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#giovanni vecchi
gyossaith · 4 months
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Giovanni Vecchi
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dance-world · 3 months
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Mirko Melandri - Teatro Massimo and Teatro dell'Opera di Roma - photo by Giovanni Vecchi
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waldires · 8 days
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St. Jerome by Giovanni de Vecchi (1536-1614), oil on panel 62x45 cm
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marcogiovenale · 11 months
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gli ambienti del gruppo t (le origini dell'arte interattiva) / enrico salvatori. 2005
Documentario/video-catalogo della mostra che la GNAM di Roma ha dedicato al Gruppo T nel 2005. Nato a Milano nel 1959, il Gruppo T rappresenta un gruppo di artisti – Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco – precursori dell’esplorazione di tematiche legate al cinetismo e alla metamorfosi, caratterizzanti la moderna civiltà. Produzione esecutiva e…
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eddy25960 · 2 months
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Matteo Miccini - Soloist with Stuttgart Ballet
Giovanni Vecchi photography
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centuriespast · 7 months
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Giovanni Carlo BEVILACQUA Cupid and Psyche - Fresco Procuratie Vecchie, Venice
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abatelunare · 23 days
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Tutte le verità invecchiano, lasciano il posto ad altre; qualche volta le vecchie ritornano, e allora sembrano giovani (Vittorio Giovanni Rossi, Nudi o vestiti).
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garadinervi · 11 months
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Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70, Texts by Achille Bonito Oliva, Giulio Carlo Argan, Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Gillo Dorfles, Filiberto Menna, and Cesare Vivaldi, Centro Di Edizioni, Firenze, 1970 [Exhibition: Palazzo delle Esposizioni, Roma, November, 1970 – January, 1971] [L'Arengario Studio Bibliografico, Gussago (BS)]. Feat. Vincenzo Agnetti, Carlo Alfano, Getulio Alviani, Franco Angeli, Giovanni Anselmo, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Davide Boriani, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Luciano Fabro, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Piero Manzoni, Gino Marotta, Manfredo Massironi, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Mario Merz, Maurizio Mochetti, Giulio Paolini, Pino Pascali, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Domenico Rotella, Paolo Scheggi, Mario Schifano, Cesare Tacchi, Giuseppe Uncini, Gilberto Zorio
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sciatu · 9 months
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Palazzolo Acreide -Festa di San Paolo, Licata -Festa di Sant'Antonio, Scicli- Festa di san Sebastiano, Piazza Armerina-Palio dei Normanni, Mondello - Festa in spiaggia, Ragusa-Festa San Giovanni, Castelbuono-festa Rock, Aci - Festa San Sebastiano, Trapani-I Misteri, Fiumedinisi-Festa della Vara
Il mondo è fatto di uomini soli di donne che nessuno ama di ragazze che non hanno amici di ragazzi messi da parte di vecchi che nessuno ascolta. Eppure gli uomini amano le feste grandi banchetti pieni di risate balli in piazza per tutta la notte cantare, con mille altri se stessi. Eppure gli uomini amano amare stringersi di notte con un cuore coprirsi con coperte di tenerezza per scambiarsi le anime in silenzio Allora di chi è la nera colpa? Chi costruisce i muri invisibili che nel silenzio ci imprigionano? Chi ci chiude in tombe senza fiori o in giorni senza sorrisi rendendoci fiumi senza acqua. Qual’è il male che ci infetta? quale morbo ci avvelena? quale virus ci distrugge chiudendoci in un angolo? chi nasconde i nostri domani chi ci fa odiare ogni voce ci fa fuggire ogni sguardo Senza essere poi salvati da un piccolo lieto fine da un semplice amore da una rima baciata? Il mondo è fatto da uomini soli li vedi camminare in silenzio scrivere versi sui muri sbrecciati sognare nelle notti senza stelle danzare soli nelle piazze vuote, amare senza sapere chi e come senza sapere fino a quando solo perché amare è l’unica salvezza che conoscono
The world is made up of lonely men, of women that no one loves, of girls who have no friends, of boys pushed aside, of old men that no one listens to. Yet men love parties, big banquets filled with laughter, all-night square dancing, singing, with a thousand other selves. Yet men love to love, hug each other at night with a heart, cover themselves with blankets of tenderness, to exchange souls in silence. So whose black fault is it? Who builds the invisible walls that imprison us in silence? Who closes us in tombs without flowers, or in days without smiles, making us rivers without water. What is the evil that infects us? what disease poisons us? which virus destroys us by locking us in a corner? who hides our tomorrows who makes us hate every voice, makes us flee every glance. Without being saved, by a little happy ending, by a simple love, by a rhyming couplet? The world is made up of lonely men, you see them walking in silence, writing verses on chipped walls, dreaming in starless nights, dancing alone in empty squares, loving without knowing who and how, without knowing until when, just because loving is the only salvation they know
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canesenzafissadimora · 2 months
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Il cuore si stanca anche lui, vedi; e se ne va a pezzo a pezzo, come le robe vecchie si disfanno nel bucato. Ora mi manca il coraggio, e ogni cosa mi fa paura; mi pare di bevermi il cuore, come quando l’onda vi passa sulla testa, se siete in mare. Tu vattene, se vuoi; ma prima lasciami chiudere gli occhi...
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Giovanni Verga
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ciaheyhimm · 5 months
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Hey, can I copy your homework? (Fascist Italy edition)
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So, it's been a while since I posted my last meme. Have this new one, but Fascist Italy edition!
Take this as a joke. Please.
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Name of the protagonists in order of appearance:
I'll help you with it!: Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Giovanni Messe
Yeah, sure: Amedeo d'Aosta, Emilio De Bono
Bold of you to assume I did the homework: Italo Balbo, Michele Bianchi, Ettore Muti
Lol nope: Galeazzo Ciano, Alessandro Pavolini, Cesare Maria De Vecchi, Pietro Badoglio
Wait, we had homework??: Achille Starace, Ettore Muti
Read 5:55PM: Benito Mussolini, Alessandro Pavolini, Roberto Farinacci, Rodolfo Graziani
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astra-zioni · 7 months
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A quelli delle vecchie generazioni che ad ogni articolo di giornale nominano il tanto caro e fascista tema del SACRIFICIO riguardo giovani che manifestano GIUSTAMENTE l’immonda modalità in cui sono costretti a vivere a causa di uno Stato che sta andando allo scatafascio - stessi giovani che sono menti brillanti, illuminate, medici, ricercatori -, vorrei dire: questo tanto e sentito tema del scarificio dov’era quando voi lavorate? Ah, giusto, avevate tranquillamente il posto fisso elargito dai genitori, oppure non vi siete sognati manco lontanamente di studiare e siete finiti a svolgere lavoretti mediocri e sicuri (alla faccia del sacrificio e dell’intraprendenza!). E dunque tu Giovanni di 70 anni che lavori alle poste e giudichi un giovane medico che lamenta il sistema delle turnazioni ai limiti della schiavitù, dei rimborsi spesa per le specializzazioni che sono uno spauracchio, del caro affitti e del caro vita mentre voi a vent’anni vi potevate permettere già un mutuo: ma vatteneaffanculo.
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dance-world · 3 months
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Mirko Melandri - Teatro Massimo and Teatro dell'Opera di Roma - photo by Giovanni Vecchi
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amespeciale · 10 months
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Ci sono storie che con il passare del tempo si consumano, diventano vecchie, sbiadiscono.
Altre storie invece, consumano te. Inesorabilmente...
Jikan il Silenzioso - Appunti da Altroquando/Giovanni Scafoglio
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gregor-samsung · 11 months
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“ Il metodo Falcone
«Nemico numero uno della mafia», l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. «Non sono Robin Hood,» commenta in tono scherzoso «né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium». Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989. cinquanta candelotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: «È vero, non mi hanno ancora fatto fuori… ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno». Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in guardia fin dall'inizio delle sue confessioni: «Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!».
Roma è soltanto in apparenza una sede più tranquilla di Palermo; ormai da tempo i grandi boss mafiosi l'hanno eletta a loro domicilio. La feroce «famiglia» palermitana di Santa Maria di Gesù vi ha installato antenne potenti. Senza contare la rete creata dal cosiddetto «cassiere» Pippo Calò, con il suo contorno di mafiosi, gangster e uomini politici. Le ragioni per le quali Falcone ha scelto Roma come nuova sede di lavoro sono diverse: nella capitale di Cosa Nostra non poteva più disporre dei mezzi necessari alle sue inchieste e il frazionamento delle istruttorie aveva paralizzato i giudici del pool anti-mafia. Era diventato il simbolo o l'alibi di una battaglia disorganizzata. Conscio di non essere più in grado di inventare nuove strategie, l'uomo del maxiprocesso, che aveva trascinato in tribunale i grandi capimafia, non poteva rassegnarsi a rimanere inerte. Ha scelto di andarsene. Le informazioni da lui raccolte possono essere utilizzate con profitto anche lontano da Palermo. Certo, non dovrà più svolgere personalmente le indagini, dovrà invece creare condizioni tali per cui le indagini future possano essere portate a termine più rapidamente e in modo più incisivo, dando vita a stabili strutture di coordinamento tra i diversi magistrati. Il clima nel capoluogo siciliano è cambiato: è spenta l'euforia degli anni 1984-87, finita la fioritura dei pentiti, lontano il tempo del pool antimafia, dei processi contro la Cupola istruiti magistralmente. In questa città impenetrabile e misteriosa, dove il bene e il male si esprimono in modo ugualmente eccessivo, si respira un senso di stanchezza, il desiderio di ritornare alla normalità. Mafiosi regolarmente condannati sono tornati in libertà per questioni procedurali, alcune facce fin troppo note ricompaiono nei ristoranti più alla moda. Le forze dell'ordine non hanno più lo smalto di un tempo. I pool di magistrati sono ormai svuotati di potere, il fronte ha smobilitato. Cosa Nostra dal canto suo ha rinunciato all'apparente immobilità. La pax mafiosa seguita alle pesanti condanne del maxiprocesso, da un lato, e al dominio dittatoriale dei «Corleonesi» sull'organizzazione, dall'altro, non è più salda come prima. Si moltiplicano i segnali di un progetto di rivincita delle «famiglie» palermitane per riconquistare l'egemonia perduta nel 1982 a favore della «famiglia» di Corleone, i cui capi, latitanti, si chiamano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Luciano Leggio, quest'ultimo in carcere. La mafia sta attraversando una fase critica: deve riacquistare credibilità interna e rifarsi una immagine di facciata, in quanto entrambe gravemente compromesse. «Abbiamo poco tempo per sfruttare le conoscenze acquisite,» ripete instancabilmente Falcone «poco tempo per riprendere il lavoro di gruppo e riaffermare la nostra professionalità. Dopodiché, tutto sarà dimenticato, di nuovo scenderà la nebbia. Perché le informazioni invecchiano e i metodi di lotta devono essere continuamente aggiornati.». “
Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani, Cose Di Cosa Nostra, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli. Prima edizione: 13 novembre 1991.
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eddy25960 · 7 months
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Luca Damato by Giovanni Vecchi photography
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