Tumgik
#fuori i nomi
itscomingrome · 2 years
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calciomercato juve be like: facciamo i sondaggi perché noi non ci capiamo un cazzo
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asterargureo · 2 years
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kon-igi · 7 months
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IL CANALE DEL DOLORE
È un argomento molto difficile da trattare per me, anzi, lo era fino a oggi pomeriggio, quando sono riuscito a trovare una metafora per definire il mio stato d'animo... stavo guidando, ho tirato fuori una penna dalla borsa e mi sono scribacchiato sul polso il titolo che avete letto là in alto, giusto per non dimenticare l'immagine che mi era apparsa.
Non credo proprio di soffrire di depressione (non rispetto i criteri maggiori), magari qualcosa di più simile a una pseudo-ciclotimia ma, vedete, potrei anche sbagliarmi però ho come l'impressione che le persone dividano le loro esperienze in positive e negative: da una parte le cose che le hanno fatte stare bene e che, se perseguite, continuano a far stare bene e dall'altra quelle negative, esperite nel passato e da evitare nel futuro.
Sbaglio nel pensare questo? Me lo confermate?
Ecco... per me funziona in modo completamente differente.
Io ho vissuto esperienze e basta, se percepite poi positive o negative dipende dalla mia vicinanza al Canale del Dolore.
Prendete la mia gattina Minou, che ci è stata accanto per tanti anni, fin dalla nascita di Figlia Grande.
Se percorro la mia vita nel verde paesaggio del mondo posso ricordarne con gioia i bei momenti condivisi assieme - quando la allattavo minuscola e miagolante, quando dal tavolo ha rubato un pollo arrosto intero più grande di lei e quando Figlia Grande divideva con lei i biscotti plasmon sul seggiolone. Poi però imbocco il viale di ghiaia che costeggia il canale del dolore e comincio a provare nostalgia - le zampate di fango che ancora resistono sotto al davanzale della finestra da cui entrava, il collarino viola che sbuca fuori da un cassetto - e poi comincio a camminare sugli argini del canale, dove mi prende la tristezza del vuoto che ha lasciato, di come forse avrei dovuto accarezzarla di più, di come a volte la sogno e sono pieno di gioia che sia tornata ma poi mi sveglio con le guance umide.
E infine cado nel canale del dolore, dove riconosco le mie colpe e ciò che avrei potuto fare e non ho fatto.
Intendiamoci, non succede sempre e soprattutto non succede per ogni cosa che ho vissuto ma il cammino è sempre potenzialmente quello.
Per dire, ho vissuto cose estremamente negative e mi basta riuscire a stare lontano da quel canale, nel verde della foresta del mondo, per riuscire comunque a evocare un ricordo di quello che di bello sono riuscito a tirare comunque fuori da esse.
Vi dirò, forse il trucco è camminare sul bordo di quel viale di ghiaia, attingendo alla malinconia per farmi più consapevole del tempo che scorre in una sola direzione e nel contempo non rimpiangere mai troppo ciò che non è più...
Però la vita è faticosa e in quel canale giacciono troppi nomi e troppi istanti perché il mio passo sia sempre fermo e dritto.
E fa male che il dolore nel caderci dentro offuschi i bei ricordi.
Vabbe'... stasera va così ma sono sicuro che domani qualcuno mi confermerà che c'è davvero del buono in questo mondo e che è giusto combattere per questo, quindi tranquilli <3
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focacciato · 7 months
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Ho realizzato che veramente non possiamo sapere cosa passa per la testa della gente quando dopo 12 ore fuori il reparto di terapia intensiva con conoscenti in lacrime che vedevano i propri cari morire come niente fosse, dopo nemmeno il tempo di scambiarci i nomi, seduto su un autobus vedevo ragazzini ridere e scherzare e io muto con gli occhi bassi a pensare a quanto la mia vita fosse un disastro. Ho realizzato che tutte quelle persone tristi, sole e con gli occhi bassi che incontravo da quel momento in poi chissà cosa passano chissà cosa stanno vivendo
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ninoelesirene · 1 year
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Accorgersi di volere bene, nel senso proprio di desiderare il bene di qualcuno, in modo continuo, come un flusso che scorre. E trarre gioia dalla sua gioia e sentire dolore per il suo dolore. Identificare quella luce, pervasiva e discreta, potente in ogni nostra cellula, come se fossimo nostri e di qualcun altro insieme. E non c’entra il sangue, non c’entra la parentela. C’entra l’infinito. C’entrano i legami che scrivono poesie nell’aria. E tutto intorno la grazia, venuta prima di noi e a noi destinata a sopravvivere, con altri nomi, sotto altre forme.
Accorgersi di volere bene, fuori da noi stessi, eppure restando in noi stessi; che bello che è.
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gregor-samsung · 29 days
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“ L’instabilità di Delo, l’isola galleggiante nella quale Latona generò ai piedi di un palmizio i due bambini avuti da Giove, spiega il carattere di Apollo e quello di sua sorella Diana. Bisognerebbe studiare il carattere di coloro che sono nati su una nave: mi maraviglierebbe assai che costoro non avessero un carattere apollineo. Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l’apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. Viene da Apollo la mania della solarità e quell'aggettivo « solare » che ha l’aria di dire tanto e in verità non dice niente. Rappresentanti di Apollo in poesia sono Giorgio Byron, Shelley, Gabriele D’Annunzio. Pensando alla inutilità di certa luce, si ha voglia di scendere in cantina. Per riabilitare la luce e salvarla dalle troppo vicine compromissioni, Nietzsche inventò l’« oscurità » della luce e che il meriggio è più profondo della mezzanotte. Malgrado ciò, il suo Zarathustra, stretto parente di Apollo, è uno dei personaggi più goffi e mal riusciti della letteratura universale. Vogliamo dire la verità? Apollo è il dio dell’estetismo. Quanto al mondo è più inconsistente, più retorico, più isterico, lo ha eletto suo dio. Noi siamo per il serpente Pitone. La rappresentazione plastica riflette questo carattere di Apollo, superficiale e privo di consistenza. L’Apollo cosiddetto del Belvedere, è il ritratto di un giocatore di golf. “
Alberto Savinio, Nuova enciclopedia, Adelphi (collana Biblioteca, n° 70), 1ª edizione 1977. [Libro elettronico]
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libriaco · 3 months
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Mea culpa
Ho letto parecchi libri, moltissimi, forse troppi eppur posso dire di non aver letto nulla. Ho in mente un’infinità di nomi, un’orda di titoli, un magazzino di appunti, ma i libri che veramente conosco dentro e fuori, nelle parole e nello spirito, per letture e riletture meditate e posate, son pochissimi. E me ne vergogno; […]. L’uomo di un solo libro è funebre e sinistro; ma l’uomo di troppi libri è come una fogna che ritiene di quel che gli passa dentro solamente il peggio e il difuori. Io sono uno di questi uomini. Mea culpa.
G. Papini, Un uomo finito, Pubblicazione della “Libreria della Voce”, Quaderno XVIII-XIX, 1913
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haiku--di--aliantis · 2 months
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No, grazie: i modi gentili non fanno per me. Quelli sono tipici di mio marito e mi piacevano, un tempo. Perché si cambia: più si invecchia, più si ama l'indecenza, l'immorale. Il sesso sporco e illecito. Allora sono qui come al solito per subire la tua virile urgenza di fottere. Quando mi mandi i tuoi vocali con ordini precisi da eseguire in merito a quando vederci, oppure per ricordarmi che sono solo la tua puttana, io già a sentire la tua voce maschia e profonda mi bagno. Molto. Ecco: arrivi fischiettando e sento il tuo profumo arrivare prima di te. Il rumore delle chiavi sul piattino all'ingresso è la nostra breve sigla di passione. Ti stai spogliando. Non capisco più nulla, dalla voglia di essere dominata da te. Senza una parola, mi infili il gel nel culo col medio per lubrificarmi. Senza neppure un 'ciao', mi prendi da dietro: di botto e senza farmi capire nulla, proprio come ti piace.
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E come desidero. Vedo le stelle, quando lo fai. Non nel senso romantico: soffro proprio tantissimo, come una cagna ferita! Ma lo adoro. Perché è quello che sono, ormai. Non vedo l'ora che tu mi spacchi il culo. Sono la tua preda di caccia preferita. Almeno spero. Desidero che tu violi il mio corpo, che mi strizzi i capezzoli da farmi urlare. Che mi scudisci fino a farmi piangere. Voglio sentire le ferite. Una per una. Me le devo curare di nascosto, a casa. Voglio sanguinare per te. Irrita il mio ano. Sfondamelo. Devo sentire di essere solo la tua troia, un corpo di donna buono solo per soddisfare il tuo cazzo, per farti sborrare senza sporcare in giro. Ti scongiuro, non usare mai i kleenex: sborra sempre dentro di me. Se avessi un'esigenza improvvisa, tu chiamami: io interromperò qualsiasi riunione e con l'auto aziendale correrò da te per farti venire dentro l'orifizio che sceglierai, del mio corpo. O adorerò segarti e bere il tuo seme.
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Quanto sono pazza di te! Non ti interessano i miei titoli accademici. Non vuoi sapere nulla del mio prestigioso e remuneratissimo incarico di dirigente aziendale. Sono anche molto ricca di famiglia. Ma ormai sono ridotta così: da mesi ormai non desidero altro che succhiare il tuo cazzo e sentirti godere mentre mi sborri tutta. In quei momenti non riesco più a pensare a mio marito, o a mio figlio - che è la mia vita - che sta quasi per laurearsi. Alla mia esistenza al di fuori di te. Raggiungo l'estasi solo se mi schiaffeggi sul viso mentre mi scopi. Mi prendi a sberle se solo provo a sorriderti: quando scopi tu sei serissimo e non vuoi distrazioni sentimentali, soprattutto se si tratta di me.
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Mi vuoi far godere maltrattandomi. Lo adori. Non chiedo altro. Quando vieni poi, mi ordini di aprirmi al massimo. E invariabilmente, dopo che ti sei svuotato, sfili l'uccello dal mio culo o, con sforzo e forti sberle sul mio corpo, dalla mia passera. Mi prendi a ceffoni perché cerco sempre di trattenerti dentro di me. E più mi percuoti, più cerco di tenerti nella fregna con le mie gambe incrociate sulle tue natiche forti. È, la mia, una dolce lotta d'amore. Sono destinata a perdere, con te. Ti amo. Mi schiaffeggi e poi mi passi il cazzo sul viso. Me lo sbatti dolcemente sulle guance. Sulle labbra. Se ce lo lasci sopra, capisco che vuoi essere succhiato, vuoi ancora godere nel mio cavo orale.
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Quindi, io sempre golosissima di te, schiudo la bocca per darti un supplemento di piacere. Quella del tuo cazzo sbattuto in faccia a sfregio è l'unica carezza romantica a cui ho diritto, mi dici! Quanto ti desidero, quanto ti penso, quanto ho bisogno che tu mi maltratti. E pensare che da ragazza ero la leader del movimento femminista universitario, sempre in prima fila per le lotte contro le discriminazioni sessuali e la parità di diritti. Tutta tesa a ottenere il rispetto degli uomini per la figura della donna in genere. Ora sono delusa se non mi metti il collare.
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Se, chiamandomi con nomi osceni, non mi porti in giro a quattro zampe sul pavimento del mio buco in campagna, dandomi scudisciate sul culo e sulla schiena. Ci vediamo infatti sempre nel vecchio casolare dei nonni di mio marito, che ho fatto ristrutturare in quattro e quattr'otto solo per farmi sbattere da te quando vuoi. Con sollievo e compiacimento da parte di mio marito, perché avrebbe dovuto farlo lui, uno di questi anni. Ho cinquantun anni e tu trentadue. Ma sono la tua troia e ne sono segretamente fiera. Adesso mi prendi di peso: vuoi ancora fottere... Fai piano... oooh... è entrato tutto... siiii... scusate...
Aliantis
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Morning dance (Spyro Gyra)
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ninna--nanna · 6 months
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Aggiornamenti degli ultimi giorni. Ho lavorato martedì e ieri, oggi sono di riposo e poi lavoro venerdì, sabato e domenica. È un po' uno sclero, perché ci sono mille cose da sapere e da fare, sto in piedi 8 ore di fila correndo come una trottola ma mi piace avere a che fare con le persone. I colleghi sono fantastici, anche se a quanto pare ne ho conosciuti metà di quelli che ci sono. Mi aiutano un sacco e si vede che sono una grande famiglia, nel giro di 2 gg sono già riusciti a farmi sentire a casa.
Adoro fare apertura, perché lavori prima dell'apertura effettiva per un po' di ore e alla fine lavori chiacchierando con gli altri. Ieri ho fatto apertura con 3 veterani e un manager. È partito ovviamente il terzo grado e il manager ad un certo punto mi fa: ma sei fidanzata? Al mio no se ne esce con: guarda ti posso dire menomale? Il mondo della moda ai single regala solo gioie. Uno dei responsabili (quello con cui ho legato di più fin ora) si gira e fa: le regala anche a quelli fidanzati come me porca puttana Lù (gli piaccio palesemente, ma stella sei fidanzato e non voglio problemi grazie).
Le colleghe anche stupende, una più gentile dell'altra.
Sto imparando tutti i nomi perché ogni giorno spunta qualcuno di nuovo. Ieri ad esempio entra un ragazzo e mi fa: piacere Francesco, quello dell'altro store. Perché giustamente già devo imparare i nomi (tutti uguali per giunta, due Valentina, due Alessandro, due Stefano, che minchia variate un po' con questi nomi che mi confondete) di quelli che sono del mio di store, poi arrivano anche quelli da fuori 🫠.
Stasera prima cena aziendale, per i 20 anni e mi vengono già a prendere i colleghi per portarmi con loro 🥹 dove conoscerò tutti i colleghi anche degli altri posti.
Tra l'altro super felice, perché sto imparando tantissime cose e mi hanno messa a fare mansioni che danno a gente che lavora lì da almeno 2 settimane (io dopo 2 giorni ho già fatto quasi tutto).
La mia responsabile era talmente felice che è arrivata in ufficio e fa al manager: indovina cosa le ho fatto fare al secondo giorno ehhhh?.
Il manager: l'hai già portata giù a fare 'nome di mansione'?
Lei: sii è troppo sveglia quindi le ho già insegnato tutto.
Il manager tutto gongolante dicendo che lui da subito ha detto che si vede che sono intelligente e sveglia e che me la so cavare.
Super mega felice ❣️.
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veritanascoste · 2 months
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Geova è uno dei tanti nomi e inganni dei divini impostori assetati di potere e adorazione.
Tutte le religioni nascono con buone intenzioni ma vengono rilevate e distorte per un unico obiettivo: dividere,annullare il principio di ogni custode dello spirito.
Il demiurgo nella sua gerarchia come Geova o Yahvé sono entità egoiste i cui sfoghi di megalomania e crudeltà si possono vedere chiaramente nell'Antico Testamento della sacra Bibbia....che di sacro purtroppo non ha più nulla.
Nel corso dei secoli è stata riscritta, aggiustata e interpretata male...e oggi i vari traduttori ne hanno testimoniato abbastanza per sollevare dubbi e sollecitare i cuori impavidi di vera saggezza, a riscrivere i veri concetti d'amore incondizionato e crescita spirituale per poter aprire la porta allo spirito. Uno spirito chiuso in una gabbia illusoria di nebbia fitta che non permette il risveglio, non accende la coscienza addormentata.
Il demiurgo è allo stesso tempo quella forza mentale che crea il suo mondo illusorio solo grazie alla pura energia pensante della vera creazione originale... le vere essenze divine - che provengono dalla Sorgente.
I figli amati sono solo ostaggi, spiriti infiniti, immortali che sono stati intrappolati nei corpi umani eoni fa, per soddisfare la fame di energia di coloro che sono stati ingannati da un dio genetista che si spaccio' per la Fonte.
La loro predazione è basata sulla paura, il dolore, la sofferenza, la crudeltà, il male e i desideri che il demiurgo e le sue gerarchie provocano, si deve comprendere che, le polarità hanno istinti diversi, c'è chi sfrutta e provoca appunto basse energie vibrazionali e chi invece le fa' elevare perché si nutre di quelle sottili. La guerra è loro e usano noi come pedine.
Finisce un ciclo dove hanno governato gli oscuri e passano la palla ai nordici corrotti che la new age spinge ignorantemente dichiarandoli benevoli.
Richiedono la nostra energia per sopravvivere...e per tanto inganneranno attraverso la quinta dimensione,la nuova trappola soprannominata " il paradiso in terra, la Gerusalemme celeste".
I canalizzatori che riportano messaggi angelici non hanno compreso che sono messaggi ingannatori del basso astrale. Sono parassiti energetici, tanti sono esseri demoniaci e gli egregori mentali.
In altre parole è il demiurgo che come strategia di potere ci ha messo la mente per il controllo, la manipolazione e la predazione energetica.
La cosa più grave è che per mancanza di conoscenza, crediamo che sia la "nostra mente" e che tutti i pensieri siano nostri.
Abbiamo una mente superiore e una mente inferiore.
Così ci sottomettiamo e crediamo che questa realtà di limitazione imposta, accettando il dolore, la limitazione e la sofferenza sia parte obbligatoria della vita, come presunto "apprendimento" per "crescere" ed "evolvere" ciò che non è vero. Lo spirito infinito È per sempre libero senza limiti❗
Solo la connessione con il tuo interiore può farti uscire da questa prigione distruggendo le mura di Alcatraz.
Sarà la forza del tuo cuore, quella scintilla divina o Spirito che è il tuo vero Essere, che determinerà la tua scelta.
Si batterà  in un  duello contro il demiurgo, per poter riottenere il controllo di se stessi. Lui  esercita sulla nostra mente con infinite trappole astutamente pianificate dove ti fa credere di aver trovato, in qualcuno, in qualcosa, nel denaro, nel potere, in una professione o in qualsiasi cosa, la tua forza, volontà e verità.
L'energia del corpo mentale nell'essere umano è il territorio dell' OPPRESSORE : il demiurgo.
Per spegnere il suo potere va fatta presenza della luce non è altro che il tuo spirito  infinito che non  è altri che  il vero portatore di un'essenza pura e indistruttibile.
Non cercare fuori ciò che è solo dentro di te.
Una volta che avrai capito come distruggere il sistema operativo mentale che il demiurgo controlla, potrai dire di aver corretto la matrice. Non potranno agganciarti perché sei solo un  Hacker.
Riflettiamo....... ❤
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Poco fa mi sono lamentato senza troppo nasconderlo della pornografia del dolore che fa sì che persone normotipiche, perfettamente sane, facciano commenti tipo "sei una guerriera!" "sei un assoluto eroe" "ma come fai!" a persona che, pur normodivergenti, vuoi per malattie croniche, vuoi per condizioni psichiche, stiano compiendo azioni assolutamente considerate "normali" per i canoni sociali.
Indubbiamente per loro quelle azioni richiedono una fatica immensa (fare la spesa è una fatica immensa per le funzioni esecutive superiori e per quelle prassiche), che ci sono delle volte in cui sembrano totalmente incapaci a farle (ed è assolutamente vero, nelle giornate di meltdown ho pazienti che a fatica riescono a strisciare fuori dal letto), ma non è che se scrivete loro che sono eroi o eroine magicamente la società cambia e ciò che dovrebbe essere agibile anche per loro lo diventa immediatamente.
No, rimarrà a loro inagibile obbligando ste persone a fare sforzi titanici, e permetterà a voi - platea masturbatrice - di farvi le vostre personalissime seghe sulla loro fatica immane, con questa pornografia insita nel guardare gli sforzi altrui comodamente seduti sul divano.
E sapete qual è la cosa più comica? L'invidia nascosta dietro questi complimenti, perché ste persone qui - che hanno le loro cazzo di condizioni gravi, debilitanti, faticose da gestire e da sopportare che o ci parlate davvero o non sapete neanche lontanamente di cosa stia parlando adesso - comunque ci provano, falliscono a volte, riescono a volte, e ci provano.
E visto che in moltissimi altri casi (e non parlo qui di soffre di depressione ansia cazzi e mazzi, parlo di chi è considerato "sano" nell'accezione clinica del termine ed è solo - altro termine tecnico - pesaculo) voi ste cose non le fate, non vi alzate a fare la spesa, a lavorare, a dare un senso alla vostra esistenza, la rosicata dietro tutto ciò è immensa.
Però sapete che a rosicare di una persona disabile (diamo anche i giusti nomi) si passa sempre un po' per scarti, quindi piuttosto che rosicare apertamente, e piuttosto - sia mai che ci si pensi - di dire "ma forse tocca n'attimino cambiare questa società per dare accessibilità anche a cose altrimenti inaccessibili, forse? No? Magari?" è più comodo attuare quella che si chiama formazione reattiva e trasformare tutto il rancore l'invidia e la stizza per chi ce la fa in complimenti e gentilezza, che si riconosce lontano un miglio essere falsa e fatta solo per sgravarsi la coscienza.
(e niente, oggi mi sono svegliato con qualche principio di brecciolino nelle scarpe da gettare via, nfateci caso, continuate così che siete grandissimi)
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yomersapiens · 1 year
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Tumblocalypse
- Da quanti anni sei chiuso qua dentro? - Saranno più di quindici. - E nessuno è mai riuscito ad entrare? - Ci provano sempre. Cambiano aspetto. Nome. Tipologia d'attacco. Li ho studiati tutti. Ho visto vecchi amici cadere e prendere il loro posto. Si reinventano, ma qua dentro non entreranno mai. È l'ultima barricata.
Mi avvicino alle assi di legno inchiodate davanti a quella che sembra essere stata una porta, una piccola fessura mostra quello che c'è fuori. Sono tantissimi, alcuni sono corpi nudi, portatori di seni enormi creati per attirare l'attenzione. La maggior parte sono pagine vuote, facce numeriche con nomi umanoidi. - Saranno migliaia... centinaia di migliaia... - Continuano ad aumentare. Si mettono qua fuori e aspettano di seguirmi. - Riesci a bloccarli tutti? - Ci provo, ma sta diventando impossibile, non riesco più a distinguerli da quelli veri, guarda laggiù - Indica una ragazza vestita in stile anime che urla sbracciandosi, sembra in pericolo. - Dobbiamo aiutarla! Non è una di loro! - È qui ti sbagli! Hanno capito come fare, si stanno evolvendo. Lei è esattamente come tutti gli altri, se non peggio, perché crede di essere umana. - Come diavolo è possibile? - Da quando è arrivato lui, tutto è cambiato. - Lui chi? - Non lo vedo da un po' ma prima era qua fuori ogni giorno. L'uomo giallo, dalle orecchie a punta. Sembrava un mostro creato dalla mente malata di un disegnatore giapponese. È stato lui a raggrupparli, loro lo seguivano mentre ripeteva pika-pika. Ho ancora i brividi a pensarci. Quegli occhi minuscoli e neri mi perseguitano. - Che fine ha fatto? - Una volta radunato il suo esercito si è nascosto, penso sia laggiù, in un castello. - Da quanto non mandi un segnale verso l'esterno? - Ho provato a postare una settimana fa, una gif, ma nessuno sembra averla notata. - Quindi potrebbe non esserci più nessuno di vivo davvero qua fuori. - Talvolta ricevo un segnale da parte di un gruppo che vuole insegnarmi come essere un dinosauro. - L'ho ricevuto anche io, è stato terribile, sembrava divertente e invece... - Invece era solo un altro stratagemma architettato da pika-man. - Così si chiama? - Così abbiamo cominciato a chiamarlo noi della resistenza. - Cosa fate voi di preciso? - Alcuni scrivono. Pensieri. O hanno bisogno di compagnia. Alcuni si confessano. Pochi creano. Sempre meno. Altri mandano fotografie. Didascalie. Citazioni. Ogni tanto un messaggio anonimo, una risposta secca per chiudere il discorso. Potrebbe non essere qualcuno di reale, potrebbe essere uno di loro. - Chiedono aiuto? - No, in genere chiedono foto piedi. - Ah. E i troll? - Ci sono ancora ma stanno tra di loro. Quando serve li distraiamo con una nuova teoria complottista che li tiene impegnati per mesi. - Quindi di attivo, non fate nulla? - Non ha senso. Guarda fuori. Sono in troppi. Hanno vinto loro. Questo posto è in mano ai bot adesso. - È un peccato. - Lo è, ma guarda che tette hanno alcuni. - Sono davvero fatte benissimo. - Le hanno studiate per anni e ci sono riusciti, meglio delle originali. - E quindi che farai, li lascerai entrare? Cederai anche tu? Mollerai tutto? - Ogni tanto, quando ho voglia, lancerò un segnale. Qualcosa di breve magari. Una battuta o una frase romantica del cazzo, come quelle che scrivevo una volta. - Niente più photoset? - Sono troppo vecchio per quelle cose. Ci sono persone bellissime e preferisco guardare loro. Poi ho paura di essere utilizzato. Studiato. Copiato. Riprodotto. Clonato. - Potrebbero farlo? - Oramai non mi sorprendo più di nulla... - Senti ancora qualcuno della vecchia guardia? - Ogni tanto l'anziano dottore grigio rimette in funzione il segnale morse. Mi manda un audio lungo una decina di minuti fatto di bip biiip.
Delle urla spaventose provengono da fuori. Corriamo alla porta per guardare che accade ma un fascio di luce intenso quanto un laser ci acceca. - Cosa sta succedendo??? - Non lo so!!! È terribile!!! - È tornato pika-man??? - Forse è lui! Ma non vedo più niente!!! - Corri a prendere dell'acqua, c'è una tinozza piena vicino alle bozze salvate. Bagnati il viso. Torno a vedere ma tutto è offuscato, le urla sono finite. C'è una strana calma nell'aria. Odore di sangue e brandelli di bot porno ovunque. - Non è stato pika-man. Questa non può essere opera sua. - È allora di chi diavolo si tratta? - Guarda! Laggiù! su quel cavallo! - È la signora bianca! Quella della profezia!!! - Non può essere vero. È solo una leggenda... - È lei! Guardala! Imbraccia la lunga spada argentea! È stata lei! È venuta a liberarci! - Vuol dire che, possiamo uscire? Te la senti? - Non so se sono capace. Da quanti anni è che parlo da solo? - Ho perso il conto. - Dobbiamo uscire. Unirci a lei. Insieme forse possiamo farcela a sconfiggere pika-man. - Scrivi all'anziano dottore. Smetto di guardarmi allo specchio e parlare al mio riflesso. Inizio a togliere i chiodi dalle assi sulla porta. È arrivato il momento di fare qualcosa.
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libero-de-mente · 8 months
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VACANZE
Non esiste cartina tornasole, come prova decisiva, delle vacanze estive per comprendere come il tempo passi. E come rimpianti si acuiscono.
Il tempo passa e smaschera le nostre incoerenze, le certezze di ieri non sono quelle di oggi così come i "non ce la posso fare" di ieri essere dei rimpianti di oggi.
Estate 2023.
Figlio uno partirà tra qualche giorno con amici in auto, destinazione Toscana; figlio 2 parte oggi con la sua Rebecca, destinazione Trentino. Uno al mare l'altro in montagna.
Entrambi lontani centinaia di chilometri da me.
Sono due ragazzi, i miei figli, che si sono visti frenare la loro vita sociale e di aggregazione, quando stava per nascere, dagli anni bui della pandemia. La scuola in DAD, le zone rosse, i coprifuoco e le mascherine a coprire i loro sorrisi da adolescenti.
Il distanziamento sociale che per alcuni adulti è stata una pausa, un gran respiro per staccarsi da situazioni tossiche, è stato per i ragazzi una brusca frenata nella loro vita sociale.
Come quando ti ritrovi a bloccare in frenata l'auto lanciata di corsa in autostrada, un rallentamento che altera inevitabilmente la media tempo/percorrenza.
L'anno scorso fu figlio 1 a fare il primo passo, chiese e ottenne di andare in Campania. Prese l'autobus autostradale una sera di agosto. Lo accompagnammo, ci salutò e salì in maniera composta sul mezzo.
Lo guardavo sbirciandolo dalla portiera dell'autobus, lo stavo osservando mentre guardava fuori dal finestrino quando venni distratto dalle voci concitate di due persone.
Uno dei due conducenti stava discutendo con un ragazzo perché sprovvisto di mascherina, per le norme in vigore non poteva salire.
Notai lo sguardo supplichevole del ragazzo, se avesse perso quel mezzo quella sera probabilmente gli sarebbero saltati tutti i suoi piani.
Ho immaginato a una famiglia che lo aspettava, a una compagna o a degli amici con cui poi partire per altre destinazioni.
Mentre pensavo a tutto ci mi ero mosso automaticamente raggiungendo la mia auto, tenevo sempre delle mascherine di scorta così ne presi una e la offrii al ragazzo.
Mi ringraziò e riuscì a salire a bordo. Fu allora che riguardando Daniele, mio figlio che probabilmente non si era accorto di quella scena, lo vidi in lacrime. Stava piangendo a singhiozzo.
Credo che sia stata una di quelle volte, in vita mia, in cui mi si è letteralmente fermato il cuore. Non potendo salire per motivi di sicurezza lo chiamai al telefono.
Lo ascoltai, lo rincuorai e gli dissi che tutto era a posto. Gli dispiaceva "lasciarci". Era la prima volta. Io sentivo il suo pianto, lui per fortuna non sentì il mio.
Quest'anno entrambi andranno per le loro strade. Strade di vacanze, più che meritate.
Sembra passato poco tempo da quando si stava attenti alla sabbia che poteva irritare gli occhi di bambini piccini, al sole che poteva ustionare pelli così delicate.
Oppure il tempo in cui correvano per la spiaggia e la paura di perderli tra la fola, che era un'angoscia costante.
I momenti in cui entravano in acqua e "Tranquillo pa' so nuotare", in quei momenti mi passava il ricordo di mia madre. Con i piedi ben piantati sul bagnasciuga, una mano su un fianco e l'altra a mo di saluto militare sopra gli occhi per proteggerli dal sole. Per vedermi meglio.
I segnali in codice "madre", le mani che mimavano i vari "vieni più vicino", "esci che hai le dita a spugna", "lì non tocchi spostati", "quando esci facciamo i conti". Segnali come quelli nautici, quelli fatti con le bandierine dai marinai.
Erano tante le madri, allora, in fila come un plotone di esecuzione sulla spiaggia. Con tutti quei segnali, i nomi dei propri figli ben scanditi a richiamare l'attenzione se si guardava verso il mare aperto, interrompendo il contatto visivo con il genitore madre.
Credo che se questi plotoni di madri degli anni '60 e '70, fossero stati messi sulle spiagge di Utah Beach oppure Omaha Beach in Normandia, nel giorno del D-day, ci sarebbero stati moltissimi meno morti tra gli alleati.
Le vacanze con i diavoletti ti portavano a bramare di ricominciare a lavorare, a volte, a farti capire che le vacanze analcoliche non erano certo di aiuto. Così la sera, quando tutti erano a letto, qualcosa di fresco e alcolicissimissimo era irrinunciabile.
Ora che scusa avrò per bere? Tutto sarà così silenzioso e irreale.
Eppure avrò il tempo di leggere quel libro, di riguardarmi quel film, di prendere il sole senza dover tenere un occhio aperto per vedere dove sono i marmocchi.
Potrò davvero rilassarmi.
Ma non sarà così, la chat di famiglia sarà monitorata di continuo per vedere se qualcuno ha scritto o condiviso qualcosa. Cercando di frenare la voglia di chiedere, anche semplicemente come va, per non passare da genitore tedioso. Che poi ottieni esattamente l'opposto.
Mi abituerò, nella vita ci si abitua a quasi tutto, ma sono sicuro che nel mio cuore non mi rassegnerò al fatto che quelle corse appresso ai pargoli e i castelli di sabbia, forse, sono stati dei momenti di grazia assoluta.
E come si dice spesso in questo caso mentre guardiamo foto o immagini degli anni passati, quando eravamo giovani noi, "eravamo felici e non lo sapevamo".
L'importante che loro lo siano oggi, intendo felici.
Per me ci saranno altri momenti di felicità. Questa sera pizza ad esempio. Ci vuole.
Magari offrirò i miei servigi di genitore apprensivo a giovani genitori social, quelli che invece di stare sulla battigia preferiscono le stories e i selfie. Ci penserò io ai loro mocciosi.
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kon-igi · 1 year
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POST (purtroppo) PIÙ SERIO DI QUELLO CHE INIZIALMENTE SEMBRI
Io sono un otaku di seconda generazione cioè ho coltivato una passione per manga e anime giapponesi negli anni 70-80 e sono stato poi aiutato da Figlia Grande&Moroso a rinnovarla coi prodotti che, a differenza di allora, oggi sono disponibili a valanga.
Sarò coinciso, seguitemi.
Esiste un manga, poi trasposto in anime, che adoro sopra ogni altro per la sua originalità della storia e per la caratterizzazione dei personaggi.
Jojo’s Bizarre Adventure. 
Può darsi abbiate visto qualcosa dell’anime sotto forma di gif o in immagine (appunto) bizzarra ma, in sintesi, è la storia dei membri di una famiglia il cui nome e cognome hanno le sillabe Jo+Jo e che attraverso gli anni scoprono e usano un potere chiamato STAND, una sorta di proiezione della loro personalità che agisce e combatte in modo (ribadisco) bizzarro.
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(Star Platinum, lo Stand di JOtaro kuJO)
Questo anime mi piace così tanto che per diletto io e figlia grande giochiamo a immaginare quale possa essere lo stand di ogni persona che conosciamo, delineandone le caratteristiche e i poteri, e poi ci fermiamo lì perché io faccio schifo a disegnare (il mangaka è il suo moroso ma ha sempre troppi altri progetti per buttarmi giù almeno una bozza).
Naturalmente quelli riusciti meglio sono gli stand della nostra famiglia: il mio si chiama Heart On John e il suo attacco speciale Rocket Man (l’autore del manga usa spesso nomi di gruppi musicali, cantanti o composizioni), quello della mia compagna La regina della Notte e il suo attacco Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, quello di figlia grande, invece, Judge Dread col suo Judgement Day...
Sembra un’idea sciocca ma posso assicurarvi che per come sono stati costruiti ne verrebbe fuori una storia molto godibile.
Se mi conoscete un po’, però, sapete che tutto quello che scrivo e mostro di me è sempre permeato da un aura divertente e ironica perché non c’è mai stata una sola volta in cui i miei problemi si siano risolti dopo un attacco di autocommiserazione... i problemi rimanevano e io avevo in più la voce rauca per i lamenti.
Nella cinematografia horror classica esiste una definizione per la figura della protagonista che sopravvive fino alla conclusione del film, che pur soffrendo terribili sciagure e torture riesce a sconfiggere lo psicopatico di turno.
Ed è questo il nome dello stand di mia figlia piccola
FINAL GIRL
Più la colpisci e la ferisci, più lei diventa cazzuta e quando il tizio con la maschera da hockey o la faccia di pelle sembra avere la meglio, lei si tira su e gli pianta nel culo una motosega.
Non amo la narrazione della guerriera che sconfigge il male che la affligge perché è molto facile che più spesso ci si debba convivere, soprattutto se non si tratta di un problema fisico, ma in questo caso la motosega le è stata data e prima dei titoli di coda state sicuri che la pianterà dove deve.
Dopo 20 giorni di antibiotici sempre più potenti, antidolorifici e cortisone per febbre troppo alta e una gola che si chiudeva sempre di più, l’abbiamo portata semi-incosciente e febbricitante in pronto soccorso, da dove poi è stata trasferita d’urgenza al reparto infettivi.
Potrei divertirvi raccontandovi quello che ha fatto al triage del PS quando le ho suggerito di non minimizzare i sintomi ma anzi di esagerarli un po’ (c’erano decine di persone con taglietti del cazzo e mal di testa vari) ma quello credo meriti un post a parte... corredato del suo audio whatsapp in cui mi urla con voce roca COL CAZZO CHE FACCIO IL TEST DELL’HIV MICA SONO UNA TOSSICA EROINOMANE! e io che le spiego, cercando di non ridere, che lo somministrano di default a chi entra in quel reparto... oppure di quando non voleva consegnare la provetta col campione di feci per la coprocultura all’infermiere figo perché poi magari lo incontrava fuori.
È ancora ricoverata, sta un po’ meglio e molto probabilmente si tratta di cytomegalovirus o mononucleosi con manifestazione severa, però se quello che non ti uccide ti rende più forte, magari adesso anche basta.
Comunque questa è lei, la mia Final Girl
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E a casa stiamo aspettando tutti di vederla ritornare mentre ripulisce la sua motosega dal sangue dello stronzo che ha avuto la pessima idea di intralciarle il cammino.
P.S.
Perdonate la melodrammaticità e il colpo di scena acchiappalike ma in realtà volevo solo sfogarmi e sdrammatizzare un po’... e oramai ben sapete che io ci riesco solo in questo modo :)
<3
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lesenfantsducinema · 3 months
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Politicamente neutro. Sempre pronto a credere al peggio. Sei deferente verso gli altri. Sei acutamente sensibile verso i sentimenti di estranei, ma ti ostini di non capire la tua stessa famiglia. Ti facciamo venire il dubbio di essere tu quello fuori posto fra noi. [...] Reprimi il tuo amore. Lo provi ma non lo dimostri. E quando lo dimostri, è il risultato di un lungo e tormentoso processo decisionale [...] Bevi whisky. Non ti sforzi a far nulla. Adultero riluttante. Americano.
Don DeLillo, I Nomi.
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scorcidipoesia · 4 months
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Il tempo scorre e dai spazio ai nostri incontri, ti allontani dalla mia mente. Non andare, infrangi una regola non scritta, un’incisione che stavamo facendoci con i nostri nomi. Quando sussurro il tuo si apre la mia bocca, e non odo il mondo che la’ fuori continua a correre. Resto immobile in questo destino precario fatto di sogni solo accennati. Fammi un ritratto, fatti inventare. Toccami con la lentezza di un vento che non soffia quassù, cerca i nomi dei venti ed imita il loro sospiro per arrivarmi dentro, deciso. Sfiorami con la piuma delle tue parole raffinate, un ventaglio nuovo che si apre su nuovi mondi. Chiamami. Dai nuova linfa al mio nome, un’eco diversa e riempiti la bocca, fallo tuo, masticalo piano e poi disegnalo mentre mi cerchi, così che potrò prendere forma e insieme a te fiorire, come una bacca che non si arrende al buio e si offre agli occhi, ed è.
Tatiana Andena
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