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#raccoglitori
storiearcheostorie · 9 months
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ARCHEOSTUDI / Gli archeologi dell'Ateneo pisano sveleranno come i cacciatori-raccoglitori vissuti 8000 anni fa in Spagna si adattarono alla crisi climatica
ARCHEOSTUDI / Gli archeologi dell'Ateneo pisano sveleranno come i cacciatori-raccoglitori vissuti 8000 anni fa in Spagna si adattarono alla crisi climatica 👉𝐀𝐑𝐓𝐈𝐂𝐎𝐋𝐎 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐎 𝐒𝐔 Storie & Archeostorie
Il sito chiamato ‘PBM‘, situato a Sariñena (Huesca, Spagna). Nell’estate più rovente della storia, l’area semi-desertica di Los Monegros, in Spagna, ci restituisce una straordinaria storia di adattamento e sopravvivenza ai cambiamenti climatici avvenuti attorno al 6200 a.C. A ritrovarne le tracce, un’equipe di archeologi dell’Università di Pisa impegnati nel progetto “MesoHistories”, diretto da…
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abr · 7 months
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soy boy il consumatore ideale, passive, esiste solo per comprare, gode ad aver debiti (crede sian pasti gratis), gode quando lo trattano da servo (è il raccoglitore del gruppo dei cacciatori-raccoglitori).
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soggetto-smarrito · 6 months
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C'è una soffitta nella mia memoria.
È una zona di solitudine,
un mondo sospeso..
pieno di raccoglitori, di faldoni impolverati di ricordi.....
plichi ingialliti di spazi intimi.
libri di storie d'amore ormai finite.
appunti di rapporti interrotti.
cassetti stracolmi di relazioni desiderate e naufragate.
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E tutt'intorno paludi di infelicità.
È qui che passo le mie ore, sempre in bilico tra certezze e dubbi.
Mi crogiolo nella rilettura delle vicissitudini, ben sapendo che, è imperdonabile..
Rimaner soli..da soli.
soggetto smarrito
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mezzopieno-news · 21 days
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A MANTOVA I MOZZICONI DIVENTANO MATERIA PRIMA
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Mantova è il primo capoluogo in Italia a realizzare un programma per riciclare i mozziconi di sigaretta e per renderli utilizzabili per nuovi usi produttivi.
Il Comune di Mantova ha installato sul suo territorio i primi dieci raccoglitori Re-Cig, degli appositi contenitori che attivano un servizio di recupero dei filtri usati di sigaretta in conformità alle normative per la gestione dei residui di prodotti da fumo. Re-Cig è una start-up trentina ed è la prima e unica azienda autorizzata in Italia e in Europa ad aver ottenuto un brevetto per trasformare i mozziconi in un materiale plastico (acetato di cellulosa) utilizzabile per la produzione di nuovi oggetti. Il capoluogo lombardo è modello in Italia per un nuovo tipo di raccolta finalizzata al riciclo che trasforma i rifiuti in nuova materia prima riutilizzabile. Il materiale ottenuto dal riciclo dei mozziconi mantiene intatte le sue caratteristiche meccaniche, offrendo prestazioni paragonabili a quelle del materiale vergine. Il processo di trasformazione dei mozziconi di sigaretta in acetato di cellulosa si articola in quattro fasi: setacciatura, lavaggio, essiccazione e miscelazione termica e utilizza per la maggior parte dei processi acqua piovana recuperata mediante un sistema di stoccaggio delle acque raccolte dai tetti. La corrente impiegata è derivante interamente da fonti rinnovabili e tutto il procedimento ha un basso impatto ambientale, oltre a contribuire a rendere più pulita la città e a ridurre lo spreco in discarica.
I mozziconi di sigaretta sono una minaccia ambientale diffusa: contengono oltre 200 sostanze tossiche delle quali almeno 70 cancerogene.
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Fonte: Re-Cig; foto di Rupert Kittinger-Sereinig da Pixabay
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gregor-samsung · 3 months
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" Il 14 gennaio 1990 lasciai il Centro giovanile, dove vivevo e, zaino in spalla, mi incamminai per Korogocho. Fu la mia “discesa agli inferi”! Era la domenica del Battesimo di Gesù e celebrai con i pochi cristiani l’Eucaristia. Spiegai loro con il mio povero kiswahili (lingua ufficiale in Kenya) che avevo scelto proprio quel giorno perché avevo bisogno di essere battezzato da loro. Mi sentivo un piccolo-borghese che aveva necessità del battesimo degli impoveriti. Scelsi di vivere come tutti loro: in una baracca, mangiare quello che loro mangiavano, andare a comprarmi l’acqua con una tanica, vivere la loro realtà quotidiana, spesso violenta e drammatica. Persi subito i venti chili in più che noi occidentali accumuliamo. Soprattutto, gli orrori umani che incontravo mi facevano impazzire. Quante volte fui preso da un profondo sconforto, dal desiderio di sbattere la testa contro i muri della baracca! In quell'immensa distesa di lamiere che è Korogocho si palesava tutta l’assurdità del nostro mondo. Dai buchi della mia baracca potevo vedere i grattacieli di Nairobi, mentre a soli quattro chilometri da Korogocho c’è Muthaiga, la zona residenziale più bella e lussuosa della metropoli, con ville da sogno. Nairobi è una città nella quale, in pochi chilometri, si passa dal paradiso all'inferno. O meglio agli inferi: ce ne sono tanti in quell'area! Il più terribile, forse, sorge a fianco della baraccopoli: l’enorme e spaventosa discarica di Dandora, dove arrivano i rifiuti dei ricchi della capitale, per l’esattezza i rifiuti dei rifiuti; vi lavorano migliaia di persone chiamate “scavengers” (i raccoglitori di rifiuti).
Un giorno, mentre camminavo fra le baracche, fui bloccato da un uomo della discarica, un “gigante” che mi guardò dall'alto in basso: «Muthungu» (bianco), mi disse, «sei il primo bianco che ha avuto il coraggio di vivere qui. Ma chi siamo noi che non ti degni neanche di venire a trovarci?». «È da poco che sono arrivato qui,» gli risposi, «ma hai ragione! Domani, sarò da voi!» Quella sera una delegazione di cristiani venne a trovarmi. Erano visibilmente preoccupati: «Padre, abbiamo saputo che domani vuoi andare in discarica. Non puoi andarci, quelli sono criminali. Ti ammazzano». Restai qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole: «Io non sono venuto a Korogocho per i santi,» risposi, «ma per i criminali». L’indomani presi lo zaino e mi incamminai. Arrivato in cima alla collina, fui accolto da uno stormo di avvoltoi, davanti a me si spalancò uno spettacolo infernale: un’immensa spianata con montagne di immondizie, ovunque fuochi, centinaia di scavengers: uomini e donne di ogni età, anziani e bambini… Fui preso dal terrore, il primo istinto fu quello di scappare. Per fortuna vidi quel gigante che mi aveva sfidato ad andare in discarica, Jeremias. Gli corsi incontro, quasi per cercare protezione. Quando mi vide, mi guardò con un sorriso ironico: «Muthungu, non pensavo che voi bianchi manteneste le vostre promesse!». "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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nusta · 3 months
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Segnalato da una amica, appena finito di ascoltare mentre cucinavo, perfetto sottofondo! Mi permetto solo di dissentire sul termine "parassitario" per definire il rapporto dei cacciatori/raccoglitori con la natura, perché in realtà ci sono testimonianze di modifiche ambientali rilevanti anche da parte di chi pratica caccia e raccolta, ma vabbè, sono dettagli da fissata XD
Per il resto, conoscevo già la maggior parte di queste storie da quando le lezioni di Massimo Montanari mi fecero appassionare a questi argomenti 20 anni fa, fino a concludere gli studi con una tesi sui divieti alimentari, in cui ho citato pure il bellissimo aneddoto del cous cous coi tortellini: chiudeva "Eccessi di culture", ma Aime ne ha parlato anche quando c'è stato il "caso" dei tortellini di pollo a Bologna e onestamente credo che sia davvero una metafora perfetta!
È sempre bello sentire un discorso coerente fatto da un esperto, sul cibo si sentono dire troppe stupidaggini, c'è proprio bisogno di controbilanciare ^_^
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the-entangler · 7 months
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[Tuber Love&War]
“Da sempre nella storia dell’umanità i tartufi sono stati associati al sesso. In molte lingue, la parola usata per tartufo è traducibile con «testicoli», come nel castigliano antico turmas de tierra, «testicoli di terra». I tartufi si sono evoluti per far perdere la testa agli animali, perché è da questi ultimi che dipende la loro esistenza.
[…]
In Francia, Sant’Antonio Abate è considerato il patrono dei tartufi e in onore di questi funghi viene anche celebrata una messa. Ma le preghiere possono fare ben poco per fermare i furbi. Tartufi scadenti vengono colorati o aromatizzati artificialmente e fatti passare per i loro cugini di maggior valore. I bracconieri prendono di mira i boschi più rinomati; cani addestrati che valgono migliaia di euro vengono rubati, oppure uccisi, da raccoglitori rivali con polpette di carne avvelenata. Nel 2010, un tartuficoltore francese, Laurent Rambaud, ammazzò con un colpo di arma da fuoco un ladro di tartufi che aveva sorpreso nottetempo nei suoi campi, mentre era di pattuglia. Dopo il suo arresto, duecentocinquanta persone, furiose per l’aumento dei furti di tartufi e cani, manifestarono per sostenere il suo diritto di difendere il raccolto. Il vicepresidente dell’associazione dei tartuficoltori del Tricastin dichiarò a «La Provence» di aver più volte avvertito i suoi soci a non girare armati per i campi perché: «La tentazione di sparare è troppo forte».”
- Merlin Sheldrake, How Fungi Make Our Worlds, Change Our Minds and Shape Our Futures (2020)
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miniatdetective · 10 months
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Fermata a Snohomish ツ
La città di Snohomish si trova alla confluenza del fiume Pilchuck con il fiume Snohomish. 
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I primi coloni dell'area furono gli Sdohobsh, pescatori, cacciatori e raccoglitori nativi americani che erano una suddivisione della tribù dei nativi americani di lingua Snohomish Lushootseed. 
Nel 1855, i membri della tribù Snohomish erano presenti a Mukilteo per firmare il Trattato di Point Elliott. 
Lo scopo del trattato era risolvere le controversie sulla terra in cui nativi e coloni erano immediatamente adiacenti l'uno all'altro e risolvere altre questioni con i nativi americani. Il trattato prevedeva l'istituzione di quattro riserve. Quando i coloni bianchi iniziarono ad arrivare alla confluenza dei fiumi Snohomish e Pilchuck alla fine del 1850, la maggior parte dei nativi americani si era trasferita nella riserva di Tulalip vicino a Marysville.
I primi coloni bianchi in quella che oggi è la città di Snohomish includevano Heil Barnes e Edson Cady: il loro obiettivo era stabilire un insediamento alla foce del fiume Pilchuck, dove sfocia nel fiume Snohomish. 
Cady rivendicò la sua terra e chiese un permesso postale per Cadyville. Nel frattempo, Barnes rivendicava Emory C. Ferguson proprio accanto a quella di Cady; nel 1859, fece spedire un cottage in barca da Steilacoom alla terra rivendicata e lo rimontò per l'uso di Ferguson. Quel cottage è ancora in piedi. Ferguson arrivò un anno dopo, nel marzo/aprile 1860, e stabilì un mercantile a Cadyville.
Con l'arrivo di più coloni nella regione, la contea di Snohomish fu fondata il 14 gennaio 1861. Il primo capoluogo della contea fu Mukilteo, ma nel luglio 1861 fu trasferito a Cadyville dopo un voto popolare.
Woodbury Sinclair acquistò la quota di Cady nel 1864 con l'intenzione di aprire un negozio a sostegno della fiorente industria del legname della zona. Quando sua moglie, Mary Low Sinclair, arrivò a Cadyville il 1 maggio 1865, divenne la prima donna bianca residente permanente di Cadyville. 
Nel 1871, Ferguson avanzò la sua affermazione dando un numero alle strade che correvano da est a ovest e una lettera ai viali nord-sud; un anno dopo, Mary e Woodbury Sinclair firmarono il reclamo che avevano acquistato da Cady, e diedero un nome ai viali dopo gli alberi.
Cadyville divenne nota come Snohomish nel 1871, quando il plat di Snohomish City Western Part si unì alla rivendicazione orientale di Ferguson con la rivendicazione occidentale di Sinclair a Union Avenue. Ferguson è spesso chiamato il padre di Snohomish mentre Mary Low Sinclair è ricordata come la madre delle scuole di Snohomish.
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Originariamente, Snohomish fu fondata per sostenere la comunità agricola circostante, ma presto divenne anche una città di disboscamento a causa delle fitte foreste di Douglas Firs della zona. 
I fratelli Alanson, Elhanan e Hyrcanus Blackman migrarono a Snohomish dal Maine e stabilirono il loro primo campo di disboscamento nel 1875 su quello che allora era chiamato Stillaguamish Lake, ora è noto come Blackmans Lake. 
Hyrcanus divenne il primo sindaco della città dopo un'elezione speciale nel giugno 1890 per incorporare la nuova città (tuttavia, cinque mesi dopo, durante le elezioni generali di novembre, Ferguson fu eletto primo sindaco a tempo pieno di Snohomish). La prima segheria di Snohomish iniziò le sue operazioni sul fiume Pilchuck nel 1876. Nel 1878, i Blackman aprirono la loro segheria che si trovava sul fiume Snohomish. 
Nel 1884, 700 persone chiamarono Snohomish casa: c'erano un tribunale, un edificio scolastico, sei saloon e una chiesa in città. 
La stazione ferroviaria di Snohomish fu costruita nel 1888. Il primo treno ad arrivare in città fu un treno Seattle, Lake Shore & Eastern Railway. L'illuminazione elettrica seguì l'arrivo del primo treno nel 1889. Nel 1893, fu completata la Great Northern Railway da St. Paul a Seattle, inclusa una fermata a Snohomish.
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Nel 1897, il capoluogo della contea si trasferì a Everett dopo un'elezione contestata.
Intorno alla fine del secolo, l'economia di Snohomish si è diversificata per includere l'industria conserviera, poiché il suolo e il clima dell'area sono ideali per la coltivazione di frutta.
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Una Carnegie Library fu costruita nel 1910 sul sito di una scuola con una sola stanza in Cedar Avenue. Il Carnegie Building esiste ancora, anche se non ospita più la biblioteca; è l'edificio pubblico più antico della città.
Nel 1911, molti degli edifici di First Street furono distrutti da un incendio che si estese lungo le Avenue B e C; furono in gran parte sostituiti da edifici in mattoni e muratura.
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Uno dei maggiori datori di lavoro, all'inizio di Snohomish, era la Bickford Ford in First Street, fondata da Lawrence Bickford nel 1934. La concessionaria è ancora aperta e a conduzione familiare, sebbene si sia trasferita dal distretto storico di Snohomish a Bickford Avenue all'estremità settentrionale della città. 
Snohomish apprezza e celebra la sua storia attraverso vari gruppi dedicati alla conservazione del suo patrimonio e del suo carattere unico. Negli anni '60 c'è stata una spinta per preservare il carattere storico di Snohomish e per incoraggiare la vitalità commerciale dell'Historic Business District. La Snohomish Historical Society è stata fondata nel 1969 e ha sede presso il Blackman House Museum, la vecchia casa di Hyrcanus Blackman. Il legname locale, il primo lavorato dai Blackman, fu utilizzato per costruire la casa nel 1878.  
Nel 1973, Snohomish è stata la prima città della contea ad approvare un'ordinanza che istituisce un distretto storico, che è elencato nel registro nazionale dei luoghi storici. Il quartiere storico è un'area di 26 isolati lungo il fiume Snohomish, contenente un mix di usi commerciali e residenziali. Il Design Review Board della città di Snohomish, un organo consultivo, è stato creato nel 1979 per garantire che lo sviluppo nel distretto storico sia coerente con gli standard storici stabiliti. 
Historic Downtown Snohomish, fondata nel 2004, è un'organizzazione senza scopo di lucro di volontari e aziende che lavorano per promuovere, preservare e migliorare il quartiere degli affari del centro storico della città.
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ypsilonzeta1 · 11 months
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Mi fanno male le vite degli altri. Cincischio anch’io a testa in giù, dentro a tutti i raccoglitori di abiti usati e nei cestini dei rifiuti tasto anch’io, mi affaccio sullo scarto, con perizia, riverisco l’immondizia di questo mondo e fanno male tutti i colori, i calzettoni dismessi, i cartoncini, i mozziconi, l’unto sulla carta dei grissini di noi umani; mi fa male la zampa zoppa dei cani e il ludibrio dei baffi tagliati ai gatti; mi fanno male le ali impigliate alle reti e ai fili spinati, che male i topi; mi fa male la bimba sgridata per strada alla mercé dell’umano consorzio, la viva e memoranda umiliazione mi fa male, mi fa male l’ospedale e un’ambulanza parcheggiata per il fortuito fato di un altro disgraziato; mi fa male ogni vecchiezza, vecchiume e che male che fa l’ignara giovinezza. È una ferita la folla e anche la mia sanguina in cima come un punto inutile di altri malanni: soffio via il luridume, il terriccio, lascio che sgorghi sopra acqua corrente a fiotti di convincimenti: tornare qui, nel piccolo, nel respiro, metterci il sole metterci che sono viva e per un po’ guarire il male del mondo, ma il mio no, finché non viene una e mi assomiglia e le fa male la mia vita e io sono l’altra, quella guarita.
Beatrice Zerbini
Beatrice Zerbini - In comode rate - Poesie ed Eventuali
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abatelunare · 1 year
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Strumenti si fa per dire
Doverosa premessa. Io i DVD li tengo in una serie di raccoglitori appositi. Ho numerato ciascun raccoglitore. E ne ho affidato il contenuto a un file Word in cui le pagine sono divise in due colonne. L’ho fatto per risparmiare spazio. E per non avere un testo interminabile. Bene, ieri sera questo file è impazzito. Da una certa pagina in poi mi ha cambiato carattere e interlinea. Complicando la possibilità di passare da una pagina all’altra con i tasti Pag. Non sto a dirvi delle mie imprecazioni a sfondo squisitamente blasfemo. Tanto meno del tempo che ci ho perso, andando a dormire più tardi di quanto mi fosse lecito. Però l’ho risolta. Mi è toccato aprire il file balengo con Open Office. Ho normalizzato la formattazione impazzita, salvando un nuovo file in formato odt. Dopo di che, ho salvato il nuovo file in un formato docx. Non so se vi fosse un modo più semplice per sistemare la situazione. Per me è già tanto se ho trovato questo.
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aitan · 2 years
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Dite che il frutto non cade mai lontano dall’albero. Ma questo vale solo se ipotizziamo l’esistenza di un mondo platonico e iperuranio fatto solo di alberi da frutta e nulla più. Tipo il giardino dell’Eden prima dei giorni che precedono la creazione.
Nella realtà dei fatti ci può essere sempre un agente esterno che prende o strappa il frutto dal ramo e lo porta lontano o molto lontano da dove può arrivare l’ombra del fusto e delle fronde. Nel bene e nel male esistono i venti, le tempeste, i colpi di mazza che abbacchiano i rami, i raccoglitori che riempiono i cesti, i Newton sotto gli alberi di mele, i corvi che mangiano bacche ancora attaccate al loro cordone ombelicale, un viandante che solleva il braccio e raccoglie l’albicocca dall’albero prima ancora che sia pronta e matura, le castagne che cadono nel fiume e vengono trasportate dalla corrente, un bambino che dà un calcio a una pesca e la scaraventa lontano ancor prima che entri a contatto col suolo circostante, la giovane donna che prende al volo una pera che cade dal ramo e la addenta mentre si allontana dal frutteto. Le variabili sono tante e tendenti all’infinito. E voi venite a dirmi che un frutto non cade mai lontano dall’albero. La verità, vi prego, sui frutti e le molteplici possibilità del cadere!
[...]
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storiearcheostorie · 1 year
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ARCHEOSTUDI / I popoli preistorici sopravvissuti all'ultima Era Glaciale? Si estinsero in Italia
#ARCHEOLOGIA #STUDI / I popoli preistorici sopravvissuti all'ultima Era Glaciale? Si estinsero in Italia: lo rivela uno studio internazionale pubblicato su #Nature @Nature | @UNI_FIRENZE | @UniPadova | @Unibo | @unipisa | @unisiena | @unipa_it | @univca
Ricostruzione di un cacciatore-raccoglitore associato alla cultura gravettiana (32.000-24.000 anni fa), ispirata ai reperti archeologici del sito di Arene Candide (Italia) (foto: Tom Bjoerklund) Con il più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai realizzato, un gruppo di ricerca internazionale, a cui ha partecipato l’Università di Firenze, ha riscritto la storia…
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corsiva-mente · 11 months
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Ne sanno qualcosa avvocati divorzisti, investigatori privati, terapeuti, ex ministri, sviluppatori di app di incontri e anche antropologi, che ci ricordano come quella del tradimento non sia una categoria naturale ma culturale, ovvero creata dagli uomini in un momento ben preciso della storia della specie: quello in cui si è affermata la famiglia nucleare monogamica, e di conseguenza si è stabilito che alcuni rapporti sessuali consensuali fossero leciti e altri no. Più o meno 10mila anni fa, quindi, quando le società di cacciatori-raccoglitori hanno scoperto l’agricoltura e dunque hanno inventato un’altra astrazione destinata a causare parecchi mal di pancia: la proprietà. La trasmissione ereditaria delle terre richiedeva la certezza dell’identità della prole, e questa a quanto pare è la ben poco romantica ragione per cui ancora oggi molti di noi dedicano una buona parte delle proprie migliori energie a cercare l’anima gemella, un’auto familiare e un trilocale spazioso. Forse è per via di questo legame archetipico con la monogamia, e del suo valore fondante e monetizzabile per la nostra organizzazione sociale, che il buon vecchio tradimento è ancora oggi uno dei pochi comportamenti affettivi e sessuali che percepiamo come realmente trasgressivi.
Stefano Piri
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stranomavero · 1 year
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Io su Vinted non riesco a vendere un cavolo comunque... non mi conviene abbassare ulteriormente i prezzi perché a quel punto è solo perdita di tempo e sbatta per andare a spedirli, mi conviene metterli nei raccoglitori della caritas.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "Autobiografia del Blu di Prussia" di Ennio Flaiano.
«Se in un quadro i cattivi umori del pittore, le sue torbide malinconie, i suoi errori, le sue sfrenate ambizioni condensano e s’esprimono, state certi che là, in quel punto, troverete la mia ombra, l’ombra del Blu». Flaiano scrive i testi – racconti, apologhi, stralci di cronaca, epigrammi – che formano questa composita raccolta con la stessa livida cromia, e li tramuta in autobiografia indiretta. Descrive luoghi dell’Abruzzo natio in cui la desolazione è profondamente radicata e figure che, su quei fondali, paiono inesorabilmente votate all’autodistruzione: come l’intellettuale romantico e decadente che sospende un’assunzione fatale di veronal solo per la momentanea fioritura di una rosa, o il giovane, ultimo di sei fratelli, cui la famiglia non perde occasione di rinfacciare il suo status di indesiderato, di nato «a tavola sparecchiata». E quando, nel più lungo di questi racconti, Flaiano rievoca la vicenda di uno zio prete, don Oreste, la narrazione affonda ancor più tra quelle rocce scarne, dove «i cattivi umori della terra cristallizzano» e generano quel blu di Prussia «velenoso, sordido, intelligente e pieno di rancori sociali». Ma sarebbe strano se questo brulichio di volti ignoti e misconosciuti non celasse fisionomie storiche: le troviamo nella luce autunnale di una Roma così toccata dalla grazia da far dire a Vincenzo Cardarelli, appena uscito dal cinema, che «con un cielo simile si può rinviare un suicidio».
Si tratta di una raccolta di racconti, apologhi, stralci di cronaca, epigrammi, divisa in tre parti (la prima è quella che conferisce il titolo al libro). In appendice al testo vengono anche riprodotti in facsimile alcuni “schizzi” dello stesso Flaiano di opere da fare.
Dopo la morte di Flaiano i suoi libri postumi si sono succeduti con frequenza: scrisse tantissimo, ma di romanzi ne diede alle stampe soltanto uno, perciò tutto il resto è composto da racconti, aforismi, articoli etc. "Autobiografia del Blu di Prussia" fu il primo libro pubblicato postumo, in prima edizione da Rizzoli nel 1974 e come ci racconta Cesare Garboli che l’ha redatto (o meglio dire composto), buona parte del materiale era stato scelto dall'autore. In pratica alla sua morte, la vedova ha aperto le porte dello studio e lì, ben disposti in diversi raccoglitori, Flaiano aveva lasciato una sorta di resoconto del proprio lavoro, catalogando quanto pubblicato mentre il resto era stato ordinato. Ennio Flaiano (1910 – 1972) è stato uno sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico teatrale e cinematografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per “Oggi”, “Il Mondo”, il “Corriere della Sera” e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei suoi più celebri film, tra i quali “La strada”, “La dolce vita”e ”8½”. Fine e ironico moralista, ma anche acre e tragico al tempo stesso, produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un'originale vena satirica e un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi, molti dei quali ancora di uso comune. Fu il primo vincitore del premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso romanzo, “Tempo di uccidere”. Alla sua memoria, nel 1974, gli è stato dedicato il Premio Flaiano, il concorso più importante per soggettisti e sceneggiatori del cinema. La manifestazione si svolge ogni anno nella sua città natale, Pescara, che, dopo la sua morte, gli ha intitolato una strada nel centro storico e l'omonimo ponte sul fiume Pescara.
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bicheco · 2 years
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Black music
Lo sapete che "I wanna be your slave" dei Maneskin è ispirata a un vecchio canto gospel dei raccoglitori di cotone in Alabama?
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