Tumgik
#scrittori su tumblr
patricoredimezzestate · 6 months
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Se qualcuno mi chiedesse quale fosse il mio mese preferito, risponderei immediatamente "Ottobre".
So che sembra assurdo, ma non esiste regalo più grande di essere nata in un mondo nel quale esiste un mese così bello.
È il mese in cui comincia ad arrivare il vero freddo, ma non così freddo da far cadere la neve, quel che basta per vestirsi con delle maniche lunghe senza piumini pesanti che ti fanno sembrare un pinguino.
È quel mese dove c'è il sole che a volte ancora ti scalda il viso, ma dopo un po' piove e ti fa ricordare di quanto sia bello vedere un film sotto le coperte mentre senti il picchiettio dell'acqua oltre i vetri della finestra.
È il mese degli odori delicati, malinconici dell'infanzia, come quello del patricore ma anche dei té o delle prime cioccolate calde. Se ci penso, sa anche un po' di gomma come quella degli stivaletti colorati che i genitori ci facevano mettere per andare a scuola nell'intento di non farci inzuppare i pantaloni comprati da poco più di un mese.
Ottobre è così freddo eppure così caldo, tra i suoi colori e le risate dei ragazzi che escono da scuola.
Va verso la fine dell'anno eppure, per tutti, sa un po' più di inizio.
Sa un po' di pace, di quiete, eppur si muove.
Amo questo mondo che Ottobre.
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... Esistiamo, mi rimbalzava solo nel cervello come una pallina in una stanza vuota, e s i s t i a m o, una metamorfosi delle lettere che si richiudevano su se stesse generando immagini e suoni, rivelando la propria natura misteriosa, e si stia mo e su quelle sillabe ho sentito di scivolare verso una dimensione nuova, la ‘e’ è stata l’introduzione a una liturgia del tempo, un rituale primordiale ricavato dalla memoria dei secoli, l’anticamera di un tributo vellutato da offrire all’ansia di appagare la nostra esigenza estrema di appartenere, di dimensionarci nell’esistenza, e sulla cedevolezza del velluto avanzavo all’interno di un tempio, guadando quella stoffa sospesa, atona, meravigliosa, fino in fondo, raggiungendo il presbiterio della mia curiosità di collocarmi al di fuori di me stesso, e ascoltavo il “si”, vibrante sul pentagramma di un’armonia che nasceva dentro le trame di quella stoffa morbida, una nota prolungata fino a rendersi esplicita affermazione della realtà circostante, e infine diaframma di separazione con l’esterno, in un vuoto vegetale, un velluto, ancora un velluto di erbe rase, un prato di primizie esteso all’infinito attorno a noi, e io potevo rotolare, avvolgermi in quell’umore primaverile fino a farne parte, coprendomi di una seta che si ispessiva su di me, e mi ricopriva comprimendo la percezione del luogo e spingendomi ancora oltre, nel bozzolo dello ‘stia’, un nocciolo denso di coscienza, un nucleo di furore, un sospiro prolungato, un altro gradino verso una luce interiore, più ampia, più concreta, che sapeva condurti dentro di sé spingendoti a velocità inaudite in uno spazio etereo ed esaustivo allo stesso tempo, e ti riempiva all’inverosimile, e poi esplodeva dentro di te e tu con lui, frazionandoti in infiniti ritagli e ricadendo nell’impluvio del ‘mo’ il vascello finale del ritorno, il cuneo nel divenire che frangeva il tumultuoso affollarsi di attimi sottratti alla tua identità e ti sganciava al termine dell’avventura astrale, un alveo di suprema apparenza che ti ricostituiva in unità rilasciandoti sulla levità di una nuova ‘e’… e di nuovo nel velluto della mente… e poi ancora… e poi ancora… e poi ancora…   ....
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il-pipistrelloh · 2 years
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Le fidanzate delle Rockstar non parlano al microfono
"Molte donne sono attratte da uomini di potere", mi dice Claudia con l'aria di una psicoanalista in libera uscita. Siamo nei bagni della scuola, lei sta fumando una sigaretta mentre io mi costringo ad annaspare nel cubicolo stretto del gabinetto. Chissà perché poi. Forse per avere un po' di compagnia, per mettermi alla prova o per sentirmi dire che non sono matta. Ho 15 anni e mi sono innamorata di uno di quei ragazzi che in ogni situazione ha sempre tutto sotto controllo, di conseguenza per me non ha mai tempo, forse neanche per se, ma questo non gliel'ho mai chiesto. Claudia è rimasta una delle poche a non aver sentito questa storia un milione di volte e il suo verdetto è il seguente: ti piace perché è un uomo di potere. Sì forse è vero. Leggermente da rivedere la definizione di 'uomo' e di 'potere' ma concettualmente vero. Sentivo che il mio posto poteva essere solo accanto a una persona in controllo, perché l'essere degna di rientrare in quel suo ordine mi elevava a cosa importante. In me stessa sarebbe stato riconosciuta quell'autorità e serietà che tanto desideravo, ma in realtà, sotto sotto, già possedevo e desiderava disperatamente di essere vista.
Crescendo mi ero quasi scordata questa storia degli uomini di potere, passando a desiderare ragazzi più idealisti o borghesi wannabe e qualche volta - se mi sentivo particolarmente spericolata - addirittura qualcuno che mi ricambiava. Finchè una sera di recente non ho incontrato lui: La Star. Proprio quello che or ora occupa le fantasie di tutte, le mie incluse. Ammetto che era da un po' che ce l'avevo di nuovo su con le star. Brillanti, sorridenti, artisti alla comoda portata di un click, l'impegno emotivo che ci metti è pari a quello che ricevi indietro e comunque se non ti ricambiano ha perfettamente senso, non vi siete mai visti! Così quando ti ho incontrato ruotava tutto intorno a te, a te, e a me, che venivo vista da te, concretamente, nel mondo reale, per la prima volta. A metà tra il sogno realizzato e un'intrusione nelle mie fantasie. Uno scontro fortuito, un sorriso imbarazzato e quattro parole scambiate con il coraggio di un'ubriaca.
Poi ho visto lei. Ed è stato solo un attimo. Una scia di maniche di pelle nera troppo lunga per essere una sola e i capelli mossi al termine. Eccola, quella che tutte vorrebbero essere lei. Ma cos'è lei? C'è questa domanda che mi sveglia, mi destabilizza. Lei è la donna dell'uomo di potere, cioè secondo tutti i pronostici quella che vorrei essere io. Solo che dopo aver visto questa scena non ne potrei essere meno certa. Un braccio senza volto e senza nome tirato in mezzo alla folla. È questo che si ottiene da questo genere di relazione?
Tea Hacic, scrittrice, regina della notte e punkabbestia di professione, parla nel suo podcast del fenomeno delle groupies anni '60/'70: donne che volevano la fama e che non essendo autorizzate ad ottenerla si limitavano a starle vicino per adorarla. Se non puoi essere tu la rockstar puoi almeno provare a conquistarne una, o se ti senti particolarmente in gamba, anche due o tre. Così la loro aura scintillante ti avvolgerà, ne mangerai una fetta e con un pizzico di fortuna sarai un'icona accanto a una vera Star.
Ma non comunque la Star.
La ragazza della star non è tutto questo - penso - tutte vorremmo essere lei ma a lei non interessa essere noi. E a me, vi giuro, non basterebbe essere lei. Uso il termine 'bastare', perchè quello che c'è fra quei due non è una qualche forma di arrivismo, è semplicemente amore. Amore, fiducia incondizionata, quella cosa che essere un braccio trascinato da una mano ti basta e non chiedi altro, perché quel contatto ti sta dando da mangiare. Come me, a 5 anni, afferrata per il braccio durante un gioco al villaggio turistico, che mi faccio trascinare da mia madre senza neanche pensare a camminare. Mi stava slogando il polso. Non era quello che importava.
Essere felici per amore è facile, quanto ammettere di desiderarlo. Ma se ti rendi conto che non è quello che vuoi, allora lì si che sono guai. Ero presa dalla chiara convinzione che stare vicino a un uomo importante significasse in qualche modo avere il permesso di crearlo e ricevere lo stesso in cambio. Dai la fama, prendi la fama, alimenta il potere, ricevi il potere. Mi sembra di capire che non è questo l'amore, però è questo che voglio.
Dopo l'incontro con la fidanzata e la sua rockstar ho pensato spesso alle parole di Claudia, alle donne che scelgono i loro prodotti di bellezza dagli scaffali. "Molte donne sono attratte dagli uomini di potere". Molte donne sono attratte dal potere.
il-pipistrelloh
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stefandreus · 2 years
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Amici
Io non ho amici, almeno ne avevo.
Erano un cavallo verde e una pianta grassa parlante. So cosa pensate.
Ma anche loro mi odiano, quindi non ho più amici.
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natipvrmorire · 1 year
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Due che si baciano
Su una panchina
Chissà se si amano
e altri due passeggiano
Ma non si parlano
Chissà se si amano
lo non lo so poi
Quanto dura
Ouesto eterno cercarsi
Questo eterno volersi
Senza volersi mai
E questo eterno ignorarsi
Volendosi sempre.
Forse l'amore è
Di chi si ama
Da lontano,
Perché bisogna amarsi
Col doppio dell'amore.
- Charles Bukowski
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alchimia31 · 1 year
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cassius-writer · 11 months
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Disco che irradi fiamme alla vita possa tu stringere questa ferita. Spire di sangue fermando gridare, mentre lontano naviga il mare. Daniele Scopigno Foto di: Francesca Piccardi Se volete dare supporto a me e al mio lavoro potete farlo su Patreon cercando "Daniele Scopigno" o al seguente link " https://patreon.com/user?u=80183688..."
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l-incantatrice · 3 months
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Il caso di Giovanna Pedretti deve far riflettere sulla pericolosità dei social,sulla pericolosità dell’uso che se ne fa. Ancora non sappiamo se la donna abbia scritto una recensione falsa,ma anche se fosse non era il caso di accanirsi così contro di lei. In fondo non ha rubato,rapinato o ucciso qualcuno. Molte persone sui loro profili social scrivono falsità e magari sono pure ammirate per questo. Su Tumblr ho visto qualcuno diventare famoso,essere considerato un bravo scrittore,magari ha anche pubblicato qualche suo libro online,ma non faceva altro che scopiazzare frasi di veri scrittori.
Nel caso di Giovanna non capisco il comportamento di certi influencers,come Biagiarelli e la sua compagna Selvaggia Lucarelli,che si sono accaniti nel sottolineare la falsità della recensione. Credo che sui social vadano introdotte delle regole precise sui comportamenti da tenere. Purtroppo nel virtuale le persone,spesso in anonimato o con falsi nickname,fanno di tutto e dicono le peggiori cose,senza rendersi conto che non conoscendo quelli contro cui si accaniscono,non sanno come potranno reagire alle cattiverie subite. C’è chi reagisce con un alzata di spalle e torna alla sua vita senza problemi e c’è invece chi,molto sensibile e vulnerabile,può arrivare a gesti estremi,come nel caso di Giovanna e tanti altri. È una questione etica molto importante,non possiamo più fare finta di niente
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amadello · 1 year
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@xyrnys ti rispondo così, perché ho tanto da dire sulla faccenda e le risposte non me lo permettono.
Se troppo lungo, ti lascio subito qui il riassuntino: concordo, e Rosa Chemical merita di meglio del trattamento che sta ricevendo, anche perché c'è tanta ipocrisia. Parlo anche un po' di queerbaiting, queerphobia e consenso.
Versione integrale:
Prima di tutto, concordo. Una qualche mancanza di comunicazione c'è stata sicuro, vista la reazione della Ferragni.
Non so se Fedez non si aspettasse la lingua o meno, ha effettivamente detto lui a Muschio Selvaggio che Rosa avrebbe potuto baciarlo con la lingua.
Magari era una battuta, Rosa l'ha preso seriamente, fraintendimento, ci sta.
Quello che mi sembra più plausibile, è che si fossero messi d'accordo loro senza avvisare Chiara o troppe altre persone, per fare più sorpresa, e che Fedez si sia preso il cazziatone (in quel caso meritato, perché un'esibizione del genere andrebbe discussa con lə propriə partner, sempre).
Quello che mi fa assolutamente ribrezzo, è l'ipocrisia e la malafede che vedo qui su tumblr. Perché se dalla destra estrema che ci governa non mi aspettavo di meglio, dalla gente comune sì.
C'è stato proprio un partito preso iniziale, "Rosa Chemical mi sta antipatico", e ho visto gente piano piano cercare col lanternino ragioni per distruggere questo cristiano (anche se non è cristiano).
"Fa queerbaiting", quando NON ESISTE queerbaiting fatto da persone reali. Il queerbaiting esiste solo nei media, se gli scrittori volontariamente introducono temi che attirino un pubblico LGBTQ+, senza poi portare contenuto effettivamente queer.
Le persone reali non sono obbligate a fare coming out per potere esprimere il proprio essere e la loro arte, e imporre questo standard è dannoso (ci ricordiamo Kit Connor di Heartstopper, sì?).
La cosa ridicola, è che Rosa non è cishet manco per scherzo, e lo dice apertamente:
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Essere "genderless", come si definisce, ricade nella nonbinarietà di genere, e non escludere rapporti con più di un genere (oltre che comunque essere poliamoroso) rientra come minimo nel "questioning", che indovinate un po'? È essere queer!
Non esistono solo le persone gay nella comunità.
Anzi, un sacco di persone etero ne fanno parte, nonostante siano etero, perché sono la T in LGBTQ+!
E l'ostinazione nel chiamarlo "uomo etero" è una riconferma che le persone AMAB non vengano prese sul serio quando dichiaratamente non uomini.
E dopo il queerbaiting, le accuse di molestia.
In uno skit chiaramente programmato.
E questo mi manda in bestia come poche cose, perché non c'è una spiegazione non queerphobic per questo.
Perché il polverone per Rocío Muñoz che bacia Amadeus di fronte a moglie e figlio non lo hanno alzato.
Il polverone per Fiorello che baciò Tiziano Ferro (tanto sposato quanto Fedez), effettivamente e dichiaratamente senza che fosse programmato, non c'è stato.
Ma per Rosa Chemical, ovviamente, sì. Perché Rosa non è una donna, Rosa non è un uomo etero (quello lo è solo quando fa comodo per le accuse di queerbaiting).
Rosa è una persona queer, e sex positive, e kink positive, e innesca la reazione queerfobica per la quale ci vedono come predatorə, e chiamano il nostro esistere apertamente, "ostentazione".
Ci siamo sorbiti 20 anni almeno di Boldi e De Sica che facevano film la cui morale è: "Viva la figa!", ma quella non è ostentazione dell'eterosessualità e della mascolinità tossica, l'ostentazione la vedono solo quando si parla di qualsiasi cosa queer-related.
Ovviamente, potevano mancare le accuse di razzismo, misoginia e omofobia per il testo di Polka? No, ovvio che no.
Premettendo che comprendo chi non apprezza gli slur neanche nel contesto (sacrosanto), il contesto va sempre tenuto in conto.
Perché Polka non è una canzone "seria", ma allo stesso tempo lo è.
Parodizza la scena trap, e chi certe parole e certi concetti li esprime per effettiva convinzione. Usa un tono goliardico e provocatorio, per farci riflettere su quello che ascoltiamo.
Qualsiasi intervista, qualsiasi interazione con i fan, dimostra che Rosa è una persona assolutamente intelligente, fine, e veramente intento a sdoganare pregiudizi.
Ma si attaccano all'utilizzo della parola con la N in un testo ironico (ma la gente che protestava Ariel nera stava solo "esprimendo un'opinione"), alla parola "puttana" (letteralmente calco dei testi rap/trap americani che sta parodizzando), al "non sono frocio lo amo davvero", quando abbiamo tuttə passato la settimana di Sanremo ad utilizzare qualche variazione della parola o la parola stessa, entusiasticamente, definendoci "fennels".
"È reclamare uno slur, ne abbiamo diritto" - allo stesso modo in cui ne ha diritto Rosa, genderless e poly, che in un'intervista delle Iene ha pure dichiarato che gli slur che usa gli sono stati usati contro, che è uno dei criteri per poterli reclamare. (Vi cercherò poi il link con calma).
Stessa cosa successe per Junior Cally nel 2020, quando la gente ripescò il testo di Strega e decise di applicare tutto l'analfabetismo funzionale possibile nella lettura del testo.
Tutto rimanda alla mia frase iniziale: hanno deciso che Rosa gli è antipatico, e hanno trovato ragioni per distruggerlo in seguito.
E l'unica ragione possibile per questa antipatia "a pelle" è la queerphobia, conscia o no, che scatta quando vedono una persona queer che non rispetta i loro canoni di cosa è "perbene" e "accettabile".
"Sii queer, ma a casa tua", insomma.
Ok, ho finito, e ho lo schifo.
Grazie a chi è arrivatə alla fine del papiro!
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Sento un'irrefrenabile voglia di viaggiare e andare lontano, perdermi tra le strade d'Europa per poi ritrovarmi in un piccolo caffè non molto lontano dal centro. Sento un brivido che mi corre lungo le braccia mentre penso a quanto vorrei andare, prendere un treno o una macchina e lasciare che le strade passino. Vorrei mollare tutto e vivere appieno, trovando rifugio nel viaggio perpetuo
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... Uno di quei pomeriggi che si confondono tra loro per la supina inconsistenza, credo nel mese di gennaio di quest’anno, no, forse era già febbraio, non ricordo, comunque era un’ora imprecisabile, mi trascinavo da un minuto al successivo senza alcun entusiasmo, periodi così privi di riferimenti temporali mi rimandavano all’epoca degli studi; quando le giornate in prossimità degli esami erano lastricate di pagine sottolineate e frasi ripetute, date e nomi da conficcare a forza nella memoria e che invece costantemente scivolavano via in tutte le direzioni, come se il cervello diventasse una mano insaponata che tenta di afferrare decine di biglie colorate e per ognuna in più che guadagni, ne perdi due che già tenevi. Nei giorni di studio perdevo la cognizione del tempo, soltanto le pause per il pranzo e la cena scandivano l’avvicinarsi del momento fatale e ammonivano sull’esiguità del tempo rimasto per le ultime ripetizioni. Io e Vic ci eravamo incontrati proprio durante un ciclo convulso e frenetico di studio globale precedente un esame. Precisamente una settimana prima del giorno dell’appello, alla prenotazione. Ero nel dipartimento di Storia, così almeno lo chiamavo io, su un tavolo nell’atrio dal quale si accedeva poi alle varie aule, era adagiato il foglio per le prenotazioni dell’esame di Storia Moderna. Chiaramente parliamo di un’era preistorica in cui le prenotazioni non si facevano on line. Io avevo scritto il mio nome e il numero di matricola su uno dei righi a centro pagina, dopo una decina di altri nomi, e, come mia abitudine, controllavo e ricontrollavo di non aver commesso errori, ogni singola lettera del mio cognome, le cifre della matricola; e poi per sicurezza l’intestazione superiore del foglio che indicava l’esame, il docente e la data dell’appello. I controlli erano particolarmente meticolosi. Maggiore complessità presentava l’esame, maggiore il tempo impiegato per vagliare ogni singolo elemento della prenotazione e rassicurarmi che tutto fosse in regola. Naturalmente prima di questi minuziosi rituali mi assicuravo di essere solo. Mi avvicinavo al foglio quando non ci fossero altri studenti nei paraggi, ma non sempre ci riuscivo.
Ci metti ancora molto? Aveva chiesto una voce alle mie spalle e io ero sobbalzato.
Dalla nebbia la voce era emersa squarciando il panno di solitudine sui vetri e permettendo alla luce del giorno di entrare. Vic era scivolata silenziosa dietro le mie spalle, e attendeva già da qualche secondo per apporre il suo nome alla lista, senza sapere quanto tempo questa operazione potesse richiedere a un suo collega. Mi voltai e la vidi, lei mi lanciò uno dei suoi sorrisi imprecisi e pieni di vitalità, il primo dedicato a me. Comprese di avermi spaventato, anche perché trasecolando avevo lasciato cadere a terra la penna, veloce si calò a prenderla e me la porse. Scusa, non volevo spaventarti. Cercai di frenare il rossore sulle guance: era come fermare una frana con un cucchiaino da dolce. Mi coprii il volto con una mano strofinandomi gli occhi in un gesto immotivato ma in qualche modo utile a restituirmi parte della padronanza di me stesso e farfugliai qualche frase. Aveva gli occhi scuri e larghi, i lineamenti regolari, i capelli corti e un corpo sinuoso che catturò la mia fantasia quando si chinò per trascrivere sul foglio delle prenotazioni il suo nome. Poi mi chiese dell’esame, le mie impressioni, i timori, le possibili domande, gli aneddoti di corridoio che si raccolgono intorno al docente di turno. Era un fiume in piena dopo un nubifragio di ore trascorse a studiare. Usciti dal dipartimento, eravamo scesi in ascensore, avevamo lasciato il cortile alle nostre spalle, ora eravamo in strada; io ero in direzione contraria alla via di casa. Discutevamo di tanti argomenti, l’esame era un’aura mitologica esiliata in un momento indefinibile del tempo. Speranze e aspirazioni per il futuro, incertezze, paure, delusioni, flebili idee politiche. Dopo essere riuscito a liberarmi dal bavaglio dell’imbarazzo, le mie parole fluirono sempre più costanti e regolari, troppo regolari; da brillante che avrei voluto mostrarmi, avvertivo il tono monocorde e soporifero dei miei discorsi seri con inflessioni di saccenteria e accenti di onniscienza. Tutto il contrario dei miei propositi. Temevo di aver sbagliato tutto, ma non fu così evidentemente, poiché lei non mostrava impazienza di andar via. Durante la settimana seguente ci sentimmo telefonicamente un paio di volte, restando a chiacchierare a lungo. Non mancarono alcune velate allusioni personali e qualche complimento smozzicato e incerto che la distanza mi diede il coraggio di gettare lì tra una parola e l’altra. Ci rincontrammo il giorno della verità. Appena terminato l’esame con esiti più che favorevoli mi baciò. Appena terminato il suo esame. Io ero ancora nel pieno della concentrazione e della tensione, lo stomaco vibrava come la cassa armonica di un violoncello, i pensieri erano confusi, percorrevo avanti e indietro l’atrio del dipartimento con l’impazienza di concludere, in qualunque modo purché sia finito.
Avvertii il sapore tenue del suo respiro tra le mie labbra mentre illustravo a un ricercatore abbastanza distratto, la situazione politica europea durante il regno di Filippo secondo di Spagna. Un formicolio sempre più forte risalì lungo la colonna vertebrale fino alla nuca; lei era a pochi metri da me e attendeva che io terminassi. Sei talmente preparato che non avrai nessun problema, mi aveva detto poco prima che venisse chiamato il mio nome; ora ci credevo anch’io, e continuai a parlare con voce sicura, riponendo da parte il nuovo gusto che dalla bocca si diffondeva in tutto il corpo e scioglieva ogni residua esitazione, ogni scoria di incertezza che con lei mi stessi solo illudendo. La sera uscimmo per festeggiare l’avvenuta liberazione da Carlo V e da tutti i suoi allegri compagni di brigata, brindammo in un bar con la vista magnifica del golfo illuminato che dilagava sul tavolato oscuro del mare. Eravamo più leggeri di oltre tre secoli, la guerra dei trent’anni con la sua intricata selva di nomi, date e battaglie tornava a essere una delle tante manifestazioni di insulsaggine umana.
Rimarrà uno dei giorni più belli che abbia mai vissuto. ….
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furiarossa · 29 days
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Marlena sta per iniziare una nuova, fantastica avventura: quella di storyboard artist presso la Nickelodeon. Una nuova routine, nuovi amici, un nuovo amore la attendono! E la cosa più bella è che Marlena lavorerà proprio sulla sua serie preferita, Danny Phantom, la stessa per cui ha aperto un blog su Tumblr molti anni prima e di cui parla tutti i giorni con le sue amiche fangirl. Ma c'è anche un mistero... perché il cartone animato su cui sta lavorando in studio non viene pubblicato, nonostante le puntate vengano regolarmente completate? Perché i suoi colleghi sembrano terrorizzati e diventano scontrosi ogni volta che lei solleva la questione? Per chi stanno lavorando davvero? Profondità oscure e insondate della realtà si nascono dietro sketch a matita, dubbi sulla natura stessa del mondo fanno capolino da sequenze animate, e forse Marlena riuscirà a liberare lo studio dalla cosa mostruosa che, ormai da vent'anni, tiene in ostaggio scrittori e animatori.
Una nuova storia dai Cactus di Fuoco! Una storia scritta proprio per voi. Sì, per te che stai leggendo queste parole!
Scoprite questo, e molto altro ancora, nel nuovo, divertente capitolo de "Gli dei in catene". Non perdetevelo ;)
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stefandreus · 2 years
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Recensioni
Ho comprato un grimaldello su Amazon, ma poi le cose sono andate male e sono finito in carcere.
Quindi ho scritto una recensione negativa del prodotto dal penitenziario.
E' arrivato con 2 settimane di ritardo.
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natipvrmorire · 1 year
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In queste buie stanze dove passo
giornate soffocanti, io brancolo
in cerca di finestre. - Una se ne aprisse,
a mia consolazione - Ma non ci sono finestre
o sarò io che non le so trovare.
Meglio cosi, forse. Può darsi
che la luce mi porti altro tormento.
E poi chissà quante mai cose nuove ci rivelerebbero.
- Costantino Kavatis, Le finestre (1903)
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alchimia31 · 1 year
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Da quando non ci sei è andato tutto storto, non sono più riuscita a sentirmi al sicuro e prendermi cura di me non è stato semplice non è mai stato semplice, a volte ci penso a quanto ero felice, ridevo sempre mi sentivo serena purtroppo sono sensazioni che non sono più riuscita a provare.Ed io che pensavo sarebbe stato facile prendersi cura di se stessi, ma forse eri tu a farlo sembrare semplice.Anche ora che sono grande avrei voluto che qualcuno mi rimboccasse le coperte era la cosa più tenera del mondo ancora rido se penso come lo facevi tu,mi sentivo immobilizzata diventavo una sottiletta bloccata da tutti i lati...che cosa strana non sentire più la tua voce noi che inventavamo le canzoni insieme le sere d'estate sul balconcino e cantarele a squarciagola! È così che si diventa tristi sapere che dovrai prenderti cura di te da sola,solo perchè ho accettato il fatto che non sei piu qui con me e per questo ripetevo sempre nella mia testa" tira fuori gli artigli e vai avanti", qualche volta ho guardato indietro ma solo per ricordarmi di tutte le cose che facevamo insieme e sono state le tue parole a darmi la forza di proseguire e affrontare tutto questo ... è solo grazie a te Papà manchi♡
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l-incantatrice · 2 years
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Commento che mi viene spontaneo quando su Tumblr leggo frasi scopiazzate da siti internet di poeti e scrittori che qualcuno cerca di spacciare per proprie 😂
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