coi piedi ho sbattuto nell'acqua in fondo al pozzo, che ho dato vita all'energia più potente che abbia mai abitato la mia anima.
Sono perennemente mossa dalla ricerca della gioia, della bellezza. Quando annuso una situazione che non mi torna, la riconosco e cerco di allontanarmi, per trovare di nuovo uno spot più confortevole. Non ho mai accettato passivamente di stare bene dove si sta male.
È sorprendente scoprire di aver dato vita ad una cosa così bella in un momento così brutto.
Finalmente, credo di aver capito come io sia sopravvissuta.
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ilmiocentimetro · 8 months
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La nostalgia è un sentimento stronzo. Anzi, vorrei dire che è un sentimento intenso. Che ti prende il petto e ti fa inumidire gli occhi.
Bisogna farla entrare, come gentilmente si lascerebbe entrare un inatteso ospite. Farlo entrare, e con garbo sorridergli, con dolcezza. Accogliere anche lei. E ricordarsi che il suo significato è profondo, che ci ricorda per cosa vale la pena sforzarsi, e piangere, e condividere.
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ilmiocentimetro · 8 months
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Nei suoi occhi, come in due nuvole grigie riflesse sulla superficie liscia di un lago, affiora il colore della solitudine.
After Dark - Murakami Haruki
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ilmiocentimetro · 10 months
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A 11'200 chilometri di distanza
Sento l'aria muoversi verso la mia direzione
Come le onde d'urto d'uno tsunami
Il mio ego se ne nutre e le abbraccia tutte
"Venite!" urlo, come una madre scellerata ad uno sciame di vespe furibonde
E come un giovane Dorian, sento la colpa entrarmi dentro
Mantenendo una parvenza di bellezza
Spalmando sul mio corpo l'amore che hai voluto dedicarmi come una costosissima crema da notte
E' un unguento prodigioso
Che rinvigorisce l'animo
Che ricorda alle mie membra
Che la vecchia Sirena d'un tempo non ha perso il suo smalto
Che ancora lambisco prede fingendomi agnello
Che segretamente bramo lo struggente suono dei lamenti d'amore
Dei sogni irrequieti
Dei singhiozzi interrotti
Delle notti insonni
Dei pensieri sporchi
Perennemente impostora del mio stesso fascino
Vivo ogni conquista smembrando in due il mio corpo e la mia mente
"Lusingata", col cappello a veletta calato sul viso angelico, gli occhi socchiusi e imbarazzati
"Spavalda", col sorriso beffardo e affamato di chi vuol sapere a tutti i costi quanto vorrai avvicinarti al baratro
Memore delle ossa degli amanti che giacciono sul fondo
Come preziose reliquie o trofei dimenticati
Buoni solo a voluttuose chiacchiere marine
Una parte di me vorrebbe accarezzarti la barba bruna
Guardarti negli occhi e dirti, dolcemente, "in che guaio di sei cacciato"
Ed un'altra, meschina ed oscura, chiederti fin dove il tuo amore potrebbe arrivare
Come una maledetta incantatrice
Tentarti nelle prove più stupide
Sedotta io stessa dall'onnipotenza dell'amor donato
"Non sono perfetta"
Lo trovi scritto in piccolo su ogni angolo della mia pelle
Intorno a ogni piccolo neo o imperfezione
Tra le pieghe del mio encefalo
E nel fondo dei miei occhi
Sono solo una bambina con le forme di donna
Una Sirena reietta senza regno né sudditi
Un'anima solitaria che non ha altro da dare se non la propria spontaneità
Nessun futuro
Nessun accordo
Sono perennemente in balia delle onde, verso "altro"
Altri lidi
Altri amori
Altri stimoli
Saresti l'amore di una notte?
L'amico di una vita?
Entrambi
O nessuno
Saresti la metà della mie mela (o della mia banana)
O forse solo un piccolo spicchio dentro il mio essere?
Non vedo distinzioni
Non contemplo barriere
Se il tuo é amore, io non lo so
Amore, curiosità, infatuazione, desiderio,
Tutto, oppure niente
Ma poco importa ai miei occhi
Provo anch'io curiosità per il tuo odore
Per il tuo modo di leggere
Per l'odore della tua casa
E mentre scrivo tutto ciò sento un peso allo stomaco
Ed é paura: paura di illudere
Paura di soggiogare
Paura di nutrire i tuoi desideri
Quando io stessa non conosco i miei la maggior parte del tempo
Come il vento non sa assicurare una buona pesca o un buon raccolto
Un tramonto luminoso o un'alba tempestosa
All'innamorato viandante sotto al cielo
Cosa posso offrirti?
Una scatola vuota?
Svuotata, o da riempire?
Io questo non lo so.
Forse la tua non è nemmeno una domanda, o una richiesta
Forse la tua è una cartolina che non attende risposta
E io ne sto cercando una che nemmeno conosco
Ma ho sentito muoversi dentro qualcosa
Un piccolo fuoco
La luce di una candela
Su una piccola barchetta di carta
Lasciata al dolce cullare del fiume
E sono curiosa di vedere dove arriverà
Se si accascerà su se stessa tra qualche chilometro
(11'200 sono tanti)
Se troverà una baia tranquilla, con delle piccole oche selvatiche
Se dopo aver superato impetuose rapide
Raggiungerà vittoriosa l'oceano
Per poi sparire in una bocca di balena
O giungere a me dalla corrente del Golfo
Con un piccolo fiore viola appoggiato sulla prua.
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ilmiocentimetro · 10 months
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Sta andando bene.
Erano anni che non andava così bene.
Vorrei ricordare molto: le onde alte e noi che ci saltiamo dentro, facendo facce stupide, ridendo così tanto da perdere il respiro.
I pranzi abbondanti sotto il sole, con anguria, albicocche, focacce, e tu con una salsiccia da mezzo chilo.
Le nuvole la mattina presto, che "5 minuti e si apre".
La pizza alta, la pizza bassa.
Il tramonto con le foto sfuocate e le inquadrature storte. Altre risate. L'onda che ancora un po' ci portava via lo zaino.
Quello dietro di noi che ha dormito tutto il giorno sotto l'ombrellone.
Il bagnino che continuava a fischiarmi perché volevo nuotare fino alla boa.
Il vecchio che mi faceva catcalling.
Le tue ripicche alla signora dello stabilimento balneare.
È stato bello, e per la prima volta, vorrei fosse durato di più, e sono un po' triste. Ma sono felice, perché siamo riusciti a fare finalmente qualcosa di diverso.
Forse abbiamo interrotto il cerchio? Non lo so. Forse sarà l'unica volta.
Spero sia solo la prima di una lunga serie.
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ilmiocentimetro · 1 year
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28 anni.
In un Irish pub, con amici conosciuti praticamente ieri, in questo continuum che chiamiamo vita, ho festeggiato i miei 28 anni a mezzanotte, inaspettatamente.
Hanno cantato per me "buon compleanno" come dei forsennati. Mi hanno fatta ridere fino alle lacrime.
Ricordo di essermi coperta il viso con le mani mentre cantavano, perché avevo così tanta gioia dentro che avevo paura di sembrare ridicola.
Mi hanno leccato la faccia, dato regali finti, ma ero talmente felice che nemmeno mi sono arrabbiata. Ero solo felice. Felice di essere lí, viva, con loro.
Felice delle scelte che mi hanno portata a quel momento, con quelle persone.
Felice di aver potuto tirare le 4 del mattino, perché il giorno dopo avrei riposato.
Felice di aver voluto iniziare a giocare a scacchi, di aver avuto il coraggio di partecipare a un torneo sapendo che avrei perso praticamente tutte le partite, ma senza la presunzione di voler essere la migliore, senza giudicarmi.
Volevo solo essere lí ed essere felice.
Ed é stato stupendo.
Grazie. Buon Compleanno a me.
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ilmiocentimetro · 1 year
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Quanto fermento dentro la mia anima.
C'è vento e ci sono cascate, onde, le goccioline strappate che la brezza ti adagia sul volto.
Sento tanto. Sento tutto. Fa paura, é bellissimo. É come essere attraversati dalle vibrazioni delle casse sotto al palco, come un raggio di luce se fossimo di vetro.
É così quando senti e lasci entrare tutto. É meraviglioso e terribile allo stesso tempo. I confini del tuo essere si espandono. Anzi, si sciolgono, si amalgamano a tutto ciò che ci circonda.
É difficile. Siamo così poco abituati. Abbiamo così paura di sentirci a disagio. Come se fossimo sbagliati a sentire addosso le gioie e i mali del mondo.
Ma forse siamo davvero quei pochi che imparano a vivere davvero. Quelli che quando vedono piangere qualcuno, si sentono addosso quelle lacrime. Quelli che quando vedono ridere qualcuno, sentono quel tintinnio acuto nel cuore, come il vento che smuove le conchiglie appese o gli scacciapensieri di metallo.
Poi le paure ci fanno richiudere a guscio, ma quando diventi così permeabile, vivi 100 vite in una. Senti la musica con una grandezza differente. Senti la gratitudine attraversare ogni tua cellula. Chiudi gli occhi e lasci entrare tutto sperando che non finisca mai.
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ilmiocentimetro · 1 year
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Mi sono accorta che quando non sto bene, dentro me prende il comando una sorta di “pilota automatico” che mi porta sistematicamente in luoghi in cui non sono sola.
Un bar. Un supermercato. Un negozio dell’usato.
Finisco sempre per ritrovarmi silenziosa circondata da persone sconosciute.
E ci finisco quasi come in trance, come se un istinto atavico volesse proteggermi, portandomi di fronte ad altri essere umani.
Quando mi chiedo il perché, ho un po’ paura a formularlo. Ho un po’ paura a ipotizzarlo.
Inizio a nuotare tra le corsie riempendo le orecchie di suoni umani che in qualche modo finiscono per rassicurarmi. Per dirmi: Hey, fai parte di qualcosa. Per lo meno, fai parte di questo ambiente, ora. C’è un posto per te e nessuno ti scansa.
È una verità che sto metabolizzando adesso. Non mi chiudo mai in casa, sotto una coperta. Mi metto in macchina e mi faccio guidare da qualche parte.
Qualcuno potrebbe considerarla “voglia di sopravvivere”, e forse è davvero così. È come il colpo di coda che dà il pesce appena pescato e appoggiato in terra, è il riflesso che ci mantiene vivi: il movimento.
Muovi o muori.
E allora io mi muovo in questa mappa senza alcuna missione. Semplicemente attirata da luoghi famigliari, emotivamente neutri, in cui posso concedermi di essere una sconosciuta, parte dell’arredamento umano.
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ilmiocentimetro · 1 year
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Il senso di vuoto è proprio una di quelle cose che ti si appiccica addosso come una cicca rosa fluo sotto la suola delle scarpe.
È quella roba che contemporaneamente ti fa venire voglia di stare con la gente, per tamponare, e allo stesso tempo ti fa chiudere in auto nel parcheggio, nello spazio bianco più lontano da tutte le altre auto, dove tutto è immobile e i tuoi occhi non vengono disturbati da movimenti di altri esseri viventi - motorizzati e non.
Senti solo il suono delle auto che continuano a passare su e giù per la strada dietro alla tua schiena, e allora decidi di distrarti dal dolore e dal risentimento immaginandoti dove stiano andando tutte quelle persone.
Lui sta andando a comprare dei fiori
Lei una candela per la sua stanza
E mentre immagino tutto questo, passa una dannata macchina di fronte a me che mi fa maledire il mondo - ma mi porta a notare un piccolo pettirosso nella siepe del parcheggio. Sbattendo le ali fa cadere piccole foglie sempreverdi sull’asfalto.
Strani esseri i pettirossi. Sembrano così carini e coccolosi, con quel pancino scarlatto, mentre invece in natura un colore simile significa: stai alla larga o le prendi.
Vorrei che i miei capelli avessero lo stesso effetto a volte.
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ilmiocentimetro · 2 years
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Mi ritrovo distesa in un corpo imperfetto che cerca il tuo conforto. Senza conoscerti.
Brama la tua presenza come se sapesse che colmeresti il vuoto - anche se sa che non è così.
Il mio corpo di fronte al tuo probabilmente si ritroverebbe ad essere paralizzato. È quello che accade quando si avvera qualcosa che hai sempre sognato senza considerarlo possibile. Il corpo si blocca perché il reale non è conosciuto. Perché ti aspettavi qualcosa, vagamente, che non c’entra nulla. E allora mi ritroverei a fissare i tuoi occhi e a distogliere la sguardo velocemente.
Forse ci scopriremmo sconosciuti. Quei corpi che abbiamo proiettato nello spazio e nel tempo non sono altro che simulacri, ombre dei desideri che poco hanno a che fare con la realtà di un corpo.
Forse nemmeno mi attrarresti. Forse mi troverei imbarazzata nel dover declinare una avance. Forse sarebbe una secchiata d’acqua gelida.
Se così fosse, pensa a quanta energia sprecata. Pensa a quante onde ho disperso nell’immaginare il nostro incontrarci. A immaginare te e me sull’auto al rientro da un evento non specificato. Allo sforzo per far risuonare nella mia mente la tua voce che ancora ricordo con vividezza.
Pensa a quante fantasie sprecate nel provare a immaginarti nel mio salotto, un po’ impacciato, nell’immaginarci a guardare uno dei miei quadri mentre, girati entrambi verso il muro, ti guardo con la coda dell’occhio e percepisco il tuo respiro, la tua altezza.
Pensa a quanto tempo perso a visualizzarmi mentre mi giro verso di te e ti abbraccio, io bassa come una bambina, tu come una coperta che mi abbracci dall’alto e percepisci il profumo dei miei capelli, che ti induce a una reazione.
Sarebbe tutto perso. Sprecato, se poi, per davvero, i nostri corpi nello stesso spazio non fossero in grado di comunicare.
Forse per questo ce ne stiamo ognuno a casa propria. Forse per questo?
Sono complice di questo meccanismo stolto ma autoconservativo?
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ilmiocentimetro · 2 years
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“Vorrei che anche tu, Mattia, non avessi paura di portare nel mondo quel cuore che ti condanna a vedere le cose in un modo che a quasi nessuno sembra interessare, perché tutti costruiscono la realtà con le loro illusioni. Tu invece hai quel telescopio sempre aperto e quando racconti ciò che vedi nessuno ti crede - è il destino dei profeti. Ma è proprio questa solitudine il prezzo da pagare. Questa è la rivoluzione che devi fare, quella silenziosa e paziente di chi racconta ciò che vede e che ama, e lo difende al prezzo del proprio dolore, perché non esistono un nuovo conoscere, un nuovo amare, che non passino dal soffrire per ciò che si vuole conoscere e amare: le vere rivoluzioni sono creative, non distruttive. Troppi si propongono di fare la rivoluzione non per cambiare il mondo, ma perché hanno bisogno della frenesia del movimento pur di non affrontare se stessi. Preferiscono abbattere i nemici che loro stessi creano piuttosto che difendere ciò che amano, perché non amano nulla, neanche se stessi. Sguazzano negli eterni preparativi, nell’inquietudine delle novità, nella cieca fede nel progresso. L’uomo nasce per vivere, non per prepararsi alla vita. Queste rivoluzioni non hanno mai rivoluzionato nulla, perché il cuore dell’uomo è rimasto lo stesso: non si è mosso di un millimetro. Le vere rivoluzioni sono lunghe e silenziose, come il lievito fanno crescere la pasta del mondo.”
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ilmiocentimetro · 2 years
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Lettera al mio (stupido, grande) inconscio.
È assurdo come la nostra mente tenti di prendersi gioco di noi.
È proprio quando pensi di aver raggiunto una nuova consapevolezza, dopo aver rimestato le carte, dopo aver lasciato un porto fantasma per trovare un nuovo equilibrio più “vero”, che il tuo inconscio interviene: il vecchio equilibrio gli stava benissimo, e vuole che torni a professarlo, vero o finto che sia, per non scomodare altre energie e per non togliere da sotto i piedi quel dogma che tiene insieme tanti dei tuoi vissuti.
È prepotente. Vuole avere ragione laddove non ne ha. Professa il suo credo solo per il semplice fatto che esiste e che ha tenuto insieme i tuoi pensieri fino a questo punto esatto della tua vita.
Alza scudi invisibili per respingere la verità, quando quella verità in passato ti ha colpito troppo forte.
Il nostro inconscio perpetra pregiudizi e preconcetti molto profondi. È come un’insegnante molto anziana, vecchia scuola, cui tu alunno delle medie proponi di cambiare metodo.
Ti ride in faccia. Opporrà sempre resistenza, è bene averlo a mente. “Io ti ho portato fino a qui, io ti ho fatto sopravvivere e io deciderò come trattare la faccenda”. Questo è quello che dirà, anche quando tu avrai impiegato forze, energie per portare a consapevolezza una maschera che non ti appartiene più e che stai imparando a lasciare andare.
“L’inconscio colpisce soprattutto di notte”: questo troveremmo scritto nell’enciclopedia degli animali, se l’inconscio lo fosse. Sarebbe il tipo di animale che caccia insieme ai gufi, o ai lupi. È il tipo di animale che ti attacca mentre sogni.
È quel tipo di animale che sa dove colpire, perché ti conosce meglio di chiunque altro. Ti prepara una bella trappola, con tutti quei tranelli che ha imparato vivendo dentro alla tua mente.
Ti mostra un contesto famigliare. Costruisce una scenografia credibile al punto giusto. Ti mostra mentre sei felice, a un tavolo, con i tuoi amici, in una casa che senti tua, mentre festeggi il tuo compleanno.
E poi inserisce un oggetto o un soggetto di disturbo. Quello, esattamente quello che va a collegarsi al tuo pregiudizio, al tuo schema obsoleto, a quel concetto su cui stai lavorando, che stai cercando di lasciare andare, che stai cercando di sbrogliare come una lenza impigliata in un albero.
Te lo presenta in bella mostra e ti viene voglia di ingarbugliare ancora un po’ di più il filo, perché è così bello abbandonarsi a quel credo, è così dolce pensare di vivere una dimensione finta, falsa, gonfiata. Anche se, in fondo, sai che “non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere”.
Ma alla fine ci caschi. Alla fine l’inganno è talmente ben congegnato che ci caschi con entrambi i piedi. Al mio inconscio è bastato ricucire i lembi di un paio di ricordi, il suono sfuggente di una voce sentita per caso, la forma di un volto, mischiare un po’ il tutto, ed eccoci lì, lontani dal gruppo, nascosti in una piccola dependance, a cucinare pizza in un forno in pietra e a guardarci negli occhi, profondamente, naso contro naso.
Che cosa mi vuoi dire, inconscio? Non mi aiuti in questo modo. E lo so che sto scuotendo le tue fondamenta come se scuotessimo un albero dalla radice, ma così è.
Ci saranno giorni in cui vincerai tu. Notti, più probabilmente.
Ma ci saranno sempre più giorni in cui sarò io a vincere.
Dovrai piegarti a ciò che dico io.
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ilmiocentimetro · 2 years
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I volti sono come mappe, contengono tutta la geografia dell’anima.
L’appello - Alessandro D’Avenia
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ilmiocentimetro · 2 years
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Dovevi aspettare.
Perché piangi per loro, Undici? Dopo tutto quello che ti hanno fatto? Pensi di aver bisogno di loro ma no, non è così. Oh, lo so che sei spaventata. Anche io una volta lo ero. Io lo so cosa significa essere diverso. Essere solo in questo mondo.
(…)
Come te, non ero a mio agio con gli altri bambini. Qualcosa non andava in me.
Tutti gli insegnanti e i medici dicevano: “rotto dentro”.
I miei genitori pensarono che un cambiamento, un nuovo inizio a Hawkins avrebbe potuto curarmi: era un’assurdità. Come se il mondo potesse essere diverso qui.
Ma poi, con mia sorpresa, la nostra nuova casa mi offrí una scoperta e dei nuovi obiettivi. Trovai un nido di vedove nere che vivevano in un condotto. Molta gente ha paura dei ragni, li detesta. Eppure io li trovavo infinitamente affascinanti e per di più trovavo conforto in loro. Appartenenza. Come me, sono creature solitarie profondamente fraintese. Sono divinità del nostro mondo, i più importanti tra tutti i predatori. Immobilizzano i deboli e se ne nutrono riportando in equilibrio un ecosistema instabile. Ma gli umani stavano disturbando questa armonia.
Vedi, gli umani sono un tipo unico di parassita: si moltiplicano e avvelenano il nostro mondo rinforzando solo la loro struttura, la quale è innaturale.
Dove gli altri vedono ordine, io vedo una camicia di forza. Un mondo crudele, opprimente, fatto di regole inventate: secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, decenni… ogni vita è come una copia sbiadita della vita precedente. Svegliati, mangia, lavora, dormi, riproduciti e muori. Ciascuno di loro non fa che attendere, non fa che attendere che tutto finisca e lo fa mentre si esibisce in una sciocca, terribile commedia, giorno dopo giorno.
Io non potevo farlo. Non potevo chiudere la mia mente e unirmi a questa pazzia. Non potevo fingere. E mi sono reso conto che non dovevo. Potevo creare le mie regole, ristabilire l’equilibrio di un mondo rotto. Un predatore. Ma per il bene.
Mentre mi esercitavo capii di poter fare più di quanto si potesse immaginare. Potevo arrivare agli altri, dentro le loro menti, i loro ricordi. Sono diventato un esploratore. Ho visto i miei genitori per come erano davvero. Al mondo si presentavano bene, come delle persone normali, ma come qualunque cosa in questo mondo era tutta una bugia, una terribile bugia. Avevano fatto delle cose, Undici, delle cose orribili. Io mostrai loro chi erano veramente. Ho alzato uno specchio. Il mio ingenuo padre credeva che fosse un demone che li malediceva per i loro peccati. Ma mia madre in qualche modo sapeva che ero stato io ad alzare quello specchio e mi disprezzava per questo. Chiamó un dottore, uno specialista, voleva farmi rinchiudere per sanarmi, anche se non ero io ad essere malato, ma loro. E così non mi diede altra scelta se non quella di reagire per liberarmi.
A ogni vita che prendevo diventavo più forte, più potente. Loro diventavano parte di me, ma ero ancora un bambino e non conoscevo i mie limiti e questo mi ha quasi ucciso. Venne arrestato, accusato per la morte di mia sorella e di mia madre, come avevo pianificato. Ma ero lontano dall’essere libero. Mi svegliai dal coma solo per ritrovarmi affidato alle cure di un dottore, proprio quello da cui avevo sperato di fuggire: il dottor Martin Brenner, Papà. Ma la verita, la verità è che lui non voleva solo studiarmi. Voleva di più. Voleva il controllo.
Quando Papà si e reso conto che non poteva controllarmi ha provato a ricrearmi. Ha dato vita a un programma e in breve altri sono nati. Tu sei nata. E io sono così contento di questo, Undici. Molto contento.
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ilmiocentimetro · 2 years
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Sei come il Big Bang.
Crei, e distruggi.
Quando travolgi, sposti l’asse, il centro.
Quando passi, il nulla.
Resta solo un movimento lento e incessante, un silenzio sordo di corpi immutati che scivolano nel vuoto. E una profonda solitudine.
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