Tumgik
#terrore senza volto
tvserie-film · 1 year
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Title: Intruder (1989)
Vote: 7/10
Movie that after a slow start turns out to be a chilling thriller with a villain worthy of the best crazy psychopath. The ending is also very interesting, showing us a twist that I would not have expected.
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susieporta · 1 month
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VULCANI E FIORI DI CILIEGIO
Alcune fioriture sono possibili quando sembra tardi.
Se ci sono persone che a 12 anni impattano a schiena dritta il sentiero della realizzazione personale, molte altre muovono passi incerti, avanti, poi indietro, vanno a zig zag negli spazi infiniti della vita disegnando percorsi apparentemente assurdi e insensati.
È solo alla fine che si capisce il senso di questo vagare, come in alcuni film in cui il colpo di scena finale ti fa vedere tutta la storia con altri occhi, ribalta completamente la situazione e allora c’è bisogno di rivedere il film dall’inizio.
E quando lo rivedi, tutto ha un altro senso, colore, e ogni gesto è iscritto dentro un cerchio di significati invisibili.
Le esistenze a zig zag sono di chi si perde, si smarrisce, cade, si ritrova, e quando si ritrova si accorge che non si era mai perso.
Sono quelle dei figli feriti che non osano tendere la mano per afferrare il loro piacere proibito.
Vorrei, potrei, ma non oso.
Non oso esser quel che sono, non oso essere molto più di quel ci si aspetti da me, non oso mostrare un volto nuovo che gli altri stenteranno a riconoscere, dire parole che non capiscono, esprimere una grazia ch’essi non conoscono, non oso divenire e prender la forma che già ho, ch’è solo nascosta da strati e strati di menzogne, stron@te, paure di tradire questo o quello, terrore di perdere la compagnia di un branco che protegge chiedendo come compenso il sangue dell’anima.
Anni di invincibile voglia di essere, tirati col freno a mano.
Ciò che d’invisibile incatena, è peggio di una gabbia di ferro, perché non se ne conosce la grandezza, ci si rimpicciolisce a camminare avanti e indietro in due metri quadri, dicendo ma è davvero tutto qui?
La mia vita davvero è tutta qui?
Allora perché sento questo universo agitarsi dentro?
Perché i miei respiri rimangono confinati in fondo al petto, e a fine giornata ho un avanzo di vita che non so dove buttare?
E i miei passi, sono così tanti e ampi e forti che potrei arrivare a piedi in Cina, e invece ho le gambe di legno fissate con le viti al pavimento della cucina.
E le fantasie, gli animali strani e i personaggi che chiacchierano nella mia testa e fanno una gran caciara, mi tocca mettergli il muto, fingere di non vederli nè sentirli.
Ma che storia è?
È la storia dell’eccesso di vita.
Perché gli zig zagatori hanno un eccesso di vita che li sbatte qua e là come un torrente di montagna fa con le foglie che hanno perso il loro posto sul ramo, cadute senza saper ritrovare un poso dove stare.
Com’è difficile arginare le piene di questi fiumi straripanti, di questi vulcani ch’eruttano idee, progetti, tavolozze di possibilità, ma si tappano la bocca con forza, per paura di disintegrare ogni cosa.
Figli stremati da sguardi depressi, da gente spiaccicata sulle poltrene davanti a giganteschi televisori, che non gliel’hanno fatta a sortire.
Fioriture tardive che vengono annaffiate da urano e saturno, malefici per altri, maestri per loro, li prendono per mano, o a calci, e li rimettono a schiena dritta esattamente dove devono andare, e la loro duttile natura e la loro sostanza già “lavorata” dalle botte prese qua e là li rende attori perfetti per qualsiasi copione.
Sono il testimone e l’attore di queste esplosioni, che arrivano come orgasmi improvvisi, come nevicate ad Aprile, non se l’aspettavano che ce l’avremmo fatta, e invece, e invece abbiamo OSATO.
Abbiamo osato essere e sconvolgere tutti .
ClaudiaCrispolti
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vaerjs · 6 months
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🌟 Buona Giornata Internazionale dellə Artistə
Una figura bendata, il volto nascosto, un mistero che si svela attraverso petali di fiori, fragilità delicatezza forza coraggio. Sfuggono dalle sue bende come pensieri creativi. È un’illustrazione di mistero e bellezza, un simbolo dell’arte che può sbocciare anche nelle condizioni più inaspettate. 🌸✨
Io ho iniziato a disegnare nel periodo più buio della mia vita. Le 600 persone che oggi seguono questa pagina sono qui perché un giorno, in terapia, la mia psicologa mi ha dato un compito e io ho deciso di portarlo a termine e poi pubblicarlo qui. Un disegnino. L’unico modo in cui riuscivo ad esprimere le mie emozioni senza la costante ricerca di perfezione, senza il terrore del giudizio. Un solo like era una vittoria per aver vinto il terrore dell’isolamento.
Oggi voglio celebrare non solo lə maestrə dell’arte, ma anche lə aspiranti artistə, coloro che cercano la bellezza in ogni sfaccettatura della vita. L’arte è una forma di espressione che unisce il mondo, abbattendo le barriere culturali e linguistiche. È il linguaggio universale delle emozioni, delle storie, e delle visioni. 🎨🌍
Ogni pennellata, ogni nota, ogni parola scritta, è un’opportunità per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. È un modo di guardare il mondo con occhi diversi, nuovi, di catturare la sua complessità e la sua bellezza in modi unici. 🌎❤️
L’arte vive dentro di noi, pronta a sbocciare e a ispirare. Siamo arte, viviamo di arte e cerchiamo bellezza 🌿🌟
#vaerjs #giornatadegliartisti #artistday #illustration
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fiore-dimaggio · 3 months
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Se davvero tu avessi una vita sessuale soddisfacente , non staresti qui a dircelo e ad informarci di ogni tua copula. Per non parlare poi del mostrare narcisisticamente il tuo bel corpo. Perché alla fine , la domanda che molti si faranno, ma che per pudore non ti pongono, è : nel mettere in piazza il tuo volto, il tuo fisico, qual'è lo scopo ? Queste cose le fanno chi, non scopando mai , fa lavorare l' immaginazione e gode come può : leggendo i commenti.
Ti stai buttando via.
Ho odiato il mio corpo per anni a causa dei disturbi alimenti , dell’ansia che mi mangiava, dalla manipolazione che stavo subendo dal mio partner.
Non avevo più nulla, non parlavo più, non ridevo piu, non godevo più di nulla, esistevo e basta.
Dopo un anno di psicoterapia sono rinata, ho ritrovato la me che era stata nascosta per anni, ho preso in mano la mia vita e di conseguenza anche il mio aspetto è tornato alle origini , non ancora del tutto, ma ci sto lavorando.
Sono così fiera di quello che sono diventata, che non posso che volerlo mostrare al mondo che si, si può cambiare, si, puoi essere di nuovo felice.
Anni fa non guidavo nemmeno a causa dell’ansia , avevo il terrore di essere vista, ora invece, riesco pure ad avere primi appuntamenti , a mangiare insieme a qualcuno senza sentirmi a disagio, a farmi vedere nuda senza farmi schifo.
E io voglio mostrarlo che ora riesco a fare tutte queste cose che prima erano impensabili , questo è il mio diario da più di 10 anni.
Tu della mia vita non sai minimamente un cazzo, come non saprai mai cosa si cela dietro il profilo di chiunque altro essere umano.
Pensa ai cazzi tuoi, pace e amore
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hanzo9789 · 3 months
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Ven 26 gennaio 2024 - Una vita così corta eppure così terribilmente lunga, lunga e terribilmente noiosa seppur movimentata in fondo che c'è di male in un po di movimento? Per me tutto. Sono timido,pacato il più delle volte mi sento fuori luogo eppure sempre costretto a stare sul pezzo, costretto da cosa ? Dal bisogno dalla necessità dalla voglia di VIVERE , eppure il desiderio e l odio per questa vita ambÌta viaggiano di pari passo. Riassumendo la mia esistenza in un qualcosa di concreto sarebbe identificata da un tunnel una enorme galleria come quelle delle macchine infinita buia illuminata solo da qualche lumino dal pallore fioco che appena ti dona un minimo di vista , le pareti si stringono ti senti soffocare l ansia si impadronisce di te.Buio avanzo nel buio oscuro inseguendo stellati lumini rimpiangendo i chilometri trascorsi correndo col fiatone chilometri che hanno lasciato amarezze gioie rimpiante e soprattutto vuoti incolmabili lasciati da persone anzi anime affini che hanno lasciato per sempre questo mondo in silenzio da sole senza riparo dalla pioggia o dal sole. I ricordi nella galleria si susseguono, scorrono come foto su un vecchio rullino in bianco e nero e mi fanno impallidire insieme al ritorno di vecchi rancori su me stesso.Buio, questa galleria è infinita e chissà forse un giorno finirà col mio ultimo respiro dovrò continuare a conviverci come fare? Terrore e ansia sostituiscono sicurezza acquisita da cose conosciute come il buttarsi sul lavoro ma l ego richiama qualcosa di diverso qualcosa di ...in più...quando la disperazione mi assale e inizio a pensare a cose orribili vedo uno di quei stellati lumini avvicinarsi e brillare pian piano sempre più intensamente , ad un certo punto tutto prende senso un senso che richiama lacrime fin ora tenute all interno. Silenzio la luce si fa sempre più forte e vicina diventa di un candore che inizia a riscaldare a riscaldare il cuore. Una luce sempre più forte una luce di speranza e redenzione una luce donata da una sorpresa inaspettata un regalo immeritato forse dal cielo che fin ora ho sempre solo bestemmiato e che eppure da qualche tempo a questa parte propio non riesco a bestemmiare come si può bestemmiare un qualcosa che ti regala la medicina al tuo malessere? La galleria è sempre lunga ma questa calda luce mi accompagna nel cammino questa luce malconcia anche essa sta diventato la mia più grande compagna la mia più grande speranza e la mia più grande occasione di rendere sensata una vita fin ora buttata lì, una luce di amore caldo e abbagliante un amore che non ha senso ma che prende senso all improvviso una luce nell ombra una luce che oggi ha un volto e un nome una luce che all improvviso nel posto più improbabile si presenta e ti scrive ciao , piacere Fabiana .
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crazy-so-na-sega · 5 months
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citazioni sconosciute
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"Una sera, mentre stavo entrando con una candela, trasalii sentendogli dire con voce tremula: "Sono qui sdraiato nel buio ad aspettare la morte". La luce era una spanna dai suoi occhi . Io mi sforzai di mormorare: "Oh, sciocchezze!", e rimasi lì impalato vicino a lui. Non avevo mai visto prima una cosa simile al cambiamento che si produsse nei suoi lineamenti, e spero di non rivederla mai più. Oh, non m'impressionava. Ne ero affascinato. Era come se un velo si fosse strappato. Vidi su quel volto d'avorio l'espressione dell'orgoglio cupo, del potere spietato, del terrore vile - della disperazione immensa e senza speranza. E' possibile che in quel momento supremo di conoscenza assoluta stesse rivivendo la sua vita in ogni dettaglio di desiderio, tentazione e resa? Sussurrò rivolto a una qualche immagine, a una qualche visione - gridò per due volte qualcosa che non era più che un rantolo: "L'orrore! L'orrore".
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Via Carlo Alberto 6
gennaio 1889
-Franz Overbeck -lettera da Torino sulla pazzia di Nietzsche
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C’è soluzione a questo? A volte incontro dei contadini che parlano un’altra lingua. Li fermo, chiedo dei campi. Loro mi dicono che non lavorano nei campi. Mi dicono che sono operai, di Santiago o dei sobborghi di Santiago, e che non hanno mai lavorato nei campi. C’è soluzione a questo? A volte la terra trema. L’epicentro del sisma è a nord o a sud, ma io sento la terra tremare. A volte ho le vertigini. A volte il terremoto dura più del normale e la gente si mette sotto le porte o sotto le scale o esce di corsa in strada. C’è soluzione a questo? Vedo la gente correre per le strade. Vedo la gente entrare nella metropolitana e nei cinema. Vedo la gente comprare il giornale. E a volte tutto trema e per un attimo si ferma ogni cosa. E allora mi domando: dov’è il giovane invecchiato?, perché se n’è andato via?, e a poco a poco la verità comincia a venire a galla come un cadavere. Un cadavere che sale dal fondo del mare o dal fondo di un burrone. Vedo la sua ombra che sale. La sua ombra vacillante. La sua ombra che sale come se risalisse la collina di un pianeta fossilizzato. E allora, nella penombra della mia malattia, vedo il suo volto feroce, il suo dolce volte, e mi domando: sono io il giovane invecchiato? È questo il vero, il grande terrore, essere io il giovane invecchiato che grida senza che nessuno lo ascolti? E se il povero giovane invecchiato fossi io? E allora passano a una velocità vertiginosa i volti che ho ammirato, i volti che ho amato, odiato, invidiato, disprezzato. I volti che ho protetto, quelli che ho attaccato, i volti da cui mi sono difeso, quelli che ho cercato invano.
E poi si scatena la tempesta di merda.”
(Roberto Bolaño, “Notturno cileno”)
Nasceva il 28 aprile 1953 Roberto Bolaño.
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gvmmyoongi · 11 months
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RIVAL 🎔 MIN YOONGI
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𝐬𝐮𝐦𝐦𝐚𝐫𝐲: yoongi e t/n, insieme alle loro gang, sono da sempre rivali riusciranno ad arrivare ad un accordo per il bene degli affari?𝐰𝐚𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠𝐬: uso di parolacce e menzione di alcohol e droga.
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MIN YOONGI.
un nome che da sempre ha portato paura e terrore in ogni parte della città, un uomo senza scrupoli che pur di riuscire nel suo intento farebbe di tutto e mio eterno rivale.
"i cani di yoongi continuano a vendere nel nostro territorio." mi avvisa Hiah entrando nel mio ufficio
sospiro nel sentire la notizia per la seconda volta, da qualche settimana a questa parte, yoongi ha deciso di mettere in pausa la tregua che ci eravamo dati anni fa e ha iniziato a spacciare nel mio territorio, nonostante sappia che una delle regole del nostro accordo lo vieta.
potrei fare lo stesso ed inviare le mie compagne per vendere nel suo territorio, oppure fare come mi ha sempre insegnato mia madre e usare la diplomazia.
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l'ultima cosa che voglio, a differenza di yoongi, è che scoppi una guerra che non finirebbe bene ne per lui ne per me; per questo decido di andare a parlargli una volta per tutte e mettere in chiaro la situazione.
"oh ma guardate chi c'è qua, la famosa t/n." sghignazza jungkook seguito dalle risate dei suoi amici
"e queste due bellezze chi sono?" chiede namjoon riferendosi a Hiah e Jiwoo al mio fianco
"non sono cazzi tuoi, sono qui per parlare con yoongi, dov'è?" chiedo andando dritta al punto
"pensi che yoongi ti riceva solo perchè sei t/n?"
non faccio in tempo a rispondere che dalla porta che jungkook e namjoon stavano sorvegliando, esce yoongi che con un solo cenno della testa mi fa entrare.
rivolgo un'occhiata alle mie compagne che annuiscono, facendomi capire che staranno attente e mi aspetteranno.
"cosa vuoi?" yoongi si siede davanti a me con il solito ghigno che non gli lascia il volto
"mi stupisco che tu non lo sappia min."
mi verso del liquore in uno dei bicchieri disponibili, prima di sedermi di fronte a lui e accavallare le gambe.
"se hai intenzione di farmi perdere tempo te lo sconsiglio."
"tu togli i tuoi dal mio territorio e non mi vedrai più."
dopo qualche istante mi guarda e scoppia in una risata fragorosa che non fa altro che aumentare il mio nervosismo.
forse sono stata fin troppo paziente.
"senti stronzo, non permetterò mai a nessuno di venire nel mio territorio a spacciare come se niente fosse; la parte sud della città è mia e continuerà ad essere così per molto tempo. quindi, o li fai togliere tu i tuoi o li faccio scomparire io."
immaginavo che non mi avrebbe creduto, proprio per questo ho portato delle foto che Hiah ha scattato al compagno di yoongi mentre spacciava e un grammo di ciò che stava spacciando.
prende entrambe le cose e rimane per qualche attimo in silenzio per poi prendere la parola.
"ho sempre rispettato il nostro accordo e continuerò a farlo, non sapevo che uno dei miei stesse spacciando nel tuo territorio, quindi ora ne pagherà le conseguenze. spero che questo non porti a niente di cui possiamo pentirci."
rimango sorpresa dal suo discorso, in un certo senso mi aspettavo che lui sapesse tutto e lo stesse facendo per infastidirmi ma sono contenta che non sia così e che si sia evitato qualcosa di ben più grande.
"a me interessa che ognuno stia nel proprio territorio." dico prima di alzarmi
per me il discorso è chiuso.
"t/n."
la sua voce mi ferma, mi rigiro per guardarlo mentre si avvicina a me e mi guarda con un sorrisetto.
"per farmi perdonare posso offrirti una cena?"
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Ricordo il terrore delle prime rughe. Pensando: adesso sì. Già è arrivata l’ora. Le linee delle risate marcate sulla mia faccia anche attraverso della più assoluta serietà. Io, di fronte allo specchio, cercando di dissolverle con le mie mani, lisciandomi le guance, una e un’altra volta , senza risultato. Poi c’è stato il mio specchiarmi furtiva nelle vetrine dei negozi chiedendomi se la luce del giorno le avrebbe rese più evidenti, se chi mi osservava dal lato opposto della strada stava biasimando la mia incapacità a restare giovane, incolume davanti allo scorrere del tempo. Ho vissuto i primi segni dell’età con la vergogna di chi ha fallito. Come uno studente che non supera l’esame e deve camminare per la strada con i brutti voti esposti davanti a tutti Noi donne ci sentiamo in colpa per invecchiare, come se passata la gioventù della bellezza, poco ci restasse da offrire, e dovremmo fare silenzio; uscire e lasciare spazio alla giovinezza, ai volti e i corpi innocenti che non hanno ancora commesso il peccato di vivere più in là dei trenta o i quaranta anni Non so quando ho deciso di ribellarmi. Non accettare che solo mi concedano come valore i dieci o venti anni con la pelle di mela; sentirmi orgogliosa dei segni della mia maturità. Adesso, grazie a questi ragionamenti ogni volta mi soffermo di meno di fronte allo specchio. Passo al di sopra della comparsa delle inevitabili linee nella mappa della vita del volto Dopo tutto, l’anima, fortunatamente, è come il vino. Che mi beva chi mi ama, per assaporare me.
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natsuyuki-w · 8 months
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Serenitea Shop | Dawning Dew
Arataki Itto x f!reader
italiano
Modern AU
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Serenitea shop >
Venerdì mattina era mia routine sfrecciare la Japan town in direzione dell'Inazuma college.
La strada che avevo imparato a famigliarizzare, era una sequela di negozi e mercanti che percorreva vari spettri del sol levante. L'alberato di ciliegi era in fiore lasciando una coltre di delicati petali rosa che si innalzano al mio passaggio, guardandomi intorno  lanciavo cenni e saluti ai volti famigliari dal mio carretto tintinnante.
Arrivata ad uno dei quartieri meno tipici e curati, notai che finalmente il vecchio garage aveva trovato dei proprietari. "Oni-cycle" recitava il cartellone, e all'entrata, il mio sguardo ricadde sulla figura di un ragazzo. Di grossa stazza e corpo dipinto di tatuaggi rossi, emanava un'aria un po' intimidatoria, ma era proprio un figo della Madonna. Stava al telefono ascoltando una chiamata, la sua schiena appoggiata allo stipide della porta.
Alzò gli occhi e gli sorrisi di cortesia  pensando che la mia interazione sarebbe finita lì, ma lo sconosciuto, a quanto pare, la pensava diversamente.
La sua forte voce interruppe il mio percorso e la quiete che aleggiava le strade. -RAGAZZA COL CARRETTO! HEY! FERMATIIII- Sbraitò facendomi sobbalzare. Mi voltai leggermente verso il garage. Quando vide che lo avevo notato, agitò il braccio adornato da una pesante collezione di bracciali di pelle e catene, salutandomi, poi,... Se ne rientrò in tutta fretta nell'officina.
Dalla vetrina una sequela di persone vestite nello stesso stile faceva capolino timidamente. Fra loro, una ragazza spiccava per via dei suoi capelli verdi smeraldo. Indossava una mascherina che le copriva i lineamenti del volto, ma il suo sguardo perpetrava chiaro disagio verso l'azione appena compiuta dal compagno.
Senza farmi troppe domande continuai il mio percorso ma un cigolio frenetico riportò i miei occhi verso la strada lasciata alle mie spalle. Quel bel ragazzo stava cercando di raggiungermi a bordo di una bicicletta a dir poco da rottamare. Avrei riso a crepapelle sé non fosse per il terrore, era il doppio di me in statura e mole. Il mio cervello entrò in modalità sopravvivenza e mi misi a pedalare con tutte le mie forze.
Continuava a chiamare e chiamare e io continuavo a pedalare e pedalare, ma la fuga, non durò a lungo. Era inevitabile, il mio carretto troppo pesante e le mie gambe non abbastanza forti per seminare tale individuo. Così, affrontai il mio destino. - HO UNA TERMOS, E NON HO PAURA DI USARLA! - dissi prendendo l'oggetto dal carretto in fretta e furia. - Wowowo!!!! -  sventolò le mani davanti alla faccia. - Sono innocente! -
- P-perché l'inseguimento allora??? Ce l-l'hai con me per caso? - continuai spaventata. - Sì! Cioè No! Un attimo...- e si girò per un secondo per sventolare la chioma al vento e allungare una mano. -  Hey piacere sono Itto, uomo numero uno ritornato finalmente in città. Che ne dici di conoscerci meglio? Vieni con me, ti mostrerò di cosa sono fatti i sogni.  - 
Sentendo dei rumori strani riabbassò lo sguardo ma scoprì che me n'ero già andata. - Mi spiace ma non posso, magari una prossima volta eh? Ciao Itto buona giornata. - urlai allontanandomi il più in fretta possibile in lontananza qualche mugugno dalla sua generica posizione. Come un film, mi replicai l'intero scambio, non riuscii a trattenermi scoppiando in una fragorosa risata in mezzo alla strada.
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Thoma se la stava ridendo come un matto - Ma come...Non hai perso la testa per il bad boy? Sì parla molto di lui davvero, sai?- -  Poche volte in senso buono a dirla tutta. - si intromise Gorou. - Direi piuttosto Mai. - si avvicinò Sara visibilmente infastidita.  - Tieni. - le porsi il bicchiere già pronto al suo recapito. - Grazie, - mi fece un cenno del capo - Hai fatto più che bene ad andartene. Anzi, cambierei percorso totalmente fossi in te. - continuò la ragazza dal caschetto corvino. - Dai Kujo-sempai, non è così male. Solo un po'... Entusiasta. - Si grattò la nuca Thoma nel cercare le parole esatte. - È un vandalo che non sa tenere la bocca chiusa. - sputò con disprezzo l'altra.
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"Beh,... Non e che possa tanto cambiare strada" rimuginai nella via di ritorno. D'altronde le altre vie erano stretti vicoli, e le principali troppo trafficate. - E poi figurati, si sarà già dimenticato di me per seguire la prossima persona "interessante". - Sentii davanti a me urla scoppiettanti e gioiose di bambini che giocavano. " Mi chiederanno i fondi come sempre." Pensai riferendomi agli "avanzi" di succhi di frutta che mi erano rimasti dalla visita alla Inazuma. -NOOOOOOO- Sentii d'improvviso. In netto contrasto dalle voci acute, un suono profondo e potente che si propagò per tutta la strada.
I monelli erano accerchiati esultanti intorno ad uno dei compagni, e accovacciato a terra con le mani fra i capelli. Un uomo adulto dalle spalle larghe dipinto di tatuaggi rossi.
"Oh nou" - Ciaoooo - si innalzò immediatamente un coro di bambini agitati nel vedere la mia bici. "Aw, così cariiiini... approfittatori dalle facce da angelo"  Ricambiai con un gran sorriso e un cenno della mano "Seguiamo il consiglio di Sara,... Anche se visto così e decisamente meno intimidatorio." pensai cercando di sorpassarli senza troppi indugi.
Ancora prima che i ragazzini potessero lamentarsi del breve saluto - TU COL CARRETTO! - balzò il proprietario del garage.
- Sì ma ci credo che sta mattina è scappata via. Zio Itto se fai così, non puoi lamentarti di non avere una fidanzata. - lo incalzò uno dei ragazzi più grandi. - PICCOLO...- Dovetti fermarmi per non cadere dalla bici. -OY! - l'omone era diventato talmente rosso da quasi far scomparire le pitture sul corpo. - Scusami ma hahahahahahaha, non ce la faccio. Fra sta mattina e adesso non so cosa sia più divertente. - Mi misi una mano sulla pancia appoggiandomi con l'altro braccio al carretto per sostenermi. Mi asciugai le lacrime e mi rivolsi ai bambini - Ciao carissimi. Allora,... Chi ne vuole? - e aprii il bar. - Siiiii - risposero in coro le voci bianche accompagnate da un intruso tenore. Ridacchiai e mi avvicinai - Eh no, lo sconfitto da una mano. - trascinando Iroo per il braccio e facendo l'occhiolino al bambino vittorioso. - Ma...- cercò di ribattere il proprietario del garage. - C'è succo d'uva, mela, carota e pomodoro,... - lo bombardati con l'intera lista porgendogli un bicchiere -  Kiyoka, digli un po' cosa vuoi. - e il gruppetto di divise in due file per ritirare le bevande.
Itto non era esattamente abile, ma sembrava genuinamente coinvolto e deciso a dare il meglio di sè, di tanto in tanto buttava sguardi """"fugaci"""" controllando che avessi visto tutto. Numerose battute pessime e tentativi in tricks da Bartender, finiti tutti con succo rovesciato da qualche parte. Dovevo però ammettere che il suo magnetismo era innegabile, tutti i ragazzi lo adoravano e le mie guance facevano male a furia di sorridere.
- Ciaooo torna presto! - salutarono tutti facendo ciao con le manine o aggrappandosi alle mie gambe come dei Koala. Ricambiai con un drammatico sventolio di tovagliolo e carezze sulle loro testoline.
- Eh-hem... Non sapevo fossi famosa quanto me da queste parti. - si appoggiò al bancone con entrambe le braccia, a cui il carretto rispose con un bel voglio di protesta. Ridacchiai e lui si spostò di colpo con delle bofonchiate scuse, osservandomi dall'alto mentre finivo di distemare le stoviglie sporche. - Mi hanno detto che sei famoso! Un'amica mi ha dato 10/10 - - He-he il mio carisma non... - - Mi HA dato 10/10 punti sopravvivenza per la scelta di filarmela. Non avevo ancora mai visto Sara così irritata. - Sara...KUJO SARA??? Come fai a conoscere quella figlia delle guardie? - - ...Figlia delle guardie? I suoi sono poliziotti? - - Un dito in culo come si dice dalle mie parti - - Oooh ~ he ragazzaccio che sei... - dissi in falsetto dandogli un colpetto sulla spalla. - affascinante eh.... MA STAI RIDENDO? - e ritornò paunazzo facendo il broncio.
Mi guardò nuovamente di sottecchi provando un nuovo approccio - Non sono niente male come bartender eh? Per il mio prezioso servizio sccetto come pagamento un invito...- gli presi delicatamente l'avambraccio ponendogli nella mano un bicchiere, ed approfittando della sua confusione mi alzai in punta di piedi portando le mie labbra alla sua guancia in una leggera carezza.
Saltai veloce in sella e gli urlai in tono amichevole - Ciao, ci si vede. - partendo immediatamente. - C-C-COSA? C-C-COME? Hey fermati!!! - ma prima che potesse partire in corsa vide cadere a terra un bigliettino, scivolato dalle sue mani aggrappate all'oggetto di vetro.
" ~ Dolce tepore di casa e gustosi prodotti locali. ~ Serenitea Shop
Via Ping 3 Celestia - Teyvat
Il bicchiere è in prestito Passa a riportarlo, o mi toccherà chiamare Sara per sequestrare la "refurtiva". Mi raccomando invita anche la tua gang, nuovi clienti fanno sempre comodo... A presto apprendista bartender <3 "
Saltellava sul posto in un mix di emozioni contrastanti. -...HEY, NON TI SEI FIRMATA! - urlò infine al vento.
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operedaltro · 2 years
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🪨👀🪨 Edit. Medusa, Gian Lorenzo Bernini . . LO SGOMENTO DI MEDUSA - La figura della giovane, trasformata in mostro dalla dea Atena, compare di frequente nella storia dell'arte. Quasi sempre è raffigurato il momento in cui Perseo, trionfante, esibisce la sua testa mozzata (Cellini), oppure si rappresenta soltanto il capo anguicrinito, ormai troncato (Rubens). Lo stupendo busto marmoreo dei Musei Capitolini, generalmente assegnato (ma non senza voci contrarie) a Gian Lorenzo Bernini, fa eccezione: la testa di Medusa è ancora attaccata, per l'appunto, al busto, e sul volto non si legge la consueta espressione mista di ira e di terrore, con la bocca spalancata, bensì un'espressione di infinita tristezza, che deforma gli occhi e le sopracciglia e fa dischiudere le labbra. Come chiarisce Steven Ostrow in un bell'articolo recentemente pubblicato su "Arion", il momento scelto da Bernini è un altro: non quello della morte di Medusa, ma quello della sua punizione. Come racconta Ovidio, Atena, irata che la bella giovane si sia accoppiata con Poseidone all'interno di un tempio a lei sacro, trasforma i bei crini della ragazza in sibilanti serpenti. Sul volto lo scultore ritrae dunque lo sconfinato sgomento che invade allora la povera Medusa. La metamorfosi, sottolinea Ostrow, è il momento berniniano per eccellenza, e qui ne abbiamo ben tre: quella di Medusa in mostro, quella della carne in marmo e quella pure in marmo dello spettatore, pietrificato dallo sguardo della creatura mitologica e dalla maestria dello scultore. . [Testo by @mo_n_stre ♥️] . . . . . #digitalart #visualartwork #artvisual #artifvisuals #medusa #bernini #aestheticpale #aesthetic #aesthetic #aestheticpicture #insert #finger #expression #stone #love #aesthetic_photos #aestheticblog #aestheticpage #aestheticfeed #aestheticfeed #aestheticfeedgoals #aestheticfeeds #aestheticstyle #grungegirl #arthoeaesthetic #90saesthetic #decorator #homedecor #interiordesign #interiors https://www.instagram.com/p/ChO24TJIK8H/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fridagentileschi · 2 years
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Il nazismo senza il comunismo non sarebbe mai nato. I comunisti si sono salvati grazie alla contrizione del nome ma il nazismo e' NAZIONALSOCIALISMO!! le idee del nazismo sono idee che fanno parte della propaganda comunista: il terrore, lo sterminio, la demolizione delle altre idee che non siano parte del mantra comunista, la demagogia...questo e' il modo di agire dei comunisti cosi' come dei nazisti. Per settant'anni si sono coperti col casco della liberazione, del pacifismo, un casco che e' diventato sempre piu' un passamontagna, fino a svelare il loro vero volto: quello dei piu' spietati guerriglieri, dei piu' temibili conservatori, pronti a sovvertire per sostituire l'ordine costituito e a castrare ogni liberta'...nessuno stupore quindi che sono alleati dell'islam...come il loro kompagno Hitler!
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...  Quel giorno rubammo la libertà al lavoro, per fuggire assieme esuli in una gita irriverente. Un giorno definitivo, maledetto.
La costiera amalfitana era incantevole, più del solito, forse rifletteva la serenità dei nostri sguardi rimandandoci un’immagine di intatta magia. Fuori della stagione balneare il mare è recalcitrante a ospitarti in casa, in pantofole e vestaglia aveva lo sguardo assonnato bonariamente irritato per averlo destato dal suo letargo autunnale, ma noi con discrezione ci eravamo avvicinati alla riva fasciandoci i piedi di schiuma bianca, e respirando con forza il tepore del sole per riscaldarci. Eravamo soli sulla spiaggia. Camminammo a lungo senza troppe parole; era bello esserci, partecipare alla mirabolante avventura della natura che moltiplicava i suoi tentacoli per avvilupparti ed effondere il suo alito resinoso. Eravamo parte del cosmo, mentre anche il cinismo quotidiano che avrebbe evidenziato la retorica contenuta da certe affermazioni, era messo da parte, sigillato in una bottiglia alla deriva, dimenticato a casa assieme all’orologio. Quando ci allontanammo dalla spiaggia erano le prime ore del pomeriggio. Andar via non fu semplice, per l’insistenza della sabbia che ci esortava a rimanere insinuandosi tra le calze e le scarpe, pregandoci di non lasciarla sola per un intero inverno. Una giornata indimenticabile disse Vic, che continuava a scavare con le sue parole dei solchi indelebili in un ricordo che sarebbe diventato l’ultimo che avrei avuto di lei. I suoi capelli nerissimi assorbivano la luce del sole, cedendola nei suoi occhi scuri, nel suo sorriso impreciso. Ho rivisto infinite volte negli ultimi dieci mesi queste scene, mi ripassavano davanti agli occhi come un film senza sonoro. Ho rivisto Vic e me parlare, sorridere, scherzare, senza che un solo suono desse calore ai miei ricordi.
In auto, sulla strada del ritorno, le curve rocciose della costiera erano assai poco frequentate nelle prime ore pomeridiane. Forse la velocità era eccessiva, forse soltanto la concentrazione sulla guida non sufficiente. Vic spinse la nuca all’indietro sul poggiatesta del sedile inarcandosi in un sorriso beato. Mi piaceva vederla sorridere, leggerle sul volto una gioia di vivere che tanto raramente riuscivo a provare anch’io, e che per lei al contrario era quasi uno stato abituale, una dimensione quotidiana. Il sorriso che cerco ancora quando ripenso a lei, un sorriso con cui coprire l’innaturale espressione di terrore che impresse sull’ultimo istante della sua vita e che mi turba ogni volta che sogno il suo viso. Ero rivolto verso di lei, e sorridevo, lei dileggiava le mie piccole fissazioni, e io le accentuavo per darle modo di prendersi gioco di me. Poi dentro i suoi occhi vidi suicidarsi repentinamente l’allegria e nascere lo sgomento. Si accorse per prima dell’autobus, sbucato da dietro una curva, che ci veniva contro. La nostra automobile viaggiava al centro della carreggiata. Forse fu solo un’impressione, ma quando guardai attraverso il parabrezza il pachiderma meccanico che ci fronteggiava fui certo della prossima collisione e tentai di evitare lo scontro frontale con una frenata istintiva quanto letale. L’auto sbandò prima a sinistra, sfiorando il muretto che delimitava lo strapiombo, quindi ritornò, ormai senza controllo, verso la parete rocciosa sul lato destro della strada. Lungo i fianchi della lingua d’asfalto che s’insinua nelle sue viscere, la montagna è imbavagliata da una rete metallica per impedire che possa espellere residui di se stessa sui veicoli in transito; la nostra auto si scagliò su quella rete infrangendosi sulle solide gengive del monte. Pochi istanti prima dell’impatto, ricordo la mia sensazione di sollievo per aver evitato fortunosamente di precipitare nel dirupo alla nostra sinistra; se anche l’urto sarà violento, almeno non precipiteremo nel vuoto, forse ce la caveremo con poco. Nei tre secondi, anche meno, che trascorsero dal momento in cui sfiorammo il muretto alla sinistra della strada, a quando ci schiantammo nella roccia a destra, ebbi il tempo anche di controllare che Vic avesse indossato la cintura di sicurezza, e valutare maggiori le possibilità di salvarci. Lei gridò qualcosa; fu l’ultima parola che disse da viva, ma io non la ascoltai. Poi lo schianto, un fragore di vetri rotti e lamiere piegate, il contraccolpo causato dalla nostra stessa forza franata su una immobilità millenaria, infine un silenzio oleoso e denso che tappa le orecchie e i sensi con le sue mani vischiose. I soccorritori trovarono me riverso sul volante, privo di conoscenza, con una ferita lieve al capo ed entrambe le gambe spezzate. Vic era morta sul colpo; l’automobile aveva colpito la montagna prima con la parte anteriore e poi con la fiancata destra: uno spuntone di roccia era penetrato nell’auto attraverso il finestrino e le aveva fracassato il volto raggiungendole il cervello, quasi inchiodandola al poggiatesta del sedile. L’immagine del suo viso dissoltosi sotto la pressione della pietra è rimasta fissa nella metà oscura del mio cervello, anche se non ho coscienza di quel momento terribile. Mi risvegliai in ospedale sicuro di trovarla accanto a me, magari ferita, ma sopravvissuta come me. Quando lessi sul silenzio dell’infermiera la verità, affiorò l’immagine della roccia che distruggeva la sua faccia. Una raffigurazione che trovai disegnata sulle macchie di materia celebrale secca sul sedile anteriore dell’auto, il giorno che disbrigai le pratiche burocratiche necessarie alla distruzione di quel groviglio informe, agonizzante in un garage del soccorso stradale.  ....         
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boomerissimo · 8 months
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Shining: dietro quella porta c'erano altri due film
Cosa c’è dietro la porta di “Shining” #boomerissimo #shining #jacknicholson #stanleykubrick #70s #cinema #film #UnoCinema
Il terrore è tutto in quel volto e in quell’ascia. Un’intuizione di Kubrick di cui sono ancora popolati i nostri incubi. Ma davvero Kubrick ha fatto tutto da solo? Lo ammetto, ne ho avuto paura, anzi terrore. Per molti anni mi sono rifiutata di vederlo. Le poche immagini viste di sfuggita, il volto di Nicholson erano già abbastanza disturbanti senza che mi cimentassi nella visione dell’intero…
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sellwater2theocean · 8 months
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Sofferenze parigine- luglio
Lo sguardo mi scorre sul volto. Ne noto il pallore, ne noto le ciglia così scure e mi fisso dritta dritta negli occhi. Apro la bocca per vedermi da dentro. Noto con dispiacere una fila di incisivi leggermente ondeggianti e ingialliti. Ci passo la lingua sopra e la mia saliva sa di tabacco bruciato. Mi corre un brivido lungo la schiena.  
Non riesco ancora a vedere la mia bocca come prima, a viverci insieme senza sentirmi lì. Faccio cliccare l’unghia dell’indice sull’incisivo sinistro e mi trovo dinuovo in quel letto, lo stesso cotone nella corteccia cerebrale, lo stesso tamburo nel mio petto. Sento anche il suo, così forte in quell’incavo eburneo, liscio, tiepido. Sento le sue mani che mi cingono le spalle, tracciando segmenti brevi e percorrendoli a ritroso con le dita. Quelle dita così affusolate, delicate, che per mesi ho ammirato come si ammira una statua.
Sono catapultata in quel materasso a molle affittato da un estraneo, i capelli umidi e freschi, la frangia appiccicata alla fronte e qualche ciocca cadente sulla sua spalla. E ricordo quanto mi sembrasse un’illusione, un sogno. Sento lo schiocco dolce di un bacio sulla fronte, sento le mie labbra in risposta sul suo collo. Un dito sulla spalla sinistra scorre in un piccolo cerchio continuo. Sento i suoi riccioli così definiti e soffici e familiari, e che amo così tanto, nel palmo della mano e tra le punte delle dita.
 Respiro profondamente con l’orecchio sul suo petto, e sorrido esalando
“Perché ridi?”
“Scusa, stavo ascoltando il tuo cuore completamente tachicardico”
Il torace si solleva erratico, e sento il suo fiato caldo sulla cima precisa della testa mentre ride in risposta
“Senti come spingono le uniche tre valvole funzionanti?”
“Si impegnano.”
Ripete il mio nome per intero. Mi stringe dolcemente mentre io ripeto il suo e lo accarezzo a mia volta, come facevamo da ore. Sento sangue vivo e argenteo pulsarmi nelle orecchie.
Mi bacia la guancia, gli bacio il primo punto del volto che raggiungo e così ancora.
Alzo il volto e il mio sguardo, scuro, immagino quasi nero, incrocia il suo candido, luminoso, coperto quasi completamente dalle palpebre e da quella riga di ciglia bionde fitte e morbide.
E mentre ci avviciniamo non esitiamo un secondo, e d’un tratto sento le sue labbra morbide sulle mie e non ho neanche il tempo per abituarmici, che la sua lingua mi passa sui denti e scontra le gengive.
Non mi allontano, è una scena che non sono mai riuscita a immaginare, nemmeno nei miei sogni più intimi e innominabili. Soffochiamo minuti in quella situazione tanto sorprendente quanto agognata, da me, e probabilmente inconsciamente attesa, da lui. E come posso pensare alla dolcezza senza ricordare il dolore irrazionale che ne seguì? Il suo respiro affannato zuppo di quelle rarissime lacrime, a me sconosciute, la mia testa dolorane, la nausea, i singhiozzi. Ricordo il modo in cui l’ho costretto a respirare, mentre faticava a trovare pace nel suo panico, e la sua schiena mentre sussurrava un umido “scusa”, sparendo dietro la porta e entrando in soggiorno, mai interrompendo quel pianto estenuante. E io mi distruggevo, ansimavo, tremavo, sola. Mi ripetevo le frasi che aveva pronunciato e cercavo di studiare il tono della voce tremula che le aveva dettate insicura e addolorata, bilanciando il familiare dolore autosufficiente del rifiuto con il terrore da esso causato. È sconvolgente quando si riesca a ignorare il proprio bene quando si ama così ciecamente un’altra persona- soprattutto quando questo amore non è corrisposto.
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