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#divulgazionescientifica
risplendiii · 1 month
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Ciao belli!
Qui per dirvi che da qualche giorno è uscita su Spotify la mia intervista a Barbascura X.
Inutile dire che sono super grata di aver avuto l'occasione di incontrarlo e scambiarci una chiacchierata, ma soprattutto ricordo quest'esperienza con piacere perché mi sono proprio divertita.
Spero che la puntata vi piaccia. Se la ascoltate, fatemi sapere che ne pensate!
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staipa · 2 months
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/se-pianto-un-albero-posso-mangiare-una-bistecca/?feed_id=1338&_unique_id=65df1d9db78b8 %TITLE% Seguo Giacomo da tempo attraverso il suo canale YouTube @EntropyforLife (https://www.youtube.com/c/EntropyforLife), per chi non lo conoscesse è un giovane divulgatore scientifico, il suo percorso di studi è improntato sulla Biologia Evoluzionistica ma si occupa spesso anche di temi ambientalisti. Lo fa con un altissimo livello di razionalità e di scrupolosità nei dati, cercando di essere sempre il più imparziale possibile ed esponendo interamente le analisi dei dati che porta. Nel descrivere questo suo libro, il cui titolo completo è Se pianto un albero posso mangiare una bistecca? Guida scientifica per un ambientalismo consapevole, sono costretto a usare almeno in parte la sua sinossi, perché in questo caso è davvero esplicativa del messaggio che il libro stesso vuole trasmettere: Emetto più CO2 se mangio carne bovina biologica, polli da allevamento intensivo, frutti di mare o un trancio di pesce spada? È davvero utile adottare alveari di api o finanziare aziende o associazioni che piantano alberi in giro per il mondo? Ogni giorno la nostra vita è riempita da una serie di dilemmi etici e morali che assomigliano molto a queste domande. Ormai, infatti, abbiamo tutti gli strumenti per capire che ogni nostro comportamento produce un impatto sul pianeta. Eppure, nonostante questa consapevolezza, spesso ci sentiamo impotenti di fronte ai mille problemi che la crisi ambientale ci pone di fronte quotidianamente. È difficile capire quale delle possibili soluzioni sia la migliore e così anche la nostra buona volontà di azione ne viene minata. Ci sono alcune azioni che hanno un grandissimo impatto in termini di inquinamento e di produzione di CO2, come mangiare meno carne soprattutto bovina, o coibentare la propria abitazione e altre che seppur decantate hanno impatti decisamente infinitesimi come farsi i saponi in casa o produrre da sé il cibo nell'orto, altri ancora possono avere impatti negativi e far guadagnare soldi a chi ne sfrutta l'ideale come adottare un alveare di api da miele. Ci sono anche ideali come il veganesimo che al di là dei motivi etici portano un impatto ecologico molto più basso di soluzioni intermedie e più applicabili alla massa, o scelte come l'allevamento intensivo che ci pongono davanti alla scelta tra il benessere animale o il consumo di suolo e un impatto enorme sull'inquinamento dell'aria, delle falde acquifere e sulla biodiversità. Ci sono momenti in cui è necessario scegliere tra uccidere oggi un certo numero di animali invasivi o lasciare che questi uccidano molti altri animali causando rischi per le specie autoctone. Ci sono modi di piantare boschi che possono aiutare la biodiversità e modi in cui invece può essere un ulteriore colpo contro la biodiversità. Lo stesso piantare alberi quale impatto positivo ha? Ha senso farlo per la CO2 o i motivi più importanti per farlo sono invece altri? E quali invece possono essere i risvolti negativi? C'è modo di quantificarlo? Non esistono scelte che portino conseguenze esclusivamente positive, se non nelle semplificazioni che ci vengono portate da idealisti che stanno spingendoci in una o l'altra direzione, consapevolmente o meno, in buona fede o meno. Le cose sono quasi sempre più complicate di così ed esistono dei trade off che ci impediscono di fare scelte completamente radicali in una qualsiasi direzione. In maniera più semplice si può dire che in qualsiasi scelta ambientale "la coperta è corta", si può andare in determinate direzioni scegliendo di tralasciarne altre, ma qualunque scelta porta una ampia gamma di conseguenze. Cosa fare quindi? Questo libro non ci da nessuna risposta su cosa sia meglio fare e cosa no, ma ci fornisce una serie di dati e informazioni su cui riflettere per capire le motivazioni di alcune scelte o per poter scegliere consapevolmente. Ci insegna soprattutto che se vogliamo
impegnarci per migliorare l'ambiente il primo passo è quello di cercare di capire quali tra le azioni che possiamo intraprendere siano quelle con un maggiore impatto in modo da non trovarci a perdere energie, tempo e risorse in azioni prive di un impatto reale. E tutto questo lo fa in maniera semplice e chiara, alla portata di tutti. Lo definirei un modo finalmente razionale e consapevole di impegnarsi nell'ambientalismo in mezzo a centinaia di slogan troppo spesso altisonanti (https://short.staipa.it/ak6g6). E ce ne è davvero bisogno.
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scienza-magia · 2 years
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La Notte dei Ricercatori dell'Università dell'Aquila
Giocando con la geometria, la fisica e la chimica: gli eventi per bambini in attesa della Notte dei ricercatori. Ritorna il classico appuntamento autunnale con “La Notte Europea dei Ricercatori”, promossa dalla Commissione Europea a partire dal 2005, ormai il più affermato evento di divulgazione scientifica in Europa, con la contemporanea partecipazione di 25 paesi. L’evento è in programma per venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre. Il sempre maggiore interesse per la manifestazione è testimoniato anche dalla notevole crescita negli ultimi anni del numero di eventi organizzati nelle settimane  immediatamente precedenti e successive al weekend principale.
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Anche quest’anno, l’Università degli Studi dell’Aquila promuove UnivAQ Street Science – La Ricerca al Centro.  L’evento, ideato e realizzato per promuovere la diffusione della cultura scientifica, si terrà a piazza Battaglione Alpini  (nel parco del Forte Spagnolo) e a piazza Chiarino, dal 24 settembre al 1 ottobre, con  un programma ricco e variegato, che abbraccerà un’intera settimana: seminari, talk, pop-up, lezioni divulgative con scienziati e scienziate  di fama internazionale ma anche dibattiti, spettacoli teatrali e musicali, contest tra scuole, gare sportive e incontri con ospiti molto speciali. Il ricco programma può essere consultato qui: https://www.univaq.it/include/utilities/blob.php?table=evento&id=1615&item=programma In questo contesto, il dottor Alessandro Stroppa, Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale dell Ricerca (CNR), e Responsabile della Sede dell’Istituto SPIN dell’Aquila, propone  numerose iniziative pensate per avvicinare i bambini della Scuola Primaria, alla scienza: i laboratori scientifici hanno come obiettivo quello di stimolare i bambini all’osservazione, alla curiosità, al ragionamento critico, alla ricerca di spiegazioni attraverso prove ed esperienze, per parlare di matematica, geometria, fisica e chimica.
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Il dottor Alessandro Stroppa Gli eventi sono stati progettati dal Dott. Alessandro Stroppa  in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila, e presentati alle scuole in collaborazione con  le insegnanti Karin Giorgini, Giulia Dionisi, e Serena D’Agostino. I turni previsti per i giorni 29 e 30  settembre, presso il Dipartimento di Scienze Umane  dell’Università degli Studi dell’Aquila sono stati già tutti prenotati, appena sono state aperte  le iscrizioni. Tuttavia, numerosi Dirigenti scolastici di tutta la regione, hanno  invitato il ricercatore CNR a presentare gli eventi presso le proprie  scuole in date successive, grazie alla disponibilità di Alessandro, che osserva: “La divulgazione scientifica è una  missione che bisogna svolgere con passione. Per quanto mi riguarda, mi sono  concentrato nella progettazione di eventi  divulgativi per i più piccolini, attraverso i quali, riusciamo a presentare  argomenti notoriamente complicati, quali l’infinito matematico, le geometrie nella  struttura della materia, le simmetrie, la fisica dei colori, in maniera semplice e divertente. Il successo del nostro approccio, oltre dai numerosi inviti presso le scuole di tutta la regione,  è testimoniato dalla domanda dei bambini che spesso mi rivolgono a fine evento: “Professore, quando ritorna la prossima volta? Mi sono divertito molto! Questa rappresenta la soddisfazione più grande”. I dettagli del programma: https://www.cnr.it/it/evento/18068/giocando-con-la-geometria-la-fisica-e-la-chimica Per ulteriori informazioni sugli eventi divulgativi per le scuole primarie, dottor Alessandro Stroppa, 347 8959402. Read the full article
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frajawild · 1 month
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🦊
Non avrei mai pensato, un giorno, di portare in giro la mia volpina. Anzi, in realtà è lei che porta a zonzo me.
E se proprio vogliamo, non avrei mai pensato, un giorno, di essere CEO di una società in grado di creare cose incantevoli come questa. Ecozoica
Non avrei mai pensato, un giorno, di essere curatrice di mostre, ma non mostre qualsiasi, ma di esposizioni scientifiche divulgative così appassionanti e coinvolgenti come #unsonnobestia
La vita non smette di stupirmi.
Conferenza stampa? ✅
Interviste? ✅
Un grazie speciale ai miei fantastici soci e socie, senza i quali non sarei CEO di alcunché!
Un grazie enorme a Fondazione Zoè che ha richiesto la nostra mostra per #brainawarenessweek 🙏🏻✨
📅DAL 14 MARZO AL 7 APRILE
📍Gallerie di Palazzo Thiene, Vicenza
#ecozoica #divulgazionescientifica #mostra #vicenza #esposizionescientifica
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Un disturbo del comportamento alimentare può presentarsi anche durante la gravidanza e nel periodo post- partum. Si parla di pregoressia o pregorexia (dai due termini "pregnancy" e "anorexia") quando la paura di ingrassare durante la gravidanza e la percezione distorta dell' immagine corporea, durante e dopo la gravidanza, diventano un' ossessione. 🤰🏼
È un disturbo alimentare, di cui non si parla spesso, anche se rispetto a qualche anno fa i casi sono in rapido aumento, complici anche i social, dove viene spesso portata al limite l' esibizione dei corpi in gravidanza e proposte immagini di rapide "remise en forme" e fisici tonici.
I comportamenti tipici della pregoressia sono frutto di una ricerca ossessiva del controllo sul peso e dell' immagine corporea:
🍝🥩🥧il conto delle calorie, il rifiuto del cibo, digiuni alternati ad abbuffate
🏃🏋️🏊 l'eccessivo esercizio fisico, come camminate estenuanti e sessioni di ginnastica frequenti.
🤰🏼Allo stesso tempo c' è una tendenza a nascondere il proprio corpo, a non accettare il cambiamento fisiologico dovuto alla gravidanza e questo ha una conseguenza anche nel rapporto emotivo con il bambino, che si sviluppa già in età perinatale.
In alcuni casi l'ossessione del peso può esserci già prima della gravidanza, oppure una volta consapevoli di dover affrontare un percorso di maternità, alcune donne entrano nel tunnel del terrore di prendere peso e non smaltire mai più quei chili, di non somigliare più ad una certa immagine.
Le conseguenze della pregoressia possono essere malnutrizione ed ipovitaminosi, che influenzano lo sviluppo fetale, ma anche lo stato di salute materno (metabolismo, problemi cardiaci, stati carenziali)
🩺🤰🏼🤱Identificare i segnali e comportamenti a rischio è importante per consentire di affrontare serenamente la gravidanza ed anche la fase successiva, dove lo stato di benessere materno influenza i primi mesi del bambino e soprattutto per sostenere le neomamme nel ritrovare un equilibrio psico fisico stabile.
#eatingdisorders #pregorexia #dca #divulgazionescientifica #disturbialimentari #salutematerna
#saluteriproduttiva #pediatria #counsellingprenatale #dca #pregorexia #bodyshaming #attivismo #disturbi dellalimentazione #salute #social #body #takecare #percezionecorporea
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paolopelini · 2 years
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IL BLOG DI PAOLO PELINI:
Su questa pagina http://blogdipaolopelini.blogspot.com/
oltre che sui social, verranno raccolte tutte le mie dichiarazioni e studi.
Per dare un punto di riferimento e una #divulgazionescientifica precisa, ordinata e puntuale.
Vi ringrazio a tutti per l'attenzione!
Paolo Pelini
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paolopelinierb · 2 years
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IL BLOG DI PAOLO PELINI:
Su questa pagina http://blogdipaolopelini.blogspot.com/
oltre che sui social, verranno raccolte tutte le mie dichiarazioni e studi.
Per dare un punto di riferimento e una #divulgazionescientifica precisa, ordinata e puntuale.
Vi ringrazio a tutti per l'attenzione!
Paolo Pelini
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goodbearblind · 3 years
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Posted @withregram • @scienze.naturali ... #science #scienzenaturali #scienze #naturalscience #nature #naturestyle #naturalist #naturalista #naturalistas #natura #naturalistlife #wild #wildlifephotography #seguicisufacebook #paginafacebook #divulgazione #divulgazionescientifica #divulgation #didatticaambientale #cenèdivulgatori #andreabonifazi #pollution #inquinamento https://www.instagram.com/p/CL__jn-liUy/?igshid=1id7v0r7cqetd
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psicologia-attiva · 4 years
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💔💔💔💔💔 . . . . . . . . . . #psicologia #psicologiaitalia #psychology #psyched #mente #mind #curiosità #freud #divulgazione #scienza #science #sociologia #divulgazionescientifica https://www.instagram.com/p/CEm2e8InYud/?igshid=xqm3t4tu0lv5
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lepsicostorie · 4 years
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Le emozioni, il nostro termometro interno (sempre, ma in un periodo come questo siamo costretti a farci i conti ancor di più)⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Ne stiamo parlando nelle stories, oggi tocca... alla #paura! 👻🙈😱⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ #emozioni #ekman #divulgazionescientifica #divulgazionepsicologica #lafrasedelvenerdì https://www.instagram.com/p/B_ovKARH8bP/?igshid=1e5sfrppjgm74
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chiarasolems · 2 years
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Quando finalmente decisi di curarmi e raccontare alle persone care la mia malattia, tutti furono profondamente sorpresi. Nessuno avrebbe mai immaginato che io stessi così male. Tutti mi dicevano “Ma da fuori non si vedeva niente”. E in effetti io, a parte in un paio di precisi momenti storici, non ho mai avuto grandi oscillazioni di peso che potessero far pensare a #disturbialimentari secondo i banali cliché. (GLI STEREOTIPI DELLA MALATTIA)... Ricordati che si tratta di un grave male interiore e invisibile. Non permettere a nessuno di dirti quanto e se stai male, perché tu lo sai! Vale G. ✔@chiarasolems ✔MondoSole www.chiarasole.com ✔ pagina FaceBook https://www.facebook.com/AssociazioneMondoSoleAnoressiaBulimiaBinge ✔ . #anorexia #ed #bulimia #bingeeating #da #disturbidellalimentazione #disturbialimentariitalia #anoressia #anoressiaitalia #anoressianervosa #bulimia #comeunvetrorottonellanima #sofferenza #vittoria #picoftheday #guarigione #dolore #depressione #divulgazionescientifica #comportamentoalimentare #dca (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CZqVrjBocIG/?utm_medium=tumblr
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risplendiii · 2 years
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PRENDETEVI 2 MINUTI PER LEGGERE PLS
Wewe, qui per dirvi una cosa un po’ diversa dal solito.
Come alcuni di voi sapranno, mi sono laureata in Scienze Biologiche a ottobre dell’anno scorso e attualmente frequento il conso di Laurea Magistrale “Biodiversità e tutela dell’ambiente”. Da marzo a giugno ho seguito un corso riguardante i metodi e le tecniche di divulgazione e educazione ambientale e me ne sono innamorata. Tralasciando il professore che è una delle persone più intelligenti, creative ed innovative che io abbia mai incontrato; ciò che ho apprezzato veramente tanto erano gli argomenti di questo corso. Da marzo in poi ho approfondito un po’ gli argomenti relativi al corso in sé e per se e ho capito che vorrei lavorare in questo ambito, ovvero quello della divulgazione.
In cosa consiste?
Di base il divulgatore/educatore ambientale ha il compito di comunicare con le persone di qualsiasi età dei temi riguardanti la natura. È un divulgatore ambientale chi fa la guida naturalistica, i documentaristi, i collezionisti, i fotografi naturalistici, gli scrittori di articoli scientifici, ecc.
Tramite una dottoranda con la quale svolgevo il tirocinio ho scoperto che esisteva una pagina instagram chiamata “life-ilfarodeicuriosi”, composta da ex studenti del mio corso di laurea (o scienze naturali) che si occupa di divulgazione. Gli ho scritto per dei consigli e mi hanno proposto di provare a scrivere qualche articolo per loro per capire se mi piacesse. Da qualche mese a questa parte, così, scrivo degli articoli scientifici riguardanti delle scoperte che vengono fatte sul regno animale.
Tutto sto papiro per dirvi che adesso vi lascio due link:
1.      Link relativo alla pagina instagram:
https://www.instagram.com/life_ilfarodeicuriosi/
2.      Link relativo al sito dove troverete gli articoli scritti da me: @IlFarodeiCuriosi | Linktree
Ho sempre usato tumblr per condividere ciò che mi riguarda a tutto tondo, quindi ho pensato di parlare anche di questo, that’s all.
Se vi va di andarmi a leggere, bomba. In caso, fatemi sapere cosa ne pensate!
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staipa · 4 months
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/da-zero-a-tre-anni-piero-angela/?feed_id=1211&_unique_id=658eb25e4d4f8 %TITLE% In questi giorni ho letto un libro rivoluzionario e di una modernità sconcertante. Si tratta di un libro del 1977, di un autore che tutti conosciamo: Piero Angela. Lo sappiamo tutti bene, Piero Angela ha spaziato su praticamente qualunque tema di carattere scientifico nella sua lunga carriera, quello che io non sapevo è che tra questi temi ci fosse la pedagogia. Chi conosce bene il personaggio sa anche quanto spesso si sia espresso anche su temi che di fatto hanno una forte valenza politica. Leggerne uno scritto nel 1977 mi ha fortemente colpito, perché in genere viene dato per scontato che un saggio vecchio, soprattutto su tematiche come l'educazione o certi ambiti scientifici, mostri tutto il suo tempo e risulti poco utile dopo quasi cinquant'anni. In questo caso non è così. In Da zero a tre anni Piero Angela ci racconta come funziona la crescita e l'evoluzione della mente umana a partire dalla nascita dell'universo fino ai tre anni di vita di un bambino. Dal punto di vista biologico, fisiologico ed infine educativo. Snocciola esempi, spiegazioni ed esperimenti che portano anche chi non abbia grande dimestichezza con questi argomenti a comprendere non solo quali siano i rischi, le metodologie e lo stile migliori nel crescere un bambino, ma quanto sia strategico e determinante quel breve periodo iniziale in cui il bambino è con la famiglia e non ancora affidato ad un asilo. Ma il libro non è solo questo, attraverso gli stessi studi e le stesse spiegazioni ci racconta quali dovrebbero essere i passi che lo stato, le istituzioni e i genitori dovrebbero seguire per migliorare la crescita mentale di ogni nato e rendere così il mondo migliore. Lo dice con gli occhi nel 1977, con le problematiche del 1977. E leggerlo nel 2023, con le grandi innovazioni dei primi venti anni del secolo successivo lascia senza parole perché le problematiche sono le stesse, o meglio le problematiche sono aumentate e le soluzioni sono state in larga parte ignorate. Abbiamo soluzioni a portata di mano da cinquant'anni, idee che potrebbero rendere le generazioni future cittadini migliori, che potrebbero rendere le future generazioni migliori di noi e in grado di discernere il vero dal falso, di ragionare per associazioni e incrementarne la creatività ma siamo troppo occupati a guardarci i piedi, a litigare, a finanziare cose che migliorino le nostre vite, le nostre pensioni, per poi crescere generazioni di frustrati quanto noi che ci criticheranno per non aver fatto qualcosa per loro. Proprio come facciamo noi oggi con le generazioni precedenti. In questi giorni ho letto un libro rivoluzionario e di una modernità sconcertante. Si tratta di un libro del 1977, ed evidentemente non lo hanno ancora letto abbastanza persone, o non lo hanno preso abbastanza sul serio.
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arcano1888 · 2 years
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COMMENTA SEGUIMI @arcano.insta_1888 #scienza #science #divulgazione #curiosit #divulgazionescientifica #cultura #biologia #italia #fisica #medicina #chimica #natura #chemistry #salute #ricerca #scienze #astronomia #studio #universit #storia #scuola #spazio #covid #tecnologia #informazione #meme #sapere #benessere #animali #bambini https://www.instagram.com/arcano.insta_1888/p/CZSA1v_sBWE/?utm_medium=tumblr
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scienza-magia · 3 years
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La scienza al servizio del potere politico e finanziario
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La scienza non è “neutra”. L’idea sbagliata che sia sospinta dalla ricerca della verità assoluta indipendentemente dalla politica, dall'economia e dalla società è alla base di equivoci nel dibattito. Nell’ottobre del 2020, poche settimane prima delle elezioni presidenziali americane, l’autorevole rivista scientifica Nature pubblicò un articolo molto critico nei confronti dell’allora presidente Donald Trump. L’articolo, intitolato “Come Trump ha fatto danni alla scienza e perché potrebbero volerci decenni per rimediare”, circolò molto e riattivò – indipendentemente dalle critiche al presidente e prima ancora del successivo endorsement della rivista per il candidato democratico Joe Biden – un dibattito ricorrente e molto esteso sui rapporti tra la scienza e la politica. Ad animare la discussione fu una parte di commentatori che ritenne l’articolo di Nature una sorta di sconfinamento della rivista in un ambito non di sua pertinenza, sostenendo l’idea che la scienza debba occuparsi soltanto dei «fatti» – uno stereotipo molto diffuso anche nell’informazione – e riguardare soltanto «studi con dati empirici», come riportato in vari commenti all’articolo sui canali social. Da una di quelle obiezioni – «attenetevi alla scienza» – Nature trasse in seguito il titolo per una serie di podcast in cui il redattore della rivista e conduttore Nick Howe, dialogando con colleghe e colleghi, e con altre persone attivamente impegnate nella ricerca scientifica, approfondì il tema del rapporto tra scienza e politica, e la convinzione diffusa che esista una separazione chiara e netta tra l’una e l’altra.
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Anthony Fauci insieme al vicepresidente Mike Pence e ad altri membri della task force sul coronavirus, a Washington, DC, il 13 marzo 2020 (Drew Angerer/Getty Images) In diversi articoli, analisi e libri pubblicati da ricercatori, divulgatori e giornalisti scientifici, durante la pandemia e anche prima, l’idea che la scienza sia un’attività “neutra”, basata su dati “empirici” la cui composizione e raccolta non siano condizionate dal contesto politico, sociale e culturale in cui l’attività di ricerca è realizzata, è stata descritta come un equivoco molto diffuso e, nella peggiore delle ipotesi, come una fonte di possibili alterazioni dei normali processi democratici e delle istituzioni. Appellarsi alla scienza e alle “verità inconfutabili” che sarebbe in grado di produrre, sostengono molti autori e autrici di quelle analisi, è uno strumento retorico comune e un comportamento trasversale a molte parti politiche contrapposte che sfruttano una convinzione popolare per tentare di legittimare le loro azioni. È però un comportamento che rafforza un’idea molto parziale di scienza, nella misura in cui non tiene conto di un suo tratto essenziale, ossia che le conoscenze scientifiche non sono vere in astratto ma verificabili a partire dall’esperienza da cui sono ottenute, e che la possibilità di confutarle è parte integrante della loro definizione. Soprattutto, trascura il fatto che la raccolta di dati empirici sia generalmente guidata da ipotesi e teorie a loro volta collegate ad attività di ricerca condizionate da altri fattori all’interno degli specifici contesti storici e sistemi di valori culturali in cui sono svolte. Taylor Dotson, professore associato di Scienze sociali al New Mexico Institute of Mining and Technology, ha descritto i tentativi recenti di slegare la scienza dalla politica nel dibattito pubblico, e gli effetti di queste pratiche, nel libro The Divide: How Fanatical Certitude Is Destroying Democracy, da poco pubblicato per MIT Press, la casa editrice universitaria del Massachusetts Institute of Technology. «Cosa succede alla politica quando i cittadini iniziano a credere che la scienza dovrebbe risolvere i disaccordi pubblici e quando gli appelli retorici ai “fatti” iniziano a dominare le giustificazioni delle persone per le loro visioni politiche del mondo e delle loro azioni?», si è chiesto Dotson. Per comprendere e inquadrare le relazioni più immediate ed evidenti tra la scienza e la politica, secondo Dotson, alcuni storici della scienza hanno fatto spesso riferimento ai casi ampiamente documentati di interessi di gruppi – industriali o di altro tipo – favoriti da istituti e scienziati di alto livello e con solidi agganci politici. Le loro ricerche e pubblicazioni in merito a particolari risultati scientifici emergenti, più che essere guidate dalla volontà di migliorare le conoscenze, nascondevano in realtà un interesse a individuare e presentare dati fuorvianti e accrescere l’incertezza nel dibattito, al fine di rallentare o influenzare annunciati cambiamenti normativi scomodi per quei gruppi che li avevano sponsorizzati. È il caso, per esempio, degli sforzi compiuti dalle multinazionali dei combustibili fossili o del tabacco per finanziare ricerche che alimentassero dubbi sull’esistenza del cambiamento climatico e degli effetti dannosi del fumo. In questi esempi le conoscenze scientifiche prodotte dalla ricerca finanziata dall’industria sono tuttavia spesso intese e descritte come il risultato perverso di processi “contaminati” da fattori esterni, che in circostanze normali sarebbero assenti. E non c’è dubbio, afferma Dotson, che gruppi di potere possano a volte produrre dati distorti per confondere intenzionalmente il dibattito pubblico.
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Una manifestazione di sostegno alla ricerca scientifica, organizzata nell’ambito dell’evento “March for Science”, a Madrid, sabato 22 aprile 2017 (AP/Daniel Ochoa de Olza) Ma l’idea che la scienza sia qualcosa di «puro» purché non sia contaminata da incentivi al profitto aziendale, secondo Dotson, si fonda su una concezione che trascura «gran parte dei dati sociologici e antropologici sulla produzione stessa dei fatti». «La scienza è sempre stata politica» e gli scienziati non sono «esploratori monastici della verità», afferma Dotson citando le ricerche di Daniel Sarewitz, docente di Scienze politiche e sociali all’Università statale dell’Arizona. Secondo Sarewitz, uno tra gli studiosi contattati anche da Nature nel podcast “Stick to the science”, l’idea che la ricerca scientifica sia politicamente neutra, ossia guidata esclusivamente dalla curiosità e rivolti all’individuazione della verità assoluta, piuttosto che da necessità politiche o da determinati valori culturali, rientra nel «mito della ricerca libera». L’aumento dei finanziamenti alla ricerca in campo biomedico, per fare un esempio, non è dovuto al fatto che questo ambito sia improvvisamente diventato oggetto di maggiore curiosità ma piuttosto al desiderio di migliorare la salute pubblica e alle aspettative elevate riguardo a nuove cure brevettabili e pertanto redditizie. Questo non significa che tutti i finanziamenti alla scienza abbiano soltanto questo tipo di motivazioni, secondo Sarewitz, ma riconoscere in generale che esistano delle influenze sulla ricerca vuol dire comprendere prima di tutto che i finanziamenti tendono a concentrarsi in determinati ambiti anziché altri in funzione di molti fattori diversi dalla semplice curiosità, che siano interessi economici o politici più o meno estesi, o attenzioni a valori ampiamente condivisi come la difesa militare, il miglioramento della competitività economica nazionale o la cura delle malattie più diffuse. Quando poi la ricerca medica è sostenuta attraverso fondi privati, è frequente che a ricevere maggiori attenzioni siano le malattie che interessano la parte benestante della popolazione. «Si spende di più per la fibrosi cistica e la disfunzione erettile che per le malattie tropicali e l’anemia falciforme », fa notare Dotson. E altri condizionamenti significativi in generale, prosegue con gli esempi, derivano dagli effetti prolungati dell’impostazione androcentrica e delle credenze sul genere nella ricerca medica e nella sperimentazione, che per decenni hanno determinato una sottorappresentazione della popolazione femminile e limitato la comprensione di problemi di salute specifici nelle donne. L’insieme degli interessi politici e dei valori culturali presenti all’interno di una società modella la scienza in quasi ogni sua fase, dalla decisione di quali fenomeni studiare alla scelta di come studiarli e come parlarne, secondo Dotson. Ma il frequente ed erroneo inquadramento della scienza come «intrinsecamente apolitica», come attività neutra, «pura» e credibile fintanto che non subentrino interventi esterni di politicizzazione, impedisce un dibattito collettivo critico e più approfondito su quali influenze politiche siano semmai da ritenere appropriate e quali no. Per esempio: intraprendere azioni che incrementino le possibilità per le donne di diventare scienziate, sostiene Dotson, è «politica» in un senso molto diverso dall’oscuramento intenzionale degli effetti dannosi del fumo. Una delle conseguenze della diffusa convinzione che la scienza e la politica siano attività perfettamente distinte, prosegue Dotson, è che molte persone hanno cominciato a vedere la scienza come qualcosa da isolare e tenere distante da qualsiasi possibile influenza politica, e la politica come qualcosa che possa e debba essere guidata completamente dall’evidenza scientifica. Questa visione «dogmatica» tende ad accrescere le aspettative e produrre inevitabili delusioni tra chi pensa che una sorta di «politica scientifica apolitica» possa risolvere questioni controverse nel dibattito pubblico, aggirando o ovviando alle differenze nei valori culturali e nelle visioni del mondo di cui sono portatori tutti coloro che partecipano a quel dibattito, incluse peraltro le stesse persone che lavorano nella scienza.
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Una manifestazione contro l’introduzione del vaccino antinfluenzale obbligatorio nelle scuole del Massachusetts, a Boston, il 30 agosto 2020 (Scott Eisen/Getty Images) La ricerca di prove scientifiche è peraltro un’attività difficile e «profondamente innaturale», scrisse nel 2017 il giornalista scientifico David Roberts in un articolo sul sito di notizie Vox, in occasione delle manifestazioni “March for Science” organizzate per mostrare sostegno alla ricerca scientifica. «Noi esseri umani non siamo stati modellati dall’evoluzione per identificare la verità. Perché dovremmo? L’appartenenza a una tribù ha molto più valore di sopravvivenza rispetto all’accuratezza oggettiva», premise Roberts, attribuendo piuttosto alle religioni la preoccupazione di cercare verità. Per Steven Shapin, storico della scienza dell’Università di Harvard sentito da Nature per il podcast “Stick to the science”, l’idea che la scienza e le istituzioni scientifiche siano fondamentalmente separate dalla politica e dalle istituzioni politiche «deriva probabilmente dell’idea dell’isolamento dal mondo per motivi religiosi come un modo per produrre conoscenza autentica e preziosa». E non è un caso, afferma Shapin, che le prime università fossero istituzioni religiose, considerate il luogo più adatto alla ricerca di verità oggettive. Secondo Roberts gli esseri umani sono invece piuttosto fatti per cercare connessioni sociali e identità, e nella loro ostinata ricerca di una comprensione del mondo e del loro posto in esso non sentono la necessità di ricavare delle verità, accontentandosi in genere di ottenerne una «buona versione». E quindi tendono istintivamente a completare le loro visioni imperfette del mondo con storie, miti, supposizioni ereditate e congetture. Ed è qui che interviene la scienza, che non è un insieme di certezze – territorio di altri discorsi umani, come la religione, appunto – bensì «un tipo di tecnologia sociale intesa a controbilanciare la nostra propensione individuale all’errore, attraverso un reciproco controllo dei fatti». La scienza contiene quindi probabilità, margini di errore e gradi di attendibilità in una scala di continuità, ma non certezze, afferma Roberts. E non esistono prove empiriche sufficienti per dirimere molte questioni morali e discrezionali, competenza invece della politica e delle decisioni umane. La scienza «può aiutarci a capire quali politiche aiutano i malati e i più vulnerabili, ma non può dirci se, o quanto, dovremmo aiutarli». Può dirci quali effetti avranno le emissioni di anidride carbonica sulla salute pubblica ma non può dirci se dovremmo prevenire quella sofferenza, o come soppesarla rispetto ad altre considerazioni. «Migliorare i processi decisionali della società è qualcosa in cui tutti sono sempre e già coinvolti, e non ha senso fingere che la scienza possa fare quel lavoro per noi», sostiene Roberts. Nella pratica la scienza stessa è un insieme di istituzioni e norme tra le altre, in un ecosistema sociale più ampio: «fa parte della politica, quindi è inevitabilmente politica». Né c’è ragione per cui la scienza dovrebbe rimanere isolata, come alcune persone preferirebbero che fosse: è del tutto normale che gli istituti di ricerca, i laboratori e le università che si occupano di scienza si preoccupino di come possa continuare a essere realizzata.
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Una manifestazione organizzata nell’ambito dell’evento “March for Science”, a Los Angeles, il 22 aprile 2017 (AP/Reed Saxon) La tendenza a cercare risposte dirimenti in una presunta scienza neutra, completamente avulsa dalla politica, è sembrata particolarmente condivisa e diffusa durante la pandemia. L’epidemiologia è diventata un «teatro di guerre culturali», ha scritto in un articolo sulla rivista statunitense The Nation Danielle Carr, una scrittrice che si occupa di storia della scienza e della medicina, dottoranda in neuroingegneria alla Columbia University. Moltissime persone, sia il vicino di casa complottista sui vaccini che il «tecnocrate progressista» del quartiere, hanno mostrato secondo Carr un sostanziale accordo in merito all’importanza e alla necessità di un maggiore accesso della popolazione ai «fatti» che riguardano la scienza, specialmente nel caso di questioni relative alla salute. Ma in generale l’accordo si è esaurito in quella richiesta iniziale comune. Per il resto, afferma Carr, l’obiettivo del complottista era probabilmente quello di vedere un più diffuso scetticismo sui vaccini e sugli interessi delle aziende farmaceutiche («Big Pharma»), mentre quello del tecnocrate era di vedere una più estesa comprensione pubblica, per esempio, delle modalità di trasmissione virale. Una difficoltà di chi nell’ultimo anno e mezzo ha sostenuto la necessità di fidarsi della scienza e delle opinioni degli scienziati sulla pandemia è stato il continuo progresso delle nostre conoscenze sul coronavirus e sulla sua trasmissione, che in certi casi è passato per la negazione di cose che prima si pensavano certe. Ancora settimane dopo la scoperta del virus in Italia, per esempio, le mascherine erano ufficialmente sconsigliate dalle autorità nella maggior parte dei casi, prima di rivelarsi uno dei più importanti strumenti di contenimento del contagio. Se questo tipo di evoluzioni nel consenso scientifico è fisiologico e normale, è anche un promemoria di quanto siano in realtà relative e temporanee le nostre convinzioni scientifiche, quelle che talvolta siamo più o meno consapevolmente inclini a considerare verità assolute e inconfutabili. La velocità con cui si sono evolute le nostre conoscenze sul SARS-CoV-2 è stata senza precedenti nella storia – e ha comportato alcuni ripensamenti anche clamorosi, e non è da escludere che ce ne possano essere altri in futuro –, come testimoniato dalla rapidità dello sviluppo di vaccini efficaci e sicuri. Quei vaccini sono arrivati così in fretta e così numerosi perché la ricerca scientifica che li ha resi possibili è stata finanziata come non era mai successo prima dai governi e dal settore privato, motivati dagli evidenti e urgenti interessi economici e politici affinché venissero sviluppati. Un esempio sicuramente eccezionale ma piuttosto illustrativo di come il contesto sociale, economico e politico possa influenzare la scienza. Peraltro, le tecnologie a mRNA che sono state sperimentate per la prima volta su larga scala per la produzione di vaccini contro il coronavirus sono molto promettenti per lo sviluppo di vaccini contro altri virus, come l’HIV. «In sostanza, il disaccordo riguarda la nozione stessa di cosa sia la scienza. La scienza è un processo unico e universale che si distingue dalle lotte per il potere e per le risorse, ossia la politica? O scienza è il nome di molteplici processi, intrapresi da diversi gruppi di persone per obiettivi diversi, tutti condotti proprio nelle trincee della lotta politica?», si chiede Carr. La risposta a questa domanda, prosegue, dipende da come la pensiamo sul tipo di «fatti» di cui riteniamo sia opportuno rendere conto quando istruiamo il pubblico sulla scienza. La divulgazione scientifica, da questo punto di vista, è spesso considerata un’attività fondamentale per colmare la distanza tra il pubblico e le persone che lavorano nei laboratori e nelle università. E in particolare, sostiene Carr, è la risposta a un problema che la scienza pone nelle democrazie: «se la scienza è necessaria per la sicurezza nazionale e per il progresso economico, come può essere governata democraticamente da cittadini non attrezzati per capire cosa succede in laboratorio?». Il rischio è che quelle conoscenze scientifiche, anziché essere governate dalla democrazia, possano costituire un pericolo per la democrazia stessa. Read the full article
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politicaltips · 3 years
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