Tumgik
#diario di un adolescente
zuccherodisqualo · 8 months
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A 29 anni sono l'adolescente che avrei voluto essere. A volte invece mi sembra di averne di nuovo 21. Il mondo è diverso e ci posso fare ben poco ma ci sono dei momenti in cui non sembra essere cambiato niente e mi sento a casa: ai concerti, con le amiche, nella cabina quasi deserta di un Italo Milano-Venezia, negli appuntamenti al parco. Riprovo a scrivere un diario. Riguardo i film che ho scoperto e amato a 16 anni, oso con i tagli di capelli, addirittura voglio farmi un piercing, una cosa che non avrei mai immaginato volere. Riscopro e faccio pace con me stessa, cerco di perdonarmi e di accettare il tempo che passa con cui da sempre faccio i conti. A volte vorrei ritornare alla Bologna del 2015 e rifare tutto da capo, tutto diverso, ma a posteriori è molto facile ragionare così. A volte dimentico ci sia stata una pandemia. In fondo accetto tutto quello che è successo e mi ritrovo addirittura ad esserne grata. Mi fa ridere il percepirmi adolescente a 29 anni, alla soglia dei 30, quando ne avevo 20 scherzando dicevo che i trentenni erano come adolescenti ed ora eccomi qua.
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autolesionistra · 1 year
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Caro diario, dopodomani è natale, ma ho iniziato a mangiare come un bidet più o meno dal 12 dicembre. Se avvicini l'orecchio al mio ombelico si sente il pianto dei nutrizionisti. Ma non è di questo che volevo parlare.
Quand'ero sbarbissimo a casa della mia allora fidanza (che poi è l'attuale compagna) si ruppe una pallina dell'albero di natale. Mentre osservavamo la mezza palletta sfasciata le dissi con tutta la tracotante sicumera tipica degli adolescenti che era una metafora perfetta del natale: una roba tutta colorata e sbrilluccicosa fuori ma fragile e vuota (Rimbaud scansate). Quella considerazione mi procurò una nomination al Premio Grinch 1995 ma ammetterò candidamente che negli anni ho cambiato idea. In parte per la passione sfrenata che nutro per le lucette colorate che di anno in anno migliorano tecnicamente e qualitativamente ma sono anche lentamente arrivato ad apprezzare l'aspetto di ritualità sociale. La lenta e complessa macchina organizzativa che pur fra numerose bestemmie ti porta a incrociare un numero consistente di persone care alla fine della fiera fa passare decisamente in secondo piano le varie stratificazioni turboconsumistiche, religiose e di trigliceridi. (manco a farlo apposta mentre scrivevo queste righe sugli aspetti sociali del natale leggo che il buon @kon-igi mi ha chiamato in causa in maniera particolarmente commovente su temi analoghi e su quel gran pezzaccio di White Wine in the Sun di Tim Minchin con la quale fra l’altro periodicamente ammorbo la famiglia canticchiandola con la chitarra)
Poi capisco sia un gradimento ad alta deviazione standard: per chi si trova per qualche motivo in un periodo con relazioni sociali/familiari problematiche o carenti il natale può essere una pigna in faccia (di quelle fermaporta e lanciata da Ryan Crouser). Questo è un tema complesso che non vorrei banalizzare, per ora mi limito a mettere un dispenser di abbracci virtuali in caso di necessità.
Diciamo che volendo riprendere a trent’anni di distanza la profonda metafora della palletta rotta, il periodo natalizio, sì, è vuoto ma nel senso che lo riempi come ti pare e dopo assume quel valore lì. E anche se so che mi prenderei a testate con il mio io adolescente sul tema, mi piace pensare che abbiamo come trait d’union l’esprimerci con frasi da baciperugina, che è sempre garanzia di qualità.
Buon natale e... mi raccomando (cit)
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missfogo · 1 year
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Ho deciso che la depressione me la diagnostico e me la curo da sola.
Sono ben 10 anni che sono depressa. Lo dico perché tutto questo tempo l’ho passato a piangere, a tagliarmi, ad abusare di relazioni e sostanze, a dare la colpa agli altri e a gettarmi via, come un rifiuto non compostabile. È logico che non posso più continuare così, o mi curo, o finirò per avvelenare chi mi sta attorno, e questo non posso farlo ora che sono circondata da brava gente che mi vuole bene.
In ospedale una notte ci sono arrivata ubriaca fradicia, con un tasso alcolemico nel sangue che si aggirava attorno ai 2.5, una volta appurato che fossi ancora in grado di esprimermi, mi hanno portato da uno psichiatra con il quale ho intavolato un discorso che non ricordo assolutamente, ma nel verbale di pronto soccorso egli mi ha definito “a tratti borderline”. Ho poi parlato con diversi psicologi i quali mi indirizzavano sempre da altri psichiatri, che proponendomi cure farmacologiche mi vedevano scappare a gambe levate.
Tutto questo tempo l’ho vissuto con diverse dipendenze, quella da nicotina, thc, alcol, cocaina, smartphone, sesso, affetto, autolesionismo. Mi sono liberata della maggior parte di esse da sola. Rendendomi conto che per me le più pericolose sono quelle che tutt’ora mi posseggono: quella affettiva e quella dal telefono. La parentesi sul mio bisogno di affetto non sento il bisogno di aprirla per ora, ma quella da smartphone è una cosa tutta nuova e spesso sottovalutata, perché è legale, così diffusa tra i giovani che passa completamente inosservata, tanto da far sembrare normale il fatto che un adolescente passi la maggior parte del tempo sui social, ma non lo è affatto. escludendo tutte le altre cose delle quali ero dipendente, mi sono rifugiata nella realtà dei social a tal punto da preferirla al mondo reale. Non volevo più fare nulla, se non stare attaccata allo schermo, scorrendo i per te su tik tok. Le persone che vedevo qui avevano rimpiazzato i miei rapporti umani quotidiani. Non mi importava avere interazioni reali, tanto un algoritmo poteva mostrarmi persone e storie molto più interessanti praticamente sempre ed ovunque. Stavo mandando a puttane tutto quanto.
Quindi, il primo passo per uscire dalla depressione è stato CANCELLARE I SOCIAL (Tumblr è un discorso a parte, lo uso come se fosse un diario). Pochi istanti successivi all’eliminazione di ogni account, il mio interesse verso il mondo esterno si è riacceso come una piccola scintilla.
Ma volete sapere quale altra cosa improbabile crea dipendenza in una situazione simile alla mia? Piangere.
Da bambina non ho mai pianto, me lo ricordano sempre i miei genitori, ma non hanno mai saputo il perché: in pratica all’asilo venni esclusa dagli altri bambini fin da subito, un giorno, dopo l’ennesima presa in giro, la rabbia che provavo mi fece tirare un morso fortissimo sulla guancia di una mia coetanea, dunque le educatrici mi misero in castigo ed io iniziai a piangere a dirotto, ma non per la punizione, bensì perché vedevo gli altri giocare insieme da lontano, ed io, ancora una volta, rimanevo fuori dalla loro collettività. La maestra mi guardò e disse schifata : “è inutile piangere”. Così la presi alla lettera. Nessuno ha più visto lacrime sul mio volto, fino ai 13 anni circa, quando in una notte di giugno iniziai a piangere per la rottura col mio primo ragazzo, ma finii col versare lacrime per ogni cosa che non andava nella mia vita.
Piangere dà l’illusione di essersi sfogati, una volta finito tutto ci sentiamo meglio, ed è proprio questa la sensazione che crea dipendenza, il dopo pianto diventa quel momento celestiale (l’unico) in cui ci sentiamo bene, ed è così che giustifichiamo il pianto, “perché ci fa stare meglio” ma in realtà ci indebolisce tantissimo.
Avete mai notato che se iniziate a piangere per un motivo, finite col farlo per ogni cosa negativa che vi passa per la testa? La tristezza attira altra tristezza.
Una lacrima tira l’altra e poi non riesci più a farne a meno.
Dunque, la seconda cosa da fare per uscire dalla depressione è SMETTERE DI PIANGERE.
La depressione è iniziata quando ho scoperto l’affettività al di fuori della mia famiglia. La mia prima relazione fu davvero tossica per me, riaccese inoltre quei bisogni che i miei genitori avevano spento crescendomi nel modo più freddo e scostante possibile, dunque potete immaginare cosa è successo dopo la fine, o forse no… ve lo spiego brevemente
Ho aperto questo blog, ho iniziato a fumare le sigarette, le canne, a bere, a tagliarmi e la mia depressione si è fatta strada fra tutto questo, portandomi a sapere cose sempre più orrende sulla mia infanzia e dirigendomi in strade ancora più buie dalle quali sono quasi fuori. Voglio trarre conclusioni che possano essere d’aiuto per altri. Voglio essere un buon esempio.
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simlit-corp · 10 months
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Sneak Peak de mi primera novela.
¡Hola!
૮ ˶ᵔ ᵕ ᵔ˶ ა
☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆
Breve contexto:
Me encanta escribir, desde que puedo recordar me invento historias y un mundo diverso. Pero nunca, en mis varios años de vida, me atreví a hacerlo en serio y con planes... serios jaja, me guardaba casi todo; Sí que pasé por Wattpad y Booknet, con fanfics, historias cortas de terror, y un pequeño intento de mostrar una de mis novelas.
Pero llevar de la mano una novela como un proyecto oficial, no, hasta este mes. Junio 20223. (´。• ᵕ •。`)
☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆…☆
Haciendo un recuento de cuántas novelas tengo para moldear y editar, serían 10: Dos trilogías y cuatro libros. No hice el gran edit, pero esto sería como un mapa mental de mis libros). ( ´ ω ` )
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Aunque tenía pensado ir publicando las trilogías, otra historia ganó. Algo en ella me hacía sentir que tenía que ser mi primera novela oficialmente publicada.
De hecho, cuando escribí en mi diario sobre eso, me di cuenta de los muchos por qué, pero, en fin, la novela que menos creía terminó alzando su voz para que la continuara escribiendo jaja. (o・ω・o)
☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆*:..
Les presento este primer proyecto...
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No daré tantos detalles como quisiera (me estoy reprimiendo el soltar muchos spoilers), pero en el banner se puede ver a la protagonista y suficiente del aesthetic de la novela. (>﹏<)
Pero sí pondré en lista lo que he compartido por mi Instagram:
☆El nombre de mi hija, protagonista de 'Project L', junto con un mood board.
(つ≧▽≦)つ
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☆Un poco de la estética (aunque todos los mood board la tienen), la cual es entre grunge/goth con los colores rojo y negro sobresaliendo.
|・ω・)
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☆Y por último, un primer vistazo a su personalidad.
φ(・ω・` )
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No agregué rasgos físicos, porque aún no presento a Violetta, pues, físicamente (O_O;), y sería un pequeño spoiler jaja. El MBTI sigue en proceso de... de, decisión. (・_・;)
Bueno, Violetta es una adolescente que combina los hobbies de leer y maquillaje, no es ni muy girly o tomboy, es alguien extrovertido y usualmente la estrella que todos voltean a ver.
Un poco de su background:
Desde muy pequeña, Violette fue conocida por toda la ciudad.
Sus padres son personas reconocidas en sus rubros; su padre es un exitoso compositor/músico, su madre, por otro lado, es una famosa cirujana que durante su juventud se llevó múltiples coronas de concursos de belleza; Ambas familias tenían antecedentes de personas famosas y muy adineradas. Por lo que, Violetta podía tener cuanto quisiera, incluyendo un futuro prometedor como el que tenía cualquiera de sus familiares.
Es todo lo que contaré. Por ahora.
(((o(°▽°)o)))
☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆*:..
Les invito a compartir el progreso de 'Project L' ¡todxs juntxs!
(≧◡≦) ♡
En mi Instagram es donde comparto más seguido, pero también pueden encontrarme en otras redes, de igual manera, en todas iré posteando algo sobre mi novela. Les dejo un link con links jaja, y una lista con enlaces para que no tengan que buscar por el user.
(´。• ω •。`)
Milkshake - Links con links. Instagram - Avances del proyecto en tiempo real. De mí vida también jaja. Facebook personal - Memes escrituriles, stories de insta, cuenta para amigar y poder crear la: Página de Facebook - Literalmente, todo, lo que publique, en todas, las redes sociales. Twitter - Aun no entiendo para qué puedo usarlo, pero hey, ahí también quiero publicar mis cosas jaja. TikTok escritor - El nombre lo dice todo, es una cuenta especial para writertok. stromkarl.sl <- Es el user, no funciona bien el enlace de esta cuenta. (×﹏×) TikTok general - De nuevo, se describe solo jaja, aquí subiré cosas de juegos que me gusten, apps, o incluso vlogs. NaNoWriMo - Lugar donde comparto mis proyectos como eso, proyectos jaja. Es un sitio para escritorxs, para llevar goals de escritura y participar en los campamentos de Abril y Julio, yy el challenge de Noviembre. Wattpad - No necesita descripción, jiji.
☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆.。.:*・°☆*:..
¡Muchas gracias por leer, y por tu tiempo!
Los comentarios y la Question Box están abiertas.
(^• ω •^)♡♡♡♡
Espero verlxs y leernos pronto.
Stromkarl
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astraeaboann · 1 year
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Sono sempre stata considerata 'emotiva', 'drammatica', 'complicata' ed 'esagerata'. Nonostante mi sforzassi, ero 'pigra', 'disordinata', 'menefreghista'.
Qualunque fosse il motivo o la situazione che mi portava ad avere questo tipo di reazioni, era sempre implicito che la colpa fosse mia, che lo facessi apposta.
Non mancava un giorno in cui mi sentissi incompresa e sola, non mancava un giorno in cui il mondo mi ricordava che le cose che mi infastidivano fino al punto di farmi scoppiare a piangere o urlare, per gli altri non erano altro che piccoli dettagli, come moscerini sul parabrezza.
Questo ha fatto sì che io mi convincessi che ci fosse qualcosa di fondamentalmente sbagliato in me.
Con gli anni ho maturato il bisogno di capire cosa causasse questa sensazione, il desiderio di scoprirmi, di capirmi, di analizzarmi, di trovare l'errore di fabbrica nel mio cervello.
Ho iniziato a scrivere a 12 anni, riversando nel mio diario le mie emozioni, dando voce ai miei pensieri nei romanzi incompiuti e su questa pagina. Ho letto il DSM-5, studiato psicologia dai libri delle mie amiche, visto psicologi e psichiatri, provato diversi farmaci, nessuna soluzione.
Questo malessere che non poteva essere spiegato, che non aveva causa, che sembrava nato con me era sempre li.
Ho iniziato a farmi del male e dal dolore ho iniziato a creare. Per un po' ha funzionato, per un po' e bastato. Ma come tutte le cose, proprio come dicevano tutti, non avevo abbastanza 'forza di volontà, non avevo abbastanza 'voglia di fare', di spingermi, di spronarmi. Quindi non bastava, qualsiasi soluzione era temporanea, perché dopo pochi mesi smettevo. La soluzione non è mai stata mangiare sano, fare esercizio, coltivare i miei interessi.
Sforzarmi di stare bene, seguire i consigli di persone che non avevano un vissuto simile al mio, spingermi oltre i miei limiti, fingere che fosse tutto a posto aveva creato una spaccatura, mi aveva allontanato da me stessa e dagli altri.
Ovunque mi voltassi, qualsiasi cosa facessi rinforzava l'idea che fossi sbagliata, senza speranze e inutile.
In un disperato tentativo di salvarmi, mi sono trasferita all'estero. Ho iniziato a lavorare, a vivere come tutti gli altri, sperando che avere una struttura alle mie giornate potesse aiutarmi, continuando a stare male, ma senza avere tempo di chiedermi come stessi.
Poi il 2020, ho iniziato a studiare stregoneria, astrologia, divinazione, lettura della mano. Forse l'occulto aveva le risposte, forse quell'Altro poteva darmi le risposte che cercavo, e per un certo senso le ho trovate.
Ho iniziato ad indagare più intensamente, facendo shadow work, parlando con la mia bambina interiore, cercando di non litigare con la mia adolescente interiore, rileggendo i miei diari e parlando con i miei genitori e finalmente qualcosa ha iniziato ad averse senso.
La chiave era confrontarsi con gli altri, cercare persone che avessero avuto un'esperienza simile fin dall'infanzia. Riuscire a capire e accettare che non è mai stata colpa mia se il mio cervello funziona diversamente dalla maggior parte delle persone intorno a me.
Ho imparato ad accettare che avrò sempre bisogno di più riposo degli altri, che a volte le mie emozioni sono così forti che mi distruggono dall'interno e ci vogliono giorni per riprendermi. Ho imparato che il mio cervello ha bisogno di regole e strutture, ma allo stesso tempo desidera attività interessanti e coinvolgenti, e va bene così.
Sono convinta che i miei problemi siano causati da disfunzioni neurobiologiche e non da fattori psicologici, da deficit delle funzioni esecutive, da anomalie nel modo in cui il mio cervello risponde alla stimolazione e come utilizza dopamina e serotonina.
Non era disturbo bipolare, distimia, disturbo borderline di personalità, disturbo d'ansia, ma qualcos'altro.
Dicono che non ci si possa autodiagnosticare, ma riuscire a dare un nome al disagio che ho provato da quando ero bambina mi offre conforto.
Credo fermamente che tutto quello che ho vissuto possa essere spiegato da due condizioni e faro tutto ciò che è in mio potere per ottenere una diagnosi e una terapia adeguata.
Auguratemi buona fortuna.
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whynotcharlotte · 1 year
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Hace más de un año que falleció mi perro, 16 años de mi vida pasó conmigo, siendo honestos, el vato y yo nunca tuvimos ese vínculo de amor que se ven en las películas, él odiaba que le diera besos, odiaba que le agarrara los cachetes para decirle lo lindo que era, siempre terminaba mordiéndome y yo llorando, bueno, a eso de los 11 años dejé de llorar cuando me mordía y a eso de los 19 años dejo de morderme porque el pobre tonto ya no tenía dientes, que igual ya no le daba tantos besos a los 20 porque el man olía a viejito podrido, y es que yo nunca fui la mejor ama, a veces parecía más perro de la calle de tantos meses que pasaba sin bañarlo, y si les cuento un secreto, una vez me dio tanta pena llevarlo así al veterinario que fingí que acababa de rescatarlo de la calle, pero tampoco me juzguen, les prometo que a ese perro nunca le falto nada más que un buen baño, de niña me gustaba correr al rededor del sillón con un calcetín en la mano para que él me persiguiera, de verdad que podía pasar horas dando vueltas al mismo sillón y ni él ni yo nos cansábamos hasta que mamá decía que era hora de ir a comer, después, cuando fui adolescente no le presté mucha atención, nos mudamos a una casa dónde no había mucho espacio y por momentos tenía que tenerlo amarrado, que igual a él como que no le importaba, en el fondo siempre odio al mundo como yo, prefería que nadie le molestase, era de esos perros que te soltaban la mordida sólo pasar a su lado, pero cuando fue creciendo como que se dio cuenta que odiar no tenía mucho caso, igual yo siempre seguía teniendo miedo de que si alguien lo quisiera acariciar el los mordiera pero no, el wey se relajó y ya se dejaba.
Me he mudado 8 veces de casa y él vivió conmigo en 6 de ellas, de pequeña dormía con su hermano (el perro de mi hermana, winnie se llamaba, pero que es que ese perro sí puedo decir que es el perro más bonito del mundo, también falleció ya, muchos años antes de que oso, pero winnie, es otra historia) dormían adentro del closet de mis papás, mi mamá tenía sus camitas ahí y les gustaba meterse y sentirse ocultos, aunque igual ella nunca cerraba la puerta por si querían salir, después, el primer cuarto que tuve para mi sola, él comenzó a dormir en mi cama, mala idea, el mugroso se hacía del baño sobre mi cama a diario y decidí que mejor durmiera en una cama para perros a lado mío, que igual le valía madres, él siempre terminaba subiéndose a mi cama y yo siempre terminaba por querer que se subiera, así fue en cada casa nueva donde nos mudamos, él usando mi cama como baño y lugar para dormir siempre y yo diciéndole que era un cochino para después darle un beso (ah es que sí, después de unos años aprendí que tenía que agarrarlo desprevenido, taparle la boca, plantarle el beso y soltarlo, a él le daba un coraje no haber podido morderme pero igual yo terminé por acostumbrarme a que usara mi cama como baño y él a que le diera besos) no me molestaba tener que lavar mis cobijas porque verlo durmiendo en mi cama cada que regresaba del colegio era de las cosas que más feliz me hacían y creo que nunca me di cuenta cuánto me gustaba tener a oso en mi vida hasta que ya no estuvo más.
En los últimos años de vida de oso mis papás adoptaron tres chihuahuas, entre ellas, Torby, el peor enemigo de oso, se odiaban a muerte y cada que oso la veía la perseguía por toda la casa hasta que yo lo cargaba para que no pudiera morderla y entonces la chihuahua le hacía burla, creo que fue hasta los últimos dos años de su vida que más ame dormir con él, porque al wey le daban ataques de ansiedad como a mi en plenas 4 am y nos poníamos a jugar en mi cuarto, como me encantaba grabarlo corriendo y chocando con mi cara, jugando con mi cabello y metiéndose entre mi zapatera como si tuviera un año de vida aunque ya estuviera más viejo que mi propio abuelo, había días en que estaba triste y no, no se crean que era un perro empatico que va contigo y te da amor, al wey le daba lo mismo mi salud mental, pero igual siempre estaba ahí, lo que sí que la edad ya no le dejaba bajarse sólo de mi cama, entonces si estaba triste lo secuestraba para acostarme a abrazarlo y aunque quisiera escapar no podía bajarse solo, perdón por esos mini secuestros oso, pero te necesitaba, podría decir que el último año de su vida fue ese año en que te das cuenta que no habrá más años pero la verdad es que sólo fueron un par de semanas antes de que muriera que oso dejo de ser oso, ahora si veía a Torby ya pasaba de lado, no le importaba perseguirla más o no tenía más fuerzas para hacerlo, podía darle besos sin que tuviera que taparle el hocico porque ya tampoco le importaba soltar mordidas y sí seguía oliendo a viejito podrido pero igual na más tenía que aguantar la respiración aunque si les digo otro secreto a mi nunca me dio asco su olor, mi familia decía que olía horrible y en su último año ya ni siquiera querían acercarse a él pero yo seguía durmiendo a su lado y tomando su patita para quedarme dormida, oigan y tampoco quiero que crean que el olor era por no bañarlo porque les juro que precisamente por eso comencé a bañarlo muy seguido, y miren que fácil no era, lo metía a bañar conmigo y apenas sentía el agua el wey se escapaba más rápido que flash, pasaba medio minuto obligándolo a mojarse y medio minuto intentando agarrarlo por todo el baño, pero se lograba, siempre se lograba.
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scaladigrigio · 2 years
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Sono stato lontano da Tumblr per un po’. Ho capito che non mi piace come è diventato negli ultimi mesi/anni. Ho deciso che tornerà come quando ho aperto il blog nel 2014 mi pare, era il diario di un adolescente che non capiva quello che succedeva della sua testa e si sfogava qui perché sapeva che nessuno lo avrebbe giudicato. Quindi se non vi interessa il diario di un depresso potete smettere di seguire, vi voglio bene lo stesso. Kiss.
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luposolitario00 · 2 years
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Non fingetevi qualcun altro
Queste sono cose private che non dico a nessuno ma qui su Tumblr sono anonimo quindi scrivo qualsiasi cosa. Perché questo è il mio diario segreto.
Ho 22 anni e ho avuto solo una ex ma non abbiamo mai fatto l’amore.
Sono vergine e ho un blocco a causa di violenze sessuali successe in passato da più piccolo. Si vero non è facile. A masturbarmi però non ho problemi. Solo che andare a letto con una ragazza mi blocca, mi sale l’ansia, ho paura… e non è facile anche perché da poco ho iniziato a parlarne in psicoterapia. Spero non mi giudichiate per questo. Spero di risolvere sta cosa. Oltre ciò odio anche il mio fisico e quindi non è il massimo. Mi serve tempo per uscire dai miei traumi.
Da adolescente per sentirmi come gli altri mi inventavo di essere andato a letto con tante ragazze ma in realtà non l’ho mai fatto con nessuna. Raccontavo ste cose in giro per scuola ripetendole troppe volte. Mi inventavo le storie a casa scrivendole su un quaderno e informandomi su internet sulle cose da dire per farlo sembrare credibile. Me lo studiavo e poi raccontavo le cose come se fossero successe realmente. Tutto questo cringe solo per far credere alla gente una cosa non vera. E pensare che tanta gente ci credeva pure nonostante non ci siano prove che io l’abbia fatto. Nessuno conosceva le ragazze di cui parlavo (anche perché non esistevano) eppure non hanno mai dubitato.
Ora che ci penso mi mette tristezza pensare di essere stato così stupido. Mi sono fatto passare per una persona che non ero solo perché volevo essere come gli altri. Perché temevo che sarei stato visto diversamente. Però tutto quello che in realtà sono l’avevo sepolto in profondità. In realtà io non ho mai fatto nulla di intimo con una ragazza. Il motivo? Il mio trauma.
Certo ancora adesso nascondo sta cosa del trauma perché mi vergogno di aver subito queste violenze. Ma non mi invento più cose non vere su di me, anche perché sono maturato e lo trovo ridicolo. Ora fingermi qualcosa che non sono mi renderebbe solamente molto più triste.
Quindi non fingetevi mai qualcuno che non siete. Poi tra l’altro a nessuno dovrebbe interessare la vostra vita sessuale.
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diariesofabirdie · 2 months
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caro diario,
sono in crisi totale. mi sono avvicinata ad un ragazzo e non riesco a capire se mi piace, se voglio passare del tempo con lui, se mi piacciono solo le sue attenzioni nei miei confronti, se sono effettivamente pronta per una relazione o se voglio solamente sesso. come si fa a capire? mi sembra improvvisamente di essere tornata ad essere una adolescente alle prime armi (senza offesa verso nessuna adolescente, è normale essere inesperte a 15 anni. a 25 un po' meno!!!) aiutoooo
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leggolibriovunque · 5 months
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La nausea di Jean Paul Sartre
"La Nausea" è un romanzo scritto, da Jean-Paul Sartre nel 1932 dove venne in seguito pubblicato nell'anno del 1938, dopo numerosissime revisioni. TRAMA "La nausea" più che essere definito un romanzo, lo si può definire come un diario filosofico che vede come protagonista "Antoine Roquentin", e data la sua complessità interna del romanzo stesso, possiamo definire che non vi è una vera e propria trama strutturata in modo preciso. Ma, possiamo vedere che lo stesso scrittore Jean-Paul Sartre durante la sua stesura, cercò di tracciare una trama, nel tentativo di dare al lettore i dati essenziali della storia e dei personaggi.Per quanto riguarda l'ambientazione non vi è molto da dire. Possiamo vedere ed immaginare che "Bouville", città fittizia dove viene ambientato il romanzo, sia la città in cui lo scrittore Sartre visse ed insegnò negli anni trenta, gli stessi dove scrisse "La nausea". PERSONAGGI Antonie Roquentine età circa trenta anni, studioso di storia, la sua solitudine lo porta a comprendere che è l'uomo a dare in modo costante un modo un senso nobile e alto della propria esistenza.Questa consapevolezza porta al protagonista ad avere un senso di Nausea di se stesso e di tutto ciò che lo circonda. L'autodidatta studia in ordine alfabetico i libri della biblioteca di cui era la stessa che frequentava lo studioso Roquentine. Però possiamo vedere durante la lettura che egli viene cacciato dalla biblioteca perché aveva cercato diseducare un giovane adolescente.  Anny ex fidanzata di Antonie Ronquentine, essa un attrice trentenne ormai mantenuta dall'amante di turno. Possiamo vedere e percepire durante la lettura del romanzo, che anche Anny giunge alla consapevolezza della vanità e dell'esistenza. La visione filosofica di Sartre nel romanzo La Nausea è una dimensione metafisica ed un atteggiamento psicologico nei confronti dell'esistenza. La condizione dell'uomo, che l'autore definisce orrore di esistere viene intesa, dunque, come solitaria ed angosciosa. Sebbene viva in società, l'individuo è solo in ogni istante, e dunque si sente condannato a decidere in modo del tutto autonomo come agire. L'esistenzialismo si realizza quindi nella categoria della libertà e nella consapevolezza che tale libertà dia più importante alle nostre azioni. la posizione di Sartre espressa in questo romanzo non suggerisce una visione pessimistica della realtà, ma ottimistica, poiché concepisce l'uomo come detentore di libertà intellettuale e morale. Possiamo vedere che il romanzo si conclude con una nota positiva avendo accettato che la realtà e la vista stessa siano prive di un significato intrinseco, Ronquentine è finalmente libero di imprimere una direzione alla propria esistenza scegliendo la strada della creazione artistica.
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reginadeinisseni · 5 months
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Diario di una schizofrenica (1968) Film Completo by Film&Clips
Diario di una schizofrenica è un film del 1968 diretto da Nelo Risi, ispirato al libro omonimo di Marguerite Sechehaye, il cui titolo originario sarebbe meglio tradotto come "Il caso Renée".
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Come nell'omonimo romanzo il film narra la storia della adolescente Anna, malata di schizofrenia. Dal ricovero in clinica fino all'incontro con Bianca, logopedista e studiosa del fenomeno. Da questo momento il rapporto fra Anna e Bianca diviene il centro della storia, in cui il confronto, la cura, la diagnosi e lo studio del caso sono le vere protagoniste dell'opera. Alla fine Anna rinascerà, forse liberata definitivamente dal suo male apparentemente incurabile. Tutta la storia è appuntata su un diario a cura di Bianca, diario che terminerà con la guarigione e la rinascita di Anna e a cui seguirà inevitabilmente il distacco fra Bianca e Anna, con i dolori per il distacco materno da un lato e la gioia di una nuova vita dall'altro.
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gotitadeaguadulce · 8 months
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Cuando tengo un ataque de ansiedad, me quedo parada completamente.
Recuerdo que de niña lo primero que hacia era correr hacia mis papás y decirles que me sentia mal, que me daria un infarto.
Cuando era adolescente simplemente me levantaba de la cama y caminaba de un lado a otro en mi cuarto, la mayoria de las veces oyendo musica para no oir mis pensamientos.
Los ataques de ansiedad que sufri desde mis 20 años eran donde me salia del lugar y me dirigia siempre a un lugar verde y que me distrayera, mirar insectos y hojas me tranquilizaba mucho, tambien bailar.
Ahora que me han dado por cambios significativos en mi cuerpo todo fue literalmente, caos, los primeros dias hacia lo mismo que hacia de adolescente y cuando sentia que me rebasaba acababa haciendo lo que hacia de niña.
Si hay algo de lo que me siento muy agradecida es que he pasado por cambios muy complicados pero teniendo un techo, teniendo comida y ropa, tengo a mis padres conmigo y si, diario tengo esa presion que me dice "hey ! Ya tienes 23 muevete! Entra ya a la carrera! Que esperas? No ves que no tienes pareja ni amigos? Vives una vida de la que cada dia persigues el mismo circulo! Esta navegando en circulos! Necesitas empleo, experiencias, tus pensamientos se distorcionan mas mientras mas los veas!"
Pero ahora entiendo el verdadero valor de aquello que dijo Sloan en la cancion de "something" que dice "el tiempo no toma nada, creeme, tu eres el que toma el tiempo" y si que me ha costado trabajo aceptar mi proceso, mi ritmo y que voy a traves de los malos y buenos momentos, es increible observar estos momentos, aceptar mi calma y respetar mi propio ritmo entre un ambiente que va rapido todo el tiempo.
Aun con aquellas diferencias amo a mis padres y ellos a mi.
Mi ansiedad y mis ataques empeoraron desde los efectos en mi cuerpo por la terapia de mi fisioterapeuta, aunque han sido muy buenos me di cuenta de que tener trastorno de ansiedad es tener a alguien que te sobreprotege todo el tiempo, pero ¿y como porteges a alguien que no se ve que este en un peligro o algo parecido? Exacto, el cortisol esta ahi y si no hay nada externo entonces hay algo interno, no?
Comienzas a volverte demasiado sucspetible a tua partes vitales, el corazon, los pulmones, el cerebro, tu respiracion incluso aveces algun otro organo como tu pancreas o tu estomago, es increible la cantidad de pensamientos por solo tener mu ho cortisol en nuestro sistema, como si este quimico le dijera a nuestro cerebro "CLARO QUE HAY UN PROBLEMA! SI LO HAY, MIRA PON MUCHA ATENCION "
Por eso existe la ansiedad anticipatoria huh
Yo me encontraba tan mal que varias veces mi fisioterapeuta me decia que encontrara ese valor en mi, esa fuerza por que la unica capaz de conseguir aobrellevar eso soy yo.
No lo comprendia hasta que mi desesperacion por querer estar bien y mi desesperacion por saber que despues de cada ataque no importara lo mal que me pusiera iba a estar bien, yo elegi ver entonces que pasaba si me sumergia y si lo hacia sin pedir ayuda, empece a hacer algo que ninguna yo de mi pasado ha hecho y eso es sentarse o pararse a sentir y analizar e identificar cada cosa una por una, cada dia de cada semana de cada mes que ha pasado.
Ahora ya sé que cada vez que paro yo podre verme muy bien, normal pero en mi mente estoy diviendo cada cosa una de la otra, para despues dejarlo salir mientras ahora si, me dirijo a un lugar tranquilo, abro las ventanas por que se junta con mis sensaciones fisiologicas por la escoliosis y terapia, entonces siento el corazon saliendo o los pulmones como si no se abrieran, la respiracion pesada y esa otra sensacion donde pareciera sentir que no me entra aire por la nariz, estas son sensaciones fisiologicas
Las sensaciones por ansiedad son taquicardia, hiperventilacion, manos sudorosas y si, ya se que se parecen mucho (por eso es que habia sido un poco complicado al principio) pero desde que siento hormigueo en mis manos ya se, ahi ya se que se trata mas de un ataque de ansiedad.
Una vez que hice mi division mental de sintomas, hago mi division mental de pensamientos
Primero los pensamientos mas faciles de percibir en un momento asi, los catastroficos, aquellos que tienen que ver con ambulancias, hospitales, sustos, inconsciencia, etc es posible que al identificar estos vengan con una sensacion horrible donde te confundes de realidad y parecieras sentir que vives ya alguno de estos escenarios, a eso lo acabo de nombrar terror existencialista, aunque existe no quiere decir que este pasando.
Segundo los pensamientos reales (estos generalmente vienen de la mano de autoanalisis y recuerdos) comienzo a hacer repaso de mi cuerpo, de cuanto se ha trabajado, me recuerdo que todo esta bien, por esta y esta otra razon, aveces hago comparacion de algunos momentos dificiles en los que por mas dificiles que fueron todo acabo.
Lo que pasa es que el cortisol es un quimico muy incomodo si no estas en un peligro externo ni interno, lo unico que piensas inconscientemente es "quiero quitarme esto ya" como si de un insecto en tu brazo se tratara, pero esto es solo un quimico en tu cuerpo que no estara ahi por siempre, como todo, se va a ir bajando, por eso recordarte que no es nada malo y que va a pasar es importante, todo esto lo hago parada en un lugsr tranquilo si me rebasa
Ya sea que moje mi nariz con alcohol, intento agarrar aire de alguna brisa, no por que necesite, pero tambien puede ser que se necesite otro tipo de aire (y les sorprenderia saber cuantas veces cambia el aire en todo tipo de lugares hum) y procedo a hacer respiraciones, inhalo hasta donde pueda alzando los brazos, lo detengo tres o cuatro segundos y lo suelto muy fuerte soltando tambien los brazos.
Aqui intento fijarme muy bien en como esta actuando el ataque o episodio, si parece no quitarse o si se quita pero regresa, cuando se quita y regresa mi preocupacion baja por que es natural que haga eso aqui es cuando busco distraerme por que tampoco puedes seguir en tu mente, si ya identificaste todo y has encontrado tu seguiridad, procede a distraerte, pero si no se quita, tambien es normal pero hace que me asuste mas y repita todo el ciclo asi que lo que hago es buscar una sensacion mas grande que esta (sigue siendo el cortisol, pero aveces esta muy elevado, en su mayoria por alguna preocupacion sin resolver o temas hormonales, como el periodo) antes golpeaba las cosas o me cortaba partes de la piel de mis deditos, ambas cosas me lastimaban horrible asi que busco respirar algo distinto, no brisas de aire pero si algun perfume o vaporub (esa cosa es fuerte jej) despues buscar algo frio, aqui en casa agarro un cubo de hielo del congelador y lo paso por toda mi cara, esta ultima es de muchi cuidado por que puedes agarrar gripa, asi que es la ultima, ultima opcion y si no mojar las manos con agua fria y arrojarte agua fria a la cara funcions igual de bien, tambien untar crema en tus manos funciona, sacudir el cuerpo y poco a poco pasara .
Descubri que hay algo que nombre "confort" esto es algo que apaga la ansiedad asi sin mas, le tengo confort a mis padres, asi que cuando los miro o hablo con ellos mi ansiedad se apaga, es horrible por que obviamente significa apego, hasta ahora no he encontrado algo mas como confort, oí de personas que hacen cartas que le piden escribir a familiares para que cuando las lea se sienta mejor, no se si eso funcione, por ahora algo que es de mi confort es hablar con alguien, hablar es algo que me hace sentir muy bien, oír la radio pero siento eso de oir musica o locutores esta mas arraigado a que tengo que poner mis pies sobre la tierra pero yo a mj misma, perderte un rato en pensamientos es tambien querer buscar inconscientemente (en su mayoria) algo que te haga sentir que estas aqui y que estas existiendo y que todo esta bien, por que hay partes de tu exterior que no estan en caos, no le puedes dejar esa resposabilidad al radio o a you tube, tienes que encontrarla por tj cuenta huh , acariciar al gato y hablar conmigo misma agregando alguna broma para amenizar el ambiente, bueno no se si eso este bien pero cuidar el modo supervivencia, trabaja mucho por no perderte totalmente, cuida tu entorno y tus desiciones, estaras bien pero observa bien en lo que encuentras ese lugar y momento perfecto para soltar.
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giancarlonicoli · 9 months
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24 lug 2023 16:45
1. SARÀ COLPA DI CARONTE. SARÀ UN CONTRACCOLPO ALLA VITA SPERICOLATA DEL FIGLIO LAPO. SARÀ CHE L’ALTRO FIGLIO, JOHN, I GIORNALI LI COMPRA MA NON LI LEGGE. O FORSE È SOLO UN FENOMENO DI INSENSATEZZA CEREBRALE. FATTO STA CHE DOPO CHE AVRETE LETTO IL “RACCONTO BREVE” DI ALAIN ELKANN SU ‘’LA REPUBBLICA’’, APPARIRÀ VEROSIMILE LA LEGGENDARIA FRASE DI GIANNI AGNELLI IN MERITO AL MATRIMONIO DELLA FIGLIA MARGHERITA: “COM’È POSSIBILE CHE CON TUTTI GLI EBREI BRILLANTI IN GIRO, ABBIA SCELTO QUESTO IDIOTA?” 2. UNA VOLTA LETTO, CI STA PERFETTO: “MELONI, LA RUSSA, SANTANCHÈ, VE LI MERITATE TUTTI!” 
DAGOREPORT
Sarà colpa di Caronte in calore. Sarà un contraccolpo alla vita di un figlio “danneggiato” come Lapo. Sarà che l’altro rampollo, John, i giornali li compra ma non li legge.
O forse è solo un fenomeno di insensatezza cerebrale. Fatto sta che dopo che avrete letto il pezzo di Alain Elkann su "La Repubblica", pagine culturali (sic!) apparirà verosimile la leggendaria frase attribuita dal chiacchiericcio all’Avvocato Agnelli in merito al matrimonio della figlia Margherita: “Com’è possibile che con tutti gli ebrei brillanti in giro, abbia scelto questo idiota?”.
Ma nemmeno col naso in overdose l’Aristocratico delle quattro ruote di Torino sarebbe riuscito a immaginare un “breve racconto” così rotondamente insulso, inutilmente offensivo, così traboccante di spocchiosa vanità, di tracotante prosopopea, in modalità ‘compact-chic’.
E quando uno snob a tempo pieno, militante di una "minoranza spirituale", si trova davanti agli "atteggiamenti della gente comune", tradisce così la sua natura originaria (coglione) per un generico accreditamento intellettuale (da rincoglionito).
Il conformismo delle élite, si sa, è peggiore di quello delle masse, perché è saccente per l'estrema boria e sprezzante per intransigente paranoia, ma soprattutto è la Quintessenza dell’irresponsabilità politica. Come un Nanni Moretti inviperito, letto il “racconto breve” di Alain Elkann, ci sta perfetto: “Ve li meritate Meloni, La Russa, Santanchè, Donzelli!”. 
Il sovranismo alla cacio e pepe di questi quattro peracottari giunti a Palazzo Chigi è frutto solo degli errori e della boria di una sinistra finita sul Caviale del Tramonto.
Eccolo, senza museruola e guinzaglio, un Elkann in viaggio per Foggia che si contorce in pieno disprezzo umorale per un gruppo di giovani “lanzichenecchi” perché indossano pantaloni corti, esibiscono tatuaggi e smanettano l’Iphone.
E spalancano le fauci parlando di ragazze, spiagge e “night” (ma quando mai un adolescente di oggi usa “night” per discoteca?).
Mentre l’Infelice Benestante di casa Agnelli si dipinge così: “Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera.
Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica...”. 
Dopo queste righe, per comicità, sfigurano gli straordinari libri di Paolo Villaggio su Fantozzi. Però Scalfari così lo fanno uscire dalla tomba. 
SUL TRENO PER FOGGIA CON I GIOVANI LANZICHENECCHI
Alain Elkann per la Repubblica
Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola “lanzichenecchi” eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendo andare da Roma a Foggia, sono salito su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Il mio posto assegnato era accanto al finestrino e vicino a me sedeva un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. 
E l’iPhone con cuffia per ascoltare musica. Intorno a noi, nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano. Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l’orologio.
Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica.
Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni.
Intanto il treno, era arrivato a Caserta.
Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno, ma invece è così. Non ho mai rivolto la parola al mio vicino che o taceva ascoltando musica o si intrometteva con il medesimo linguaggio nella conversazione degli altri ragazzi.
A un certo punto, poco dopo Benevento, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo, uno di loro ha detto: «Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a cercare ragazze nei night».
Un altro ragazzo più piccolo di statura e con il viso leggermente coperto di acne giovanile ha detto: «Macché night! Credetemi, ho esperienza. Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci. La spiaggia è il posto più figo e sicuro per beccare».
Quella conversazione sulle donne da trovare era andata avanti mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust.
Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo.
Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi.
Per loro chi era costui?
Un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava. Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla.
Avevano paura di quei ragazzi tatuati che venivano dal nord, lo si capiva dall’accento, o erano abituati a quel genere di comportamento?
Arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome.
I GIORNALISTI DI REPUBBLICA SI DISSOCIANO DALL’ARTICOLO DI ALAIN ELKANN (PADRE DELL’EDITORE): “CONTENUTI CLASSISTI”
Estratto dell’articolo di Alberto Marzocchi per www.ilfattoquotidiano.it
Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”. Si intitola così l’articolo firmato da Alain Elkann, uscito stamattina sulle pagine culturali de la Repubblica. Un racconto, in prima persona, sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista “vittima” di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani un po’ chiassosi che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi. Il reportage (?), pubblicato a pagina 29, ha fatto saltare sulla sedia diversi giornalisti della testata, tanto che nel primo pomeriggio il cdr (comitato di redazione) ha inviato una mail, a colleghe e colleghi, per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.
“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – concludono nella nota – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”. […]
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