Tumgik
#emmenalgia
aseparatepeace · 2 years
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Marco,
sto leggendo un libro su Fabrizio De André. L’ha scritto Dori Ghezzi insieme a due professori, due linguisti. È un libro sorprendente, e mi sono appena imbattuta in questo passaggio nel quale i due linguisti spiegano il significato della parola “emmenalgia”: “Da ‘Emméno’, un verbo greco che significa ‘rimango saldo’, ‘persevero’, ‘continuo strenuamente’. Un senso di struggimento malinconico per il desiderio di voler continuare a oltranza. Un verbo insidioso, però. Perché ‘emméno’ significa anche ‘sottrarre alle leggi, alle decisioni di altri’. Il destino di tutti gli esseri umani – e non solo: se anche Dio è costretto a soggiacere ai dettami del libero arbitrio – se si trovano alle prese con i limiti di tempo che li determinano. Una parola che è veleno e cura per la ferita del futuro quando ci manca; e che quindi in un certo senso non serve a nulla. Perché in realtà, anche se cura ‘una’ ferita, la vera accanita speranza di tutti gli esseri umani quando sono onesti con loro stessi è che la ferita non capiti mai.”
Ma, Marco, questo verbo sei tu. Nessuno come te sa essere così strenuo nel perseverare, ma anche nessuno come te sa sottrarsi al cambiamento, proprio come il verbo insidioso di cui parlano i due linguisti: rimani saldo, continui a oltranza, ma anche, fatalmente, ti sottrai alle leggi e alle decisioni degli altri.
E ho capito, all’improvviso (ecco perché all’improvviso ti scrivo, anche se so che non mi risponderai) che tu sei davvero un colibrì. Ma certo. È stata un’illuminazione: tu sei davvero un colibrì. Ma non per le ragioni per cui ti è stato dato questo soprannome: tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro. Ed ecco perché starti vicino è così bello.
E però, quello che a te viene naturale, agli altri riesce difficilissimo.
E però, la tendenza al cambiamento, anche quando è probabile che non porti nulla di meglio, fa parte dell’istinto umano, e tu non la concepisci.
E però, soprattutto, questo stare sempre fermi, facendo tutta quella fatica, a volte non è la cura, è la ferita. Ed ecco perché starti vicino è impossibile. Ho passato tutta la mia vita a chiedermi perché tu non sia riuscito a fare ciò che per molto tempo è sembrato il tuo desiderio più vivo: quel passo che ti avrebbe permesso di stare con me. Mi sono chiesta cosa ci fosse in te che, quando eravamo vicinissimi (è successo parecchie volte, in tutti questi anni) ti risucchiava all’indietro, respingendo all’improvviso quel che fino a un momento prima avevi attratto. Di colpo oggi ho capito che in realtà è successo il contrario, che sono io che non sono riuscita a stare con te. Perché per stare con te bisogna riuscire a fermarsi, e io non sono mai stata capace di farlo. Il risultato rimane uguale, noi due ci siamo mancati, in tutte le accezioni che si possono dare a questo participio: ma questo nuovo punto di vista mi riempie di una tristezza anch’essa nuova, e atroce, perché mi accorgo che forse è sempre dipeso da me.
Anche arrivarci così tardi, a capirlo, è atroce, ma è sempre meglio che non arrivarci mai.
Marco. Ci sono scoppi, fuori dalla finestra, urla, sirene d’ambulanza. È sabato, e ogni sabato qui è la fine del mondo, ma è diventato normale. I gilets jaunes che spaccano tutto sono diventati normali. Fare a meno di te è diventato normale.
Buon Natale
Luisa
Il colibrì, Sandro Veronesi
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donnyblogger · 3 years
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Intervista esclusiva a Dori Ghezzi «La mia carriera, Fabrizio e la Fondazione»
Intervista esclusiva a Dori Ghezzi «La mia carriera, Fabrizio e la Fondazione»
Una solare immagine di Dori Ghezzi (Courtesy Dori Ghezzi) Dori Ghezzi, nata a Lentate sul Seveso, ha iniziato giovanissima la sua carriera di cantante nel 1966. Nel 1969 ha vinto al Lido di Genova la Caravella d’Oro per Casatschok e nel 1970 ha partecipato al suo primo Festival di Sanremo con Occhi a mandorla, in abbinamento con Rossano. Dopo i primi successi da solista inizia nel 1972 la…
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