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#cuore stoffa
susieporta · 2 months
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Dove c'è intesa ci sono incastri perfetti
Frederick William Burton, Incontro sulle scale della torretta - Hellelil and Hildebrand (1864)
l pittore inglese Frederick William Burton realizza nella seconda metà dell’Ottocento questo quadro ispirato ad una ballata del periodo medievale, dove cavalieri e damigelle sono i protagonisti di storie tormentate e dal finale tragico. In questo caso la principessa si innamora dell’uomo sbagliato, la sua guardia del corpo, ed il loro sentimento sarà destinato a portarli alla morte.
Il quadro nasce in un ambiente raffinato, culturalmente legato ai Preraffaelliti in cui la pittura si mette al servizio della poesia, e ruota intorno ad una composizione stretta, mentre una luce pulita sfiora i vestiti rappresentati con tecnica precisa e teatrale.
L’attimo dipinto è un attimo rubato, l’incontro fugace sulle scale della torretta, dove la mancanza di spazio permette ai corpi di sfiorarsi, alle braccia di incontrarsi, dove la chimica dell’amore esce allo scoperto in un brivido silenzioso.
Gli innamorati non si guardano, chiudono gli occhi per sentire ancora meglio il contatto che gli è negato e imprimerselo nella memoria, per parlarsi attraverso l’incontro rapido e nascosto, e abbandonarsi a quell’irresistibile attrazione che non ha motivo, che non ha ragione, anzi, che sanno sarà la loro rovina. Ma non gli importa.
E lui la trattiene piano, abbracciando il braccio, assaporando il suo odore, trovando quello che cerca, quello che gli basta, in quella stoffa.
Un’immagine struggente non solo se si conosce il finale della storia, in cui lui combatte per amarla e alla fine si fa uccidere per lei, lei muore perché non ha senso vivere senza di lui, ma anche per la bellezza e la forza dell’istante.
Frederick William Burton ci regala l’emozione dell’amore disperato perché sbagliato, ma anche di quello più dolce, più intenso e agognato, quello che spezza il respiro, ma fa battere il cuore, e rende la vita un alito caldo che va vissuto fino in fondo. Quello per cui, alla fine, sappiamo che ne era valsa la pena.
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ambrenoir · 23 days
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Se fossi stoffa mi farei coperta
per scaldare le tue notti nel freddo di un bunker antiaereo
E se fossi terra mi farei strada sicura su cui farti camminare senza bombe nascoste nel sottosuolo
Se fossi acqua ti scorrerei sul viso per confonderti le
lacrime e toglierti via il
colore delle ferite
E se fossi cielo mi farei
tetto di sole per riscaldarti
il cuore e darti un orizzonte migliore
Se fossi braccia ti stringerei
per darti la parvenza che vada tutto bene e che tu sia al sicuro E se fossi cuore ti
darei tutti i miei battiti e mi
farei petto dove poggiare il
tuo orecchio così che tu non senta più il rumore
delle bombe
Se fossi posto sicuro mi farei rifugio di vita e sogni
caverna dove nasconderti e lasciarti riposare...
E se fossi Dio punirei
qualsiasi creatura vivente
ti abbia fatto conoscere
la guerra...
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ragazza-whintigale · 1 year
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊! 𝕰𝖒𝖕𝖊𝖗𝖔𝖗! 𝕺𝖈 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
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𝕻𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖆𝖌𝖌𝖎 ➵ Rulyan (OC) 𝕬𝖛𝖛𝖊𝖗𝖙𝖊𝖓𝖟𝖊 ➵  Lieve comportamento Yandere, matrimonio combinato, pessimi genitori, abuso di potere, gravidanza non consensuale, Sesso non consensuale (implicito). 𝕻𝖆𝖗𝖔𝖑𝖊➵ 5034
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Diverte lo aveva definito adesso Rulyan a ricordarlo, con occhi sognanti mentre le teneva la mano per scaldarla dal gelido inverno. In  realtà nella capitale faceva sempre freddo, essendo la città più a nord di tutto l’impero, però d’inverno era talmente freddo che era difficile abituarsi. Neanche dopo tutti questi anni (nome) lo aveva fatto, appoggiandosi ancora a lui per questo. ❝ Hai freddo? Vuoi che entriamo?❞ La sua voce era cristallina e diaffanica, meritando ogni lode da tutte quelle donne che lo avevano ammirato. Lei non era una di loro e non avrebbe lodato il suono della sua voce, ma sarebbe una bugia dire che non lo pensava, solo una innocua constatazione a se stessa. Ma insomma, nonostante non fosse ancora del tutto abituata a queste temperature, era lui quello che in gioventù si ammalava più volte di quello che avrebbero potuto ricordare. ❝ Dovrei essere io a chiederlo , vostra altezza imperiale.❞ La sua voce era mansueta e distante come il solito, niente a che vedere con il ruolo di Consorte favorita dall’imperatore e il profondo amore che molte poesie e canti lodavano per tutto l’impero. Un sospiro lasciò le labbra dell’uomo, poteva essere cocciuta, anzi era cocciuta, con quel suo comportamento stava solo mettendo in difficoltà entrambi. (Nome) voleva mettere una distanza tra loro e lui non lo voleva. Quasi si ritrovò a capire la frustrazione di suo padre, nei confronti della sua adorata madre. Anche lei era una straniera come la sua (Nome), ed entrambi avevano fatto innamorare membri della famiglia imperiale perdutamente di loro. Forse il fascino dello sconosciuto, o semplicemente l'amore per la loro passione e sentimento nel fare le cose. Tuttavia a Rulyan non piaceva essere paragonato a quell’uomo, che era suo padre, lo ha sempre disprezzato e forse aveva fatto lo stesso anche suo padre con lui.  
Rulyan fece cenno ad una delle serve che li seguivano a debita distanza, così che le loro conversazioni non potessero essere udite da anima viva. Subito una ragazza decisamente più giovane di (nome) si avvicinò con un mantello in pelliccia e stoffa decorata, appoggiandolo con grazia sulle spalle della consorte dai capelli (colore). La serva fece un inchino e di rimando la sua padrona le fece un sorriso permettendole di andarsene, poi si rivolse a suo marito con sguardo orgoglioso e freddo. Era cocciuto, forse più di quanto lo fosse lei e quando aveva deciso qualcosa, soprattutto se le riguardava, era irremovibile. ❝ Pensavo di aver accennato a quanto non fosse necessario la vostra preoccupazione per una umile speziale. ❞ Il moro non sembrò dare molto bado alle sue parole, però rispose comunque sistemando ulteriormente il nuovo mantello. ❝ Non vedo perchè non dovrei preoccuparmi della mia amata moglie, soprattutto quando sta per diventare madre dei miei figli. ❞ Poteva essere considerata una provocazione, ma Rulyan non ne era il tipo, era più una constatazione, una frase usata solo con il scopo di aver ragione nella discussione. Ma avrebbe vinto comunque a dire la verità, lui era l’imperatore nessuno avrebbe potuto dargli torto in alcun modo.
Da sotto le spesse vesti, la giovane consorte aveva accarezzato il suo ventre, erano tutte supposizioni naturalmente, ma Rulyan avrebbe preso a cuore quelle parole più di quanto avrebbe dovuto. Aveva avuto solo un giramento di testa e lui era venuto a saperlo. Niente per lui era più importante delle sue parole, e lei con la sua ilarità aveva elencato tutto quello che poteva essere, ma niente lo aveva colpito più del sentire che potesse essere gravida di lui. Ogni accesso al padiglione della nobile consorte (nome) era stato minimizzato, come anche il numero di persone a cui era permesso vedere la stessa consorte. Era destabilizzante, sapeva benissimo che essere la prima ad avere un figlio dall’imperatore, la rendeva in grave pericolo di vita, tra concubine gelose e famiglia nobili che non erano d'accordo sull’origine del futuro neonato. Tutto era così surreale e non era nemmeno certo che questo neonato ci fosse. La mano di Rulyan scivolò sulla sua guancia, sistemando allo stesso tempo una ciocca dietro l’orecchio, un’azione amorevole agli occhi degli altri e un puro teatrino per lei, niente di più finto.
❝ Rientriamo per favore. ❞ Alla fine aveva ceduto alla sua richiesta precedente e la accompagnò all’interno del padiglione, ❝ Allora potresti darmi l’onore di prendere un the con te… in memoria dei vecchi tempi ovviamente.❞
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Il piccolo principe imperiale guardò rapito la ragazza di fronte a lui. Era evidentemente più grande di lui anche se poco o più di 2 o 3 anni, eppure era abbastanza visibile, o forse era solo colpa della febbre e della gola infiammata o ancora del fiato corto. ❝ Chi sei? ❞ La misteriosa ragazza lo guardò come se avesse chiesto qualsiasi cosa tranne quello che aveva detto, semplicemente lo aveva guardato. Non era qualcosa che potesse essere definito come materno, di pietà o che avrebbe calmato chiunque, eppure lui si calmò ugualmente e la lasciò fare. Tolse il lembo di stoffa che era stato posato sulla sua fronte porgendolo a qualche cameriera che la stava assistendo dandole ovviamente qualche ordine che lui non riuscì a comprendere e gli alzò la testa. Tra le mani aveva un cucchiaio in argento il cui contenuto aveva un odore nauseante. Volto il viso evitando la posata e la ragazza sospirò amareggiata ❝ Vostra altezza, vi prego almeno di assaggiare, a questo stadio della malattia deve tenersi idratato e nutrito o non guarirà molto presto.❞ Disse riprovando a dargli quell’intruglio sconosciuto ma lo evitó nuovamente. Non sembrava una persona molto paziente e lo aveva notato ❝ Bambino Viziato.❞ La ragazza aveva sibilato più a se stessa che a lui. Nessuno l’aveva sentita tranne lui quindi pensava andasse bene per lei, non aveva prove per dirlo, e lei avrebbe potuto usare la scusa di visioni deliranti che Rulyan aveva avuto durante la febbre. ❝ Vi prometto che se mangerete questo senza fiatare risponderò alla vostra domanda.❞ Rulyan sembrava soddisfatto, per quanto potesse dimostrarlo in quel stato. Socchiuse le labbra permettendo alla ragazza di nutrirlo. Il sapore non eguagliava l’odore ma non era poi così distante.
(Nome) aveva allontanato le altre domestiche dalla stanza senza nessuno sforzo, la coscienza di Rulyan era più vivida di quello che si aspettava da malato. ❝ Beh immagino che a questo punto dovrei presentarmi.❞ Probabilmente era il minimo, dato che era una ragazzina poco più grande di lui che non aveva mai visto prima di allora che probabilmente non era nemmeno di quei luoghi. (Nome) si schiarì la voce sonoramente. ❝ Il mio nome è (nome).❞ Era una una presentazione talmente semplice e sprecata da essere quasi ovvia, aveva sentito vagamente alcune serve chiamarla così. ❝ Non hai risposto ugualmente alla mia domanda. ❞ La ragazza sembrava consapevole della cosa per questo sbuffò, forse in molti le avevo già chiesto chi potesse essere e quella risposta gli era sempre bastata. ❝ ok ok…❞ Mise le mani avanti ❝ …Sono (nome) come ti ho già detto, e sono una speziale che proviene da quello che voi chiamate occidente.❞ Rimase stupito, era la prima volta che vedeva qualcuno che proviene dall’occidente oltre sua madre. ❝ Occidente? E cosa ci fai qui allora?❞ La ragazza sbatté le palpebre come a pensare ad una risposta giusta, una di quelle risposte troppo complicate da spiegare, ma che avrebbe comunque fatto. ❝ Niente che implichi le vostre attenzioni vostra altezza imperiale.❞ ❝ Se sei qui così facilmente significa che sei stata assunta in qualche modo.❞ Le sue parole scivolarono quasi spontanee e forse se fosse rimase più allungo, avrebbe potuto fargli tutte quelle domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare a sua madre. ❝ Non esattamente in realtà, ma potreste sempre chiedere a vostra madre o all’Imperatore stesso, vostro padre.❞ Rulyan si imbronciò, non avevi davvero intenzione di parlare oltre e questo lo faceva contorcere dalla curiosità. ❝ Mei Lin, Xia Ying, andate a chiamare mia madre immediatamente. ❞ Le due serve di giovane età ma sempre più vecchie di Rulyan, corsero al richiamo del padrone. Ed mentre loro sembrano agitarsi al tono instabile del moro, (nome) aveva iniziato a sistemare ordinatamente il suo materiale nella sacca che aveva portato con sé andando a chiamare la concubina. Era bastato quell’intruglio di erbe e radici per calmare la febbre, questo avrebbe solo diminuito il tempo della sua permanenza lì.
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❝ Rulyan è un nome Buffo, per un posto come questo. ❞ La sentenza della (colore) lo lasciò spiazzato, non era un tono con cui rivolgersi ad un principe imperiale, ma ancora si ritrovò a ricordare che fosse straniera. ❝ Lo so… mi madre viene dall’occidente. ❞ Aveva mantenuto vivo il discorso senza nessun motivo apparente, solo curiosità passeggera. ❝ Lo avevo notato.❞ Era ovvio che lo avesse fatto, a differenza di molti all’interno di questo palazzo, lei osservava prima di poter fare affermazioni tanto azzardate e naturalmente Rulyan lo aveva notato, come poteva non farlo? Lui stesso aveva gli occhi di un placido grigio azzurro così chiaro e limpido, non era di certo un colore comune qui, dove la maggior parte sfoggiava tonalità castane e nocciola, come lo stesso imperatore. ❝ E allora perché giudicate l’origine del mio nome.❞ Lei alzò un sopracciglio come a chiederli se veramente era così cieco. Era davvero ovvio che (nome) lo trovasse divertente. Rulyan non era un nome che un imperatore avrebbe dato al suo nascituro e futuro erede, e infatti non lo aveva fatto. Rulyan, semplicemente, non era mai stato amato, era una peculiare vittima di strane conseguenze. Una madre costretta in un matrimonio con un principe straniero e successivamente imperatore, per poi dare alla luce un figlio che le ricordava così tanto l’uomo odiato. Poi c’era l’imperatore che non prestava attenzioni ad un neonato a cui non aveva scelto il nome, e che la sua concubina gli aveva nascosto. Rulyan si trovava solo in mezzo a due fuochi.
Questa convivenza era sempre stata difficile in qualche modo ma si era alleggerita dopo l’arrivo di (nome). Lei, se Rulyan avrebbe potuto descriverla, era quel qualcuno che si trovava lì per cause di forza maggiore ma che non se lo faceva pesare né a se stessa né a lui , per questo aveva favorito la sua compagnia rispetto ad altre. Naturalmente lui sapeva che se lei era qua era colpa sua e della sua malattia ma non si sentiva in colpa e lei non lo faceva notare, ma era tutto implicito. ❝ Quanto rimarrai ancora qui? ❞ Aveva posto fine allo stallo della propria risposta precedente per crearne un altro. (Nome) non sapeva quanto sarebbe rimasta, finché Rulyan non fosse guarito non avrebbe potuto andarsene, il che avrebbe voluto dire anche anni, vista la sconosciuta natura della malattia, ma ora che si sentiva già meglio solo dopo una settimana delle sue cure, dubitava che sarebbe rimasta così allungo. (Nome) versò una tazza di infuso e la consegno a Rulyan che la prese docilmente, la reputava brava con lui dato che nessuno era riuscito a tenerlo così vivo alla conversazione come lei, eppure lei non faceva molto per continuare, come faceva sua madre. O forse no. Sua madre non rispondeva mai alle sue domande, e se lo facevano erano risposte veloci e brevi, a volte non c'entrano nemmeno con la domanda che Rulyan aveva fatto. Certo (nome) non era una persona che si prodigava in lunghi e infiniti discorsi, diceva solo la crudele e infima realtà e questo lo attirava ad ascoltare tali cattiveria sul mondo, che quasi mai potevano essere adulatori.
❝ Non sono sicura di quanto durerà la malattia, ma penso che in un anno di riuscire a ristabilirla e tenervi sotto osservazione anche alcuni mesi❞ solo un anno? Davvero? Nessuno era mai arrivato a conclusioni così azzardate, ma lei sembra sapere quello che faceva il che lo lusingava, aveva saputo trattarlo meglio di qualsiasi eunuco, sacerdote e dottore della corte interna. Forse se davvero l’avesse chiesto potrebbe lavorare lei stessa per la corte interna, in fondo stava salvando la vita di un principe con successo, ma non era sicuro lei avrebbe mai accettato.
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❝ Ho sentito che molte concubine sono decedute nell’ultimo periodo per una malattia misteriosa. ❞ Ruylan si era rivelato un bambino molto più curioso di quanto (nome) si aspettasse. Lo guardò dando un morso ad una pesca acerbo. ❝ e cosa ci dovrei fare io?❞ I due avevano condiviso così tanto tempo insieme, che ormai Rulyan non faceva neppure più caso a quanto potessero essere scortesi le parole della sua quasi coetanea. Per certi versi Rulyan era felice che non fosse interessata alla cosa, se mai questo fosse collegato alla sua malattia, forse (nome) avrebbe dovuto occuparsi anche di altre dame della corte, trascurandolo. ❝ Beh, pensavo che avresti potuto dirmi cosa sta succedendo.❞ Il principe era davvero curioso e fastidioso agli occhi di (Nome) ❝ Non vedo perché dovrei farlo, infondo non è niente che ha a che vedere con me e con lei. ❞ Non dubitava che le voci non le fossero già arrivate, ma sapere che non aveva niente a che vedere con lui lo sorprese e rassicurò. ❝ Ad ogni modo potrebbe essere stato letteralmente qualsiasi cosa…❞ Fece una pausa e prese un morso del frutto che dalla consistenza sembrava leggermente acerbo ma Rulyan aveva appreso che la ragazza avesse gusti bizzarri certe volte ❝ … La corte interna è un mondo a sé, e qualsiasi cosa di estraneo e pericoloso possa entrare, può risultare un danno. Piombo. Piante nocive. Ignoranza.❞ L’ultima era qualcosa che ricordava avesse ripetuto diverse volte nelle loro conversazioni eppure non gli era mai stato del tutto chiara come cosa. ❝ Piombo? Ma Sua Maestà ne ha proibito l’utilizzo.❞ Aveva deciso di concentrarsi su qualcos’altro e non è che avesse davvero tutti i torti.
Lo sguardo della ragazza vagò sul paesaggio visibile nei giardini Imperiali, ❝ Il fatto che sia illegale non significa per forza impedirne il consumo…❞ Rulyan sbatté le palpebre, che non avesse compreso o forse non ci aveva comunque pensato, non aveva importanza (nome) glielo chiarì ugualmente ❝ E’ stata introdotta di nascosto.❞ Il moro sembrò cadere dalle nuvole e arrossì, era ingenuo e ignorante, nonostante le sue lezioni private, niente poteva sostituire tutte le esperienze vissute dalla maggiore, in giro per le terre del continente orientale e occidentale. ❝ Molti cosmetici importati nella corte interna contengono piombo, uno dei motivi per cui il personale all’interno del padiglione è stato diminuito e cambiato.❞ Aveva offerto una spiegazione omettendo come fosse stata lei a impedire l’utilizzo ed eliminare qualsiasi traccia di tali cosmetico dalla corte interna ma soprattutto dal padiglione. (Nome) non era una persona presuntuosa o egocentrica, solo stava seguendo gli ordini dell’imperatore, che per quanto potesse non apprezzare suo figlio era ugualmente il suo unico figlio maschio, e se davvero lei aveva le conoscenze per impedire che la corte interna cadesse nel caos perché non utilizzarle. Rulyan non lo sapeva e di certo la speziale non glielo avrebbe detto, soprattutto perché avrebbe comportato più domande di quel che avrebbe potuto sopportare.
❝ (Nome), quando te ne andrai… me lo dirai?❞ La domanda era dubbiosa e timida, e (nome) ne rimase sorpresa, Era quello il genere di domande a cui non dava mai una risposta, non perché non lo sapesse, semplicemente sapeva cosa sarebbe successo se mai il principe ne fosse venuto a conoscenza. Gli occhi del ragazzino erano ancora tondi e bambineschi, si diceva che i maschi maturassero in modo più lento rispetto ad una donna, forse era per questo che una donna veniva sposata prima ancora che potesse imparare qualcosa dal suo corpo. Rulyan era semplicemente uguale agli altri, solo più viziato. Chissà se la speziale avesse mai potuto fare qualcosa se lui decidesse improvvisamente i confini su cui poteva camminare. Scosse il capo in modo impercettibile, infatti il moro non se ne accorse, forse troppo impegnato a cercare di leggere l’espressione dubbiosa, forse un pò lo capiva, ma non abbastanza da astenersi dall’andarsene. ❝ Se sua maestà desidera questo, non sarà di certo questa umile speziale ad impedirlo.❞ Non si era insospettito ed era un bene. Sorrise raggiante, ❝ Bene allora penso che potremmo prendere una tazza di the.❞ Rulyan si alzò in piedi e corse dentro al padiglione seguito dalla ragazza più anziana. Da quando si era ripreso aveva iniziato a sfruttare i suoi raggianti giorni da bambino invece di essere costretto a letto, forse era anche per quello che gli aveva posto quella domanda.
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Era passato molto tempo, di preciso non ricordava quanto. Ma ancora non era davvero il tipo che si sarebbe messa a contare ogni secondo della vicenda, né avrebbe mai raccontato con nostalgia quei giorni in cui era la balia di uno dei figli dell'imperatore, a qualche bambino desideroso di saperlo. Soprattutto se se ne era andata senza avvertire, ma aveva compiuto il suo dovere, ciò per cui era stata trattenuta, quindi non si sentiva in obbligo di farlo sapere. Non era più tornata all’interno dei confini dell’impero dopo essere andata, per questo non sapeva cosa potesse mai succedere all’interno, non che le importasse, (nome) non era mai stata un’amante della politica.
❝ Penso che quel anice sia abbastanza polveroso al momento.❞ Si destò dai suoi pensieri, il che non era poi così comune per lei che non avrebbe perso molto di vista quello che accadeva ❝ per quanto ti riguarda è proprio come lo volevo, vecchio.❞ L’anziano rise sedendosi a terra di fronte alla ragazza. Ora ricordava perché tra tutti aveva scelto questa insolente ragazzina da prendere sotto la propria ala, era ovvio che avrebbe imparato dalle sue parole ma gli avrebbe anche risposto a tono come un’ingrata. ❝ Dovresti imparare a moderare le tue parole, ragazzina. Immagina se non fossero stati così benevoli alla corte interna.❞ (Nome) non aveva piegato il capo o fatto un’espressione di colpevolezza, era ovvio che non se ne pentiva, tuttavia non aveva ribattuto quindi ancora un po’ di buon senso lo aveva. Infondo sapeva che avrebbe potuto trovare parole piuttosto creative per scagionare la sua impertinenza. ‘Che facciano come vogliono’, ‘è un problema loro se non voglio sentir la verità’ o la più interessante ‘che mi taglino pure la testa’.
Rimasero in silenzio, lei aveva infuso l’anice offrendo anche all’anziano, ma non dissero più niente. Niente riguardante il suo comportamento nei confronti del suo periodo passato alla corte imperiale. Nulla riguardo alle simpatie del principe nei suoi confronti, ed era meglio così, sul serio. Non avrebbe dovuto parlare di quel sciocco periodo della sua vita che a suo dire era molto meglio fosse rimasto passeggero. ❝ Non ti viene voglia di vederlo?❞ (Nome) lo guardo come se avesse detto qualcosa di strano e senza senso, ma lui non diede cosi tanto peso come avrebbe dovuto ❝ Su su, (nome) non guardarmi così, infondo è cresciuto anche lui come te… sono già passati 7 anni infondo.❞ Rigirò il liquido aranciato, il cui profumo era intenso e vibrante, ne aveva anche preso un sorso abbastanza abbondante, da bruciarle ancora la gola. ❝ Penso che questo anice non mi stia aiutando contro il mal di testa, non è che questa volta hai fatto cilecca, vecchio?❞ Lui rise divertito, cambiare discorso non sarebbe davvero servito a qualcosa, ma forse lei ci avrebbe provato comunque. ❝ Non sarà mica perché sei preoccupata per quel principe? ❞ (nome) si fermò dal prendere l'ennesimo sorso, per fissare dritta negli occhi l’anziano. Era uno di quei sguardi truci che lei avrebbe fatto quando non era d'accordo con lui, ma a cui non poteva comunque controbattere. ❝ Quello sguardo non avrà molto effetto… In fondo le hai sentite pure tu quelle voci, no? ❞ Tutto questo era semplicemente odioso agli occhi della speziale, certo che aveva sentito quelle voci, ma le aveva sempre ascoltate semplicemente perché aveva riconosciuto il protagonista di quelle stesse voci.
❝ Si, le ho sentite. In fondo è stato un bene che io me ne sia andata…❞ Disse infine, forse per difendersi o forse perché lo pensa davvero. ❝ Sarà… ma io sono convinta potresti ritrovarti una bella sorpresa.❞ Il Vecchio rise e alzandosi se ne andò con la sua andatura lenta e traballante. Non capiva esattamente quello che intendeva, certe volte capitava anche quello ma se ne fece una ragione. Aveva risolto alcune di quelle frasi ad anni di distanza, era abbastanza fiducioso ci sarebbe riuscita anche ora. Lo guardò andarsene finendo il suo ultimo sorso di bevanda ambrata.
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Dall’accampamento improvvisato alla loro destinazione vi era una settimana di viaggio e poteva sembrare faticoso e lo era, ma ormai lei ne era abituata. Anche dopo essersi fermata per un anno alla corte interna si accorse di provare ancora piacere nei lunghi ed estenuanti viaggi. Prese un respiro profondo, il profumo di quelle terre le era familiare e non avrebbe di certo cercato di nasconderlo. Si lasciò beare dalla brezza frizzante e fredda. Fredda come la ricordava, si era adulata per ricordare ancora il gelo della capitale, e anche se non tollerava molto bene il freddo, si ritrovò compiaciuta della sua serenità. Ma in fondo si sarebbe fermata per poco tempo e questo la rese ancora più di buon umore. ❝ Togliti quell’espressione inquietante dalla faccia, ragazzina, abbiamo del lavoro da fare. ❞ (Nome) corrucciò il volto. Davvero la sua espressione malinconica e rievocativa era così spaventosa come raccontava, ad ogni modo non aveva una superficie riflettente su cui controllare o uno specchio, quindi si sarebbe accontentata di credere che stesse mentendo. Lo seguì sia con lo sguardo sia nei passi, non c’era molta folla il che non rendeva la cosa difficile. Non era passato molto tempo da quando ha percorso queste strade, ogni anno tornava per vedere cosa il mercato aveva da offrire, era in questo periodo che trovava sempre qualcosa di interessante. I mercanti itineranti che avevano sempre qualcosa che lei non avrebbe conosciuto fino a quell'istante. Ricordava anche quando ci aveva portato Rulyan, era una specie di premio per la sua buona guarigione e semplicemente lui aveva sempre voluto vedere cosa faceva quando non era alla corte interna. Semplicemente lei lo copri con stracci abbastanza pesanti da tenerlo al caldo e da renderlo irriconoscibile dal suo solito aspetto principesco, lo stesso fece con se stessa. Lo portò fuori in uno dei mercati itineranti meno frequentati della capitale e dove lei era solita andare quando niente sembrava divertirla. A tale ricordo canticchiò contenta, era un ricordo della corte interna piacevole e delicato che avrebbe conservato per sé anche per anni.
Si scosse dai suoi pensieri quando si scontrò con una donna, (nome) non aveva subito molti danni o disturbi ma la ragazza era caduta a terra rovesciando quello che stava portando. (Nome) non era una persona che sarebbe stata considerata gentile nell’etichetta di corte ma non era nemmeno maleducata, quindi raccolse le cose, sistemando come meglio potè nel cesto intrecciato di paglia e bamboo. ❝ Dovresti fare attenzioni la prossima volta. ❞ (nome) non citó il fatto che fosse anche lei distratta e di certo non lo avrebbe fatto. ❝Le mie scuse gentil- ❞ La ragazza si fermò sulle sue parole quando il suo sguardo incontrò e riconobbe quello della speziale ❝ (Nome)…❞ In un primo momento la ragazza occidentale non l'aveva riconosciuta, ma poi notò i colori dei suoi abiti, blu e oro. Sarebbe stato stupido parte sue dimenticarlo, però aveva ugualmente dimenticato quindi si chiese se avesse senso pentirsene adesso. Quei colori erano l’emblema velato del padiglione della consorte e di Rulyan. Li indossava anche (nome), a suo tempo, quando ancora poteva essere considerata una specie di amica di giochi del principe.
❝ Tu… tu non dovresti essere qui. ❞ La ragazza dai capelli castani e occhi nocciola era semplicemente una giovane apprendista ancella quando ancora (nome) risiedeva a palazzo, e seguiva ciecamente le parole del principe. Non si stupiva fosse cresciuta in questo modo, ricordando che aveva comunque 4 anni in meno della (colore) ma davvero questo tempo avrebbe fatto la differenza nella loro fisicità. Ma ancora (nome) si ricordò che veniva da luoghi diversi, i corpi delle donne di occidente erano decisamente più sviluppati di quelli delle donne di oriente. ❝ uhhh.. Xia- ❞ ❝ no, sono Mei lin. ❞ oh… (Nome) si maledisse nel non averla riconosciuta del tutto ma la ragazza sembrava non notarlo, ma era sempre stata decisamente più distratta e svampita dell’amica Xia Ying. ❝ Ne è passato di tempo dall’ultima volta… ma dimmi che ci fai qua? Sei qui per il giovane maestro? O forse sei venuto a trovare me e Xia Ying? No, ci sono ti mancava la nostra cucina? O forse…❞ La ragazzo continuò con le sue domandi invadenti e la faccia di (nome) non nasconde il fastidio, ma forse ci era abituata. (Nome) si domandava se Mei Lin si fosse mai chiesto se le interessa quello che aveva da dire. ❝ UN ATTIMO! Se tu sei qui vuol dire che potresti incontrare sua maestà, in fondo non ha fatto altro che cercarti da quando te ne sei andata. Non si è dato pace. ❞ La castana sembrava fiera delle sue parole, (nome) cercava solo di ignorarle e voleva solo qualcosa di creativo che avrebbe convinto la ragazza a concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. ❝ Devo andare a cercare il giovane padrone, sarà così felice di vederti.❞ Se davvero il senso della frase alla quello, (nome) aveva un mix di pensieri tra la maledizione per l’impertinenza della ragazzina e la preoccupazione. Rulyan era da qualche parte in questo mercato, e il fatto che non fosse affolato avrebbe reso difficile allontanarsi senza darsi vedere. Allo stesso tempo significava che non aveva imparato assolutamente dalle sue parole. Un dannato bambino viziato. ❝ Senti Mei lin… so di aver sbagliato ad andarmene così ma immagina solo cosa accadrebbe se Rulyan mi trovasse in questo momento… ❞ Una bugia e qualche parole sottintesa, forse lei aveva pensato qualcosa di dannatamente rovinoso ma per quello che poteva saperne (nome), andava bene. ❝ Ma…- Il maestro Rulyan ha attese così tanto il vostro ritorno. ❞ ❝ eh va bene…❞ Prese un sospiro sconfitto ❝ Facciamo così, quando sarai tornata a palazzo con sua altezza potrai dirglielo… ok? ❞.
Non sembrava minimamente convinta delle parole della maggiore ma comunque accettò e poi se ne andò e (nome) riprese il suo giro. Avrebbe dovuto sbrigarsi a prendere quello che serviva e ripartire o comunque trovare un luogo sicuro nella capitale dove Rulyan non l'avrebbe mai trovata. Avrebbe dovuto trovare comunque il vecchietto prima però…
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Vestiva bene in quei abiti, lo rendevano davvero uno dei quei principi che venivano narrati nei romanzi occidentali. Un qualcosa di splendido e desiderabile se mai fosse stata una ragazza da ammaliare ma non lo era, ma era quasi sicura che Rulyan lo pensasse. Lei invece non si era cambiata, non avrebbe dato una tale soddisfazione, non che avesse qualcosa contro di lui o qualche torto da ricambiare, semplicemente lui l’aveva fatta trascinare qui con un mandato imperiale. Era un principe, anzi era il principe ereditario, la sua parola era quasi paragonabile a quella dell’imperatore e superiore a quella dell’imperatrice. Non ricordava esattamente quando il bel principe fosse entrato ma c’era una strana atmosfera da allora, Xia Ying in movimenti rigidi, aveva preparato e servito il the. Prima a Rulyan e poi a (nome). Non che (nome) ci abbia prestato molta attenzione, forse abitudine o semplicemente non le importava più di tanto. E forse la presenza della ragazza era qualcosa che Rulyan aveva calcolato, ricordava vagamente di aver elogiato la ragazza per la sua ottima tecnica di infusione delle erbe. Lo sguardo di (nome) aveva vagato, dal liquido che scivolava dal beccuccio della teiera, al viso nervoso di Xia Ying, allo sguardo di Rulyan che la stava guardo così intensamente da dimenticare che lo stesse facendo.
❝ Quando sei tornata?❞ (nome) non capiva perché quella domanda dovesse avere una tale importanza da essere fatta per prima, o semplicemente si ricordò che poteva essere un modo per iniziare una conversazione. ❝ Qualche ora fa. ❞ Non era del tutto una bugia. Non erano poche ore che erano passate dal suo arrivo, ma non si era nemmeno arrivati alla conclusione del giorno dal suo arrivo. Lui sembrò comprendere quello che stava sotto, annuì e prese anche un sorso di infuso imitando così l’amica d’infanzia. Un'espressione contorta affiorò nei lineamenti di Rulyan al sapore fin troppo forte dell’insieme di erbe. Era un gusto familiare e disgustoso, ricordava che questo era uno sapori favori dall’amica durante i loro The. Ricordava anche che se ne faceva portare degli altri, proprio come ora, e (nome) avrebbe solo criticato le sue scelte con voce tagliente elencando tutti i benefici che quei ingredienti poteva avere, come ora. Tutto là dentro era un rimando al passato eppure (nome) non sembrava accorgersene o semplicemente fingeva di non farlo.
❝ Non sai quanto ti ho cercato in questi anni.❞ ci fu un attimo di silenzio da parte di (nome), prese l'ennesimo sorso e poi parlò. ❝ Posso immaginare, in fondo me ne sono andata senza dirle niente… ❞ Era un parlato distante, come se non avessero niente a che fare l'uno con l’altro. Tuttavia conservava ancora quella nota di impertinenza che caratterizzava la ragazza. Forse Rulyan avrebbe dovuto sentirsi offeso ma non lo fece, forse per vecchie abitudini. ❝ E davvero non farai niente per farti perdonare…❞ Per la prima volta da quando si conoscevano, la vide con un’espressione confusa. Forse non se lo aspettava o semplicemente non riusciva a capire cosa voleva. Per la prima volta da quando si erano conosciuti era lei a non comprendere qualcosa, si sentiva quasi soddisfatto. Si alzò lasciando scivolare le sue vesti contro la sua figura, il suono prodotto da esse era dolce e morbido proprio come sempre.
Era più alto di lei adesso, e più in forma, poteva quasi sembrare affascinante. Si avvicinò e si abbassò fino a raggiungere una vicinanza ragionevole dal suo volto.
❝… Rimani alla corte interna con me, come mia consorte…❞
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soggetto-smarrito · 10 months
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È arrossata lo so,
Ma vuoi mostrarmela lo stesso.
Ti eccita pensarci..
quello che hai provato con me ieri sera ti sconvolge ancora...e vuoi rendermi partecipe.
Entri nel bagno dell'ufficio e ti abbassi i jeans,
mutandine comprese,
Fai partire la videochiamata,
apro il telefono e ti guardo...in silenzio.
La tua voce é roca...《 guardala porco, guarda che mi hai fatto...Umm, oh dio mio, sono così bagnata, vuoi sapere come mi fai sentire..eh, lo vuoi sapere? 》
Intanto con le dita la apri..ti tocchi, la strizzi..la penetri...
e ti accorgi di ansimare.
Poi qualcuno tenta di entrare muovendo più volte la maniglia della porta. Trasali e interrompi tutto.
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Come pensi abbia reagito al tuo video ?
Oltre all'aver avuto il cuore in gola ?
Mi hai fatto venire la voglia di volerti qui,
a slacciarmi i pantaloni,
a guardarti mentre ci metti una mano dentro,
e con forza..lo liberi dalla sua prigione di stoffa.
Mi ha fatto venire la voglia di averti qui..
Per punirti ancora..
ancora...
e
ancora !
soggetto smarrito
♥️
( 501 )
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namelessalessandra · 1 year
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The song to my heart
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Lando Norris x Reader
Sintesi: tu e Lando siete amici da un po’ ma cosa succede durante una serata elegante a cantare al karaoke?
Warnings: Nessuno a parte Lando in camicia 🥵
Vi ricordo che potete preordinare il mio libro cliccando qui: Bounded Souls ✨
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-Potresti chiudermi il vestito?- domando a Pietra che dietro di me si aggiusta i capelli. Appoggia la spazzola sul mobile e si gira velocemente verso di me con un sorriso.
-stai benissimo!- commenta dopo aver chiuso la zip. Mi sistemo i capelli sulle spalle e mi giro verso di lei col cuore in gola. Abbozzo un sorriso. È una semplice uscita, saremo io, lei, Max e Lando, ma abbiamo deciso di fare le cose in grande e prepararci per bene così ho indossato il mio ultimo acquisto: un abito nero di seta, lungo fino a poco sopra al ginocchio, e sul corpetto dei brillantini argentati coprono le cuciture del busto impreziosendo il tutto. Ho abbinato delle calze coi brillantini, una borsa argentata e un paio di tacchi neri con dei fiocchi sul davanti fatti con dei brillantini simili a quelli dell'abito.
-Anche tu stai molto bene- rispondo ammirandola. Lei ha optato per un abito rosso con lo spacco sul lato destro della gonna. Ha arricciato i lunghi capelli biondi e ha messo un rossetto dello stesso colore dell'abito.
-quale borsa pensi dovrei abbinare?- domanda poi prendendo due borsette per farmele vedere. Una è nera, molto semplice, la seconda è dorata ricoperta di brillantini. Indico la seconda senza esitare e lei ridacchia.
-Non sarò l'unica piena di brillantini questa sera- scherzo scrollando le spalle e lei annuisce d'accordo. Veniamo interrotte dalla voce di Max che chiama Pietra e lei lo raggiunge. Io ne approfitto per dedicarmi al mio trucco, che ho deciso di tenere leggero e sui toni del nude. Quando la bionda torna io sono pronta così le lascio lo spazio per finire di prepararsi e mi spruzzo un po' di profumo prima di raggiungere Max e Lando nell'altra stanza.
-Hey ragazzi- li richiamo per avere la loro attenzione prima di fare una piroetta. Max è in live ma si gira comunque verso di me e sorride fischiando.
-Stai benissimo (Y/N)!- esclama ma ben presto torna a guardare la sua live. Ancora non si è vestito così alzo gli occhi al cielo. Vedo Lando alzarsi dal letto su cui stava e venirmi vicino. Indossa una camicia nera leggermente aperta sul petto, da cui spunta una collana argentata, e dei pantaloni neri. Mi sorride e sento le guance scaldarsi. Ho una cotta per lui da un po' di tempo. Ci siamo conosciuti grazie a Pietra, quando ha iniziato a frequentare Max mi portava sempre con loro e lo stesso vale per Lando, così siamo diventati amici. Solo che col tempo ho iniziato a prestare attenzione alle sue attenzioni, ai suoi modi, alla bella persona che è, e mi sono innamorata di lui. Pietra ne è a conoscenza, ma non so se Max o il diretto interessato lo abbiamo capito.
-Sei bellissima, tesoro- commenta lasciando vagare lo sguardo lungo tutto il mio corpo. Sorrido sporgendomi per baciargli una guancia. Nonostante i tacchi sono un paio di centimetri più bassa di lui. Lando sposta le mani sui miei fianchi e sento quanto sono calde tramite la stoffa leggera dell'abito.
-Anche tu stai molto bene- mi complimento subito dopo, ma veniamo interrotti da Max che ride prima di girarsi verso di noi.
-Nella chat dicono che sareste una bella coppia- ci prende in giro. Io sgrano gli occhi e sono sicura che sto arrossendo ancora di più. Lando sorride, anche lui imbarazzato, e si allontana da me.
-Vai a prepararti, invece di dare fastidio- lo sgrida, io mi affretto ad allontanarmi dalla zona ripresa dalla videocamera e sedermi sul letto.
-Prendi il mio posto? Stavo finendo una partita- domanda Max alzandosi dalla sedia, Lando prende il suo posto e lo fa andare via. Io me ne sto al telefono mentre Lando finisce la partita iniziata da Max, e il silenzio regna per un po'.
-(Y/N), tesoro, perché non vieni anche tu qui?- domanda il pilota di punto in bianco. Mi giro a guardarlo con occhi sgranati. Lui mi sta guardando in attesa ma io scuoto la testa.
-No, Lando. Sai che non è il caso- provo a rifiutare ma lui sposta la sedia per girarsi verso di me e mi porge una mano.
-Andiamo, intratteniamo i fan di Max mentre lui non c'è! Diremo tante cose brutte su di lui- insiste e così io cedo. Mi alzo e lo raggiungo, lui picchietta sulla sua gamba. Non è la prima volta che mi siedo sulle sue gambe, dato che sin dal primo momento Lando mi ha fatta sentire a mio agio, ma farlo davanti ad una telecamera e a milioni di persone mi mette un po' a disagio. Mi siedo lentamente, facendo attenzione a tenere il mio peso sui miei piedi e non si di lui.
-Rilassati, va tutto bene- mi sussurra nell'orecchio e sposta una mano sul mio fianco accarezzandolo con delicatezza. Mi sistemo meglio su di lui mettendomi comoda, gli circondo le spalle con un braccio per tenermi in equilibrio e lui mi bacia una guancia.
-Il tuo profumo è buonissimo- commenta facendomi sorridere, mi giro verso lo schermo per guardare i commenti nella chat. Molti fanno domande a Lando riguardo la prossima gara, alcuni chiedono cosa faremo così eleganti e altri ancora ci chiedono se stiamo insieme. Sento Lando leggere una delle domande sottovoce, mentre distrattamente mi accarezza ancora un fianco.
-Andiamo a mangiare fuori, ma nulla di importante. Ci siamo vestiti eleganti perché lei e Pietra ci hanno costretti- scherza Lando indicandomi con la mano che non tiene sul mio fianco. Io scoppio a ridere guardandolo e mi giro subito verso lo schermo.
-Abbiamo solo approfittato della cosa, ragazzi loro sono più felici di noi di vestirsi eleganti- ribatto annuendo con la testa per dare più credibilità alle mie parole. Lando mi solletica il fianco che prima accarezzava ed io scoppio a ridere dimenandomi su di lui. Sto per scivolare, perciò si ferma subito e mi stringe dai fianchi stabilizzandomi. La mia risata si calma e mi risistemo su di lui.
-Siete troppo carini insieme, sicuri di non essere una coppia?- la domanda viene letta da Lando proprio in quel momento ed io sgrano gli occhi scioccata. Sento di nuovo le guance calde e mi guardo nello schermo. Sto arrossendo. Lando sorride malizioso guardandomi dal video.
-Eccomi! Possiamo chiudere la live!- Max interrompe il momento entrando dalla porta e sospiro di sollievo.
-Non stiamo insieme ragazzi, siamo solo amici- sento il cuore sprofondare fino allo stomaco alle parole di Lando, ma mi costringo a sorridere e annuire con la testa per dargli ragione. Mi alzo dalle sue gambe e lascio che loro chiudano la live mentre infilo il mio blazer. È nero come il vestito e dei brillantini argentati sono sparsi qua e là. Quando i ragazzi ci raggiungono, usciamo tutti insieme e saliamo in auto diretti verso il locale.
Un pub con la zona karaoke, dei tavoli rotondi sono sparsi per la sala ed è quasi tutto pieno. Appena la porta si chiude dietro di noi il calore mi avvolge, sento Lando appoggiare una mano sulla mia schiena mentre si sporge verso di me
-che ne pensi, ti piace?- domanda al mio orecchio, io annuisco con la testa prima di dedicargli un'occhiata. Gli sorrido e lui ricambia. Max, che ha prenotato, parla col cameriere e ci fa portare verso il nostro tavolo. Io e Pietra prendiamo posto tra i due ragazzi, Max si siede accanto a lei e Lando accanto a me.
-Ti aiuto?- domanda il pilota quando mi vede provare a togliere la giacca, senza aspettare una mia risposta si alza e me la sfila dalle spalle. I capelli mi scivolano intorno al viso mentre lo ringrazio. Lando sistema la giacca sulla sedia per me e poi riprende posto. Pietra e Max stanno dividendo un menù per decidere cosa ordinare così ne prendo uno anche io. Lascio scorrere lo sguardo su tutti i piatti disponibili, indecisa.
-Tu sai già cosa ordinare?- la voce di Lando mi distrae dai miei ragionamenti, mi accorgo che si è spostato verso di me e mi parla all'orecchio. Scuoto la testa mentre qualcuno sale sul palco per cantare.
-No, e tu?- domando sottovoce, con un dito mi indica un piatto che sembra molto allettante
-anche se questo sembra molto buono- commenta poi indicandone un altro, così decido di togliere ogni dubbio
-se ti va posso ordinarlo io e ce li dividiamo?- chiedo distogliendo gli occhi dal foglio per guardarlo. Lui annuisce tornando a sedersi normalmente e quando arriva il cameriere diamo i nostri ordini. Max e Lando iniziano una conversazione subito dopo, così io e Pietra facciamo lo stesso, e quando il ragazzo al mio fianco si sporge verso Max per dire qualcosa sento la sua mano appoggiarsi sulla mia gamba. Perdo un battito e il mio cuore sale in gola. Poi mi ricordo le sue parole alla fine della live e mi costringo a non farmi strane idee. Pietra nota il gesto del pilota e mi guarda provando a nascondere un sorriso. Vorrei dirle di non lasciarsi ingannare, che Lando non mi vede come io vedo lui, ma non è il caso di farlo quando lui è così vicino. Max scoppia a ridere e Lando si appoggia con la schiena alla sedia ma senza togliere la mano dalla mia gamba.
-Che ne dite di cantare?- domanda Pietra per farci coinvolgere nella conversazione, Max si allunga a baciarle una tempia dicendole che è un'ottima idea e lei subito riprende a parlare: -ho un'idea! Facciamo dei duetti! Io e Max canteremo una canzone e tu, (Y/N), canterai con Lando! Facciamo dei video e lasciamo che siano i follower di Instagram a decidere i vincitori!- propone. La sua idea fa subito annuire i ragazzi che iniziano a prendersi in giro a vicenda. I nostri ordini arrivano e nel frattempo Lando e Pietra vanno a mettere i nostri nomi in fila per il karaoke.
-Va tutto bene?- mi domanda Max dato che siamo da soli, io mi giro verso di lui e annuisco. Non posso certo dirgli che il suo migliore amico mi toglie il fiato da tutta la serata?
-Sì, solo un po' nervosa per il karaoke. Non mi piace cantare davanti alla gente- scherzo e lui ride annuendo con la testa.
-Per tua fortuna Lando è bravo ad attirare l'attenzione, anche se facessi la peggior figuraccia lui troverebbe il modo di non farti sentire in imbarazzo- prova a rassicurarmi ed io annuisco d'accordo. I due tornano al tavolo e così ci dedichiamo a mangiare. Facciamo alcune foto e qualche video, ma per il resto ci godiamo la serata chiacchierando. Quando arriva il nostro turno al karaoke, Lando mi prende una mano portandomi verso il palco. Prendiamo i nostri microfoni mentre sento le prime note della canzone scelta da Lando. Non posso fare a meno di ridere. Friday di Riton inizia e Lando canta il ritornello. Pietra alza il telefono per fare il video e così avvicino il microfono alle labbra per cantare la strofa. Appena sente la mia voce, Lando sgrana gli occhi sorpreso, ma poi subito torna a muoversi e battere le mani a tempo.
Lando ed io ci muoviamo per il piccolo palco, mi prende una mano e mi fa girare mentre canta il ritornello. Ci divertiamo come due pazzi e tutti i presenti nella sala cantano con noi o battono le mani a tempo. Alla fine del brano Lando mi prende una mano intrecciando le nostre dita e poi le alza in alto come se avessimo vinto un premio. Ci inchiniamo verso il pubblico e poi torniamo al nostro tavolo.
-(Y/N) non sapevo cantassi così bene!- Max esclama appena arriviamo, io rido per nascondere l'imbarazzo
-vero! Vi stracceremo ragazzi!- esclama Lando ancora divertito per la canzone. Max e Pietra fanno il loro duetto e, come la mia amica ha fatto per noi, alzo il telefono per riprenderli.
-Non ci batteranno mai- la voce di Lando risuona alla fine del brano mentre termino il video. Scoppio a ridere guardandolo e gli do ragione. Pietra posta entrambi i nostri video e fa partire la gara, nel frattempo ci godiamo il resto della cena.
Quando la serata finisce ed usciamo dal locale, l'aria fuori è diventata più fredda. Mi stringo nel blazer circondandomi i fianchi con le braccia. Pietra mi avvolge un braccio sulle spalle
-ti sei divertita?- domanda felice, io annuisco appoggiandomi contro di lei e camminiamo insieme. Max e Lando poco più avanti parlano tra di loro.
-Non ha distolto lo sguardo da te neanche per un secondo- commenta la mia amica sottovoce, riferita ovviamente a Lando. Io sospiro, vorrei così tanto credere alle sue parole, ma la frase alla fine della live ancora mi risuona in testa. Le racconto tutto sottovoce per non farmi sentire dai ragazzi dato che sono molto vicini.
-È solo un idiota, è uomo. Loro hanno bisogno di tempo per capire le cose- mormora divertita e mi lascia andare perché siamo arrivate alla macchina.
-Ti fermi da noi a dormire?- domanda sempre la bionda, verso di me, quando siamo saliti ma io scuoto la testa.
-No, non ho neanche un cambio- rispondo, al che lei si limita ad annuire.
-L'accompagno io a casa. Dopo aver lasciato voi, ovvio. Così avrete il vostro tempo per fare cose che non voglio sentire- scherza Lando guadagnandosi dei rimproveri colmi d'imbarazzo da parte della bionda. Max guida fino a casa loro e poi lascia le chiavi dell'auto all'amico. Saluto entrambi e prendo posto accanto a Lando che subito accende i riscaldamenti e mette in moto.
-Ti sei divertita?- domanda, credo più per fare conversazione che altro. Annuisco sistemandomi contro il sedile e sbadiglio.
-Molto, e tu?- domando subito, Lando mi lancia un'occhiata per poi tornare subito a guardare la strada. Sorride
-sì, anche se c'è una cosa che avrei cambiato volentieri- risponde muovendo un po' le mani sul volante. Sembrerebbe quasi a disagio. Aggrotto la fronte, confusa.
-E cosa? Il cibo? Non ti è piaciuto?- domando preoccupata, lui scuote la testa
-no, non il cibo- si affretta a rispondere, frena ad un semaforo e mi guarda di nuovo. Fa un respiro profondo.
-Noi due- dice poi e, per la seconda volta in una serata, il mio cuore si spezza. Il semaforo torna verde e Lando riparte solo per svoltare e frenare sotto casa mia. Mi affretto ad aprire lo sportello senza guardarlo perché scoppierei a piangere, sento già gli occhi pizzicare.
-(Y/N)- Lando mi richiama quando sto per scendere. Mi fermo ma non mi giro. Lo sportello per metà aperto.
-Mi spiace se volevi ci fosse qualcun'altra al mio posto. Magari la prossima volta potrai invitarla prima che Pietra e Max lo chiedano a me, così non vi darò fastidio- la mia voce si spezza alla fine della frase e mi darei uno schiaffo da sola.
-Cosa?- Lando domanda confuso, scendo dall'auto velocemente per evitare di umiliarmi ancora di più e cammino svelta verso la porta di casa. Frugo nella borsetta per prendere le chiavi ma scivola per terra, così mi abbasso per riprenderla. È allora che la mano di Lando si appoggia sulla mia fermandomi.
-Se mi avessi dato il tempo di spiegarmi, avresti capito che a dichiararmi faccio schifo e quando ho detto che avrei cambiato noi due, intendevo che...- si ferma per prendere un respiro profondo e poi riprende a parlare: -che avrei voluto che questa sera tu fossi più di una semplice amica- termina mentre prende la mia borsetta e le mie chiavi. Ci rialziamo, i suoi occhi incatenano i miei rendendomi quasi difficile respirare. Sta davvero accadendo?
-Avrei voluto dire alla chat che sei la mia ragazza, avrei voluto baciarti alla fine del karaoke perché la tua voce è bellissima e se vinciamo quella stupida gara sarà solo grazie a te, e avrei voluto tenerti più vicina perché anche seduta sulla sedia accanto alla mia eri comunque troppo lontana- mormora con voce insicura, muove un passo verso di me ed io alzo la mano per accarezzargli una guancia.
-Quando camminiamo e tengo una mano sulla tua schiena, non è solo perché ho paura di perderti nella folla, ma perché sento il bisogno di averti vicina. Quando ti chiedo di venire a giocare a golf con me, Max e Pietra, anche se so che voi ragazze resterete a guardarci e non giocherete, è perché voglio renderti partecipe della mia vita, e vorrei fosse lo stesso per te- Lando si interrompe di nuovo, per prendere un altro respiro profondo.
-(Y/N), se non ricambi non importa. Facciamo finta di nulla e amici come prima. Ma se c'è una piccola, remota possibilità che anche tu voglia quello che voglio io...- lo interrompo perché non credo riuscirei a reggere altro da parte sua stasera, lascio scontrare le nostre labbra in un bacio delicato. Lando mi stringe dai fianchi sospirando contro la mia bocca e finalmente tutto sembra essere andato al posto giusto. Quando mi allontano, i nostri occhi si incontrano di nuovo e non posso fare a meno di sorridere.
-Immagino che Pietra avesse ragione allora, avevi solo bisogno di tempo perché sei uomo- scherzo, la sua risata interrompe il silenzio ed è uno dei suoni più belli che abbia mai sentito. Gli bacio una guancia, ancora incredula per le sue parole, e lui mi stringe un po' più a sé.
-Avevo paura che Max mi stesse facendo montare la testa e che confessando i miei sentimenti avrei rovinato tutto, ma non è stato così- spiega. Quindi lo sapeva anche Max. Ora tutte le occhiate battutine acquistano un senso.
-Non è stato così- ripeto le sue parole, Lando non perde il sorriso mentre mi bacia ancora una volta.
-Che ne dici se la prossima volta usciamo da soli? Io e te- propone subito dopo, la mia affermazione arriva forse troppo in fretta ma a lui non sembra dare fastidio.
-Ora sarà meglio che vada, prima che qualche tuo fan ci becchi- sussurro dopo un po'. Le sue braccia mi tengono ancora stretta a lui e non sembrano accennare a lasciarmi. Da un lato non lo vorrei neanche io, ma sarà meglio tenere le cose per noi almeno per un po'.
-Ci vediamo domani?- domanda Lando sottovoce, io annuisco con la testa prima di baciarlo di nuovo.
-Sì, ma devi lasciarmi andare adesso- sussurro poi, lui sospira contrariato ma lascia la presa e così ci separiamo.
-Allora fatti trovare pronta per la colazione, ti porto fuori- mi avvisa facendo un passo indietro. Muovo la testa su e giù per accettare e apro la porta. Resto sulla soglia per guardarlo salire in auto e lo saluto con la mano quando mette in moto, per poi chiudere la porta mentre lui va via. Non mi resta che andare a dormire e sperare che domani arrivi presto.
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schizografia · 2 months
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Le ho inviato ieri, tramite il mio amico dott. Pagel, un’immagine a grandezza naturale della mia amata,  che la prego di imitare fedelmente e di trasformare in realtà con l’impiego di tutta la sua pazienza e sensualità. Presti molta attenzione alle dimensioni della testa rispetto a quelle del collo, del petto, del tronco e alle misure degli arti.
E si prenda davvero a cuore il profilo del corpo.
Ad esempio la linea del collo verso la schiena, la curva del ventre. ...
La prego di rendere possibilmente godibili al tatto quelle zone in cui gli strati di grasso e i fasci muscolari lasciano improvvisamente il posto ad uno strato di pelle e tendini da cui poi viene in superficie un qualche osso, ad esempio la tibia, le ossa del bacino e del ginocchio, le estremità della scapola, della clavicola e dell’omero. ...
Vorrei che il ventre e i muscoli più grossi della gamba, della schiena ecc. avessero una certa consistenza e corposità. ...
La pelle sarà fatta della stoffa più sottile che ci sia, seta morbida o lino sottilissimo e dovrà essere modellata a piccole superfici.
Sto cercando di sapere da un chimico (forse il dott. Pagel scriverà al Consigliere Segreto prof. dott. Wilhelm Oswald di Grossbothen vicino a Lipsia) se la seta potrà essere trattata chimicamente in modo che aderisca all’ovatta senza che struttura e aspetto vengano alterati.
Si tratta per me di qualcosa che devo abbracciare!
Lettera di Kokoschka a Hermine Moos
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intotheclash · 11 months
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Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di stoffa e mi regalerà un poco di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico. Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. Dormirei poco, sognerei di più, capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!! Se Dio mi regalasse un poco di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima. Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Innaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali... Dio mio, se io avessi un poco di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo.Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi. A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini! Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata. Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.
(Johnny Welch)
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deathshallbenomore · 1 year
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io ho vinto la prima guerra mondiale da tenente, la seconda guerra mondiale da generale, e ho sgominato le brigate rosse da giovane ministro degli interni 🤝 io non sono morto nel Pugnale di stoffa dove cadevo da un palazzo di dieci piani, d'accordo? io non sono morto in Paura nel vigneto dove prendevo quindici coltellate. posso morire, per favore, posso morire nella clinica di Occhi del cuore 2? no, non posso, d'accordo?
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intornoa-blog · 2 months
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L’apro, la distendo, la trovo, inginocchiata davanti a lei. Trovo, tra la stoffa sontuosa e metallica, un’altra bocca oscura. è calda, quasi bruciante.
“Tutta tua”. Il mio cuore si ferma. Il mondo svanisce.
D’Annunzio
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elorenz · 4 months
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Al di la dei moralismi della questione, questo è uno dei viaggi che mi sono fatto mentre osservavo la Pietà del Michelangelo. Al tempo mi piaceva andare nei luoghi storici o nei musei dopo essermi fatto, avevo l'impressione di accorgermi di particolari che da normale non avrei notato. E guardando la statua l'analizzai, creai attorno una storia tramite quei dettagli che al tempo colpirono la mia attenzione.
Quando infine tolsero Gesù Cristo dalla corce, lo rovesciarono sulle braccia di sua madre che giovane come una fanciulla lo sorresse inginocchio tra le polveri di Gerusalemme. Il Nazzareno copriva con la sua lunghezza i drappeggi del vestito della madre e tirava il tessuto laddove il corpo molle lo schiacciava col suo peso. Con la testa reclinata verso il cielo, in un ultimo sguardo al padre, Gesù aveva abbandonato la vita concedendosi al calore della madre che lo sentì un'ultima volta mentre con le dita della mano destra sembrava volesse toccare la stoffa delle vesti quasi fosse il suo ultimo contatto con la realtà. Maria lo osservava impassibile; il dolore ancora non le aveva scavato niente nel cuore, la sua giovinezza rendeva incomprensibile le reazioni a sé stessa, sentiva il corpo ormai freddo del figlio attraverso quella mano che lo reggeva vicino alla ferita sul costato e pur avendo patito torture ed aver camminato attraverso la sabbia e la polvere, il corpo di Cristo pareva liscio e lucido in un età che sarebbe rimasta per sempre la stessa. E Maria restava lì, raccolta nella penombra del tramonto ad osservare suo figlio domandandosi se nella vita, una volta abbandonata la giovinezza, avrebbe mai provato quel dolore che in quel momento era incapace di provare.
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immensoamore · 4 months
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Tumblr media
Secondo la tradizione tibetana e nepalese, le bandiere tibetane sono pezzetti di stoffa colorati, tagliati a forma di bandierina, che si muovono al soffio del vento. Il loro movimento è buon auspicio di felicità, prosperità e pace.Un simbolico gesto che parte da una preghiera del cuore: quella di affidarsi a una forza più grande che ci permette di ricevere amore.
E quindi donarlo.
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pioggiadifarfalle · 1 year
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C’era una volta, tanto tempo fa, una bambina nata dalle macerie.
La bambina aveva tre piccoli peluches: al peluche più grande ricordava sempre che non lo voleva, sul peluche di mezzo scaricava le sue insicurezze e le sue ansie e l’ultimo lo riempiva di un amore malsano.
Il peluche di mezzo e quello più piccolo si prendevano cura della bambina, pettinandola e cullandola quando stava male. E il peluche più grande coccolava e cullava gli altri due orsacchiotti quando la bambina affondava le dita tra le cuciture dei loro piccoli cuori di stoffa.
Crescendo, il peluche più grande ha iniziato ad odiare la bambina, quello di mezzo ad esserne intimorito e l’ultimo a distaccarsi dalle attenzioni che aveva solo lui.
Oggi l’orsacchiotto più grande è sempre in ansia, quello di mezzo ha chiuso il suo cuore di stoffa per non sentire più gli strappi e quello più piccolo è pieno di sensi di colpa.
La bambina vive sola nelle sue macerie.
-No Reblog 🌻
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osti-le · 5 months
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"Tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone, tracciare la tua rotta, e devi seguirla, anche in caso di burrasca. E quando verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto, spero di essere lì a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno"
Film: Il pianeta del tesoro
Ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì, arrivederci ancor fratelli, arrivederci sì...
Con il cuore che urla, addio
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tulipanico · 2 years
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C’era questo strano attaccamento viscerale che provava nei confronti del dolore. Si ricordava perfettamente di quella sera di inizio gennaio, doveva avere dodici o tredici anni: si era ammalata poco prima del ritorno a scuola dopo le vacanze di natale, tardando il suo rientro. La aspettava quel periodo infernale fatto di compiti in classe ed interrogazioni, contava i giorni che le rimanevano per studiare stesa nel letto stretto di bambina, allietata dal tepore di febbre e lenzuola. Uno, due, tre, quattro, cinque. Ce la poteva fare. Eppure una parte di lei sperava di rimanere cristallizzata esattamente in quel senso di calore e spossatezza. Così era stato, ed era anche ora, con l’emicrania. Quando i mal di testa si erano fatti ricorrenti, li aspettava, quasi sentendosi definita in qualche modo proprio da quel dolore; si preoccupava di più quando questi mancavano, o tardavano, all’appuntamento ormai fisso, piuttosto che nell’avvertire le fitte familiari attraversarle la tempia. Non era per le attenzioni, si rinchiudeva nella sua stanza, abbassava totalmente le tapparelle, faceva sparire ogni traccia di luce, di suono, non proferiva parola con nessuno: semplicemente ritornava tra quelle lenzuola, si copriva fin sopra i capelli. Chiudendo gli occhi le pareva di sparire totalmente. Dolore fisico, ma anche quel tipo di dolore che si avverte attorno al cuore, come una tagliola: mente caduta, mentre vagava, nella trappola della malinconia. Scoperto quel tipo di male vischioso, pensò di aver trovato il suo stato naturale: si crogiolava all’infinito, si rotolava in coperte fatte di ricordi, snocciolava quotidianamente tutti quei fatti curiosi che le erano capitati nell’arco della sua breve vita. Non era struggimento, non c’era nulla di disperato o plateale; solo si sentiva stranamente a suo agio in quello stato di costante di rimuginio, come una scottatura lenta, un continuo punzecchiamento. Una lama che scivolava sulla pelle senza tagliare mai, senza quasi lasciare alcuna traccia. Recitava, a più voci, i copioni delle comparse delle sue giornate, era una regista perfetta, aveva una memoria eccezionale ed uno spiccato senso critico, in particolar modo nei confronti delle battute che erano uscite dalla sua bocca. Trovava sempre parole migliori da dire, più incisive, taglienti, sicuramente più giuste. Quel sentimento era per lei come una coperta di linus, tanto che a volte non riusciva a distinguere se la sua tendenza a non rischiare derivasse dalla paura di un eventuale fallimento, oppure dall’immotivato timore al pensiero di lasciare la malinconia per una probabile felicità. Quella stessa felicità che addosso le pareva fatta di una stoffa ruvida, pruriginosa, grezza e senza dubbio scomoda da portare per un tempo prolungato. O forse, le piaceva solo pensare così.
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mucillo · 2 years
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“La Marionetta” di Johnny Welch
Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa 
e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, 
ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi , 
perdiamo sessanta secondi di luce.
Mi attiverei quando gli altri si fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, 
mi sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo 
ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, 
scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’uscita del sole.
Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, 
una poesia di Benedetti e una canzone di Serrat; 
sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, 
per sentire il dolore delle loro spine e l’incarnato bacio dei loro petali…
Dio mio, se avessi un pezzo di vita…
non lascerei passare un solo giorno senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l’amo. 
Convincerei ogni donna e ogni uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare
che si smette di innamorarsi quando si invecchia, 
senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi uomini…
Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere in cima alla montagna, 
senza sapere che la vera felicità è nella maniera di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno,
 per la prima volta, il dito di suo padre, l’ha afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall’alto 
soltanto quando devi aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, 
anche se più di tanto non mi serviranno, 
perché quando leggerete questa lettera starò morendo, infelicemente”
Johnny Welch
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Oggi ho avuto gli occhi pieni. Ho visto bambini felici, innocenti e puri grazie ad un semplice pezzo di stoffa colmo di dolciumi. Ho sentito la necessità di rallentare, guidare piano per godermi prima le sagome degli alberi e degli edifici, alle quali faceva da sfondo quel cielo terso aranciato che tanto mi sta a cuore, poi la luna, tonda e meravigliosa come sempre. Ho potuto assistere ad un prodigio della tecnologia, Avatar - La via dell'acqua, con la bocca aperta per almeno metà delle scene. Questo post non ha una conclusione, ho solo bisogno di calde braccia a stringermi un po'.
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