Tumgik
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E ci rincontreremo senza dirci “Ciao”, con l'imbarazzo di chi ha condiviso tanto e poi distrutto tutto quanto, Tu avrai un altro stronzo a fianco, ed io una nuova troia sotto braccio, e non capiremo la gelosia che ci lega ancora, Perché è l'orgoglio che ci frega oggi come allora.
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«Vedi, io e te non possiamo stare insieme» gli feci notare, cercando di capire a cosa stesse pensando. Guardava davanti a sè, giocherellando con l'accendino e fissando il vuoto. Quando si girò nuovamente a guardarmi, dopo alcuni secondi che mi sembrarono un'eternità, aveva gli occhi lucidi. «Lo dici come se fosse la cosa più normale del mondo.» mi accusò; una lacrima gli rigò il volto. «Perchè lo è,» gli spiegai io «se ci pensassi, te ne accorgeresti anche tu.» Scosse la testa. «No, non è vero» aggiunse dopo poco. Ma io ero irremovibile. «Non è che non riesci, è solo che non vuoi: decidi tu stesso cosa ricordare, solo per non vedere la verità. E non vuoi vederla perchè non ti sta bene.» «Invece a te sì?» mi aggredì; un'altra lacrima «tutto quello che abbiamo passato non conta niente?» Io esitai un attimo, per la prima volta in quella sera «Non lo so. Non so se mi sta bene. Voglio quello che è giusto. E sì, tutto quello che abbiamo passato conta eccome, mi ha fatto capire che siamo sbagliati io e te insieme.» E in quel momento, nel momento stesso in cui lo dissi, capii che non c'era niente di più falso . Ma non potevo tornare indietro, è la cosa giusta, mi dicevo. Mi ero preparata tutto, avevo le giustificazioni, mi ero promessa che quella sarebbe stata l'ultima serata che avrei trascorso guardandolo. Senza amore non avrai sofferenze, mi ricordai ancora una volta. Ormai avevo scelto: dovevo rispettare la mia decisione. «Sbagliati» ripetè con disprezzo, distogliendomi dai miei pensieri. Il fatto che sembrasse arrabbiato mi aiutava a rimanere fedele alle mie scelte. Lui si accese una sigaretta «E perchè?» mi chiese, fissando i suoi occhi nei miei. Quegli occhi avevano sempre reso tutto piú difficile. No, stavolta no, mi dissi. Decisi di guardare altrove, e mi misi a osservare il cielo. Sospirai, e iniziai il mio racconto: «La prima volta che ci siamo incontrati» mi schiarii la voce e ricominciai. Non dovevo pensare a lui, dovevo essere decisa. «La prima volta che ci siamo incontrati tu eri ubriaco, mi hai guardata, mi hai puntato un dito sul petto e mi hai detto “tu, tu sei fottutamente bellissima”. Il giorno dopo, mi hanno chiesto di scegliere un ragazzo con cui non mi sarei mai trovata bene, e io feci il tuo nome. Poi però mi invaghii di te, e questo perchè l'amore, o anche solo il principio di esso, annebbia i pensieri, l'amore è un sentimento sbagliato, Matthew.» Pensò qualche secondo e poi, con calma, disse: «È passato quasi un anno da quel giorno… Le persone, così come le opinioni, cambiano. Forse ti eri fatta un'idea sbagliata di me» «Credo in realtà che l'amore sia sbagliato». Lui scosse la testa e sorrise. Era un sorriso malinconico, triste. «Questo non mi basta, come giustificazione. Un cattivo inizio non è sempre segno di una brutta storia» «Forse ti basta la notte dell'incidente. Quando eravamo in moto e ci siamo schiantati. Mi hai lasciata sola di notte, mezza svenuta!» «Avevo paura, ed ho sbagliato, lo so, lo so, e non ho scusanti. Ma avevi detto di averlo superato, non era vero?» «Sì, era vero, ma non è solo questo, è per tutto. Siamo sbagliati perchè a te piace il calcio e io non ci capisco niente, sbagliati perchè io adoro la musica classica e tu no, sbagliati perchè tu sei uno che cambia una ragazza alla settimana, che salta la scuola, che fuma, e io mi sono sempre detta che mai sarei stata con un ragazzo che fuma. Sbagliati perchè tu ami il mare e io la montagna, sbagliati perchè tu sei il tipico cattivo ragazzo mentre io sono una ‘per bene’, sbagliati perchè ti piacciono le bionde e io sono mora, sbagliati, sbagliati sbagliati!» dissi, più per convincere me stessa, che non lui. «Stronzate!» urlò. «Tutte stronzate! Stai dicendo che siamo sbagliati solo perchè siamo diversi. Ma non c'è niente di sbagliato. Da quando sto con te ho ascoltato almeno 5 concerti di musica classica e camminato in montagna più volte. Ho smesso di saltare la scuola e sto provando a non fumare più. Tu invece hai capito la regola del fuorigioco e imparato come catturare un granchio tra gli scogli. È questo l'amore, l'amore è prendere pezzi dell'altro e aggiungerli alla propria vita. Quello che dici non ha senso.» E aveva ragione, quanto aveva ragione. Ma non potevo riconoscerlo, quindi non risposi e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe. «Guardami negli occhi.» Scossi la testa. «Anna, guardami» «Non voglio baciarti» dissi, quasi piagnucolando. «Non ho nessuna intenzione di baciarti» mi rassicurò. «Ma il nostro primo bacio è stato così: su un muretto come questo, in una notte come questa.» «Anna per favore guardami.» Lo guardai. «Mi vuoi lasciare, e io non te lo impedirò. Se è questo che vuoi, ok, rispetto la tua scelta. Ma almeno dimmi perché. Dimmi cosa ho sbagliato.» E a quel punto tutte le ragioni che mi avevano spinto alla mia scelta mi tornarono in mente: avrei potuto dirgli che era perchè il nostro amore mi faceva star male, perchè i miei genitori non lo approvavano; avrei potuto dirgli che era perchè con lui mi sentivo sempre insicura, che era perchè sapevo che la notte dopo l'incidente, quando credeva di avermi persa, mi aveva tradita con un'altra, avrei potuto dirgli che era perchè così avrei risparmiato a entrambi la tristezza di perderci. Ma non lo feci. Al contrario, mi alzai, senza dire niente, gli voltai le spalle e mi incamminai. «Anna!» urlò. La sua voce era distorta dal pianto, ma chiara, perchè a quel muretto non giungevano rumori, se non il frinire dei grilli. «Non me lo vuoi dire. Va bene, rispetterò anche questa scelta. Ma lasciati dire una cosa» Mi fermai, senza però guardarlo, e lui proseguì: «Io ti amo, Anna. Ti amo perchè quando sei dubbiosa arricci il naso e quando ragioni strizzi gli occhi. Ti amo perchè sei l'unica persona che conosco a cui piace la nutella ma solo con le crepes. Ti amo perchè nel cappuccino metti sempre una bustina e mezza di zucchero e poi giri in senso antiorario. Ti amo perchè sei così folle da voler diventare mancina, ma ti dimentichi sempre e usi comunque la mano destra. Ti amo perchè metti sempre gli altri prima di te. Ti amo perchè quando sei preoccupata ti arrotoli una ciocca di capelli attorno al dito. Ti amo perchè per convincermi a smettere di fumare hai deciso di smettere di mangiarti le unghie. Ti amo perchè se non hai lo smalto abbinato alla maglietta non esci di casa. Ti amo perchè quando hai i capelli spettinati sei bellissima. Ti amo per le tue lentiggini e per il modo in cui mi baci. Ti amo perchè, pur di non farmi soffrire, non vuoi dirmi il vero motivo per cui mi lasci e preferisci dirmi che 'siamo sbagliati’. Ma ti assicuro che non è vero. Io sono sbagliato, e tu sei l'unica ragazza che ha saputo rendermi giusto. E io ti amo per questo. Ti amo, Anna, e continuerò a farlo.»
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Ero consapevole del fatto che le persone non si dimenticano, che tu non saresti mai passato del tutto, e che ti avrei sempre ricordato almeno una volta al mese, con un sorriso o forse con una lacrima. Sapevo che nella mia testa ci sarebbe sempre stato un posto anche per te, ma volevo andare avanti, ecco tutto. E sai una cosa? Ci stavo riuscendo, ma non era come le altre volte in cui dicevo di impegnarmi ma in realtà non lo facevo, questa volta, dopo sette mesi, ci stavo riuscendo davvero. Mi ero decisa a cancellare le conversazioni con te, tutte quante, dal primo messaggio di quando ci siamo conosciuti fino all'ultimo, l'addio seguito dalla buonanotte. E poi anche tutte le foto insieme, quelle serie fatte con la reflex alle feste, quelle con gli amici, quelle nei locali le sere d'estate, i selfie al mare o nei mezzi pubblici e perfino le foto stupide in cui ridiamo. Ho cancellato tutti gli screen, le domande su ask in cui parlavo di te, ho smesso di seguirti su Instagram, Facebook e in qualsiasi altro social. Ho perfino litigato con tutti gli amici in comune, proprio per non avere più contatti, per non sentirmi più parlare di te. Tanto la nostra storia era finita, avevi cancellato il mio numero, e non saresti mai tornato. Mi sentivo più libera. Ci credevo. Non piangevo più per te ogni mattina, pomeriggio e sera, non stavo più sveglia tutta la notte a pensare a come sarebbe stato se avessimo deciso di amarci. Non provavo più ogni profumo nei negozi alla ricerca del tuo, non controllavo il tuo profilo ogni dieci secondi per sapere cosa facevi, come stavi, se ti sentivi con un'altra, se eri felice. Non mi giravo più se sentivo pronunciare il tuo nome, non scoppiavo più in lacrime se qualcuno ripeteva una frase che dicevi sempre tu, oppure se qualcuno mi parlava di te. Non sentivo più quel costante bisogno di te, dei tuoi abbracci, delle tue labbra che non sento da troppo tempo, delle tue mani, le tue guance e tutti i tuoi particolari. Avevo dimenticato la tua voce, la tua risata, il battito del tuo cuore, non ricordavo più com'era averti accanto e sentirti respirare. Non ero felice, certo che no, ma la tua mancanza non si faceva più sentire così tanto. Mi stavo abituando al fatto che non ti avrei più avuto nella mia vita, mi ero finalmente rassegnata e volevo ricominciare da zero. E poi? Sfiga, destino, chiamatelo come volete. Mi hai scritto. Ma sfortunatamente non sei tornato per restare. Mi hai scritto una sera tardi, solo una, e basta. Mi hai scritto come se fosse niente. Come se fossimo vecchi amici. Come se ti mancassi. Sembravi felice di sentirmi. Ma evidentemente avevi solo bisogno di qualche vecchia conoscenza con cui parlare per una serata. Per te non è stato niente, per me tutto. Hai ribaltato tutti i miei piani, la vita che mi ero costruita con fatica senza di te. E io non voglio più provare a dimenticarti. Perché so che un giorno tornerai. “Ci sono tramonti che non tramontano mai.”
Sesoloavessisaputosalvareunavita (via sesoloavessisaputosalvareunavita)
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Conversation
Lui: “Ho saputo che stasera hai un appuntamento."
Lei: “Perchè, t'importa?"
Lui: “Stasera piove."
Lei: “Cosa c'entra ora? Non hai risposto alla mia domanda."
Lui: “Ho fatto solo una constatazione."
Lei: “Ripeto: t'importa?"
Lui: “Di cosa?"
Lei: “Ho capito, ciao."
Lui: “Stasera piove.”
Lei: “E allora?”
Lui: “Ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti?"
Lei: “Si."
Lui: “Cosa ti dissi quella sera?”
Lei: “Beh, dicesti «Ehi tu, perchè cazzo balli sotto la pioggia? Ti sei fottuta il cervello?» hahaha la tua finezza non la dimenticherò mai."
Lui: “E tu cosa mi rispondesti?"
Lei: “Non ricordo..."
Lui: “Sorridesti. Avevi il trucco sbavato, un laccio slacciato e continuavi a girare in tondo. Poi dicesti «Ho letto da qualche parte che la maggior parte delle persone s'innamorano durante una brutta giornata, rendendola bella. Quindi ho deciso di uscire tutte le volte che piove, così incontrerò la mia anima gemella. E poi, ho sempre amato ballare sotto la pioggia. È una bella sensazione, dovresti provare.»"
Lei: “Ok, hai una buona memoria. Ma... dove vuoi andare a parare?”
Lui: “Cazzo. Non uscire con lui e con nessun altro. È me che hai incontrato durante un giorno di pioggia, e quella cazzata che hai detto è vera. Quel giorno pensai a te e non la smisi di sorridere. Sono io la tua anima gemella. Quindi, disdici l'appuntamento perchè vengo a prenderti e ti porto a ballare."
Lei: “E se capitiamo nello stesso locale di Luca, cosa gli dico?”
Lui: “Dubito fortemente che questo Luca balli sotto la pioggia."
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C’erano una volta due bambini che si odiavano a morte, frequentavano la stessa classe e andavano insieme al catechismo. Si chiamavano Elisabetta e Matteo. Matteo in prima elementare aveva tagliato una ciocca di capelli a Elisa e lei, non lo aveva più perdonato da allora. I genitori dei bambini erano in buoni rapporti, così, trovandosi Matteo sempre in casa, alla fine i bambini divennero amici. Matteo chiese ‘scusa’ ad Elisa per quella famosa ciocca di capelli. Giunte le medie, durante il primo anno vennero separati, così entrambi fecero nuove amicizie. L’anno in cui facevano la seconda media, la classe di Matteo venne smembrata e lui e un suo compagno furono spostati nella classe di Elisa, che felice della notizia lo presentò ai suoi amici e lo aiutò ad integrarsi. Poco dopo, Matteo si mise con Irene, la migliore amica di Elisa. Fu l’anno in cui Elisa iniziava a pensare a Matteo in un modo diverso, solo che non capiva in che modo. Quando Matteo lasciò Irene per mettersi con un’altra ragazza, se la prese con Elisa e non la parlò più. Lei si mise a piangere e continuò a farlo per giorni. Matteo allora chiese ‘scusa’ ad Elisa per aver rovinato la sua amicizia. Era il 2010, ed era il primo anno di superiori. Elisa ormai era cotta di Matteo dall’anno precedente. Questa volta, quando i due capitarono in sezioni diverse, perchè avevano scelto la stessa scuola, il ragazzo si spostò immediatamente di sezione raggiungendo l’amica. Matteo ormai non era più un bambino, anzi, era un bel ragazzo e giocava spesso con i sentimenti di alcune ragazze, chiedendo addirittura consigli ad un Elisa che pur di vederlo felice, lo accontentava e lo aiutava.Era il 2012 e Matteo s’innamorò per la prima volta, o almeno lui così credeva. La ragazza in questione si chiamava Giada, era bella, ma non amava Matteo. Sebbene tutte le avvertenze, lo scoprì lui stesso l’anno dopo, quando la vide baciarsi con un altro. Quel giorno, sul treno di ritorno, Matteo piangeva e i suoi amici, Elisa compresa, cercarono di farlo stare meglio. Ma quando Elisa disse «so cosa si prova a vedere la persona che ami, baciare qualcun altro.» il ragazzo si accanì contro di lei dicendole che lei non poteva capire il suo dolore, poiché non aveva mai avuto un ragazzo e che era solo un’amica. In quel momento qualcosa dentro Elisa si spezzò, il suo cuore. E quella volta Matteo non sarebbe riuscito a sistemare tutto con un semplice ‘scusa’ come aveva fatto in passato tante altre volte. Arrivò il 2014, Matteo non capiva il comportamento di Elisa, seppur fossero rimasti amici, lei non lo degnava più di tutte quelle piccole attenzioni che amava tanto e che era solito ricevere da lei. Quando glielo domandò lei lo liquidò con un semplice ‘sei solo un amico, cosa pretendi?’ e ci rimase male sapendo che in fondo aveva ragione. Cosa prentendeva? Qualche mese dopo Elisa iniziò ad uscire insieme ad un certo Jason, quel tipo gli faceva la corte da qualche mese e aveva deciso di uscirci insieme. Quando andò tutta pimpante a riferirlo a Matteo questi stranamente si arrabbiò. Da qualche settimana aveva capito di provare qualcosa per Elisabetta e adesso lei era fra le braccia di un altro. Elisabetta e Jason si misero insieme e Matteo fu costretto a vederli insieme ogni santo giorno. Poi una sera, ubriaco, si diresse verso di lei. - tu mi odi! - le disse. - io non ti odio.- - si invece. È tre mesi che soffro perché vedo che baci un altro. Sei crudele.- - Io ho sofferto cinque fottuti anni per lo stesso motivo. Ci si sente una merda, non è vero? Sono innamorata di te dalla terza media e non te ne sei mai reso conto. Puoi minimamente immaginare quanto abbia sofferto e quanto adesso non possa importarmi un cazzo del fatto che tu stia male da tre mesi?- In quel momento a Matteo passarono per la mente tutte quelle volte che aveva visto Elisabetta piangere senza saperne il motivo prima di un suo appuntamento. Gli passarono per la mente tutte le volte che era arrossita per una sua carezza o per un bacio sulla guancia. E alla fine, gli venne in mente quel giorno, sul treno. Quando le aveva urlato che lei non sapeva cosa si provasse a stare male per qualcuno. Era stato così stupido. - Mi dispiace, io non lo avevo capito.- disse mortificato. - Già, non sei mai stato bravo a capire i sentimenti.- Passarono mesi e i due non si rivolsero la parola. Nel frattempo Matteo aveva capito che aveva amato Elisa sin dalle elementari. Sforzandosi si era ricordato che in prima elementare le aveva tagliato quella stupida ciocca di capelli per ottenere la sua attenzione, solo che aveva scelto il modo sbagliato e lei aveva iniziato ad odiarlo. E si ricordò che in prima media si era messo insieme a quell’Irene per passare più tempo con lei, visto che badava solo a quella bambina. Una sera uggiosa, mentre era solo in casa, suonò il campanello. Andò ad aprire e si trovò davanti ad un Elisa completamente bagnata e in lacrime. - Tu! Tu sei il mio tormento!- urlò. - Ma cosa stai dicendo? Che ho fatto adesso?- -Io ero pronta, giuro, ero pronta. Io è Jason stavamo per farlo e…- -Tu e Jason cosa? Ti ha fatto del male? Perché se è così giuro che a quel coglione io…- -No! Fermati. Non è successo niente perché io…- si bloccò un attimo -perché io è te che amo.- Matteo si piombò sulle sue labbra. Quella sera fecero l’amore per la prima volta entrambi, lei fisicamente e lui sentimentalmente. Certo, non era stato il suo primo ragazzo o non aveva dato a lui il primo bacio, ma sarebbe stato l’ultimo a baciare quelle labbra e a toccare quel corpo.
ossigenomancato. (via ossigenomancato)
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Ottobre. ‘Caro diario, oggi mi sono scontrata con un tizio. Viene nella mia stessa scuola, non lo sopporto proprio. Fa la IV D, quella classe di fighetti del cazzo che mi stanno sulle scatole. Non solo mi ha praticamente spalmato il suo gelato al pistacchio sulla maglia, non mi ha neanche chiesto scusa, anzi, “Guarda quando cammini” mi ha detto. Che razza di idiota.’ Novembre. ‘Caro diario, oggi la mia classe insieme alla IV D e alla III C era in palestra. Abbiamo fatto delle squadre, obbligati dai professori, e abbiamo giocato a pallavolo. Il tizio del gelato, Lorenzo, la faceva apposta a schiacciare su di me. L’unica schiacciata che non sono riuscita a prendere, mi è finita in faccia. Non sono riuscita più a giocare, lui rideva soddisfatto. Che coglione. Come se non bastasse, Luca, un suo compagno che viene con me in palestra, non si è degnato neanche di chiedermi come stessi.’ Dicembre. ‘Caro diario, oggi, mentre ero in palestra per i cazzi miei sul tapis roulant, alzo lo sguardo e vedo Lorenzo riflesso nello specchio nella cyclette accanto a me. Ho alzato gli occhi al cielo e aumentato ancora il volume della musica. Il problema era che Luca cercava di farci parlare ma entrambi lo guardavamo male e lo prendevamo in giro. Ho beccato Lorenzo guardarmi, tre volte, per poi distogliere lo sguardo. Cazzo vuole?’ Gennaio. ‘Caro diario, da un po’ di tempo Lorenzo mi saluta per i corridoi a scuola. La prima volta, mi sono guardata intorno, pensando non si riferisse a me, ma ero l’unica. Mi sorride come un idiota quando saluta. Oggi in palestra me lo ritrovavo sempre vicino, e Paola, la nostra personal trainer, che cerca di fidanzarmi con chiunque di sesso maschile, ha cercato di mettermi insieme a lui. La uccido.’ Febbraio. ‘Caro diario, oggi è successa una cosa stranissima, che mi ha lasciata perplessa, e non poco. Ero sola a girovagare per i corridoi quando sento la vicepreside gridare. Cercavo un posto dove nascondermi perché se quella vecchiaccia mi avesse trovata, mi avrebbe sospesa. Ero entrata nel panico, sentivo il suono dei suoi tacchi echeggiare per tutto il corridoio, si stava avvicinando. Lorenzo era piegato sulle ginocchia, intento a non farsi vedere dalla finestra. Mi ha guardata, poi si è girato notando la vicepreside avvicinarsi da noi. Si è alzato, mi ha preso per il polso e ha iniziato a correre. Ci siamo nascosti nello stanzino dei bidelli. Avevamo il fiatone, nel frattempo continuavo a domandarmi come mai mi avesse dato una mano. La vecchiaccia si era allontanata. Stavo per uscire, ma Lorenzo ha chiuso nuovamente la porta con la mano. Mi stavo voltando, pronta a ribattere. Ma non me l’ha permesso. Mi ha baciata. Era il mio primo bacio. Subito dopo è andato via, lasciandomi lì dentro.’ Marzo. ‘Caro diario, neanche oggi Lorenzo è venuto in palestra. Ha cambiato orario, penso mi stia evitando. Non mi ha mai risposto quando ho chiesto del bacio. ‘dimenticalo’ ha detto una volta. Non posso dimenticare il mio primo bacio, testa di cazzo.’ Aprile. ‘Caro diario, io e Francesca venerdì ci eravamo messe d’accordo per andare alle tre in palestra anziché alle sei. Ho incontrato Lorenzo, è rimasto sorpreso di vedermi. Ho fatto finta di non conoscerlo. Eugenio che oggi è venuto prima per stare con me e Francesca, ogni volta che scherzavamo o che mi era vicino, Lorenzo si metteva in mezzo con delle scuse assurde. Poi, mentre stavo andando via, ho sentito la porta dello spogliatoio chiudersi. Mi sono girata e mi sono ritrovata Lorenzo davanti. Alzo gli occhi al cielo. Lui si avvicinava ed io arretravo. Mi ha bloccato il viso tra le sue mani e mi ha baciata di nuovo mentre io, imbambolata come una cogliona non riuscivo a fare niente. Un bacio a stampo. ‘Mi piaci’ m’ha detto. ‘A me no’ ho risposto. Ha pensato che quella risposta significasse che non mi piace, io intendevo che non mi piaccio. È andato via tutto arrabbiato.’ Maggio. ‘Caro diario, oggi ho provato una sensazione strana vedendo una ragazza provarci con Lorenzo. Per ‘sbaglio’ sono finita contro quella e devo averla guardata parecchio male, perché lei ha detto a Lore ‘ma quella era la tua ragazza?’ Ero troppo lontana per sentire la risposta. Poco fa ho ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto c’era scritto “la gelosia nuoce gravemente alla salute piccola ;)” ho capito subito che si trattava di Lorenzo. Adesso sono le cinque del mattino, mi ha appena dato la buonanotte perché domani deve andare a giocare a calcetto.’ Giugno. ‘Caro diario, io e Lore ci siamo messi insieme. È tutto così strano. Non so come il faccia a piacergli, ma ha detto che me lo ripeterà ogni giorno finché non inizierò ad accettarmi. Poverino.’ Luglio. ‘Caro diario, non ho mai detto ‘ti amo’ a nessuno. Per questo, quando Lore ha detto quelle due parole, io non ho risposto. Si è arrabbiato, abbiamo litigato e adesso neanche mi parla più. Ho provato a dirgli che lo amo, ma le parole mi sono morte in gola. Non riuscivo neanche a fiatare.’ ‘So che oggi ho già scritto. No cioè, tecnicamente è passata la mezzanotte quindi… La faccio breve: ho ricevuto una foto da una mia amica in cui Lorenzo si bacia con una tipa al Jotì. Non so se è ubriaco o cosa, non me me fotte un cazzo. Gli ho mandato un messaggio “Io ho sbagliato, lo so. Ma è stato un errore dettato dalla paura, paura perché determinate cose non le ho mai dette a nessuno. Sotto questo aspetto sono ancora una povera ingenua. Tu, hai sbagliato per rabbia. Ha delle labbra morbide? Bacia bene? Lo spero perché d’ora in avanti saranno le sue labbra che bacerai. Addio.’ ‘Ok’ ha risposto. Fanculo.’ Agosto. ‘Caro diario, Oggi è il mio compleanno, come regali ho ricevuto un profumo, un orologio e Lorenzo che limonava animatamente con una Moretta del cazzo a tre metri da me. Sono scappata nel bagno del lido, perché ho festeggiato a mare, tipo tre volte. Marco è venuto a vedere come stessi, mi ha abbracciata. Quando siamo usciti dal bagno, Lorenzo era lì. Ha fatto per parlarmi, ma notando Marco è rimasto zitto e dandomi una spallata è entrato nel bagno. Lui è andato via poco dopo. Tornata a casa, mi sono ritrovata davanti all’entrata una rosa rossa e una piccola scatola con dentro un braccialetto con un ciondolino a forma di tartaruga, uno degli animali che amo di più.’ Settembre. ‘Caro diario, la scuola è ricominciata da quasi due settimane. La mia classe e quella di Lore erano di nuovo insieme in palestra. Parlavo con Marco, quando, proprio mentre stava per abbracciarmi, una pallonata è passata davanti a noi andando a rimbalzare contro il muro. Mi sono girata imbestialita, era stato lui. Sempre lui e mi guardava anche male. Qualche ora dopo, Marco è tornato in classe con la maglia sporca di sangue e un fazzoletto sul naso. Non c’è stato bisogno che mi dicesse qualcosa, sapevo che era stato Lorenzo. Sono uscita dalla classe e sono andata in V D a chiamarlo. Appena è uscito, senza neanche fargli finire la frase ‘cosa vuoi’ gli ho tirato uno schiaffo che penso si ricorderà per tutta la vita, e sono andata via.’ Ottobre. ‘Caro diario, è successa una cosa troppo strana oggi. Correvo per il corso parlando con Ilaria al cellulare, che mi sgridava perché come al solito ero in ritardo, quando vado a sbattere contro ad un tizio. Abbasso lo sguardo sulla mia maglia bianca e noto una chiazza verdastra, dall’odore ho capito che si trattava di gelato al pistacchio. Ho alzato lo sguardo e mi ritrovo Lorenzo davanti, immobile, esattamente come un anno prima. Ma ha fatto una cosa che l’anno prima non si sarebbe mai sognato di fare: mi ha baciata. Effettivamente, c’ha sempre avuto questo cazzo di vizio di baciare le persone all’improvviso. Ma è uno dei vizi più belli del mondo. ‘Voglio solo le tue labbra. Le tue carnose, screpolate e maltrattate labbra, perché è te che amo.’ Diario, magari ho sbagliato, ma lo stesso errore non si fa due volte, così questa volta gliel’ho detto, che lo amo. E mi ha abbracciata. E ho pianto. E Ilaria urlava al cellulare. E ora stiamo di nuovo insieme, ed è proprio qui, davanti a me che mi guarda mentre scrivo e mi dice ‘sei bellissima’ per farmi distrarre. Ora scusa, ma è una distrazione troppo efficace. Devo dirgli di nuovo che lo amo, prima che se lo dimentichi.’
miamerestisenonfossimestessa. (via miamerestisenonfossimestessa)
Αh be.
(via amarlaerarosso)
Dio..
(via il-miodisastroseitu)
Io piango come una cogliona…
(via sorrisi-lacrime-mareintempesta)
Dio…
(via tantoforteincredibilmentefragile)
Mmh ce la depressione sta salendo ancora di piu ora
(via bigdesiretolive)
E le lacrime arrivano
(via sappiamoamarcisenzafarcivedere)
'Effettivamente, c'ha sempre avuto questo cazzo di vizio di baciare le persone all'improvviso. Ma è uno dei vizi più belli del mondo.’
(via fintantochedisperovivo)
Awww😍
(via amylee-evanescence)
Amo questa storia.
(via manca-quel-che-eravamo)
Porcodio
(via voglioandareviadastamerda)
Non è possibile, troppo bello.
(via secondoround)
😭
(via respiroaffannato)
Porcodio le lacrime
(via -vogliadiviveresaltamiaddosso)
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