Spesso, quando mi ritrovo a spiegare in classe il senso del 25 aprile, e le ragioni dell'antifascismo oggi, finisco per chiedere ai miei studenti se hanno presente che cos'è l'olio di ricino.
Qualcuno risponde quello che si mette sulle ciglia o sui capelli come rinforzante. Nessuno ormai a 16, 18 anni associa l'olio di ricino al fascismo.
La questione della pedagogia dell'antifascismo ha in questo genere di nodi la sua sfida più complessa. Oggi il fascismo non è associato alla sua caratteristica fondante: la violenza disumanizzante, umiliante, sistemica.
L'olio di ricino è la sostanza del fascismo, l'idea di costringere qualcuno a bere un purgante da bestia e ritrovarsi nella propria merda, e a subire a quel punto altra violenza.
Tra il 1921 e il 1922 Giacomo Matteotti documentò migliaia di atti di violenze fasciste in tutta Italia, città e paesi minuscoli, e poi le raccolse nel libro "Un anno di dominazione fascista".
Oggi si può trovare in una recente edizione di Rizzoli, ma si può anche scaricare gratuitamente l'edizione originale sul sito della casa museo Matteotti: