Marco Polani.
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E confondevo la mia vita con quella degli altri
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Non chiamare amore la somma dei tuoi ragionamenti e processi razionali: se non ti sconvolge, se non ti confonde, se non ti fa perdere il lume oscuro della ragione, non chiamarlo amore.
(Alan Knut Hansen)
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Il mito greco insegna che si combatte sempre contro una parte di sé, quella che si è superata, un antico se stesso. Si combatte soprattutto per non essere qualcosa, per liberarsi. Chi non ha grandi ripugnanze non combatte.
Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950”, Einaudi. (via punti-disutura)
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MeSo
Watercolor, pen and ink
11x14 inches
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Lady at her Toilette Berthe Morisot, 1875-80
Oarsmen Gustave Caillebotte, 1877
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Ama qualcuno
che non devi rincorrere
perché semplicemente non va da nessuna parte
senza di te.
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Ti ho conosciuto al liceo.
Che poi, le belle storie iniziano sempre così: si conoscono tutti al liceo.
Io avevo l’età giusta per sbagliare,
tu avevi l’età giusta per imparare a superare gli errori.
Io amavo letteratura italiana,
tu matematica.
Io cercavo di spiegarti le poesie di Guinizzelli e di Leopardi,
tu cercavi di insegnarmi le equazioni quantistiche.
Era divertente, perché nessuno dei due ci capiva niente.
Tu finivi per associare il valore di x ad una qualche rima,
mentre io mi ritrovavo ad elevare al quadrato il titolo delle poesie.
Ricordo quando scrissi involontariamente un piccolo 3 accanto alla poesia ”Fratelli” di Ungaretti,
che quasi sembrava fosse stata elevata al cubo e tu, sorridendo, dicesti:
”Ma così diventa una famiglia intera.”
Spesso non sapevo spiegarmi perché ci amassimo, con tutte le nostre differenze, tutte i nostri dettagli opponibili, tutte le nostre incongruenze.
Con gli anni, ho imparato che l’amore, semplicemente, leviga queste incongruenze, fino a fare combaciare le due parti.
E noi ci baciavamo, e combaciavamo.
Se mi chiedessero come mi sono innamorata di te, penso che la mia spiegazione li farebbe divertire.
Le mie amiche mi raccontano sempre di come siano rimaste incantate dalle mani, dallo sguardo, dalle labbra, dal carattere del loro primo amore.
Io mi innamorai del tuo nome.
Giacomo.
Tu eri il mio Leopardi, e le tue poesie più belle le scrivevi con gli occhi.
(via quelgiornoallalbadellesei)
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