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#inimitabili
falcemartello · 11 months
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La diva Albrecht, dopo il bagno nei servi sciocchi in quel di Romagna, ha fatto poi tappa a Venezia per farsi un giretto su un motoscafo (sembrerebbe un bellissimo Riva) e poi in gondola.
Non c'era mai stata!
Ma non è andata li per godere della bellezza di quei luoghi, infatti non c'era mai stata prima, il profondo nero della sua anima dubito abbia anche solo gli strumenti base per permetterle di apprezzare la delicata e struggente fantasia dell'arte umana che si trova a Venezia.
L'occasione era ghiotta, infatti la "nuova diva Paradiso" ha fatto tappa per visitare la Biennale di Venezia e per riversare sul suolo italiano, altra melma climatica che puzza peggio di Mefisto!
“Venezia è una meraviglia del mondo, ma questo gioiello del patrimonio europeo è minacciato dal cambiamento climatico. Possiamo agire e preservarlo. Il Nuovo Bauhaus Europeo ci sta mostrando la strada. Questo è il motivo per cui sono qui alla Biennale.
Un appuntamento dedicato ai nuovi modi di vivere e di come andare oltre la convinzione che il futuro dell’umanità sia legato a soluzioni già esistenti, di architetture emergenti per la giustizia climatica, di futuro digitale inclusivo, della nozione di beni comuni globali".
Luperco
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Traduco le ultime parole:
Questo gioiello del patrimonio europeo è minacciato dal cambiamento climatico = Venezia non vi appartiene all'Italia ma a noi elite
Il Nuovo Bauhaus Europeo ci sta mostrando la strada = il Bauhaus è la nemesi dell'architettura unica di Venezia, è l'esatto contrario, è standardizzazione contro arte di pezzi unici ed inimitabili
nuovi modi di vivere = non possederai nulla e sarai felice ma, se non lo sarai felice, non me ne fregherà un fico secco!
andare oltre la convinzione che il futuro dell’umanità sia legato a soluzioni già esistenti = non avete proprio idea di quello che stiamo preparando per voi idioti
architetture emergenti = baraccopoli
giustizia climatica = voi andrete a piedi e noi invece in gondola, motoscafo ed elicottero o jet privato
futuro digitale inclusivo = galera digitale in baraccopoli da 15 minuti
beni comuni globali = quello che oggi è vostro, domani sarà mio
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colorfulprincewombat · 3 months
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Dannazione ragazzo:
non innamorarti di una ragazza solo perché ha un bel culo o una terza piazzata bene. Non innamorarti solo perché ha belle forme, quelle con il tempo andranno a farsi fottere. Piuttosto, innamorati del profumo della sua pelle, dell'emozioni che ti regala con un sorriso. Innamorati dei suoi abbracci e delle sue carezze. Innamorati delle sue imperfezioni, rendile uniche e inimitabili. Cogli la sua vera essenza, ubriacati di lei. Non badare alle forme, scava nel suo animo e arriva fino al centro del suo cuore. Innamorati di questo, perché è l'unica cosa che troverai sempre.
Bob Marley
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diceriadelluntore · 4 months
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Storia Di Musica #306 - The Impressions, Keep On Pushing, 1964
Per alcuni commentatori, i dischi della copertina di Bringing It All Back Home (che sono il filo che sta legando i dischi di questo Dicembre) erano lì per caso. Non si può del tutto escludere, anche perchè la leggenda Dylan ha finito per ingigantire e dare fascino e suggestioni a miriadi di particolari. Ma sulla musica, e lo dimostrerà nella sua infinita carriera, la sua attenzione per la musica degli altri è caratteristica decisiva. Quindi io penso che il disco de The Impressions era lì per un motivo: gli piaceva quella musica. Il disco in questione è Keep On Pushing, del 1964, terzo disco della band e loro più grande successo di vendite. Ma andiamo con ordine.
Il primo nucleo nasce a Chicago, e si chiama The Roosters, formato dai fratelli Richard e Arthur Brooks, Sam Gooden e Fred Cash a metà anni '50. Nel 1957, Cash viene sostituito da Jerry Butler, che proviene dalla realtà gospel della città, e ha cantato in gruppi doo-wop (rhythm and blues che ha avuto origine nelle comunità afroamericane durante gli anni '40, che insegna l'armonia vocale e l'uso della voce preponderante sugli strumenti). Poco dopo entra in formazione Curtis Mayfield, che diventerà figura centrale e carismatica della musica nera negli anni a venire. Nel 1958 il primo successo, For Your Preciuos Love, che già sa di quel suono gospel soul che li renderà inimitabili. Il brano però provocò una certa irritazione nel gruppo perché la ABC Records lo pubblicò a nome Jerry Butler & The Impressions, creando malumori, che scomparvero con la decisione di Butler di uscire dal gruppo per provare la carriera solista, verrà sostituito dal rientrante Cash. La leadership del gruppo viene presa da Mayfield, voce tenorile di notevole raffinatezza, maestro del falsetto e soprattutto penna grandiosa nello scrivere belle canzoni. L'inizio non è semplice e la band dopo una serie di insuccessi è sil punto di sciogliersi, ma nel 1961 si trasferiscono a New York e pubblicano il primo di una serie di singoli che vanno tutti in classifica e li fanno diventare iconici: Gypsy Woman, poi tornati a Chicago, It's All Right, Talking About My Baby (che inaugura il loro filone intimista), Woman's Got Soul.
Keep On Pushing inaugura un nuovo genere: il Chicago soul gospel, per il suono così particolare, gli intrecci vocali perfetti accompagnati da canzoni che non si fermano alle dinamiche affettive e di coppia, ma iniziano ad esplorare altri campi, come l'impegno civile. Trascinato dal singolo omonimo, che verrà usato nelle presidenziali americani del 2004 dallo sconfitto Senatore John Kerry, il disco è uno dei massimi esempi, insieme a quelli degli artisti della Chess Records (altra grande etichetta di Chicago) di un suono nuovo, sebbene ancora alla tradizione, e soprattutto è uno dei massimi esempi della bellezza vocali di questi cantanti, capaci con pochissimi accompagnamenti strumentali di creare melodie giocose e irresistibili. Tra le gemme, Amen, un riarrangiamento del brano di Jester Hairston per il film I Gigli Del Campo con Sydney Poitier del 1963). Il disco raggiunge la posizione numero 8 della classifica Billborad 200 e Keep On Pushing addirittura la numero 1 della classifica Hot R&B.
L'anno successivo, quando uscirà Bringing It All Back Home, gli Impressions sfornano un altro disco. People Get Ready, trascinato dall'omonimo singolo scritto da Curtis Mayfield, diventerà un altro grande successo, ma questa canzone in particolare diventerà un'icona del nascente movimento per i diritti civili: Martin Luther King la designò inno non ufficiale del Movimento, segnerà un passo decisivo nella musica afroamericana nell'impegno civile e diventerà una delle canzoni più famose di tutti i tempi e con maggiori cover. Tra le più belle e sentite, quelle di Dylan, che dal vivo la suonerà centinaia di volte, e su disco due volte: nel 1967 durante le leggendarie registrazioni dei Basement Tapes, nel 1989 per la colonna sonora del film Flashback; una versione dal vivo del 1978 è presente nella colonna sonora del suo film Renaldo E Clara del 1978. Della canzone esistono centinaia di interpretazioni, le più famose: Jeff Beck e Rod Steward, hit internazionale del 1985, Bob Marley, che adorava il gruppo e gli U2, che suoneranno il brano ben 95 volte nei loro concerti (clamorosa la loro esibizione con Bruce Springsteen a Philadelphia durante il Vertigo Tour).
Le ultime due storie del 2023 saranno una versione speciale, senza numero, che però partono da questo disco e soprattutto da questa copertina, per un viaggio insolito e divertente. Sarà anche un modo per ringraziare e per salutarvi con affetto!
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fashionbooksmilano · 11 months
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Timeless Icons
Carlo Mazzoni
Electa, Milano 2017, 160 pagine, rilegato, 30,5 x 38,5 cm, ISBN 978-8891811561
euro 35,00
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 «Timeless Icons» è un racconto fotografico che narra i personaggi che meglio rappresentano lo stile Tod’s, da Brigitte Bardot a Mick Jagger (protagonisti entrambi della copertina), da Pat Cleveland a Bianca Jagger, tutti interpreti di uno stile di vita che sa diventare leggenda grazie a personalità decise e a inimitabili stili di vita. Tra i personaggi senza tempo ci sono anche Colin Firth e Leonardo Di Caprio. Nel volume di 160 pagine scorrono anche gli accessori del marchio che hanno fatto storia: le borse, il mocassino ed il gommino ma anche il nuovo logo, la Double T, una firma grafica per le collezioni Tod’s.
Come si diventa un'icona? Un personaggio dal fascino senza tempo, nutrito dalle scelte di uno stile di vita che diventa leggenda. Il segreto di un preciso modo di essere, prima ancora che di apparire, così autentico e riconoscibile da diventare puro glamour che nonostante il passare del tempo non cambia mai i suoi codici inconfondibili e inimitabili. Immagini e dettagli del mondo privato di Brigitte Bardot e Lauren Hutton, di Steve McQueen e Sean Connery, di Zhang Ziyi e Mariacarla Boscono, di Colin Firth e Leonardo DiCaprio e di altri ancora raccontati in questo libro. Un omaggio all'eterna attualità delle icone di ieri e di oggi, ancora e per sempre moderne, insieme interpreti di uno stile di vita Timeless.
27/05/23
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scorcidipoesia · 8 months
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Sono tornata a Myrtos, si, e sento l'aria ancora tiepida e profumata di uva sferzarmi il viso ormai stanco e scolorito dallo smog della città.
Mi accorgo di essere ansante mentre cammino, non abituata all'aria fine e mi sento come un fiore tolto dal vaso.
Talvolta è come se io riuscissi a respirare solo la mia aria sporca.
Nel volo ho pianto tutte le mie speranze, e guardando fuori mentre l'aereo si lasciava indietro le nuvole pesanti,ho sentito come coltelli nella carne ..e nel tragitto per tornare nella terra dove ho seminato le mie visioni,mi hanno accompagnata, come un pianto senza lacrime, doloroso, intimo, taciuto, solo quelle.
Non ho trovato i piccoli voli che durante l'estate collegavano Cefalonia ad Atene, Zacinto e Lefkada, e nemmeno ho incontrato i turisti biondi con la pelle bianca bruciata dal sole nel piccolo aeroporto, la pista sul mare, tra i fichi d'india e gli oleandri attaccati ai muri di qualsiasi casa, macchie di colore.
Mi ha accolto l'isola cangiante nel suo cielo chiaro oggi, il blu indaco e viola ricordo delle giornate pigre di agosto.
Ho cercato con gli occhi lo zaino blu che nei miei deliri di debolezza e amore ho visto a terra accanto alle valigie estranee mentre ti attendevo nel sogno, senza sapere che anche la tua valigia sarebbe stata sconosciuta, da aprire, e non avrei mai saputo il suo colore.
Sento nell'aria il sale e l'odore delle erbe aromatiche che ancora resistono nel Mediterraneo, mi luccicano gli occhi mentre nel viaggio rivedo le acque trasparenti di questo luogo incontaminato e vero che non esiste da nessuna parte.
Finalmente sono tornata nella Proprietà Privata di Dio, finalmente ho intorno gli abiti di persone semplici che sorridono, finalmente rivedo i pergolati che questa estate erano coperti di glicini, finalmente i miei occhi ritrovano i mulini a vento sul monte Enos, le caprette pascolare libere, le olive lasciate a terra, e quelle che attendono la prossima raccolta.
Vedo anche un immenso colore giallo e arancio di limoni e arance che mi fanno male agli occhi.
E’ una gioia per me vedere arance sulle piante, mi viene sempre la voglia di arrampicarmi e rubarne , lo faccio sempre, e qualche volta mi spareranno dietro, ma anche oggi prendo un limone giallo sole e mi inebrio di un profumo che nessuno potrebbe riprodurre, nessun maledetto avido commerciante, stilista o profumeria potrebbe smerciare l'aroma di Myrtos.
Non si smercia la bellezza, l'integrità, l'anima delle cose, delle persone, sono doni intatti che non si imitano nè vendono,ne copiano. Brevetti che la natura ha creato unici. Inimitabili.
E ora i sassolini di Myrtos e il monte silenzioso che abbraccia le maree che si incontrano qui, con Itaca alle spalle, dove tutto è fermo nel sogno che non deve appassire, sfiorire, realizzarsi, io guardo ancora la schiuma fredda dell'inverno, e quell'aria forte che mi punge i polmoni malati di tubi di scappamento.Sento male agli occhi, per colpa dei colori, o forse è solo colpa mia che ho osato sfidare Itaka, incontrarla, visitarla, amarla.
E Itaka si è fermata, ha danzato in me, mi ha fatto l'amore, per poi allontanarsi nella sua distanza.
Tu, l'uomo dei sogni .. abbiamo fatto l'amore nudi nelle acque incandescenti delle notti di agosto, l'uomo che con me ha fatto la doccia di stelle mentre contavo i giorni, le ore.
Ho consegnato ai mirti tutti gli abbracci che non ho potuto darti.
Ho guardato per te quel turchese che mi ha fatto innamorare, e ora sei tu che guardi il mare per me.
Ora voglio che tu guardi il mare per me, ti incendi di rosso, voli, sei felice, vivi, non indugi in questa vita avara.
Sono coraggiosa, ora che apro le mani e ti consegno come nel Meltemi a tutte quelle che saranno le occasioni che avrai nella vita, le donne che amerai per un week end, le donne di una notte, l'amore dei tuoi ricordi, le tue note di musica.
La piccola donna che ha osato sfidare Itaka, che non è salita sul traghetto ma ha guardato ogni via, ogni ciottolo di Itaka, e da Antisamos ha visto andare avanti e indietro le vele degli altri, temerari come lei, che volevano sfidare il sogno.
Ora il sogno dolora, è una ferita di terra che mi rimane addosso insieme a tutte le cicatrici che ho sulla pelle come frontiere, ma so che a Itaka non tornerò perchè l'ho avuta dentro.
Ho gustato ogni suo odore e liquido di vino, nettare il frastuono che mi ha preso di te.
Ho tracciato il mio firmamento nelle carezze che il tempo mi ha regalato ma che si riprende, nella corsa della vita, ho visto i cieli scuri della notte nei tuoi occhi silenziosi mentre abbracciavo il silenzio.
Sei stato come il silenzio che ora mi fa piangere qui, da sola, mentre coi gabbiani guardo l'andirivieni delle onde.
Non si fermano mai, eppure io mi sono arresa, il viaggio mi ha spaventato.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista madreperle
coralli ebano e ambre
tutta merce fina,
anche profumi penetranti d'ogni sorta
più profumi inebrianti che puoi - dice Kavafis.
E io ho sfidato il tuo porto, ho trovato la tua quiete cosi calma rispetto alla mia furia, al mio rincorrerti furiosa di donna pazza ed impaziente.
Ho acquistato il gioiello prezioso ma pericoloso più raro che esista, l'amore, e ho provato a regalartelo aprendoti le mani, le righe del mio destino si sono aperte davanti a te, ho sfidato i venti nuovi della città, il mio cambiamento, ma mi sono sentita sola.
Più sola di come sono adesso, perchè ora intorno a me ho l'abbraccio del monte e la certezza del sole dell'inverno.
Vorrei prendere il traghetto che ora passa e raccoglie i pochi turisti che sfidano i sogni, salire e tornare a Itaka, itaka sfiorata.
Silenziose e calde le mie lacrime prendono il posto delle parole che non so più dire.
Vedo in lontananza il gioco di luce del Faro nella punta dove si incontrano i venti che deviano a Lixouri, e quei raggi sembrano pensieri positivi che provano ad arrivarmi, sentieri di direzioni da seguire, ma sono cosi stanca adesso che preferisco stare sdraiata nel freddo della spiaggia che è improvvisamente al buio.
Poche luci di case lontane, nessuno ha violato Myrtos. Nemmeno le auto oggi, e anche io sono scesa correndo e avevo le ali, ascoltavo Ignatiades e volavo.
Ma volavo a terra, farfalla zoppa di leggerezza, bambola caduta.
Il tramonto precoce mi scopre infeddolita, ma avevo freddo anche prima di arrivare qui, ho sentito tanto freddo.
Non ho ascoltato la frenesia dei venti dentro di te, l'ardore che non tace, mi sono spaventata di un fuoco che è bruciato presto e ora posso piangere.
Ora, ora che sono finalmente nella mia casa dell'anima posso finalmente gridare, e che importa se mi metterò a correre sulla spiaggia a piedi nudi, se piangerò, se mi strapperò gli abiti di dosso che hanno l'odore dell'inverno che mi porto dentro.
Che importa se qualcuno, pochi, mi guardano in questa solitudine che grida, ora posso finalmente piangere e spaccarmi le dita contro il muro della mia disillusione.
Ora, ora il sentiero che mi riporta in alto, sulla strada per Argostoli dove debbo salvarmi, mi dice che amore forse andrebbe solo sognato e mai incontrato.
Amore come una rete senza pesci, amore come un calcolo che non tiene conto del cuore, sono vuota come una bottiglia ferma che aspetta di partire nel mare, io stessa mi sono lanciata nel mare e voglio restare in balìa dei flutti ora.
Che importa se sono disperata, l'importante è che sia lucida, ora che il mondo mi è caduto addosso e brancolo nei suoi pezzi sporchi di quello che non volevo vedere, ora che le mie collane non brillano più e mi rimane l'opaco di una pietra consumata..ora che i miei fiori sono caduti fuori dal vaso..ora che non ho altari dove inginocchiarmi perchè non credo più in niente, ora forse la vita ha avuto la meglio con me, perchè scelgo di arrendermi, e arranco in alto, verso la strada che poi mi porta dove gli ulivi si inventano le ombre della notte.
Solo il silenzio e i campanacci delle mie pecore, adesso. Le stesse, che scendono e brucano la solitudine della prima erba del giorno, fresca di rugiada e silenzio, bagnata di stelle.
Ora che sono disperata sono in pace, perchè ho perso il turchese, e il sole non mi colora più, e le stelle possono piovermi addosso, non mi raffredderanno ancora.
Ho gelo dentro, e solo la stanchezza mi colora il viso di un colore che è triste, perchè io sono triste.
Non smetterò di sorridere, ma il mio mondo si è fermato, e ora non so quando riprenderà a correre, a lanciare appelli al cielo e alle navi che passano andando a oriente.
Non so dove andrò, mi è passata la speranza di guardare avanti.
Ho provato a vivere di presente, ma mi sono ritrovata nella prigione del disincanto e ho dovuto chiudere le ali.
Ora sono ancora a Myrtos, ma l'acqua non è di quell'azzurro così unico che sembrava inventato da un pittore alla ricerca di prospettiva.
Ora io non vedo niente.
Ora io sento solo il mio universo in frantumi, e sotto a questi pezzettini di gelo e vetro io galleggio e mi lascio andare, nella destinazione che ancora non c'è.
Torno in aeroporto. Di nuovo incontro il gregge che attraversa, e le rondini rimaste, e il cane Sagapò, e i campi di frutteti, e il rombo dei voli che vanno, nessuno resta a Myrtos.
Insieme a me partono i pochi in aeroporto, le hostess chiudono la postazione di lavoro e l'aeroporto si addormenta.
Nessuno viene a stuzzicare i sogni, arriverà l'estate per sogni nuovi e viaggi, e vele.
Sento la spinta del decollo e sto volando via.
Lascio alla mia terra dell'anima, il mio dolore che nasconderò.
Deve giacere qui, insieme al canto dei passeri il mattino, e ai bimbi che vanno a scuola camminando sulla mulattiera che scende a Poros.
I traghetti sono fermi, visioni danzanti di colori che partono ora attendono bussole, destinazioni, prenotazioni di vita.
A Myrtos lascio quello che sentivo dentro come un bambino a muoversi e bere il mio sangue.
E tutte le grandi visioni di infinito che appartengono solo a questa terra, ma io devo andare nella mia.
Mi aspetta una moltitudine di giorni da inventare, e parole da dirmi.
E ancora andrò avanti, a parlarmi da sola.
Tatiana Andena
Aug 10th, 2013
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francesca-70 · 1 year
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...Il vivere " comune" ostacola la libertà.
🖤 Non abbiate limiti.
Osate sempre .
Siate inimitabili. 🖤
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Gabriele D'Annunzio
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Mia Martini and Loredana Bertè❤️
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❤️
regine, uniche e inimitabili
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costancen · 2 years
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Preservare la propria unicità significa essere inimitabili e irripetibili. Nessuno ha il dovere di essere come gli altri, tutti hanno il diritto di essere se stessi.
•Costancen
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vecchiorovere-blog · 2 years
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"Se il mondo fosse come lo presenta un certo cinema d'oggi, sarebbe un incredibile bordello.“   Centouno anni fa, il 15 giugno 1920, nasceva a Roma il grande Alberto Sordi, tra i re assoluti della commedia all’italiana. Comiche e tragiche, uniche e inimitabili, le numerosissime pellicole che lo hanno visto protagonista hanno raccontato i pregi e soprattutto i difetti dell’italiano medio. Il ritratto di un Paese che si è rialzato dalla dramma della guerra e ha vissuto gli anni della dolce vita, adagiandosi poi nel consumismo. Insomma, la storia di un’intera generazione.
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scontomio · 1 month
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relaxbeach1 · 1 month
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Alcune connessioni sono inspiegabili, inimitabili, inseparabili.
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Tale padre, tale figlio: Vernissage Grif sulle orme di papà Varenne stabilisce il nuovo record europeo
Certi campioni sono inimitabili, ma hanno comunque emuli importanti. Ecco perché quando ci si interroga sull’eredità lasciata da Varenne nel mondo del trotto italiano, c’è solo una risposta. NEL NOME DEL PADRELui resterà leggenda, ma alcuni dei suoi figli sono sulla buona strada. Come Vernissage Grif, che dopo due Gran Premio Lotteria, e il Gran Premio Costa Azzurra 2022 a Vinovo, ora ha anche il…
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salvo-love · 2 months
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8 Marzo forse la festa più bella e importante dell'anno dedicata a te 💐💐💐💚🤍♥️🤗😘💞🥰!
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L'8 Marzo è la tua festa. Non serve sorprenderti solo oggi con un fiore. Ci sono tante cose nella vita che ci rendono felici, forti, a volte anche migliori, e tutte portano il tuo nome.
Auguri a voi che in ogni momento riuscite a sopportarci, a voi che ogni giorno date prova di forza e coraggio inimitabili, a voi che sempre avete lottato e sempre lotterete per il rispetto che vi dobbiamo. Auguri ancora a tutte voi, complicate e meravigliose.
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diceriadelluntore · 7 months
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Inimitabili
Ammetto che non sapevo nemmeno esistesse Jon Fosse, premio Nobel per la letteratura 2023.
Se riuscissi a spiegarlo alla persona comune, non avrei meritato il Premio Nobel.
Richard Feynman, premio Nobel nel 1965 (per la fisica, ma ha scritto libri meravigliosi)
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fashionbooksmilano · 2 years
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David LaChapelle  I Believe in Miracles
A cura di Reiner Opoku e Denis Curti
24Ore Cultura, Milano 2022,  160 pagine, 180 illustrazioni, cartonato,  23 x 28 cm,  ISBN 978-88-6648-535-3
Mostra Mudec - Museo delle Culture 22.04.2022 -11.09.2022
euro 30,00
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L’arte di LaChapelle nasce da un deciso strappo con il presente, motivato dal bisogno di definire un mondo possibile, costruito su un nuovo rapporto tra etica ed estetica, perché l’arte è un investimento sull’umanità.
Questa nuova narrazione ispira la mostra del Mudec I Believe in Miracles e il catalogo: le inimitabili, spettacolari immagini del fotografo e artista statunitense guidano i lettori in un percorso di consapevolezza, a partire dall’esperienza ineliminabile del sacro, attraverso una serie di tappe che obbligano a confrontarsi con alcuni dei nodi irrisolti del nostro tempo, per giungere infine, lasciatisi alle spalle le incertezze e oscurità del presente, a un nuovo Eden, nel quale uomo e natura celebrano un accordo basato sul rispetto reciproco.
È questo il miracolo in cui LaChapelle ci chiede di credere, reso possibile dall’amore libero da ogni vincolo e pregiudizio, e dalla bellezza, che alimentano la nuova consapevolezza cui tutti noi siamo chiamati, liberandoci dall’alienazione che sta mettendo a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza.
Fotografie, installazioni, video, opere su vetro e lightbox sono i principali linguaggi che l’inesauribile immaginazione dell’artista utilizza, per catturare lo spettatore e il lettore, trascinandoli nel proprio mondo fantastico. Il miracolo dell’arte.
In mostra oltre 90 opere – tra grandi formati, scatti site-specific, nuove produzioni e una video installazione – che si dipanano in un racconto fluido e ricchissimo di suggestioni, attraverso la personalissima visione dell’artista di una fotografia ‘gestuale’, che è strappo sul presente e ‘alert’ per il futuro a venire.
17/06/22
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scorcidipoesia · 2 years
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Sono tornata a Myrtos, si, e sento l'aria ancora tiepida e profumata di uva sferzarmi il viso ormai stanco e scolorito dallo smog della città.
Mi accorgo di essere ansante mentre cammino, non abituata all'aria fine e mi sento come un fiore tolto dal vaso.
Talvolta è come se io riuscissi a respirare solo la mia aria sporca.
Nel volo ho pianto tutte le mie speranze, e guardando fuori mentre l'aereo si lasciava indietro le nuvole pesanti,ho sentito come coltelli nella carne ..e nel tragitto per tornare nella terra dove ho seminato le mie visioni,mi hanno accompagnata, come un pianto senza lacrime, doloroso, intimo, taciuto, solo quelle.
Non ho trovato i piccoli voli che durante l'estate collegavano Cefalonia ad Atene, Zacinto e Lefkada, e nemmeno ho incontrato i turisti biondi con la pelle bianca bruciata dal sole nel piccolo aeroporto, la pista sul mare, tra i fichi d'india e gli oleandri attaccati ai muri di qualsiasi casa, macchie di colore.
Mi ha accolto l'isola cangiante nel suo cielo chiaro oggi, il blu indaco e viola ricordo delle giornate pigre di agosto.
Ho cercato con gli occhi lo zaino blu che nei miei deliri di debolezza e amore ho visto a terra accanto alle valigie estranee mentre ti attendevo nel sogno, senza sapere che anche la tua valigia sarebbe stata sconosciuta, da aprire, e non avrei mai saputo il suo colore.
Sento nell'aria il sale e l'odore delle erbe aromatiche che ancora resistono nel Mediterraneo, mi luccicano gli occhi mentre nel viaggio rivedo le acque trasparenti di questo luogo incontaminato e vero che non esiste da nessuna parte.
Finalmente sono tornata nella Proprietà Privata di Dio, finalmente ho intorno gli abiti di persone semplici che sorridono, finalmente rivedo i pergolati che questa estate erano coperti di glicini, finalmente i miei occhi ritrovano i mulini a vento sul monte Enos, le caprette pascolare libere, le olive lasciate a terra, e quelle che attendono la prossima raccolta.
Vedo anche un immenso colore giallo e arancio di limoni e arance che mi fanno male agli occhi.
E’ una gioia per me vedere arance sulle piante, mi viene sempre la voglia di arrampicarmi e rubarne , lo faccio sempre, e qualche volta mi spareranno dietro, ma anche oggi prendo un limone giallo sole e mi inebrio di un profumo che nessuno potrebbe riprodurre, nessun maledetto avido commerciante, stilista o profumeria potrebbe smerciare l'aroma di Myrtos.
Non si smercia la bellezza, l'integrità, l'anima delle cose, delle persone, sono doni intatti che non si imitano nè vendono,ne copiano. Brevetti che la natura ha creato unici. Inimitabili.
E ora i sassolini di Myrtos e il monte silenzioso che abbraccia le maree che si incontrano qui, con Itaca alle spalle, dove tutto è fermo nel sogno che non deve appassire, sfiorire, realizzarsi, io guardo ancora la schiuma fredda dell'inverno, e quell'aria forte che mi punge i polmoni malati di tubi di scappamento.Sento male agli occhi, per colpa dei colori, o forse è solo colpa mia che ho osato sfidare Itaka, incontrarla, visitarla, amarla.
E Itaka si è fermata, ha danzato in me, mi ha fatto l'amore, per poi allontanarsi nella sua distanza.
Tu, l'uomo dei sogni .. abbiamo fatto l'amore nudi nelle acque incandescenti delle notti di agosto, l'uomo che con me ha fatto la doccia di stelle mentre contavo i giorni, le ore.
Ho consegnato ai mirti tutti gli abbracci che non ho potuto darti.
Ho guardato per te quel turchese che mi ha fatto innamorare, e ora sei tu che guardi il mare per me.
Ora voglio che tu guardi il mare per me, ti incendi di rosso, voli, sei felice, vivi, non indugi in questa vita avara.
Sono coraggiosa, ora che apro le mani e ti consegno come nel Meltemi a tutte quelle che saranno le occasioni che avrai nella vita, le donne che amerai per un week end, le donne di una notte, l'amore dei tuoi ricordi, le tue note di musica.
La piccola donna che ha osato sfidare Itaka, che non è salita sul traghetto ma ha guardato ogni via, ogni ciottolo di Itaka, e da Antisamos ha visto andare avanti e indietro le vele degli altri, temerari come lei, che volevano sfidare il sogno.
Ora il sogno dolora, è una ferita di terra che mi rimane addosso insieme a tutte le cicatrici che ho sulla pelle come frontiere, ma so che a Itaka non tornerò perchè l'ho avuta dentro.
Ho gustato ogni suo odore e liquido di vino, nettare il frastuono che mi ha preso di te.
Ho tracciato il mio firmamento nelle carezze che il tempo mi ha regalato ma che si riprende, nella corsa della vita, ho visto i cieli scuri della notte nei tuoi occhi silenziosi mentre abbracciavo il silenzio.
Sei stato come il silenzio che ora mi fa piangere qui, da sola, mentre coi gabbiani guardo l'andirivieni delle onde.
Non si fermano mai, eppure io mi sono arresa, il viaggio mi ha spaventato.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista madreperle
coralli ebano e ambre
tutta merce fina,
anche profumi penetranti d'ogni sorta
più profumi inebrianti che puoi - dice Kavafis.
E io ho sfidato il tuo porto, ho trovato la tua quiete cosi calma rispetto alla mia furia, al mio rincorrerti furiosa di donna pazza ed impaziente.
Ho acquistato il gioiello prezioso ma pericoloso più raro che esista, l'amore, e ho provato a regalartelo aprendoti le mani, le righe del mio destino si sono aperte davanti a te, ho sfidato i venti nuovi della città, il mio cambiamento, ma mi sono sentita sola.
Più sola di come sono adesso, perchè ora intorno a me ho l'abbraccio del monte e la certezza del sole dell'inverno.
Vorrei prendere il traghetto che ora passa e raccoglie i pochi turisti che sfidano i sogni, salire e tornare a Itaka, itaka sfiorata.
Silenziose e calde le mie lacrime prendono il posto delle parole che non so più dire.
Vedo in lontananza il gioco di luce del Faro nella punta dove si incontrano i venti che deviano a Lixouri, e quei raggi sembrano pensieri positivi che provano ad arrivarmi, sentieri di direzioni da seguire, ma sono cosi stanca adesso che preferisco stare sdraiata nel freddo della spiaggia che è improvvisamente al buio.
Poche luci di case lontane, nessuno ha violato Myrtos. Nemmeno le auto oggi, e anche io sono scesa correndo e avevo le ali, ascoltavo Ignatiades e volavo.
Ma volavo a terra, farfalla zoppa di leggerezza, bambola caduta.
Il tramonto precoce mi scopre infeddolita, ma avevo freddo anche prima di arrivare qui, ho sentito tanto freddo.
Non ho ascoltato la frenesia dei venti dentro di te, l'ardore che non tace, mi sono spaventata di un fuoco che è bruciato presto e ora posso piangere.
Ora, ora che sono finalmente nella mia casa dell'anima posso finalmente gridare, e che importa se mi metterò a correre sulla spiaggia a piedi nudi, se piangerò, se mi strapperò gli abiti di dosso che hanno l'odore dell'inverno che mi porto dentro.
Che importa se qualcuno, pochi, mi guardano in questa solitudine che grida, ora posso finalmente piangere e spaccarmi le dita contro il muro della mia disillusione.
Ora, ora il sentiero che mi riporta in alto, sulla strada per Argostoli dove debbo salvarmi, mi dice che amore forse andrebbe solo sognato e mai incontrato.
Amore come una rete senza pesci, amore come un calcolo che non tiene conto del cuore, sono vuota come una bottiglia ferma che aspetta di partire nel mare, io stessa mi sono lanciata nel mare e voglio restare in balìa dei flutti ora.
Che importa se sono disperata, l'importante è che sia lucida, ora che il mondo mi è caduto addosso e brancolo nei suoi pezzi sporchi di quello che non volevo vedere, ora che le mie collane non brillano più e mi rimane l'opaco di una pietra consumata..ora che i miei fiori sono caduti fuori dal vaso..ora che non ho altari dove inginocchiarmi perchè non credo più in niente, ora forse la vita ha avuto la meglio con me, perchè scelgo di arrendermi, e arranco in alto, verso la strada che poi mi porta dove gli ulivi si inventano le ombre della notte.
Solo il silenzio e i campanacci delle mie pecore, adesso. Le stesse, che scendono e brucano la solitudine della prima erba del giorno, fresca di rugiada e silenzio, bagnata di stelle.
Ora che sono disperata sono in pace, perchè ho perso il turchese, e il sole non mi colora più, e le stelle possono piovermi addosso, non mi raffredderanno ancora.
Ho gelo dentro, e solo la stanchezza mi colora il viso di un colore che è triste, perchè io sono triste.
Non smetterò di sorridere, ma il mio mondo si è fermato, e ora non so quando riprenderà a correre, a lanciare appelli al cielo e alle navi che passano andando a oriente.
Non so dove andrò, mi è passata la speranza di guardare avanti.
Ho provato a vivere di presente, ma mi sono ritrovata nella prigione del disincanto e ho dovuto chiudere le ali.
Ora sono ancora a Myrtos, ma l'acqua non è di quell'azzurro così unico che sembrava inventato da un pittore alla ricerca di prospettiva.
Ora io non vedo niente.
Ora io sento solo il mio universo in frantumi, e sotto a questi pezzettini di gelo e vetro io galleggio e mi lascio andare, nella destinazione che ancora non c'è.
Torno in aeroporto. Di nuovo incontro il gregge che attraversa, e le rondini rimaste, e il cane Sagapò, e i campi di frutteti, e il rombo dei voli che vanno, nessuno resta a Myrtos.
Insieme a me partono i pochi in aeroporto, le hostess chiudono la postazione di lavoro e l'aeroporto si addormenta.
Nessuno viene a stuzzicare i sogni, arriverà l'estate per sogni nuovi e viaggi, e vele.
Sento la spinta del decollo e sto volando via.
Lascio alla mia terra dell'anima, il mio dolore che nasconderò.
Deve giacere qui, insieme al canto dei passeri il mattino, e ai bimbi che vanno a scuola camminando sulla mulattiera che scende a Poros.
I traghetti sono fermi, visioni danzanti di colori che partono ora attendono bussole, destinazioni, prenotazioni di vita.
A Myrtos lascio quello che sentivo dentro come un bambino a muoversi e bere il mio sangue.
E tutte le grandi visioni di infinito che appartengono solo a questa terra, ma io devo andare nella mia.
Mi aspetta una moltitudine di giorni da inventare, e parole da dirmi.
E ancora andrò avanti, a parlarmi da sola.
Tatiana Andena
Aug 10th, 2013
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