Tumgik
#poi c'è da dire che fino a poco fa non è che la seguisse tanta gente
omarfor-orchestra · 2 years
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si ma così mi sa davvero di troppo onestamente? non controlla nessunə? sembra seguita da unə dodicenne 😬
È palesemente seguita da unə dodicenne
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eliqueveronarpg · 4 years
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             ELIQUE ❙ VERONA RPG.              “    17 ottobre, 2019.             —  ELIA: Non sopporta di vederla così, così gelida rispetto ad una Monique del tutto calorosa, come la mattina stessa. Sospira, il Ferrera, che nell'ennesima stoccata della ragazza ritrova un modo per ferirlo. Si alza, quindi, quasi con uno scatto, inducendo il cane a sollevare velocemente il muso, allertato dallo scatto repentino del ragazzo. Si porta una mano tra i capelli, li scompiglia, poi sospira ancora. E' teso, è teso a causa del litigio con Monique e, peggio ancora, della serata imminente. Non è giornata per l'acidità, non è giornata per quelle discussioni. « Non voglio disturbarti ancora, Nique. Riposati, stasera dovrai dare il meglio di te. Ci troviamo alla festa, mh? Sarò a spillare birre. »             —  MONIQUE: E' difficile anche per lei essere così fredda, dura, quasi come se accanto a lei ci fosse un estraneo. Ma è convinta di dover prendere una strada diversa per riuscire a salvarsi da quella situazione. Se vuole sopravvivere, deve comportarsi in modo diverso dal solito. Ma tenerlo lontano non rientra nelle sue scelte, forse cambiare atteggiamento si. Non è sicura di poterci riuscire al 100%, non dopo che quel momento di rabbia svanirà nel nulla. E Monique in ogni soluzione che trova ha l'impressione di ritrovarsi sempre allo stesso punto. Come in una palla di lana aggrovigliata. Elia è teso come una corda di violino, lo nota, lo vede ed è Monique a renderlo così. E quando lui si alza con uno scatto, Monique fa la stessa cosa. Si para davanti a lui, le mani infilate nelle tasche della felpa e lo guarda con gli occhi leggermente lucidi per via della febbre. « Non mi disturbi, resta un altro po' con me. C'è tempo fino a stasera e io non ho bisogno di riposare. Prometto di non fare ancora la stronza con te. » seppur il tono si mantenga neutro, privo di ironia tagliente, è appena più morbido.             —  ELIA: Non se l'aspettava. Per quanto ci sperasse, non si aspettava Monique lo seguisse in quel modo, con la stessa velocità con cui lui stesso si era issato dal comodo divano. Elia la sovrasta, osservandola duramente dall'alto verso il basso. Scorge il rossore appestare i suoi occhi, rendere più pallida del normale la sua cera, e si sente inutile. Si arrabbia, si arrabbia con se stesso, quando l'unica cosa che ha fatto, per tutto il giorno, è devastarla ancora di più. Ma è così bella, seppur i capelli siano nel caos, lo sguardo assonnato, le labbra chiare. E' così bella, che parlarle, rivolgersi a lei in modo secco e deciso sembra quasi impossibile. Solleva una mano ed accarezza il suo volto, gli zigomi alti, la mascella serrata. L'accarezza dolcemente, inclinando inconsapevolmente la testa su di un lato. « Mi piaci. » borbotta lui, senza guardarla negli occhi, ma osservando invece le sue labbra. « Mi piaci davvero tanto, anche quando mi prendi a calci nel culo. » è quasi melenso, con quel modo tenero ma grave di pronunciare ognuna delle parole. « Vorrei solo non essere un pezzo di merda, pure con te »             —  MONIQUE: La fanciulla è ridotta ad uno straccio, quella febbre che oscilla tra i 38 e i 39 gradi proprio non vuole lasciarle tregua. Monique è ridotta già di suo ad uno straccio ed Elia ha infilato ancora di più il coltello nella piaga. La sua pelle ha un colore pallido, gli occhi sono lucidi ma privi della solita vitalità, i ricci capelli raccolti in una disordinata coda e tutto sembra renderla diversa dal solito. La loro discussione non è stata di gradimento, Monique la percepisce ancora come un boccone di traverso e seppur abbia comunque combattuto per lui, ad un certo punto quel metaforico schiaffo ha fatto male. Tace, si è ripromessa di chiudere l'argomento e di vedersela da sola, di lavorare su se stessa e basta. Ma Elia di dar tregua alla ragazza proprio non ha voglia. Il suo Elia ... Monique lo guarda in silenzio con il capo appena alzato. Quella differenza d'altezza è una cosa che a lei piace tanto, si sente fin troppo piccola rispetto a lui. Quell'improvvisa dolcezza da parte del Ferrera le fa sciogliere il cuore, ma continua a restar chiusa nel silenzio con un sorriso appena visibile sulle labbra. Si lascia accarezzare, lo guarda, lo scruta con attenzione. Ma Elia non fa lo stesso, i suoi occhi seguono altro. Le scappa una risata, breve ma cristallina. E' proprio vero, Monique lo sa prendere a calci nel culo a dovere. Non sa perché ma il solo pensiero le fa venire da ridere. Come fa una piccola ragazza come lei ad essere così forte? « Guardami. » è un ordine, detto a bassa voce ma pur sempre pronunciato con decisione mentre le sue mani si poggiano su quelle di Elia, che lei stessa porta sul proprio viso. Vuole il contatto visivo, leggere il suo sguardo, riuscire a capirlo. Vuole sentire il calore che emana sul proprio viso grazie a quel tocco. « Ripeti quello che hai detto. »             —  ELIA: Non solleva immediatamente lo sguardo, seppur le parole della donna risuonino decise dentro al soggiorno. Continua ad osservare le sue labbra, il loro contorno, le curve aggraziate. Ed è osservandole che il ragazzo ricorda cosa si provi a baciarle, così come la loro morbidezza, il loro sapore. Lo farebbe, la bacerebbe seduta stante, fregandosene della sua acidità e della febbre autunnale. Poi, però, spinto dal suono del suo ammonimento, che rimbomba più volte dentro al teschio vuoto, solleva lo sguardo, incontrando il suo. Accenna un sorrisetto, un sorrisetto compiaciuto, ben sapendo quanto le sue precedenti parole abbiano riscosso la ragazza. La guarda, la guarda con interesse, con profondo affetto, con stima, poi: « Sono un pezzo di merda » non è ciò che la ragazza avrebbe voluto sentirsi dire, lui lo sa. Ma perché ripeterle parole che ha udito perfettamente? « e hai fatto bene a prendermi a calci nel culo. Mi piace, quando lo fai. È eccitante. »             —  MONIQUE: Come sempre l'essere così decisa fa capolino anche in quella situazione. Monique non si spinge oltre se non a quel semplice contatto, sfiora con i polpastrelli il dorso delle grandi mani maschili. Sa sempre quello che vuole e in questo caso, seppur Elia non faccia totalmente ciò che Monique ha richiesto, si accontenta. Vorrebbe andare oltre, avvicinarsi di più, nascondersi fra le sue braccia e perché no, baciarlo. Vorrebbe fare tante cose e invece non osa andare oltre, non questa volta. « Concordo. » è raro sentirla parlare, mentre osserva ogni movimento del ragazzo, si limita a stare in silenzio e vedere Elia don dove si spinge. Tranne nel momento in cui si dà del pezzo di merda. « Lo sei e non lo nego. Almeno hai il coraggio di ammetterlo, questo lo apprezzo. » in fin dei conti Monique è sempre stata molto schietta, non ci gira intorno. E sa bene che Elia non se la prenderà più di tanto per quel moto di verità. « Tu quei calci nel culo li meriti tutti, ringrazia dio che non ho continuato a dartene altri. » mormora, la bella fanciulla, aprendo le labbra in un sorriso beffardo.             —  ELIA: Non le risponde. Inutile darle ragione, ancora una volta, sottolineando il significato delle proprie parole. Conosce la collera di Monique, il suo pensiero, i desideri ed i progetti. La capisce, nei suoi panni si sarebbe comportato esattamente nel medesimo modo, non gliene fa una colpa. Ma quella vicinanza... Quella vicinanza lo manda totalmente fuori di testa. Elia si infiamma, mentre una mano, una sola, scende sul fianco della donna. Ne stringe la maglietta, l'attira a sé, avvicinando il proprio corpo al suo. La desidera, la vuole, ne necessita il contatto. « E’ la tua occasione. Avanti, colpiscimi. » ribatte seriamente, nascondendo un sorrisetto sghembo dietro ad una smorfia contratta. « Colpiscimi, fammi vedere cosa sai fare. » ma non aggiunge altro, e non può farlo, poiché le sue labbra si sono già posate su quelle di Monique, seppur per un istante, in un casto bacio a stampo. « Colpiscimi. » sussurra sulle sue labbra, sfiorando le proprie con le sue.             —  MONIQUE: Elia conosce perfettamente Monique. Conosce ogni sua sfumatura, dalla prima all'ultima. Conosce ogni significato nascosto dietro ai sorrisi, dietro a quelle parole che spesso risultano critiche, dettate solo dall'impossibilità di spingersi oltre. Sa sempre cosa vuole ma non altrettanto sempre può prendere ciò che vuole. Non sempre può rischiare. Monique è un libro aperto per lui, per quanto voglia essere il contrario. Ma c'è un piccolo dettaglio, che forse ad Elia non è del tutto chiaro. Lei non si arrenderà mai. L'effetto che però ha su di lui è soddisfacente, Monique è compiaciuta. Non ne fa un mistero con quel sorrisetto che spunta nel momento in cui Elia l'avvicina a sé con una salda presa. Monique però non se lo fa ripetere due volte seppur non abbia il tempo di fare molto che le labbra di Elia sono già sulle sue. Un bacio casto. Non è esattamente da Elia. Prevedibile, però. Sa che sta solo aspettando una mossa di Monique. E lei, volpe, questa volta non ha intenzione di mantenersi. Una mano della fanciulla sale dietro la nuca del ragazzo ed è allora, grazie a quella presa, che lo spinge contro di se. Senza tanti rigiri, senza se e senza ma. Monique lo attira a se e lo bacia. Con desiderio, con passione, assaporando le sue labbra come se fosse la prima volta. Schiacciata contro di lui, la bella fanciulla dalle crono bionde sta prendendo ciò che le spetta di diritto. Voleva che Monique lo colpisse? Eccolo quel colpo. Pieno di desiderio che sfuma in ogni sono schiocco fra quelle labbra.             —  ELIA: Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe bastato un suo bacio, letale come il veleno, ad attenuare ogni ferita di Elia? Bastano le sue labbra, la sua lingua, il suo ardore, la voglia, il tepore, il sapore noto a colmare il malessere del ragazzo che, ad occhi chiusi, approfitta di quel suo colpo fatale facendolo suo. Così, ricambia con maggiore impeto quel bacio che, di casto, aveva ormai ben poco, stringendosi con ambo le mani alla maglia della ragazza. La strapperebbe, la ridurrebbe in un perfetto disastro, se solo potesse. Elia la bacia con tanta violenza, da voler presto di più, come se quel "di più" gli spettasse di diritto. Così l'afferra per le cosce e, sfruttando la muscolatura potente, la issa su, in braccio. Assicura le cosce della donna attorno alla propria vita, reggendola saldamente con entrambe le braccia, mentre quel bacio non accenna a voler terminare, bramoso delle sue labbra e di tutto ciò che ne fa lo scenario. Mugola, mugola sulla sua bocca, mugola il suo nome, qualcosa come "ti voglio", ma è così preso da non riuscire a far altro. Ed anche il pensiero di quella serata, presto, sfuma via. Sfuma via il reale motivo per cui, quel giorno, le ha chiesto di vedersi. Sfuma via il desiderio di salutarla per un'ultima volta prima di ... Beh, questo, Elia, ancora non lo sa.             —  MONIQUE: È solo un attimo, un solo secondo, e Monique è già sulle sue labbra. Non riflette, non pensa. Non ne ha voglia né tempo. Elia è lì e lei non vuole lasciarlo scappare. Prende ciò che è suo, rende proprie quelle labbra che lei assapora con avidità. Le schiude con la propria lingua in cerca della gemella e per la prima volta in vita sua Monique non chiede il permesso. Le mani esili della fanciulla si poggiano sul viso, poi scivolano nuovamente dietro al collo a giocare con quei capelli ricci. Vorrebbe mangiarlo, lasciarlo senza respiro e fargli provare la stessa cosa che prova ogni volta lei. Elia la prende in braccio, alla sprovvista, ma lei non ha il tempo di realizzare perché si tiene a lui circondando il bacino con le sue gambe, le labbra ancora che si cercano, che si trovano e che si muovono in perfetta sincronia. Monique perde il senso del mondo esterno, tutto smette di girare tranne la sua testa. Insieme al cuore che batte all'impazzata, la sua testa gira travolta dalle sensazioni che prova. Le manca il respiro ma questo non la ferma dal baciarlo. Niente può fermarla, sta così bene. Sta bene con Elia. È bastato un semplice bacio per far sì che tutto sparisse. La discussione, le loro parole, la rabbia ... Tutto scomparso per lasciare posto a loro due. Ed è a quel " ti voglio " mormorato forse in modo distratto che lei risponde " sono già tua ".             —  ELIA: Monique. Chi mai l'avrebbe detto che proprio Monique, la sua leale compagna di avventure e di vita, sarebbe un giorno diventata tanto importante per Elia. E' chiaro non si tratti più di mera amicizia. Non c'è modo per giudicare e valutare cio' che i due stanno costruendo, un rapporto che dell'amicizia ne ha solo delle lontane sembianze e che si avvicina di giorno in giorno, progressivamente, sempre più all'amore. Elia la stringe forte, stringe i suoi fianchi, accarezza la sua schiena, disperde le mani tra i suoi capelli. La cerca, così come la cercano le sue labbra, ricambiate con ardore e passionalità da quella donna che gli sta donando tutta se stessa. E' chiara la smania che Monique gli rivolge, il modo deciso con cui lo bacia ancora ed ancora, pretendendo sempre di più. Lui, intanto, si eccita, inevitabilmente. Il suo corpo reagisce, si riscalda, si smuove, si contrae. Preso com'è, non riesce a capire quanto quel bacio si dilunghi, non capisce più niente, ne è troppo coinvolto. Ma quando le loro labbra si separano, alla ricerca reciproca d'ossigeno, Elia le rivolge un largo sorriso, un sorriso sincero: « Mi rendi felice. » così allenta lentamente la stretta che ha su di lei, obbligandola a scendere da quella posizione di fatica. Spingersi avanti, continuare per quella strada significherebbe oltrepassare confini ancora ignoti. E' giusto, farlo?             —  MONIQUE: Se qualcuno l'avesse avvertita, tempo fa, regalandole una verità sul suo futuro e attuale presente, probabilmente Monique sarebbe scoppiata a ridere in faccia al proprio interlocutore. Se solo quattro o cinque anni prima qualcuno avesse osato dirle che nella sua vita sarebbe poi entrato Elia, il suo Elia, non ci avrebbe mai creduto. Non avrebbe mai creduto di potersi legare tanto a qualcuno, di poter imparare ad amare piano, giorno dopo giorno senza mai rendersene conto. E invece ora deve crederci. Monique è stata ferita, in passato, è quella ferita è una cicatrice che si porta dentro e che le ha sempre ricordato di non fidarsi più dell'amore. Purtroppo, quella stessa cicatrice, non ha più lo stesso effetto. Oscurata dalla presenza del bel Ferrera, ormai sono anni che Monique ha perso di vista la promessa fatta a se stessa. Se stessa. Ecco che cosa dona ad Elia ad ogni nuovo giorno. Ad ogni nuova alba fino a quella successiva. Ogni parte di se, dalla più bella a quella più brutta, magari più complicata. Ogni giorno una parte nuova di se, piccola ma importante. E non ha paura, non con lui e non di lui. Non c'è più traccia di quella paura che si è sempre portata sulle spalle da quando qualcuno ha osato spezzarle il cuore. Ed ora, fra le braccia del ragazzo che ha rubato quel cuore così buono ma difettoso, Monique è a casa. In un modo del tutto inspiegabile, Elia sarà sempre la sua casa. Lo è tutt'ora. E lo confessa silenziosamente, mentre lo bacia, allo stesso modo mentre lo accarezza. Non c'è bisogno di parlare, nessuna parola al mondo potrebbe mai essere un minimo paragonabile alla confessione tacita che Monique sta imprimendo su quelle labbra. Ed è quando il respira manca che entrambi sono costretti a separarsi. Monique torna con i piedi saldi al terreno, ma stretta a ancora lui con la fronte poggiata a quella del ragazzo. Ha gli occhi chiusi e un sorriso felice sulle labbra. Dio solo sa come è felice adesso. Il cuore scalpita nel petto e aumenta di ritmo a sentire quelle parole. Potrebbe sentirlo abbandonare la gabbia toracica da un momento all'altro. E pensare chi fino a poco tempo fa son stati amici. Ma ora dov'è quell'amicizia? Un'amicizia appassita come un fiore, ma che sta rinascendo come un bocciolo di rose in qualcosa di molto più bello. Sorride, Nique. Sorride mentre riapre gli occhi per incrociare quello sguardo che conosce bene. « Sssh. » la fanciulla non sa esattamente cosa rispondere a quell'affermazione solo lascia sulle sue labbra un ennesimo bacio, questa volta molto più dolce. A stampo, un bacio soffice proprio come la dolcezza che ha sempre riservato ad Elia, sin dall'inizio. « Tu meriti di essere felice, Elia. E io voglio darti sempre questa felicità che provi. » sussurra, poi, stringendo le sue esili braccia attorno al corpo dell'uomo.             —  ELIA: Gode di quell'istante di silenzio, approfittando del momento per memorizzare ogni emozione, ogni sensazione, ogni pulsazione. Serrando le palpebre, Elia puo' concentrarsi sull'odore della donna, sul suono prodotto dalle sue labbra, dal tiepido marchio che percepisce ancora sulla bocca, benché quell'eccessivo bacio sia terminato ormai da un po'. La stringe tra le braccia, unendo i loro corpi in una stretta morsa affettuosa. E' proprio lì dove rimarrebbe per il resto della vita, ad abbracciare la donna alla quale cederebbe il proprio cuore, lontano da tutto il male che lo circonda. Ma il tempo sta scorrendo rapidamente, percepisce il ticchettio dell'orologio della sala ad ogni scansione del secondo. Lo percepisce lontano, ma veloce, irrefrenabile. Evitando di allontanarsi dalla bella ragazza che tiene ancora stretta a sé, Elia scalpita appena, evidentemente in agitazione. Sta sudando, è la presenza di Monique ad averlo riscaldato in quel modo, inizialmente — ma è innegabile il fatto che, da quando quel bacio è stato interrotto, i pensieri di Elia siano riemersi a galla, tutti insieme, addensati e pesanti. Apre lentamente gli occhi, così da potersi focalizzare sul volto della donna. E' così bella, bacerebbe ogni frammento della sua pelle, ogni imperfezione, ogni particolare. « Lo sono già, Nique. Lo sono già, credimi. » le accarezza la guancia, sostenendo attentamente il suo sguardo. Sono gli ultimi istanti, quelli, che passerà con lei. Deve andarsene, deve organizzarsi, prepararsi per la serata, demonizzare il suo obiettivo. E beh, lì insieme a lei tutto perde un senso, tutto si trasforma in qualcosa di migliore, di buono, di lontano. Deve andarsene, deve lavorare, deve progettare tante, troppe cose. Non c'è più tempo per l'amore, la vita di Romeo Veronesi dipende da lui. « Ci vediamo stasera, prima del concerto, che ne dici? Verrò a baciarti sotto al palco, non m'interessa un cazzo dei tuoi fans. »             —  MONIQUE: Sono gli ultimi minuti insieme, quelli che Elia e Monique condividono stando abbracciati. Pochi minuti prima che le loro strade possano dividersi. Definitivamente? Questo non lo sa. Purtroppo Monique, il futuro, non è un grado di prevederlo e in tutta sincerità non vorrebbe mai prevedere un futuro buio come quello che l'aspetta. Fra le sue braccia, cullata dal calore del suo corpo, Monique è nel suo angolo di paradiso e quanto vorrebbe che quel paradiso durasse un po' di più che semplici minuti. Passerebbe ore a stringerlo, a baciarlo, ad accarezzare il suo cuore come solo lei sa fare, curando le ferite provocate dal tempo e da quella rabbia che spesso fa visita al bel Ferrera. Sono lente carezze che lascia sulla schiena del ragazzo, mentre con il capo poggiato al petto ascolta il suono del suo cuore. Sinceramente, se ne fregherebbe anche dell'evento che ci sarà fra qualche ora, pur di tenerlo con sé. Lo percepisce scalpitare sotto la sua stretta ed è che allenta la presa su di lui, limitandosi a poggiare le mani sui fianchi. Non capisce, Monique. Non sa cosa aspetta Elia, cosa aspetta lei, cosa aspetta a Verona intera. È all'oscuro e nemmeno alla portata della sua immaginazione. Per questo è assolutamente tranquilla, per questo lo guarda negli occhi rivolgendogli uno dei suoi soliti sorrisi. Uno di quelli che ti fanno sciogliere il cuore e che, solitamente, dedica solo a lui. Ci crede, a quelle parole. Può notare la felicità nei suoi occhi. « Io ti prendo in parola. Quel bacio lo voglio come `` buona fortuna `` prima dell'esibizione. » poi, insieme a quelle parole, annulla qualsiasi loro contatto e lo lascia libero di andare. Monique però, nel momento in cui lo libera dalla propria presa, percepisce come un pizzico al centro del petto. Una sensazione strana, come qualcosa di storto. `` È solo il dispiacere del lasciarlo andare via `` pensa. « Elia? » lo chiama, prima di vederlo abbandonare casa. Ma Monique non sa esattamente cosa la sua bocca stia per dire, si ritrova a mordersi l'interno guancia per qualche lungo secondo. « Ti prego — non combinare danni. » afferma, alla fine, con quel suo modo protettivo di ricordargli di stare attento. Un sorriso, l'ultimo, ed è così che lo lascia andare. Con un sorriso sulle labbra e delle parole negate.             —  ELIA: Non è facile separarsi da lei, non è facile lasciarla andare, non è facile sciogliere l'abbraccio che lo tiene saldato al suo scoglio, alla sua ancora personale. Separarsi dal caldo corpo di Monique è come tuffarsi di testa in una piscina ghiacciata, sprofondando nel ventre freddo di un corpo gelido ed estraneo. Ed è lasciandola che l'intera sua muscolatura si contrae, tornando alla realtà. I tendini si contraggono, si contrae la mascella, la fronte, pure l'addome. Deve andare, deve lasciarla, deve correre via da lì, da lei, immediatamente. Si fa serio, il ragazzo, statuario. A rabbuiarlo ulteriormente sono le ultime parole della ragazza, quel "non combinare danni", come se stesse già emanando energia negativa. "E' questo l'effetto che le faccio? E' questo cio' che pensano le persone, di me?". E' caduto in fondo, si è trasformato in una versione di lui che detesta, nel prototipo di "Elia" dal quale ha sempre cercato di sfuggire. Che ci fa ancora lì? Proprio lì, dinnanzi all'unica persona in grado di amarlo? La contagerà. « Nessun danno. » le rivolge un occhiolino ricco di sarcasmo, affatto rassicurante. Non riesce a mentire, non a lei. E rivolgendole un'ultimo sguardo colmo d'affetto, si volta, si allontana, raggiunge l'uscita. « A più tardi, piccola. » "addio".
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