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#musica di meditazione
calmomilla · 3 months
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ginogirolimoni · 4 months
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Amo moltissimo Battiato come musicista e compositore, lo amo anche come regista e pittore; l'aspetto della sua vita che amavi di meno era quello spirituale e mistico.
Poi ad un certo punto mi sono reso conto che molto probabilmente le due cose erano intrecciate fra di loro, non avrebbe potuto creare quella musica celestiale, trovare quelle parole cariche di intensità, cantare con quella voce indimenticabile, se non avesse raggiunto quei livelli di spiritualità e di profondità interiore.
Di solito un musicista, un cantautore, un compositore, un artista, riescono a creare due o tre album straordinari, pochi capolavori assoluti, e per il resto vivono del successo raggiunto e di mestiere.
Per creare album uno più bello dell'altro, in successione progressiva, devi essere in continua crescita interiore, devi cambiar pelle in continuazione pur rimanendo te stesso.
Quando ho accettato di cambiare a mia volta, anche se con strumenti diversi (lui con la meditazione e l'ascesi, io con la psicoanalisi), ho capito il fervore che lo ha animato per tutta la vita e che l'esploratore più ardimentoso e incosciente è quello che esplora la propria interiorità.
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kon-igi · 21 days
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I GIAPPONESI, MEDIAMENTE, STANNO MALE MA LA SANNO LUNGA (cit.)
Ieri, oltre ad aver sistemato il problema al motore del mio fuoristrada appiccicando dello scotch davanti alla spia del guasto (si chiama Metodo Vorace Bestia Bugblatta di Traal), un tamblero ungherese mi ha suggerito di fare un upgrade e coprire i gemiti del motore ascoltando la musica a tutto volume (il mio motore emetteva gemiti? Non lo so... avevo la musica a tutto volume!)
Fatto sta che in un impeto di autolesionismo estremo, su youtube scelgo un collage della durata di 60 minuti - il tempo del viaggio di ritorno a casa senza fare i tornanti in derapata, sia mai che i gemiti del motore coprissero la musica - dicevo, un collage di tutte le sigle dei cartoni animati anni '70-'80, quindi Cristina D'Avena esclusa.
Ora, può darsi che i miei gusti musicali siano pessimi (lo sono) e che io abbia la sindrome di Munchausen a Stoccolma (mi avveleno da solo con cose che mi hanno reso psicodipendente da bambino) però è stato un viaggio davvero molto... istruttivo (che fatica non aver messo la D) perché mi sono reso conto che oggi i bambini non possono avere ciò di cui è stato fatto dono a chi guardava i cartoni animati sulle tv regionali.
Il trauma psicofisico di una violenza televisiva gratuita e improvvisa senza la minima censura o il minimo controllo della società.
E non sto parlando di Goku che frugava nelle mutande di Bulma chiedendosi cosa fosse quella cosa ma robe tipo Ninja Kamui, Kyashan o Judo Boy che AMMAZZAVANO DI BRUTTO LA GENTE CON TANTO DI TORTURA E SCHIZZI DI SANGUE.
Voglio dire, l'Uomo Tigre crepava di mazzate i suoi avversari ma non modello Goku Super Sayan AAAAAAAAHHHHHH!!!!... una roba più tipo il poliziotto preso a rasoiate in Pulp Fiction
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E cosa dire di Bem il Mostro Umano?
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Cioè, non lo so... 'umano' perché lui dava solo bastonate, mentre i cattivi cavavano occhi, evisceravano pance e torturavano bambini. Letteralmente.
Ho in mente questa scena in cui Ninja Kamui sta meditando su un albero (?!) e a poca distanza da lui un brigante cattura una donna e le taglia la gola con un coltello... uno schizzo di sangue della vittima imbratta il volto del protagonista ma il narratore afferma subito che lo stato di meditazione del ninja era così profondo che lui non poteva accorgersene.
Avevo 9 anni.
In genere, però, anche nelle serie più kid-friendly c'era questo sottile filo di sado-masochismo per cui ok che il/la protagonista trionfava ma per riuscirci dovevano SOFFRIRE VISTOSAMENTE, preferibilmente assistendo alla morte atroce di parenti o amici di infanzia e subendo torture da Guantanamo (spesso autoinflitte, per quella storia di Nietzsche temo un po' sfuggita di mano al mangaka).
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Comunque - e qua so di citare un cosa praticamente irraggiungibile conoscitivamente dalla maggior parte di voi - la cosa che ancora adesso mi mette più angoscia è il ricordo di Madame Butterfly che durante gli allenamenti fa espodere con furia le palline da tennis contro al muro.
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Poi sono arrivati il MOIGE e il CODACONS, quindi ora i bambini vivono in uno stato di dissociazione mentale dovuto ai buchi di trama per i tagli censori e alle cugine assolutamente non lesbiche di Sailor Moon.
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intotheclash · 3 months
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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gcorvetti · 27 days
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Emozioni forti.
Come ho scritto oggi, ed è raro che faccio due post nello stesso giorno, sono andato a Milo, paese dove abitava fino alla dipartita Franco Battiato, oggi che sarebbe stato il suo 79esimo compleanno. Ma aveva una casa anche Lucio Dalla, innamorato del paesaggio e della tranquillità del posto. Il paese ha voluto rendere omaggio ai due artisti commissionando una statua ad uno scultore, di cui ho letto il nome ma che non mi ricordo (abbiate pazienza l'età). Arrivato e sceso dall'auto mi è subito venuto addosso un brano di Franco, si proprio così, il comune ha una cassa da dove escono i brani uno dopo l'altro, sarà per il fatto del compleanno, poi immerso in questa atmosfera magica tra musica e panorama mozzafiato è facile farsi prendere dall'emozione e sono restato due ore, ho anche mangiato e preso il caffè, ad ascoltare e gironzolare intorno alla statua ma anche al paese, molto bello anche se il tempo era nuvoloso e a tratti fresco, se il sole veniva coperto, ma tutto sommato si stava bene. Alcuni scatti, personalmente trovo la faccia di Battiato troppo seria, lui era uno molto ilare, va bè.
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Poi quando ho deciso che era stato abbastanza e l'orario era ancora presto ho pensato scendo ad Aci Trezza, ma si mi vado a prendere una granita, tanto cosa ho da fare di così importante, niente. Mangiata sta granita (alle mandorle) e fatto meditazione tra gli scogli, ho pensato che era ora di chiudere un cerchio, lasciare andare quel passato se pur bello, volendo vedere che fine ha fatto la casa dove abitavo, si perché nella mia vita ho abitato 3 anni ad Aci Trezza (con tanto di residenza) dal 93 al 96, mi sono avvicinato alla salita, perché venivo dalla scogliera, con circospezione come fanno i gatti quando sono diffidenti e da lontano ho notato che è stato costruito un balcone dove io di solito mettevo il vespone e dove c'era questa grande porta a tre ante, la porta c'è ancora. Seduto sul questo balconcino c'era un signore anziano, mi sono fermato a qualche metro e l'ho salutato "Salve", lui "Salve" ed è tornato al suo foglio di carta. Va bè la faccio breve, gli ho detto che io abitavo la e da li in poi è iniziato un dialogo meraviglioso con sto vecchietto sia sulla casa che sulla mia vita, era curioso cosa ho fatto, nel frattempo è arrivata la figlia e lui tutto contento le fa "Oh, non ricordo il nome, lui abitava qua, sai", quindi la discussione si è inerpicata nelle persone che conoscevamo e che popolavano il vicolo soprattutto d'estate, tutto coincideva, è stato bellissimo. La casa era di mio nonno e quando lui morì venne venduta e i proprietari la divisero in due, il vecchietto, Sergio, è in affitto. Adesso è difficile riavvolgere il nastro e scrivere tutte le cose che ci siamo detti, però è stato bellissimo, anche ora che lo scrivo sento quella gioia, è stata una giornata di emozioni continue, l'ho salutato con la promessa che gli manderò una cartolina dall'Estonia, tanto l'indirizzo lo so, e lui e la figlia quasi piangevano, quando mai un estraneo arrivato dal nulla è così gentile e poi chi manda più cartoline? Io lo farò di sicuro. Quindi vi lascio con un brano del Sommo Franco e parte del testo
"...L'impero della musica è giunto fino a noi Carico di menzogne Mandiamoli in pensione i direttori artistici Gli addetti alla cultura E non è colpa mia se esistono spettacoli Con fumi e raggi laser Se le pedane sono piene Di scemi che si muovono..."
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lunamagicablu · 8 months
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«Il viaggio è eterno; non pensare mai che il pellegrinaggio termini da qualche parte. Ti liberi da una cosa e subito vedi qualcos’altro che ti sta aspettando. Sei di nuovo prigioniero e, quando torni libero, trovi qualcosa di ancora più sottile, che non avevi mai visto prima. La mente è come una cipolla: contiene strati su strati. Perché sprecare tempo? Limitati a trascenderla. Anni e anni di psicanalisi e l’uomo è sempre lo stesso: non è cambiato nulla. Viceversa, basta un piccolo sforzo verso la meditazione… e la meditazione non è altro che un passo per uscire dalla mente. Lasciati la mente alle spalle: non c’è bisogno di sbucciarne tutti i livelli. Tu non sei la mente, così come non sei il corpo. Tu sei parte di una vita immortale. Il tuo corpo e la tua mente sono centrati su un falso io. Man mano che trascendi l’io, scopri improvvisamente un cielo senza limiti. Qualcuno lo ha chiamato Dio, qualcun altro Brahma, ma il termine migliore l’hanno usato Mahavira e Gautama il Buddha: moksha. Moksha vuol dire “libertà totale”: libertà da ciò che ti rende cieco, libertà da ciò che è falso, libertà da ciò che morirà. E quando ti liberi da tutto ciò che è falso e mortale, immediatamente si apriranno per te le porte dell’immortalità. I Veda vi hanno dichiarato amritasya putrah: figli e figlie dell’immortalità. E, fatta eccezione per la meditazione, non è mai esistita e non esisterà mai altra via. Coloro che si lasciano sfuggire la meditazione mancano l’intera danza della vita. Io spero che nessuno si lasci sfuggire quella danza, quel canto, quella musica dell’eternità». Osho art by_fan1ks_ ******************** «The journey is eternal; never think that the pilgrimage ends somewhere. You free yourself from one thing and immediately you see something else waiting for you. You're a prisoner again, and when you're free, you find something even more subtle than you've ever seen before. The mind is like an onion: it contains layers upon layers. Why waste time? Just transcend it. Years and years of psychoanalysis and the man is still the same: nothing has changed. Conversely, a little effort towards meditation is enough… and meditation is nothing but a step out of the mind. Leave your mind behind – no need to peel all layers of it. You are not the mind, just as you are not the body. You are part of an immortal life. Your body and mind are centered on a false self. As you transcend the self, you suddenly discover a limitless sky. Someone called him God, someone else Brahma, but the best term was used by Mahavira and Gautama the Buddha: moksha. Moksha means "total freedom": freedom from what blinds you, freedom from what is false, freedom from what will die. And when you free yourself from all that is false and mortal, the gates of immortality will immediately open for you. The Vedas have declared you amritasya putrah: sons and daughters of immortality. And, except for meditation, there has never been and never will be any other way. Those who miss meditation miss the entire dance of life. I hope no one misses out on that dance, that song, that music of eternity." Osho art by_fan1ks_
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susieporta · 6 months
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Ecco un po' di balsamo per l'ansia esistenziale:
Riposati. Riposa in Presenza. Lascia che tutti i pensieri vadano e vengono (tanto andranno e vengono). Pensieri su te stesso e sul mondo. Pensieri sul fatto che la realtà sia "veramente reale". Pensieri sui pensieri. Pensieri sul solipsismo, nichilismo, nondualità. Pensieri sul passato e sul futuro. Pensieri sulla morte e sulla morte.
Lasciateli tutti, lasciateli venire, lasciateli tutti, lasciateli andare tutti. Sono solo pensieri e pensieri sono sicuri e i pensieri non sono realtà.
Lascia che tutte le sensazioni, tutti i suoni, tutte le percezioni, tutti i pensieri, vadano e vengono nella tua consapevolezza, momento per momento. Questa è meditazione. Non giudicarli e non aggrapparti, non allontanarli e non cercare di capire. Sii, respira, guarda tutta questa vita muoversi.
Noterete presto qualcosa di fantastico. In mezzo a tutto questo andare e venire, a tutti questi dubbi, a tutta questa ansia esistenziale, a tutti questi pensieri e conclusioni e meraviglie, a tutta la gioia e il dolore e la paura e la noia della vita, c'è una cosa che non va e viene, una cosa che non è una cosa, una cosa cosa che rimane totalmente presente, immutabile, riposante e conosciuta, più intimamente conosciuta di qualsiasi cosa possa essere mai conosciuta:
Tu. Sei il principio immutato in mezzo a tutto questo cambiamento. E dentro il tuo abbraccio infinito, tutti i pensieri sul fatto che la realtà sia reale o meno, se siamo o meno in una specie di Matrix, se il mondo è falso o meno, o un'illusione, o un sogno, o una cospirazione diabolica, tutti questi pensieri vanno e vengono.
Non importa se il mondo è un'illusione o no. Non importa se è tutto un sogno. Non importa se è tutto finto. Non importa, tutte queste idee geniali non contano affatto. Scioccante, lo so, ma vero.
Alzati. Tu "tagli la legna e porti l'acqua", come si dice nello zen. Metti su il bollitore. Esci per una passeggiata e senti il sole sul viso, la brezza pomeridiana sulla guancia. Parli con un amico o no. Ascolti un po' di musica e questa ti tocca nel profondo, oppure no. Ti chiedi dell'esistenza, o no. Ridi o piangi o cadi a terra in gratitudine. Oppure no.
Vivi la tua giornata. Reale o irreale, illusorio o no, non importa. Sotto lo strato di pensiero, concetto, immagine, conclusione e dubbio, c'è l'indicibile Mistero di te, della vita stessa, completa, piena e intera e splendente.
Solipsismo o no, nondualità o no, Matrix o cospirazione gigante o delirio o no, senza senso o significativo o nessuna delle due, ecco cos'è: una tazza di tè con un amico. Guardando negli occhi una persona cara. Passeggiata in città per comprare il pane. O stare seduti silenziosamente, guardando il respiro salire e cadere, guardando il pensiero più complesso o spaventoso o contorto salire e cadere, guardando l'ascesa e la caduta dell'emozione, guardarsi interrogarsi su tutto questo, perdersi o no, farsi prendere dalla mente o no. Ma andare avanti con la tua giornata. Essere assorbito dalla tua giornata, e lasciare che la giornata ti assorbi. Arrendersi ai momenti. Questa è vera meditazione. Seguendo i tuoi piedi.
Ecco la cura per l'angoscia esistenziale, allora: smetti di pensarci, anzi, lascia che la mente ci pensi tutto quello che vuole, mentre tu riposi, e vivi la tua giornata, accontentati della consapevolezza che non hai bisogno affatto delle risposte, e innamorati dell'immenso Sconosciuto, sprofondare nel Mistero, andare dove vanno i tuoi piedi, come facevi da bambino.
- Jeff Foster
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milleniumbrigante · 8 months
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La Repubblica del Silenzio
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Ho conosciuto Asia (@ninivenemesis) online un po’ di tempo fa. Lei è lombarda, io pugliese, ma se potessimo figurarci la suddivisione animica dell’umanità in due placche di Terra spaccate, io e lei sappiamo che abiteremmo sulla stessa.
Mi ha detto che sarebbe scesa in Lucania insieme a Giacomo Castana (@prospettive.vegetali) per il Naturalmente Tecnologici festival, a Bosco Coste, Grottole. Non sono una frequentatrice di queste formalizzazioni di incontri, ma Giacomo avrebbe portato, assieme ai suoi racconti, i suoi strumenti per dar voce all’energia delle piante. Volevo fare qualcosa di bello insieme ai miei fratelli, uno studioso di scienze naturali, l’altra di musica e percussioni. Mi è sembrata un’ottima idea.
Il festival si è rivelato una sorpresa anche per l’incontro con Anna Albanese, che ha portato alla luce la storia di Michele Mulieri, già raccontato nelle pagine di Rocco Scotellaro, e della sua Repubblica dei Piani Sottani. Anna, in quanto lucana e laureata in Storia e Civiltà Europee, ha recuperato i testi andati perduti del Mulieri e della sua repubblica autonoma che non vedo l’ora di leggere nel dettaglio, perché il racconto della sua personalità, tra l’anarchico assoluto e il piùcchecittadino, ha subito risuonato con la mia attitudine e le mie domande/risposte su come vivere e far vivere questa terra che già dal 1950 - tra conseguenze della riforma agraria, asprezza del territorio, inadempienza delle amministrazioni - sembra tornare sempre più o meno sui soliti punti critici: difficoltà di impresa, polarizzazione sociale, sfruttamento del territorio, esportazione della forza lavoro, necessità di protezione, e quindi, di indipendenza.
Ne è conseguito un dibattito spontaneo con i partecipanti, tutti già sintonizzati sulle stesse frequenza, riguardo una serie di temi correlati alla storia di Mulieri che spaziano tra passato e presente, dal brigantaggio postuintario, all’illusione del mito borbonico, alla figura di Carmine Crocco, alla ricorrente domanda sul senso di attingere o meno ai fondi regionali, statali ed europei, che Mulieri ha affrontato prima di noi, e per noi deve essere un punto di partenza.
Ecco perché il Mulieri mi è già d’ispirazione, e spero di poter portare a frutto questa ricerca anche per voi che mi leggete, perché lo sia anche per voi. Non provo tensione per una risposta, perché il silenzio che ho vissuto nel resto del giorno mi ha ricordato che processo è sempre più rilevante del successo. Riconoscere che i propri obiettivi siano parte di un puzzle più grande della propria linea temporale assegnata, e che quindi la soddisfazione personale derivi dal riconoscere qual è, in questo puzzle, il proprio scopo, è una consapevolezza interreligiosa e che viene dalla Terra. Ed è qui che viene a galla il mio interesse per l’esperienza di Asia, ricercatrice spirituale, e Giacomo, che da tempo è in ascolto delle piante.
Nel resto del pomeriggio infatti, io, Asia, Giacomo e i miei fratelli ci siamo persi nel sentiero di Bosco Coste. Mentre meditavo sulla potenza della Repubblica dei Piani Sottani, nonché sul suo malinconico destino mitologico (ancora per adesso), Giacomo e Asia hanno fatto suonare delle piante per noi, accompagnandoci nella meditazione con passi e parole lenti, con la raccolta di ciò che la terra ci regala con l’intento di realizzare un mandala; mettendoci in attesa, e in silenzio, aiutandoci a prendere confidenza con esso.
Non sempre le piante a cui abbiamo dato voce hanno deciso di cantare per noi. Non abbiamo chiesto niente più di ciò che loro volevano darci. Forse, in questi silenzi, abbiamo sentito anche il peso di un certo sguardo di giudizio, che abbiamo letto come un invito a smettere di cercare qualcosa dall’esterno. Non è sempre necessario che la tecnologia ci aiuti a superare i nostri limiti umani per capire il nostro posto nel mondo. Una pianta ha in sé tutta la saggezza che possiamo già percepire con gli occhi e con le mani senza dover per forza trasformare, con dei sensori, gli impulsi elettrici in musica. E questo, al di là delle implicazioni strettamente personali ed emotive, credo che possa riassumere in poche parole quella che credo essere la mia posizione su progresso tecnologico, in uno scambio dicotomico costante con un'idea di progresso che abbraccia tutto, non solo la tecnologia. In mattinata, dopo aver seguito un workshop sul design sostenibile ho sentito la mancanza di un punto fondamentale nel pensare nuovi mondi e nuove tecnologie oggi: la decrescita. Che non è solo rallentare, non è solo conservare il conservabile. E’ un’idea che ho ritrovato solo in alcuni blog d’ispirazione kackzynskiana, ma con immaginario vagamente solarpunk, escludendo la violenza del manifesto contro la società industriale. In nessuna delle tavole rotonde a cui mi capita di presenziare (vuoi per curiosità, vuoi per speranza) che sono la base dell’economia verde di oggi, sento ricorrere questa idea. C’è la paura che la decrescita porti alla morte, alla perdita di possedimenti, materiali e spirituali, alla perdita di possibilità, alla solitudine. Non ho mai sperimentato niente di più falso da quando ho deciso di applicare questo concetto al mio percorso di vita.
Ora, non pretendo di divulgare queste idee con l’idea che tutti siano nelle condizioni di potersi permettere qui, e ora, l’inizio di una serie di rinunce (perché è di questo che si parla quando si parla di decrescita). Ma il Mulieri, che con la sua benzina venduta a mano stava a un bivio dove passavano tutti, e che mandava lettere di sfida ad Enrico Mattei, comunicava con le istituzioni, o andava a Roma incontrare un altro anarchico, non mai ha rinunciato alla rete per arrivare fino a noi oggi. Anche dove sembra che anche chi lotta sia in qualche modo vittima dello stesso sistema che combatte, diventando potenza reattiva, o generatore di disordine sociale, esiste in realtà una rete di persone che fa del silenzio il suo motivo di coesione. Chi lo tradisce è fuori.
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apropositodime · 10 months
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Ma grazie a @blackmammaaa❤️ sono troppo carine queste cose.
Are you named After anyone?
No è un nome che è piaciuto ai miei, a cui poi è stato aggiunto al momento del battesimo un secondo nome, perché il primo non era presente nel calendario 🙄. So' vecchia.
Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Settimana scorsa.
Non sono frignona, ma negli ultimi due anni ci ho dato dentro di brutto.
Hai figli? Due.
A volte penso che forse sarebbe stato meglio non farli. Per non creare loro i diversi disagi di questi ultimi anni , solo per questo.
Ma sono amore infinito.
Fai largo uso del sarcasmo? A volte si, ma preferisco tutta la vita l'ironia e l'autoironia.
Quali sport pratichi o hai praticato? Ho praticato, nel giurassico, danza moderna.
Poi negli ultimi anni yoga e meditazione, che mi piacerebbe riprendere.
Qual è la prima cosa che guardi in una persona?
Bo la prima non so, ti dico cosa mi piace.
Le mani, lo sguardo, la voce, e ovviamente il comportamento.
Qual è il colore dei tuoi occhi?
Sono andata un attimo a guardarmeli, nocciola.
Scary movies o Happy ending? Mi piacciono i super eroi 😍
Qualche talento in particolare?
Faccio scappare le persone.
Cucino bene le cose etniche.
Faccio delle buonissime crostate, ma adesso ho il forno rotto.😅.
Dove sei nato?
A Milano
Quali sono i tuoi hobbies?
Leggo, e ogni tanto faccio origami,li amo ma non sono bravissima.
Hai animali domestici?
León, un gatto nero troppo buono ❤️
Materia preferita a scuola? Italiano, musica, storia.
Dream job? Nei miei sogni non lavoro 😜
Però l'astronoma🌟🪐
Chi taggo?
A dire il vero non so chi può aver piacere, una nel caso non sia già stata taggata è la mia amica.❤️
@kilimangiaro62
E poi chi ha voglia si faccia avanti
😊😊🌺
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chez-mimich · 10 months
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NOVARA JAZZ 2023 DIARY: VEYRAN WESTON, PULTZ-MELBY, JOE MCPHEE, MILITELLU AVERY FLATEN TRIO, CHICAGO SAO PAULO UNDERGROUND E BUCUC
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La Chiesa di San Giovanni Decollato ad Fontes ha ospitato il primo concerto nell’ultima giornata di Novara Jazz. Si tratta del concerto di Veryan Weston sull’organo Biroldi, recentemente restaurato, con una composizione appositamente creata per il Festival: si tratta di “Tessellation V for Tracker Action Organ - The Sacred Geometry of Sound.” Ed è subito incanto quando le canne dell’organo cominciano a veicolare l’aria. Una composizione assai articolata, basata sulle scale pentatoniche e molto variegata, che restituisce sonorità non proprio consuete per un organo chiesastico. Il secondo concerto della giornata è il “solo” di Adam Pultz-Melby all’interno della Galleria Giannoni e, “comme d’habitude” dinnanzi al quadro di Filiberto Minozzi, “Sinfonia del mare” del 1909. Un assolo che definire molto particolare sarebbe dire l’ovvio. Adam Pultz-Melby, danese che vive e lavora a Berlino, dall’aspetto ascetico stupisce subito il foltissimo pubblico con una meditazione yoga pre-concerto. Ma quando le corde del contrabbasso cominciano a vibrare lo stupore è ancora maggiore: poche note dalla durata infinita, ripetute è leggermente variate. Si potrebbe definire una struggente ripetizione che sembra non avere fine. Corde fatte vibrare fino ad esaurirne ogni possibilità. Poi si passa al primo concerto del pomeriggio che è un altro “solo” quello di Joe McPhee, nella Chiesa del Carmine nel cuore di Novara. Prima però la consegna della “Chiave d’oro” di Novara Jazz al grande sassofonista applauditissimo dal pubblico. C’è poco da dire, quando Joe prende tra le mani il sax la magia prende corpo. Per dire la verità prima di suonare Joe McPhee fa il predicatore (nel miglior senso della parola) toccando temi che vanno dalla libertà al “climate change”, ma poi quando è il sax a “parlare” la poesia diventa palpabile. Si dirà che l’unica musica adatta ad una chiesa sia la musica sacra, ma in realtà qualsiasi musica, ad alto tasso di spiritualità, potrebbe essere accolta in un luogo di preghiera e il free jazz ha in sé un alto tasso di spiritualità con Joe McPhee che ne è stato e ne è ancora uno dei massimi interpreti. Ritmo infernale quello di Novara Jazz, dopo neanche un’ora da Joe McPhee, ecco “Mitelli Avery Flaten Trio” nel giardino della soprintendenza di Novara. Qui siamo nel campo della sperimentazione stretta con un rumorismo elettronico diffuso e che dialoga magnificamente con gli strumenti: il contrabbasso di Ingebrigt Håker Flaten, la batteria di Mikel Patrick Avery e la tromba e la cornetta di Gabriele Mitelli ( oltre l’elettronica appunto). Da come è stipato il pubblico si comprende che il Festival ormai ha una platea che travalica l’ambito locale. É lo stesso pubblico, ma ancora più numeroso che si ritrova nel magnifico Chiostro della Canonica del Duomo per i “Chicago/Sao Paulo Underground” con ancora una volta Rob Mazurek alla tromba elettronica e sonagli vari, Chad Taylor, alla batteria e Mauricio Takara alle percussioni. Roboante e intenso, come sempre, il loro sound dove la batteria propone ritmi massicci e la incomparabile voce di Rob lancia nello spazio del chiostro urla liberatorie e/o propiziatorie di religioni sconosciute. Tutto prelude ad un finale fatto di ritmi indemoniati e nello stesso modo possono essere definiti quelli di BCUC ovvero “Bantu Continua Uhuru Consciousness” da Soweto, South Africa. Basta vedere le gigantesche congas e le due grancasse posizionate sul palco del Broletto per immaginare di che morte dobbiamo morire, anzi forse di che esplosioni di vita ci tocca vivere. Il pubblico resiste al primo pezzo, ma al secondo è già scatenato in danze (pseudo tribali), mentre Zithulele ‘Jovi’ Zabani Nikosi urla la sua vitalità dal palco nei più disparati dialetti parlati in Sudafrica. Energia, tutta e pura energia. Si chiude così in maniera, per così dire dionisiaca, l’edizione del ventennale del Novara Jazz Festival che ha messo in campo tutta la potenza di fuoco di cui era capace. Ma siamo pronti l’anno prossimo a stupirci ancora…
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canterai · 1 year
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A me interesserebbero le strategie di decompressione
ecco allora una lista esaustiva ma non definitiva, basata sulla mia esperienza. 🪷 tutte le attività elencate possono essere tanto d'aiuto come peggiorare la situazione se applicate nel modo sbagliato. l'ascolto di sé è sempre il primo passo da fare. molte di queste sono attività che facciamo anche senza pensarci, e per questo può essere molto utile a sera fermarsi a pensare a cosa durante la giornata ci ha giovato, e cosa no.
ascoltare/suonare musica, lasciandosene circondare. andare a un concerto. andare a se tire musica in un locale, a patto che l'ambiente non si riveli più stressante della serenità che ci dà l'evento, e organizzandosi in modo da poter tornare a casa quando si vuole in autonomia
ballare, cantare a squarciagola
andare al cinema, guardare un film o una serie tv, sempre valutandone l'impatto emotivo su di noi
visitare una mostra o un museo
stare a contatto con gli animali
stare a contatto con i bambini
stare con altre persone con la nostra stessa sensibilità
stare con amici cari e con chi si ama
fare l'amore
curare delle piante o un orto, dedicarsi al giardinaggio
passare tempo nella natura, ammirarla
passeggiare, o viaggiare
stare in solitudine e in silenzio, se scelti
yoga!! su yt ci sono video di ogni tipo e durata, così come per la meditazione o anche semplicemente per lo stretching
pregare, se si è religiosi
andare alle terme, farsi fare un massaggio
avere cura del proprio corpo, facendosi una maschera, una doccia, provare un trucco diverso o una nuova pettinatura
giocare! giochi da tavolo, carte, scacchi
leggere, scrivere, tenere un diario, sfogliare riviste o leggere il giornale, fare sudoku, fare un mandala
impiegare le mani e creare qualcosa: dipingere, disegnare, lavorare a maglia, colorare, ma anche cose più impegnative
andare al ristorante, gustare nuovi sapori, cucinare, andare a fare la spesa al mercato rionale invece che al supermercato
farsi una tazza di tè calda e buona
fare sport, a patto che sia di decompressione e non sentito come un dovere o un'imposizione
fare shopping, senza lasciarsi sopraffare da folle e caos, da soli o con una piacevole compagnia
farsi un piccolo regalo
fare ordine, pulire
annusare dei buoni odori, ad esempio la lavanda
imparare qualcosa di nuovo, iscrivendosi a un corso, ascoltando podcast, leggendo riviste, guardando documentari
fare fotografie
fare volontariato
dormire!
e infine, piangere, sfogarsi, gridare. niente di meglio per decomprimere le emozioni 🦊🌛
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reisverdrinkwijn · 2 years
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Discoveries - dopo un lungo sonno
Credo di essere di nuovo sveglia, dopo tre anni di lungo sonno.
Anni fa non facevo altro che annegare nella poesia, nella scrittura di canzoni, nelle canzoni di altri, nei saggi di psicologia e nella mia testa. Stavo seguendo anche un percorso di terapia abbastanza lungo, ero da poco entrata nel mondo del lavoro ed ero abbastanza severa con me stessa su tanti punti di vista: il mio comportamento nei confronti dell'ambiente, la mia carriera lavorativa, le mie relazioni, la mia parte creativa che ho dovuto tenere molto a bada.
Una volta una persona a cui tengo molto mi ha detto "vabè a te piacciono le cose artistiche ma non sei quel tipo di persona". Non gliel'ho mai detto ma quella frase per me è stata un colpo forte. Non mi piaceva postare le mie cose online, tutt'ora non ne sono una fan, non mi è piaciuto nemmeno condividere le mie poesie o le mie creazioni.
Questa immersione mi stava soffocando e ho deciso di metterla in pausa. Ho messo in pausa tutto. Niente più yin, solo lo yang. Mi sono trasferita altrove, ho riscelto il trambusto della città, la vita esterna, la pianificazione finanziaria, il movimento fisico, le cose solide, la praticità. Ho smesso la terapia, anche in modo un po' brusco e sbagliato. Neanche il Covid come periodo mi aveva cambiato qualcosa in questo senso, perché l'ho passato in gran parte a lavorare (guardando con un pizzico di invidia chi invece ha riscoperto del tempo per la cucina e tanto altro).
E' da qualche mese che ho deciso di riaffacciarmi al mio io. Anche questo tipo di scrittura qui - che mi aspetto che non leggerà nessuno - per me è un po' terapeutico. Mi ero data degli obiettivi a Gennaio 2022 che sto con gioia portando avanti, senza mai sentirmi costretta e con serenità.
Ho ripreso la terapia: con calma, senza gravità. Ho ripreso pian piano a scrivere. Sto imparando la scrittura scollegata dalla sofferenza. Sto imparando a vivermi con leggerezza e a pieno respiro.
Sono tornata nella natura: quello con la natura è l'unico legame che mi tengo stretto fin dall'infanzia, come qualcosa di magico. I boschi, gli alberi, le piante, per me sono un tutt'uno con noi e avevo messo tutto questo da parte, per paura di ritrovarmi faccia a faccia con il mio vero io, in un periodo in cui stavo cercando di spegnerlo.
Ho scoperto l'arte della ceramica, da una meravigliosa signora che mi ha dato lezioni per qualche mese e con cui ho condiviso bellissimi discorsi sui viaggi, sui tarocchi e sul mondo femminile. Anche sui quartieri di Roma.
Ho da poco ripreso a suonare. Sto ancora facendo un po' fatica a collegare musica e poesia ad una vita serena.
Ho ripreso a praticare yoga con piena presenza. Pratico yoga e meditazione da ormai 4 anni, eppure quest'ultimo anno sento di esserci maturata molto più che nei precedenti tre, così tutto d'insieme.
Ho da pochi mesi deciso di fare un investimento su me stessa anche a livello fisico e mi sento una volta a settimana con un consulente olistico su fitness e benessere in generale. Credo che oltre al benessere mentale, sia molto importante quello fisico (farò un articolo a parte in merito) e io non sono mai stata molto brava in merito (ho sempre odiato lo sport, per dirne una).
Ho migliorato molto il mio rapporto con il cibo e con l'alcol (riducendo quest'ultimo di molto, a normali quantità). Ho cercato di lavorare molto sulle relazioni che ho qui nella mia città natale diciamo, e di leggere il più possibile.
Il lavoro c'è, e per me è molto importante. Non credo affatto a chi dice che i soldi contano poco perché i soldi contano eccome, ma non bisogna esser greedy e c'è tempo per tutto. Ora finalmente credo di essere vicina al raggiungere un mio equilibrio personale di io e lavoro.
E ho scoperto che esiste il bone broth in tazza. Quando tornerà il freddo lo berrò come tutto il mondo beve il tè, finalmente.
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Una lista di gratitudine. Stamattina la sveglia e' suonata alle 5.53; a quest'ora a Londra e' luce già da un po'. Midnight tenta di svegliarmi graffiandomi e soffiando nei miei occhi col naso piccolo e nero. Poi finalmente, quando ho deciso di alzarmi, si accascia sulle gambe di Vittorio che intanto dorme beatamente. Mi sono svegliata alle 5.53 per alcuni venerdì per via di un corso di meditazione chiamata "meditazione del cuore" perché prevede la completa apertura della mente. Non e' un tipo di meditazione facile e immediata. Speravo che seguire un corso di meditazione mi avrebbe aiutato ad avere una mente più leggera; mi sbagliavo. Meditare vuol dire svuotare la mente, e nel mio caso lo spazio vuoto della mente diventa un campo di battaglia dove le mie paure e preoccupazioni avanzano indisturbate. Ho deciso di sospendere la meditazione per un periodo, fino a che non staro' meglio. Tuttavia la lezione di oggi, nonostante mi abbia lasciata col cuore pesante, mi ha anche insegnato una cosa importante che in realtà' conosco già molto bene: fare una lista di gratitudine. Nel manuale della persona che soffre di depressione e che talvolta si ritrova con pensieri suicidi intrusivi fare una lista di gratitudine e' aiuto grande. La maestra ci ha suggerito di fare una lista di sole 5 cose per le quali siamo grati. Mi sono contenuta, a dire il vero, perché sono grata a e per tutto quanto. Poi ha aggiunto: non abbiate paura di aggiungere cose che non vi piacciono o che vi hanno fatto soffrire.
La mia lista, senza contenermi, e' questa:
I miei genitori Mia sorella Il mio compagno La mia gatta I miei amici Il mio lavoro La voglia instancabile di scoprire La curiosità Il coraggio I miei colleghi ed i clienti Gli atti di assoluto candore degli sconosciuti Il dolore nel mondo La gioia nel mondo La morte La nascita Scalare le montagne per poi guardarsi alle spalle Gli errori, tutti Le pause Gli abusi La determinazione La fanciullezza nell'eta' adulta Il confronto La verità La musica La paura La gentilezza Il rischio L'organizzazione, e il caos Credere nel proprio istinto ed il suo opposto
Mi fermo qui. Potrei continuare per sempre.
Oggi il mio collega Mike ha cantato per me in segreto una vecchia canzone in rima sulla morte. E' divertente e mi ha fatto ridere a bocca aperta. Mi e' venuta subito voglia di disegnarne il contenuto perché e' piena di humor e intelletto. In passato in Inghilterra era costume cantare filastrocche ai bambini, o leggere storie in rima. Ecco, questo testo e' uno di quelli. Non sono sicura che questa sia ancora un'usanza diffusa, lo spero. Un giorno, quando sarò madre, cantero' anche io filastrocche ai miei bambini, che rideranno curiosi e lentamente si addormenteranno fra lenzuola fresche e coperte morbide piene di colori e disegni.
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La psicologia della motivazione: come mantenere la motivazione e raggiungere i tuoi obiettivi
La motivazione è una forza poderosa che ci spinge a raggiungere i nostri obiettivi e a superare le sfide della vita.
Ma come mantenere la motivazione e raggiungere i nostri obiettivi?
In questo articolo, Mauro Brocca Life Mental Coach esplora alcune tecniche e strategie della psicologia della motivazione per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e mantenere la motivazione.
1. Obiettivi chiari e specifici
Per mantenere la motivazione, è fondamentale settare obiettivi chiari e specifici.
Gli obiettivi dovrebbero essere sfidanti ma raggiungibili, e dovrebbero essere suddivisi in passaggi più piccoli e gestibili.
Questo ti aiuterà a mantenere la motivazione e a evitare la frustrazione.
2. Crea un piano d'azione
Dopo aver stabilito i tuoi obiettivi, crea un piano d'azione per raggiungerli. Il piano dovrebbe includere passaggi specifici che puoi intraprendere per raggiungere il tuo obiettivo.
Ad esempio, se il tuo obiettivo è quello di perdere peso, il tuo piano dovrebbe includere una dieta e un programma di esercizi fisici.
3. Crea un programma di rinforzo positivo
Il rinforzo positivo è una tecnica efficace per mantenere la motivazione.
Consiste nell'utilizzo di rinforzi positivi, come ad esempio premi, lodi o ricompense, per motivare il comportamento desiderato.
Ad esempio, se il tuo obiettivo è quello di leggere di più, puoi promettere a te stesso un bella ricompensa una volta letto un certo numero di libri.
4. Evita la procrastinazione
La procrastinazione è un nemico della motivazione.
Per evitarla, suddivide il tuo lavoro in piccole sessioni più gestibili e fai una lista di priorità. Inoltre, evita le distrazioni, come i social media o la televisione, mentre lavori.
5. Fai un'analisi SWOT
L'analisi SWOT (forza, debolezza, opportunità, minaccia) è una tecnica utile per identificare i tuoi punti di forza e debolezza, nonché le opportunità e le minacce esterne.
Questa analisi ti aiuterà a comprendere meglio te stesso e a identificare i passaggi necessari per raggiungere i tuoi obiettivi.
6. Crea un'atmosfera positiva
L'atmosfera in cui ti trovi può avere un impatto significativo sulla tua motivazione.
Crea un'atmosfera positiva attorno a te, circondandoti di persone positive e di sostegno. Inoltre, utilizza la musica, le parole o le immagini che ti motivano e ti danno energia.
7. Fai esercizi di mindfulness
Gli esercizi di mindfulness ti aiutano a mantenere la concentrazione e a evitare la distrazione.
Questi esercizi possono includere la meditazione, la respirazione profonda o l'osservazione della tua respirazione.
8. Crea un sistema di responsabilità
Il sistema di responsabilità è un modo efficace per mantenere la motivazione.
Trova qualcuno che ti supporti e ti motivi a raggiungere i tuoi obiettivi.
Potresti anche utilizzare applicazioni o siti web che ti aiutano a tenere traccia del tuo progresso e a ricevere feedback.
9. Fai una lista di gratitudine
La gratitudine è un'emozione potente che può aiutarti a mantenere la motivazione.
Fai una lista di tutte le cose per cui sei grato e consultala spesso per rimanere motivato.
10. Riconoscere e premiare te stesso
Infine, ricorda di riconoscere e premiare te stesso per i tuoi successi, anche se sono piccoli. Questo ti aiuterà a mantenere la motivazione e a continuare a lavorare sodo per raggiungere i tuoi obiettivi.
La psicologia della motivazione è un'arma poderosa per raggiungere i tuoi obiettivi e mantenere la motivazione.
Con questi consigli e strategie, potrai mantenere la motivazione e raggiungere i tuoi obiettivi, sia nel lavoro che nella vita personale.
Ricorda di essere paziente e di perseverare, perché la motivazione è un processo continuo che richiede tempo e sforzo.
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gcorvetti · 29 days
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Giornata un pò così.
Oggi fatto la routine degli esercizi fisici e una passeggiata, dopo pranzo volevo riposare ma non ci sono riuscito, allora ho anticipato il programmino che mi ero prefissato per oggi vista la bellissima giornata di sole, come sempre andare ad Aci Trezza e prendere una granita (foto sotto) buonissima con la famosa brioche col giummo, ed un caffè dopo.
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Poi mi sono seduto un pò su una panchina, e li mi è venuto in mente di andare a fare un pò di meditazione in riva al mare e mi sono seduto su uno scoglio molto comodo ed assaporato al massimo quei 10 minuti di rumore del mare e tranquillità, anche se c'erano persone che passeggiavano a diversi metri da me, la musica del bar in lontananza e qualche rumore di lavori che arrivava da chissà dove che purtroppo sentivo, ma il mare e il sole sono stati curativi. Appena aperto gli occhi mi sono accorto che a qualche metro da me c'era una roccia in equilibrio (foto sotto), non mi sono chiesto chi l'abbia messa o quando e perché, semplicemente mi sono identificato in quel pezzo di pietra lavica arrotondato dal mare e dal tempo in equilibrio precario, proprio come me in questo momento.
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Sto cercando di focalizzarmi su me stesso, di capire cosa voglio e cosa posso fare che mi faccia stare bene senza pensare a nulla di quello che mi circonda.
Oggi ho anche mandato a fanculo la tipa con cui sono andato a prendere il caffè lo scorso fine settimana, se non erro, perché domenica quando sono andato al concerto rock'a'billy voleva venire anche lei, però non mi aveva detto che andava a cena con amici suoi, mi diceva solo che forse sarebbe scesa al centro e magari passava. In realtà in tanti anni che ci siamo ritrovati non mi ha mai detto niente della sua vita, come se io facessi il telegiornale dei cazzi suoi, ci conosciamo da quando abbiamo 16 anni e non era così prima. La cosa che mi ha fatto un pò storcere il naso è stata che tanto per le ho chiesto quanto ci mette da casa in calabria a casa a catania, risposta "ti devo dare conto a te?" (l'ha detto in siciliano, lo traduco per com'è), in che senso li per li ho pensato, cioè non mi vuoi dire neanche per cronaca quanto tempo ci impieghi? Poi oggi mi ha chiesto qual è il problema di uscire di sera, le ho chiaramente detto che per il periodo preferisco andare a letto presto e svegliarmi presto, risposta "Ah tipo alle 20 come le galline?". Sono stato anche gentile dicendole che ognuno vive la vita come vuole e che non mi importa di andare in giro fino alle 3 di notte non ho più 25 anni, ma lei (che è 6 mesi più grande di me) si vede che ha ancora quella mentalità da movida, infatti domenica mi sono defilato quando mi ha detto "Vieni qua c'è un casino pazzesco, dai", si dai un par de ciufoli. Comunque ho chiuso con sta gente che pensa che non esiste altro modo di vivere, li lascio andare come le onde che si infrangono sugli scogli, sperando si facciano male un giorno.
-13, guardo la clessidra attentamente e spingo i granelli con gli occhi.
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cornermaker · 30 days
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Il liutaio
Dopo aver fatto meditazione ieri sera il respiro si è un po' sistemato, e col mio digiuno sono andato al concerto a V., poco prima che cominci mi arriva un messaggio di Einaudi (non ho il suo numero, ci scriviamo su Instagram), mi dice che è nel bar dove lavora ma non a lavorare, c'è una festa, dj, radio , se vuoi passare. Tentenno un attimo ma le rispondo che sono al concerto, buona serata. Bello il concerto dei pds, l'atmosfera di quel posto è bella, distesa, il mio respiro tiene, C'è anche Fosco, gli dico che ti avevo invitato, mi dice e lo so bene che non c'è è con mia sorella, lui con un'amica, tante facce belle, bel concerto, chitarra e batteria, impro, mi colpisce il controllo, forse troppo? Si forse troppo, troppa loop station, troppi strati, ma son bravissimi, a tratti emozionano. Finisce il concerto, chiacchiere, sorrisi, Fosco dice non so se è stata una buona idea invitare la mia amica, penso se avessi invitato Einaudi. Ecco, Einaudi, vediamo che ore sono, le 23,00 , uhm, le scrivo, qua chiudono, ti raggiungo? Parlo ancora un po' con Antonio Faccia, sempre bellissimo, saluto, ti saluta Franz, vado in macchina, intanto Einaudi non mi ha risposto, va beh, io la raggiungo. Metto su i Pil, un brano che mi piace molto in quel momento, God, lo mando in loop finche non arrivo. Arrivo, parcheggio, scendo, dal locale esce una MUSICADIMERDAMADIMERDAMADIMERDA che torno un attimo indietro, cazzo faccio. Fanculo ormai son qua, bevo una birra e me ne vado. Entro, lei è lì con un sorriso che già mi fa cadere dalle scale, mi saluta con due baci, mi offre una fetta di torta, finalmente si mangia qualcosa, lo stomaco lo accetta. Arrivano dei suoi amici, ci presentiamo, un'amica sarta simpatica, e poi questo è un mioamico concuivadoalcinemaalControl, prank, simpatico, parlo un po' con lui, mi dice che al Control ci va da quando era in passeggino, che i suoi lo portavano sempre. Come si chiamano i tuoi? Mio padre Carlo Federi. Aspetta. Che lavoro fa? Faceva il liutaio. Lo conosco, e lo stavo anche cercando. Non fa più il liutaio. Ok. Scattano le sinapsi. Ma che cazzo faccio qui? Ah, Einaudi. Tiene banco, è bellissima, ma inizio a sentirmi fuori posto. Forse il dj è più vecchio di me. Parlo anche con lui, si lamenta della scena dance, tutto sputtanato, prima con due singoli dei datura facevo stagione adesso niente vale più un cazzo. Vorrei abbracciarlo. Invece rimango con Einaudi and friends. Il tempo si trascina, il disagio sale, ecco, ognuno dice la propria età. Non ne esco da quel disagio. E mi accorgo che ho freddissimo. Sto per dire vado, gli altri dicono andiamo, rimango solo con Einaudi. Si aspetta cosa, parole, azioni, boh. Io però a quel punto le parole le ho dimenticate, e le azioni totalmente fuoriluogo. Per un attimo penso di dirle andiamo in macchina, più per il freddo, ma chi ci crede. Rimango li con circostanza e spaesamento, ma cosa vuoi fare ma dove vuoi andare. Ci salutiamo, mi sorride, non come all'arrivo, mi pare. Salgo in macchina, rimetto i Pil, ahhh figa diocane finalmente della musica, alzo a chiodo, mi ritengo schiaffeggiato, vado.
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