Tumgik
#la borsa rossa
luigimancini · 6 months
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Questa la scrivo alla ragazza della festa, quella con la gonna rossa, gli occhiali, la pioggia, un libro che si affacciava dalla borsa, i seni indovinati dalla sera, i capelli corti, l'aria malinconica, amata e perduta nel tempo eterno di uno sguardo, lì, per caso, sul terrazzo dei fumatori.
Luigi Mancini
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occhietti · 2 years
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Il 19 luglio 1992 un’autobomba venne fatta esplodere in via Mariano D’Amelio a Palermo alle ore 16.58 e venti secondi causando la morte del Magistrato PAOLO BORSELLINO e dei cinque Agenti della Polizia di Stato: Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina ed Agostino Catalano...
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Paolo Borsellino per 57 giorni, da dopo l’omicidio Falcone, era solito appuntare in una agenda rossa riflessioni e contenuti dei suoi colloqui investigativi, soprattutto negli ultimi mesi che precedettero la strage. Borsellino ripose l’agenda nella sua borsa di cuoio poco prima di recarsi dalla madre in via D’Amelio il 19 luglio 1992, come testimoniato dai figli e dalla moglie del Magistrato. Da quel momento dell’agenda si sono perse le tracce: nella borsa del Magistrato trovata intatta dopo l’esplosione sono stati rinvenuti alcuni oggetti personali ma non l’agenda. In quel diario sono contenuti appunti sugli incontri ed i colloqui che Borsellino ebbe con collaboratori di giustizia e con rappresentanti delle Istituzioni. Si tratta di elementi determinanti per mettere a fuoco le complicità di pezzi dello Stato con Cosa Nostra...
Chi incontrava? Chi intralciava il suo lavoro in Procura? Quali verità andava scoprendo? Lasciato solo negli ultimi giorni della sua vita, disse:
"Ho capito tutto… mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia… Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri".
- dall'introduzione al libro "L’agenda rossa di Paolo Borsellino"
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io-sono-fuoco · 2 years
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Qualcuno con cui parlare di misteri giudiziari o penali italiani ?
Come ad esempio,che fine ha fatto quello che ha rubato la borsa del giudice Falcone e poi l’agenda rossa di Borsellino ?
#misteriitaliani #enigma #compagnia #falcone #borsellino
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unragazzomorto · 10 days
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Be young,be free
E' lunedì mattina e la sveglia suona all'impazzata. La spengo con un flebile colpo di mano. Tanto ho messo lo snooze e tra 5 minuti,dico 5,ricomincerà il tutto. Ho la testa pesante. Ieri ho esagerato,forse.
L'ultimo bicchiere di Jack mi deve aver fatto male. Questi pensieri semicoscienti,chissà perchè,si mescolano con il sogno che ho interrotto. Appena richiudo gli occhi,mi ritrovo seminudo su uno yacth con un robusto bicchiere di Jack Daniels in una mano,e una sigaro cubano nell'altra,steso al sole di qualche isola delle Antille,mentre ho accanto la professoressa di Matematica che tenta vanamente di spiegarmi il concetto che sta alla base dei differenziali e l'utilità nella vita di tutti giorni degli Integrali. Intanto dietro di noi,un dj fuori di testa mixa un pezzo dei Chemical Brothers con un liscio di Casadei. AHHHHHHHHHH! Il ripetitivo suono della sveglia mi salva dall'incoscia visione infernale. Dio salvi le sveglie con lo snooze! Mi alzo di scatto,mi metto la maglietta degli Strokes e mi fiondo letteralmente in bagno,dove una rivista tipo "Focus" m'attende per la "defecatio seduta" mattutina. Non sapete quante stronzate si appendono in quei 10 minuti di totale intimità. Ma in mente ho solo le briciole della distorta visione onirica di prima. Ho i brividi. E ci credo bene,dato che stanotte mi sono infilato in mutande a letto. Ero troppo sfatto e stanco per avere vane possibilità di trovare i pantaloni del pigiama. Non che adesso sia messo meglio. Ho una bruttissima cera. Le occhiaie nero pece mi ricordano della nottata appena trascorsa.
Ho la bocca amara,secca e impastata. Come un automa mi sciacquo la faccia e mi lavo i denti. Dovrei pettinare i capelli,ma l'idea non m'alletta. Tanto lo sanno tutti che il lunedì sfottermi è come sparare sulla croce rossa. Troppo in down per tentare una reazione. Quindi tolto il bello dello sfottò,esso cessa di esistere. Decade,ancor prima d'esser partorito da qualche simpaticone di mia conoscenza. Esco dal bagno e vado in camera a vestirmi. Apro l'armadio e le ante mi ricordano quanto sia fuori di testa. Sabato prima di uscire,le ho rivestite internamente con una miriade di post-it zeppi di consigli,scritti a caratteri cubitali utili per questo momento. Ne leggo un paio velocemente tra i più appariscenti: "Evita pantaloni a zampa,tanto oggi stai da schifo","Meglio la felpa verde col cappuccio",e i miei preferiti:"Non dimenticarti la testa" e "Oggi evita di pensare". Come da consiglio,m'infilo la salophette,la felpa verde e un paio di scarpe da skater;prendo la borsa a tracolla semivuota e scendo in cucina,dove quella santa donna di mia madre ha preparato la colazione. Ho tempo a sufficienza per consumarla in tranquillità,fumarmi una sigaretta e andare a prendere nella mia stanza la bustina d'erba dimenticata nei jeans di ieri. Oltre all'erba,ritrovo nelle tasche un paio di banconote di cui io non ricordo la provenienza e una seconda bustina con mezzo trip e due pasticche. Impreco contro la mia stupidità,visto che c'è mancato poco che mi sgamassero. Già mi vedo la faccia di mia madre che mentre piega i pantaloni si ritrova il tutto per terra e nel mentre che lo raccoglie scrive col mio sangue la mia pena. Ma per fortuna questo non succede. Ho giusto il tempo per imboscare tutto dentro la tasca interna di un giubbotto che non metto da un bel po',e sono già fuori casa. Cerco nelle tasche della salophette quel che rimane del pacchetto di sigarette,ormai sventrato, causa mancanza di carta per filtri;ne estraggo una e me la fumo a forza di avidi tiri.
La stazione è vicina,solo 5 minuti a piedi a passo medio che potrei percorrere ad occhi chiusi. A quest'ora,l'ora in cui il paese lentamente si sveglia,camminare per strada è bellissimo. Si è accompagnati solo dal cinguettio degli uccelli e da qualche rumore lontano di automobile che si mette in moto. Certo fa un po' fresco,ma è solo umidità. Nella stazione non vi è ancora anima viva,tranne me. Mi dirigo a piè veloce verso la nostra panchina,dove ogni mattina il primo che arriva rolla la prima canna della giornata. E sì,da noi si usa così. Come sempre,a questa ora la stazione è vuota. Il primo treno utile è quello che dovrò prendere,quello verso la città a nord. Quello che scende verso la città a Sud passa dieci minuti dopo. Ho giusto il tempo di finire e d'accenderla,che alla spicciolata arrivano anche gli altri. Il Fuso entra in stazione dall'entrata secondaria,con sul viso ancora con la forma del cuscino,anche perché accompagnato in auto dalla madre;mentre Paolo e Gigi escono dal bar della stazione,dopo la colazione quotidiana a base di “cornetto&cappuccino”. I primi saluti vengono sostituiti dal passaggio del “testimone fumante”. Quando si dice:”Il buongiorno si vede dal mattino….”. Ah,sante parole. Il treno,stranamente puntuale,apre le porte ed il filtrino,ultimo residuo della canna mattutina,fa un volo della madonna,sfiorando la gamba del controllore,sceso per indicare la ripartenza al macchinista,per poi finire sulle rotaie sottostanti. Ogni gesto è una continua sfida al mondo,ogni gesto è colmo d'irriverenza e strafottenza. Diligentemente poi,quasi in fila saliamo sull'ultima carrozza,la nostra zona. Appena usciti dalla stazione,puntuale – lui sì – si avvicina il controllore per il controllo biglietti. Ci conosce ormai,ma ligio al suo dovere,ci continua a chiederci il biglietto. “Siamo studenti pendolari,abbiamo l'abbonamento” gli disse una volta Paolo supportato dai nostri sorrisi da 32 denti ciascuno,e il controllore candidamente ci rispose:”Ragazzi,con quello che vi fumate ogni giorno,prima o poi ve lo dovrete pur dimenticare…e io sarò lì ad aspettarvi.”
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thatstrange-g · 25 days
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MJ
Cos’è successo Gio? Ehi, svegliati. Quant'era che sognavi quel momento? Quanto hai sognato di trovartela di fianco pronta a riprenderti? Non l’hai vista? Era lì eh. Sognavi da tanto di girarti e vederla dietro di te. Cos’è successo? Gio, svegliati.
Stavo disegnando amico, stavo disegnando un volto cercando di ricordarmi i suoi tratti senza guardare nessuna foto, non so cosa sia successo ancora una volta.  Non ci crederai ma stavo davvero immaginando il momento in cui un giorno l’avrei rivista. Avevo un cappuccio abbastanza grande che mi impediva di vedere ai miei lati e le cuffie si erano scaricate da poco. In quel momento ho visto una borsa rossa che si poggiava sullo scoglio di fianco a me e ho subito capito, ho detto “no, non sta succedendo”. Mi sono girato e non credevo ai miei occhi. Non avrei mai pensato di rivederla da così vicino, lì. Non sapevo cosa fare, ho fatto finta di niente, ho cercato di farmi vedere forte, ho fatto come se nulla fosse successo, involontariamente, anche se mi creava immenso imbarazzo parlare con una persona di cui non sapevo più niente da mesi. Non riesco veramente a descrivere tutto ciò che mi passava per la mente amico, te lo giuro, mai nella mia vita mi è capitata questa intensità di confusione. Non sembrava cambiata per niente, se non per i capelli, ora è veramente simile a Mary Jane. (maledizione). Aveva quei soliti occhi grandi blu che mi guardavano come ricordavo. Hai presente quando dal nulla vedi dei dettagli che ti sbloccano dei ricordi di momenti che avevi completamente rimosso o a cui non pensavi da tanto? Guardare quello sguardo mi ha fatto ripensare ad un momento particolare che abbiamo avuto in Friuli: eravamo seduti su una panca vicino al fiume mentre ero nel panico per gli insetti, e lei mi guardava quasi divertita, e quello sguardo era esattamente lo stesso.
Abbiamo parlato normalmente, come se non fosse successo niente, e io non sapevo cosa fare, non sapevo se dar retta al 50% che la odiava, per alzarmi e andare via, o al 50% a cui mancava così tanto da far tremare il mare che avevamo davanti. Probabilmente ero anche curioso di capire cosa aveva da dirmi: dopo quello che è successo ci vuole coraggio a presentarsi così alla persona che da mesi sta soffrendo per te. Non nego che sotto sotto speravo che da un momento all’altro mi prendesse e mi dicesse che aveva fatto l’errore più grande della sua vita a lasciarmi andare e che era pronta a vivermi come si deve. È stato anche quello che mi ha illuso: quel coraggio per fare un passo verso di me per poi non tornare?
Amico io sono maturato molto, lei anche, e non hai idea di quanto questa cosa mi riempia di gioia e dolore mischiati. Ultimamente è un cocktail che prendo spesso quello che mischia questi due ingredienti, ma non so se le dosi siano bilanciate a dovere. È evidente la sua crescita, è evidente quanto anche lei abbia sofferto. È chiaro che tutti abbiamo bisogno di quell’evento o di quella persona che nella nostra vita abbia una funzione di evoluzione, e io penso di esserlo stato per lei. Lei mi ha detto che lo sono stato. La vedo finalmente grande. O magari è solo una convinzione che cerco di darmi per giustificare questa ennesima ricaduta. Quel giorno c'era lei che emanava energia positiva e poi c'ero io che da lì sotto guardavo la persona che volevo, mentre mi faceva rendere conto di quanto fosse cambiata in meglio. Non stavo capendo niente. Non riesco neanche a scrivere o a mettere in ordine i pensieri. Questo sarà probabilmente il messaggio scritto peggio di sempre, amico. Fai finta che l'omino nel mio cervello che ordina razionalmente i miei pensieri sia sbronzo perso: ha bevuto troppi di quei cocktail di cui ti parlavo prima.
Non ci voleva.
Volevo restare nell’ignoranza e cullarmi sul fatto che probabilmente non sarebbe mai cambiata, e che quindi perderla sarebbe stato meglio. Ma porca troia quanto mi piace ancora, mi piace ancora di più, ed è una sensazione marcia; come faccio a provare tutto questo per la persona che mi ha mandato a fondo a calci? Com'è possibile che la ami ancora? Posso provarci in tutti i modi, ma poi mi basta parlarci, sfiorarla, guardarla negli occhi, che sono punto e a capo, che capisco il motivo di tutto il dolore che ho provato per questi mesi, che capisco a cosa ero rimasto ancorato così tanto da essermi fatto a pezzi l’anima per tutto questo tempo.
Stavo iniziando a dimenticare il suono della sua voce, non guardavo da un po’ i nostri video in cui si sentiva. E invece rieccola lì, riecco tutto quello che mi mancava, la persona con cui ancora parlavo la notte, nei sogni, ora era lì per davvero, e io non capivo se fosse realtà o fosse il solito sogno nel quale stiamo ancora insieme. Riecco tutto quello che mi stavo convincendo a lasciare andare. Amico non puoi capire cosa stavo provando in quel momento. Mi ha chiesto scusa, mi ha detto che si sentiva pronta ad avere un dialogo con me per cercare di stabilire un rapporto pacifico.
Ma io come faccio amico?
Come farei a vederla, salutarla, fermarmi a fare due chiacchiere mentre sotto la amo così tanto? Quanto devo mettermi da parte IO per accettare un rapporto civile che mi terrebbe incatenato a tutte le cose che mi hanno fatto innamorare di lei mentre devo accettare che non staremo più insieme e tutto ciò che mi è concesso è una stupida conversazione di due minuti? Non sai quanto mi ha fatto male alzare quei muri, non sai quanto piangevo dentro mentre dicevo di non volerla come amica e che non me ne facevo niente di un rapporto civile. Abbiamo anche parlato di come ci piacerebbe che fosse il rapporto con i nostri amici se stessimo insieme, di quanto andrei d'accordo con alcuni dei ragazzi delle sue amiche, il che mi ha iniziato a far pensare che anche lei immagina un futuro dove le cose si risolvono, magari era un indizio su cosa le sarebbe piaciuto ora che sarebbe tornata. Ma non era questo il suo intento.
Amico tu non hai idea della chimica che c’era in quel momento. Si percepiva la voglia di toccarsi, di sentirsi e non sai quant’è stato difficile rifiutare il suo abbraccio. Spero che non sia stata solo una mia impressione. Ci guardavamo e pensavamo “quanto mi piace”, ed è assurdo per me pensarlo adesso e mentre quando stavamo insieme non riuscivo a percepirlo da parte sua. È per questo che dico anche che il tempo ha aiutato a capire tante cose, è per questo che dico che se dopo mesi torna da me, andando contro tutto e tutti, le mie sicurezze sarebbero più solide. Per questo dico che non doveva succedere questo nostro incontro se non doveva essere per tornare insieme, perchè io questa volta non ci ho messo lo zampino, io non ho detto niente a nessuno e lei si è sentita di venire lì da me. Ora invece abbiamo parlato, le ho detto di nuovo cosa mi aspettavo, e questo inevitabilmente ha compromesso un ipotetico ritorno futuro. Io questa volta non dovevo convincere nessuno, e proprio questo doveva essere un elemento che mi faceva acquisire sicurezza nel suo ritorno. Ma se ora come al solito ho esagerato buttando fuori tutto quello che avevo dentro, che ci credo ancora, pensieri su cui volevo che ragionasse, è come se di nuovo sia stato io a cercare qualcosa, quando invece dovevo solamente farmi trovare. È un discorso particolare amico e non sono neanche sicuro di averlo spiegato a dovere.
Le ho raccontato delle esperienze che ho avuto in questi mesi e capisco il suo punto di vista, capisco se non crederà al fatto che sono state stupidaggini da cui ho preso subito le distanze. Vedevo lei in ogni cosa, in ogni situazione, anche in quelle occasioni la vedevo e la odiavo, perchè non facevo altro che immaginare le sue smorfie, i suoi grattini, il suo tocco, il suo calore, e in un attimo non volevo essere più toccato da nessun’altra. Ho avuto tante occasioni per fare qualcosa di questo genere, per "affacciarmi dall'altro lato" e mi odio perchè continuavo a rifiutare sia perchè non sono io, ma anche perchè pensavo ancora di farle un torto. Perchè mi sentivo ancora legato a lei, mi sentivo di tradirla.
Mi manca tutto di lei, mi manca vederla ridere quando faccio la voce dei Lunes, mi manca quanto cercava il mio sguardo quando vedeva qualcosa che sapeva che mi piaceva, mi manca pensarne mille da fare per lasciarla senza parole e renderla felice.
Abbiamo chiarito la situazione nei giorni dopo, perchè io pensavo che quello successo al mare sarebbe stato un evento che avrebbe dato inizio ad un graduale riavvicinamento. Che magari sarebbe stato così, continuando a scambiare due chiacchiere, lei avrebbe avuto a che fare più spesso con quella persona che la aveva fatta innamorare e magari dopo un po’ si sarebbe lasciata andare di nuovo. Ma ho dovuto stroncare la cosa. Dirle di lasciarmi in pace per sempre è stata la cosa più difficile che abbia fatto da quando la conosco. E in quel momento ho capito quanto fosse sincero il mio amore nei suoi confronti. Le ho detto che non voglio che si sprechi, non voglio che qualcuno si approfitti di lei, e so che ora è abbastanza forte da accorgersene. Non voglio che sia toccata da mani che non la amino veramente quanto merita. Voglio che sia toccata da mani che la meritano almeno quanto credo di meritarla io. E questi pensieri non li facevo tempo fa, non ragionavo così. Volevo che fosse mia e basta. Volevo esserci io al centro, volevo che fossimo noi insieme al centro. E ora mi sto rendendo conto che IO in questi pensieri non ci sono più. L'equazione non prevede più me. C'è solo lei e quanto mi auguro che diventi tutto ciò che ha sempre sognato, anche senza di me. Forse perchè mi sono abituato a vederla senza di me. Forse perchè non siamo più niente. Ma non riesco a spiegarmi tutto questo. È assurdo quanto l'amore maturi quando è sincero, quando è reale. Non avevo mai provato una cosa del genere amico, e non sai quanto fa male amare così tanto e rendersi conto che la vita della persona che ami vada avanti senza di te, senza te che la fai ridere, senza te che la abbracci, senza di te che la guardi fiero quando raggiunge i traguardi o qualsiasi cosa abbia importanza per lei.
Io non immagino una persona diversa da lei per me da qui in avanti, non riesco a vedermi in un futuro con una persona che non sia esattamente come lei. Io l’ho trovata la mia persona, e mi sto rendendo ridicolo da mesi pur di non perderla. Non riesco veramente a trovare un modo per descrivere quanto sia tutto ciò che ho sempre cercato. Non credi che le relazioni durate così poco siano più facili da dimenticare? Se ci sono rimasto così tanto aggrappato è perchè ho capito tante cose.
Mi ha detto che forse ho ragione quando dico che lei si sta convincendo a pensare che non siamo fatti per stare insieme. E ormai la vedo quanto è diventata razionale. Mi piace e non mi piace allo stesso tempo quando mi parla con le frasi "da psicologo". Ma io conosco anche quel suo lato che non fa vedere a nessuno, e so che sotto sotto lei ci spera ancora. Sotto sotto lo so che le manco anche io. Sotto sotto quando vede qualche scena d'amore, so che pensa a noi due.
Mi ha detto che mi augura di tornare a splendere come ho sempre fatto per lei. Ho questa frase tatuata in testa che non va via. È la cosa più bella che mi abbia mai detto. È una frase con un mix di amore e riconoscenza. Si è resa conto di quanto le dessi tanto, di quanto ci avessi messo tutto me stesso per farla stare bene, senza neanche sforzarmi a farlo. Non ce la faccio a lasciarla andare sapendo tutte queste cose. E non capisco neanche io come possa lei lasciar andare tutto questo dopo le consapevolezze che ha raggiunto.
Mi ha anche detto che i sentimenti che mi ha descritto negli ultimi messaggi li avrebbe voluti sentire in un momento diverso, e questa cosa mi ha ucciso. Ho avuto ragione amico. Era tutto qui il problema. Era tutto questo il problema. Era la mancanza di queste consapevolezze che faceva deragliare sempre il nostro treno. Alla base della fiducia c’era questo. Alla base dei litigi c’era questo. Io è questo che cercavo. Io è questo di cui avevo bisogno. Io avevo bisogno di sentirmi importante, avevo bisogno di sentirmi insostituibile, speciale, ed è buffo che sia arrivato proprio adesso, quando tutto è finito. E la cosa che mi fa più incazzare è che nonostante queste consapevolezze ci siano ora, cosa manca? Con che coraggio possiamo permetterci di lasciare indietro una cosa del genere? C’è gente che si ritrova mentre prova la metà dei sentimenti che proviamo noi. Perchè noi dobbiamo essere l’esempio di quanto il destino sia crudele? Perchè proprio noi dobbiamo essere la conferma che “il tempo separa le persone”. Perchè tanto io so che le nostre strade si ri-incroceranno quando sarà impossibile riprendersi, quando ci saranno cause molto più importanti che ci faranno dire che non è possibile. E in quel momento rimpiangeremo questo, rimpiangeremo quanto siamo stati deboli ad esserci lasciati andare. Solo in quel momento considereremo le strade come "ri-incrociate", solo quando non sarà più possibile recuperare nulla, ignorando il fatto che è quasi un anno che le nostre strade continuano ad incrociarsi.
Ora che queste consapevolezze ci sono, che siamo cambiati, che siamo maturati, perchè continua a dire che non potrà mai funzionare? Se ci siamo confermati il fatto che siamo cambiati, che abbiamo risolto dei problemi di noi che ci avevano impedito di vivere la relazione in maniera sana, perchè ora non è possibile? Perchè non ci regaliamo un po’ di felicità? Perchè continua a dire che se sarà, le strade si ri-incroceranno in futuro? Come fa a correre il rischio nonostante sia evidente quello che ancora prova? Come fa a non rendersi conto che il destino sta facendo incrociare le nostre strade da sempre? Il suo ex che le diceva che la vedeva bene con me, come ci siamo trovati, come ci siamo conosciuti, come ci siamo sempre recuperati, come continuiamo a cercarci, come ci capitano le cose insolite che ci fanno subito pensare all'altro, come continuiamo a incontrarci nei posti meno probabili, come capitiamo uno di fronte all'altro mentre balliamo in discoteca, l'effetto che ci fa il guardarci negli occhi.
Come fa a non essere il destino che ci ricorda di non dimenticarci?
Il destino non ha la facoltà di fare il lavoro al posto nostro, il destino crea una situazione, crea una circostanza, crea un'occasione, ma siamo noi a dover rendercene conto. Il destino non prenderà mai iniziativa e ci farà capitare faccia a faccia. Il destino ha già fatto tanto per noi. Il destino è sempre stato lì a ricordarci chi c'è dall'altra parte. Se continuamo ad ignorarlo, non è questione di futuro, è questione di volontà.
Bene amico ora basta. In realtà, credo che quello che è successo l’altro giorno è stato il suo addio. L’addio che non era mai riuscita a darmi da novembre. Le strade non si incroceranno mai più se continuiamo a cambiare percorso quando ogni cosa cerca di farci capire di percorrerle insieme. Dopo le parole di questi giorni, le strade saranno divise per sempre. Cos'altro può succedere che le possa far dire “cazzo ora vado a riprendermelo, non lo posso perdere”? Cos’altro può succedere? Ci siamo visti e ci siamo ricordati i motivi per cui eravamo così persi l’uno per altro. Ma ora? Che cos’è quell’evento che farà fare lo scatto? Io ho scoperto tutte le mie carte, sa quanto valgo, cosa sono, chi sono. Io ho fatto anche troppo per quanto mi riguarda. Mi ero promesso di non cercare più niente da lei ma ho ceduto ancora quando ho visto quello che ancora proviamo; e mi manda in bestia capire quanto siamo dei coglioni a non fare niente. Non è più possibile. Non ci sarà un futuro. Lei adesso andrà avanti seriamente. Appena sarà pronta a vivere qualcosa intensamente, non farà in tempo a guardarsi indietro che sarà già mano nella mano con qualcun altro. Non tornerà mai più da me. Cos’è stato quindi ciò che è successo? È da novembre che cerco di andare avanti sapendo che non saremo mai più niente. E adesso? Ora l’unica cosa che cambia è che l’ho rivista. Mi ha scombussolato, mi ha ricordato quanto la amavo, quanto la amo, per poi sparire di nuovo. Il risultato è sempre lo stesso.
È stato un lampo, amico, un ricordo fulmineo che mi ha colpito in piena fronte, un accenno di luce, ma dopo di esso, tutto torna come stava andando, se non peggio. È stato uno dei sogni che continuavo a fare ma molto più lucido. Che ha cambiato tutto e non ha cambiato niente.
Maledizione a quei capelli rossi. Peter Parker è con Mary Jane che passa la vita. È assurdo. Tutto questo è assurdo, amico.
@thatstrange-g _ 29|03|2024
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piovra · 29 days
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Oggi è mezzo decennio senza mia mamma. È volato il tempo, ma gli ultimi momenti come i più belli sono ben nitidi nei miei ricordi. La voglio ricordare così, in quel Roma Inter del 27/03/2010, esattamente nove anni prima che morisse.
Quel giorno eravamo in tribuna monte Mario. Ci siamo abbracciati per tre volte: ai due goal (DDR e L. Toni) e al fischio finale. Stavamo per vivere un altro sogno, che poi fu soltanto sfiorato per pochissimo.
Mia madre è sempre stata al mio fianco quando giocava la Roma. Preferivo stare più con lei che coi miei amici. La sentivo più romanista di tanta gente che segue la maggica soltanto quando il vento soffia a favore. Con lei invece no, me la ricordo al mio fianco sia nei momenti di gloria che in quelli più drammatici, tipo il quasi fallimento della società post Ciarrapico. Lei seguiva le radio. Sapeva tutto. Era più facile che fossi io a chiederle notizie della squadra che lei. Lei, nella sua umiltà, mi chiedeva soltanto gli aspetti più tecnici e tattici perché: “io non ho giocato a pallone, magari ci capisco meno, ma secondo te quello è bravo? Secondo te l’arbitro ci ha visto giusto?” Se uno crede che una donna non può seguire il calcio, beh non ha conosciuto mia madre. Girava spavalda senza nessuna vergogna con la roba della Roma addosso: dalla giacca alla borsa, fino alla capigliatura rossa e le mesh gialle, lei non si nascondeva da nessuno. Faccia a faccia si misurava coi laziali e juventini e non ricordo nessuno che la odiasse. Lei stava al gioco, non era volgare, ascoltava e ribatteva. Ha campato per una vita intera a fianco di un laziale malato fracico, dunque era ben addestrata a saper confrontare e sfidare anche il suo peggior rivale. E ai derby, sapeste come lei gli teneva testa... Già, i derby li vivevo a casa, ciò che respiravo era talmente fantastico e surreale che non necessitavo di andare allo stadio: era giusto che il mio posto lo vivesse qualche altro sfegatato romanista. Io ero impegnato sul fronte domestico, a fianco di mia madre. È stato così sin da piccolino, quando fu lei a strapparmi da mio padre che mi voleva tifoso biancoceleste. Il retroscena della mia scelta risiedeva in un confronto tragicomico tra i miei. Iniziava dalle feste natalizie, con mio padre che tentava di sedurmi con “segui la Lazio, perché c’è Babbo Natale che ti darà tutto ciò che vuoi. La Befana non c’ha un soldo!” Dall’altra, mia madre, nella veste della Befana: “sono più buona e la roma è più forte e bella della Lazio. Perdono sempre e stanno in B!”
Mio padre me lo ricordo bene quand’ero piccolo, isolato nel salone a seguire la sua Lazio negli anni più bui, su Teleroma56, triste e incazzato. Quasi inavvicinabile. Empatia zero assoluto. Tutto ciò credo abbia spinto il sottoscritto a disprezzare tutto ciò che aveva a che fare col mondo-Lazio. Mia madre, dall’altra, seguiva la Roma con una radiolina rossa in un’altra stanza. Io preferivo stare con lei perché parlavamo e tollerava anche la mia vivacità.
Così è stato ogni sacrosanta Domenica: la tachicardia ad ogni urlo di Pato e poi negli anni a seguire anche di Zampa, au goal dei nostri eroi giallorossi, me li ricordo benissimo.
È nato così l’amore per la Roma per me, coi colori che incantavano i miei occhi e i cori del CUCS che cantavo a pappagallo, imparandoli quando trasmettevano la Roma in tv nelle partite di coppa, e mamma mi comprava le cassette per registrare tutte le partite della Roma. Mia madre era sempre lì, al mio fianco. Solo quando andavo allo stadio non era con me, ma sapevo che seguiva la Roma alla TV. Quella sua presenza costante l’ho voluta ripagare negli anni successivi, quando ero ormai cresciutello, portandola per la prima volta a vedere la Roma quando avevo circa 18 anni: la Roma di Zeman contro l’Inter di Ronaldo. La ricordo senza fiato una volta arrivata al gate della Tevere centrale. Quel “Che meraviglia” e il suo sorriso non me lo dimenticherò mai. Non riusciva a parlare per l’emozione. Quel giorno sarà indimenticabile per lei, anche se perdemmo 5-4. Da quel momento è voluta venire sempre con me. Tale era l’entusiasmo che parlò di queste esperienze anche ai suoi colleghi: uno di questi, carissimo amico di vecchia data, le regalò tanti di quei biglietti che ci permisero anche di seguire la Roma nell’anno dello scudetto, coronato in quel 17 giugno con quell’abbraccio intenso in lacrime, dove le ripetetti più volte: “ce l’abbiamo fatta, mamma, non ci posso credere!”
Non era la prima volta che vidi la Roma vincere lo scudetto: quello dell’83 l’ho vissuto da pupetto, girando sulla carrozzina proprio con lei per le vie del Fleming, noto quartiere laziale, dove i romanisti fecero l’incredibile ai danni dei laziali, ornando segnaletiche e serrande dei negozi con colori giallorossi. Potrei dire che da lì è iniziato il mio percorso con la Roma, conquistato da quei colori e tra le sue mani, e non c’è stato giorno senza lei che non la seguissi. E se nell’83, lei girò per il quartiere per respirare la gioia dei romanisti, io ricambiai il gesto portandola in ogni quartiere di Roma per tutta l’estate del 2001.
Tale è stato il nostro amore che non abbiamo mai perso una partita, amichevoli comprese, anzi a dire il vero era più facile vedere lei sveglia a guardare le partite estive alle 2 di notte che il sottoscritto (ve le ricordate le partite negli States durante l’era Pallotta?).
È sempre stato così. La Roma al di sopra di ogni cosa. Non mollò di un metro nemmeno quando le diagnosticarono il tumore e non stava molto bene: doveva presenziare a tutti i costi le partite, anche quelle allo stadio. Me la ricordo in quella di Champions, a Dicembre, dove camminava a fatica, tenendo stretto il mio braccio e tremava dal freddo, e io che le dicevo: “Non fa’ così, ma’, ora tocca il motorino! Sei forte! Tieni duro!” Quella è stata l’ultima volta che mamma ha visto la Roma all’Olimpico con me. Nei mesi successivi, durante le cure, cercava di seguirla in TV nonostante fosse a pezzi. Io ero sempre al suo fianco. Non giocavamo bene, c’era la Roma di Fonseca, orfana del suo amato Totti e prossima a salutare De Rossi. Erano intoccabili e sacri per lei, come fossero suoi figli. L’ultimo suo commento fu l’eliminazione agli ottavi contro il Porto: “Che amarezza. È una pena così.” Poi calò il silenzio.
Le cure troppo forti e forse azzardate, hanno portato via mia madre prematuramente il 27 Marzo del 2019 e hanno devastato la mia esistenza. La prima allo stadio senza di lei è stata un’agonia. Il Roma Napoli perso a 4-0 fu accompagnato da un mio tweet pieno di dolore e lacrime che non lasciò indifferente nemmeno il profilo ufficiale dell’AS ROMA, che l’ha voluta ricordare affettuosamente. Da tutta Italia ho ricevuto vicinanza. Fu una cosa bellissima che non dimenticherò mai nonostante il dolore terribile.
Ho provato ad alzare la testa solo pochi mesi dopo, tornando allo stadio, ma il vuoto è rimasto incolmabile. Nessuno ha saputo riempirlo. Purtroppo ci convivo con quel vuoto, per tutta la vita. Mia madre era, anzi è la Roma e lo sarà anche domani. Tutto ciò che indosso, che porto, che canto e che difendo, porta anche il suo nome. Ho imparato tanto da lei. Anche all’ultimo saluto, ho portato con me la sciarpa della Roma addosso e ho letto la lettera guardandola perdutamente in quella meraviglia di rose giallorosse che avevamo scelto assieme a mia sorella per coprire l’intero feretro. Il giallorosso erano i suoi colori e come tale andava ricordata così. Porto sempre qualcosa di lei quando gioca la Roma. Lo faccio all’Olimpico come l’ho fatto al Puskas Arena. Non esiste che veda la Roma senza mia madre. Continuo a ripeterlo anche oggi, a distanza di 5 anni che è volata via. Lei è qui. Lei è la Roma, per me, anche se mi sento terribilmente da solo quando non sento il suo abbraccio. Una cicatrice vivente che resterà incisa per tutta la vita.
Ciao Ma’
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notizieoggi2023 · 2 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/la-borsa-miu-miu-di-valentina-ferragni.html La borsa Miu Miu di Valentina Ferragni per la moda Inverno 2024 Miuccia Prada ha lanciato sul mercato il brand Miu Miu nel 1993 e, nonostante la sua estetica sia cambiata un po' nel corso degli ultimi decenni, è sempre stata allineata con la cultura di strada e i gusti delle it-girl, non a caso anche quest'anno il brand si è riconfermato tra i marchi di moda più desiderati secondo Lyst, complici star e trendsetter che lo indossano spesso e volentieri. Se infatti gli anni Novanta possono essere considerati il momento di maggiore ossessione per le borse di tendenza, gli accessori Miu Miu dimostrano che i loghi riconoscibili e l'approvazione delle celeb sono ancora molto importanti per le vendite delle borse. It-bag presenti nelle wishlist di ogni trendsetter che si rispetti, le borse Miu Miu sono anche l'accessorio più amato dalla minore delle sorelle Ferragni. Per una serata hockey a Chicago, in compagnia del suo ragazzo Matteo Napoletano, la designer di gioielli ha sfoggiato una mini bag Miu Miu rossa in pelle metalassé, con l'iconica trapuntatura in stile goffrato della casa di moda. In un perfetto mood collegiale, con varsity jacket in colorazioni sparkling e un pantalone marrone a gamba ampia, il look sporty chic di Valentina Ferragni è tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando vogliamo sentirci cool e alla moda, senza prenderci troppo sul serio. Come indossare la borsa Miu Miu di Valentina Ferragni per la moda Inverno 2024? Da portare a mano o sull’avambraccio come le icone di stile comandano, la borsa Miu Miu di Valentina Ferragni si declina in diverse combinazioni. Per un look più rilassato e streetwear, questa it-bag si indosserà con un paio di jeans o pantaloni cargo, un maxi trench in pelle nera e sneakers di tendenza. Per un'occasione speciale o night date in vista di San Valentino, invece, la borsa rossa Miu Miu si sposerà alla perfezione con un mini dress nero, un paio di pumps in vernice e un cappotto oversize. Con una it-bag di questo calibro, ogni mise diventerà un trend di stagione. Dove acquistare la borsa Miu Miu come quella di Valentina Ferragni
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lamilanomagazine · 2 months
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Furto nella scuola primaria di Sasso Morelli. Individuato e arrestato il presunto autore del reato dai Carabinieri
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Furto nella scuola primaria di Sasso Morelli. Individuato e arrestato il presunto autore del reato dai Carabinieri. Sasso Morelli (BO): I Carabinieri della Sezione Operativa di Imola (BO) hanno arrestato un 32enne macedone per furto aggravato. È successo nella serata del 10 febbraio 2024, durante un servizio di contrasto ai reati predatori, con particolare riferimento agli istituti scolastici dell'imolese che di recente erano stati presi di mira dai ladri, soprattutto di notte. Per questo motivo sono stati intensificati i servizi per prevenirli. L'attività preventiva dei Carabinieri ha ottenuto un risultato alle ore 23:25, quando l'attenzione dei militari è stata richiamata da un soggetto con una borsa in mano e uno zaino in spalla che stava uscendo dalla scuola primaria di Sasso Morelli. Raggiunto e bloccato dai Carabinieri, mentre si stava allontanando in sella a una bicicletta, il soggetto è stato identificato nel 32enne e perquisito. All'interno della borsa e dello zaino che l'uomo aveva con sé, i Carabinieri hanno trovato un paio di scarpe sportive, un cucchiaio da cucina, con dei segni di vernice rossa nel manico, tre tablet, di cui due marca Apple e uno marca Samsung con i relativi carica batterie. Accendendo i tablet rinvenuti, i Carabinieri si sono accorti che appartenevano al Comune di Imola. Sospettando di aver individuato il presunto autore di un reato di furto appena perpetrato, i Carabinieri hanno effettuato ulteriori controlli e ispezionando la scuola, hanno scoperto che una porta finestra presentava dei segni di forzatura nell'infisso in alluminio di colore rosso, identico alle tracce di vernice presenti nel cucchiaio rinvenuto nella disponibilità del soggetto. I precedenti di polizia a carico del 32enne hanno confermato la sua indole a delinquere, come accaduto a gennaio, quando i Carabinieri della Stazione di Casalfiumanese lo avevano arrestato per un fatto analogo accaduto ai danni dei distributori automatici di alimenti di Imola (v. comunicato stampa del 22/01/2024). Su disposizione della Procura della Repubblica di Bologna, il 32enne macedone arrestato dai Carabinieri, è stato trattenuto, in attesa di essere tradotto nelle aule giudiziarie del Tribunale di Bologna per il giudizio direttissimo. In sede di Giudizio direttissimo, l'arresto è stato convalidato e il 32enne è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in attesa della sentenza posticipata per la richiesta dei termini a difesa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Venezia, si ferma a pregare dove morì il figlio: derubata del telefono con foto e audio | L'appello: "Ridatemelo, c'era tutto quello che mi restava di lui" 
Tgcom24 L’appello di mamma Cristina al ladro del telefono  “È un Samsung A13 con cover rossa, ho chiamato più volte e squilla”, ha scritto sui social Cristina Silvestri, lanciando il suo disperato appello per il recupero di quel telefono.   “Mi hanno rubato la borsa dall’auto in sosta, – racconta, – qualcuno ha aperto la portiera lato passeggero ed ha preso la borsa, io non me ne sono accorta e…
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giancarlonicoli · 5 months
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17 nov 2023 11:16
“L’AGENDA ROSSA È NASCOSTA A CASA DEL SUPERPOLIZIOTTO LA BARBERA” – LA PROCURA DI CALTANISSETTA HA MANDATO I ROS NELLE ABITAZIONI DELLA MOGLIE E DI UNA DELLE FIGLIE DELL’EX CAPO DELLA SQUADRA MOBILE DI PALERMO, MORTO NEL 2002: L’AGENDA DI PAOLO BORSELLINO, SCOMPARSA IL GIORNO DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, NON È STATA TROVATA, MA SONO STATI SEQUESTRATI DOCUMENTI NELL’ARCHIVIO DELL’INVESTIGATORE, RITENUTO IL REGISTA DEL DEPISTAGGIO SULLA STRAGE E ARTEFICE  DELL’OPERAZIONE CHE PORTÒ ALLA CREAZIONE DEL FALSO PENTITO SCARANTINO… -
Estratto dell'articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it 
Un testimone racconta che l’agenda rossa di Paolo Borsellino è stata nascosta a casa dei familiari di Arnaldo La Barbera, l’ex capo della squadra mobile di Palermo al centro di tanti misteri, nel 2002 stroncato da un tumore. È un racconto molto dettagliato quello che hanno vagliato i magistrati della procura di Caltanissetta, sembra che la rivelazione arrivi da una persona vicina alla famiglia La Barbera.
Il mese scorso, sono scattate delle perquisizioni: i carabinieri del Ros, incaricati della delicatissima ricerca, sono arrivati nelle abitazioni della moglie e di una delle figlie del superpoliziotto, fra Roma e Verona. Dell’agenda rossa non c’è traccia, ma gli investigatori del Raggruppamento operativo speciale hanno portato via tanti documenti, appartenuti ad Arnaldo La Barbera, oggi ritenuto il regista della spregiudicata operazione che portò alla creazione del falso pentito Vincenzo Scarantino, il balordo di borgata che per anni ha tenuto lontana la verità sulla strage Borsellino.
[…] Anni fa era finito sotto inchiesta per furto l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, fotografato il giorno della strage, in via D’Amelio, mentre teneva in mano la borsa del magistrato assassinato […]
Il decreto di perquisizione parla di un fotogramma e di nuove testimonianze: Arcangioli avrebbe consegnato la borsa del magistrato a un ispettore di polizia, che rivendicava la titolarità dell’indagine, essendo arrivato prima dei carabinieri. E poco dopo la borsa finì alla squadra mobile, nella stanza del dirigente. Ma ci vollero cinque mesi al sottufficiale per stilare una relazione di servizio: «Non so perché non la scrissi al momento, l’ho fatto successivamente», ha detto il testimone all’ultimo processo per il depistaggio, quello che nei mesi scorsi ha visto imputati a Caltanissetta tre collaboratori di La Barbera per la costruzione del falso pentito Scarantino (uno è stato assolto, per due è scattata la prescrizione, adesso è in corso il processo d’appello).
«Rimane il dubbio — hanno proseguito i giudici — se il ritardo in quella relazione sia stata una negligenza nella tecnica investigativa, l’ennesima accertata, o se via sia di più». Per certo, scrive il tribunale di Caltanissetta, «il capo della squadra mobile La Barbera ebbe un comportamento veramente inqualificabile: dapprima disse alla vedova Borsellino che la borsa del marito era andata distrutta e incenerita nella deflagrazione, salvo poi restituirgliela diversi mesi dopo, negando in malo modo l’esistenza di agende rosse».
Perché La Barbera, protagonista di tante indagini antimafia, fece tutto ciò? Per la procura favoriva i boss, per il tribunale cercava solo di trovare velocemente dei colpevoli per la strage di via d’Amelio, non importa se quelli giusti.
Quando andò a casa dei Borsellino, fu Lucia, la figlia del giudice Paolo, a chiedergli conto dell’agenda rossa: «A fronte dell’insistenza della ragazza, che usciva persino dalla stanza, sbattendo la porta — ha ricostruito il tribunale — il dottor La Barbera, con la sua voce roca, disse alla vedova che sua figlia necessitava di assistenza psicologica, in quanto delirava e farneticava. Un atteggiamento — non hanno avuto dubbio i giudici — che rivelava non solo un’impressionante insensibilità per il dolore dei familiari di Paolo Borsellino, ma anche un’aggressività volta a mascherare la propria evidente difficoltà a rispondere alle domande poste, con grande dignità e coraggio, da Lucia Borsellino».
[…]
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tecnoandroidit · 6 months
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Daolar WIFI Control 9.6KW /11KW: il caricabatterie per auto portatile che si crede una Wallbox
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Nell'era dell'ascesa inarrestabile dei veicoli elettrici (EV) e dei veicoli ibridi plug-in (PHEV), il mercato sta assistendo a una domanda senza precedenti per sistemi di ricarica agili ed efficienti. Rispondendo a questa esigenza crescente, Daolar ha lanciato un prodotto all'avanguardia: la stazione di ricarica portatile per EV WIFI Control 40A / 48A. Questo dispositivo di ricarica si distingue per una vasta gamma di funzionalità, rendendolo una scelta irresistibile per i proprietari di EV alla ricerca di una soluzione di ricarica affidabile e facile da utilizzare. Nella nostra recensione, esaminiamo in profondità i vari aspetti di questo caricabatterie, esplorando le sue funzionalità uniche, la compatibilità con diversi modelli di EV, le caratteristiche di sicurezza e le prestazioni complessive. Specifiche Tecniche - Corrente di carica: 8A/10A/13A/16A regolabile - Intervallo di tensione: 400VAC + 20%, 50/60Hz a 3 fasi - Massima potenza: 11KW - Connessione WiFi: Wi-Fi 802.11b/g/n a 2,4GHz - Corrente di protezione dalle perdite: RCD DC 6mA - Tipo di connettore: Spina rossa CEE - Connettore per veicoli elettrici: IEC 62196-2 di tipo 2 - Lunghezza del cavo: 5m - Valutazione IP: IP65 - Temperatura di esercizio: -25℃ - 50℃ - Materiale dell'involucro: Plastica per PC (UL94-0 ritardante di fiamma) - Dimensione del cavo: 5 X 2.5m - Garanzia: 2 anni - Durata: > 10000 cicli di ricarica Unboxing All'apertura della scatola, la prima cosa che colpisce è l'organizzazione meticolosa dei componenti. Ogni elemento è accuratamente imballato per garantire la massima protezione durante il trasporto. Contenuto della Confezione - Caricabatterie Daolar: Il pezzo forte della confezione, avvolto in una pellicola protettiva per evitare graffi o danni. - Cavo di Alimentazione Type-2: Un cavo robusto di 5 metri che permette una connessione sicura e affidabile alla rete elettrica. - Supporto per il Controller e Portacavo: Elementi utili per montare il caricabatterie a parete e organizzare il cavo in modo ordinato. Molto comodo per usarlo tipo "wallbox". - Borsa di Trasporto: Una borsa pratica per trasportare il caricabatterie e gli accessori correlati. - Cavo Adattatore Trifase 400V a Monofase: Un adattatore utile per la ricarica in situazioni diverse, come in ufficio o durante i viaggi. - Manuale Utente: Un manuale dettagliato con istruzioni per l'installazione, l'uso e la manutenzione del dispositivo. - Certificati di Garanzia e Sicurezza: Documenti che attestano la conformità del prodotto agli standard CE e RoHS, oltre ai dettagli sulla garanzia di 2 anni offerta da Daolar. Prestazioni e funzionalità Uno dei punti di forza di questo caricabatterie è la sua capacità di ricarica rapida. Con una potenza massima di 11KW, è tre volte più veloce del tradizionale caricabatterie a 1 fase da 16A. Questo significa che è possibile caricare completamente un veicolo elettrico in sole 4-5 ore, senza compromettere la longevità della batteria. Il dispositivo è dotato di connettività WiFi 802.11b/g/n a 2,4GHz, permettendo un controllo remoto completo attraverso il proprio smartphone. Gli utenti possono regolare la corrente, impostare il tempo di ricarica, programmare la ricarica e persino consultare i record di ricarica passati. Purtroppo il Wi-Fi funziona solamente in modalità diretta e digitando l'IP del caricatore. Se ci spostiamo dal raggio di azione non sarà più possibile controllarlo. Il caricabatterie è dotato di uno schermo OLED che offre un display chiaro e dettagliato delle informazioni di ricarica, come corrente, tensione, potenza e temperatura. Le luci a LED cambiano colore per indicare lo stato di ricarica e eventuali malfunzionamenti. Se la luce dovesse diventare rossa il caricabatterie o la rete potrebbero avere un guasto. Durante i nostri test il Daolar ha dimostrato di poter funzionare anche senza la "messa a terra", infatti, lo stesso funziona addirittura sfruttando una power station come quelle Bluetti, Ecoflow e Jackery. Il caricabatterie offre la possibilità di regolare la corrente di ricarica in quattro diverse impostazioni: 8A, 10A, 13A e 16A. Questa flessibilità consente di adattare la velocità di ricarica in base alle esigenze specifiche del veicolo e alla disponibilità di potenza elettrica. La regolazione è molto utile anche nel caso in cui vogliamo assorbire meno corrente dalla rete elettrica in modo da non gravare sull'impianto domestico. Con certificazioni CE e RoHS, il dispositivo è conforme agli standard nazionali e internazionali di sicurezza. È dotato di otto meccanismi di protezione, tra cui protezione da sovracorrente, sovratensione, sottotensione e surriscaldamento. In caso di anomalie, l'alimentazione viene automaticamente interrotta per prevenire incidenti. Il nostro test Abbiamo avuto l'opportunità di testare il caricabatterie Daolar WIFI 11KW EV a 3 fasi da 16A di tipo 2 su due veicoli elettrici diversi: una Cupra Formentor Plug-In e una Renault Zoe da 52Kw. Il test è stato condotto sia in modalità monofase che trifase per fornire un quadro completo delle prestazioni del caricabatterie. Calcoli dei Tempi di Ricarica - Cupra Formentor Plug-In: La batteria ha una capacità di circa 13 kWh. - In modalità monofase a piena potenza (16A): ricarica completa in 3,5 ore - In modalità trifase a piena potenza (11KW): sempre 3,5 ore poiché essendo una plug-in la sua ricarica è limitata - Renault Zoe da 52Kw: La batteria ha una capacità di 52 kWh. - In modalità monofase a piena potenza (16A): ricarica completa in 14,1ore - In modalità trifase a piena potenza (11KW): ricarica completa in 4,7 ore Risultati del Test Il caricabatterie Daolar ha funzionato perfettamente su entrambi i veicoli, senza alcun tipo di problema. La flessibilità nel poter scegliere tra diverse impostazioni di corrente (8A, 10A, 13A, 16A) si è rivelata estremamente utile per adattare la velocità di ricarica in base alle esigenze specifiche del veicolo e alla disponibilità di potenza elettrica. La funzione di temporizzazione di 10 ore ha permesso di evitare i periodi di picco di consumo elettrico, ottimizzando ulteriormente l'efficienza della ricarica. La possibilità di monitorare e controllare lo stato di ricarica attraverso l'app per smartphone ha aggiunto un ulteriore livello di comodità all'esperienza di utilizzo. Prezzo e acquisto Al momento è possibile acquistarlo solamente sul sito ufficiale al prezzo di 349 €. Read the full article
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scontomio · 8 months
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tempi-dispari · 9 months
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Paolino Paperino Band: irriverente intelligenza
L’anno nero della borsa
Il 19 ottobre, quello che molti analisti avevano previsto sul finire dell’anno prima si avvera: nel lunedi nero delle borse mondiali, l’indice Dow Jones perde 508 punti, più del 20% del suo valore, trascinando nel disastro gli altri mercati mondiali. È una crisi economica paragonabile a quella del 1929, che segna la fine della grande bolla speculativa iniziata nei primi anni ’80.
Tra le principali spiegazioni all’evento, molti puntano il dito contro l’esteso ricorso, agevolato dall’utilizzo sempre più frequente dei computer, al “program trading”, la pratica di acquistare e vendere contemporaneamente diverse tipologie di azioni.
Secondo degli analisti, alcuni programmi non sarebbero stati ben “tarati”, e i computer avrebbero innescato una spirale di vendite che portò al collasso del mercato. All’atto pratico, l’economia mondiale si riprende a breve, e in retrospettiva la crisi del 1987 fu un raffreddore di stagione rispetto all’ultima crisi economica del 2008.
Il premier russo Gorbaciov è l’uomo dell’anno: in uno storico discorso al Parlamento sovietico, chiede la necessità di un radicale cambiamento dell’economia dello stato socialista, ormai moribonda. “Trasparenza” delle decisioni dell’apparato statale, “rinnovamento”: “Glasnost” e “perestrojika” diventano parole di uso comune anche in Occidente.
E un aiuto insperato al leader russo arriva anche dalla spettacolare bravata di uno studente tedesco, Mathias Rust, che con il suo piccolo aeroplano sfugge a tutti i controlli e atterra sulla Piazza Rossa di Mosca. L’azione porta alla rimozione di buona parte dei vertici militari russi, e tra loro anche molti oppositori di Gorbaciov.
I girasoli di Van Gogh Non aveva soldi investiti in borsa, probabilmente, l’anonimo acquirente de I girasoli di Van Gogh, battuto all’asta per 38 milioni di dollari: inizia la moda dell’arte come bene rifugio. Viene riconosciuta validità legale all’utilizzo del DNA nei processi, mentre i Paesi industrializzati prendono coscienza del problema del famigerato “buco nell’ozono”.
Per i loro studi sui materiali superconduttivi, sono Nobel gli studiosi Georg Bednorz e Alexander Müller. Margareth Thatcher rivince le elezioni in Gran Bretagna, mentre avviene la tragedia dell'”Herald of Free Enterprise”, un traghetto che si inabissa poco dopo aver lasciato il porto di Zeebrugge, causando la morte di tutti i 193 passeggeri e membri dell’equipaggio.
Comincia in Palestina la prima intifada (in arabo,”rivolta”), sollevazione di massa contro il dominio israeliano nel campo profughi di Jabaliya, estesa poi a Gaza, alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Forma di disobbedienza civile, acquistò visibilità internazionale a causa dei lanci di pietre da parte dei giovani contro le forze di difesa israeliane.
L’amministratore della Disney Michael Eisner e il primo ministro francese Jacques Chirac firmano il contratto che dà il via alla costruzione di EuroDisney, poi Disneyland Paris, il più grande parco divertimenti d’Europa. Siglato l’atto unico europeo, con lo scopo di completare la costruzione del mercato interno, e avviare il processo di unione politica, che porterà al trattato di Maastricht del 1992.
Suscita clamori la miniserie “Amerika”, che immagina un futuro in cui gli Stati Uniti hanno perso la guerra e sono stati invasi e occupati dai sovietici.
IN ITALIA È l’anno dei Cobas, con scioperi a raffica soprattutto nelle ferrovie, e dei referendum sul nucleare: dopo Chernobyl, è inevitabile una valanga di voti sulla chiusura di qualsiasi attività in materia da parte italiana. A luglio, una serie di insistenti piogge devastano per dieci giorni la Valtellina con allagamenti e alluvioni.
Il 28 una gigantesca frana si stacca e scivola dalla montagna spazzando via due paesi, Morignone e San’Antonio Morignone, causando 53 vittime e gravissimi danni alle case. 1.500 persone restano senza tetto. A Palermo, si chiude il maxiprocesso alla mafia, con 19 condanne all’ergastolo e un totale di 2.500 anni di reclusione per gli altri imputati. Al via l’alta velocità ferroviaria, con il primo “Pendolino”.
SPORT E SPETTACOLO Platoon di Oliver Stone, come si suol dire vince ma non convince: 4 statuette, tra cui miglior film, alla notte degli Oscar. Sbalordisce il mondo, invece, Marlee Matlin, attrice sordomuta, miglior attrice in “Figli di un dio minore”. Tre premi per il sofisticato “Camera con vista”, mentre Giorgio Moroder vince per “Take my breath away”, migliore canzone e hit dell’anno in tutto il mondo.
Roma ospita magnificamente i mondiali di atletica, in cui Carl Lewis si accontenta di tre ori: doppio oro per l’Italia, con Damilano nella marcia e l’entusiasmante volata di Panetta nei 3.000 siepi. Ai mondiali di sci di Crans Montana, si fa notare un giovane atleta azzurro, terzo in gigante: Alberto Tomba.
L’irlandese Stephen Roche realizza un tris leggendario: Giro d’Italia, Tour de France e mondiali nello stesso anno.
Dopo i mondiali, Maradona trascina il Napoli al primo scudetto della sua storia, mentre il Porto di Juary (!!) batte il Bayern Monaco in finale di coppa campioni. Madonna e Whitney Houston dominano le classifiche mondiali, mentre arrivano anche gli Europe con “The final countdown”, una delle canzoni più famose degli anni ’80.
Un altro supergruppo, i Ferry Aid, ripropone “Let it be” dei Beatles, i cui incassi vanno ai familiari delle quasi 200 vittime del ferryboat inabissatosi a Zeebrugge, in marzo. Esce e subito trionfa The Joshua tree degli U2, uno dei più grandi album di musica rock della storia.
Al Silverdome di Pontiac, Michigan, oltre 93.000 spettatori assistono a Wrestlemania III: Hulk Hogan vince il main event, sollevando e sbattendo al tappetto Andre the Giant. La Square rilascia Final fantasy, il videogioco che cambierà il mondo dei giochi di ruolo elettronici.
La FDA dà il proprio consenso alla commercializzazione di un nuovo farmaco, la fluoxetina idrocloride, commercialmente venduta con il nome di prozac: sarà la “droga legale” più di moda degli anni ’90.
In questo contesto nasce la Paolino Paperino Band
Primi anni (1987-1994) La formazione originaria, con Yana alla voce, Bez alla batteria, Fox alla chitarra e Maso al basso, registra un primo demo autoprodotto nel 1988. Successivamente, Termos subentra a Bez alla batteria, e con questa composizione ha origine il primo mini LP, Fetta, nel 1991.
Dopo un nuovo cambio, con Bez che ritorna alla batteria e con Termos che va al basso in sostituzione di Maso, viene prodotto nel 1993 l’album Pislas: e l’anno seguente un secondo mini LP, Le beste feroci del circo, prodotto per sostenere la Lega Anti Vivisezione. Queste produzioni sono tutte siglate ad opera della AARGHH! Records, un negozio di dischi di Modena, che promuove album di artisti emergenti.
Pausa e progetti paralleli (1994-2012) La formazione decide di interrompere la propria attività nel 1994. Da quella data vi sono solo due apparizioni estemporanee con la band al completo: in occasione del corteo-concerto del 5 giugno 2004 a sostegno del collettivo anarchico Libera di Modena, al quale partecipano migliaia di persone, e il 23 ottobre 2011, Il giorno del ringraziamento serata tributo a Stefano “Steppo” Nocetti.
Tutti i componenti proseguono la loro carriera musicale con altri progetti, il più noto dei quali è il gruppo Lomas, nei quali milita il chitarrista Fox. Il 6 giugno 2009, viene rappresentato il musical Pilota Party, in cui appaiono Yana in qualità di attore e Termos di direttore musicale.
Ritorno (2012-attuale)
Nel maggio 2012, il gruppo decide di riprendere la propria attività artistica con una nuova formazione. Termos ritorna alla batteria; Bez, batterista, rimane all’interno della nuova Paolino come seconda voce.
Yana resta il cantante principale, mentre Fox, lo storico chitarrista, decide di non prendere parte al nuovo progetto; vengono chiamati, per completare la nuova formazione, Garu come bassista e Skeggia come chitarrista. Ai musicisti si affianca Marco Balugani, che assume le vesti del “tuttofare”, dal costumista al truccatore, dall’autista all’assistente di palco.
Il gruppo così riformato si esibisce dal vivo, dopo quasi vent’anni di inattività, al Tempo Rock di Gualtieri il 27 ottobre del 2012, e si dedica alla composizione di pezzi inediti, in vista dell’uscita di un nuovo album lanciando un’operazione di crowdfunding, inviato poi ai sostenitori insieme ad una t-shirt avente come stampa il logo del gruppo ideato da Yana.
Nel frattempo, Raffa si aggiunge alla formazione in qualità di chitarrista, mentre Bez rimane nel gruppo solo in veste di collaboratore.
A febbraio 2013, il gruppo si chiude in studio di registrazione: presso il Bombanella Soundscapes di Maranello prende vita un album interamente nuovo, dal titolo Porcellum, che esce a metà aprile 2013 in CD e in vinile: quest’ultimo formato vede la stampa di un’edizione limitata, cioè il vinile rosso, accanto al vinile nero normale.
In occasione della registrazione, Stefano Cesca si unisce alla Paolino per curare la realizzazione del nuovo album, diventando il sesto componente della formazione, in veste di fonico e mixerista e che cura il video di Troiaio, presentato ufficialmente al Pianoterra di Milano il 9 giugno 2013.
Da aprile a luglio il gruppo si impegna nel “Porcellum tour”, con tappe tra Italia e Svizzera, al termine del quale recupera le bobine dei primi lavori che dopo la rimasterizzazione sempre presso il Bombanella Soundscapes di Maranello vengono inclusi nel CD Pislas, (contenente i brani di Pislas, Fetta e dei 7″ come tracce bonus) pubblicato dalla AssTo Records, la neo-etichetta del gruppo.
Nel 2014, il gruppo parte per un nuovo tour chiamato questa volta “Ciccioli Tour”, al termine del quale Termos lascia la batteria e rimane all’interno della Paolino in veste di direttore musicale: al suo posto entra Matte.
Il 27 dicembre 2014 tornano a suonare per il Libera dopo tanto tempo, in un concerto che raccoglie fondi per i processi relativi agli sgomberi del Libera, del Soverte e dello Stella Nera. A marzo 2015, riprende il tour della Paolino, al fianco dei Peter Punk e con un’apparizione di Termos al basso in occasione di un live a Milano.
Dopo un breve periodo di pausa, la band torna ad esibirsi live nel 2016, affidandosi alla booking Kob Records.
In quello stesso periodo, comincia a lavorare ad un nuovo album, dal titolo C’è gente che dormono, che viene inciso tra l’agosto ed il settembre del 2017 presso il Santanna Recording Studio di Gianni Salvatori, a Castelfranco Emilia, e masterizzato da Giovanni Salvatori nello studio La Maestà, pubblicato nel novembre del 2017.
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justmythings-stuff · 1 year
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Ma il tipo con i pantaloni rossi e la camicia di jeans accanto a lucia chi è
È una borsa quella rossa. Accanto a lei c'è Rugani
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paolodechiara · 1 year
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Ufficialmente Attilio Manca si è suicidato.
«Sì, facendo l’iniezione con la mano destra, lui che era mancino. Spaccandosi il naso, spaccandosi i testicoli a forza di calci. Una maniera piuttosto strana per suicidarsi.»
In questo massacro c’è la mano della mafia o degli apparati dello Stato?
«Assolutamente non la mano di Cosa nostra, ma la mano degli apparati dello Stato che non potevano ammettere che Provenzano fosse protetto a Marsiglia da quelle persone che Attilio Manca, sicuramente, ha visto attorno a lui. Parliamo di pezzi grossi dei nostri servizi.»
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a--piedi--nudi · 1 year
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TÁR
TÁR - In equilibrio sul numero 5.
!!! Attenzione, non leggere se non si vogliono anticipazioni in merito alla trama del film !!! 
Lydia è una donna che va dritta al punto. Ha un obbiettivo e lo persegue, decisa, senza sensi di colpa, controcorrente rispetto alle attuali regole sociali o freni imposti molto spesso più da paranoie che da una reale aderenza alla semplice realtà. Non siamo abituati a tanta disinvoltura. Vedendola vivere ci si chiede come un'artista possa di fronte all’arte, all’opera, al “risultato” ottenere il massimo restando comunque in equilibrio sul podio e nella vita quotidiana. La risposta ci arriverà. Scrivendo “artista” scavalco la tematica di genere; preferisco osservare la storia focalizzandomi sul tema del potere e della corruzione all’interno dell’ingranaggio, più o meno oliato, di un sistema che gira tutto attorno ad essi, o per la gran parte attorno ad essi tanto che l’arte rischia di restare al margine dei troppi interessi delle parti. Fortunatamente Tár è una donna di talento, alcuni la descrivono come "imitatrice delle tecniche maschili” ma io non la vedo così; non so se questo dipenda dal fatto che il regista ometta alla nostra vista molti fatti mostrandocene solo le conseguenze, ad ogni modo io vedo una donna bruciante di passione che, per riuscire a salvaguardare il risultato così come lei lo vuole e lo ha immaginato, accetta compromessi e fa delle scelte anche discutibili. Le fa e basta. Né da donna né da uomo. E’ un’insegnante dura, viva, di fronte a quella che mi è sembrata una generazione dipinta come particolarmente volubile, chiusa all’interno di apparenti aperture. Dà a uno studente svariate opportunità per esprimersi, per parlare d’arte e di se ma lui riesce solo a “escludere, ghettizzare” altre realtà…penso Todd Field abbia voluto mostrarci una sorta di divario generazionale. Lei provoca lo studente, lo stimola e lui che fa? Se ne va, si arrende, insulta. Così, subito. La resa. Su questo, però, forse, ci sarebbe da fare un’altra analisi? Che non sia l’unico atteggiamento possibile di fronte a quello che si considera un “abuso di potere”? Lo dico pensando a come agiscono tante delle persone che vivono attorno a Tár. Il ragazzo scappa, lui che ancora non è parte dell’ingranaggio. Tutti coloro i quali sono vicini a Tàr, nel momento di crisi, riescono a presentarle il conto: sto fino a che il banco vince, poi me ne vado e chiedo il conto, anzi, te ne vai e chiediamo il conto. Forse il ragazzo scappa perché non riesce a mettersi in gioco: ha solo “argomenti” e pregiudizi ma forse nemmeno argomenti. Figlio della cultura dei social media dove più che conoscere amiamo discriminare così come facciamo anche nella vita reale. Quanto accade all’interno di quell’aula sarà l’inizio del vortice discendente, la parabola sotto la quale lei vedrà sé stessa cadere. Giudicata oramai non più per l’opera ma per l’operato. Ho visto scritto in un articolo di Daniela Brogi che la vita di Lydia è tutta estroflessa, non ci sono soggettive. E’ vero, è vero perché ci viene mostrata nell’atto di vivere: opera, taglia, compone, dirige, spia, cancella, ordisce, mente. Lydia mente spesso e spesso omette per ottenere ciò che desidera e per nascondere cose che altri non reggerebbero. Non lo fa da donna o da uomo. Lo fa come a tutti noi accade di farlo. Non credo sia stata aggredita, così come la borsa rossa non le è stata regalata da un amico. Lydia è caduta. Ha perso l’equilibrio proprio quando, per l’ennesima volta, ha ceduto alla tentazione di seguire un istinto forte, una passione grande quasi come quella per l’arte. Oppure, forse, è caduta quando ha provato a entrare nel buio di se stessa o del suo passato; ha cominciato a perdere l’equilibrio, si è spaccata la faccia. Credo che con l’entrata in scena di Olga si apra un altro dei tanti temi di questo film, forse quello più “intimo”: come restare fedeli a un intento, come restare in equilibrio quando anche un’altra grande passione ti trascina fuori da te stessa o verso te stessa? Come scrive la Brogi questo film è davvero come una partitura aperta ai dubbi; un’opera che apre interrogativi su interrogativi facendoci cercare e trovare più risposte di quante non vorremmo perché nel nostro mondo di corrotti non c’è mai una sola verità. (C’è un’altra frase o citazione molto bella ma che non ricordo più che lei suggerisce allo studente quando lo fa suonare al piano assieme a lei…è proprio una frase che parla di domande e risposte)…se qualcuno ha visto il film mi aiuti... Lydia comincia a perdere l’equilibrio e lo perderà definitivamente sul podio la sera del concerto quando, avendo perso tutto, avendo compreso uno dei tanti tradimenti, quello verso la musica, la partitura rubata, ha mollato le redini e ha picchiato duro. Dire che ha perso tutto però, non è corretto, perché Lydia non vive di pregiudizi: musica e cuore sono una cosa sola. Trova la forza di tornare sui suoi passi fino alla casa natale: lì ritrova il senso della musica, parte, ridiventa l’allieva di se stessa, con commovente dedizione studia, ritrova un numero 5 che la perseguita e che la guarda negli occhi, vomita, torna sul podio, sopportando il rumore, dando le sue lezioni e dirigendo per amore puro in un mondo nuovo non molto invitante. …ma quante altre cose ci sarebbero da dire?
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