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#leggenda
spettriedemoni · 3 months
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Il rumore di un tuono
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Mio padre sosteneva che la più forte nazionale italiana di calcio mai avuta dall’Italia fosse quella del 1970 che si arrese in finale al Brasile di Pelé che secondo molti fu il Brasile più forte di tutti i tempi.
Probabilmente mio padre, come tutti, era influenzato dalla passione per certi giocatori su tutti Rivera che “magari fosse sceso in campo prima contro il Brasile” e poi per l’attaccante più forte di quella squadra quel Gigi Riva che ad oggi è ancora l’attaccante più prolifico di tutti i tempi della Nazionale italiana.
Taluni dicono che quando colpiva il pallone il suono si sentisse un tutto lo stadio è chissà che quel rumore sia il motivo del suo soprannome: “Rombo di Tuono”.
Mio padre aveva una foto in bianco e nero, ottenuta non so come, di Riva con la maglia della Nazionale durante una partita contro l’Austria, quella dove si ruppe la gamba.
Era in mezzo a due giocatori austriaci e se li portava dietro come bambolotti di pezza. Credo esistano poche immagini come questa che descrivono bene Riva. Un giocatore straordinario per grinta, coraggio e forza fisica.
Più di tutto era però un “hombre vertical” come lo definì Gianni Mura, una persona che non negoziava i suoi principi a cui rimase sempre fedele come quando decise di non tradire Cagliari e la Sardegna rimanendo lì in quella terra che lo aveva adottato.
Forse è possibile trovare un calciatore dalle caratteristiche simili oggi ma per tutto il resto lui è e resterà unico.
Che la terra ti sia lieve.
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ilblogdellestorie · 1 year
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3 anni senza Kobe Bryant
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duca-66 · 10 months
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Di Berlusconi e del suo funerale non se ne può più. Torno alle cose serie.
Il 14 giugno 1928 nasceva a Rosario, Argentina, il personaggio più iconico del secolo scorso
ERNESTO GUEVARA de la SERNA, detto EL CHE.
"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: e la qualità più bella di un rivoluzionario".
BUON COMPLEANNO COMANDANTE.
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la-scigghiu · 11 months
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You simply the best... 🌹
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youtube
Leggenda, icona, eterna ❤️
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darkqueen32 · 7 months
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LA LEGGENDA DEL GIRASOLE..
L’estate, si sa, è considerata una delle stagioni più belle e più attese dell’anno, poiché con essa tutto si colora: il mare, le campagne, le montagne; tutto diviene più limpido, più fresco, e tutti i boccioli, che in primavera avevano appena insinuato la loro timida bellezza, finalmente sprigionano tutto il loro ardore e colore, pronti ad abbellire quel mondo grigio e freddo che ci accompagna stancamente ogni inverno. Tra le beltà di questa meravigliosa stagione, però, una dolce menzione merita il girasole, che deve la sua nascita proprio alla meravigliosa estate. Un’antica leggenda narra che in un grande giardino ogni estate sbocciavano fiori stupendi dai colori sgargianti e ricchi di profumo, tanto che tutte le persone che vi si imbattevano restavano ammirate al punto di fermarsi per attenzionare ogni varietà floreale. I fiori, lusingati da cotanta ammirazione, divennero però alteri e superbi, tanto che un giorno, quando tra di loro nacque per la prima volta uno strano fiore dallo stelo debole e sottile per la sua corolla invece così grande e pesante somigliante a un disco di bronzo, essi incominciarono a schernirlo. “Com’è brutto! Senza armonia, senza petali! Perché sei cresciuto qui? Non potevi nascere altrove?”, così umiliavano il piccolo fiore, che in poco tempo infatti divenne lo zimbello del giardino; egli però, nonostante le ingiurie e le offese, cresceva umilmente, tenendo la corolla rivolta a terra. Il Sole, che da tempo osservava ormai quanto accadeva nel giardino, un giorno rivolse i suoi raggi sul caro fiore, facendolo crescere alto alto, tanto da superare tutti gli altri, e gli disse: “Tu mi hai amato in silenzio e in umiltà: alza ora la tua corolla, e guardami. Io ti dono oggi, da qui all’eternità, un mio raggio di sole”. Il piccolo fiore, pieno di felicità, alzò allora lo sguardo e, vedendo per la prima volta il Sole, se ne innamorò perdutamente. Da quel giorno quel dolce fiore abbandonò l’anonimato e le umiliazioni, e fu conosciuto in tutto il mondo come “Girasole”, sempre dedito a quella luce grande e quel grande cielo che inducono ognuno di noi a sognare e sperare.
Questa fiaba meravigliosa, che per noi è solo una leggenda, ci insegna tuttavia ancora oggi quanto grande sia il dono dell’umiltà e della bontà, che viene sempre ripagato dall’amore e dalla felicità.
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運命の赤い糸 ("Unmei noi akai ito" = "il filo rosso del destino")
La leggenda narra che ognuno di noi, fin dalla nascita, ha un filo rosso legato al mignolo sinistro della mano che lo unisce alla propria anima gemella.
Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile e serve a tenere unite due persone destinate, prima o poi, ad incontrarsi e a stare insieme per sempre. Può anche succedere che nella sua lunghezza il filo possa aggrovigliarsi, allungarsi o stringersi o annodarsi creando alcune difficoltà ai due innamorati prima che possano ricongiungersi l'uno all'altra e, anche se incontreranno degli ostacoli, saranno sempre uniti e legati nel cuore e nell'anima.
Perchè è legato proprio al mignolo sinistro della mano? Questo è dovuto all'arteria ulnare, che collega il cuore all'ultimo dito della nostra mano, rendendolo quasi una "continuazione". Per questo, in molte culture, le promesse si fanno intrecciando i mignoli. In più, secondo la leggenda dell'akai ito, sarebbe proprio l'arteria ulnare che funge da filo per collegare le due anime gemelle.
Non importa il tempo o la distanza, non importano le esperienze negative o positive che dovranno affrontare prima di trovarsi.. il destino è stato già deciso.
E proprio per questo il filo non si spezzerà mai e rimarrà per sempre intatto, anche se dovesse aggrovigliarsi più e più volte mettendo in difficoltà i due innamorati.
Le due anime, un giorno, si troveranno e, da quel momento, non si lasceranno mai più..🪢❤️
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Ortona
Una città “dalle sere dolci e profumate come quelle d’Oriente”
(Gabriele D’Annunzio)
Questa città ha una storia tutta da scoprire, dove leggende tramandate nel tempo si mescolano alla vita di tutti i giorni e sanguinose battaglie e saccheggi distrussero tanto davvero troppo tra le vie di questa cittadina.
In passato la città era completamente circondata da una cinta muraria trecentesca e al suo interno era suddivisa tra Terra Vecchia, ovvero la zona dove abitavano i pescatori e i marinai e dove si svolse la terribile Battaglia del dicembre 1943, e Terra Nuova, una zona costituita per lo più da orti e campi. Parlando di Terra Vecchia bisogna considerare un aspetto molto singolare che i pescatori avessero lì le loro casette colorate tra quelle viuzze strette nella parte alta della città e non sulla costa vicino al porto e che per raggiungere le loro imbarcazioni percorressero degli scalini che collegano ancora oggi queste due zone; inoltre bisogna dire che il porto un tempo non era situato dove lo troviamo oggi ma si trovava più vicino al Castello Aragonese quindi sotto la cosiddetta Pizzuta.
Proprio dietro al faro dell'attuale porto, dove si trova anche una statua di San Tommaso che accoglie i marinai, c'è una piccola spiaggetta di pietre nominata la spiaggetta della Ritorna perché con l'avvicinarsi del maltempo le mogli dei pescatori (ed anche secondo un'altra leggenda una principessa) urlavano e pregavano «ritorna» ai loro amati.
Percorrendo le viuzze di Terra Vecchia possiamo notare un arco in pietra tufacea, il materiale di cui sono costutuite le scogliere, una casa lasciata così com'era di cui si può scorgere il colore originale attorno alla finestra e una casa che venne distrutta dalle bombe che si trova (ironia della sorte) nella piazzetta dedicata alla convivialità nominata dell'Allegria.
Per quanto riguarda il commercio bisogna dire che Ortona aveva un commercio comune con Venezia di stoccafisso e baccalà, che un tempo era il pesce dei poveri e dei contadini.
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Terra Vecchia ha termine dove è situato Palazzo Farnese, costruito nel 1584 venne comprato dalla Madama (Margherita d'Austria) insieme a tutto il feudo di Ortona e le vennero affidati anche i restanti feudi abruzzesi che amministrò con grande maestria.
Tra i personaggi illustri di Ortona che possiamo nominare ci sono due membri del Cenacolo Michettiano: Basilio Cascella (seppur nato a Pescara) e il compositore Francesco Paolo Tosti.
Pertanto a fine 800 Ortona vive di riflesso del Cenacolo Michettiano e vengono costruite case in stile liberty.
Proprio a Ortona è stato composto il nostro "inno" abruzzese per la gioventù "Vola Vola Vola " a cui a Porta Caldari è dedicata una fontana.
Vulesse fa' r'venì pe' n'ora sole
Lu tempe belle de la cuntentezze
Quande pazzijavame a vola vola
E te cupria de vasce e di carezze
E, e vola, vola, vola, vola, vola E vola lu pavone Si tiè lu core bbone Mo' fammece arrepruvà
...
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Percorrendo la passeggiata orientale che costeggia la costa e qualche viuzza raggiungiamo affacciato sul mare il Castello Aragonese che esternamente si presenta intatto ma all'interno possiamo notare essere rimaste in piedi solo alcune mura e torrette. La sua storia è un continuo trasformarsi: da alcuni resti romani venne costruita poi una fortezza che in seguito venne utilizzata per scopi militari, per poi venire acquistata facendola diventare un palazzo signorile con all'interno un meraviglioso giardino all'inglese.
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È arrivato il momento di fare una visita al museo dedicato alla Battaglia di Ortona tra civili e soldati canadesi contro le truppe tedesche, ma intanto possiamo già rinvenire delle tracce di questo sanguinoso scontro in un vicolo della città dove possiamo ancora leggere una scritta che indicava il coprifuoco: "il coprifuoco per tutte le truppe alleate è alle 21:00" e affianco possiamo notare dei fori nel muro causati dalle schegge delle granate esplose e dai proiettili.
Il Museo della Battaglia conserva oggetti e foto che testimoniano i giorni del violento scontro urbano del dicembre 1943, ciò che caratterizza questa guerra è essere stata principalmente una guerra di "propaganda" e poco utile invece a fini strategici, anche se comunque molto sanguinosa essendosi svolta casa per casa.
I civili vennero fatti sfollare dalle truppe tedesche ma non tutti fuggirono decidendo di nascondersi nelle cantine delle loro case ma perdendo così la vita.
Ortona ha ottenuto la medaglia d'oro al valore civile perché durante il conflitto ci si è aiutati l'un l'altro civili e soldati canadesi.
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I tedeschi tra le altre cose distrussero anche la torre dell'orologio, una delle due torri della Cattedrale di San Tommaso, per evitare fosse un punto di avvistamento.
Ma perché proprio a Ortona?! Semplice, perché è qui che il Re Vittorio Emanuele III di Savoia fuggì durante la seconda guerra mondiale imbarcandosi appunto al porto di Ortona verso Brindisi; ed è qui che si trovava la Linea Gustav.
Tra gli oggetti presenti nel museo possiamo soffermarci su tre in particolare:
I papaveri ricamati sulle vesti dei soldati canadesi e delle crocerossine, che indicavano la loro morte in battaglia essendo i papaveri rossi come il sangue;
Varie radioline e giradischi militari con cassa perché anche i soldati avevano bisogno di qualche momento di svago;
Una foto particolarissima, una foto di un banchetto di natale realizzato durante la guerra per i soldati circondato da firme, firme dei soldati sopravvissuti sia canadesi che tedeschi come inno alla pace, a testimoniare che fare la guerra non conviene.
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Ora è sufficiente uscire dal museo e svoltare verso la costa per raggiungere la Cappella del Crocifisso Miracoloso. Un tempo chiamato monastero di Sant'Anna questo luogo è testimone di antiche storie di fede, mare, corsari saraceni e leggende anche culinarie.
Era il luogo di fede in cui vivevano e pregavano del monache di clausura. Si narra che un giorno mentre pregavano l'affresco del crocifisso iniziò a gettare sangue dal costato, questo venne considerato un miracolo ma anche simbolo di presagio di un'imminente tragedia. Il sangue miracoloso venne raccolto in due ampolline, di cui una si trova a Venezia e l'altra è rimasta in questa Cappella ad Ortona rinchiusa in una teca (che viene messa in mostra il secondo venerdì del mese).
Il presagio era reale infatti dalla costa arrivarono le vele dell'ammiraglio della flotta ottomanna Piyale Paşa che iniziarono a distruggere tutto. Gli abitanti di Ortona fuggirono nelle campagne ma le monache di clausura non poterono abbandonare il monastero e restarono a pregare, le loro preghiere forse le salvarono perché Ortona viene nuovamente distrutta ma i nemici non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi al monastero e alle suore di clausura perché una fitta nebbia ricoprì questo luogo come a renderlo invisibile e inesistente.
A questo luogo e alle monache di clausura sono legate anche altre due leggende di cui una è solamente la visione della realtà in chiave magica e fantasy poiché le monache di notte per lavare i panni si recavano alla fonte vicina facendosi luce nel buio e da allora quella fonte venne chiamata la fonte delle fate. Mentre l'altra è legata alla nascita del dolce tipico di Ortona: le nevole (da non confondere con le neole o ferratelle abruzzesi), dolce che appunto secondo questa leggenda è stato creato dalle monache di clausura che un giorno avendo finito le ostie presero gli ingredienti che avevano e unendoli e cuocendoli con il ferro per le ostie diedero vita alle nevole, la cui ricetta prevede solamente mosto cotto, arancio autoctono dal sapore dolceamaro e olio d'oliva (alcuni pasticceri del posto aggiungono anche della cannella).
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La Cattedrale di San Tommaso, un tempo Cattedrale di Santa Maria Vergine, custodisce le reliquie dell’apostolo San Tommaso e la sua pietra tombale dove viene ritratto l'apostolo e che presenta due fori uno per inserirvi un bastoncino di incenso e l'altro per inserirci degli oggetti che successivamente venivano recuperati intrisi dell'energia sacra per poter ottenere cure miracolose, infatti sia la pietra tombale che le reliquie stesse dell'apostolo sono importanti non per il loro aspetto fisico materiale ma per l'energia fortissima dell'anima che emana il corpo del santo apostolo, un'anima che è stata così vicina a Cristo nei suoi giorni in Palestina.
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Spero questo riassunto vi abbia fatti viaggiare insieme a me alla scoperta di questa città abruzzese e ringrazio per la visita guidata i Compagni d'Avventura e Ortona Welcome
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morelin · 3 months
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Lagoa das Sete Cidades
Il posto più rinomato di São Miguel e delle isole Azzorre è il meraviglioso Lagoa das Sete Cidades, un lago gemello situato nel cratere di un vulcano dormiente. Pensate che è addirittura definito come una delle 7 meraviglie del Portogallo!
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Noi abbiamo fatto un breve trekking nel parco che ci ha condotto fino al Miradouro da Boca do Inferno, punto panoramico dal quale è possibile ammirare questa parte del Twin Lake.
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Mi raccomando: svegliatevi presto e raggiungetelo di buonora perché il parcheggio situato all'inizio del parco si riempie subito e la circolazione può diventare un po' difficoltosa. Ci siamo poi spostati in un altro punto panoramico, il Miradouro Vista do Rei, dove si possono vedere bene i due laghi separati dal ponte.
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Qui si trovano anche le rovine di un hotel che ormai sono diventate un'attrazione turistica. Attenzione ai cartelli che segnalano il pericolo: nello scavalcare i muretti evidentemente molta gente si è fatta male quindi hanno recentemente aperto un varco (l'abbiamo scoperto dopo).
C'è una bellissima leggenda d'amore legata a questo lago: si narra di una principessa che viveva nel regno situato dove ora sorge la città di Sete Cidades. Era bella, dolce ed i suoi occhi azzurri facevano innamorare chiunque incrociasse il suo sguardo. I signori del regno facevano a gara per avere il privilegio di passare del tempo con lei ma la principessa non era interessata alla vita mondana ed alle passioni di corte, bensì amava stare all'aria aperta a contatto con la natura, perciò spesso si allontanava dal castello all'insaputa dei genitori per fare delle passeggiate. In una di queste occasioni, incontrò un giovane pastorello dagli occhi verdi ed i due iniziarono a parlare. Felici decisero di incontrarsi quotidianamente per conoscersi ed alla fine si innamorarono e si giurarono amore eterno. Il re venne a sapere degli incontri tra i due giovani e rimase deluso perché desiderava un principe per sua figlia e non un pastorello quindi le proibì per sempre di vedere il ragazzo; la principessa accettò la crudele decisione ma chiese di poter rivedere il suo amato per l'ultima volta per dirgli addio. Raggiunse il prato dove incontrò per la prima il pastore e lo trovò lì: parlarono d'amore e piansero così tanto che le lacrime della principessa dagli occhi azzurri corsero lungo la valle e riuscirono a formare un meraviglioso lago azzurro mentre le lacrime del pastore dagli occhi verdi formarono un lago dalle limpide acque verdi. Uno è il Lago Azzurro e l’altro il Lago Verde, i Laghi di Sete Cidades che ricordano l'amore dei due giovani e sono uniti come i loro cuori.
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16/02/2002, Salt Lake City
La favola leggendaria di Steven Bradbury
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purz910 · 1 year
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La consacrazione di un mito!!! #leggenda #legend #classic #afruca #dakar #pajero #mito #desert #raid #dakar23 https://www.instagram.com/p/Clvf8f1LlXd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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spettriedemoni · 1 year
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"Se questi uomini avessero avuto il coraggio di guardare Medusa dritto negli occhi, si sarebbero accorti che non ha nulla di letale, ma anzi è bellissima e ride".
(Le Rire de la Méduse (1975) di Hélène Cixous)
In foto: particolare di "Medusa with the Head of Perseus di Luciano Garbati.
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libro-dimenticato · 2 years
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La leggenda cherokee del lupo bianco e del lupo nero
Il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo porta nella foresta e lo fece sedere ai piedi di un grande albero e gli spiegò: - “Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai fatica tanto a conquistare. Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto. È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura. Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici. A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.” Al che, il ragazzo chiede ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?” Con voce ferma, il capo risponde: - “Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.” Confuso, il ragazzo chiede: “Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?” Il capo continua: - “Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.” Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice: “Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza. Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”
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duca-66 · 1 year
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Una leggenda del calcio ci lascia. Edson Arantes do Nascimiento, meglio noto come Pelè. Un giocatore meraviglioso, con forza, tecnica, fantasia un poeta del calcio. Ogni bambino che si affacciava al calcio sognava di emulare le sue gesta in uno stadio ed io non ero stato da meno. Visti e rivisti tocchi, dribbling, goal, interviste...tutto ciò che lo riguardasse.
Nel video l'ultima apparizione in occasione del suo 82º compleanno
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"...era l'anno dei mondiali, quelli del sessantasei. La regina dei mondiali era Pelè..."
"Giulio Cesare", Antonello Venditti
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OBRIGADO...O REI
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tanogabo · 3 days
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divulgatoriseriali · 29 days
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Sulle tracce di Azzurrina: Mistero e verità del castello di Montebello
Dal castello di Montebello, antico e misterioso, nasce una leggenda di una piccola bambina, Azzurrina, chiamata così per i suoi capelli turchini. Il destino fu crudele, in una giornata tempestosa Azzurrina scomparve senza lasciare tracce. Continue reading Sulle tracce di Azzurrina: Mistero e verità del castello di Montebello
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tremaghi · 1 month
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Le primule si gonfiano con borioso piglio; mentre l’astuta mammola s’asconde ad ogni ciglio; un alito possente scuote la vita intera. E’ viva, è qui presente ormai la primavera. (Johann Wolfgang von Goethe)
Guardo fuori dalla finestra, il cielo grigio e la pioggia che scende copiosa mi riporta all’autunno.Sono le mie primule nei vasi sul balcone, bagnate dalle gocce d’acqua, che mi riportano alla realtà, ricordandomi che tra undici giorni sarà l’equinozio primaverile.Questi fiori, tanto belli quanto semplici, sono il simbolo dell’avvicinarsi della primavera come scrisse il grande poeta di…
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