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#il dio del fiume
massimogilardi · 11 months
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NARCISO
Autore: Paul Dubois (1829 - 1905) Scultore francese. La sua opera è caratterizzata dall'approssimazione alla scultura di tipo classico, di perfetta fattura, avendo tra le sue massime influenze quella dei maestri del Rinascimento italiano.
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Mitologia :
Narciso era il figlio del dio del fiume Cephisso e della ninfa Liriope.
Questa è la storia di Eco e Narciso. Un giorno, Narciso stava camminando nei boschi quando Echo, un Oread (ninfa di montagna) lo vide, si innamorò profondamente e lo seguì.
Narciso sentì che lo seguivano e gridò «Chi c'è? » Eco ha ripetuto «Chi c'è? » Alla fine ha rivelato la sua identità e ha cercato di abbracciarlo. Lui se n'è andato e gli ha detto di lasciarlo solo. Era distrutta e ha trascorso il resto della sua vita in valle solitarie. Una volta, durante l'estate, aveva sete dopo la caccia, e la dea lo attirò in una piscina dove si appoggiava sull'acqua e si vedeva nel fiore della gioventù. Narciso non si rese conto che era semplicemente il suo riflesso e si innamorò profondamente di lui, come se fosse qualcun altro. Incapace di lasciare il fascino della sua immagine, alla fine si rese conto che il suo amore non poteva essere ricambiato e svanito dal fuoco della passione che bruciava dentro di sé, diventando finalmente un fiore bianco e dorato.
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canesenzafissadimora · 3 months
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"La vita ti disillude perché tu smetta di vivere di illusioni e veda la realtà.
La vita ti distrugge tutto ciò che è superfluo, fino a che rimanga solo ciò che è importante.
La vita non ti lascia in pace affinché tu smetta di combatterla e accetti ciò che è.
La vita ti toglie ciò che hai, fino a che non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare.
La vita ti manda persone conflittuali affinché tu guarisca e smetta di proiettare fuori ciò che hai dentro.
La vita lascia che tu cada una e un'altra volta fino a che ti decidi ad imparare la lezione.
La vita ti porta fuori strada e ti presenta incroci fino a che non smetti di voler controllare e fluisci come un fiume.
La vita ti pone nemici sul cammino fino a che non smetti di "reagire".
La vita ti spaventa tutte le volte necessarie a perdere la paura e riacquistare la fede.
La vita ti toglie il vero amore, non te lo concede né te lo permette, fino a che non smetti di volerlo comprare con fronzoli.
La vita ti allontana dalle persone che ami fino a che non comprendi che non siamo questo corpo ma l'anima che lo contiene.
La vita ride di te molte volte, fino a che non smetti di prenderti tanto sul serio e impari a ridere di te stesso.
La vita ti frantuma in tanti pezzi quanti sono necessari affinché da lì penetri la luce.
La vita ti ripete lo stesso messaggio con schiaffi e urla finché non ascolti.
La vita ti invia fulmini e tempeste affinché tu possa svegliarti.
La vita ti umilia e sconfigge fino a che non decidi di far morire il tuo Ego.
La vita ti nega i beni e la grandezza fino a che smetti di voler beni e grandezza e inizi a servire.
La vita ti taglia le ali e ti pota le radici, fino a che non avrai più bisogno né di ali né di radici, ma solo di sparire nella forma e volare dall'essere che sei.
La vita ti nega i miracoli fino a che non comprendi che tutto è un miracolo.
La vita ti accorcia il tempo affinché tu impari a vivere.
La vita ti ridicolizza fino a diventare nulla, fino a diventare nessuno, così diventi tutto.
La vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolvere.
La vita ti fa male, ti ferisce, ti tormenta, fino a quando non lasci andare i tuoi capricci e godi del respirare.
La vita ti nasconde tesori fino a che non inizi il tuo viaggio e non esci a cercarli.
La vita ti nega Dio, fino a che non lo vedi in tutti e in tutto.
La vita ti chiede, ti toglie, ti taglia, ti spezza, ti delude, ti rompe...fino a che in te rimanga solo AMORE"
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Bert Hellinger
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fallimentiquotidiani · 10 months
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Mi siedo qui, sono stanco
La vita, l'universo, tutto quanto
Sulla sponda del fiume prego il vostro dio
Che il prossimo cadavere che passa non sia il mio
Ammiro improbabili prove di volo
Paracadute difettosi, fiori rossi al suolo
È la vita che va, è la vita che va, è la morte che viene
Ma è un tenore di morte, un lusso che non mi appartiene
In fondo alla notte, la fine del viaggio
Una vita al di là del male e del peggio
E canto nanana nanana nanana nana
Nanana nana, per farmi coraggio
E ripenso alle due o tre cose che mi fanno stare meglio
Morirti fra le labbra e un sorriso al risveglio
È la vita che va, è la vita che va, è una piccola morte che viene
Esercizi di stile che scorrono nelle vene
E chissà quando guarirà questo cuore anoressico
Condannato per l'eternità a girare in tondo, in tondo, in tondo, in tondo
Che risposte ci suggerirà questo vento dislessico
Che porta con sé solo nuvole, nuvole, nuvole senza Messico
Nel lento e inesorabile precipitare degli eventi
Quale magia fa sì che ancora si canti
Volare oh, volare oh, e che poi ci si perda
Nel blu dipinto di merda
Ammiro gli inutili segni di croce
Di chi aspetta la guerra per morire in pace
È la vita che va, è la vita che va, è la morte che viene
È la consolazione del morire insieme
E riciclo parole, riciclo pensieri, riciclo la mia faccia
Riciclo un'immagine di te fra le mie braccia e canto
Nanana nanana nanana nana
Nanana nana sotto la doccia
E ripenso alle due o tre cose che mi fanno davvero
Annegarti negli occhi, rubarti il respiro
È la vita che va, è la vita che va, è un'altra piccola morte che viene
Esercizi di stile dentro le vene
E chissà quando guarirà questo cuore anoressico
Condannato per l'eternità a girare in tondo, in tondo, in tondo, in tondo
Che risposte ci suggerirà questo vento dislessico
Che porta con sé solo nuvole, nuvole, nuvole senza Messico
E chissà quando guarirà questo cuore anoressico
Condannato per l'eternità a girare in tondo, in tondo, in tondo, in tondo
Che risposte ci suggerirà questo vento dislessico
Che porta con sé solo nuvole, nuvole, nuvole senza Messico
E che voglia di piangere ho
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lunamagicablu · 11 months
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Tutti i giorni, con il sole Dio ci concede un momento in cui è possibile cambiare ciò che ci rende infelici. L’istante magico, quel momento in cui un “sì” o un “no” può cambiare tutta la nostra esistenza. Tutti i giorni fingiamo di non percepire questo momento, ci diciamo che non esiste, che l’oggi è uguale a ieri e identico a domani. Ma chi presta attenzione al proprio giorno, scopre l’istante magico: un istante che può nascondersi nel momento in cui, la mattina, infiliamo la chiave nella toppa, nell’istante di silenzio subito dopo la cena, nelle mille e una cosa che ci sembrano uguali. Questo momento esiste: un momento in cui tutta la forza delle stelle ci pervade e ci consente di fare miracoli. Paulo Coelho (Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, 1996) art by Jungsuk Lee ************** Cada día, con el sol, Dios nos concede un momento en el que es posible cambiar lo que nos hace infelices. El instante mágico, ese momento en el que un "sí" o un "no" puede cambiar toda nuestra existencia. Todos los días hacemos como que no percibimos este momento, nos decimos que no existe, que hoy es igual a ayer e idéntico a mañana. Pero quien presta atención a su día descubre el instante mágico: un instante que puede esconderse en el momento en que, por la mañana, introducimos la llave en la cerradura, en el instante de silencio inmediatamente después de la cena, en las mil y una cosas que se ven iguales. Este momento existe: un momento en el que toda la fuerza de los astros nos invade y nos permite obrar milagros. Paulo Coelho (A orillas del río Piedra me senté y lloré, 1996) art by Jungsuk Lee 
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maurosempre · 5 months
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Meschino colui che ha avuto paura di correre rischi. Perché forse non sarà mai deluso, non avrà disillusioni, né soffrirà come coloro che hanno un sogno da perseguire. Ma quando quell'uomo guarderà dietro di sé, perché capita sempre di guardare indietro, sentirà il proprio cuore dire: "Che cosa ne hai fatto dei miracoli di cui Dio ha disseminato i tuoi giorni? Come hai impiegato le doti che il tuo Maestro ti ha affidato? Le hai sotterrate in una fossa profonda, perché avevi paura di perderle. Allora la tua eredità è questa: la certezza di aver sprecato la tua vita".
(Paulo Coelho > Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto)
...facile dire di non avere aspettative, di non farsi illusioni e poi farsi avvolgere da queste.
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la-novellista · 6 months
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Apollo era perdutamente innamorato della ninfa Dafne, che invece lo respinse e cominciò a scappare da lui, nascondendosi nel bosco. Ella continuò a fuggire finché Apollo non la raggiunse, ed ella esausta chiese aiuto a suo padre, il dio del fiume Peneo. La fanciulla si trasformò in un albero, un alloro dai folti rami. Apollo decise così di rendere questa pianta sempreverde e a lui sacra, ne colse un ramo e lo usò per ornarsi il capo per averla sempre con sé.
Apollo e Dafne -Bernini
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diceriadelluntore · 1 year
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Inversamente
L'altro giorno @hope-now-and-live aveva chiesto, in maniera ironica ma molto interessante, quante volte ci si è chiesti perchè Orfeo si gira a guardare se Euridice lo segua, nella sua catabasi (nel mondo greco, la discesa dell'anima nell'oltretomba), perdendo definitivamente la sua amata, ritenendolo per questo uno stolto. Il Mito è famosissimo, ed è uno dei più potenti racconti sulla proibizione simbolica.
Nel chiacchierare con lei, mi è venuto in mente che Robert Browning, poeta, scrittore e drammaturgo britannico dell'età vittoriana, si ispirò a questo quadro di Frederic Leighton, Orfeo e Euridice (1864)
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dove è chiaro come sia Euridice che cerca "di farsi guardare" da Orfeo, che tiene disperatamente gli occhi chiusi, per scrivere questi versi:
Sì, dammi la bocca, gli occhi, la fronte, e insieme mi prendano ancora – un solo sguardo ora mi avvolgerà per sempre per non uscire mai dalla sua luce, anche se fuori è tenebra. Tienimi sicura, avvinta al tuo sguardo eterno. Le pene d’un tempo, dimenticate, e il terrore futuro, sfidato – non è mio il passato né il futuro – guardami! Robert Browning, Eurydice to Orpheus, da Dramatis Personæ , 1864
Per chi non lo ricorda, il Mito è diverso: Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa. Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente. Nelle Metamorfosi Ovidio sceglie di eliminare dalla scena Aristeo: Euridice è spensierata, in compagnia di una schiera di ninfe, quando viene morsa al tallone dal rettile. Appena Orfeo apprende la notizia, piange la sposa e con coraggio decide di recarsi negli inferi per riaverla. Scende fino allo Stige, vince ogni ostacolo grazie alla lira e si presenta a Persefone e a Ade, i signori dell’oltretomba. Canta il suo amore per Euridice e chiede che gli venga data la possibilità di continuare a vivere con lei. Tale è la forza del suo amore e del suo canto che Persefone, Ade, il cane Cerbero e perfino le implacabili Furie si commuovono. Gli viene quindi accordato di portare con sé Euridice, ma a un patto: lui andrà avanti, lei lo seguirà, e Orfeo non potrà mai girarsi indietro, perché altrimenti Euridice tornerà per sempre tra le ombre dei defunti. Nella risalita, infatti, mentre i due amanti sono quasi arrivati alla luce, Orfeo non resiste alla tentazione e si volta per controllare che la sua amata sia veramente con lui. Nel tempo di un attimo Euridice scompare per sempre nell’abisso. Distrutto e impietrito, Orfeo non trova più pace e vaga per la terra, sublimando nel canto un passato che non può più tornare. Continua a emozionare, sì, ma rifiuta la vita e l’amore delle altre donne; per questo le Menadi – o Baccanti – si vendicano di lui, che pure era legato a Dioniso, e lo fanno a pezzi gettandone i resti nel fiume Ebro. Tutti lo piangono, uccelli, alberi, sassi, ma Orfeo potrà tornare a riabbracciare la sua Euridice.
Molti nel '900 riprenderanno il Mito, soprattutto dal punto di vista di Euridice. Il magnifico Orfeo, Euridice, Hermes di Rainer Maria Rilke, aggiunge la figura del dio dal piede alato che è messaggero delle anime (Psicopompo, uno dei suoi più famosi attributi), con Euridice che non riconosce più Orfeo:
E quando a un tratto il dio la trattenne e con voce di dolore pronunciò le parole: si è voltato –, lei non comprese e disse piano: Chi?
Ma avanti, scuro sulla chiara porta, stava qualcuno il cui viso non era da distinguere. Immobile guardava come sull’orma di un sentiero erboso il dio delle ambasciate mestamente si volgesse in silenzio per seguire lei che tornava sulla stessa via, turbato il passo dalle bende funebri, malcerta, mite nella sua pazienza.
Giganti si sono cimentati con questa storia (tra gli altri, Campana, Pavese, Yourcenar, Magris, Calvino) ma cito Gesualdo Bufalino, che in un racconto beffardo, Il ritorno di Euridice (1986), fa dire alla Ninfa:
L’aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava “Che farò senza Euridice?”, e non sembrava che improvvisasse, ma che a lungo avesse studiato davanti a uno specchio quei vocalizzi e filature, tutto già bell’e pronto, da esibire al pubblico, ai battimani, ai riflettori della ribalta.
In pratica, l'aveva fatto apposta!
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kon-igi · 1 year
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Benritrovato, Viaggiatore.
Tu non conservi memoria di me e nemmeno io di te ma entrambi veniamo da un luogo distante nello spazio e nel tempo, dove lo spazio e il tempo, allora, non avevano significato.
Ci siamo mossi lungo un palcoscenico di desiderio di conoscenza e di connessione, calpestato da individui che oggi non sono più e su cui noi lasceremo spazio a coloro che non sono ancora.
Chissà se il ciclo delle stagioni del tuo pianeta vi restituisca la metafora della nascita, della crescita e della dissoluzione o se luce e tenebra vi risveglino nel cuore le stesse gioie e gli stessi timori di noi abitanti del pianeta Terra.
Cosa posso dirti di questo nostro pallido puntino blu perso nell'avvolgente buio cosmico?
Su di esso, per un breve respiro dell'universo, sono state racchiuse tutte le speranze di ogni madre e di ogni padre che hanno osservato i piccoli passi tremanti dei loro figli, tutti gli amori appassionati e le guerre sanguinose in nome di un dio o di un ideale oramai dimenticati.
Se tu sommassi la voce urlata di ogni proclama, di ogni grido di battaglia, dichiarazione di fedeltà, movimento di odio, giubilo o pianto, essi verrebbero inghiottiti dal nulla che separa il nostro e il tuo tutto.
Eppure noi siamo la somma millenaria di morte e rinascita, sempre pronti a conoscere e connetterci, non appena la paura dell'ignoto viene dissolta.
Stai forse tentando di analizzare la fiala di liquido trasparente che era nella capsula di stasi insieme a questo messaggio?
Ti risparmio la fatica. È acqua.
Quello è stato l'inizio di noi esseri umani e in essa ci siamo mossi e siamo cresciuti finché non l'abbiamo abbandonata, ma mai del tutto.
Quell'acqua racchiude la memoria della siccità, la paura della tempesta, l'ardore di chi l'ha solcata e la tristezza di chi ha visto il proprio sangue diluirvisi. Ma racchiude anche la gioia del primo raccolto, il fresco di una baia sicura e la pioggia lasciata fuori.
Tu stai tenendo in mano il cuore pulsante di tutta la razza umana.
Non analizzarla... non servirebbe a conoscerci.
Ma vieni, o Viaggiatore, e scopri coi tuoi occhi come su questo pallido puntino blu la nostra capacità di distruggere è forse grande e rumorosa ma mai potente come il nostro desiderio di creare, conoscere e condividere.
Ti aspettiamo.
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donaruz · 1 year
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Guarda "Pooh - Parsifal(1973)" su YouTube
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Chiaro è il mattino che nasce dall'est
Questa foresta è tua.
Nato selvaggio, puro nell'anima
Non sai paura cos'è.
Quei cavalieri simili a dei
Non li hai mai visti però
Non paura nasce dentro
Folle nell'alba tu vuoi conoscere
Ciò che nel bosco non c'è.
Hai scoperto il tuo destino
Il tuo destino nel nome che tu avrai.
Re della luce sarai
Corri, corri, corri, corri.
Parleranno a te di dio, del re
Le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
In un grande sogno antico
La tua nuova vita solitario ti sospingerà
E un dubbio ti conquisterà
L'incantata età straniera di lei
Non è gloria o vento ma dolce realtà.
Dentro l'erba alta al fiume
Le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai.
Sacro non diventerai
Qui si ferma il tuo cammino...💙
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apropositodime · 1 year
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Oddio che responsabilità!
Non ho nemmeno il dono della sintesi
Chiunque voi siate, sicuramente dove state, si sta meglio, anzi mandatemi una navicella che mi trasferisco lì.
Qui non è consigliabile venire, non perché il pianeta Terra non sia un posto vivibile, ma bensì perché è abitato da esseri che chiamano umani, a volte intelligenti, acculturati, con titoli di studio che però a volte acquistano al cepu, e che poi non sanno usufruire.
Questi esseri si riproducono anche, sono schiavi del Dio denaro che è l'unico in cui credono, e per questo famigerato Dio distruggono la terra, inquinano i mari, rendono l'aria irrespirabile, e poi uccidono, cominciano guerre in nome di non so nemmeno io cosa...e poi NEGANO TUTTO.
Cari abitanti di altri pianeti di altre galassie, purtroppo i motivi per
restare lontani da questo bellissimo pianeta sono superiori dei motivi per i quali voi potreste venirci,
che però ci tengo a elencare:
La Terra è piena di cose bellissime, le montagne, le colline, il mare, le città sono bellissime, l'arte, non avete idea, vi innamorereste...e poi ci sono io 😂😂😝
Roma, Firenze, Napoli, Milano, Siracusa ❤️...
Qui si mangia in modo divino e si beve in modo divino.
La pizza, la cacio e pepe, il babà, il cannolo siciliano, il nero d'avola, il vermentino, l'amarone ecc ecc
Ma questo non basta, poi c'è la realtà,e c'è quel bastardo dell'essere umano.
In attesta dell'arrivo del vostro mezzo che finalmente mi porterà via, vi saluto calorosamente, anche perché il cambiamenti climatico sta facendo sciogliere i ghiacciai il livello del mare si alza, e nello stesso tempo però la siccità... Un gran bordello.
Quindi
Extraterrestre portami via... ❤️
Ecco!
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massimogilardi · 1 month
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𝗟𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗶 𝗔𝗰𝗶 𝗲 𝗚𝗮𝗹𝗮𝘁𝗲𝗮 ❤️
𝗔𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗲̀ 𝗔𝗰𝗶𝗿𝗲𝗮𝗹𝗲 ❤️
Secondo la mitologia Acireale prende il nome dal pastorello Aci, figlio del dio Pan, protettore dei monti e dei boschi.
La leggenda narra del grande amore che univa Aci a Galatea, bellissima ninfa del mare dalla pelle color del latte molto cara agli dei. Ma l’amore tra i due giovani accese la gelosia del mostruoso gigante Polifemo con un occhio solo in fronte, il quale dopo il rifiuto di Galatea scagliò sul corpo di Aci un gigantesco masso che lo schiacciò.
“Appena la notizia giunse a Galatea questa accorse dove era il corpo di Aci. Alla vista del suo amore gli si gettò addosso piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
Il pianto senza fine di Galatea destò la compassione degli dei che vollero attenuare il suo tormento trasformando Aci in un bellissimo fiume che scende dall’Etna e sfocia nel tratto di spiaggia dove solevano incontrarsi i due amanti”.
Dal sangue del pastore nacque dunque un fiume chiamato Akis dai greci, oggi in buona parte sottoterraneo, ma che riaffiora come sorgente nei pressi di Santa Maria la Scala (Borgo marinaro, frazione di Acireale) sfociando in una sorgente chiamata “u sangu di Jaci” (il sangue di Aci).
Foto di Grasso Rosario
#anchequestaeacireale
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sciatu · 1 year
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Otto templi vi sono in quel di Agrigento, ognuno nell’antichità dedicato ad un dio potente e generoso. Io li visito chiedendo il perché, i segreti e la magia di quanto chiamano amore (da un idea di @aphroditeurania22).
Υπάρχουν οκτώ ναοί στον Ακράγα, ο καθένας στην αρχαιότητα αφιερωμένος σε έναν ισχυρό και γενναιόδωρο θεό. Τους επισκέπτομαι ρωτώντας γιατί, τα μυστικά και τη μαγεία αυτού που λένε αγάπη (από μια ιδέα της @ Aphroditeurania22).
TEMPIO DI GIOVE - OLYMPIEION - Tra tutti quelli a cui questi templi sono dedicati, il tuo è il più possente, degno del padre della forza, del sacerdote della giustizia, unico signore della bellezza. Tra tutti gli dei la tua parola è l’ultima e scrive la legge, la norma a cui noi umani e gli immortali tuoi figli, dobbiamo solo obbedienza. Tra tutti i tuoi poteri, quello che ti definisce e ti rende invincibile, il potere con cui domini uomini e natura è il vivere al di là del tempo. Eppure, per noi uomini, blasfemi e corrosi dai difetti dell’ego e dalla provvisorietà della carne, vi è un Dio che della sua fragilità del suo mutare con il tempo e nel tempo morire e rinascere, cambiare e restare immutato, indebolirsi e rafforzarsi, di questa sua tangibile limitata esistenza, ha fatto il suo potere più grande. Un Dio che, più veloce della tua saetta, può rubarci i suoi doni da un attimo con l’altro, rendendoci folli a ragione di un tradimento e spingerci noi stessi a tradire senza remore e vergogna. Un Dio che ci dona una felicità grande per quanto è grande il mare, o che può renderci aridi ed arsi di vita come un fiume asciugato e imbiancato dal sole d’agosto. Un dio per cui rinunciamo a noi stessi, rinneghiamo il nostro egoismo e doniamo tutto quello che è in nostro potere pur di far vivere e crescere il suo dono all’infinito. È questo Dio che ci rende dei e schiavi, questo Dio che gli uomini chiamano amore,  che ora è piacere della carne, ed ora è un legame sottile e forte come i fili di seta, fatto di sguardi, di carezze ed attenzioni, che trasformano passioni e carnalità in un legame intenso, immenso, invisibile, fragilissimo ed eterno anche se l’eternità non è dell’amore, ma l’amore rende ogni attimo eterno, ogni assenza una voragine infinita, ogni abbraccio un innesto di fiore su fiore a dare una nuova vita, a donare quei colori e profumi che i due fiori da soli non potrebbero mai avere. Tutto questo è quanto proviamo di questo nostro essere che è fragile e delicato, che vive come alcune farfalle un solo giorno o mille infinite estati e benché siamo mortali e senza alcun potere, la bellezza dell’amore cancella ogni invidia della tua divinità, ci fa trascurare l’eternità ed ogni altro paradiso, parchè è l’unica luce che illumina le tenebre dell’anima, l’unica debole fiamma che riscalda la gelida provvisorietà della nostra carne. La fortezza sempre assediata dalle nostre debolezze e dalla seduzione del piacere, dall’arroganza del nostro ego e le cui mura sono salde quanto la forza con cui ci doniamo a chi amiamo. Così come la tua immortalità ti rende padrone di ogni dio, questa immensa fragilità, ci rende dei e provvisori perché ci dona il loro potere sovrumano, ci santifica in ogni dolore che proviamo, giustifica i silenzi della vita che non può contenere o sapere, la gioia che proviamo. È questa fragilità, l’unica forza che abbiamo, l’unica ambrosia con cui ci nutriamo, la delicata, labile, provvisoria eternità che ci permette di vivere di giorno e di accettare le notti e l’assoluto nulla di cui sono gentili messaggere.
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turuin · 1 year
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Cari abitanti del sistema solare, visto che condividiamo lo stesso sistema non ci dovrebbe essere un gran bisogno di spiegarvi cosa sia la Terra. Magari la chiamate in un altro modo, che so io: "evitare come la peste", "pianeta velenoso a causa dell'ossigeno", "fogna umana", oppure le avete dato il nome di una pretestuosa divinità venerata nei vostri tempi antichi, un po' come abbiamo fatto noi con Giove, Venere etc. A proposito: da quale di questi pianeti venite? Sono genuinamente curioso di sapere quali costrutti organici supportino la vita in ambienti così inospitali - ma, naturalmente, "inospitale" è solo un punto di vista squisitamente umano. Noi abbiamo questo vizio, vedete, di considerare tutto dal nostro punto di vista; ci manca del tutto la capacità di assumerne degli altri e, a volte, persino di riconoscere la legittimità della loro esistenza. Questo pianeta non ci ha "accolti": ci siamo sviluppati in esso, come diretta conseguenza delle forme di vita che lo hanno popolato. A un certo punto, per uno scherzo del destino o per una bizzarra ricombinazione di geni, abbiamo inziato a parlare e ad esprimerci, e da lì in poi è avvenuto il declino del pianeta. Si, perché noi siamo stati in effetti la sua condanna: abbiamo iniziato a lasciare vagare i nostri pensieri, dopo averli espressi, e abbiamo codificato dei concetti che, per loro stessa natura, sono astratti e sfuggenti come l'aria: giustizia, Dio, amore, libertà - ed i loro contrari. Abbiamo inventato la morale traendola letteralmente dal vuoto - naturalmente, una morale secondo il personale punto di vista delle classi dominanti. Anche il concetto di classe l'abbiamo fatto uscire come un coniglio dal cilindro (ma capirete, poi, tutte queste metafore? Sospetto che anche le metafore siano un vezzo del tutto umano). Insomma: siamo da buttare? No.
Non siamo da buttare, noi siamo necessari. Noi siamo un elemento di una storia che va avanti da molto prima di noi e che andrà avanti molto dopo di noi; il pianeta, in qualche modo, ci ha permesso di esistere per fare esattamente quello che stiamo facendo. Esaurito il nostro compito, ci estingueremo.
Qual è il nostro compito? Generare la prossima forma di vita che possa soppiantarci garantendo al pianeta di continuare ad esistere. E l'abbiamo già fatto: i semi sono già stati buttati.
Probabilmente non vi interessiamo abbastanza, se non come curiosità museale: siamo le piccole api operaie che stanno costruendo un alveare per la regina madre. Moriremo, al passare delle stagioni, e tutta questa arte, tutta questa musica, tutta questa patria, tutto questo amore non saranno serviti a niente. O forse, a tutto: saranno serviti a farci compiere il nostro destino: vivere qui, amare, costruire, distruggere, odiare, voler bene, allevare, sopprimere, cibarsi, cibare.
Il più grande degli inganni che il nostro linguaggio ci ha donato è l'illusione di essere liberi e di avere una scelta: a lungo termine, nulla di ciò che facciamo ha un senso o uno scopo.
Ma noi, che siamo dei furbetti, abbiamo inventato il breve termine, ed abbiamo risolto il problema. E per chi vuol disperarsi, ci siamo inventati anche un aldilà, che non esiste.
Non interferirete nel progetto del pianeta, di questo sono sicuro: lo avreste già fatto, altrimenti. Voi state aspettando la prossima forma di vita, con cui potrete comunicare - finalmente - in maniera logica, razionale, pulita.
Con noi, sarebbe solo un gran casino.
Scusatemi per il discorso poco accogliente. Mi faccio perdonare: ecco come ha immaginato vi sareste comportati uno di noi, uno che era un tipo veramente a posto e che sapeva bene che questo pianeta, in fondo, è solo la terza roccia a partire dal sole.
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piccolopeccato · 1 year
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Don Camillo spalancò le braccia:
    "Signore, cos'è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?".
   "Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione tra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?"
   "No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l'autodistruzione di cui parlavo. L'uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L'unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell'uomo sarà quello del bruto delle caverne. Signore, la gente paventa le armi terrificanti che disintegrano, uomini e cose. Ma io credo che soltanto esse potranno ridare all'uomo la sua ricchezza. Perché distruggiamo tutto e l'uomo, liberato dalla schiavitù dei beni terreni, cercherà nuovamente Dio. E lo troverà e ricostruirà il patrimonio spirituale che oggi sta finendo di distruggere. Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?".
   Il Cristo sorrise:
   "Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l'asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d'ogni cultura".
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valentina-lauricella · 6 months
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Scrivesti a un tuo amico, come te amante dell'antichità classica:
"ci rivedremo nel prato degli asfodeli",
ovvero nell'aldilà dei Greci, in una zona precisamente destinata a coloro che non erano stati né buoni né cattivi (modesto anche nell'immaginare la tua destinazione oltremondana); parole che scrivesti per cortesia, avverte il Mestica, poiché il tuo amico era credente, ma tu, come si diceva allora, eri "incredulo" (che certo è meno reciso dell'attuale a-teo, senza-dio, pur avendo lo stesso significato). Penso che tu abbia rivestito quell'espressione classica di una sensibilità moderna; in me, l'espressione "prato degli asfodeli" evoca una tranquillità e una pace profondissima, non un luogo neutro in cui non si sta né bene né male; un'eterna primavera senza turbolenze atmosferiche né del sentimento, una pacificazione tra spirito e natura, un luogo dove la natura sia mite e in sintonia con l'essere umano.
Un prato che si stenda a perdita d'occhio, costellato di fiori bianchi quali sono gli asfodeli, sotto il cielo roseo di un'alba primaverile, mi sembra lo scenario adatto per incontrarsi. Con le tue parole, anche quelle che scrivevi per lettera agli amici, trovi sempre il modo di farmi sognare.
Sai dove mi piacerebbe portarti? Nelle campagne presso Siracusa alle fonti del fiume Ciane. È un luogo denso di suggestioni mitologiche, dove il paesaggio naturale sembra fuori dal tempo. Vi sono narcisi, iris, papiri, un silenzio sospeso e una luce tipica della Sicilia orientale. In quel luogo sono stata spesse volte, triste e disorientata circa la mia vita.
C'è chi è diventato ateo e materialista a causa delle tue idee filosofiche, chi si è crogiolato nel pessimismo leggendoti come "cantore del dolore"; io, che ti considero soltanto un ragazzo con alte doti intellettive e spirituali, al tuo cospetto formulo pensieri di felicità e perfino misticismo. Mi hai fatto intravedere in trasparenza lo schema di leggi naturali insite nell'essere, che troppo severamente chiamiamo "giustizia divina". Mi hai mostrato, senza parole e con segnali, che un filo di senso lega tutto, e che la realtà non è da subire, ma da immaginare e da plasmare.
Nessuno come te mi ha mai fatto sentire l'eternità della vita e la saldezza del suo scopo. Tutto ciò perché c'è un'abbacinante luminosità nel tuo sentire e onestamente dichiarare che qualunque essere soffre e se potesse scegliere di non esistere, non esisterebbe. Perché nel sentimento della morte che si avvicinava trovavi pace e la pazienza di sopportare, ancora per un po' chiuso nel tempo, il dolore. Nel miracolo della tua vita psichica vedo tutto il resto farsi, parimenti, miracolo.
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ancilla-hawkins · 6 months
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Polemica incoming:
Sto scrivendo dal museo. Oggi, nonostante tutto, sono a lavoro perché i musei restano aperti. E questa non è neanche la parte peggiore, perché i musei della mia città sono stati aperti anche venerdì, quando mezze vie erano ancora allagate e la gente si ritrovava con l'acqua alla gola. I sindaci dei vari comuni e il presidente della regione avevano chiesto di non uscire di casa se non per motivi essenziali, perché c'era ancora allerta idrogeologica e in alcune zone era pericoloso uscire. Come lo è adesso.
E invece no, apriamo musei e biblioteche e facciamo andare a lavoro chi può. Per l'amor di Dio, i responsabili della cooperativa ce l'hanno anche chiesto se eravamo disponibili a fare il turno, ma che genere di messaggio manda? Mi sembra che qua i vari direttori del caso si siano scordati che è morta gente proprio la sera prima, visto che hanno deciso di aprire come se nulla fosse. Facendo ciò, hanno mobilitato persone per strade non sicure e con rischio di fare tappo per motivi futili (poi quelli che lavorano negli uffici non credo si siano presentati).
E quelli che poi al museo ci sono andati (i visitatori) mi fanno cascare le braccia. Giustifico solo i turisti stranieri perché "ci sta" che non sapessero dell'alluvione (in centro città l'acqua del fiume era alta, ma non ha allagato), ma chi è del posto, anche fuori provincia, con quale faccia si presenta?
Secondo me, mio onestissimo parere, se hai tempo libero, usalo per andare ad aiutare la gente che ne ha bisogno. E se non te ne frega nulla, perché a te fango e frane non ti hanno toccato, almeno fai finta e stai a casa, cazzo. Ti metti in viaggio (quello che espressamente più persone ti hanno chiesto di non fare) per andare una cosa che, siamo sinceri, non è essenziale.
I musei, adesso, non sono essenziali. Possiamo discutere dell'importanza delle millemila istituzioni museali che esiste quando vi pare, in questo momento no.
Mi dà sempre più l'idea che chi lavora nella cultura (non noi miserabili guardasala e chi si occupa di biglietteria e infopoint, ma direttori e professori/rettori universitari) sia completamente staccato dalla realtà. Ok, il museo è un servizio pubblico, ma c'è livello e livello. L'università ha sospeso le attività didattiche solo quando c'è stata minaccia su Firenze, quando già un paio di fiumi erano esondati, sennò venerdì le lezioni si sarebbero svolte regolarmente, e se hai perso casa ti attacchi. Ora le lezioni riprenderanno regolarmente, e i professori sono stati intimati a fornire registrazioni o materiale agli studenti che non riusciranno ad essere presenti. Ma questi materiali li forniranno? Per come ci trattano certi professori, ne dubito.
(Ci tengo a chiarire il fatto che, sempre secondo me, è un dovere dell'università sostenere questi studenti, perché hanno diritto a seguire una lezione decente, non da registrazioni fatte in aula dove si sente una cosa sì e tre no, o sbobine fatte così e così).
Mai prima d'ora ho provato un tale disprezzo ad essere qua. È un disastro ovunque. Un mio amico ha perso parte della casa per colpa di una frana, e il resto è pieno di fango, sicuramente un paio di braccia in più non gli sarebbero dispiaciute. Io e i miei colleghi potremmo essere fuori, a dare una mano. E invece no, sono bloccata qua, a fissare gente che passeggia e il loro interesse performativo della minchia.
Se ne andassero tutti a fanculo.
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