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#cucciolo smarrito
lolasecretss · 25 days
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Io a una riunione importante che mi sento un cucciolo smarrito e continuo ad annuire con tutti che mi dicono cose e io che mi sento sgridata, anche se non ho fatto niente
#me
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Tutto ciò che vorrei dirti ma non ti dico:
Ti ho dedicato post, ho fatto di tutto per recuperare la nostra amicizia o quello che ne rimaneva, ricordo ancora il nostro primo incontro e ricordo ancora meglio l’ultimo incontro, ti ho conosciuto nell’agosto del 2011 e hai smesso di parlarmi a luglio del 2013, stavo attraversando il periodo più brutto (uno dei tanti) e tu mi hai abbandonata così senza spiegazioni, e io non ho fatto altro che rincorrerti dal 2013 al 2019 senza sosta, volevo una spiegazione, una spiegazione che non ho mai avuto se non questa “mi sento a disagio essere tuo amico”, non ho mai capito il motivo.. il punto è che dal 2019 che non ti vedo, eppure quest’anno ti ho visto a casa di mia zia, e io appena sei entrato quasi non ci credevo non sapevo se dovevo salutarti o meno, e tu eri tipo imbambolato, non ti ho più chiesto spiegazioni i tempi in cui ti rincorrevo solo finiti, tu hai fatto la tua scelta e io a malincuore ti ho lasciato fare.. e ora te ne vieni in questo 3 ottobre a mandarmi la richiesta d’amicizia.. e io mi chiedo “con quale coraggio??, perché?” Ho tante domande, ma nessuna risposta solo che non devi riapparire nella mia vita, va bene che sei amico di mio cugino, va bene che nonostante non ci parliamo più, tu ricordi ancora i miei difetti e pregi e ricordi a cosa sono allergica e a cosa no, ma non mi va bene che prima sparisci e ora ritorni! E soprattutto non so se sei tornato per rimanere o per riandare di nuovo via! So solo che non ho più 16 anni, sei stato uno dei motivi per cui io sono diventata diffidente con il “vaffanculo facile”, e la cosa peggiore e che io non so cosa fare.. tu non immagini tutte quelle volte che ti ho sognato, tutti i post che ti ho dedicato, e ora riappari dopo 8 anni che ti ho rincorso.. cazzo io davvero ci credevo, ti chiamavo “cucciolo smarrito” e lo sai perché ?? Perche tutte le volte che ti sei allontanato, per poi riavvicinarti a me, poi andava a finire che ti allontanavi di nuovo.. e ho capito che non sei un “cucciolo smarrito”, ma solo un pezzo di merda come tanti… ma ti mentirei se ti dicessi che non mi sei mancato.. sai quante volte ti ho stolkerato?? Sai quante volte ti ho pensato?? Ho ancora la bomboniera dei tuoi 18, pensa un po’.. ma io ho paura, ho paura perché ti conosco, tu non sai restare, e io non voglio tornare ad avere 16 anni e piangere ogni notte e scrivere di te ogni fottuto giorno, perché è vero LE PERSONE VENGONO A CERCARTI QUANDO SMETTI DI CERCARE TU A LORO.. ma a volte è troppo tardi, e io non so cosa fare se accettare oppure no, forse hai qualcosa da dirmi, o forse ti sentirai talmente a disagi che non mi dirai nemmeno un “ciao”.. ma so che se non accetterei vivrei con il rimpianto perché non saprei mai se avevi qualcosa da dirmi o meno… e se mi scriverai, ti risponderei con questo monologo..
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vitadapanda · 2 years
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L'amico delle donne
Prima della Friend-zone ero l'amico delle donne. Esperienze di vita, ricordi che ad oggi mi fanno sorridere.
Era l’epoca del Nokia 3310, quindi molto prima della nascita della più famosa “Friend-zone” e un mio amico, con disprezzo e rancore, mi chiamava in questo modo. L’amico delle donne. Lui era veramente uno stronzo, ma non per qualità seduttiva o bellezza pronunciata. Riusciva semplicemente a trovare delle brave ragazze presentendosi come un cucciolo smarrito per poi diventare infedele, freddo e…
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blackmoonandspirits · 3 years
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Oggi al posto di studiare mi sono sparata una stagione intera di una serie tv, solo che ieri avevo fatto la stessa cosa, e l'altro ieri pure...
Ho visto così tante storie d'amore che mi sento sola come un cane e la mia vita sociale si può riassumere con me che guardo gli altri limonare. Sono arrivata al punto in cui questo è l'unico modo per provare qualcosa che non sia apatia e indifferenza, e vivendo nelle storie altrui mi sento anche meno sola e abbandonata a me stessa... Benissimo.
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whatisthereality · 3 years
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fool’s gold: chapter 1
questo é il primo capitolo, e niente, spero vi piaccia
written by: me
word count: 1.019
warnings: nessuna, qualche imprecazione (credo)
All the love xx
-M
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Harry lo sapeva. Ne era perfettamente consapevole, senza che i suoi amici o che i suoi famigliare stessero lì a ricordarglielo ogni secondo, ma non poteva farne a meno. Era più forte di lui, come se una forza invisibile non facesse altro che attirarlo verso di lei. 
Lei, la causa di tutti i litigi con sua madre e con sua sorella, il motivo per il quale i ragazzi non facevano che mandargli sguardi e occhiatine ogni volta che la nominava. 
Lei, bella come una dea, ma con il cuore freddo come l’inferno. Come poteva rimanere impassibile mentre lo guardava struggere per l’amore che provava per lei? Come poteva dormire la notte al sua fianco sapendo di usarlo ogni giorno per comprarsi un nuovo paio di scarpe? Come poteva essere in pace con se stessa ogni volta che lui dichiarava di amarla e lei lo guardava come se fosse pazzo, riprendendo a fare qualsiasi cosa fosse stata appena interrotta da una stupida confessione d’amore. E non era colpa sua, davvero. Lei non ci stava nemmeno provando a nascondere il fatto che non lo amasse quanto la sua carta di credito. Era lui che non poteva farne a meno. Che nonostante tutto, tutto il dolore, tutti i rimproveri delle persone che gli stavano accanto che gli dicevano di lasciarla stare prima che il suo conto in banca si prosciugasse, continuava a seguirla come un cucciolo smarrito che aspetta solo una carezza che però non arriva mai.
“ sono pronta, ti decidi a muoverti?” e ecco di nuovo la sua voce dolce e allo stesso tempo fatta di veleno puro, che lo rimproverava nonostante fosse lei quella che ci avesse messo tutto questo tempo per prepararsi. 
Harry si alzò dal divano e si girò a guardarla, osservandolo in tutta la sua bellezza e magnificenza. Ogni volta che la vedeva, che fosse appena tornata da un’altra giornata di shopping con le amiche, appena sveglia o vestita perfettamente come adesso, gli mancava il fiato.
“sei bellissima, piccola” si avvicinò a lei, e gli stampò un tenero bacio sulle labbra che gli fecero scatenare le farfalle nello stomaco, ma che per lei invece era solo un’altro contatto di labbra.
Senza nemmeno rispondere, Y/N aprì la porta di casa uscendo e dirigendosi verso la macchina, sicura di essere seguita da Harry.
Una volta che entrambi furono in macchina, Harry mise in modo e le prese la mano, ma non passò poco tempo che lei la tolse per scrivere qualcosa sul suo cellulare, lasciando che il silenzio fosse l’unica cosa a riempire il veicolo.
***
“abbiamo un ordinazione a nome Styles” disse Harry al cameriere che lo stava a malapena a sentire, troppo occupato la squadrare la sua ragazza dall’alto in basso. Non che a lei desse fastidio, comunque.
“certo, vi accompagno al vostro tavolo” disse, e iniziò a farsi strada in mezzo a tutti gli altri.
Una volta arrivati, spostò la sedia di Y/N e porse a entrambi i menù, prima di andarsene.
Harry non concedette nemmeno un’occhiata al menù prima di prendere la mano di Y/N e incrociare le loro dita. Più la guardava, e più vedeva la vera natura della bellezza, anche se con la faccia riempita dal trucco. Le diceva spesso quanto fosse più bella ai suoi occhi senza, ma a lei semplicemente non interessava la sua opinione.
“sei bellissima” glielo disse, era quasi un obbligo per lui, trovarsi davanti a tanta meraviglia e non dire niente
“l’hai già detto” rispose lei, che nemmeno alzò gli occhi per guardarlo in faccia, tenendoli fissi sul menù, perdendosi così il modo in cui la sua faccia speranzosa di qualsiasi gesto o parola affettuosa cadde.
“scusa” mormorò, prima che il cameriere tornò a prendere i loro ordini.
***
Una volta usciti dal ristorante, decisero di fare una passeggiata per il silenzioso parco accanto. Era molto grande, una parte dove crescevano fiori e piante con una viale al centro, e un’altra riservata ai giochi per i bambini. Alla loro vista, Harry non potè fare a meno che pensare a suoi bambini, che andavano spensierati sullo scivolo, mentre lui e la donna al suo fianco erano seduti sulla panchina abbracciati e con un gelato in mano. Il pensiero gli fece stringere di più la presa che aveva sul suo fianco
“stavo pensando ai nostri bambini.. vederli giocare in questo parco tra qualche anno”
“Harry” disse Y/N, come per avvertirlo, ma lui era troppo perso nella sua bolla d’amore anche solo per stare a ascoltarla
“pensi mai a come sarebbero? Spero avranno i tuoi bellissimi occhi e il colore dei tuoi capelli. Anche se vorrei avessero i miei ricci. E magari anche le fossette. Sarebbero così belli, non credi?”
“Harry, smettila” ripetè ancora una volta Y/N, cercando di fermare il suo farneticare, senza successo
“- e magari potremmo dargli il nome di mia madre. Amerei avere una bambina con te, che ne pensi di Darcy Anne Styles? Io lo adoro. E magari anche una maschietto, potremmo dargli il nome di tuo padre, e anche William o Will, so che lo adori. Oppure-“
“Harry basta! Smettila! Falla finita!” questa volta Y/N alzò la voce, e Harry smise finalmente di parlare e si girò a guardarla, notando le piccole lacrime ai lati dei suoi occhi che rischiavano di uscire.
“piccola, perché stai piangendo? È colpa mia, vero? Mi dispiace, non avrei dovuto iniziare a parlare di bambini. Magari tu non vuoi averne, e io sto solo facendo dei film mentali. Non ti costringerei mai a diventare madre se non è quello che vuoi, amore. Mai”
“Non è questo Harry! È il tuo essere sempre così dannatamente dolce e adorabile, nonostante tutto quello che ti faccio! Ti tratto peggio di un cane e tu sei ancora qui a adorarmi a dirmi che mi ami! Come fai a essere così-così… urgh!”
Harry non stava capendo. Era completamente confuso. Di cosa stava parlando? Non ne aveva idea. Non gli aveva mai detto apertamente di essere consapevole di come lo trattava, o che addirittura lo trovava dolce e adorabile.
“Y/N, piccola… cosa stai dicendo?”
“No! Non chiamarmi piccola! Smettila!”
“tu-… tu mi stai facendo innamorare”  
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io-racconto · 3 years
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1)
È curioso come ogni volta ti stupisci, o fingi di stupirti, di come vanno le cose tra noi. Lo sappiamo bene entrambi, che quando ci incontriamo finisce in quel modo, eppure... Ogni volta arrivi tutta perfettina, trucco leggero, calze velate, gonna appena sopra il ginocchio, una camicetta appena scollata. Tacchi a spillo, ecco, quelli sì; sono l'unico segnale di quello che sei veramente. Mentre ceniamo io ti corteggio da gentleman, ma ogni tanto lascio cadere qualche accenno. Tu fai finta di scandalizzarti, arrossisci (che troia!), e poi, via con il copione! "Ma è tardissimo!" "Ti porto a casa io?" "No, non voglio disturbare..." e cominci con quell'espressione da cucciolo smarrito nel bosco. "Ti chiamo un taxi?" "Veramente... se potessi dormire qui, mi metto sul divano, non voglio darti fastidio..."
E ti accosti al divano, sotto al quale ho già pronte le corde per immobilizzarti. Tutto già visto... però ogni volta ci eccita la lotta che devo fare per tenerti ferma, prima le gambe, per fortuna i tacchi ti rendono più instabile, poi i polsi, li afferro uno per uno, tanto ormai non scappi, e li lego bene all'altro lato. Poi con calma la gagball, più che altro perchè all'inizio mi piace impedirti anche di parlare, ti riduco a una cosa, bloccata lì davanti a me, piegata a 90 gradi solo per il mio piacere. Ti divincoli un po' (inutile ma scenografico, il risultato è che dimeni le chiappe proprio davanti a me...), ti apro la gonna, e ammiro thong e reggicalze neri.
Il thong cede in un attimo, comincio a giocare col tuo buchetto. Lo lecco, ci passo di fianco un dito... Fremi golosa, ma ci sono ancora molte cose da fare prima.
La sculacciata è un'arte, deve essere fatta con cura, e con i tempi giusti; la prima, deve essere sempre una sorpresa. Così aspetto, gioco con le tue gambe, il tuo pisello, lo sfioro, lo accarezzo, poi lo lascio lì a fremere un po'. Adesso i giocattoli... prima un plug, non enorme, voglio andare per gradi: lo lubrifico, poi ti lubrifico il buchetto, e lo faccio girare intorno per un po'. Poi dentro, piano piano, non tutto, ti dilato con calma, aspetto che arrivi al diametro giusto, poi indietro, poi avanti ancora... ecco, è entrato per bene. Sento il tuo sospiro, e faccio partire il primo schiaffo al culo. Sorpresa perfettamente riuscita, ti scappa un gridolino sincero.
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libro-dimenticato · 5 years
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Ci sono molte leggende riguardo al lupo che ulula solo alla Luna. Un'antica leggenda indiana narra che i lupi ululano alla Luna in segno di ringraziamento per essersi fatta piena e luminosa ed aver così aiutato un loro compagno a ritrovare un cucciolo smarrito.
"Un lupo guarda tutte le stelle ma ulula solo alla luna"
Io penso anche che la luna sia un intermediario tra il lupo e la sua amata. Come per noi è il destino, ma per molti è il fato.
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romanticasemiva · 6 years
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Ciao carissima! Scommetto che non ti ero mancata ahahah. Cooomunque, ho un'idea per una au e come posso non proportela? È molto semplice: sappiamo che Ermal ha sempre detto "ti voglio bene", nelle canzoni, nelle interviste, forse perché non crede più nei "ti amo", chi lo sa. Ebbene, se fosse proprio Fabrizio il primo dopo anni luce a fargli salire dal profondo del cuore il "ti amo" più dolce e spontaneo mai sentito? Ti abbraccio come sempre cara 💕
Ciao cara, adoro i tuoi prompt e quindi sono sempre super felice di svilupparli. Spero che ti/vi piaccia, un abbraccio. 💕
Let’s go.
Tre cose sono importanti per Ermal: la chitarra, il caffè e Fabrizio Moro ma non necessariamente in quest’ordine. 
Chiude l’ultimo bottone della giacca e esce all’aria aperta, un brivido di freddo gli percorre la schiena, affonda il naso nella morbida sciarpa che tiene al collo, ha un profumo famigliare.
Sa di casa, non la sua però. Sa di ammorbidente, quello per i tessuti delicati, sa pure di pulito, sa di fresco, sa di Fabrizio.
Il cielo è bianco, lattiginoso e carico di neve, nevicherà e non può essere che felice. Adora la neve, adora vedere quei grossi fiocchi danzare per l’aria e posarsi sul suolo, sui tetti, sugli alberi e gli alti cancelli. Quasi non scivola su una lastra di ghiaccio, si regge ad un palo per non finire a terra, si maledice perchè sa che gli stivaletti che ha indosso non vanno bene per la neve, avrebbe dovuto mettere gli altri. Gli vibra il telefono in tasca, sbuffa perchè ha freddo e non vuole togliere la mano dalla tasca.
“Ti aspetto alle 20.30” recitava il messaggio, sorride perchè sa che dall’altra parte del telefono c’è un Fabrizio con gli occhiali sul naso che rilegge il messaggio sperando di non aver commesso errori.
(…)
Nevica, la neve scende copiosa e si sta così bene in casa, Ermal sorseggia del vino passando l’indice della mano destra sulla debole fiammella di una candela.  
“Come è stata la cena?” chiede Fabrizio sedendosi al tavolo e prendendo il calice ricolmo di vino tra le mani.
“Ottima, come sempre Bizio.” sorride allungando la mano e prendendo la sua al di sopra del tavolo. Gli accarezza dolcemente le nocche sorridendogli appena, si perde nei suoi occhi illuminati solo dalla debole luce che emana la candela e dalle lucine ad intermittenza del piccolo alberello addobbato per Natale.
“Mi fa piacere ricciolè.” tossicchia stringendogli piano la mano. Avevano addobbato insieme quell’albero poche settimane prima, non erano due appassionati di addobbi e festività ma ricreare un’atmosfera più familiare e accogliente avrebbe reso Anita e Libero felici. Fabrizio aveva fatto cadere rovinosamente a terra un paio di palline di vetro, Ermal si era limitato a sbuffare un ohm allargando le braccia. Le ho pagate un occhio della testa.
“Oh Fabbrì, guarda che ore sono? Devo tornare a casa.” si agita Ermal sulla sedia. “Ti prego.” lo interrompe, “Resta, resta da me.” e lo guarda con quegli occhi liquidi, così scuri e profondi. Ermal quasi sprofonda in quelle iridi, ci si immerge beandosi di quello sguardo così intenso.
“Ce sta un sacco de neve fori, ‘ndo vai?” ridacchia poi, bene la magia è finita. 
Ermal lo guarda perplesso, i suoi occhi parlano per lui tanto che Fabrizio risponde con un: “Ho il pigiama anche per te.” e l’altro si rilassa finendo l’alcolico contenuto nel suo bicchiere. Fabrizio si sporge e gli bacia quelle labbra fini e rese rosse dal vino, belle e morbide. Ermal ridacchia grato per quella piccola effusione ricevuta. “Divano?” chiede poi facendo cenno con la testa verso la sala, Fabrizio sorrise.  
(…)
Ermal sbadiglia sistemandosi meglio sulla spalla del compagno che, con sguardo assente, segue un film. Lo osserva sorridendo, gli piace da impazzire, gli piace tanto e gli vuole un bene dell’anima, lui e il suo essere totalmente un disastro per quanto riguarda le cose manuali, ne combinava di ogni almeno tutti i giorni lasciandosi scappare qualche imprecazione a bassa voce. Ermal sorride.
“Che te ridi?” chiede Fabrizio senza staccare gli occhi dalla televisione, gli accarezza piano una guancia e Ermal si abbandona a quel tocco leggero. “Nulla, pensavo a te e al tuo essere un disastro in ogni cosa che fai.”
“Parla Mr. Perfettino.” ridacchia Fabrizio facendo l’offeso, “Mr. Perfettino a chi?” si mette a sedere Ermal con un bagliore di sfida negli occhi. “A te che nun te va mai bene nulla.” e Fabrizio lo dice serio. Ermal strabuzza gli occhi, ma??
“Sentiamo, che cosa non mi andrebbe mai bene?” e ora incrocia le braccia al petto bloccando Fabrizio con lo sguardo. “Oh nun te incazzà ma a volte sei troppo perfettino.” sbotta l’altro abbassando il volume della televisione.
“Fabrizio, stai scherzando spero?” dice stralunato Ermal cercando di guardarlo negli occhi. “Prima mi hai fatto ‘na testa quadra perchè avevo piegato male i tovaglioli, fa un po’ come te pare!”
“Fabrizio, li avevi piegati malissimo. Insomma, è bello vedere una tavola ordinata.” sbuffa Ermal allargando le braccia. “Si, ma vogliamo parlare di quando m’hai fatto du balle così perchè secondo te il mio armadio era tutto disordinato.” e Fabrizio si mette sulla difensiva sedendosi meglio al suo fianco per poterlo osservare meglio.
“Dimmi che scherzi, hai fatto il cambio dell’armadio appallottolando le cose nei cassetti.” sbotta di colpo Ermal rosso in volto. “Nun me va de litigà.”
“A me sì, invece!” Ermal sbotta stralunato, “Mi spieghi che ti prende?”
“Me prende che tu me stai sempre a criticà!” e Ermal ride istericamente, “Ma tu sei pazzo!” riesce a dire reggendosi la pancia. “Hai un caratteraccio ricciolè.” sbuffa Fabrizio tornando a guardare la televisione.
“Sentiamo un po’. Dimmi che sono tutto orecchie.” si avvicina Ermal annuendo e incrociando le gambe. “Me prendi sempre in giro, me critichi, nun te va mai bene quello che faccio. Guarda che io m’impegno!”  
Ermal è tra lo sbigottito e il divertito, Fabrizio è nero in volto, le sopracciglia aggrottate e le labbra stirate in una linea dura. E’ davvero incazzato.
“Ma guarda che io apprezzo tutto, mi piace ogni cosa che fai per me.” si addolcisce Ermal carezzandogli piano l’avambraccio tatuato.
“Ma nun me dire. Nun lo dimostri mai.” sbotta piccato, Ermal non l’ha mai visto così, si frequentavano già da un bel po’ ma quella sera l’ha scioccato. “Che vuol dire che non te lo dimostro mai?” non capisce, non riesce più a reggere il gioco.
“Boh, me fai anná in paranoia. Nun me dici mai du paroline belle.” e sembra un bimbo di cinque anni, quel broncio che non lo fa sembrare arrabbiato, al contrario sembra quasi tenero.
“Ma Bizio ma che dici, sai che ti voglio bene! Lo sai questo vero?” cerca di trovare una conferma nel suo sguardo.
“Ma è così difficile dire ti amo?” gli torna in mente quell’intervista. Cazzo, sì. È difficile, è complicato, è strano. È un sacco di cose che Ermal non è mai riuscito a spiegarsi, ti amo è così abusato e per di più amare fa rima con odiare e lui non lo poteva odiare.
Ti voglio bene non fa rima con nulla, invece.
Lo amava? Sì cazzo, sì. Si perdeva in ogni sua sfumatura ogni volta come se fosse la prima. E ora, con quel broncio da cucciolo smarrito/deluso se lo voleva stringere e baciare.
“Io ti amo.” dice d’un fiato ma nel modo più genuino e sincero possibile.
Gli occhi di Fabrizio si illuminano, come presi da uno strano bagliore molto più luminoso del sole. “Come prego?” tenta.
“Ti amo, Fabbrì” ripete ridacchiando.
“Ma tu non lo dici mai.” disse interrogativo.
“E ora lo voglio dire, sai perché? Perché ti amo, perché solo tu sai farmi stare bene e perché amo ciò che fai per me. Anche se i tovaglioli sono storti, anche se spacchi le mie palline di Natale, anche se appallottoli le maglie negli armadi, anche se ti ubriachi cucinando la cena, sei bello così, sei perfetto così.” e si alza in piedi gesticolando come un forsennato, rosso in volto e senza fiato.
Fabrizio rimane esterrefatto, lo guarda con quegli occhi scuri e la bocca spalancata, come se Ermal si fosse trasformato in un alieno da un momento all’altro. Scatta in avanti alzandosi dal divano facendo cadere a terra il telecomando e il plaid rosso che poco prima li copriva, gli prende i polsi e lo tira verso se annullando la distanza e baciando quelle labbra morbide. Ermal sussultò per il gesto inaspettato, si ritira da quel tocco per dire: “Fabrizio, tutto bene?”
“Sì Ermal.” gli sorride. “Ti amo, ti amo anche io.” e di nuovo intrappola le sue labbra, inspira inebriandosi del suo profumo, non quello che comprava o che sua mamma gli regalava per le feste. No, quello della quotidianità: quello del caffè caldo la mattina, quello dello shampoo per i capelli ricci in offerta al supermercato, quello delle lenzuola appena stirate che sapevano di buono che, puntualmente, piegavano insieme, un po’ storte, un po’ spiegazzate.
“Non te lo dico mai perchè sai cosa penso.” soffia Ermal sulle labbra dell’altro. “Non importa, non importa.”
“Mi piace tutto di te, qualsiasi cosa tu faccia o qualsiasi cosa tu mi dica. Mi piace che, guardando i suoi tatuaggi, io riesca sempre a trovare un dettaglio nuovo, mai visto prima.” Fabrizio è ancora più stordito di prima, che sia stato il vino, ma che cosa ci aveva messo nel risotto?
“Non importa Ermal, non importa. Era solo un mio capriccio, so che me vuoi bene, so che me vuoi bene.” soffia lasciandogli poi una scia di baci bollenti sul collo. 
“Ti voglio bene Fabrizio, ti voglio bene anche io.”
Ti abbraccio ancora e ancora. 
Grazie❤
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ellebori · 6 years
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da un po’ pensavo di tornare a scrivere, riprendere carta e penna. pensavo anche di condividere le mie parole e ho aperto un sito web che ho deciso di chiudere l’indomani mattina. poi da qualche giorno, per altri motivi, sono tornata su questo social che non  è un social, in un piccolo angolo di internet che era diventato un po’ il mio diario, la mia carta e la mia penna, un museo dove condividere o anche scoprire opere d’arte o fotografie e illustrazioni che danno calore e sanno di casa e dove il tutto viene raccolto nel mio profilo, nel mio piccolo mondo virtuale. scrivo, posto, condivido alcune foto che parlano di me e altre di quello che mi appartiene, ma nessuno sa chi sono, nessuno conosce il mio nome, il mio volto la mia vita e probabilmente, nessuno mi legge. nessuno tranne, ovviamente, le grandi multinazionali che gestiscono il mio profilo e la mia email, ma per quelle ovviamente il mio nome è solo un codice identificativo di un soggetto che come un altro rientra nell’immensa giostra del marketing. dunque posso star tranquilla che nessuno ricolleghi un testo a un nome e che le mie parole siano nascoste al sicuro anche condividendole qui. sono giorni frustranti, di pesante studio che inizio a non sopportare più. non ho scelto forse io questa strada? la scelsi, inconsapevole. la perseguii per testardaggine. è ovvio, io amo quello che faccio, ma quanto tempo ed energie spese in qualcosa che so che non sarà mai la mia vita? solo chi condivide il mestiere sa quanto sia difficile passare ore sullo strumento, studiando ogni singola nota, ogni singolo tocco e dopo giorni di lavoro, settimane di lavoro, mesi, anni di lavoro arrivare alla frustrante conclusione che hai fatto in dieci anni i passi avanti che altri hanno fatto in cinque. che non sei sicura di nulla e altri già hanno la strada tracciata, e conoscono ogni passo che devono muovere. Ho sempre avuto in mente un sogno che non ho avuto il coraggio di riconoscere come tale. bambinate mi dicevo, il tuo futuro è in un teatro, con la gente che sta zitta ad ascoltare te che suoni il tuo programma da concerto sul tuo strumento, Bach, Debussy, Rachmaninoff. questa è la strada che ti darà un tono e nessun altra. nonostante tutto, ho comunque perseguito per tutto questo tempo senza un briciolo di supporto per diversi anni, tanto che diventò più una lotta contro il mondo che portare avanti quello amavo e amo. come si sceglie la propria strada, come si sa quale strada si deve percorrere? sono arrivata fino ad ora, da mesi senza sentire più la gioia nell’ascoltare nuova musica, nello scoprire nuove armonie, nello studiare nuovi brani e addirittura nello scrivere. mi sono completamente smarrita. ho smarrito il mio animo, i miei desideri, i miei sentimenti. per seppellire la sofferenza, o meglio l’insofferenza. ho indossato una maschera che mi ha sepolto e anche scavando non trovo più niente. qui, stasera, un po’ mi ritrovo. chiusa al silenzio in una stanza, in un momento in cui evado completamente da me stessa, dal mio mondo e dalla mia vita e dai doveri e dallo studio, dal lavoro, dalla mia città, dalla mia casa. ritorno in una me stessa di qualche anno fa... grande rabbia, infinita voglia di scappare. e ancora invece sono qui, senza più nemmeno la voglia di andare via, sentendomi come carcerata in un mondo troppo grande e con troppe possibilità, in una vita troppo piccola, un tempo troppo breve, una sofferenza troppo crudele.
ricordo di una storia. un piccolo elefante era tenuto in un recinto, legato con una catena ad un albero che per lui sembrava enorme. provava continuamente a liberarsi per scappare via, aveva voglia di libertà, ma la catena non si spezzava e l’albero non si sradicava. il cucciolo provava sempre meno a fuggire, il tempo passava e lui cresceva. cresceva ogni giorno di più, legato a quell’albero finché non diventò adulto. gli anni erano passati e lui era enorme, forte e pesante. avrebbe potuto spezzare quella catena adesso, ma ormai pensava che sarebbe stato inutile provare. o forse, era stanco di provare. comunque fosse lui rimase lì, incatenato. eccomi. metafora perfetta della mia mente. 
mi trascino giù, mentre cerco di trovare un appiglio, mi spingo da sola verso il fondo. qualcuno, per fare così, non è più accanto a me.
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livornopress · 2 years
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Trovato un cane da solo senza chip in via Fattori
Trovato un cane da solo senza chip in via Fattori
Chi l’ha smarrito può rivolgersi all’Ufficio Tutela Animali   Livorno, 12 gennaio 2022 Nella giornata di ieri, martedì 11 gennaio, la Polizia Municipale, attraverso la ditta convenzionata ha recuperato e portato al canile comunale “La cuccia nel bosco”, un cucciolo sprovvisto di microchip, che vagava da solo in via Fattori, all’altezza del civico 29. Si tratta di un maschio di colore marrone…
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incastrovuoto · 6 years
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Ok, ho finito la Casa di carta e ora mi sento come un cucciolo smarrito. Inizialmente pensavo che la mia serie preferita fosse Skins, poi Tredici, ma alla fine ho deciso per questa. È stata la serie più intelligente, subdola, cattiva, e piena d'amore allo stesso tempo. E devo dire che caro Justin foley, potrei averti tradito con Denver. Questo comunque accade perchè la mia vita sentimentale fa così schifo tanto da non poter seguire neanche il mio cuore,perchè neanche ce l'ho una direzione stavolta. E niente, aspetto con ansia, la terza stagione, perchè Netflix caro tu me la devi una terza stagione. Non posso aver visto l'ultima volta Denver in giacca e camicia e poi finirla quì,proprio no.
Se l'avete vista, voglio vostri pareri.🌙
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giovanna-dark · 6 years
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Mio padre sembra un cucciolo d’uomo smarrito, mi fa tenerezza. 
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tourguideitaly · 3 years
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Acquisto d'impulso, c'è chi lo ha con le scarpe, io con i libri. La verità è che probabilmente ho già una copia di questo libro, ma non potevo lasciarlo da solo nella sua cassettina come un cucciolo smarrito. #books #libri #booklover https://www.instagram.com/p/CNHd7X5AQRB/?igshid=7cayzq446sqn
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whatisthereality · 3 years
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fool’s gold: 1 capitolo, sneak peek [H:S]
writing by: me
word count: 244
enjoy
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masterlist
Harry lo sapeva. Ne era perfettamente consapevole, senza che i suoi amici o che i suoi famigliare stessero lì a ricordarglielo ogni secondo, ma non poteva farne a meno. Era più forte di lui, come se una forza invisibile non facesse altro che attirarlo verso di lei.
Lei, la causa di tutti i litigi con sua madre e con sua sorella, il motivo per il quale i ragazzi non facevano che mandargli sguardi e occhiatine ogni volta che la nominava.
Lei, bella come una dea, ma con il cuore freddo come l’inferno. Come poteva rimanere impassibile mentre lo guardava struggere per l’amore che provava per lei? Come poteva dormire la notte al sua fianco sapendo di usarlo ogni giorno per comprarsi un nuovo paio di scarpe? Come poteva essere in pace con se stessa ogni volta che lui dichiarava di amarla e lei lo guardava come se fosse pazzo, riprendendo a fare qualsiasi cosa fosse stata appena interrotta da una stupida confessione d’amore. E non era colpa sua, davvero. Lei non ci stava nemmeno provando a nascondere il fatto che non lo amasse quanto la sua carta di credito. Era lui che non poteva farne a meno. Che nonostante tutto, tutto il dolore, tutti i rimproveri delle persone che gli stavano accanto che gli dicevano di lasciarla stare prima che il suo conto in banca si prosciugasse, continuava a seguirla come un cucciolo smarrito che aspetta solo una carezza che però non arriva mai.
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robysbis · 4 years
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Smarrito cucciolo di boxer di 3 mesi a Roma zona finocchio graniti (Roma) Telefono 3806387867. . . . Cani_smarriti #cani_trovati #cani_ritrovati #segnala_smarrimento #segnala_cane_smarrito #canismarriti #cani_e_gatti_ smarriti @cani_e_gatti_smarriti Vi prego aiutatemi sono distrutto (presso Quartiere Finocchio) https://www.instagram.com/p/CE0B9sCitk1/?igshid=lpuba1lhoaok
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queenofdjsasters · 6 years
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-Ho bisogno di averti nella mia vita, in un modo o nell’altro, o impazzisco. Quei mesi in cui sei stata via, quando eri a San Francisco, mi sentivo come un cucciolo smarrito. Per qualche motivo che ancora mi sfugge, tu sei diventata la mia guida, e senza di te mi sento perso. Quando ripeti che, per colpa nostra, sei diventata dipendente sia da me che da Albus, vorrei soltanto risponderti che ti capisco, perché è quello che provo io. La mia intera esistenza ha iniziato a plasmarsi intorno al tuo essere, e non posso e non voglio fare niente per cambiare le cose-
Daniel Manson, Ghost
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