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#uova alla fiorentina
jacopocioni · 8 months
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Pezzole in salsa colla, ovvero le Crespelle Fiorentine.
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Forse appaio ripetitivo, ma che posso farci se i franzosi hanno fatto proprie ricette che in Firenze sono nate. Le crespelle, nome che deriva da "crespo", cioè grinzoso, oggi sono chiamate da tutti, fiorentini compresi, crépes. La Francia, come si è appropriata della crespella, ha fatto uguale anche per la besciamella che raccontano essere stata inventata dal Marchese Béchamel mentre invece era usata comunemente in Firenze e chiamata salsa colla. Caterina de' Medici, sempre lei, ha esportato queste ricette in terra francese e li sono state rinominate e fatte proprie. Ho scritto la stessa storia in altre ricette come il gelato o il papero al melarancio e continuerò a farlo supportato dalle parole dello stesso Antonin Carême e di Flammarion. Quindi i nostri bisnonni le chiamavano pezzole (fazzoletti) in salsa colla (besciamella), oggi crespelle. Alla stessa maniera però si deve distinguere il cannellone dalla crespella che se pur hanno affinità sono due ricette diverse e quasi certamente, anzi sicuramente, il cannellone ha origini napoletane. Il cannellone è una pasta riempita e ha un gusto più aggressivo, marcato con ingredienti tipici locali (vedi mozzarella); la crespella è invece estremamente più delicata e si tratta di una frittatina riempita che se fatta bene la rende quasi eterea nella sua consistenza intra-orale. La ricetta che vi riporto è quella presente sul "Il libro della vera cucina fiorentina" di Paolo Petroni autore che è riuscito a chiudere il cerchio della cucina fiorentina riportando molto fedelmente le ricette e spiegandole con dovizia e particolari. Vi consiglio di raddoppiare le dosi, dosi da 8 persone per 4 persone, dato che il bis è sicuro e mancare deluderebbe moltissimo. Dosi 4 persone per le crespelle: - 100 gr. di farina - 2 uova - 150-170 cc. di latte (secondo la dimensione delle uova) - 50 gr. di burro fuso - sale per il ripieno: - 400 gr. di spinaci - 250 gr. di ricotta - 3 cucchiai di parmigiano grattugiato - 1 uovo - noce moscata - sale per la salsa colla o besciamella: - 50 gr. di burro - 50 gr. di farina - mezzo litro di latte - sale - noce moscata Per la gratinatura - qualche cucchiaio di salsa di pomodoro - qualche cucchiaio di parmigiano Preparazione La preparazione della pastella per le crespelle avviene mescolando la farina con le uova e il sale ed in seguito si unisce il latte e il burro fuso. Il burro va fuso e lasciato raffreddare, non va unito caldo. Dato che la pastella dovrà riposare per mezz’ora (un'ora) conviene prepararla per prima e occuparsi poi del resto.
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Lessate gli spinaci dopo averli accuratamente lavati più di una volta, il sapore della terra è qualcosa che annienta le crespelle. Strizzateli e tritateli finemente, poi unirli agli altri ingredienti e mescolate bene, personalmente adoro la noce moscata ed esagero.
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Per realizzare la besciamella scaldate il latte ed in una pentola diversa sciogliete il burro a cui aggiungere progressivamente la farina ottenendo una prima amalgama.
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La massa va poi stemperata progressivamente con il latte caldo facendo attenzione a non creare grumi. Aggiungete poi il sale e la noce moscata. Cuocete le crespelle in un padellino versando il composto a padellino ben caldo. Non esagerate nella cottura o le renderete secche mentre invece se rimangono soffici forniscono quella incredibile sensazione di leggerezza. Spalmate l’impasto realizzato sulla superficie delle crespelle e arrotolatele formando un cilindro o un cono secondo l'aspetto che volete conferirgli. I cilindri sono più facili da gestire nella gratinatura. Ponete le crespelle in una pirofila imburrata e copritele con la besciamella, Ponete un poco di salsa di pomodoro sulla superficie e spolverate poco parmigiano. Infornate a 160°C per 20 minuti cambiando a grill negli ultimi 2/3 minuti per ottenere una gustosa crosticina. Servitele dopo 10/15 minuti di raffreddamento e buon appetito!
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uominiedonneblog · 1 year
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Ricetta di Cucina Spinaci alla Fiorentina
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La ricetta di cucina che vi proponiamo oggi sono Spinaci alla Fiorentina, che come dice il nome stesso è una ricetta regionale Toscana. Andiamo quindi a avedere gli ingredienti e preparazione con cui andiamo a realizzarla.
Ingredienti per quattro persone
- Sale e Pepe quanto basta - Farina - Parmigliano grattato - Burro - 4 uova - Spinaci 1kg
Preparazione Ricetta di Cucina Spinaci alla fiorentina.
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Iniziamo la nostra ricetta ovviamente partendo dagli spinaci che dovrete lessare per circa 10 minuti , aggiungendo unicamente acqua del lavaggio. A questo punto li freddate strizzate , quindi li tritate, va bene anche grossolanamente e procedete a farli insaporire dentro una padella con metà del burro della ricetta ed infine regolate il sale. Quindi continuiamo per la nostra ricetta di cucina. A parte preparate una besciamella con 2 cucchiai di farina. Prendete quindi il restante burro , il latte caldo e 2 cucchiai di parmigiano. Mettete gli spinaci all'interno di una pirofila da cucina, la imburrate , prendete un cucchiaio e fate 4 buchette e all'interno di ognuna ci mettete un uovo. Siamo quindi arrivati alla fase finale della nostra ricetta di cucina Spinaci alla fiorentina. Dovrete ora regolare sale e pepe , ricoprite il tutto con la besciamella, spolverate con altri 2 cucchiai di formaggio e quindi quindi mettete in forno già riscaldato per almeno 20 minuti. E come sempre vi diciamo Buon appetito a tutti
Nota
Da alcune parti potrete trovare la stessa ricetta sotto il nome di Uova alla Fiorentina o Spinaci con gli Occhi. Diciamo che se andate a Firenze e gli chiedete una di queste tre ricette è molto probabile che vi servano la stessa ricetta. Ovviamente come sempre potete commentare e votare la nostra ricetta di cucina Spinaci alla Fiorentina con le nostre stelline ★ Vi potrebbe interessare anche questa ricetta di Cucina Risotto agli Spinaci all'indiana Noi vi diamo appuntamento alla prossima ricetta di cucina Read the full article
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inonibird · 3 years
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Ok, was going through my old travel pics and realized I could basically compile a food tour of my Italy trip~ xD
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giancarlonicoli · 4 years
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28 OTT 2019 17:44
GLI 80 ANNI RIBELLI DI “RICKY” ALBERTOSI! - LE DONNE, I CAVALLI, IL WHISKY, LA GALERA PER QUEL “MALEDETTO” LAZIO-MILAN: “SCOMMESSE? MI MISERO IN MEZZO MA IN CELLA HO MANGIATO I MIGLIORI BUCATINI ALLA AMATRICIANA DELLA MIA VITA – “IL NO DI RIVA ALLA JUVE FREGÒ SOPRATTUTTO ME” – LA RIVALITA’ CON ZOFF: “DINO MI SOFFRIVA…” – SCOPIGNO E LE NOTTI DI POKER A CAGLIARI, LA BATTUTA DI PELE’ - BUFFON: "FORSE È IL MIGLIORE. MA SE FOSSI ANDATO A TORINO LO SAREI DIVENTATO IO" - VIDEO
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Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”
Enrico Albertosi, detto Ricky, sabato compie 80 anni e quando ti racconta la sua vita, ricca, piena, meglio di un romanzo d' avventura, non smetteresti più di ascoltarlo. Ha regalato alla Fiorentina la Coppa delle Coppe, al Cagliari il suo unico scudetto, al Milan quello della stella e in Nazionale ha preso le uova in faccia dopo la Corea, è stato il portiere dell' iconica Italia-Germania 4-3 durante il Mondiale in Messico nel '74 e campione d' Europa nel '68: «Quella volta sono rimasto in panchina dietro Zoff solo perché mi ero rotto un dito», tiene a precisare con la voce squillante dal buen ritiro di Forte dei Marmi, dove si gode la pensione e la famiglia e ripensa a quello che è stato.
Una vita controvento. Sempre fuori dai pali e a volte qualche uscita l' ha sbagliata: «Ma rifarei tutto», dicono con puntiglio il portiere e l' uomo che non si sono negati niente: donne, cavalli, partite (532 in serie A), rivalità accese. Estroverso e spregiudicato, ha vissuto a mille all' ora. Solo un infarto, parecchi anni fa, ha rischiato di metterlo fuorigioco. Da quel giorno ha cambiato stile: meno stress e meno eccessi. «E mica è stato facile».
L' esordio in serie A alla Fiorentina, la squadra del suo cuore, dove è rimasto dieci anni.
«E i primi cinque li ho trascorsi alle spalle di Sarti. All' epoca andava così: se eri giovane, dovevi fare la gavetta. Stavo in panchina e da panchinaro sono andato al Mondiale del '62 con la Nazionale.
Oggi sarebbe impensabile. I ragazzi hanno fretta e forse hanno ragione di averla. E poi è cambiata la mentalità, sia delle società che degli allenatori. Donnarumma, quando è entrato nel Milan, non è più uscito. Io ho esordito contro la Roma, ma quando Sarti si è ripreso dall' infortunio mi sono rimesso a sedere».
Quando se ne va, la Fiorentina vince lo scudetto «Una beffa. Però mi sono rifatto a Cagliari. Ho lasciato i viola perché avevo qualche problema personale e non andavo d' accordo con Bassi, l' allenatore. Mi aveva chiamato Italo Allodi per portarmi all' Inter ma a giugno, con mia grande sorpresa, mi sono trovato ceduto al Cagliari».
Non deve averla presa benissimo.
«Non ci volevo andare. All' epoca la Sardegna era una terra di banditi, mi faceva persino paura. E invece mi sono innamorato di quell' isola e di quella gente meravigliosa».
E ha vinto lo scudetto.
«Eravamo un gruppo formidabile. Ancora oggi ci vediamo con quei ragazzi: Tomasini, Greatti, Brugnera».
Il simbolo era Gigi Riva.
«Gigi sembrava scontroso, in realtà era solo timido. Nell' estate del '74 mi ha combinato un brutto scherzo: insieme a lui dovevo andare alla Juventus e il suo rifiuto ha fatto saltare anche il mio trasferimento».
Ma non le è andata male...
«Perché sono finito al Milan dove ho vinto lo scudetto della stella con Liedholm, un grande allenatore. Lui Scopigno e Valcareggi sono quelli a cui mi sento più legato, uomini che hanno capito il mio carattere. Però mi lasci dire una cosa...».
Prego
«Se fossi andato alla Juventus avrei vinto molto di più e la mia carriera sarebbe stata diversa. E invece a Torino c' è andato Zoff».
Con il quale ha litigato
«Dino mi soffriva. Nel '78, ero alla fine della carriera, mi chiama Bearzot e mi chiede: Ricky vuoi fare il terzo portiere in Argentina? Io rispondo sicuro: pur di venire porto anche le valigie. Sarebbe stato il mio quinto Mondiale come nessun altro calciatore italiano a quei tempi. Dopo dieci giorni mi richiama il c.t. e mi dice che Zoff soffre la mia presenza e che è costretto a lasciarmi a casa».
Come ci è rimasto?
«Malissimo. E ho criticato pesantemente Dino per i due gol presi fuori dall' area con l' Olanda, uno quasi da centrocampo (ride). Solo tanti anni dopo, incontrandoci in un albergo, abbiamo fatto pace».
Ma chi è stato il portiere più forte di tutti i tempi: Zoff o Buffon, o magari proprio lei Albertosi.
«Gigi è un grande, forse il migliore. Ma se fossi andato a Torino magari lo sarei diventato io».
Ha sentito più la rivalità con Sarti o quella con Zoff?
«Sono state diverse. A Sarti portavo le valigie. Con Zoff me la sono giocata. Eravamo diversi: lui taciturno, io estroverso. Lui maniacale negli allenamenti, io pronto la domenica».
Anche in Nazionale ha pagine molto belle e al tempo stesso molto brutte da raccontare.
«L' azzurro, per quelli della mia generazione, era un traguardo perché solo i migliori ci arrivavano. Ne ho viste tante in quindici anni. Non posso dimenticare il lancio di uova quando siamo tornati dall' Inghilterra dopo la sconfitta con la Corea e neppure Italia-Germania 4-3, la partita di una generazione, la migliore del secolo».
Prima di finire la carriera poteva andare ai Cosmos con Chinaglia e Pelè.
«Ma sono stato squalificato per il calcioscommesse e tutto è svanito. Cosa è successo?
Sono stato un ingenuo. Quando sono stato contattato dai laziali ho riferito cosa era successo a Felice Colombo, il presidente del Milan, anziché denunciare tutto alla Federazione. E ho pagato».
Così ha finito a Porto Sant' Elpidio.
«Sentivo di poter dare ancora qualcosa. Non era il momento di smettere. Il secondo anno ero portiere e allenatore allo stesso tempo ma durante una partitella di allenamento in famiglia in cui giocavo da attaccante mi sono rotto il crociato. In quel momento è finita».
Ora si gode la famiglia.
«Sono felice con Elisabetta, la mia seconda moglie da oltre quarant' anni. Festeggerò 80 anni con lei e i miei figli. Sereno. Non ho rimpianti. E ho la coscienza a posto. Forse sono stato un po' matto, come tutti i portieri, però me la sono goduta».
E il calcio di oggi?
«È diverso, lo guardo con una certa distrazione. Guardo soprattutto i portieri. Penso che ai miei tempi c' era più concorrenza: Anzolin, Ghezzi, Lido Vieri, Castellini e sicuramente dimentico qualcuno.Adesso quelli bravi italiani sono pochi».
Mancini punta su Donnarumma anche se Sirigu lo incalza. Lei chi farebbe giocare?
«Intanto proverei Meret: è giovane, è bravo e ha un gran futuro».
"I MIEI 80 ANNI RIBELLI E QUEL PRANZO IN CELLA..."
Nino Materi per il Giornale
Nome ordinario, Enrico. Nome straordinario, Ricky. Inevitabile che Albertosi nella storia del calcio entrasse volando sulle cinque lettere di r-i-c-k-y; roba da supereroe, con quella «k» e quella «y» che paiono la stilizzazione grafica di un portiere in volo all'incrocio dei pali e in uscita bassa sui piedi dell'attaccante.
Ricky, nome breve. Come Dino (Zoff), Lido (Vieri), Sepp (Maier), Lev (Yashin). Portieri da urlo: il grido del gol che si strozza in gola nell'istante del miracolo.
Nato a Pontremoli (Massa Carrara), Albertosi compirà 80 anni il 2 novembre: «Sono nato nel giorno dei morti, ma mi sento vivo più che mai». Anche quella carogna di infarto che tentò di fargli gol nel 2004 dovette rassegnarsi a tornare negli spogliatoi con la coda tra le gambe, sconfitto dal fisico temprato inox di Ricky.
Giovane guascone, arrivò dallo Spezia alla Fiorentina per soffiare il posto a Giuliano Sarti, allora numero uno della Nazionale: «In Viola, all'inizio, partii in panchina. Sarti è stato un maestro che ho superato. Dai e dai il titolare diventai io. Credo che in cuor suo Sarti abbia sempre pensato che sarebbe finita così...».
Ricky parla gonfiando il petto, senza abbassare gli occhi davanti a nessuno. Per molti è stato il portiere italiano più forte di ogni tempo, ma Nereo Rocco, suo storico allenatore al Milan, andava oltre: «Albertosi è il miglior portiere del mondo...», aggiungendo beffardo, «... me lo tengo stretto anche se ha tutto quello che non posso sopportare in un calciatore professionista: beve, fuma, fa tardi la sera, è pieno di donne e scommette ai cavalli».
Un cocktail shakerato a base di erbe dolci e amare che hanno ispirato le pagine inebrianti di Ricky Albertosi, romanzo popolare di un portiere, (Urbone Publishing), libro curato da Massimiliano Castellani del Collettivo Soriano tra le cui fila milita pure Lamberto Boranga, altro highlander della porta che ha avuto la ventura di incrociare i suoi guanti con quelli di Ricky (che però spesso preferiva giocare a mani nude). Dieci dita libere da coperture che sono la metafora di un uomo mai ingabbiato dell'ipocrisia. Perfino quando, «ingabbiato», lo è stato davvero, finendo nel 1980 a Regina Coeli dopo essere precipitato nel pozzo nero del calcioscommesse.
«Maledetto quel Lazio-Milan - racconta Albertosi al Giornale - Mi misero in mezzo per una telefonata ricevuta da quelli della Lazio di cui mi feci portavoce, ingenuamente, col mio presidente. L'ipotetico accordo prevedeva - in cambio di 80 milioni, poi scesi a 20 - la vittoria del Milan all'Olimpico. Tutti sapevano. Ma io ero il perfetto capro espiatorio. Il mondo mi crollò addosso. E saltò pure il contratto con i Cosmos dove avrei dovuto chiudere la carriera insieme ad altri campioni ingaggiati per esportare il soccer negli Usa».
Un duro, il Ricky. Carismatico. Mai ruffiano. Pane al pane, vino al vino. E whisky al whisky. «Estremo difensore», anche di se stesso: «Se in partita commettevo un errore, non lo ammettevo subito, preferivo dare la colpa al difensore...»; o al «pallone troppo leggero», come in quel maledetto Milan-Porto del '79 che eliminò dalla Coppa dei Campioni i rossoneri messi in ginocchio da una punizione (ora, dopo 40 anni, può ammetterlo perfino Ricky: «Tutt'altro che imparabile») calciato dal piede velenoso di quel serpente di Duda.
Oggi Albertosi vive serenamente a Forte dei Marmi circondato da figli, nipoti e dalla Betty, la seconda moglie con la quale per anni ha gestito a Milano il ristorante Tatum: «Ma i migliori bucatini alla amatriciana della mia vita li ho mangiati in carcere, cucinati da un compagno di cella». Ricky il calcio continua a seguirlo, ma in maniera ironica, disincantata: come al tavolo del bar «Gattullo» a Milano insieme con Pizzul, Viola e Jannacci che canta Vincenzina scolando bottiglie e bruciando stecche di Marlboro: «I portieri oggi hanno numeri assurdi dietro le maglie, guadagnano milioni ma commettono gravi errori di impostazione enormi (a Donnarumma fischieranno le orecchie, ndr). Anche la storia dello stress causato dalle troppe partite, è una roba che mi fa ridere...».
Ci fu un tempo in cui Albertosi, tra i pali, oltre a dettare la legge del più forte, dettava anche legge in fatto di moda: la sua maglia blu o rossa ai tempi del mitico Cagliari scudettato del '70 fece epoca. Rompendo il grigiore cromatico dei portieri in nero.
La Sardegna, un'isola circondata da un mare di ricordi. Che Ricky solca a larghe bracciate: «Il Cagliari, guidato da quel filosofo che era Manlio Scopigno. Eravamo in ritiro. Ogni notte giocavamo a poker. Nella stanza la visibilità era azzerata dalle sigarette. Il mister bussò alla porta, si affacciò sull'uscio e, tra la nebbia impenetrabile delle Marlboro, chiese educatamente: Scusate, disturbo se fumo?. Grandioso».
Il 1970, anno memorabile per Ricky, la data leggendaria della «partita del secolo» in Messico: «Posso dire di fare parte di quel 4 a 3 contro la Germania entrato ormai nella leggenda dell'Italia». Era il suo terzo Mondiale. Con Pelè che alla fine della sfortunata finale col Brasile gli disse scherzando: «Ricky, è inutile che ti impegni, ti farei gol anche in amichevole...».
Poi per Albertosi ci fu anche il quarto mondiale del '74 in Germania. E ce ne sarebbe stato, nel '78, perfino un quinto se il destino fosse stato meno cinico (o almeno un po' meno baro): «Bearzot mi aveva assicurato che avrei fatto parte della spedizione in Argentina, ma alla vigilia della partenza il mister mi chiamò dicendomi che Zoff con me in panchina non si sentiva tranquillo. E quindi era meglio se fossi rimasto a casa». Un tradimento che incrinò l'amicizia con Dino. Grande delusione, compensata nel '79 dallo scudetto della Stella conquistato con una sgargiante maglia gialla.
Una rivalità, quella tra il metallico Zoff e il plastico Albertosi - che ha segnato pagine avvincenti nell'epopea di un ruolo riservato solo a quegli uomini speciali che sono i portieri. Dino e Ricky restano convinti di essere l'uno più forte dell'altro. In realtà è un match pari, come quello sul campo artistico tra Michelangelo Buonarroti e Michelangelo Merisi, ma loro - pur sapendolo - non lo ammetteranno mai.
Da una parte Dino il freddo, tanto da risultare quasi glaciale; dall'altra Ricky il caldo, ai limiti della scottatura. Zoff il regolare, Albertosi l'irregolare che accetta perfino di chiudere la carriera nell'Elpidiense, in serie C. Con la gioia però di mietere ammirazione perfino sui campi dove la puzza della polvere annichilisce il profumo dell'erba. Ma per uno come Ricky anche quei terreni spelacchiati sapevano di poesia. Fino all'ultima partita: «L'amico Beppe Viola, da lassù, sono sicuro che ha condiviso la mia scelta».
Perché i «romanzi popolari» più belli si consumano sempre davanti a una porta. Sormontata da una traversa.
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pollicinor · 7 years
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1. Spaghetti con le vongole, in bianco 2. Gamberi, gamberetti e gamberoni in ogni modo: dal crudo alla piastra, di mare o di fiume 3. Fiorentina alla brace, alta 3-4 cm, al sangue, senza condimento alcuno 4. Pastina in brodo di pollo 5. Brodo di pollo tout court e brodo di gallina 6. Tortellini di carne in brodo o con panna, prosciutto e piselli. 7. Ravioli di magro burro, salvia e, a volte, bottarga (aggiunta strana vero?) 8. Peperoni arrostiti, spellati e conditi con olio e aglio 9. Cotoletta alla milanese (sopra o accanto, i peperoni ci stanno una meraviglia) 10. Crêpes al formaggio o crêpes allo zucchero 11. Sfogliatelle napoletane (di sfoglia, non di frolla) 12. Cannoli (senza cioccolato per favore) 13. Trippa lessata con salsa verde 14. Sashimi di ogni genere di pesce 15. Quiche di crescenza con mortadella tagliata fine e scaglie di tartufo 16. Pizza bianca e pizza rossa romana 17. Carciofi alla Giudia 18. Lesso, tutto, con la mostarda di Cremona e il cren 19. Gallina lessa direttamente dalla pentola 20. Patate cotte sotto la brace con burro, sale e pepe 21. Mousse al cioccolato (ma senza panna, grazie) 22. Spigola al sale 23. Gallinella all’acqua pazza 24. Astice bollito con maionese fatta in casa 25. Coscette di quaglie alla diavola con risotto alla milanese 26. Ossobuco di vitello (ma anche di manzo) con gremolata 27. Stinco di maiale alla birra con alloro e ginepro 28. Polenta con burro e grana 29. Spaghetti (grossi) pomodoro e basilico (potevano mancare?) 30. Pizza margherita napoletana con il cornicione spesso (poteva mancare?) 31. Dim sum, dumplings, insomma, ogni genere di ravioli cinesi (astenersi surgelati) con aceto nero e salsa piccante 32. Croissant come si mangiano in Francia, con più burro possibile 33. Il poker di paste romane: amatriciana, cacio e pepe, gricia, carbonara 34. Pasta alla Norma 35. Fave, pecorino e salame 36. Sciatt valtellinesi, anche senza cicorino 37. Impepata di cozze (ma anche moules frites) 38. Roastbeef all’inglese con il suo sugo e un barattolo di senape forte 39. Pasta saltata nel sugo di arrosto 40. Frittura di pesce (che sia fresco, non di freezer) 41. Sgombri alla brace 42. Insalata di pomodori, a luglio e agosto 43. Uova strapazzate e, accanto, l’insalata di pomodori di cui sopra + cipollotto crudo (rosso è meglio) 44. Maialino arrosto, con la sua cotenna croccante 45. Toast al formaggio 46. Pancake con tanto burro e tanto sciroppo d’acero 47. Pane, burro e acciughe (anche l’aringa non è male) 48. Melanzane tagliate a metà, incise, oliate e infornate, con tanto sale sopra 49. Crema al mascarpone, anche senza il resto del tiramisù
Dall’articolo “Invito a cena: 49 piatti con cui vi allargherei la vita, ditemi i vostri" di Francesca Romana Mezzadri
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italianaradio · 5 years
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Ponte del 1° maggio. Cinque milioni di italiani pronti per il tradizionale picnic
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/ponte-del-1-maggio-cinque-milioni-di-italiani-pronti-per-il-tradizionale-picnic/
Ponte del 1° maggio. Cinque milioni di italiani pronti per il tradizionale picnic
Ponte del 1° maggio. Cinque milioni di italiani pronti per il tradizionale picnic
Sono oltre 5 milioni gli italiani che hanno scelto di trascorrere in vacanza il giorno dei lavoratori sfruttando la possibilità di fare il “ponte”, ma molti altri non rinunceranno alla tradizionale gita fuori porta anche con picnic, pranzi al sacco o grigliate al mare, in montagna, in campagna o comunque nel verde, fuori e dentro le città. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti presentata in occasione del weekend “dedicato”, nei mercati di Campagna Amica, al picnic perfetto in vista proprio del primo maggio, con consigli per riempire al meglio il tradizionale cestino, garantirsi prodotti freschi e di qualità, preparare gustose merende contadine, valorizzare in cucina gli avanzi da consumare all’aria aperta, scegliere la giusta carne per le grigliate in sicurezza e comportarsi in modo rispettoso per l’ambiente. Scegliere alimenti sfusi invece che confezionati per evitare di disperdere gli imballaggi contribuisce a ridurre i rifiuti, mentre preferire prodotti di stagione e a km zero acquistati direttamente nelle aziende agricole locali riduce l’inquinamento provocato dai trasporti e aiuta a sentirsi in sintonia con il territorio circostante. Tra i piatti più gettonati nei picnic si classificano insieme al tradizionale abbinamento fave e pecorino anche lasagne, salumi, formaggi, uova sode e le tradizionali grigliate sul posto a base di carne, pesce ed anche verdure. VALORIZZARE LA CUCINA DEL GIORNO DOPO Non mancano però polpette, frittate di pasta o di verdure, pizze farcite, ratatouille e macedonia, ma anche colomba farcita da creme realizzate con la “cucina del giorno dopo” favorita dalla positiva tendenza a ridurre gli sprechi. È buona norma fare attenzione alla qualità e alla freschezza di quello che si mette nel cestino. Le fave, ad esempio, immancabili in ogni picnic primaverile, devono essere turgide, di colore brillante e senza macchie, lucide e di forma regolare, ma ad autenticarne la qualità e, in particolar modo, la freschezza, è lo schiocco che deve fare il baccello quando lo si spezza. Per acquistare un buon pecorino il consiglio è invece quello di rivolgersi direttamente ai pastori che fanno vendita diretta, contribuendo tra l’altro a sostenere gli allevamenti Made in Italy in un anno segnato da dure battaglie per veder riconosciuto un giusto prezzo. COME RISPARMIARE SULL’ACQUISTO DELLE CARNI Per gli appassionati della grigliata un ottimo risultato si può avere ricorrendo a materie prime di qualità da allevamenti nazionali che garantiscono freschezza e genuinità. È poi possibile risparmiare fino al 50% con l’acquisto di tagli alternativi meno conosciuti e più economici, ma anche più adatti al piatto che si vuole portare in tavola, senza rinunciare alla qualità italiana. Per questo è importante valorizzare anche i “pezzi” minori di carne nella consapevolezza che, per esempio, del bovino non esiste solo la richiestissima fiorentina, ma ci sono altre parti dal sapore caratteristico che appartengono alla tradizione culinaria italiana come per esempio la squisita faentina (la pancia tagliata a fette e cotta alla griglia). È importante inoltre scegliere una posizione adatta facendo attenzione a non danneggiare le aree protette o quelle coltivate con la raccolta di piante, fiori o frutti e soprattutto lontano da luoghi a rischio incendi in caso di grigliate. Norma fondamentale è che il barbecue non può mai essere lasciato incustodito e, a conclusione della grigliata spegnere la carbonella per scongiurare il rischio che qualche scintilla caduta su vegetazione secca possa innescare un incendio. Usare piatti e bicchieri biodegradabili, evitando la plastica, fare attenzione a non provocare incendi e non lasciare avanzi sul posto fanno parte infine del bon ton del picnic perfetto che tutti dovrebbe seguire. IL DECALOGO DELL’ECO-PICNIC Scegliere un luogo adatto privilegiando gli spazi attrezzati e facendo attenzione a non danneggiare aree protette o campi coltivati e a non raccogliere o danneggiare fiori o piante spontanee che rappresentano un contributo alla biodiversità.Non avvicinarsi troppo agli animali al pascolo e non attirarli con generi alimentari.Scegliere alimenti sfusi invece che confezionati, “tagliando” così gli imballaggi che pesano sull’ambiente, e fare attenzione alla qualità e alla freschezza di quello che si mette nel cestino, dalle fave al pecorino, per evitare di dover poi buttare i prodotti che non si sono conservati bene.Utilizzare prodotti a km zero, che non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere a tavola magari acquistati direttamente nelle aziende agricole del luogo dove si va a fare il picnic in modo da avere alimenti di qualità, anche biologici, freschi e al giusto prezzo.Fare le grigliate in sicurezza, adottando tutti gli accorgimenti utili ad evitare il rischio di incendi.Usare piatti e bicchieri biodegradabili che consentono di evitare l’uso delle stoviglie tradizionali senza dover ricorrere a quelle di plastica che impiega oltre duecento anni per scomparire dal terreno.Non abbandonare i rifiuti prodotti sul posto, ma dividerli per la raccolta differenziata e utilizzare il materiale organico per la produzione di fertilizzanti.Non gettare mai mozziconi o fiammiferi accesi dall’automobile e verificare che la marmitta dell’automobile non sia a contatto con erba secca che potrebbe incendiarsi.Scegliere una località non troppo lontano dal luogo di residenza, dove spesso si scoprono bellezze inaspettate, consente di ridurre l’inquinamento dovuto ai trasporti.In caso di pioggia ritirare rapidamente tutto il materiale esposto e non soffermarsi vicino agli alberi che possono risultare pericolosi in caso di fulmini.
Sono oltre 5 milioni gli italiani che hanno scelto di trascorrere in vacanza il giorno dei lavoratori sfruttando la possibilità di fare il “ponte”, ma molti altri non rinunceranno alla tradizionale gita fuori porta anche con picnic, pranzi al sacco o grigliate al mare, in montagna, in campagna o comunque nel verde, fuori e dentro le città. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti presentata in occasione del weekend “dedicato”, nei mercati di Campagna Amica, al picnic perfetto in vista proprio del primo maggio, con consigli per riempire al meglio il tradizionale cestino, garantirsi prodotti freschi e di qualità, preparare gustose merende contadine, valorizzare in cucina gli avanzi da consumare all’aria aperta, scegliere la giusta carne per le grigliate in sicurezza e comportarsi in modo rispettoso per l’ambiente. Scegliere alimenti sfusi invece che confezionati per evitare di disperdere gli imballaggi contribuisce a ridurre i rifiuti, mentre preferire prodotti di stagione e a km zero acquistati direttamente nelle aziende agricole locali riduce l’inquinamento provocato dai trasporti e aiuta a sentirsi in sintonia con il territorio circostante. Tra i piatti più gettonati nei picnic si classificano insieme al tradizionale abbinamento fave e pecorino anche lasagne, salumi, formaggi, uova sode e le tradizionali grigliate sul posto a base di carne, pesce ed anche verdure. VALORIZZARE LA CUCINA DEL GIORNO DOPO Non mancano però polpette, frittate di pasta o di verdure, pizze farcite, ratatouille e macedonia, ma anche colomba farcita da creme realizzate con la “cucina del giorno dopo” favorita dalla positiva tendenza a ridurre gli sprechi. È buona norma fare attenzione alla qualità e alla freschezza di quello che si mette nel cestino. Le fave, ad esempio, immancabili in ogni picnic primaverile, devono essere turgide, di colore brillante e senza macchie, lucide e di forma regolare, ma ad autenticarne la qualità e, in particolar modo, la freschezza, è lo schiocco che deve fare il baccello quando lo si spezza. Per acquistare un buon pecorino il consiglio è invece quello di rivolgersi direttamente ai pastori che fanno vendita diretta, contribuendo tra l’altro a sostenere gli allevamenti Made in Italy in un anno segnato da dure battaglie per veder riconosciuto un giusto prezzo. COME RISPARMIARE SULL’ACQUISTO DELLE CARNI Per gli appassionati della grigliata un ottimo risultato si può avere ricorrendo a materie prime di qualità da allevamenti nazionali che garantiscono freschezza e genuinità. È poi possibile risparmiare fino al 50% con l’acquisto di tagli alternativi meno conosciuti e più economici, ma anche più adatti al piatto che si vuole portare in tavola, senza rinunciare alla qualità italiana. Per questo è importante valorizzare anche i “pezzi” minori di carne nella consapevolezza che, per esempio, del bovino non esiste solo la richiestissima fiorentina, ma ci sono altre parti dal sapore caratteristico che appartengono alla tradizione culinaria italiana come per esempio la squisita faentina (la pancia tagliata a fette e cotta alla griglia). È importante inoltre scegliere una posizione adatta facendo attenzione a non danneggiare le aree protette o quelle coltivate con la raccolta di piante, fiori o frutti e soprattutto lontano da luoghi a rischio incendi in caso di grigliate. Norma fondamentale è che il barbecue non può mai essere lasciato incustodito e, a conclusione della grigliata spegnere la carbonella per scongiurare il rischio che qualche scintilla caduta su vegetazione secca possa innescare un incendio. Usare piatti e bicchieri biodegradabili, evitando la plastica, fare attenzione a non provocare incendi e non lasciare avanzi sul posto fanno parte infine del bon ton del picnic perfetto che tutti dovrebbe seguire. IL DECALOGO DELL’ECO-PICNIC Scegliere un luogo adatto privilegiando gli spazi attrezzati e facendo attenzione a non danneggiare aree protette o campi coltivati e a non raccogliere o danneggiare fiori o piante spontanee che rappresentano un contributo alla biodiversità.Non avvicinarsi troppo agli animali al pascolo e non attirarli con generi alimentari.Scegliere alimenti sfusi invece che confezionati, “tagliando” così gli imballaggi che pesano sull’ambiente, e fare attenzione alla qualità e alla freschezza di quello che si mette nel cestino, dalle fave al pecorino, per evitare di dover poi buttare i prodotti che non si sono conservati bene.Utilizzare prodotti a km zero, che non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere a tavola magari acquistati direttamente nelle aziende agricole del luogo dove si va a fare il picnic in modo da avere alimenti di qualità, anche biologici, freschi e al giusto prezzo.Fare le grigliate in sicurezza, adottando tutti gli accorgimenti utili ad evitare il rischio di incendi.Usare piatti e bicchieri biodegradabili che consentono di evitare l’uso delle stoviglie tradizionali senza dover ricorrere a quelle di plastica che impiega oltre duecento anni per scomparire dal terreno.Non abbandonare i rifiuti prodotti sul posto, ma dividerli per la raccolta differenziata e utilizzare il materiale organico per la produzione di fertilizzanti.Non gettare mai mozziconi o fiammiferi accesi dall’automobile e verificare che la marmitta dell’automobile non sia a contatto con erba secca che potrebbe incendiarsi.Scegliere una località non troppo lontano dal luogo di residenza, dove spesso si scoprono bellezze inaspettate, consente di ridurre l’inquinamento dovuto ai trasporti.In caso di pioggia ritirare rapidamente tutto il materiale esposto e non soffermarsi vicino agli alberi che possono risultare pericolosi in caso di fulmini.
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superwanda · 5 years
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1 febbraio 2019 venerdì
Ma chi è che rompe così presto? Ah, è Lucio che ci viene a svegliare alle 7:45, potrebbe essere un buon orario per fare colazione e andare al raduno a comprare della paglia asciutta. La colazione è sempre un bel momento, con yogurt, panini dolci e salati, uova, salumi, ecc. Carichiamo le moto e portiamo le moto sulla strada una per una, Armin si comporta bene sul fondo brutto, sono io che devo imparare a dosare il gas. Davanti alla sbarra di Solla tre di noi vanno a fare la spesa a Tumiching, nel supermercato che ricordo da 20 anni a questa parte. Noi rimanenti entriamo e iniziamo a cercare dove fare il campo ma prima, parcheggiando, noto una moto con targa irlandese. Poco dopo incontro il ragazzo che la guida, ricorda poco del viaggio perché la sera precedente ha bevuto così tanto da finire in ospedale. Al campo Sandro spala la neve, io torno su a comprare un ballino di paglia ed a dare il benvenuto a Valentino di Quarrata. Intanto che vado a prendere altre pacottiglie, incontro i Winterbikers, così li saluto e faccio da interprete a Lele, ha bisogno del meccanico in quanto il cardano del suo sidecar è andato: Kardan kaputt klà klà klà. Il meccanico non c’è, non si sa a che ora arrivi, non si può lasciare il sidecar nello spazio dei veicoli da riparare, che serve al meccanico per disporre gli attrezzi, pertanto Lele decide di arrangiarsi con un meccanico di Passau che conosce. Vado a piazzare la mia tenda nel campo con gli altri, che sono già avanti coi lavori, tra paglia, fuoco e la spesa in frigo,infilate nella neve. Monto la tenda per l’ultima volta, la lascerò qui, domani farò buon uso del sacco blu che mi hanno dato all’entrata. Vado in giro, incontro i motociclisti di Cuneo, hanno fatto il campo ma dormiranno in Gasthaus. Successivamente incontro Betto così vado a cercare il suo campo al solito posto per salutare Tros, che mi offre un vino dolcissimo che dice essere marsala, vin brulé e panino con salsiccia, che se no mi ubriaco subito e non va bene. Un rumore strano cattura la nostra attenzione, per vedere da dove proviene dobbiamo guardare in alto, anche qui si sono evoluti e girano i droni. I Winterbikers insieme ai Wollas hanno fatto il campo di fianco a noi. Mangiamo pane, salame, würstel, bistecche e sbrodolose, comprate al supermercato locale, tenere a mente che sono veramente buone. Per digerire si fa un giro in buca, resto indietro quando scambio due chiacchiere con il Diaulon di Pavia, qui conosciuto a tutti come Samantha. Raggiungo nuovamente gli altri senza cadere in questa farina di castagne, riuscendo ad evitare scontri con moto catenate e sidecar vari. In buca facciamo tutti un po’ di shopping e beviamo, chi Gluhwein, chi acqua del rubinetto, tipo la sottoscritta che ha una sete tremenda. Ricevo un paio di telefonate, la prima da Holler che si trova a Rosenheim e ha bisogno di sapere se c’è posto in Gasthaus a Innernzell. Gli dico di si perché da quello che ho capito dei motociclisti bolognesi oggi non arriverà nessuno, dato che sulle alpi nevica parecchio e la maggioranza di quelli che sono partiti oggi sono fermi in frontiera. Giorgio è in costante contatto con Michele di Parma, che sta facendo il viaggio da solo attraverso il passo del Tarvisio, mentre Holler sta arrivando dal Brennero. Ce la faranno i nostri eroi di Parma? Svolte le pratiche, torniamo su facendo il giro da dietro, dove una volta passavano anche le moto, ora è solo pedonale. Stiamo osservando stranezze nuove quando vengo rapita da una musica celestiale che parla del volo di Icaro. Gli altri vanno avanti, io li raggiungo dopo dalle tende, prima passo dai Winterbikers per sapere se andranno al mattatoio, in caso positivo di dirmi qualcosa. Ci mettiamo noi 9 di fianco al fuoco, nel frattempo siamo diventati 10, dato che è arrivato Michele nonostante la nevicata, ce l’ha fatta. Io continuo ad avere una sete tremenda di acqua, la bottiglia di cui disponevamo al campo è finita, così torno in buca a bere l’acqua del rubinetto, incontro nuovamente Betto che è coi due motociclisti di Prato che incontro sempre a Sant’Angelo in Vado e mi fermo con loro a chiacchierare. Mi raccontano dell’Alteselefantentreffen, il quale è una manifestazione osteggiata dalla popolazione locale, se ne sono accorti quando chiedevano alla gente del posto dove fosse la manifestazione e questi acevano finta di non sapere di cosa stessero parlando. Anche questa volta mi arriva una telefonata per sapere se la Gasthaus Schiller ha posto,questa volta si tratta di Graziano dei Winterbikers. Gli do due indicazioni e un messaggio, così risolve la sua notte. Coi pratesi ci si saluta con la promessa di raccontarsi il viaggio davanti a una fiorentina sull’appennino. Torno dalle tende, i ragazzi sono stati ai Sassen, indicati dai cartelli come Wackelstein. Dopo mangiato sento Gianni chiamarmi per la serata al mattatoio, quanto sono lunghi questi due chilometri? E per fortuna che ho anche degli stivaletti comodi. Il calduccio dentro al mattatoio unito alla pancia piena mi fanno calare la palpebra, nonostante il cantante con l’ukulele, suona gli stessi due accordi sia per “Smells like teen spirit” sia per “Ring of fire”! Quando sento di non tenere più botta, saluto i ragazzi e torno dalle tende, solo che non c’è nessuno e il fuoco è quasi spento, lo ravvivo e aspetto gli altri, che sono andati in buca, così da dar loro la buona notte.
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carnevali · 6 years
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⌚12:00 ~ BUON PRANZO ♨ con gli GNOCCHI GNUDI ALLA FIORENTINA è un piatto tradizionale Toscano, tipico Fiorentino, preparati con ricotta, spinaci, poca farina, formaggio grattugiato, pecorino, uova, cipolla, noce moscata e sale. Si possono servire asciutti, conditi con burro fuso e sugo d’arrosto o con salsa di pomodoro e parmigiano, oppure serviti con il loro brodo di cottura e formaggio grattugiato. Il nome deriva dal fatto che non sono ricoperti dalla pasta. 🔍 Sono appassionato ricercatore e divulgatore "NoProfit" della sorprendente varietà e bellezza del patrimonio gastronomico italiano, unico al mondo 🍴 🇮🇹 Seguimi anche su: ↻ https://www.instagram.com/carnevaliluigi/ ↺ https://www.facebook.com/IlBuongustaioCurioso/ ↻ https://twitter.com/luigicarnevali ↺ https://www.facebook.com/carnevaliluigi/ ↻ https://it.linkedin.com/in/luigicarnevali ↺ https://it.pinterest.com/luigicarnevali/ ↻ https://www.facebook.com/groups/terredilambrusco/ ↺ https://plus.google.com/u/0/+LuigiCarnevali ↻ https://www.tumblr.com/blog/carnevali 🎯 #AccademiaItalianaDellaCucina#AssociazioneItalianaSommelier #CucinaItaliana#ProdottiTipici #PiattiTipici #PiattiItaliani#PiattiTipiciRegionali #CiboItaliano#CucinaMediterranea #BontaItaliane#MangiarBene #ItalianFood #official_italian_food#ItalyFoodporn #ItalianKooking #PiattiTipici#TopItalianFood #FoodLovers #FoodLove #Recipe#FoodPassion #Gastronomy #ItalianFoodBloggers#Gourmet #Foodie #FoodBlogger#ilBuongustaioCurioso #CarnevaliLuigi
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poplandrealm · 6 years
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La seconda edizione del Premio LAUDEMIO, partita con la tappa al Ristorante Sadler a Milano, procede a Firenze a La Bottega del Buon Caffè con chef Antonello Sardi, stella Michelin dal 2014. Anche quest’anno saranno i volteggi creativi di otto grandi chef italiani ad enfatizzare le caratteristiche e la qualità del celebre oro verde toscano in tre piatti che verranno vagliati da una giuria presieduta da Diana Frescobaldi e Fausto Arrighi.
“È un progetto molto importante – spiega Diana Frescobaldi – nato per trasmettere agli chef i nostri valori per spiegare loro non solo la qualità del LAUDEMIO, ma come arriviamo a questa qualità, quali sono le nostre scelte, dalla campagna all’imbottigliamento, sino alla conservazione. Per questo motivo nella valutazione dei piatti proposti dagli otto chef che abbiamo selezionato e coinvolto, daremo molta importanza all’interpretazione del LAUDEMIO e alla valorizzazione delle sue caratteristiche nel contesto del piatto.”
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
Novità di quest’anno, l’istituzione di un premio speciale allo chef che, fra gli otto in gara, proporrà il miglior dessert al LAUDEMIO.
Chef Sardi dà il benvenuto alla tappa fiorentina con il suo leggendario pomodorino di paté d’anatra, divenuto ormai signature. L’anguilla appena scottata è accompagnata da ibisco, una foglia di cavolo cappuccio marinato e per sgrassare, proposto a parte, la nota amarognola e vegetale dello scoltellato, un radicchio spontaneo marinato nell’olio. Il LAUDEMIO guest star della serata, assaporato anche in versione nature, porta il sigillo dei Marchesi Antinori, di un verde molto saturo, persistente al naso e nella nota piccante.
Pomodorino di paté d’anatra
Radicchio marinato al Laudemio
Anguilla, ibisco, cavolo cappuccio
Una quenelle di tartare di gambero è il primo piatto del concorso, presentato con una maionese lavorata con il LAUDEMIO, bisque di gambero, uova di salmone e ancora l’olio sotto forma di polvere che restituisce l’oleosità al contatto con le papille.
Tartare di gambero, polvere di Laudemio
Le barchette ripiene di una crema di olio, sono affiancate a una tartare di ricciola che si infonde nell’olio durante la masticazione, con il contrasto dell’amaro di una crema alla cima di rapa in abbinamento.
Barchette ripiene di crema d’olio
Barchette ripiene di crema d’olio
La sogliola arriva con un ricciolo croccante della pelle, passata in forno a 190° per 3 minuti, con una crema di patate e a chiudere, accanto a una mini forchettata di spaghetto d’olio.
Sogliola e spaghetti d’olio
Sogliola e spaghetti d’olio
Il predessert è una variazione sul tema della pera, in spuma, gel e cubetti aromatizzati alla ciliegia.
  Predessert
Antonello Sardi
Lo stesso condimento utilizzato per lo scoltellato, di Moraiolo e Frantoio, lo ritroviamo nella crème brûlée, alla base un crumble di fiocchi d’avena e l’acidità del gel di arancio. Per proporre una esperienza a tutto tondo, anche per le frivolezze finali, chef Antonello sceglie l’olio. Conosciuto per la sua nota piccante, il LAUDEMIO non è aggressivo e si distingue molto piacevolmente anche fra i sapori del lollipop al cioccolato.
Crème brûlée
Lollipop cioccolato e Laudemio
Premio Laudemio 2018 – Ristorante La Bottega del Buon Caffè, Firenze – Chef Antonello Sardi
La seconda edizione del Premio LAUDEMIO, partita con la tappa al Ristorante Sadler a Milano, procede a Firenze a La Bottega del Buon Caffè con chef Antonello Sardi, stella Michelin dal 2014.
Premio Laudemio 2018 – Ristorante La Bottega del Buon Caffè, Firenze – Chef Antonello Sardi La seconda edizione del Premio LAUDEMIO, partita con la tappa al Ristorante Sadler a Milano, procede a Firenze a La Bottega del Buon Caffè con chef Antonello Sardi, stella Michelin dal 2014.
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popeating · 6 years
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La seconda edizione del Premio LAUDEMIO, partita con la tappa al Ristorante Sadler a Milano, procede a Firenze a La Bottega del Buon Caffè con chef Antonello Sardi, stella Michelin dal 2014. Anche quest’anno saranno i volteggi creativi di otto grandi chef italiani ad enfatizzare le caratteristiche e la qualità del celebre oro verde toscano in tre piatti che verranno vagliati da una giuria presieduta da Diana Frescobaldi e Fausto Arrighi.
“È un progetto molto importante – spiega Diana Frescobaldi – nato per trasmettere agli chef i nostri valori per spiegare loro non solo la qualità del LAUDEMIO, ma come arriviamo a questa qualità, quali sono le nostre scelte, dalla campagna all’imbottigliamento, sino alla conservazione. Per questo motivo nella valutazione dei piatti proposti dagli otto chef che abbiamo selezionato e coinvolto, daremo molta importanza all’interpretazione del LAUDEMIO e alla valorizzazione delle sue caratteristiche nel contesto del piatto.”
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
La Bottega del Buon Caffè
Novità di quest’anno, l’istituzione di un premio speciale allo chef che, fra gli otto in gara, proporrà il miglior dessert al LAUDEMIO.
Chef Sardi dà il benvenuto alla tappa fiorentina con il suo leggendario pomodorino di paté d’anatra, divenuto ormai signature. L’anguilla appena scottata è accompagnata da ibisco, una foglia di cavolo cappuccio marinato e per sgrassare, proposto a parte, la nota amarognola e vegetale dello scoltellato, un radicchio spontaneo marinato nell’olio. Il LAUDEMIO guest star della serata, assaporato anche in versione nature, porta il sigillo dei Marchesi Antinori, di un verde molto saturo, persistente al naso e nella nota piccante.
Pomodorino di paté d’anatra
Radicchio marinato al Laudemio
Anguilla, ibisco, cavolo cappuccio
Una quenelle di tartare di gambero è il primo piatto del concorso, presentato con una maionese lavorata con il LAUDEMIO, bisque di gambero, uova di salmone e ancora l’olio sotto forma di polvere che restituisce l’oleosità al contatto con le papille.
Tartare di gambero, polvere di Laudemio
Le barchette ripiene di una crema di olio, sono affiancate a una tartare di ricciola che si infonde nell’olio durante la masticazione, con il contrasto dell’amaro di una crema alla cima di rapa in abbinamento.
Barchette ripiene di crema d’olio
Barchette ripiene di crema d’olio
La sogliola arriva con un ricciolo croccante della pelle, passata in forno a 190° per 3 minuti, con una crema di patate e a chiudere, accanto a una mini forchettata di spaghetto d’olio.
Sogliola e spaghetti d’olio
Sogliola e spaghetti d’olio
Il predessert è una variazione sul tema della pera, in spuma, gel e cubetti aromatizzati alla ciliegia.
  Predessert
Antonello Sardi
Lo stesso condimento utilizzato per lo scoltellato, di Moraiolo e Frantoio, lo ritroviamo nella crème brûlée, alla base un crumble di fiocchi d’avena e l’acidità del gel di arancio. Per proporre una esperienza a tutto tondo, anche per le frivolezze finali, chef Antonello sceglie l’olio. Conosciuto per la sua nota piccante, il LAUDEMIO non è aggressivo e si distingue molto piacevolmente anche fra i sapori del lollipop al cioccolato.
Crème brûlée
Lollipop cioccolato e Laudemio
Premio Laudemio 2018 – Ristorante La Bottega del Buon Caffè, Firenze – Chef Antonello Sardi La seconda edizione del Premio LAUDEMIO, partita con la tappa al Ristorante Sadler a Milano, procede a Firenze a La Bottega del Buon Caffè con chef Antonello Sardi, stella Michelin dal 2014.
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valoriontinuit · 7 years
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Mentana in Florence: una mostra - un premio – una mostra Galleria Della Tartaruga, via Sistina 85/A a Roma. Tel & Fax +39 06 6788956 [email protected] http://www.galleriadellatartaruga.com/ La mostra, sarà inaugurata Mercoledì 5 Luglio alle ore 18:00, è la seconda fase di “Mentana in Florence” tenutasi a Firenze nella galleria Mentana nel mese di ottobre 2016. Resterà aperta al pubblico fino al 14 Luglio. La galleria Mentana di Firenze, nel mese di ottobre 2016, nei due spazi composti da galleria e spazio culturale, ha organizzato una mostra premio dedicata ad artisti emergenti e intitolata “Mentana in Florence. La mostra, che ha avuto grandissimo successo, ha dato al pubblico la possibilità di apprezzare i lavori di artisti provenienti da diverse parti del mondo, si è caratterizzata per l’allestimento impeccabile che ha esaltato l’alto livello delle opere esposte. Una commissione, formata da critici e storici dell’arte, dopo aver esaminato le opere ha assegnato i premi: Spazio galleria Sezione Pittura 1° Premio ex aequo Audrey Traini - Luigi De Giovanni Sezione Fotografia 1° Premio ex aequo Vincenzo Cara - Ghenadie Popic Spazio Culturale Sezione Scultura 1°Premio Felice Spera Sezione Pittura 1° Premio Bianca Vivarelli Segnalazioni speciali ad Annalisa Carta, Francesca Coli, Roberta Tresoldi. I sopraelencati Artisti saranno in Mostra presso La Galleria Della Tartaruga, in via Sistina 85/A a Roma. Audrey Traini, Nata a Toronto, Canada nel 1964. Audrey Traini ha ricevuto una intensa formazione che spazia da Computer Graphics e Design alle Belle Arti. Nelle sue opere scopriamo un’unicità che illumina e soddisfa soggetti tanto differenti che includono, la tradizione fiabesca, come pure la cultura contemporanea rappresentata in modo originale nei suoi lavori. Audrey ha praticato per molti anni Belle Arti e Computer Graphics applicate al mondo del commercio e pubblicità poi si avvia in un nuovo cammino con la sua grande passione ed amore che é la sua arte pittorica. Luigi De Giovanni (1950 Specchia, LE). Sin dalla più tenera età esegue disegni e acquerelli seguito dalla madre. Si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo e all’Accademia delle Belle Arti di Roma, dove è allievo del maestro Avanessian, frequenta il Corso Libero del Nudo. Dal 1970 dipinge tecniche miste usando materiali di scarto e “rifiuti” (segatura, trucioli metallici, pezzi di gomma, carta e tessuti e performance con lancio di uova), collage, soggetti ispirati alla natura nelle vibrazioni di luce. Nel 1988 inizia il rapporto con la Galleria “Mentana” di Firenze che lo presenta in Italia e all’estero. Vincenzo Cara nato e cresciuto a Cagliari, si è appassionato fin da piccolo alla fotografia, completando il suo percorso di studi artistici presso prestigiosa scuola fotografica “Fine Art” di Cagliari. Il suo percorso lo ha portato ad una continua crescita verso il perfezionamento del suo stile personale, sempre più importante in un ambito artistico come quello fotografico. Ghenadie Popic artista moldavo (1982), studia all’Accademia di Belle Arti Firenze dove ha conseguito il Master in Arti Visive e la laurea al corso biennale di Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi. La sua formazione artistica è iniziata in Moldavia (Liceo di Arti Visive Igor Vieru e Collegio di Arti Visive A. Plamadeala) ed è proseguita a Bucarest all’Università Nazionale d’Arte, dove ha conseguito la laurea in Arti Figurative e Decorative nel 2005. Ha lavorato come assistente tecnico alla didattica al L.A.B.A (Libera Accademia di Belle Arti) di Firenze. Felice Spera nasce a Marigliano ( Na) il 25.01.1971, da sempre appassionato di scultura viene ammesso nel 1993 all’Accademia delle Belle Arti di Napolidove si diploma con il massimo dei voti nel 1998. Ancora giovanissimo viene chiamato ad insegnare Scultura Lignea presso la Scuola di Alta Formazione Restauro “Maria Teresa Caiazzo” in Salerno. Diverse opere dell’Artistatrovano collocazione in varie Chiese campane. L’artista Bianca Vivarelli vive e lavora a Firenze e le sue opere si trovano in permanenza presso la Galleria Mentana di Firenze. Come per un segreto permesso accordatole, l’artista ha il dono di scendere nell’anima della natura, cogliendone la bellezza ciclica ed il suo continuo rigenerarsi. La sua sapienza cromatica poi, reifica l’emozione e crea l’opera che gioiosa, in una danza di colore, nelle prime fioriture primaverili o nei campi di girasoli… Anna Lisa Carta è nata a Cagliari nel 1963 e a Cagliari vive e lavora nel suo studio di via Università n° 14. Innamorata del disegno e della pittura sin dall’infanzia durante la quale ha potuto prendere lezioni di disegno dalla maestra Gabriella Carta. Nel 1989 ha avuto la fortuna di frequentare lo Studio d’Arte della Maestra fiorentina di scuola macchiaiola Anita Poldrugovaz Cencetti, Francesca Coli. Le sue opere sono silenziose atmosfere metafisiche, senza spazio e tempo, depurate dai tumulti effimeri della vita accolgono le riflessioni e le emozioni della pittrice, poetessa e stilista di moda.Dotata di grande quando riservata sensibilità l'artista fiorentina da tempo ha intrapreso un caparbio percorso estetico dalle originali caratteristiche e dagli inaspettati risultati simbolici più che formalistici. Roberta Tresoldi Nata a Solesino il 5 gennaio 1947. Residente ad Arquà Petrarca, via Fontanelle 4. Diplomata ragioniera. Ha fatto studi universitari presso le facoltà di magistero di Padova in Pedagogia e Didattica, di professione fa l’imprenditrice ma vanta un’esperienza decennale come pittrice e ceramista con esposizione e mostre personale presso lo studiod'arte in Arquà Petrarca nonché Mentana di Firenze. Lo staff della galleria Mentana ringrazia e si congratula con gli Artisti Premiati. Art Director, Giovanna Laura Adreani Galleria Della Tartaruga, via Sistina 85/A a Roma. Tel & Fax +39 06 6788956 [email protected] http://www.galleriadellatartaruga.com/ Orario estivo Estivo
Mattina. 10:00 - 13:00
Pomeriggio. 17:00 - 20:00 Galleria d’Arte Mentana P.zza Mentana 2/3r - 50122 (Fi) - Tel. 055.211985 www.galleriamentana.it - [email protected]
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jacopocioni · 1 year
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Lo zuccotto un dolce fiorentino nato dentro un elmo.
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Tempo fa parlammo dei crostini di fegatini e affermai categoricamente che un ristorante fiorentino che non ha i crostini toscani nel menù è un finto ristorante toscano, ecco, la stessa cosa andrebbe detta per lo zuccotto fiorentino, quello vero però. Nella realtà i ristoranti che lo hanno presente nel menù sono prossimi allo zero ed è un vero peccato, ma si sa, molto più facile fare una panna cotta o servire un sorbettino preconfezionato. Il suo inventore è Bernardo Buontalenti, strano no, lo stesso inventore del gelato e della cosi detta crema fiorentina. Gli fu commissionato, strano anche stavolta, dalla Regina di Francia Caterina de' Medici per accogliere una delegazione spagnola di ambasciatori in Francia. Il geniale Buontalenti sembra che usò un elmo di fanteria come contenitore per il dolce e all'epoca lo chiamò "L'elmo di Caterina" diventato poi zuccotto forse perche un'elmo contiene una zucca, cioè una testa o magari in gergo l'elmo stesso era chiamato zuccotto. Il dolce è svincolato da una tradizione come la schiacciata alla fiorentina e quindi fattibile in qualsiasi momento, basta aver voglia di prepararlo e gustarlo. Nel corso del tempo ci sono state molte varianti ma sinceramente la versione originale è quella che mi attrae di più, sarà il colore vivo dell'alkermes e la presenza della bianca ricotta, ma preferisco questa versione a quello con spolverata superficiale con polvere di cioccolato o di zucchero a velo con chi sa quale liquore come bagna. Tutte le versioni successive derivano dalla riscoperta di questo dolce all'inizio del secolo scorso e ogni pasticciere ci ha voluto mettere del suo tanto che ritroviamo lo zuccotto anche come gelato. Lo zuccotto però non è un gelato, anche se si consuma dopo una lunga permanenza al freddo del frigorifero. Veniamo alla ricetta, vi propongo quella con il doppio colore interno, forse non proprio l'originale che era tutto bianco, ma secondo me la più gustosa. Ingredienti per il Pan di Spagna 3 uova 75 g di farina 125 g di zucchero 15 g di burro (in origine si usava l'olio) vaniglia ½ scorza di limone grattugiato alkermes Ingredienti per il ripieno 250 g di panna fresca da montare 30 g di cacao amaro 150 g di zucchero a velo 80 g di gocce di cioccolato 80 g di canditi misti (cedro e arancia) 600g di ricotta di pecora Procedimento per il pan di spagna Per fare il Pan di Spagna sciogliamo il burro e poi lasciamolo raffreddare. Nel frattempo montiamo per bene le uova con lo zucchero versando la farina poco alla volta, meglio setacciandola. Aggiungiamo il burro raffreddato la vaniglia e la scorza di limone grattugiata e amalgamiamo bene. Inforniamo il composto per 40 minuti a circa  180°C. Estratto dal forno lasciamolo raffreddare. Procedimento per il ripieno Si procede montando la panna con dello zucchero, un trucco valido è mettere panna e contenitore in frigo un mezza oretta prima di montarla. Si procede setacciando la ricotta che viene unita alla panna montata, con delicatezza per non smontare la panna. Suddividere il prodotto ottenuto in due, circa 65% e 35%, mantenendolo al fresco. Nella ciotola con il composto più abbondante aggiungete i canditi e le gocce di cioccolato, nell'altra ciotola aggiungete il cacao amaro setacciato. Assemblaggio Procuratevi un elmo da fanteria del 1400  :) o in alternativa uno stampo a semisfera di metallo, tagliate il pan di spagna a listarelle abbastanza larghe imbevetele di alkermes e foderate lo stampo. Riempite con il composto bianco e poi con quello scuro e chiudete il fondo con altro pan di spagna. Lo zuccotto va tenuto in frigo almeno 2 ore prima di servirlo. Rovesciato su un piatto da portata tagliate e gustate magari con un brindisi al grande Buontalenti.
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Jacopo Cioni Read the full article
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