Tumgik
#il caos è tornato
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti 
L'UOMO GRECO E L'UOMO CRISTIANO 
La tragedia di Sofocle narra del figlio che in apparenza infrange due tabù: uccide il padre e giace con la madre.  Ma Edipo non è colpevole: l'origine della vicenda è nel misfatto di Laio, il re che teme il pronunciamento dell'oracolo e decide di assassinare il figlio.  Il padre è l'assassino.  Edipo è la vittima.  Laio è dunque colui che non accetta la metafora della morte come passaggio del testimone al figlio.  Non accetta la decadenza del corpo.  Non accetta di trasmettere la sua eredità, l'Io che si scioglie nella figura del figlio. Non accetta la condizione che la natura impone per se stessa, per le sue finalità di vita senza scopo.  La vita che necessariamente è morte.  Così, Laio si ribella, infrange l'ordine e apre le porte al caos.  Edipo è la vittima. Inconsapevole, rifiuta il nuovo ordine imposto dagli eventi, non segue la regola dell'equilibrio, nella scia dell'ignota ma presente e angosciosa eredità paterna. Nella sua sfrontata ricerca di verità si condensa la tragedia indicibile, struggente, insanabile.  Egli è il figlio che si affaccia al mondo attratto dal suo disvelamento, dalla fiducia nella conoscenza.  Anche lui senza misura.  Anche lui epigono del caos.  La tradizione cristiana ripensa il ruolo del padre, ma non entro "l'aretè", necessità di natura e accoglimento del destino di mortale.  L'uomo cristiano coltiva la speranza della salvezza dalla morte e sposta l'asse della verità dall'ordine di natura all'ordine divino.  Il Dio non è caos ma è padre.  Il Dio non è solo onnipotenza ma è divenuto amore.  E Amore vince sulla Natura fino a sovvertirne il corso, fino a superarne la muta indifferenza attraverso il Verbo che è coscienza e ricerca.  Ecco che il padre accetta la sentenza di morte del figlio: 
«Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta."» (Luca, 15,12). 
Nel mondo ebraico l'eredità chiesta prima della scomparsa del genitore equivaleva ad un delitto, rappresentava il desiderio di sopprimere il padre stesso.  Ed era punibile con la sentenza capitale.  Ma il padre divide l'eredità e lascia andare il figlio: riconosce che il desiderio della sua morte è nel figlio anelito di libertà, estrema pulsione di conoscenza, inclinazione naturale alla vita che divora la vita.  Non si vendica, non si lascia cadere nell'impulso contrastante e sceglie la speranza, confida nella salvezza.  E nel ritorno.  Quando la speranza si avvera e l'ordine naturale dei sentimenti ancestrali è sovvertito, vinto, sconfitto, il padre cancella il passato (il passato è peccato, il presente è redenzione, il futuro è salvezza) e riabbraccia il figlio ritrovato.  La Natura rimane in agguato: l'altro figlio osserva e recrimina e rimprovera: 
«Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato" » (Luca, 15, 28, 29, 30). 
Ma è qui che la parabola evangelica tocca il suo culmine, spesso misconosciuto: 
«Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."» (Luca, 15, 31, 32). 
Il padre, sublimazione dell'Amore, salva anche lui, anche l'altro figlio incapace fino a quel momento di comprendere l'ordine di Dio, il figlio rimasto entro l'ordine di Natura che reclama la vendetta.  Ma lo salva davvero?  Rembrandt lo pone nella scena, a destra, solenne e torvo di rancore. In severo contrasto con l'espressione di disperata compassione che sorge nell'abbraccio tra il padre e il figlio ritrovato.  Chagall lo esclude, ponendolo di spalle e accostandogli una figura ferina di risentimento, in basso a destra.  Mentre lascia al centro del mondo che accorre l'atto d'amore del padre, approdo finale ed ascesa nel superamento dell'impeto.
- Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606 - 1669): "Ritorno del figliol prodigo", 1661/1669, Ermitage, San Pietroburgo
- Marc Chagall (1887 - 1985): "Il ritorno del figliol prodigo", 1975, Museo nazionale messaggio biblico Marc Chagall, Nizza
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
26 notes · View notes
vuotipienidite · 10 months
Text
tredici giugno duemilaventitre
così inaspettata mi hai atteso come sulla porta di casa, in una di quelle mie sicurezze in cui pensavo di farti mia ed invece mi hai preso in contropiede, diretta verso me.
e mi hai trovato senza difesa tanto da rendermi cretino ad aver cercato un modo di capire qualcosa di te con una domanda che mi rimbalzava in testa senza sosta.
così inaspettata al punto da rendermi fragile nella stanza dei pensieri, dove tutto il mio ordine si è fatto caos e ogni silenzio è risultato assordante.
Luca, ma non lo vedi come che ogni tua parola ti brucia tra le dita? che sei tornato a togliere il volume a quel silenzio?
non lo vedi che spesso non c’è una risposta a tutto quel che ci porta sui cieli più alti o dentro i tunnel più bui? non lo vedi che vibri come grattacieli in mezzo al terremoto?
non chiedere a te stesso tutto questo come lo dovrai gestire o cosa potrà diventare,
quando tu sei con lei, appartieni ad un altro sistema solare.
2 notes · View notes
sciatu · 2 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
U CADDIDDU - L’amore dei vecchi
A Biagio Manicò la pensione, arrivata quando ancora non aveva l’età a cui andavano tutti gli altri, sembrò subito un emerito scassamentu di paddi! Da quando aveva undici anni, aveva lavorato come garzone nella Rinomata Pasticceria del Cavaliere Paternò, lavorando principalmente la notte per produrre, cornetti, briosce e dolci di varia natura, dagli agnelli di cedro per Pasqua, alla pignolata e ai panettoni per Natale. Durante la notte i suoi clienti erano i nottambuli, le buttane di diversa categoria, i ricchiuni più o meno altolocati, i ladri, gli spacciatori di basso rango, i ragazzi che volevano divertirsi e quegli operai obbligati come lui a lavorare quando gli altri dormivano. Ora d’improvviso si trovava in un mondo sconosciuto, rumoroso e indifferente e tutti i suoi amici notturni erano chissà dove, in quel caos abbagliante che è Messina di giorno. Biagio però non si perse d’animo e convinto che la pensione dovesse avere qualcosa di buono si mise ad aiutare sua moglie Filomena nelle faccende casalinghe. Capì però, dopo che aveva rotto il lampadario della cucina, macchiato il divano con la candeggina e fatto saltare il forno a microonde, che sua moglie non era molto contenta del suo aiuto soprattutto perché girava per casa urlando come un’ossessa ogni volta che scopriva una sua malefatta. Per fortuna Filomena era pia e devota, così un pomeriggio che aveva perso quasi la voce per le urla fatte, andò a confessare a don Nino la sua volontà, secondo lei giustissima e giustificabile, di uccidere il marito. Don Nino, sentendo che nell’elencare i difetti del marito le era tornata la voce, per non farla urlare come una indiavolata anche nel confessionale, le suggerì di mandargli Biagio per aiutarlo in parrocchia, suggerimento che Filomena, accolse come una grazia della Madonna delle Lacrime. Tornò a casa tutta contenta e spiegò a Biagiuccio, come lo chiamava nei momenti di intimità, che don Nino, con la Madonna e tutti i Santi, avevano bisogno di lui. Biagio, visto che non aveva nulla da fare andò a sentire don Nino che prendendolo a braccetto e camminando tra le navate della chiesa, gli spiegò che servire Dio era un dovere e non un lavoro, che come i soldati, non era importante fare la guardia a un fusto di benzina o far saltare un carrarmato, ma che bisognava fare solo il proprio dovere che era fare quello che Dominedio ci diceva di fare. Biagio, non era uno che stava a sentire i preti, ma visto che non aveva niente da fare e che la parrocchia era piena di signore e signorine accettò di passare un po' di tempo ad aiutare il vecchio sacrestano nella manutenzione della chiesa. Si presentava regolarmente ogni mattino e si metteva a passare la cera sulle panche o a pulire gli altari dalla polvere che veniva dalla strada. Ogni giorno faceva una sola cosa perché si metteva a parlare con questa o con quella che passava dalla sacrestia o per le navate e per questo motivo Biagio non aveva tempo di fare altro o di fare troppo. Fisicamente era ben messo (fin da piccolo era stato costretto dal lavoro a fare molto esercizio fisico) e per questo, molte pie donne lo trovavano interessante o piacevole; in aggiunta lo sentivano caratterialmente simpatico perché aveva letto molto per rifarsi delle scuole scarsamente frequentate e quindi aveva una parlantina frizzante e ironica che colpiva le devote fedeli della parrocchia. Biagio quindi non aveva problemi a trovare con chi parlare per far passare il tempo, senza mai permettersi di oltrepassare quella sottile linea oltre la quale l’amicizia diventava qualcosa che avrebbe fatto scatenare la furiosa ira di Filomena. Al Manicò sembrava quasi di essere tornato a quando lavorava di notte in pasticceria e dava i cornetti caldi ai nottambuli che passavano dal laboratorio scambiando con loro quattro chiacchiere. Un giorno, mentre spazzava l’altare di san Giuseppe in attesa di qualche onesta peccatrice con cui scambiare due parole, ecco che vide arrivare una signora alta, vestita come nelle riviste di moda con in mano un IPad e che parlava tutta sollecita (alla svelta) con il povero Don Nino che le camminava dietro come uno scolaretto fa con la maestra. “Queste pareti hanno un colore orribile, non possiamo ritinteggiarle? magari un bianco colomba o Ice-hot? Levando quelle strisciate di equivoco e squallido giallino …. Ahhh e quello cos’è?” Chiese terrorizzata indicando una statua che sovrastava un altare laterale “E’ San Rocco – rispose pronto Don Nino – il protettore dei feriti e dei lazzariati” “Per carità, con tutto il rispetto per i Santi e chi per loro, ma  non vorrà mostrare questa statua con tutto quel sangue in un matrimonio ? No, no, lo ricopriremo con dei fiori” E si mise a scrivere velocemente sull’I-Pad. Biagio la guardava stupito per la sua eleganza, per i fianchi stretti messi su un sedere elegante, ma era anche spaventato dalla velocità con cui mitragliava parole. Lei alzò gli occhi e incontrò quelli di Biagio “E sto coso chi è?” “E’ il nuovo assistente del sacrestano” spiegò paziente Don Nino” “L’assistente del sacrestano? Ma sembra uno scopino senza voglia di lavorare – sottolineò schifata dal quel corpo proletario appoggiato ad una ramazza d’altri tempi – Don Nino, per favore, lo sa che il Commendatore paga per una cerimonia elegante, ordinata ed emozionante. Non possiamo far vedere questo netturbino ecclesiastico in mezzo alle riprese di deputati e giudici…. Per favore – continuò con tono severo rivolta a Biagio – durante le prove aspetti fuori, abbia pazienza, quando finiremo le prove potrà tornare a lavorare, se ne ha mai avuto voglia” E senza dargli tempo di dire “ne schì ne scò” lo spinse con due dita verso la porta a lato della navata e girandosi verso la gente che la seguiva e mentre si puliva con un fazzoletto le dita che avevano toccato Biagio, incominciò a gridare con voce da contralto “I parenti della sposa vadano a sinistra quelli dello sposo a destra secondo lo schema che trovate nel fogliettino che vi ho dato! Ognuno dove è scritto il suo nome…” Biagio guardò Don Nino mostrando la ramazza quasi a chiedere se poteva argomentare il suo disappunto per le parole di quella jarrusa licchittata (malafemmina ben vestita) rompendole in testa il manico della scopa. Don Nino gli fece cenno di lasciare stare e di andare fuori e lo fece alzando gli occhi al cielo per fargli capire che anche a lui la cosa non andava, ma se non rispettavano San Rocco, potevano rispettare all’assistente del sacrestano? Biagio se ne andò scuotendo la testa e si mise a ramazzare nel cortile piccolo, quello circondato dalle mura della chiesa e dell’oratorio dove c’era la statua di Padre Pio. Stava pensando ai cavoli suoi quando vide uscire qualcuno dalla porta laterale della chiesa. Era una ragazza, vestita con maglietta e jeans e una nuvola di capelli neri che le coprivano il volto che comunque non si sarebbe visto perché lei lo nascondeva tra le mani, come se stesse piangendo. Si mise in un angolo del piccolo cortile a singhiozzare senza far caso a Biagio. Lui la guardava disorientato e non sapeva cosa fare. Alla fine si avvicinò lentamente e appoggiandosi alla scopa le chiese “Signorina, mi scusi, non volevo disturbarla, va tutto bene?” Lei continuò a piangere e singhiozzare come se lui non avessero parlato. Biagio si avvicino ancora di più “Signorina, scusi di nuovo – e prendendo un fazzoletto glielo porse – tenga, si asciughi gli occhi che se qualcuno passa, penserà che le ho fatto qualche torto” Lei si girò lentamente e vedendo il fazzoletto lo prese. Il volto era coperto dai capelli e neppure si vedevano le lacrime che eppure scendevano fino a terra “Ecco signorina, io non voglio occuparmi degli affari degli altri, ma vede …  io sono l’assistente del sacrestano, sono un uomo di chiesa e devo aiutare chi ha problemi. Sa la storia del samaritano che trova uno investito sul lato della strada, menzu mottu e lo aiuta. Magari se si sfoga non le verrà più da piangere.” Lei si soffiò il naso e si asciugò gli occhi spostandosi indietro i capelli. “Nooo  … nooon … eeee … ra invvveee … stito. Lo …. aa …. aveva … no ddd ddd … deru … bato” “Matritta bedda – penso tra se e se Biagio – è ghecchia!! (balbuziente) ma ghecchia forte!!!” E continuò ad alta voce “si mi confondo sempre: investito o derubato, era sempre uno che aveva bisogno d’aiuto come a lei ora. Posso fare qualcosa” “nnn … noo … chi … vvvv … voo…li fari? Dooo …  vee… vo … leg…geee …reee … iil … vaa … aan … gelo. Ma aa… pena inco ..miiiin… ciato … sii soono … mmeees… si … a ride … ere … tuu … tuu … tti” E incominciò di nuovo a piangere. Biagio era perplesso. Anche lui avrebbe riso se quella ragazza avesse incominciato a leggere per come gli stava parlando. Ma era una ragazza e non poteva lasciarla li nella sua disperazione. “Signorina ma quelli che ne sanno? Se quella signora che comanda l’ha fatta leggere, vuol dire che lei deve leggere. Quella vuole levare a Santu Rocco, si figuri se non la bloccava immediatamente se leggeva male. E poi nessuno ha il diritto di ridere di una altro. La prima cosa nella vita è il rispetto! San Francesco lo hanno fatto santo perché rispettava tutti, dai passeri al papa. Purtroppo al mondo vi sono più maleducati che foglie sugli alberi” le passo un altro fazzoletto e le spostò i capelli dalla faccia trovando due occhi scuri annegati di lacrime che lo guardavano disperati. Sorrise continuando “Senza rispetto saremmo tutti comi i “cani i Blasi” pronti a scannarci per niente. Non li consideri neanche” E le fece il sorriso migliore che aveva “Lauretta … Lauretta” Apparve una signora alta, elegante, con capelli biondi e ben curati. Quando la vide a Biagio sembrò di riconoscerla “Signora Marisa…” La signora, che intanto aveva abbracciato la ragazza lo guardò stringendo gli occhi per vederlo bene. “Biagio ! – esclamò sorpresa – che ci fai qui?” “Sto aiutando Don Nino qui nella parrocchia. Ma questa è Lauretta? Me la ricordo quando nica nica (da piccolissima) entrava in pasticceria ed io le davo il bombolone con la crema che le piaceva tanto. Mi ricordo che aveva tutta la crema intorno alla bocca ed il naso tutto bianco per lo zucchero.” Sorrise alla ragazza che rispose abbozzando un piccolo sorriso. “Mi ricordo quanto eri carina. Ora non te la devi prendere. Al giorno d’oggi ci sono tanti modi per curare tutte le malattie. Vedrai che per il matrimonio leggerai come una giornalista della televisione!” “Magari -  fece la madre – volevamo che andasse dal Logopedista ma dopo la prima lezione è scappata via perché non ce la faceva neanche a parlare!” Biagio la guardò stupito. “No, non devi fare così! Nella classe di mio nipote Michele c’era una bambina che era come te. Avevano fatto la recita di Natale, lui doveva recitare una poesia e non è riuscita a dire una parola. Signora lei non si può immaginare come si è messa a piangere. -  Intanto Biagio aveva tirato fuori il suo cellulare e sembrava cercasse qualcosa - Invece è andata dal logopedicosu e ha fatto tutte le lezioni e Michele e i suoi compagni a turno l’aiutavano: ognuno di loro stava un pomeriggio con lei a farla esercitare e … ascolti …” Mostrò loro sul cellulare una bambina al centro del palco della scuola che con voce ferma recitava scandendo le parole “Non sete, non molli tappeti, ma, come nei libri hanno detto da quattro mill'anni i Profeti, un poco di paglia ha per letto. Per quattro mill'anni s'attese quest'ora su tutte le ore…..” Biagio interruppe la bambina sul cellulare “Ha visto Lauretta, parlava perfettamente e le hanno dato la strofa più lunga propria per farlo vedere a tutti che non era più ghecchia, … volevo dire balbuziente. Anche lei ce la puoi fare” “Maaa … io .. nnnon … ceee … la… pooo … ssso … fffa …re” Rispose triste e sconsolata la ragazza Biagio non si arrese “Posso dirti una cosa, una cosa breve, perché forse dovete andare” La madre rispose “Effettivamente dovremmo andare” Ma non si mosse osservando la figlia che attenta ascoltava Biagio “Nnno … voo ..  glio … ssseen … tire” Rispose decisa la ragazza “una volta ho trovato un caddiddu, che era caduto dal nido. L’ho preso e portato a casa, l’ho messo in una gabbia e lui è cresciuto li dentro. Ogni mattina, appena spuntava il sole, cantava tutto felice. Cantava in un modo meraviglioso che rincuorava tutti quelli che stavano nel mio palazzo. Io lo curavo come un figlio e tutto il mio tempo libero lo passavo con lui. Quando era diventato vecchio, a mala appena riusciva a cinguettare qualcosa e stava fermo sul suo trespolo tutto il giorno. Io mi sono detto che non era giusto, ora che stava morendo, lasciarlo li in gabbia. Perciò un giorno gli aprii la porticina e gli dissi “Vai, vattene, vedi il sole, le nuvole, conosci il vento, scopri il mare, i fiori e le foglie. Prima di morire scopri il mondo per cui eri nato, libero e felice”. Lui invece se ne rimase chiuso nella gabbia. Io allora, con una piccola canna lo spinsi fuori. Lui volò fino al davanzale della finestra. Guardò fuori e poi se ne tornò in gabbia. Vedi, ormai si era fatto l’idea che la gabbia fosse la sua vera casa, pensava che quello che aveva visto dalla finestra, gli alberi, il cielo, le nuvole, il mare lontano, non fosse il suo mondo, la sua vita e se ne era tornato dove era sempre rimasto prigioniero” Biagio si fermò e guardò la ragazza negli occhi. “Non deve fare comu u caddiddu. Quelli che hanno sorriso mentre leggeva, sono la sua gabbia, la vergogna che ha provato, sono le sue sbarre. Il logopedicosu è la sua porticina aperta, quella che dà la fuori, sul mondo per cui sei nata, sulla vita che è sempre una meraviglia da scoprire. Non devi perdere questa occasione, non andare a chiuderti nella gabbia pensando che quella è la tua vera vita e che non meriti altro perché non vali niente. Non è così. Devi farti forza e impegnarti al massimo e vedrai che dopo i primi momenti un po' difficili, tutto diventerà più semplice. Tua madre, tua sorella, tutti t’aiuteranno” Qualcuno uscì dalla porta della chiesa e chiamò “Signora, signora, la Weddings Planner la sta aspettando” “Vengo, vengo – rispose seccata – chi camurria chi è da cristiana! Lauretta, hai sentito il signor Biagio? Se ti impegni e se lo vuoi veramente potrai leggere la lettura per il matrimonio di tua sorella. Grazie signor Biagio, ora dobbiamo andare, ma Lauretta terrà presente il suo consiglio. Non è vero Laura?” La ragazza allungò la mano e quando Biagio gliela strinse, disse velocemente “Graaazie” Biagio le osservò andare velocemente e prima di entrare Laura si giro per salutarlo con la mano, come faceva quando usciva dalla pasticceria. A cena raccontò quello che era successo a Filomena e lei lo informò sul matrimonio “Quella che hai visto è la Weddings Planner che organizza i matrimoni dei personaggi famosi. L’ho vista pure su Telecolor. Il Commendatore Andò ha pagato nu saccu i soddi per farle organizzare il matrimonio della figlia maggiore con il figlio dei Baroni De Requesenz, il direttore del Banco Siculo.” “con tutti quei soldi poteva portare Lauretta da un buon Loguperasta …” “Logopedista, Biagio, no sai diri” “Chiddu chi caddu jè, non poteva portare prima la figlia a parlare bene?” “Che vuoi, hanno avuto gli occhi solo per la figlia grande. Poi figurati alla piccola non sono stati dietro più di tanto e lei si è chiusa in se stessa, non ha amici e non parla mai con nessuno l’hanno sempre considerata un po' cretina, mi ha detto la comare che abita nella loro strada.” “ma comu cretina – disse sdegnato Biagio – per questo parra pi comu parra puvirazza!! Quando uno non si sente considerato non diventa ghecchio: diventa escluso, e se ha già qualche difetto è comu mottu!” E per il resto della serata restò di malu verso. Il malumore gli restò per qualche giorno e appena vedeva Don Nino gli attaccava bottone lamentandosi dell’indifferenza della famiglia Andò per il problema della figlia. Ad un certo punto Don Nino gli chiese “Ma perché t’arraggi (ti arrabbi) pi da carusa? Chi te ne vene a tia?” “Perché quando ero ragazzo a mi prendevano pi babbu (stupido) come a idda!!! Mi chiedevano “come ti chiami?” e jo non arrispunnia perché mia madre mi diceva di non parlare con nessuno e allora la maestra mi metteva in fondo alla classe cu Cicciu u Lampatu (lo stordito) e Cosimu u meravigghiatu a rutta, che stava sempre con la bocca aperta a guardare stupito il mondo come fanno i personaggi del presepe. Se mi avessero dato un’opportunità, se mi avessero considerato, ora magari sarei laureato, avrei lavorato in banca o al Comune! Invece non volevano perdere tempo e mi hanno messo da parte e a dieci anni me ne sono andato a lavorare perché era inutile aspettarsi qualcosa da loro. Ora per lei è lo stesso: fatti a nomina e cuccati cioè fatti una reputazione e non fare più niente perché tutti ti tratteranno per come pensano che sei. Pi sti puvirazzi nun c’è un Cristo che fa un miracolo!!” Don Nino lo guardò stupito. “Ma non c’è bisogno di Cristo per questo: tu hai già fatto un miracolo. Ora la figlia della signora Andò sta andando dal logopedista e sua madre mi ha detto che il merito era tuo” “O veru?” Chiese stupito Biagio “Ca cettu! L’ho sentita io” Biagio fu stupito da quanto il prete aveva detto “Speriamo che almeno lei riesca a trovare la sua via” Disse alla fine. Tornò a casa pensando a quello che gli aveva detto il prete. A pranzo ne parlò con Filomena che disse soddisfatta che almeno quel disastro di suo marito “mezza cosa giusta, nta so vita, l’aveva fatta”. Mentre mangiavano suonò il telefono e Filomena andò a rispondere con Biagio che seguiva il telegiornale pulendo il sugo dal piatto con un pezzo di pane. La moglie arrivò di corsa con il telefono coperto con la mano “È la signora Andò, ti voli parrari” Disse sottovoce tutta eccitata. Biagio si pulì la bocca con il tovagliolo e si schiarì la voce mentre Filomena allungava l’orecchio verso il telefono per sentire “Proontò” “signor Biagio mi scusi se la disturbo all’ora di pranzo, volevo ringraziarla innanzitutto per le belle parole che ha detto a Lauretta. Lo sa che l’ha convinta e che ora va regolarmente dal logopedista?” “ne sono contento signora: è una brava ragazza, molto sensibile” “Infatti, lei lo ha capito e ha saputo usare il giusto tono. Ecco vede ora Lauretta si deve esercitare, deve avere qualcuno con cui mettere in pratica quello che le insegnano. Io le ho detto che poteva farlo con me ma lei ha insistito per chiederle se lei può aiutarla. Non vorrei che la cosa le prendesse troppo tempo ma se potesse dedicarle un’oretta al giorno, le sarei molto grata” “signora mi consideri a disposizione, se posso aiutare Lauretta lo faccio volentieri” E dopo i soliti convenevoli si salutarono. “Vedi che te lo avevo detto: non la considerano a quella povera figlia: chi ci ntrasi tu con lei” Commentò la moglie che aveva sentito tutto “È che ha capito che io parlo per il suo bene” rispose Biagio contento di poter aiutare la ragazza. Per una diecina di giorni si vide quasi ogni giorno con Lauretta. Avevano scelto di incontrarsi nella Villa Dante e da li camminavano lungo il viale San Martino fino a Piazza Cairoli, il centro di Messina. Mentre andavano si fermavano sempre in qualche pasticceria o gelateria e lui le comprava sempre qualche dolce, quello che secondo lui era la specialità del negozio. Lei aveva incominciato a dargli del tu e mentre andavano gli spiegava gli esercizi che le facevano fare e poi provava a descrivere la sua giornata, o i suoi compagni di scuola. Biagio, che non stava zitto neanche se era sott’acqua, prendeva spunto da qualcosa che lei diceva per raccontarle dei fatti della sua vita, poi parlava dei libri che aveva letto, dei viaggi che avrebbe voluto fare per mare e le raccontava delle tempeste terribili che aveva visto su Instagram, degli animali esotici visti su Focus ed usava parole tali e similitudini fantastiche e colorate, che lei lo stava ad ascoltare stupita che il mondo fosse così meraviglioso. Poi Biagio le chiedeva cosa avrebbe fatto in questa o quella situazione e lei si sforzava per parlare di sé stessa, di quello che pensava o desiderava e che non aveva mai detto a nessuno e scoprendo, grazie ai commenti ed esperienza di Biagio, che anche le persone normali avevano i suoi pensieri, le sue paure, i suoi sogni e che anche se loro non balbettavano, spesso era come se fossero ghecchi anche loro, perché gli altri li trattavano come si sentiva trattata lei quando parlava. Solo quando sua mamma telefonava per sapere dove era, si accorgeva che era tardi, che doveva andare e lasciava il suo unico amico di malavoglia, perché per una manciata di secondi era fuggita lontano dalla sua gabbia. Biagio però non si dimenticava del suo compito e il giorno dopo la faceva parlare e ridire le parole in cui si era bloccata il giorno prima, oppure la sfidava a ripetere dei sciogli lingua “Prova a dire Tirituppiti e pani rattatu, consami u lettu ca sugnu malatu, sugnu malatu di malincunia, consami u lettu ca vegnu cu tia” “e se lllo dico … cosa … vinco? “Ci prendiamo un beddu cannolu unni Irrera” Allora lei iniziava a ripetere lo sciogli lingua e quando inciampava o si fermava lui le diceva di iniziare di nuovo e lei si arrabbiava e con la faccia rossa rincominciava a voce più alta mentre la gente che passava guardava preoccupata quella ragazza tutta agitata che diceva cose incomprensibile come posseduta da chissà quale diavolo e quell’uomo accanto che la fermava e la incitava a continuare o ad iniziare di nuovo. Alla fine lui le comprò il cannolo e lei mezza stravolta dalla fatica gli disse che forse era meglio che non lo mangiasse. Lui la guardò stupito “E picchì? Nu cannolu nun si deve rifiutare mai soprattutto se è quello di Irrera” “È che se no ingrasso mi vengono i punti in faccia e divento più brutta di quello che sono” Ed abbassò gli occhi dalla vergogna. Biagio la guardò attentamente. La massa di capelli le nascondeva il volto tondo e facevano un tutt’uno con le folte sopracciglia. Dalle tempie le scendeva verso la guancia una peluria appena accennata, ma tanto scura da notarsi immediatamente. Aveva una felpa enorme rosa e una gonna di jeans che finiva in un merletto ridicolo, mentre le gambe rivestite da una calzamaglia nera pesante finivano in un paio di scarpe da ginnastica bordate d’oro e con una suola di quattro centimetri. Biagio si pulì le labbra. “Ti  stai rinchiudendo in un'altra gabbia, peggio du me caddiddu” Lei lo guardò seria “Che vuoi dire” “tutte le donne sono belle, ma le più belle sono quelle che lo sono per sé stesse” Lauretta batté gli occhi non capendo “Vedi se si va da una estetista, questa leva qualche pelo qua e là, pitta le unghie e rende più bella la persona. Se si va da un parrucchiere lui sistema i capelli in un modo più elegante e ordinato, se si va in una boutique, vendono i vestiti costosi dei grandi sarti, una bella borsa di pelle e a questo punto, ti chiedo: la persona che và da questi esperti estetici sarà bella?” “si penso di si, io sarei belli … issima, “No, saresti un manichino che gli altri hanno aggiustato secondo quello che loro ritengono essere la bellezza. Saresti bella come un cannolo con dentro la crema Chantilly che dopo il primo morso nausea - lei lo guardò tutta seria come se pesasse ogni parola che lui diceva - devi cercarti la tua bellezza, quella che ti fa sentire in ordine, pulita, sicura, in grado di presentarsi agli altri senza paure e vergogne perché dentro di te sei a posto e il tuo corpo, i tuoi vestiti, il tuo modo di muoversi sono la parte tangibile, l’evidenza di come sei dentro di te. Una volta che hai raggiunto questa consapevolezza, di mostrarsi per come dentro di te ti senti, allora sarai veramente bella. Prima di tutto per te stessa e poi giocoforza per gli altri. Mia moglie, non glielo dire mai, è un arancino con i piedi. Tonda, bassa, senza nulla di particolare, non si dovrebbe considerare bella, interessante. Ma quando cammina per strada si muove in una maniera che ancora qualcuno si volta. E non lo fa in modo volgare o malizioso o per essere notata. Lei lo fa perché è cosi che le piace essere, è così che si sente bella e sa che io così la vedo bella. Ha trovato il suo modo di interpretare la bellezza. Ci ha lavorato a lungo ma alla fine io posso confermare solo che è bella, non per i vestiti, o il taglio dei capelli ma per come veste di gioia ogni cosa che fa, la gioia che ha dentro di se.” Lauretta continuò a guardarlo anche se lui non parlava più. Dopo qualche secondo disse solo, senza balbettare, “ho capito”
“Dumani è duminica, ci tagliamu a tiesta a Minicu, Minicu un c'è, ccià tagghiamu o re, u re è malatu, ccià tagliamu o suddatu, u suddatu è a guerra, tutti cu culu 'nterra! Ti piace questo sciogli lingua? Me lo ha insegnato il sacrestano. Oggi lo dico a Lauretta e vediamo se lo sa ripetere!” “Lauretta ha chiamato prima ha detto che oggi non viene perché deve fare delle cose” Gli rispose Filomena mentre puliva la cucina. “Comu nun veni?” “dissi chi avi a chi fari cu so matri” Biagio fu sorpreso ma non si stupì; pensò che con l’avvicinarsi del matrimonio le cose da fare a tutta la famiglia Andò non dovessero mancare. Il giorno dopo però Lauretta gli scrisse sul telefonino che era presa e che si sarebbero rivisti la settimana dopo. Biagio si giustificò il tutto con il fatto che ormai Laura sapeva controllare il suo modo di parlare e tornava a balbettare solo quando qualcosa la turbava. Tornò alla vita di tutti i giorni e rivide Lauretta solo due settimane dopo. Biagio era al solito posto dove si incontravano e si ripeteva lo sciogli lingua che voleva farle dire quando una ragazza si avvicino e lo salutò. “Ciao Biagio” Lui la guardò stupito, solo guardandola bene la riconobbe per il taglio degli occhi e il sorriso “Lauretta!” Fece Biagio stupito. Lei sorrise felice “Anche tu non mi rico..noscevi” “ma sei cambiata completamente… e i capelli?” “Visto, li ho ta..gliati e colorati di biondo, ho sfoltito le sopracciglia e ho levato tutta la peluria” Biagio la guardò stupito. Indossava un jeans elastico che esaltava tutte le sue forme e un giubbino di cuoio sopra una camicia elegante aperta a far vedere l’inizio del seno. Degli stivaletti con tacco a spillo e punta dorata e le unghie curatissime completavano il suo salto dalla profonda adolescenza alla prima splendente giovinezza. Biagio dentro di se era affascinato da quel corpo che aveva sempre visto nascosto dentro a vestiti goffi e fuorimoda. Lei lo prese sottobraccio e lui sentì una ventata di profumo sottile e delicato. “Ho seguito il tuo consiglio, mi sono fatta portare dall’estetista e dal parrucchiere” “Ma non era questo il mio consiglio” “I..infatti. Ho detto loro come volevo essere e… e non … mi sono fatta consigliare. Ti piace il risultato?” Biagio la guardò “ Mi piace la luce che viene da dentro di te, è questa  la tua bellezza” “ Si, sono co..oontenta. Ora faccio palestra, una dieta terribile, ma sono come volevo essere, fi.. nalmente” “se sei contenta, lo sono anch’io. Non vuoi ripetere perciò lo sciogli lingua che ho pensato….” “No, vvoglio chiederti un'altra cosa” “chiedi pure, poi però il cannolo lo offre tu” “non mangio più cannoli, solo spremute! Ti volevo chiedere questo: come capisci se ami qualcuno?” E lo guardò con una malizia che lui non aveva mai visto nei suoi occhi. Biagio si fece serio. “Non posso parlarti d’amore” “e perché?” “Perché io sono vecchio e tu sei giovane” “e cosa c’entra che io sono giovane: l’amore sempre amore è” Biagio ai sedette su una panchina della villa in cui stavano camminando “no, non è vero. Quando si è giovani, l’amore è il presente. L’aspettarla, il desiderarla, l’abbracciarla, il baciarla, il camminare con lei mano nella mano senza aspettare o desiderare altro che non sia lei. Vivere del desiderio quando l’aspetti, della passione quando l’abbracci, del nulla che il mondo intorno a voi diventa quando è tra le tue braccia ed i suoi occhi sono nei tuoi. Ma quando si è vecchi, l’amore è il passato, sono le assenze che lei riempie, i dolori che cancella, il futuro che nasconde.” Lauretta lo guardò e aggrottò le sottili sopracciglia ben curate e alla fine disse “Non capisco” “vedi, io e degli amici eravamo andati a capo Milazzo per fare un bagno. Allora correvo dietro ad una ragazza, alta, bionda, con i fianchi stretti e un seno pieno, ma mentre eravamo li, lei si imbosca con un suo amico di Rometta. I miei amici erano a nuotare ed io seccato mi ero seduto sulla spiaggia accanto a Filomena che cercava inutilmente di mettersi la crema solare nelle spalle. Mi siedo dietro di lei e gliela spalmo sulla schiena e intanto parliamo delle solite cose. Ecco mi ricordo la sua pelle bianchissima e morbidissima. Lei poi si sdraia ed io insisto per metterle la crema sulla pancia. Aveva una pancia grossa, bianca e morbida, più soffice dell’impasto delle brioche.” Biagio si fermò come se il ricordo ancora lo colpisse. “ Sai, noi uomini nella testa – fece toccandosi con l’indice la tempia -  abbiamo un labirinto chiamato sesso in cui ogni ragionamento si perde. Il mio pensiero, a sentire quella carne delicata e leggera come schiuma, a vedere gli occhi pieni di gioia e furbizia di Filomena e la sua bocca che rideva, si perse completamente nella voglia e nel desiderio e le chiesi cosa avrebbe fatto la sera. Da lì inizio tutto quanto. Questo è l’amore dei giovani, se chiedessi al Biagio di allora cos’è l’amore lui risponderebbe: desiderio, passione, sesso, bellezza, piacere, un po' di minchioneria e tanta voglia di stare sempre insieme, di navigare incoscientemente verso il futuro di cui non si sa mai nulla.” Biagio si mise le mani in tasca e prese un fazzoletto con cui velocemente si asciugò la bocca. “se invece lei chiedesse a questo Biagio, che è insieme a Filomena da un tempo che lui non conta più, che cos’è l’amore, questo vecchio non risponderebbe così. Direbbe che l’amore erano le briosce calde che portava al mattino a casa quando finiva il turno e moglie e figlia lo aspettavano per fare colazione e l’odore di vaniglia o di crema riempiva la casa prendendo il posto dell’odore caldo di sonno. L’amore era la stanchezza della moglie che tornava a casa dopo una giornata che puliva le case dei ricchi e che seduta al tavolo della cucina aspettava che le versassi la pasta nel piatto e che aspettando si addormentava, così che dovevo svegliarla per mangiare con lei prima di uscire ed andare in pasticceria a lavorare, lasciandola sola nel letto con la sua stanchezza e la nostra solitudine. Questo è l’amore di noi vecchi: il senso di fatica, i sacrifici, i baci non dati, i silenzi, i litigi spenti per rassegnazione, i problemi, le difficoltà e dall’altra parte i compleanni, la nascita dei nipoti, il loro crescere, il nostro invecchiare curandoli e amandoli perché l’amore dei vecchi è un amore distribuito, dato a tante persone anche se nasce a ragione di una sola e di cui tanti, forse, non se ne rendono neanche conto perché trovano quell’amore come una cosa normale, dovuta.” Biagio si zitti guardando il fazzoletto che stringeva tra le mani e iniziò a parlare più lentamente “L’amore è la mano di Filomena stretta nella mia in ambulanza. Una mano pallida, fredda, perché aspettava il figlio maschio che desiderava e ha avuto un aborto spontaneo ed io la trovai nel salotto di casa, nel sangue, svenuta e senza forze. Io guardavo quella mano e sentivo lei piangere e avrei voluto darle tutto quello che c’è nel mondo per non farla piangere più e renderla felice per come la volevo vedere. Felice, per com‘era quando ci eravamo conosciuti e per come vive nei miei ricordi. Ed invece ormai non potevo farlo più, non avevo più modo e tempo per donarle quello che voleva. Anche se sei il più ricco del mondo, se non puoi asciugare le lacrime di chi ami, sei solo un povero Cristo come tanti. Questo è l’amore dei vecchi, quello che potevamo dare contro quello che abbiamo veramente dato e il senso di impotenza che ne deriva perché non c’è più tempo. Questo è l’autunno dell’amore: quello che ci è stato dato contro quello che avremmo voluto avere. Lo so che è stupido fare questi bilanci ma lo dico per te, perché tu comprenda che il più grande nemico dell’amore è il tempo. Il tempo che odia l’amore perché l’amore lo vince e lo neutralizza, il tempo che dell’amore falso, rivela l’incapacità, l’ipocrisia e lo rende distacco, solitudine, sofferenza, ma che non potrà mai vincere o negare quanto non può rubare, l’amore vero, quello che ti fa sfottere la morte perché quel tesoro che hai vivrà più a lungo di te. “ Biagio si voltò e guardò Lauretta negli occhi “Devi prendere seriamente l’amore perché ha una forza spaventosa, può distruggerti o renderti immortale, questo noi vecchi lo abbiamo capito quando era troppo tardi e voi giovani non riuscite neanche concepire questo senso drammatico e necessario di amare” Lei lo guardò senza capire e lui vedendo la sua difficoltà a seguirlo sospirò e le chiese: “perché u caddiddu è tornato nella sua gabbia?” La ragazza sorrise “Perché aveva paura di cambiare” “questo è quello che ho pensato io che da sempre, voglio vedere cosa c’è dopo l’orizzonte. Lo sai cosa ha detto mia moglie?” Lauretta lo guardò e scosse la testa “che u caddiddu è tornato nella gabbia perché non voleva lasciare chi lo amava, chi lo aveva sempre accudito e chi ogni giorno gli parlava e sorrideva. Ha rinunciato alla libertà, il suo bene più prezioso, per restare con me. Capisci? Filomena ha risposto quello che lei avrebbe fatto, rinunciando a vedere l’altra parte della vita, per amore. Malgrado tutto quello che abbiamo passato, malgrado le parole, gli sfottò che ci diciamo, lei non mi lascerebbe mai: questo è l’amore che non conosce il nulla che divora le vite. Quell’amore che riempie quegli istanti che altrimenti non avrebbero senso, la lancetta corta della nostra vita che  indica lo scorrere del  tempo e vince la consapevolezza di essere di passaggio.” Lauretta abbassò gli occhi e poi tornò a guardare quelli di lui. “perciò non ameresti mai un'altra” “Perché dovrei? Per fingere di essere tornato ragazzo ed illudermi di avere una vita di fronte a me? Per illudere qualcuno di aver raggiunto un paradiso che sarebbe solo provvisorio? Sarei ridicolo non solo per l’età ma perché non saprei amare per come ho amato. Reciterei una parte dove tutto è già scontato, è già stato detto, senza alcun fuoco e scopo” Lauretta lo guardò intensamente tutta seria, quasi contrariata. Poi d’improvviso tirò fuori dal giubbottino una busta. “Mamma gradirebbe molto se tu e Filomena verreste in chiesa per il matrimonio . Ti manda questo invito, ti prego vieni, vedrai come leggerò bene” E sorrise in modo freddo e formale ma con gli occhi pieni di tristezza. “ne sono certo, venirti ad ascoltare è la cosa che in questo momento desidero di più” Il sorriso di lei si allargo, caldo e tenero “Vedrai, sarai orgoglioso della tua allieva” Si alzò nervosamente ma lui la fermò afferrandole una mano “Io non so che risposta volevi sull’amore. Non lo voglio sapere perché sono vecchio ma proprio per questo sono onesto e sincero. Visto che te ne vai un po' seccata, ti prego di una sola cosa: non credere a chi ti promette tutto quello che desideri. Ama chi saprà darti le cose vere di questa vita. Perché se affronti l’amore come se fosse un sogno, un desiderio, una voglia da saziare, ti distruggerà” Lei lo guardò poi tirò il braccio per liberarsi dalla sua mano, si girò e camminando in fretta, se ne andò.
Biagio era a letto e nel buio della stanza, cullato dal respiro di Filomena che gli mostrava la schiena e che probabilmente, appena aveva toccato con la testa il cuscino, si era addormentata. Stava ripensando agli avvenimenti della giornata. Per prima cosa pensò a come Laura lo aveva guardato quando era arrivata alle domande che gli aveva fatto. Forse si aspettava una risposta diversa, perché in cuor suo voleva che le confermasse che poteva amare qualche d’un’altra, magari a lei. Aveva fatto bene a disilluderla. Lei meritava una vita da scoprire e creare giorno per giorno. Aveva bisogno, di un amico, un compagno d’avventure, un amore della sua età e con i suoi stessi desideri. Non di un vecchio come a lui che neanche chi gli stava accanto sopportava perché dopo quarant’anni di convivenza, ne vedeva solo i difetti. A questo punto pensò a Filomena e ricordò il momento in cui aveva dato alla moglie l’invito per il matrimonio. Lei lo aveva guardato stupita e spalancando gli occhi aveva chiesto “puru nui? Puru nui amu annari?” “Filomè è la terza volta che me lo chiedi! Lo vedi l’invito? Dice che ci aspettano in chiesa alle 11:00  e di occupare il posto S 301 e S 302 dove S sta per sinistra” “Oh Signuruzzu, ma non ho niente da mettermi…0ra chiamo tua figlia e le dico se andiamo a Catania a comprare un vestito” e corse in salotto ciabattando cercando il telefono ma senza lasciare l’invito della famiglia Andò e dei Baroni Requesenz a partecipare con loro all’amore di Serena e Gilberto. Biagio si girò nel buio del letto e dopo averla guardata abbraccio la sua vecchia Filomena. Si, si incazzavano, si mandavano a fanculo, ma non  potevano lasciarsi. L’abbracciò e sottovoce, quasi un sospiro, le chiese “Filomè, Ma tu mi vò ancora beni” “Cettu  -  rispose lei con gli occhi chiusi e con una voce sottile sottile impastata di sonno - se no a quest’ora ti  buttavo fuori dalla finestra” Biagio sorpreso che fosse ancora sveglia sorrise e chiese ancora “ Ma picchì mi vo beni?” “Comu picchì, l’amuri nun avi nu picchì. Si sapiria chi è,  l’amuri saria una cosa precisa, matematica, sicura, invece è na cosa che nessuno sa, che nessuno può dire è grande così …, pesa tanto … picchì è amuri. Jo sacciu sulu chi senza i tia muriria e basta, come si mi finiria l’aria o si stutiria u suli. E ora lassami dommini e non pinsari a sti cosi i carusi” E si spinse contro di lui a sentirlo lungo tutta la sua schiena. Biagio pensò che magari le avrebbe accarezzato il sedere e con la scusa di stringerla avrebbe fatto scendere la mano fino laggiù, sotto la mutanda come faceva da giovane per farle venire voglia. Ma la mano arrivò a metà della pancia e lui, avvolto nel tepore del corpo di Filomena, si addormentò.
“Hai visto? C’è la dottoressa Mizzichè, a direttrici du Papardu e u prufissuri Contini, il senatore, vadda, vadda c’è anche il Principe Stagno d’Alcontres.” Come faceva Filomena a conoscere tutta l’aristocrazia della città Biagio non lo sapeva. Era voluta venire un ora prima e dopo aver attraversato la Security sventolando l’invito, aveva preso possesso dei posti S301 e S302 dove S voleva dire sinistra, a due passi dalla  porta d’ingresso. Da li poteva vedere la sfilata degli invitati e uno ad uno gli spiegava l’importanza e il rango. Lui si sentiva un po' a disagio perché le sue frequentazioni erano di tutt’altra importanza ed andavano da Cocimo Pizzino che era stato dietro le sbarre di tutte le aule bunker dell’isola, oppure la bionda Principessa dal vestito da sera con un lungo spacco e gran un pomo d’adamo, fino a Teresa-Aggratis nota per la generosità con cui rendeva felice gli uomini malgrado i suoi non ancora sessantotto anni. Finita la sfilata degli aristocratici invitati vi fu quasi un ora di attesa fino a che un trambusto sul portone della chiesa e l’apparire della Wedding Planner nemica di San Rocco, non anticipò l’arrivo della sposa. L’organo incominciò a suonare e la sposa, elegante e bellissima entrò accompagnata dal padre che per l’emozione aveva il naso a patata rosso come se si fosse bevuto un litro di nero d’avola. La cerimonia era organizzata in ogni particolare e persino il coro parrocchiale degli Angeli Canterini, dall’età media sopra i sessanta e con un’ampiezza vocale di solo tre note, era stato sostituito da un gruppo di efebi in saio bianco che cantava con una estensione infinita, soave e delicata su cui si adagiava la voce potente e vibrante di un tenore che quando intonò l’Ave Maria d’ingresso fece commuovere Filomena. Il vecchio organo, acciaccato e mal funzionante, era stato sostituito da un nuovo organo spaziale elettronico, con quattro tastiere, degno dei concerti dei grandi cantanti ed era accompagnato da un violinista vestito in frac che qualcuno diceva essere venuto direttamente dal Bellini di Catania. Gli altari laterali erano un tripudio di rose e tuberosa che riempivano la chiesa di un profumo intenso e piacevole. Santu Roccu era avvolto in ghirlande di fiori che coprivano le piaghe e le ferite, lasciando intravedere soltanto suoi occhi sconcertati di sembrare con i capelli lunghi, la lunga barba e tutte quelle ghirlande profumate, un figlio dei fiori di altri tempi. Biagio però, nel mezzo di tutta quella nobiltà, aveva occhi solo per Lauretta che sfilava con le damigelle della sposa, tutte vestite con un delicato rosa. Appena lei lo vide lo salutò con le quattro dita con cui teneva un bouquet di fiori e un largo sorriso, attenta a non farsi vedere dalla Wedding Planner che controllava ogni cosa. La cerimonia incominciò dopo che il padre ebbe affidato la figlia al futuro marito e il vicario del vescovo, parente degli sposi, li accolse felice sorridendo. Filomena aveva fatto comunella con la sua vicina di sedia e commentavano con sguardi compiaciuti o di sorpresa ogni passaggio della cerimonia, dal canto del coro al vibrato del tenore o le vesti eleganti degli invitati. Quando arrivò il momento in cui Laura doveva leggere, la vicina si rivolse a Filomena dicendo sottovoce “Ora ridiamo” Lei le risposte puntuta “No signora, ora vedrà” E si giro verso Biagio facendo una faccia di disapprovazione. Lauretta si aggiustò la pagina ed incominciò a leggere lentamente, seguendo la punteggiatura e colorendo le frasi. Vi fù un movimento di teste lungo tutta la navata perché chi la conosceva diceva al vicino “Sintisti? Parra bonu” e l’altro chiedere “Ma nun era ghecchia?” Quando finì la lettura, Filomena si girò verso la vicina “ha sentito come parla bene? L’ha guarita mio marito” “È logopedista?” “di più, di più…” Rispose con non curanza Filomena fingendosi interessata a quanto avveniva sull’altare per non aggiungere altro. Biagio si era intanto perso nell’osservare Laura tornare al suo posto raggiante per aver letto la lettura evangelica senza fermarsi e con soddisfazione della sorella e dei genitori. Rispose alle congratulazioni delle damigelle sedute vicino a lei e poi cerco nella chiesa finché non incontrò gli occhi di Biagio e gli sorrise felice. Fu in quel momento che, come le aveva spiegato tempo prima, la ragione di Biagio si perse nel labirinto dei desideri e delle voglie e partendo dalla banale constatazione che era bellissima e che aveva un bel sorriso incominciò ad incamminarsi lungo i viali del piacere in cui si chiese se quelle labbra che sorridevano cosi bene fossero morbide e soffici, e se la lingua di una ghecchia fosse più lunga o più corta, più vogliosa o meno di chi non aveva problemi a parlare. Il pensiero passò al collo, alla sua pelle e stava scendendo più giù, verso le stanze sempre più oscure del piacere rinchiuse nei viali più torbidi del labirinto, dove Lauretta non era più la bambina che Biagio aveva in memoria ma una fonte di piacere, da quello di distruggere un fiore appena sbocciato a quello di trasformare l’innocenza in eros lascivio e volgare. A quel punto senti un dolore sul fianco e guardò verso il basso e vide il gomito puntuto di Filomena che aveva colpito il suo fegato “finiu i leggere (ha finito di leggere)” Gli ricordò Filomena che guardava l’altare tutta seria. Biagio sbuffò e si mise a seguire la cerimonia concentrandosi sul candido sedere della sposa perché ormai, una volta entrato nel labirinto, non ne usciva più facilmente. La cerimonia continuò in modo preciso e impeccabile con Filomena che ora piangeva e ora rideva, l’organo che ora suonava solenne ed ora allegro ma non troppo ed il coro dal sesso indefinito che con i vocalizzi ora saliva fino all’eterno ed ora se la sbrigava con un alleluia a tempo di charleston. Finalmente il vicario-parente disse agli sposi di andare in pace e tutto piombò nel caos con gli sposi che dovevano firmare i documenti ed i parenti che volevano farsi un selfie con gli sposi, con i decori floreali o con gli altri parenti impazienti di riempire i social di attimi indimenticabili presto sostituiti da piatti di pasta alla carbonara o gattini amorosi. La prima a partire a caccia di selfie fu Filomena che istigata dalla signora a lato volò spedita verso l’altare maggiore con il cellulare già convertito a porta multimediale per raccontare a tutto il suo parentado e a quelle invidiose delle sue comari, com’era un matrimonio da ricchi. Biagio restò in fondo alla chiesa, vicino alla fonte battesimale con l’enorme borsa e la giacchettina della moglie. Fu li che lo trovò Lauretta “Ciao – disse subito felice – come stai?” “Bene – rispose lui osservandola splendente e felice di una bellezza da donna che non ricordava e che scopriva adesso, intesa e seducente – e tu come stai? “Bene – disse lei solare e golosamente carnale – voglio presentarti Alessandro” E fece venire avanti un ragazzone alto dalle spalle larghe e la testa piena di capelli corvini che diventavano una barba ben tagliata e curata “Signor Biagio è un piacere conoscerla, Laura mi ha parlato tantissimo di lei: se lei è felice e se io lo sono con lei, è grazie alla sua buona volontà” Lo diceva senza enfasi ma con sincerità e il piacere di dirlo, di ringraziare qualcuno che aveva aiutato chi amava “Piacere ….” Disse stupito Biagio “Ci siamo fidanzati – disse felice Laura – l’ho incontrato l’ultima volta che ci siamo visti; quando ti ho lasciato sono andata al bar Irrera. Volevo farmi del male con due cannoli e lui vedendomi con il piatto pieno di dolci mi ha chiesto cosa festeggiavo” “Si è vero, poi li ha fatti mangiare a me ed io ho pensato che per lasciarmi mangiare i suoi cannoli doveva considerarmi tantissimo e l’ho invitata ad uscire. È stato un colpo di fulmine! Da allora non ci siamo più lasciati” “Buonasera signorina Laura, lei a mio marito Biagio lo trova sempre …” Tuonò la voce di Filomena con una forte sottolineatura di “mio marito”. “Filomena guarda c’è il ragazzo di Laura, Alessandro…” Fece pronto Biagio per evitare spargimenti di inutile gelosia e sciabolate di educati insulti “Piacere signora, lei deve essere Filomena, la moglie del signor Biagio. Laura mi ha detto che suo marito l’ama moltissimo” “ davvero? A volte se lo dimentica” Rispose Filomena presa in contropiede “ Io sono Alessandro Franza il fidanzato di Laura” Gli occhi di Filomena si allargarono stupiti “ Parente dei Franza dei traghetti ….?” “Alla lontana” “Oh che bel ragazzo si è scelta signorina Laura, proprio bello, alto e simpatico, come piacciono a me” Disse soddisfatta Filomena divorando con gli occhi Alessandro e tutti i suoi muscoli visibili o meno. Biagio guardò la moglie sconcertato e preoccupato per l’inadeguato primordiale desiderio che brillava nei suoi occhi. Laura si girò a prendere una qualcosa da una sedia dietro di lei. “ecco volevamo ringraziare il sig. Biagio per l’aiuto, che mi ha dato e tutto il tempo che mi ha dedicato. La prego, prenda questa che è la bomboniera che diamo ai nostri parenti più intimi, un modo per dirle grazie da parte mia e un grazie enorme dalla mia famiglia” E passò loro una scatola grande, tutta bianca con un enorme nastro rosa e dei fiori secchi colorati “Ma non c’era bisogno – disse Filomena afferrando al volo la bomboniera – Biagio è stato contento di farlo” E guardò con cupidigia la bomboniera già pensando in quale angolo della casa poteva metterla perché tutti la notassero e soprattutto la vedesse quella “Strammata scassaminchia” che era la suocera di sua figlia. “Amore vieni che devi fare le foto con gli sposi sull’altare” La sollecitò Alessandro Laura salutò Filomena ormai ipnotizzata dalla bomboniera e allungò la mano verso Biagio “Grazie …. Di tutto!” Gli disse sorridendo Lui la guardò e in quel momento la trovò ancora una volta bella come l’illusione di una nuova vita che ormai era persa, perché alla fine nessun caddidu torna indietro quando si apre la porta della sua gabbia e al di la di essa trova l’amore che cercava.
12 notes · View notes
ipotesi-controversa · 11 months
Text
ciao.
oggi è una giornata di quelle strane.
vorrei proprio averti qui per chiacchierare.
rollarci le sigarette e poi dirti che c'è qualcosa che non va.
guardare la tua faccia che diventa seria, le tue mani che si appoggiano piano alle mie ginocchia e cercare in mezzo al mio caos interiore i tuoi occhi grandi.
te lo ricordi un anno fa?
io sì.
preparavano lo zainetto per andare a Trento ad ascoltare il mio cantante preferito.
al posto delle mimose, il giorno della festa della donna, eri tornato a casa da me con i biglietti.
sei l'unica persona con la quale io abbia condiviso Vasco.
prima di te, solo mio papà.
è passato un anno. un anno esatto.
come stai? dove sei? sei felice? cosa fai nella tua vita ora?
queste sono domande che mi pongo spesso, anche più volte nella stessa giornata.
sei cambiato? o sei lo stesso di sempre?
i primi mesi sono stati una tortura, ora sta diventando una pacifica convivenza con questo stato di tristezza mascherata da buone intenzioni; Mara qualche giorno fa, mi ha scritto "pacifica convivenza è quello che direi anche io".
chissà come saremmo ora se quella sera non avessi esagerato con le parole e se tu non avessi detto che andava bene così.
chissà dove saremmo ora, chissà se saresti ancora qui a tenermi le mani sulle ginocchia quando ti parlo dei problemi, chissà se mi porteresti ancora i girasoli nelle giornate pesanti. chissà se sbufferesti ancora quando ti dico "dai facciamoci una foto"
chissà.
c'è tutta la tua roba sparsa nel mio armadio. e no, non l'ho buttata come mi avevano consigliato di fare, non sono fatta così. ci sono le nostre foto, le nostre miniature Lego, la camicia di papà, le polaroid. ci sono due anni e mezzo li. chiusi in un armadio per non farmi male ancora.
ci sono io, a giornate alterne. quando piove ed è venerdì, mi sento tremendamente malinconica perché ti penso anche se vorrei veramente non farlo. ti penso. forte. e ti sento, addosso. nei pensieri. nelle ossa. dentro. è viscerale e anche se non vorrei, non posso farci nulla. non posso sradicare qualcosa che è ovunque. lo capisci, vero?
e poi ci sei tu. lontano da me. altrove. chissà dove, chissà con chi. tu.
tu ed io lontani, separati.
questo finale non era previsto. o forse si.
non era desiderato da parte mia, lo sai.
te li ricordi i miei occhi mentre cantavamo quella sera? ti ho dedicato con gli occhi tutte le canzoni che sono dentro di me, da molto prima di me. tutte le canzoni che sono dei miei genitori. tutte guardandoti, con gli occhi lucidi, felici.
e oggi invece piove fuori e io sono profondamente triste, è venerdì, tornerò a casa e tu non ci sarai. non sentirò il tuo profumo tra le lenzuola, non ti preparerò il caffè domattina, non ti accarezzerò la guancia per farti addormentare.
ci penso. e vorrei non farlo, credimi, è una tortura.
dover smettere d'amare per forza, è un po' come fare il cambio stagione quando non ne hai voglia, ma fuori fa troppo caldo per girare con il maglione di lana.
no. non ho smesso. non ho smesso mai di cercarti, di aver bisogno, di pensarti, di immaginarti mentre esci dalla doccia la domenica mattina, mentre rolli la sigaretta, mentre scegli le canzoni da farmi sentire anche i nostri musicali sono sempre stati così diversi da non incontrarsi mai, nemmeno per sbaglio.
non ho smesso di salire a Casalnuovo da papà, non te lo posso raccontare, ma non ho smesso.
non ho smesso di andare a Superga come quel giorno di febbraio in cui a metà pomeriggio ero triste e tu mi hai portata li. ci vado da sola, ma non ho smesso.
non ho smesso di sentirmi in colpa per le parole di quella sera, di cercare una soluzione, di volerti bene, di ricordarmi di te e dei posti in cui siamo stati insieme.
una cosa che ho smesso di fare c'è: non riesco proprio più ad ascoltare Vasco. mi viene da piangere e quando parte per caso, in macchina, per radio, per un istante, anche se piccolo, mi sembra proprio che il cuore salti il battito. mi muore in gola il respiro e non riesci a fare nulla.
per tutto il resto, spero che il tempo sistemi tutto quanto.
ti mando un abbraccio.
ciao.
5 notes · View notes
io-rimango · 2 years
Text
Stanotte ho sognato di incontrarti, eravamo in mezzo ad una folla di persone e ti ho visto. Mi sono immobilizzata, tu eri lì, davanti a me.
Mi aspettavi? È stato un caso fortuito che ti ha portato proprio lì? Era destino che ci fossi?
Hanno iniziato a balenarmi in testa le domande più disparate, le emozioni hanno iniziato a travolgermi e io non sapevo in che modo avrei potuto anche solo dargli un nome, tanto era il caos dentro di me. Poi tu mi hai abbracciato e istantaneamente tutto è tornato al suo posto.
“Strano come un abbraccio che mai ho conosciuto prima riesca a farmi sentire così bene”, mi sono detta ancora stretta tra le tue braccia. Ma dentro me sentivo che non c’era cosa di cui avrei avuto più bisogno di quella sicurezza che tu ci fossi, che fossi lì in carne ed ossa, che fosse tutto vero.
8 notes · View notes
decadence-brain · 2 years
Text
.....solo..... il mare spingeva le sue onde verso di me, mentre nel cielo i gabbiani cantavano al nuovo giorno, al nuovo sole che stava sorgendo. I pensieri di tutta la notte, la solitudine che tanto mi aveva dato, l'intrecciarsi dei pensieri mentre gli altri parlavano, i pescatori raccontavano di storie affascinanti, di notti dal gusto salmastro, di una vita dedicata al mare, vissuta nel mare. Cominciavano ad arrivare le prime persone sulla rena umida, presagio che di li a poco sarei tornato nella mia stanza, cinque piani verso il cielo, venti metri quadrati di libertà, di pensieri, di sogni, mentre fuori sarebbe tornato il caos frenetico di una città di mare in agosto. Forse dovrei scrivere a qualcuno, telefonare, ma poi no è meglio così d'altronde è bello isolarsi, avere tutto il tempo per se stessi, per inventariare tutto ciò che si è fatto, per poter apprezzare il bello della vita senza che nessuno ti distolga dai tuoi pensieri. Sono nella stanza e osservo i pochi oggetti, sparsi, la macchina da scrivere, il pc, lo stereo, mentre le campanelle cinesi colte da un soffio d'aria lanciano nella stanza il loro messaggio. Vorrei ci fosse lei con me ora e con lei parlare dei miei sogni, delle mie sensazioni, ma poi no forse è meglio così, immobile ad ascoltare il suono dei miei pensieri rimbalzare contro le pareti. Mi alzo vado alla finestra, sotto il formicolio della gente mi fa sentire ancora più solo. Quanti pensieri, quanti volti vedo passare nei miei occhi, nessuno si ferma, tutto scorre come le limpide acque di un torrente, tutto continua il suo fluire verso chissà quali nuove storie, chissà quali nuove mete, mentre anche il cielo si è messo a piangere vedendo il frenetico correre del genere umano, piove e Dio solo sa la felicità che piano si sta impossessando di me, felicità di un fiore su un arido terreno che sta ricevendo la vita da questa pioggia, la felicità di sapere che ancora verrà il sole ad asciugare questo pianto. La musica mi rapisce, per un attimo esco da questo letargico sovrapporsi di pensieri, sogno... mi ritrovo così seduto su una panchina in mezzo a una radura chiara di sole, di profumo di fiori e erba appena tagliati, dove sparsi intorno a me ci sono una moltitudine di fogli che sono il libro della mia vita, mi metto quindi a raccoglierli e metterli in sequenza, perché erano tutti in disordine e non si può narrare una storia nella confusione delle sue pagine. Mi sveglio, ancora rumore di auto, non piove più, lo sconforto di prima è passato rimane solo un leggero senso di solitudine ma so che proverei la stessa sensazione in una stanza piena di persone.
Tumblr media
7 notes · View notes
lilsadcactus · 2 years
Text
Sono tornato dalla psicologa e mi ha detto che sembro più posata dell’ultima volta (4mesi sono passati) ed ecco, come dire, in effetti sono stati mesi di autolesionismo e iper sessualità e mille altre cose distruttive ma allo stesso tempo non ho mai protetto tanto il mio cuore, ricostruito persino, tanto che oggi posso dire di non avere più persone tossiche attorno. Io stesso mi sento meno tossico.
Finalmente a 22 anni posso dire “sto bene” sto abbastanza bene, non ci sono drammi enormi, non sto piangendo 24/7 per qualcuno, non mi caccio in problemi apposta per sentire il brivido del caos. Sono tornato a dipingere come un tempo, forse meno, ma è già qualcosa! Ho fatto la spesa enorme per tatuare nuovamente!!! 🧿non sono mai stata così felice di tornare a qualcosa come stasera tatuando mio fratello🧿
Le piccole litigate coi miei le vivo più col cervello che col cuore, un tempo mi avrebbero ucciso, ora le analizzo e cerco di capire come andare avanti.
Non me l’aspettavo che riconoscesse tutto il progresso che sentivo di aver fatto ma di cui non ho parlato con nessun altro, che nemmeno io stesso ho riconosciuto del tutto… sto migliorando. Si può. Oggi sento di poter abbracciare la piccola mabelle e quell’adolescente problematico mabelle e Mabelle, stiamo migliorando. Il progresso davvero non è lineare o facile o sempre per il meglio, a volte crollo, non lo nego, ma non mi adagio più tanto a lungo come un tempo. Mabelle del futuro, ricorderemo questa notte come una delle più tranquille dei nostri vent’anni? Penso proprio di sì
5 notes · View notes
notizieoggi2023 · 4 months
Video
Fedez rimuove la foto profilo con Chiara Ferragni, poi fa un passo indietro: è caos Per Fedez e Chiara Ferragni, il Natale 2023 ha avuto un sapore amaro. Nelle ultime ore, il rapper ha rimosso la foto profilo con la moglie e, dopo qualche ore, è tornato sui suoi passi. Cosa sta succedendo in casa Ferragnez? Fedez rimuove la foto profilo con Chiara Ferragni Natale atipico in casa di Fedez e Chiara Ferragni. Il caso pandoro Balocco li ha costretti ad annullare la tradizionale vacanza in montagna. Con i piccoli Leone e Vittoria sono rimasti a Milano e il rapper è anche tornato a mostrarsi sui social. Il 25 dicembre, però, Federico Lucia ha messo a segno un gesto che non è passato inosservato: ha rimosso la foto profilo con la moglie. Fedez fa un passo indietro Nella foto di profilo che ha rimosso, Fedez era ritratto con Chiara e i piccoli Leone e Vittoria. In quella successiva, Federico era solo con i figli. La sostituzione ha subito attirato l’attenzione dei fan, che hanno invaso i social con screen pieni di interrogativi. Tempo qualche ora, il rapper ha fatto un passo indietro e ha rimesso l’immagine con la Ferragni. Fedez e Chiara Ferragni dopo il caos Balocco: cambia il modo di comunicare Tralasciando la mossa social della foto profilo, secondo i beninformati il caos Balocco avrebbe imposto a Fedez e Chiara un cambio di rotta nel loro modo di comunicare. Sembra che Federico abbia deciso di prendere le distanze dalla Ferragni, così da tornare ad avere una sua immagine slegata da quella della moglie.
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO di Gianpiero Menniti
L'UOMO GRECO E L'UOMO CRISTIANO 
La tragedia di Sofocle narra del figlio che in apparenza infrange due tabù: uccide il padre e giace con la madre.  Ma Edipo non è colpevole: l'origine della vicenda è nel misfatto di Laio, il re che teme il pronunciamento dell'oracolo e decide di assassinare il figlio.  Il padre è l'assassino.  Edipo è la vittima.  Laio è dunque colui che non accetta la metafora della morte come passaggio del testimone al figlio.  Non accetta la decadenza del corpo.  Non accetta di trasmettere la sua eredità, l'Io che si scioglie nella figura del figlio. Non accetta la condizione che la natura impone per se stessa, per le sue finalità di vita senza scopo.  La vita che necessariamente è morte.  Così, Laio si ribella, infrange l'ordine e apre le porte al caos.  Edipo è la vittima. Inconsapevole, rifiuta il nuovo ordine imposto dagli eventi, non segue la regola dell'equilibrio, nella scia dell'ignota ma presente e angosciosa eredità paterna. Nella sua sfrontata ricerca di verità si condensa la tragedia indicibile, struggente, insanabile.  Egli è il figlio che si affaccia al mondo attratto dal suo disvelamento, dalla fiducia nella conoscenza.  Anche lui senza misura.  Anche lui epigono del caos.  La tradizione cristiana ripensa il ruolo del padre, ma non entro "l'aretè", necessità di natura e accoglimento del destino di mortale.  L'uomo cristiano coltiva la speranza della salvezza dalla morte e sposta l'asse della verità dall'ordine di natura all'ordine divino.  Il Dio non è caos ma è padre.  Il Dio non è solo onnipotenza ma è divenuto amore.  E Amore vince sulla Natura fino a sovvertirne il corso, fino a superarne la muta indifferenza attraverso il Verbo che è coscienza e ricerca.  Ecco che il padre accetta la sentenza di morte del figlio: 
«Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta."» (Luca, 15,12). 
Nel mondo ebraico l'eredità chiesta prima della scomparsa del genitore equivaleva ad un delitto, rappresentava il desiderio di sopprimere il padre stesso.  Ed era punibile con la sentenza capitale.  Ma il padre divide l'eredità e lascia andare il figlio: riconosce che il desiderio della sua morte è nel figlio anelito di libertà, estrema pulsione di conoscenza, inclinazione naturale alla vita che divora la vita.  Non si vendica, non si lascia cadere nell'impulso contrastante e sceglie la speranza, confida nella salvezza.  E nel ritorno.  Quando la speranza si avvera e l'ordine naturale dei sentimenti ancestrali è sovvertito, vinto, sconfitto, il padre cancella il passato (il passato è peccato, il presente è redenzione, il futuro è salvezza) e riabbraccia il figlio ritrovato.  La Natura rimane in agguato: l'altro figlio osserva e recrimina e rimprovera: 
«Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato" » (Luca, 15, 28, 29, 30). 
Ma è qui che la parabola evangelica tocca il suo culmine, spesso misconosciuto: 
«Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."» (Luca, 15, 31, 32). 
Il padre, sublimazione dell'Amore, salva anche lui, anche l'altro figlio incapace fino a quel momento di comprendere l'ordine di Dio, il figlio rimasto entro l'ordine di Natura che reclama la vendetta.  Ma lo salva davvero?  Rembrandt lo pone nella scena, a destra, solenne e torvo di rancore. In severo contrasto con l'espressione di disperata compassione che sorge nell'abbraccio tra il padre e il figlio ritrovato.  Chagall lo esclude, ponendolo di spalle e accostandogli una figura ferina di risentimento, in basso a destra.  Mentre lascia al centro del mondo che accorre l'atto d'amore del padre, approdo finale ed ascesa nel superamento dell'impeto.
- Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606 - 1669): "Ritorno del figliol prodigo", 1661/1669, Ermitage, San Pietroburgo
- Marc Chagall (1887 - 1985): "Il ritorno del figliol prodigo", 1975, Museo nazionale messaggio biblico Marc Chagall, Nizza
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
14 notes · View notes
true-trauma · 8 months
Text
Tumblr media
Caos è uscito da ormai un anno e mezzo, e a distanza di un anno e mezzo @fabrifiblog continua a portarlo live. I prossimi passi che compirà sono un punto interrogativo. Giunto al decimo disco in major, primo in Sony, e dopo cinque anni di pausa che sono intercorsi tra il precedente Fenomeno e Caos tutto potrebbe essere.
Propaganda, Stelle, Caos sono stati i principali brani del disco che han trainato il disco, ma non c’è comunque da dimenticarsi di altre perle e bombette da non sottovalutare: Demo nello stereo, per esempio, Sulla giostra, per esempio, che torna a unire sulla stessa traccia il fibroga e il guaglione, Neffa, con cui non collaborava dal 2013 (a dire il vero, Elodie li aveva fatti collaborare nuovamente in Mal di testa nel 2020, ma Neffa non rappava: in quell’occasione aveva solo realizzato il beat e un breve skit di chiusura del brano).
In Caos Fibra ha voluto condensare tutta la Fibra-poetica di 10 anni di carriera: in Intro elenca tutti i suoi dischi, da Turbe giovanili a Fenomeno. Questa scelta era stata presa anche per la stesura del brano Il tempo vola, dove nell’ultima strofa ha voluto dare uno sguardo alla sua discografia passata elencando tutti i suoi lavori.
Ebbene, possiamo trovare un Fibra molto variegato in Caos: senza dubbio maturo (maturità che si era già fatta strada nei suoi testi a partire da Guerra e pace, quest’ultimo uno dei dischi più personali di Fibra), e che sa unire scientemente la rabbia, lo stile, la personalità nelle sue rime.
Se volessimo tracciare un parallelismo, potremmo trovare una vena molto alla Mr. Simpatia nel secondo brano del disco, Goodfellas, in cui Fibra collabora per la prima volta con Rose Villain: tre strofe belle serrate, in cui rivendica la sua superiorità e la sua importanza nella scena, sebbene in molti giovani non lo riconoscano come tale, almeno non in pubblico. Non mancano riferimenti anche ad omicidi e scene del crimine, così come non manca un dissing nei confronti di Fedez, precedentemente già attaccato dal fibroga nel 2015 in Il rap nel mio paese, quest’ultima volta senza scatenare chissà quale scalpore, forse anche complice il periodo di “peacing” della scena nei confronti del marito della @chiaraferragni .
Goodfellas è stata prodotta da Sixpm.
.
L’ultima volta che ho pubblicato un freestyle è stato ad agosto dell’anno scorso. Da tanto non accendevo il computer per registrare qualcosa. Eppure non ho smesso di scrivere un secondo. Ho provato a scrivere su tante cose. Ho scritto un testo sul pezzo di Sun Diego Apocalyptic endgame, uno dei più impegnativi del rap tedesco ed europeo (sentire la versione originale per credere). 21 minuti di canzone, fatti anche di extrabeat bello intenso e serrato. Extrabeat che da parte mia non sentirete probabilmente mai.
Non sapevo quando sarei tornato a registrare, e non era una cosa precedentemente programmata la registrazione su questa strumentale. Goodfellas da quando uscì mi fece sperare nell’uscita di una versione strumentale, fosse anche di un remake, perché sapevo già che ci avrei potuto e voluto scrivere qualcosa su. La fortuna è stata trovare la strumentale sul canale YouTube di Drumm3r, riprodotta in maniera a dir poco eccellente (passate sul suo canale per dargli un ascolto perché il tipo spacca, merita tantissimo).
Scrissi la prima strofa di Goodfellas una notte prima di prender sonno. Ero impegnato con la scrittura sul beat di Sun Diego, quindi sapevo che avrei accantonato il discorso Goodfellas per un po’.
Le ultime cose che ho scritto sul beat di Fibra sono venute fuori non esattamente di getto, ma nel giro di una settimana avevo tutto pronto. Mi mancavano solamente le voci registrate che, come sempre, le ho registrate da povero, giù in garage, bene attento a non farmi sentire da altri condomini, per non disturbare la quiete ancor prima che pubblica quella loro mentale.
Goodfellas è fuori ora. Perdonatemi la volgarità, giuro non volevo non volevo non volevo non volevo non volevo dirlo (cit.).
Voglio ringraziare Pietro Zara per avermi gentilmente (e spontaneamente) inviato l’audio di fine brano. Compagno di mille avventure, di mille Amedeus viaggi e mille imprese che avete già avuto modo di vedere e che, sono sicuro, avrete modo di vedere nei tempi a venire.
.
Nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper fatto a pezzi nel back della Tesla
Pablo in Louis v, Gucci per Capone
Milano og, contratti da un milione
nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper cementato nel back della villa
el chapo in Fendi, Versace Corleone
Milano og, contratti da un milione.
 
Un’altra strofa tic-tac
un’altra bomba, il diktat
faccio slalom tra parole come fossi in pista
non seguo il mio tempo, frate, lo batto
tu vola basso
perché se combatti a vuoto, poi rischi il collasso
giro con tre cannoni di erba mentre sono in sella
buona, sa di cannella, dai su, prova ‘sta merda
fumo e sbuffo finché il cuore non si ferma
favorevole o contrario? Chiedilo a Marco Pannella;
tre quarti della scena non sa di che cosa parla
dovrebbero informarla, dovrebbero infiammarla
Valentina Pitzalis con la faccia che squaglia
delitto d’onore come fossi in Calabria
affari e proventi, ma a fari spenti
li investo in concerti, torrenti pien’ di concetti
per mia fortuna prebende, un occhio su quello che viene
io ti voglio in catene se suoni in una boy-band, ah!
 
Nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper fatto a pezzi nel back della Tesla
Pablo in Louis v, Gucci per Capone
Milano og, contratti da un milione
nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper cementato nel back della villa
el chapo in Fendi, Versace Corleone
Milano og, contratti da un milione.
 
Ho fatto cose che in fondo è meglio non raccontare, frate’
il testo è banale, sì, ma per me è un confessionale, frate’
foglio bianco e strisce nere al contrario di un prete
presto sarò al capolinea, dico le ultime preghiere
nessuno è un highander, sparami e son morto
ciò che sopravviverà sarà soltanto il mio ricordo
la gloria non ci serve in terra, tu pensa di sotto
saranno le mie ceneri a colmare il vostro vuoto
non dico il “padre nostro”, so già che è una follia
c’è Satana in regia, “uno, due, tre”, e poi “ciak, si gira”
mi godo la vita, ogni giorno una nuova sfida
prima che sarà esaurita la sabbia nella clessidra.
 
Nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper fatto a pezzi nel back della Tesla
Pablo in Louis v, Gucci per Capone
Milano og, contratti da un milione
nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper cementato nel back della villa
el chapo in Fendi, Versace Corleone
Milano og, contratti da un milione.
 
Un milione di euro, fidati, che fa un po’ gola a tanti
molti di questi fanno cose poco edificanti
il denaro rende ciechi, forse anche più delle seghe
più fame della fama, più sete del potere
ho fatto cose aggratis che non rifarei neanche per soldi
e voi vi vantate di ciò che fate per la strada
non siete dei balordi, né Rockstar alla .Posty
al posto dei gioielli, coi soldi comprate casa
certi parlano di mafia senza averla mai vista
mentite a chi vi ascolta come Daniela Santanchè al senato
non vedo il vostro volto, vedo Vittorio Feltri, vedo Nosferatu
qui davanti ho l’immondizia, il tuo disco l’ho già gettato.
 
Nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper fatto a pezzi nel back della Tesla
Pablo in Louis v, Gucci per Capone
Milano og, contratti da un milione
nati goodfellas, morti badfellas
sai, mi sembra un déjà-vu: un altro rapper cementato nel back della villa
el chapo in Fendi, Versace Corleone
Milano og, contratti da un milione.
1 note · View note
lamilanomagazine · 9 months
Text
Catania, torna pienamente operativo il Terminal A dell'aeroporto
Tumblr media
Catania, torna pienamente operativo il Terminal A dell'aeroporto. L'aeroporto di Catania, dopo l'incendio del 16 luglio scorso, è tornato alla sua piena operatività. “L’aeroporto è ufficialmente riaperto dalle ore 17 e sarà operativo una volta completata la bonifica da parte della PoLaria e degli uomini della sicurezza di Sac e Sac service”. Ad annunciarlo è la Sac, società di gestione dell’aeroporto di Catania. Nelle scorse ora sono infatti arrivati prima il via libera dell’Azienda Sanitaria provinciale, che impone ai lavoratori l’uso di mascherine FFP3 e un monitoraggio sanitario, e poi quello dell’Enac, l’Ente nazionale di aviazione civile. «Avevamo preso questo impegno con i siciliani e con tutti i turisti che in queste settimane visitano la nostra Isola: da oggi ritorna operativo il Terminal A dell'aeroporto "Vincenzo Bellini" di Catania-Fontanarossa. L'ordinanza dell'Enac, adottata pochi istanti fa dopo le opportune verifiche e analisi e con le opportune prescrizioni per il personale, permette allo scalo di tornare immediatamente, già da questa sera, alle condizioni di normalità». Lo dichiara il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani dopo il via libera arrivato dall'Ente nazionale per l'aviazione civile. «Si tratta di un risultato raggiunto grazie alla solidarietà istituzionale e allo spirito di collaborazione dimostrati da tutti gli enti coinvolti - prosegue il Presidente - che hanno accolto il nostro appello per arrivare rapidamente ad una soluzione. Voglio ringraziare chi in queste settimane si è speso senza sosta per raggiungere questo obiettivo». L’aeroporto di Catania era sprofondato nel caos, con disagi su più fronti a causa degli incendi che nei giorni scorsi hanno reso diverse aree inagibili. Molti voli ne hanno subito le ripercussioni con cancellazioni, lunghi ritardi o dirottamenti a Comiso, Palermo, e Trapani. Fino ad oggi era operativo solo il terminal C, il B non è ancora stato completato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
seoul-italybts · 1 year
Text
[✎ ITA] EFE news : Intervista - Il Viaggio di RM in Spagna Alla Ricerca di Ispirazione, in un Periodo "Difficile" Prima del Servizio Militare | 07.03.23⠸
Tumblr media
EFE News : Intervista con RM
Il Viaggio di RM in Spagna Alla Ricerca di Ispirazione, in un Periodo "Difficile" Prima del Servizio Militare
__ di ROSA DIAZ
Orig. 🇪🇸 | Twitter
Barcelona, Spagna, 7 marzo (EFE).- A RM, il leader dei BTS, la band K-pop più famosa al mondo, piacerebbe collaborare con Rosalía – la sua artista spagnola preferita –, un giorno, ma con l'avvicinarsi del suo servizio militare, obbligatorio in Corea del Sud, non pensa di poter fare progetti per il futuro più immediato. Una pausa nella sua folgorante carriera musicale, questa, che rappresenta un “tuffo nel caos” per l'artista.
In un'intervista con Efe, tenutasi a Barcelona, il cantante sud-coreano ammette di stare attraversando “un periodo difficile a livello umano” perché, dopo 10 anni di attività ininterrotta con i BTS, l'imminente servizio militare dei membri ha costretto il gruppo a prendersi una pausa.
Ma Kim Nam-joon, meglio noto con il nome d'arte di RM, preferisce essere ottimista e dice che questa situazione “può essere un bene, dal punto di vista artistico” perché “alcuni dei lavori migliori nascono proprio nei momenti di maggiore caos interiore.”
Riguardo a Rosalía, RM ci dice che tutti i membri dei BTS “la apprezzano e rispettano molto”, in quanto l'artista è una star molto famosa ed influente. Quando gli abbiamo chiesto se gli
piacerebbe collaborare con lei, Kim Nam-joon non ha dubbi: “Se lei vuole, assolutamente.”
UN SECONDO ALBUM SOLISTA È IN CANTIERE
Poco dopo il rilascio del suo personalissimo album ‘Indigo’ - rilasciato a fine anno scorso - e in cerca di ispirazione per un secondo album solista, questa settimana RM è venuto in Spagna per la prima volta.
La boy band non si è ancora mai esibita nel nostro paese, visto che il loro tour mondiale del 2020 – attraverso cui avevano in programma di raggiungere anche alcuni degli angoli del mondo in cui non avevano ancora messo piede – è stato cancellato a causa della pandemia.
Tumblr media
“Ho scelto la Spagna per questo viaggio con la mia famiglia perché degli amici – non artisti - mi hanno detto che è un posto fantastico”, confida. “Volevo vedere i lavori di artisti come Goya, Velazquez e Picasso per trarne un po' di ispirazione, e ho visitato il Prado e altri musei”, aggiunge in riferimento alla sua visita a Barcelona, dove è rimasto particolarmente colpito dall'iconica cattedrale Sagrada Familia, dell'architetto spagnolo Gaudi. Prima, però, è passato dalla capitale, Madrid, e dalla città settentrionale di Bilbao.
IL SERVIZIO MILITARE ED IL PERIODO DI RIFLESSIONE
In Corea del Sud, è obbligatorio fare 18 mesi di servizio militare, prima dei 30 anni – il membro maggiore dei BTS, Jin, si è già arruolato e presto il resto del gruppo lo seguirà. È una pausa temporanea ma forzata per la boy band, proprio quando il gruppo è al picco della sua fama. Un'interruzione che RM ha sfruttato per rilasciare il suo primo album solista, ‘Indigo’, attraverso il quale l'artista si libera dalla regole ferree ed oneri che derivano dall'essere il principale portabandiera del K-pop, per cercare, piuttosto, una sua identità personale.
“Dopo 10 anni come membro dei BTS, non sapevo, di fatto, chi fossi io, e volevo scoprirlo”, ci dice. “Ho iniziato come rapper quando ero adolescente, poi sono arrivati i BTS ed è stato tutto molto intenso. Ora che il gruppo non è in attività, sono tornato a riflettere sulle mie origini e sul perché mi sono unito ai BTS.” E questo percorso di riflessione lo ha portato a chiedersi che valore possa avere una carriera musicale sempre dettata dalle tendenze.
LIBERARSI DALLE MODE
“Il K-pop ed i K-drama sono di moda”, spiega “quindi, per assurdo, mi ritrovo ad essere di tendenza, proprio ora che sento il bisogno di allontanarmi da tutto questo e di riflettere e creare in un'ottica più longeva e senza tempo.”
Il primo risultato di questo nuovo approccio è stato ‘Indigo’, un album pieno di collaborazioni stellari che unisce hip-hop, neo-soul, R&B, folk, musica elettronica e urban pop. Un progetto che, sottolinea RM, vuole essere specchio di una parte di sé totalmente diversa e nuova rispetto all'immagine creata dai social media e dalla fama globale.
Ma non è sua intenzione voltare le spalle o rinnegare la carriera con i BTS, di cui, anzi, va molto fiero perché la sua musica ha permesso a milioni di persone in tutto il mondo di scoprire la cultura coreana, nonché di aprire la strada per altri artisti coreani, dopo di loro.
“Sono venuto in Spagna perché amo l'arte di questo paese, cui mi sono appassionato grazie a Velazquez, Goya, Picasso e Gaudi. Sarei, dunque, felice ed onorato se le mie canzoni potessero, a loro volta, farsi porta sulla cultura del mio paese”, ci ha detto.
Non nega neppure la responsabilità che deriva dall'essere una figura influente e di fama e che lo ha condotto a parlare di razzismo alla Casa Bianca o dei cambiamenti climatici alle Nazioni Unite.
“In quanto figura di fama, ho molto a cuore e mi chiedo sempre come e che tipo di apporto posso dare affinché la delicata situazione in cui viviamo possa migliorare. Le minacce che dobbiamo affrontare sono molto gravi, come i cambiamenti climatici o la guerra in Ucraina”, spiega.
Influenza, questa, che l'artista potrebbe anche perdere, se i 2 anni di pausa forzata dovessero scalzare i BTS dalla vetta del sempre più competitivo mercato musicale globale.
“Quando si è famosi, rimanere in vetta è molto difficile” ammette, “ma credo i BTS ce la faranno. Ci riuniremo alla fine del servizio militare e cercheremo di creare nuove sinergie tra noi, così da poter entrare nel pieno del nostro secondo capitolo. E, in ogni caso, non esiste nulla che sia eterno.”
ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ eng: © traduzione ufficiale & © btscharts_spain
1 note · View note
Text
il titolo che avevi dato alla cosa è: “loop infinito”.
Lorenzo - Stefano, Stefano - Lorenzo.
avete sicuramente letto qualcosina a riguardo.
bene, di recente ho scoperto che Stefano è tornato con la ex e… avete presente la famosa frase “ti rendi conto di tenere davvero a qualcuno soltanto quando lo vedi tra le braccia di un’altra persona”? ecco; è tornato con la ex. quindi ho iniziato a pensarci incessantemente, ad andare in paranoia: quindi anche lui mi ha usata? l’ha fatto consapevolmente a differenza mia? perché riempirmi di cazzate? perché fare una scenata? ma soprattutto: avevo dato valore a qualcuno per la seconda volta nella mia vita. non era sesso, era qualcosa che si avvicinava al fare l’amore. l’ultima volta che è successo quando mi sono ritrovata sopra di lui l’ho visto con occhi diversi. sembrava più bello di quanto non fosse già. tre secondi, poi l’ho baciato per distrarmi, per smettere di guardarlo negli occhi perché più lo facevo, più mi scioglievo rischiando di non capire più niente. e non potevo permettermelo, la situazione era critica e non volevo aggiungere caos al caos. per questo, nonostante mi avesse sfiorato il pensiero di confessarglielo all’istante, non ho avuto le palle di farlo.
paranoie su paranoie. ho pensato di essere davvero stupida. ne ho parlato con mia madre e mi ha detto che poteva anche aver finto, ma fino a quel punto era impossibile per uno come lui. ma non è possibile saperlo e io non riesco più a fidarmi.
pensavo che Lorenzo era uguale a “casa” e Stefano era uguale a “felicità”. ho desiderato che le due persone si fondessero. che i loro pregi e difetti si unissero in un’ideale. era l’utopia dettata dalla paranoia, dal caos, dalla tristezza, dal senso di colpa.
ho desiderato per la prima volta di non aver mai conosciuto qualcuno, non avrei mai saputo dell’esistenza degli occhi verdi di Stefano e lui non avrebbe avuto un colpo di fulmine.
questa sera ho capito che devo lasciare andare Lorenzo, che posso essere contenta per lui e metterci una pietra sopra. esiste un “per ora”? non lo so, vorrei dire di no ma sono sempre la scema che quando ama davvero ci spera ancora.
Stefano? non lo so.
non so se io desideri ancora che apra ancora una volta gli occhi sulla persona che gli sta a fianco.
non so se vorrei che tornasse da me, probabilmente lo respingerei a causa delle paranoie che ho descritto sopra. e in un’altra realtà, lui cosa farebbe? insisterebbe o si darebbe per vinto. se insistesse potrebbe essere per due motivi: nella realtà dei fatti non sa stare da solo; verrebbe a piangere da me, sarei il premio di consolazione di una relazione tossica? un’altra paranoia che necessiterebbe di tempo per capire quale sia la verità e dunque riacquistare fiducia in lui, se invece si desse per vinto vorrebbe dire che non mi ha mai amata come diceva. sarebbe una risposta netta.
con lui potrei tornare a stare bene. forse è un discorso da egoista. ma è quello che sento e penso da giorni a questa parte. è impossibile? al 99,9%.
perché l’ultima cosa che ricordo è che è finita in modo strano, prima mi voleva bene, poi mi odiava. credo mi odi ancora. è stato immaturo. lo testimoniano tutti.
la mia amica Sara ha capito quanto ci fossi rimasta male per Stefano quando ci siamo viste in questi giorni e stasera lo ha capito ancora riguardo Lorenzo.
0 notes
gossipnewsitalia · 2 years
Text
Feltri senza freni: “Ritorno di fiamma Trussardi-Hunziker? Voci vere”, poi tira frecciate a Giovanni Angiolini
Vittorio Feltri bombe contro la Hunziker
Feltri, noto giornalista è tornato a parlare dell’amico Tomaso e di Michelle, sganciando delle frasi decisamente velenose contro Giovanni Angiolini, ultimo ex fidanzato della Hunziker. Vittorio Feltri torna sull’argomento separazione di Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi. E lo fa come suo solito con parole che sono destinate a provocare parecchio caos. Il giornalista è molto amico dell’imprenditore bergamasco, quindi fonte attendibile vista la vicinanza e conferma la voce che vorrebbe i due ex coniugi sul punto di provare a riprendere i fili della loro storia d’amore interrotta. Feltri da un lato ha tirato le orecchie al suo o pupillo, ovvero Trussardi, dall’altro ha scagliato pesanti frecciate alla conduttrice elvetica. In particolare ha fatto del velenosissimo sarcasmo sul gossip estivo ossia la love story vissuta proprio dalla svizzera e il medico Giovanni Angiolini, come sappiamo la relazione è durata solo qualche mese, ed è giunta al capolinea poche settimane fa.
Tumblr media
Feltri senza freni: “Ritorno di fiamma Trussardi-Hunziker? Voci vere”, poi tira frecciate a Giovanni Angiolini Nonostante Tomaso sia stato paparazzato in barca con la manager 39enne Ruzwana Bashir, secondo Vittorio Feltri le indiscrezioni che lo vogliono nuovamente vicino all’ex moglie sono vere e fondate. “Michelle, un altro Tomaso non lo trovi”, ha dichiarato il giornalista, dando una sorta di avvertimento alla bionda presentatrice. Quindi ha poi ulteriormente aggiunto: “Tomaso è quasi come un figlio per me. Conosco sua madre da quando entrambi non avevamo che dieci anni. Duellavamo a scherma insieme. Conoscevo il padre da sempre, essendo lui bergamasco. Tuttavia non ho telefonato al giovane per farmi i fatti suoi. Però non dubito affatto che la notizia sia fondata. Del resto, Tomaso è bello, intelligente, onesto, pulito, perbene come suo padre a cui somiglia tanto anche esteticamente”. Dopo aver manifestato il grande affetto che nutre per Trussardi, ecco che però Feltri cambia tono ed ha cominciato ad inveire su Michelle Hunziker e Giovanni Angiolini. Una serie di forti dichiarazioni che crediamo non saranno certo apprezzate dai diretti interessati: “Non mi spiego come Michelle sia finita tra le braccia di un medico palestrato che ha frequentato la casa del Grande Fratello come Rocco Casalino”. E come se non fosse sufficiente poi il giornalista, ha poi sganciato un’altra bomba ed era proprio avvelenata:“La signora deve essersi accorta di avere scambiato il fustino buono con quello sotto marca e non me ne voglia il dottore, senza dubbio in gamba, se azzardo questa esternazione. Ma Tomaso è Tomaso. E non si discute”.
Tumblr media
Feltri senza freni: “Ritorno di fiamma Trussardi-Hunziker? Voci vere”, poi tira frecciate a Giovanni Angiolini E infine ecco l’augurio che fa alla ormai ex coppia ossia che Tomaso e Michelle possano davvero ricucire lo strappo anche se profondo e riprendere insieme il cammino anche per le bimbe nate da questo matrimonio:”Sono testimone di questa unione pure davanti a Dio. Dovrei incoraggiare i due a correre l’uno tra le braccia dell’altro, forse. Sarei contento se lo facessero, ovvio, ma prima di farlo è necessario che si assicurino che non finisca dopodomani”. Michelle Hunziker e i rapporti recuperati con Eros Ramazzotti La bella e brava conduttrice, dopo aver visto naufragare il matrimonio con il suo Tomaso, ha vissuto una love story con il dottor Angiolini. La relazione si è chiusa da poche settimane e la bionda Michelle ha trovato rifugio in Eros Ramazzotti, suo primo marito ed ora grande amico. Infatti durante il periodo di Ferragosto il cantante romano e la Hunziker hanno trascorso assieme una intera settimana in Franciacorta, zona del Bresciano in cui il musicista ha casa e risiede abitualmente quando non è impegnato nei vari tour.
Tumblr media
Feltri senza freni: “Ritorno di fiamma Trussardi-Hunziker? Voci vere”, poi tira frecciate a Giovanni Angiolini È noto che Michelle ha dormito a casa dell’ex marito. Possiamo certamente affermare che il loro legame è stato decisamente recuperato, ed è un bene visto che diventeranno presto nonni, infatti la loro figlia Aurora è in attesa del suo primo figlio dal compagno Goffredo Cerza. Read the full article
1 note · View note
anocturnalanimal · 2 years
Text
AMARE UN NARCISISTA
Sa sparire come se il nulla lo inghiottisse anche se poco prima ci guardava con interesse e tenerezza. Ci arrovelliamo per la follia di chi si infila e si sfila dalla nostra esistenza come se fossimo dei calzini, rimaniamo increduli davanti al caos che genera ed inseguiamo con domande chi risposte vere non darà mai. L’unica via percorribile è il contattozero il NO CONTACT. Questa parte del percorso è la più dolorosa . È dilaniante . È ingiusta. State dismettendo le vesti della vittima, vi state spogliando di quell’abito di false gemme che avete per molto tempo pensato fosse un abito lucente. Avete vissuto un'illusione ed accettarlo spezza in due. Avete trascorso ore a sognare, giornate intere ad aspettare un cenno che a volte arrivava ed a volte non arrivava. Avete temuto di non vederlo più ed invece era tornato. Allora di nuovo avete sperato ed indossato quell’abito ornato di fili dorati. Non sapevate allora che fosse un abito sacrificale. Non sapevate che dietro ogni suo sorriso o lacrima, carezza e bacio, promessa e lusinga vi fosse nient’altro che una ben congegnata strategia. Non sapevate che il vostro stesso fulgido abito era indossato da un’altra donna sognante.
Avete amato chi non esiste. Avete aspettato chi non arriverà mai. Avete sofferto e vi siete impegnati per non ricevere nulla . Ogni lacrima scesa sul vostro viso ed ingoiata a forza è stata non vista, non considerata e spesso, anzi, derisa . Ora è tempo di lasciar andare. È tempo di seppellire la sua immagine. Ora è tempo di dare al burattinaio crudele il saluto definitivo . Ora è giunto il momento di salutare il volto buono che si è rivelato null’altro che una maschera. Una maschera che conteneva il sorriso amato, lo sguardo amato.
https://contattozero.com/2017/03/21/no-contact-e-giunto-il-momento/
15 notes · View notes