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#locuzione
nitroglycerin-a · 4 months
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I miei genitori dopo l’episodio di love bombing mi stanno facendo gaslighting e manipolazione emotiva nella vana speranza di farmi cambiare idea sul trasferimento a Torino perché odiano, ODIANO l’idea che non sia più qua in paese, mia mamma mi sta facendo il voto del silenzio e quando risponde è sempre arrabbiata come una iena presa male e antipatica talmente tanto che ogni volta si scherma davanti ai “ho mal di testa” “sto male non capisci” “non so quanto resisterò così” e mio padre dopo ponderata locuzione verbale mi spara la catch phrase “ma sei sicura di quel che stai facendo? Mi sembra tanto una cazzata senza senso” e sto andando in PIEMONTE, mi sembra di star vivendo in terza persona, i miei sono estremamente riluttanti ad aiutarmi economicamente per l’inizio e sono ancora più riluttanti ad appoggiarmi, probabilmente per i primi due mesi mi ghosteranno per tornare piangendo a chiedermi scusa, mi dispiace che la loro idea di genitorialità sia crescere i figli per fare in modo che diventino i tuoi badanti immolati per il senso di obbligo e dovere per gli aiuti economici che gli hai dato quando era un cazzo di ragazzin*/ragazz*, boh, non so come funziona ho 24 anni e ben lontana dall’idea di figliare ma secondo me il senso non è proprio quello…..
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fabiochampioraro · 11 months
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Adesso nella locuzione "Quando c'era lui" non sarà più così scontato a chi ci si sta riferendo…
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abr · 8 months
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Non è la prima volta che succede lì.
France style. Ora comprendo cosa voglian dire quei comunisti che iniziano le loro frasi critiche con la locuzione da cervelletto in folle: "in un Paese normale ..."
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fatalquiiete · 11 months
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FARE LE NOZZE COI FICHI SECCHI L’espressione “fare le nozze coi fichi secchi” viene impiegata per definire l’atteggiamento di chi osa compiere un’azione senza averne i mezzi, e finendo per ottenere qualcosa in tono minore o di ripiego. L’origine della locuzione è però storica e molto singolare. Venne coniata da Edoardo Scarfoglio, giornalista, fondatore e primo direttore del quotidiano “Il Mattino” di Napoli. Il 27 settembre 1896 uscì con uno dei suoi pezzi più celebri e il titolo era, appunto, “Le nozze coi fichi secchi”. Oggetto della sua ironia era l’annuncio dell’imminente matrimonio del rampollo di casa Savoia, il piccolo e gracile Vittorio Emanuele (futuro Vittorio Emanuele III), 1,53 m, con l’alta e giunonica principessa Elena di Montenegro, 1,80 m, allo scopo, si malignava, di “irrobustire” il lignaggio dei re d’Italia. Il Montenegro era allora un Paese povero e noto soprattutto per la produzione di fichi, che commerciava essiccati, da cui la vibrante ironia di Scarfoglio.
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autolesionistra · 2 years
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Dire che Rodolfo Graziani è stato un fascistone di quelli brutti potrebbe essere un poco riduttivo. Vanta in curriculum il massacro di Debra Libanòs, l’uso di bombe all’iprite durante la campagna d’etiopia e una serie di altre sconcezze che a elencarle tutte facciamo notte (una notte buia).
Igiaba Scego scriveva:
Oggi sono in pochi a ricordarsi Graziani, ma fu tra i più feroci uomini che il fascismo abbia mai avuto. In Africa ha compiuto stragi brutali e inenarrabili. Sarà ricordato non per il suo genio militare, ma per la crudeltà dei suoi metodi.
Ma era stata un poco ottimista. Nel 2012 a Graziani è stato dedicato un sacrario ad Affile. Fra i politici presenti all’inaugurazione c’era l’assessore alla mobilità del Lazio Francesco Lollobrigida, ora ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare, nonché cognato dellu presidente del consiglio Meloni e attualmente impegnato a spiegare ai giornalisti il significato (di indirizzo e assolutamente non ideologico) della locuzione “sovranità alimentare”.
Per dirla con le sante parole di @a-tarassia:
io non so se questo sia o no un governo fascista, ma so per certo che al governo è pieno di fascisti
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tergestin · 1 month
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Sono veramente arrabbiato. Quanto alla querela, la superficialità di certi commenti è inaccettabile. Vorrei chiarire alcune cose prima di partecipare questa sera a “è sempre carta bianca" alle ore 22:30. Pensate che sia così facile dire cose querelabili su Israele? Io ho dovuto ingaggiare una squadra di professionisti che mi ossessiona tutti i giorni: “Professor Orsini, non dica questa cosa su Israele a Rete 4 ché non è querelabile!”. “Non dica quest’altra cosa su Netanyahu ché nemmeno questa frase è querelabile!”. Il problema è che quando parli di uno Stato terrorista come Israele - tale è secondo la letteratura scientifica sul terrorismo - dire cose peggiori di ciò che Israele fa ai palestinesi è quasi impossibile. Ad esempio, se io dico che Netanyahu è un criminale di guerra; se dico che è un terrorista di Stato sullo stesso piano morale dei terroristi dell’Isis che hanno appena realizzato la strage di Mosca; se dico che è un massacratore di bambini musulmani, come diavolo faccio a beccarmi una querela se queste frasi corrispondono a verità in base all’osservazione scientifica? E allora che cosa posso dire di così grave a Rete 4 per superare l’orrore del genocidio che Israele sta compiendo a Gaza? Che cosa posso dire a Rete 4 per insultare uno Stato che ha sterminato 14000 bambini palestinesi e ne va pure fiero? Il vero problema è che Israele non è diffamabile perché quello che sta facendo è un orrore talmente grande che nessuna locuzione potrà mai rappresentare fedelmente. Quindi io devo spendere un sacco di soldi per pagare una squadra di esperti che inventi delle frasi che io possa dire a Rete 4 per descrivere l’orrore che l’esercito israeliano, la più grande vergogna del mondo occidentale, rappresenta oggi per noi tutti. Israele fronteggia un processo all’Aja per genocidio. L'ex premier israeliano, Olmert, ha detto testualmente che: "Netanyahu è un criminale, un macellaio, un ladro, un mascalzone".
Questo post è querelabile? Vi prego, ditemi di sì, altrimenti avrò buttato i miei soldi.
Orsini
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petalidiagapanto · 14 days
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Bari, via Lorusso, singolare dichiarazione d'amore in latino:
"Ubi tu, ibi ego"; «dove tu sarai, là io sarò». Variante accorciata della ben nota locuzione: "Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia" contemplata nel rito matrimoniale dell'antica Roma, con cui lo sposo e la sposa siglavano il loro amore dinanzi a un sacerdote (flamine).
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apeir0nn · 9 months
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Accetti cum tribute?
È una locuzione latina?
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kon-igi · 2 years
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Doc! Buonasera!
Dopo una serie di morti e feriti familiari ho sviluppato questa nuova ossessione che consiste nella paura costante e irrazionale della morte del mio compagno e padre di mio figlio per infarto 🙃
C'è qualcosa che bisogna tenere a mente nel caso succeda davvero?
Grazieee
Che muoia per infarto o che gli venga un infarto?
Nel secondo caso credo che i non addetti ai lavori debbano ben comprendere la differenza tra due eventi che nell'immaginario collettivo sembrano troppo sovente sovrapporsi...
Una cosa è L'INFARTO (del miocardio)
Un'altra è L'ARRESTO CARDIACO
Nel primo caso ho specificato del miocardio perché infarto è un termine derivato dal latino īnfarcīre cioè, come in italiano corrente, INFARCIRE, riempire qualcosa, in riferimento alla congestione ematica che si ha quando una parte del tessuto infartuato va incontro a ischemia e a necrosi.
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Dovete sapere che INFARTO e ICTUS in realtà sono sinonimi, solo che si è soliti usare il secondo quando l'evento colpisce l'encefalo e il primo altri tessuti (può esserci anche l'infarto intestinale)
Importantissimo usare la giusta locuzione cioè 'infarto del miocardio ACUTO' perché in realtà tutte le persone da una certa età in poi vanno incontro a processi degenerativi infartuali a carico dell'apparato cardiaco - di solito scoperti con un ECG o un'ecocardio - e a molti di questi individui, asimtomatici o paucisintomatici, applicano in urgenza dei by-pass coronarici cioè delle ‘scorciatoie’ artificiali per permettere nuovamente l'irrorazione di tessuti ischemici.
Tornando a noi, ben differente è invece L'ARRESTO CARDIACO, quell'evento davvero improvviso per cui il cuore smette di battere e voi avete pochi minuti (quattro, più o meno) per farlo ripartire... magari con uno di quei Defibrillatori Automatici Esterni (DAE) portatili che oramai stanno - giustamente - appendendo in ogni dove.
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Una persona affetta da IMA (infarto miocardico acuto) ha, principalmente ma non solo, DOLORE AL PETTO che irradia - ma non obbligatoriamente - al braccio sinistro... ma anche al destro, alla schiena, alle natiche, al collo, all'addome e alle gambe. Insomma, un casino.
Potete solo chiamare velocemente il 118 e se lo defibrillate peggiorate solo la situazione perché il cuore sta ancora battendo. Sempre peggio ma sta battendo. (per fortuna i defibrillatori automatici moderni non scaricano se rilevano battito).
Se invece hai paura che il tuo compagno e padre di tuo figlio muoia improvvisamente, poco posso dirti se non questo...
Quando vivi nella paura della morte, la morte s'è già presa la parte migliore della tua vita.
Io ho perso una vecchia e cara amica proprio per tale motivo.
Il suo terrore della morte, la sua sfiducia che potesse esservi un qualsiasi barlume di speranza, il costante grigiore che avviluppava ogni suo fulgore forse non hanno toccato il suo corpo ma hanno distrutto ogni gesto di protensione della sua anima verso il domani.
Quando Orazio diceva CARPE DIEM (afferra il giorno, tradotto con 'cogli l'attimo') non intendeva osannare la pavida inazione e la cecità volontaria sul futuro ma che ogni uomo è responsabile del tempo a lui concesso e dal momento che il tempo futuro non è agibile, esso deve concentrarsi sul tempo presente affinché possa farlo divenire il migliore dei futuri.
Come ho già detto in passato, siamo solo dei soffi di vento veloce nella strana valle della vita ma per quanto flebili e delicati non ci sarà mai momento in cui soffieremo da soli.
E adesso va' perché dum loquimur fugerit invida aetas.
<3
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ma-pi-ma · 1 year
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Mortacci tua o li mortacci tua o ‘tacci tua letteralmente significa:
“i tuoi (della tua famiglia) spregevoli defunti”.
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L’insulto sostanzialmente viene lanciato a qualcuno per dimostrargli che discende da parenti pessimi e spregevoli. Una modalità significativa in una cultura come la nostra in cui, sin dai tempi dell’antichità, il culto dei defunti riveste un’importanza fondamentale. Non esiste modo migliore di offendere qualcuno di quello di insultare i suoi parenti più cari.
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In realtà l’espressione è la sintesi di un percorso logico che partendo dalla disapprovazione/ostilità per uno o più soggetti arriva a maledire chi li ha messi al mondo in una catena genealogica che arriva fino ai primi progenitori. Infatti l’espressione completa originaria e più antica è “Mannaggia li mortacci tua” oppure “Mannaggia l’anima de li mortacci tua”.
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Questa “classica” parolaccia romana assume contrastanti significati a seconda del tono, delle sembianze facciali e delle posture corporali che ne accompagnano l’espressione: può infatti significare, se accompagnata da un viso che manifesta meraviglia, sentimenti positivi di ammirazione, sorpresa e compiacimento per un evento fortunato o straordinario («Li mortacci tua, ma quanto hai vinto?»); oppure, con un viso ilare, gioia ed affetto per un incontro inaspettato e gradito («Li mortacci tua, ma ‘ndo se’ stato finora?»); oppure ancora comunicare sentimenti sia negativi che neutri: con un viso dall’aspetto contrariato o sconsolato, con un tono della voce alterato o sommesso, può rivelare, nello stesso tempo, rabbia o desolazione («Li mortacci tua, ma ch’hai fatto?»).
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Al plurale si usa “li mortacci vostra”.
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Si ritrova anche la forma usata in passato “li mortacci tui”.
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Quando invece si vuole limitare l’insulto nel tempo passato, ma non fino ad arrivare a lontani antenati, si usa la forma “‘tacci tua e de tu’ nonno”. In particolare la locuzione “e de tu’ nonno” viene usata per controbattere da chi ha ricevuto l’insulto e riversarlo su chi l’ha proferito. (Dice uno: «Li mortacci tua!» e l’altro replica: «…e de tu’ nonno!»).
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“Alimortè” invece è una semplice esclamazione derivata dalla parolaccia principale: come se si dicesse “caspita”, “accidenti” dove “li mortacci” non ci hanno più niente a che fare.
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Con il tempo l’espressione ha progressivamente perduto la sua valenza profondamente ingiuriosa delle origini: spesso infatti viene utilizzata principalmente come espressione di meraviglia, stupore o rabbia.
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daimonclub · 3 months
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Storia e interpretazioni del Carnevale
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Storia e interpretazioni del Carnevale Storia e interpretazioni del Carnevale. Le date del Carnevale cambiano ogni anno, essendo una festa mobile e sono diverse tra rito ambrosiano e romano. Quest’anno, ovvero il 2024, il periodo del Carnevale inizia il 28 gennaio e finisce il 13 febbraio, cosiddetto Martedì Grasso: la domenica di Carnevale è l’11 febbraio. La quaresima viene dopo il carnevale per ricordarci che siamo polvere e non coriandoli. Franco Lissandrin A carnevale tutto il mondo è giovane, anche i vecchi. A carnevale tutto il mondo è bello, anche i brutti. Nicolaï Evreïnov San Valentino e Carnevale cadono nello stesso mese. Trovo stupido mettere così vicino due feste di maschere. Francesco D’Antonio A Carnevale ogni scherzo vale, ma che sia uno scherzo che sa di sale. Proverbio Odio il Carnevale. Ci provi con una principessa Disney e ti ritrovi a letto con un camionista di Brembate. Anonimo Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Totò Il termine deriverebbe dal latino "carnem levare" (eliminare la carne), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. In alternativa si è ipotizzato che il termine possa invece aver tratto origine dall'espressione latina carne levamen (avente l'analogo significato di "eliminazione della carne"), oppure dalla parola carnualia ("giochi campagnoli") o ancora dalla locuzione carrus navalis ("nave su ruote", quale esempio di carro carnevalesco) se non addirittura da currus navalis ("corteo navale"), usanza di origine pagana e occasionalmente sopravvissuta fino al XVIII secolo tra i festeggiamenti del periodo. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
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Saturnalia Romani I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel rito romano inizia con il Mercoledì delle ceneri e si festeggia da Venezia a Rio De Janeiro, tra maschere, travestimenti, dolci e scherzi. Una piccola differenza è rappresentata dal Carnevale ambrosiano, la cui durata - finisce infatti con il «sabato grasso», quattro giorni dopo rispetto al tradizionale «martedì» («il martedì grasso» è il giorno che precede la Quaresima e la tradizione vuole che nella giornata si consumino i dolci fatti in casa, in vista del periodo di digiuno che seguirà) - sembra risalire a un pellegrinaggio del vescovo Ambrogio che aveva annunciato il suo ritorno «in tempo per celebrare con i milanesi le ceneri». La popolazione posticipò il rito alla domenica successiva per aspettarlo. È nel Medioevo che ritroviamo molti aspetti della festa attuale. Il Carnevale italiano si distingue per le sue maschere regionali e tradizionali, ognuna con le proprie caratteristiche: da Arlecchino a Pulcinella. E ogni regione ha anche i propri dolci tipici e tradizionali, come le chiacchiere, conosciute anche come frappe o bugie. L’Italia vanta la presenza di alcuni dei Carnevali più belli e famosi del mondo: Venezia, Viareggio, Putignano, Ivrea e altri. Una curiosità? Uno dei simboli del Carnevale sono, assieme alle stelle filanti, i coriandoli di carta che nacquero nel 1875 da un’idea dell’ingegnere Enrico Mangili di Crescenzago (Milano). L’ingegnere li realizzò a partire dalle carte traforate usate per l’allevamento dei bachi da seta. Un’invenzione contesa con un altro ingegnere di Trieste, Ettore Fenderlche, che nel 1876 ritagliò dei triangolini di carta. Il carnevale è una festa mobile che si celebra nei paesi di tradizione cristiana e in particolare in quelli di rito cattolico: i festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi, in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante è l'uso del mascheramento. I caratteri della celebrazione del carnevale hanno origini in festività molto antiche, come per esempio le antesterie, che erano delle feste celebrate in onore di Dioniso, in ambiente ionico-attico, che avevano a che fare direttamente col piacere del vino e con il "fiorire primaverile". Questi giorni di festa cadevano infatti nel mese di Antesterione (a cavallo fra febbraio e marzo) con l'avvicinarsi della primavera . Ad Atene venivano chiamate "antiche Dionisie" per distinguerle dalle "grandi Dionisie" più recenti e introdotte infatti da Pisistrato nel VI secolo a.C.) o i saturnali romani, una delle più diffuse e popolari feste religiose di Roma antica, che si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre, in onore di Saturno, antico dio romano della seminagione. Durante le feste dionisiache e saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza.
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Festa dei pazzi nel medioevo Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell'anno solare. Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. (Un rito simile avveniva nelle Lupercalia che erano un festival della fertilità dedicato a Fauno, il dio romano dell'agricoltura, nonché ai fondatori romani Romolo e Remo. Vedi la Storia di San Valentino per leggere come si svolgeva esattamente il rituale) Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale e più o meno la stessa celebrazione avveniva già in Babilonia, quando poco dopo l'equinozio primaverile veniva appunto riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell'anno e nell'attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia". In seguito Eliade afferma che "allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi". Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà, hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia". Eliade scrive anche che "l'orgia è anch'essa una regressione nell’oscuro, una restaurazione del caos primordiale; in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate". L'autore aggiunge poi che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'istante eterno, alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l'uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere "soprannaturale " rappresentato.
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Maschere della commedia dell'arte italiana Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi, sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. La confusione delle forme è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo, affinché possa in seguito essere rigenerato e ricreato. L'antica tradizione del carnevale si è mantenuta anche dopo l'avvento del Cristianesimo: anche a Roma stessa, capitale del Cristianesimo, la maggiore festa pubblica tradizionale è stata il Carnevale Romano fino alla sua soppressione negli anni successivi all'Unità d'Italia. A Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate "trionfi" e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è Il trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio dal Magnifico. Nella Roma del regno pontificio si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente. Nella storia dell'arte invece, una famosa opera pittorica è la Lotta tra Carnevale e Quaresima del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio. Personaggi mascherati del carnevale veneziano sono presenti in vari dipinti del Settecento veneziano di Canaletto, Francesco Guardi e negli interni di Pietro Longhi. Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto, il Carnevale di Bientina, il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale". Secondo lo studioso Michail Bachtin, che trattò del carnevale nel suo testo - L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale. - "Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù... Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva a ogni perpetuazione, a ogni carattere definitivo e a ogni fine. Volgeva il suo sguardo all’avvenire incompiuto... Tutte queste forme di riti e spettacoli organizzati in modo comico erano molto diffuse in tutti i paesi dell’Europa medievale, ma si distinguevano per la loro ricchezza e la loro complessità nei paesi di cultura romanza, e in particolare in Francia .
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Carnevale di Viareggio Tutte queste forme, organizzate sul principio del riso, presentavano una differenza estremamente netta, di principio si potrebbe dire, rispetto alle forme di culto e alle cerimonie ufficiali serie della chiesa e dello stato feudale... Esse rivelavano un aspetto completamente diverso del mondo, dell’uomo e dei rapporti umani, marcatamente non ufficiale, esterno alla Chiesa e allo Stato; sembravano aver edificato accanto al mondo ufficiale un secondo mondo e una seconda vita, di cui erano partecipi, in misura più o meno grande, tutti gli uomini del Medioevo, e in cui essi vivevano in corrispondenza con alcune date particolari. Tutto ciò aveva creato un particolare dualismo del mondo, e non sarebbe possibile comprendere né la coscienza culturale del Medioevo, né la cultura del Rinascimento senza tenere in considerazione questo dualismo. L’ignorare o il sottovalutare il riso popolare del Medioevo porta a snaturare il quadro di tutta l’evoluzione storica della cultura europea nei secoli seguenti . Un significato del tutto particolare aveva l’abolizione di tutti i rapporti gerarchici. In effetti, durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modo evidente: in esse bisognava apparire con tutte le insegne del proprio titolo, grado e stato, e occupare il posto assegnato al proprio rango. La festa consacrava l’ineguaglianza. Al contrario, nel carnevale tutti erano considerati uguali, e nella piazza carnevalesca regnava la forma particolare del contatto familiare e libero fra le persone, separate nella vita normale – non carnevalesca – dalle barriere insormontabili della loro condizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione familiare. Concludendo possiamo dire che sin dall'antichità, come dimostrano appunto i Saturnali romani, la festa dei pazzi nel Medioevo e via dicendo, il Carnevale ha dunque sempre rappresentato un'esperienza fondamentalmente collettiva, è il momento del riso, della trasgressione, della satira e della parodia, dell'esaltazione, insomma, del "mondo alla rovescia", con la connessa contestazione dei rapporti gerarchici. La festa carnevalesca, con il suo spirito eversivo, ha influenzato profondamente, secondo Bachtin, alcuni generi letterari comico realistici soprattutto attraverso il linguaggio: un linguaggio radicalmente antiletterario, familiare, plebeo, "di piazza", realistico sino all'oscenità, corposo e instintuale, gioioso e vitalistico. Massima espressione dello spirito e della lingua carnevaleschi è appunto Rablais, a cui Bachtin ha dedicato uno studio veramente ponderoso; ma le radici antropologiche e culturali dello scrittore francese affondano in un "humus" antichissima: dalla novellistica milesia alla satira, dalla commedia al romanzo d'avventura e picaresco elementi del modo carnevalesco sostanziano i più diversi generi letterari, spesso in ironica e parodica dialettica con i generi più formalmente considerati seri. Puoi anche leggere i seguente posts con aforismi e citazioni sul Carnevale: Citazioni e aforismi sul carnevale Citazioni spiritose sul carnevale https://www.youtube.com/watch?v=q6sHx8dl1S8 https://www.youtube.com/watch?v=fw6E00OL_aQ Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Read the full article
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diceriadelluntore · 2 years
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Ferragosto
Dalla locuzione latina Feriae Augusti (riposo di Augusto), festività istituita dall'imperatore Augusto nel 18 a.C., che si festeggiava il primo giorno del mese a lui dedicato, Agosto, mese tra l’altro pieno di altre festività importanti come i Vinalia rustica, i Nemoralia o i Consualia. Dato il caldo e la fine dei lavori più importanti in agricoltura, le Consualia si celebravano in onore del dio Conso, divinità della terra e della fertilità.
Erano comunissime le gare e le corse di cavalli:  anche gli animali da tiro (buoi, asini e muli) venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. A Siena si svolge il Palio dell'Assunta il 16 Agosto (tra l’altro un giorno che la Chiesa dedica a San Rocco da Montpellier): “palio" deriva dal pallium, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell'Antica Roma.
La Chiesa Cattolica sincretizzò queste feste pagane con la festa Dell’Assunzione della Madonna il 15 Agosto: il termine “assunta” è centrale nella dottrina poiché determina che Maria fu accolta in paradiso sia con l'anima sia con il corpo, cioè fu assunta\ accolta in cielo cosa che non ne implica la necessaria morte, come per esempio dei Santi. 
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abr · 1 year
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Il solo utilizzo della locuzione "Paese razzista" dimostra somaraggine somma.
Anche per quelli dai livelli artificiosamente sensibilissimi di "trigger" sul tema: tutto è relativo, basterebbe aver viaggiato per sapere che l'Italì non entra tra i primi 50 in quanto a razzismo medio.
In realtà, diamo ai poveri di neuroni una chiave di lettura: esistono non Paesi interi ma solo persone razziste. Ad esempio quei neri che chiagnono sempre di razza e quei bianchi passive sadomaso che godono a dar del razzista ai simili, sottintendendo "io invece no" livello delatori di 7 anni che denunciano alla maestra il compagno di classe per sentirsi bene.
Far di ogni Paese un fascio è da fascisti.
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Buongiorno ☕
Buon mercoledì 🤗
Lucia 💓
Luli ❤️ Lu 💖🌞🌊♾️
"Hic et nunc".
"Qui e ora".
- Locuzione latina generalmente attribuita
a Orazio
***
“Senza fretta.
Senza scintille.
Senza dover essere altro che se stessi".
• Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf
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crazy-so-na-sega · 8 months
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Il parlamentarismo occidentale ottocentesco potrebbe definirsi, con qualche legittimità, "Democrazia", ​​unicamente se fosse stata questa entità (costruita in buona parte nelle logge massoniche) a coniare il termine.
Ma dato che la parola si trova già nelle fonti antiche (prime due in ordine cronologico Eschilo [𝕊𝕦𝕡𝕡𝕝𝕚𝕔𝕚 -una locuzione per adattarsi al metro della tragedia] ed Erodoto), mi perdonerete se davvero non riesco a chiamare questa immondizia "democrazia", né, tantomeno, i guitti che la supportano "democratici".
Atene venne sfregiata dal potere popolare dopo le Arginuse, con l'uccisione degli Strateghi -pur vittoriosi- decretata dall'Assemblea, di Megara verrà ricordata la terribile furia della 'sua' democrazia radicale,
ma perlomeno era sempre un chiamare le cose col loro nome, senza frode. L'Età della Verità, come la chiamava Savitri, era di due millenni (e passa) più vicina, nonostante si stesse (e si stia) sempre più allontanandosi...
-@Paterpatratus88
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Mi sono svegliato questa mattina con una famosa locuzione in testa: Tempus fugit. Inutile dire che la mente è andata alle Georgiche di Virgilio ma lo prendo come spunto per farvi i migliori auguri a tutti per uno splendido 2023. Vorrei ricordare un passo delle Odi di Orazio che penso possa essere uno spunto importante per vivere questo nuovo anno.
Dum loquimur fugerit invida
aetas: carpe diem,
quam minimum credula postero.
È proprio vero: Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi. Afferra la giornata sperando il meno possibile nel domani.
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