Tumgik
#cambio del guardaroba
gregor-samsung · 1 year
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“ Sembrava che la vita si fosse accanita su Galina, ma si fosse accanita invano: si era arenata in un paese dove quelli come lei non li volevano, senza un altro posto dove andare; aveva un lavoro da impiegata in ospedale, e l’aveva perso perché non aveva superato l’esame di lèttone; si era arrangiata per anni dando lezioni di balletto e di violino (sí, era diplomata in violino), finché era riuscita ad andare in pensione, e chissà quanto misera doveva essere la pensione; infine viveva da sola, a piú di settant’anni. Eppure sembrava che nessuno di questi eventi avesse scalfito il suo strutturale ottimismo. I vestiti? Glieli mandava una sua amica di Madrid che aveva un guardaroba, a sentire lei, sterminato. L’assistenza sanitaria? Non c’era, la Lettonia l’aveva soppressa, troppo cara per le finanze del paese; ma per fortuna aveva fatto amicizia con un suo vicino farmacista, che le passava qualche medicina, se ne aveva bisogno. Non avevano una lira in Lettonia, ha spiegato, improvvisamente pragmatica. La Lettonia produce una sola cosa, legname, e ne vendeva il novanta per cento all’Unione Sovietica, ma naturalmente, appena diventati indipendenti, i lettoni hanno pensato bene di interrompere i rapporti commerciali, col che il legname restava lí a marcire. Nell’euro non li avevano voluti, e allora loro avevano detto, bene lo stesso, non c’è problema, facciamo una valuta col cambio fisso. Insomma, ha concluso creativamente Galina, si sono chiusi los huevos, i coglioni, nel baule della Porsche di Angela Merkel e le hanno detto, va’ pure Angela, noi ti seguiamo di corsa. Ed ecco i risultati! Ma rideva dicendolo, come se la cosa non la riguardasse. Anzi, col procedere dei chilometri, Galina aveva assunto atteggiamenti che si potevano definire civettuoli, seduttivi; aveva la capacità di ricreare intorno a sé, anche in un triste autobus sotto un cielo di nuvole, l’atmosfera del bel mondo cosmopolita della sua giovinezza, che era felice di rievocare, senza per questo rimpiangerlo. C’era da imparare da lei. Il mio amico si è ripromesso di farlo, anche se non sapeva bene come. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; p. 112.
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givemeanorigami · 2 years
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Le persone intorno a me sono a pensare come aggiornare il guardaroba in vista del cambio di stagione, prendono cose per i figli, animali, la casa, il viaggio in programma
E poi ci sono io a cercare di capire in quale farmacia o parafarmacia andare per comprare un tutore per correggere l'alluce valgo.
Io rendendomi conto di conoscere meglio le farmacie della zona dei negozi di vestiti:
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shesgonnabeanangel · 2 years
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Raga scusate mi sembra un’idea condivisa che il cambio di stagione sia la versione terrena di un girone dantesco ora io mi chiedo perché non siamo stati abituati ad avere tutti dei mega armadi che contengano la totalità del guardaroba di ciascuno senza dover fare due volte all’anno questa pagliacciata?????????
Mah
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scontomio · 5 months
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veggiechannel · 6 months
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Appena arriverà un po’ di freddo, saremo tutti pronti a fare il cambio di stagione del nostro guardaroba. Prepariamo nel frattempo dei sacchetti profumati per cassetti fai da te per dare un profumo tutto naturale ai nostri capi di abbigliamento.
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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Moda sostenibile: come vestirsi green
Moda sostenibile: cosa fa il mondo del fashion per essere green? Cosa possiamo fare noi per vestire green? In questi anni abbiamo imparato che il concetto di sostenibilità non riguarda solo l'ambiente ma abbraccia anche società e lavoro. Il mondo della moda, ahinoi, ha "fatto danni" un po' in tutti i settori. Il comparto conciario è stato a lungo la seconda industria più inquinante. Simbolo di benessere economico, ha generato negli anni un'enorme quantità di rifiuti. Infine, la produzione è stata delocalizzata (basta leggere le etichette dei nostri capi) in posti del mondo dove non esistono tutele sul lavoro e i salari sono tutt'altro che dignitosi. Insomma: tutto da rifare. Anche nella moda ricominciare daccapo ha significato tornare alle origini. Ha significato riscoprire tessuti più naturali, colorati con tinture non nocive. Ripensare la moda contemporanea ha riportato il focus sul concetto di qualità. Moda sostenibile: come organizzare il guardaroba Chiara Righi Quella qualità che guidava gli acquisti delle nostre nonne in un'epoca in cui l'usa e getta non era ancora entrato nelle nostre case. Se, in apertura, ci chiedevamo cosa possiamo fare per vestire green, la risposta sta anche in quelle sane abitudini di una volta. Rivoluzionare il nostro guardaroba puntando sui "must" (giusto per dare al tutto un tocco di modernità). Pochi capi classici e versatili che possono essere utilizzati in diverse occasioni magari vivacizzati con l'uso di accessori. L'accessorio, che può essere un classico ma anche seguire la tendenza del momento, è la chiave per farci resistere alla tentazione del cambio e ricambio a ogni stagione. Possiamo coltivare l'arte del rammendo riparando un capo danneggiato invece di cestinarlo. Un'altra strada (e in questo ci viene in grande aiuto la tecnologia) è vendere i capi che non si indossano più. Il mercato del "second hand" (anche qui vogliamo dare un tocco di modernità) sta facendo numeri sempre più grandi. La moda sostenibile, con le sue mille declinazioni, ha avuto largo spazio durante Fa la cosa giusta!, la fiera della sostenibilità tenutasi a Milano lo scorso marzo. Con Chiara Righi, una delle organizzatrici, abbiamo fatto il punto della situazione analizzando le soluzioni già trovate dal settore e gli spazi in cui ancora c'è da fare. Cinque Colonne Magazine · Intervista a Chiara Righi In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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blogsdaseguire · 1 year
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Come fare il cambio dell'armadio
Arriva la #primavera ed è tempo di fare il cambio stagionale dell'#armadio. Ma quale è il modo migliore per fare questa delicata operazione ad ogni cambio di #stagione? Ecco i passi da seguire per organizzare al meglio il tuo #guardaroba senza impazzire.
L’organizzazione del guardaroba è un aspetto importante per mantenere la casa in ordine e per avere sempre a portata di mano i propri abiti preferiti. Uno dei fattori più importanti da considerare quando si organizza un guardaroba è la dimensione dell’armadio. Quanto deve essere grande l’armadio? La dimensione dell’armadio ideale dipende dalle esigenze di ogni persona. In linea generale, si…
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adelfashiongroup · 2 years
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accessori per le donne
Un accessorio di moda è un complemento secondario all'abbigliamento di un utente che viene utilizzato per completare un indumento e completare il look dell'utente. Una delle cose che non delle donne alla moda non sono solo i loro vestiti che stanno benissimo, ma i loro vestiti sono sempre punteggiati da fantastici accessori. C'è spesso un grande stile nei dettagli. Come la moda stessa, accessori donna anche le forme, le silhouette e i colori degli accessori cambiano nel tempo. In generale, è difficile trovare nuovi look alla moda, ma una borsa alla moda o una collana in passerella possono essere combinate con abiti più vecchi per creare nuovi vestiti. Investire in accessori da donna divertenti, nuovi e alla moda che possono aggiornare il tuo guardaroba per tutta la stagione anche se non conforme alle tendenze della moda del momento. Gli accessori danno più importanza al tuo stile, gusto e preferenze. Offrono anche opportunità illimitate per i vestiti, aiutandoti a fare il meglio con ogni capo che hai. I vestiti più capienti nell'armadio e nei vestiti, ma gli accessori sono dettagli importanti per completare l'aspetto. Di per sé, uno zaino, borse uomo una sciarpa o una fascia alla moda da donna potrebbe non avere molto effetto. Tuttavia, se abbinati ai vestiti, gli accessori supportano a creare un outfit robusto. Gli accessori sono importanti quanto l'abbigliamento e offrono un'opportunità nuova completamente per esprimersi. Con gli accessori, puoi creare onde di stile fluenti dalla testa ai piedi. Si tratta di accessori. Gli accessori possono creare un mondo diverso nei tuoi occhi. Puoi indossare i vestiti più semplici, ma puoi sembrare un milione di dollari. Tutto ciò di cui hai bisogno è un po' di pianificazione. Per ottenere un look elegante ed elegante, aggiungi la combinazione di questi accessori moda per abbinare il tuo vestito al tuo armadio e per questo devi seguire le tendenze in fatto di accessori. Buoni motivi per accessoriare Gli accessori danno interesse al tuo outfit. Senza di loro, corri il rischio di annoiarti con il tuo guardaroba e i tuoi abiti sembrano noiosi perché sono sempre gli stessi. Gli accessori prolungano la vita dei tuoi vestiti e degli insiemi familiari. Con un cambio di accessori, un vestito con cui eri così familiare sembrava che parte della famiglia potesse avere una nuova prospettiva di vita iniettata in esso, può diventare di nuovo fresco e nuovo (beh, nuovo) e essere dato una nuova prospettiva può di vita e un nuovo posto nel tuo guardaroba.
Gli accessori legano insieme il tuo insieme. Creano dettagli interessanti dove i vestiti sono semplici o semplici. Gli accessori aggiungono personalità al tuo look e ti permettono di esprimere il tuo stile personale unico. Gli accessori aggiungono versatilità. Con un cambio di accessori, puoi indossare lo stesso completo più e più volte, ma sembra e si sente diverso, poiché hai aggiunto accessori diversi e hai creato un look diverso. migliori scarpe da uomo Che tu ci creda o no, gli accessori di moda sono importanti quanto il tuo outfit, ma a volte possono anche essere un inizio di conversazione. È sempre un piacere iniziare una conversazione con dei bei complimenti ea chi non piace sentire qualcosa di carino su di noi. Immagina di portare dei bei portafogli per donne che qualcuno sta cercando da mesi, non possono fare a meno di complimentarsi e chiedere da dove vieni. E non sarebbe fantastico complimentarsi con qualcuno per qualche accessorio che ti piace? Niente può battere quel sorriso. Gli accessori sono i tuoi migliori amici. Gli accessori accattivanti possono anche creare una forte dichiarazione di stile. Puoi avere molti vestiti ma lascia che gli accessori facciano la loro magia!
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soprabito · 2 years
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Ci risiamo: è il momento del cambio del guardaroba
Ci risiamo: è il momento del cambio del guardaroba
Eh sì, è arrivato l’autunno e con esso il cambio del guardaroba. Che di per sé potrebbe anche essere un’attività piacevole, un ripasso dei propri vestiti, alle volte ci si dimentica di tutto quello che si ha. Peccato che io mi riduca a farlo solo quando non ne posso più dal freddo. Che se anche durante l’estate ci si lascia fuori un golfino o qualcosa di più pesante, queste giornate umide e…
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armoniaprivata · 3 years
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Gelosia
Era nell'aria da tempo.
Da quando stiamo insieme, circa sei mesi, qualche volta nei nostri giochi e nelle nostre fantasie sono entrate altre coppie, o uomini o
donne non ben identificati, storie fatte un po' per ridere e un po' per eccitarci e, la visita ad un club privé, è stata sempre messa in preventivo.
Cosi questa mattina gliel'ho detto candidamente:
"Elena stasera andiamo al privé?"
Lei, divertita e un po' ironica come al solito, mi risponde: "Mi farai scopare da dieci maschiacci?"
"Perché no? Se ti piace l'idea..."
"Idiota"
Ridiamo insieme e, mentre mi abbraccia, con una mano arriva a toccare il mio sesso, a voler capire se fosse una scusa per far l'amore, un
pretesto.
Ci è sempre piaciuto fantasticare su una donna che la stuzzichi, ed a me piacerebbe da morire vederle e magari, mentre "giocano",  io farei sesso con Elena.
Una fantasia ben radicata nella mia mente. Il discorso cade lì, ma mi ripropongo di riprenderlo nel pomeriggio. Sono le sette di sera quando e ci stiamo preparando per uscire a cena. È il momento giusto e le ripeto la domanda. Questa volta capisce che sono serio, e che stamattina non stavo scherzando.
E' perplessa ma, appena avute tutte le raccomandazioni del caso, accetta.
Cambio di programma allora. Cena veloce a casa con un silenzio molto rumoroso, ma anche eccitazione per una trasgressione mai fatta prima.
Arrivano le dieci e mi chiede come vestirsi.
"Devi essere la più figa di tutte, come sempre"
Sorride, le piace essere al centro delle mie attenzioni.
"Che ne dici del completo in latex? Quello cortissimo? E sopra, l'impermeabile nero, quello che usiamo per andare in giro quando sotto sei completamente nuda! Che ne pensi?"
"Si. Si può fare"
La osservo mentre si veste.
Scelta perizoma.
Apre il primo cassetto del mobile della camera da letto. Decine e decine di perizoma che spuntano.
Il forziere del mio tesoro. E lei è il mio gioiello più prezioso. Comincia a scegliere e a provare.
"Non metterlo. Ti voglio stramaledettamente porca, per la gioia dei miei occhi"
Mi guarda fisso negli occhi, e un misto di amore esensualità mi colpiscono.
Si avvicina e mi stampa un bacio sulle labbra sussurrando:
"Allora sarò porca come piace a te."
Si siede sul letto.
Scelta autoreggenti.
Calze a rete leggere, con
grosso elastico decorato che rimarrà in bella vista sotto il
miniabito.
Arrapante.
Apre l'armadio e prende la scatola in basso a sinistra, la scatola dei nostri giochi, la scatola delle nostre perversioni.
L'apre ed ecco apparire il micro abito in latex. L'abbiamo usato solo una volta, appena comprato, circa tre mesi fa.
Via un po' di polvere ed ecco che lo indossa.
Le calza a pennello e le fa delle curve spettacolari: vita stretta, fianchi precisi, rotondi. Scollatura davanti chiusa da lacci che le stringono il seno e lo comprimono.
Eccitantissimo.
La aiuto a chiudere la lampo posteriore e noto con stupore che è veramente
cortissimo.
Non lo ricordavo minimamente.
Praticamente sopra c'è scritto
"Scopami".
Prende l'altra scatola, quella con gli stivali. Comincia ad
indossarli, non senza difficoltà, ma le calzano come fossero una seconda pelle.
Da leccare.
Passa agli accessori: come ornamento per il collo mette una fascettina di raso nera, mentre, come orecchini, usa due piccoli fili argentati.
Di classe.
Si lega i capelli dietro, con una coda lunga e molto sexy. Selvaggia. La copia sensuale di Eva Kant.
Ora è pronta, si alza e, già sapendo la risposta, mi domanda:
"Sono abbastanza figa così?"
"Quasi quasi non usciamo più, ci ho ripensato e ti butto sul lettone!"
Ridiamo.
Indossiamo i nostri soprabiti e usciamo.
Entriamo nell'ascensore e mi avvicino per baciarla, ma si scosta, usando come
pretesto che le si sarebbe tolto il rossetto appena messo. Colore rosso deciso!
Accetto controvoglia e proseguiamo.
Saliamo in auto e ci avviamo.
"Ci vorranno circa trenta minuti per arrivare".
Dopo una decina di minuti si sbottona il soprabito, come se mi volesse invitare a fare qualcosa, mi fissa e sorride. L'invito è troppo goloso e comincio ad accarezzarle le cosce. Divento sempre più ardito e comincio ad avvicinarmi al pube. Il suo miniabito mi permette di "giocare" senza problemi e, per aiutarmi, allarga un po' di più le gambe e scivola un pochino più in basso sul sedile; è più comoda nel sentire il suo piacere.
Ora posso toccarle senza problemi il clitoride e infilarle anche un paio di dita senza problemi.
Il suo sesso liquido la contorce e, per il piacere, si morde il labbro superiore.
"Ma non è che andiamo a finire fuori strada?"
Mi domanda con voce rotta dal godere.
"Speriamo di non andare addosso a nessuno, altrimenti come faremo a spiegargli come sei vestita?"
Ridiamo insieme.
Siamo giunti a destinazione. Imbocco il cancello segnalato dalle fiaccole e percorro il viale selciato fino al parcheggio.
Non ci sono molte auto, ma in compenso sono tutte di grossa cilindrata. La nostra, in confronto, sembra pronta per la demolizione. Parcheggio, scendo dall'auto e da buon cavaliere le vado ad aprire la portiera. Rimane meravigliata e stupita e mi ringrazia in francese: "Mercì beaucoup".
Le rispondo a modo mio: "Enchantè mademoiselle"
Ridiamo di nuovo insieme.
C'è un misto di allegria e complicità tra noi. Le è sempre piaciuto ridere e questo è un motivo per cui stiamo insieme.
La faccio ridere e la faccio sentire bene.
Entriamo e comincio a scrutare l'ambiente. L'ingresso è luminoso e ci avviciniamo alla reception. Ci chiedono di mostrar loro la tessera di soci e, appena
scoperto che siamo "novizi", ci fanno compilare dei moduli e ci danno tutte le notizie e ci istruiscono sui comportamenti.
Dopo mezz'ora di nenia e dopo che si è formata una fila alla cassa, tra cui quattro ragazzi e due coppie che già allegramente si baciano tutti insieme, passiamo al guardaroba.
Appena Elena si toglie l'impermeabile un misto di
gelosia e di piacere si danno battaglia in me. Vedo gli occhi dei ragazzi dietro noi che la stanno spogliando con lo sguardo e stanno abusando della sua bellezza. Ora ho paura che se la portino via, sento il freddo della gelosia e della paura che mi attanaglia. Dentro me penso che, forse, venire qui è stato un errore...
Proseguiamo.
L'ingresso della sala è ampio e scuro, un sordo rumore di musica nell'aria ma, appena un inserviente ci apre la porta della sala discoteca, siamo avvolti e inghiottiti dalle note musicali ad alto volume. Entriamo sorridenti e affascinati dallo sfarzo del posto. Molte persone ballano ed alcune donne che si esibiscono in eccitanti lap-dance.
La fisso negli occhi, la prendo per mano e la porto in mezzo alla sala. E' bellissima e voglio ballare con lei, voglio che la vedano tutti.
E' eccitante vederla ballare con quel vestito, e vedo che anche gli altri la guardano e commentano fra di loro.
Dopo alcuni tentativi di approccio, anche di cattivo gusto, ci andiamo ad accomodare su un divanetto rosso. Ci sediamo e noto che, appesi ai muri, ci sono centinaia di quadri di natura erotica e che, in ogni posto e in ogni dove, è pieno di kleenex.. Sorridiamo, facendo un paio di battute sulla mania della pulizia. Ci si avvicina una coppia all'apparenza nostra coetanea e chiede se possono accomodarsi vicino a noi.
"Naturalmente" è la mia risposta.
Si presentano e noi facciamo altrettanto, e cominciamo a parlare del più e del meno, per rompere il ghiaccio. Lei è una ragazza molto bella: bionda, occhi azzurri, labbra carnose e peccaminose. Il suo vestito è molto scollato e si nota che è senza reggiseno come Elena.
Porta una quarta, è molto abbondante di seno ed Elena sa che una donna cosi mi piace molto. Avrà una trentina d'anni, li porta bene ma non è molto alta, al massimo arriverà al metro e settanta grazie ai dieci
centimetri di tacco che le guarniscono una caviglia sottile; nulla a che vedere con la però.
In piedi Elena è alta come me. i suoi piedi e le sue gambe sono inguainate da stivali col tacco alto undici centimetri.
Da vertigini.
Lui, invece, è un uomo sulla quarantina, rasato a zero come la moda impone, con una giacca e una camicia firmate e con un paio di mocassini di pelle che, nell'insieme, mi fanno pensare che sia un imprenditore o qualcosa del genere.
Faccio un confronto con
me stesso. Io jeans e camicia fuori. Al massimo sembro un impiegato di quarto livello. Mentre chiacchieriamo vedo le occhiate dell'uomo
insinuarsi tra le gambe di Elena; cerco di intromettermi, mi alzo, faccio un po' di confusione per distoglierlo dal suo fare.
Ancora gelosia.
Ancora stupore in me.
Niente, continua a guardarla lì e lei non sembra affatto indispettita, anzi allarga leggermente le gambe affinché Fulvio, mi pare quello il suo nome, possa sbirciare meglio.
Gelosia, ma anche piacere nel constatare che Elena è desiderata da altri. Fulvio e Gloria ci spiegano come funziona il locale, e ci fanno notare che ci sono delle camere preposte a fare
sesso, dove i singoli possono solo guardare attraverso delle grate e possono entrare solo se invitati da una coppia. Gloria si alza dal divanetto, si avvicina a me e mettendomi una mano sulla gamba mi chiede se vogliamo andare a provare una di quelle stanze tutti e quattro insieme.
Le rispondo affermativamente ma che, al momento, non vogliamo fare assolutamente uno scambio di coppia. Mi sale l'idea di fare sesso con Elena, mentre gli altri ci guardano e mentre noi guardiamo altri che scopano. Siamo al centro del mondo. Ci guardano e desiderano, ma solo noi decidiamo il gioco. Sento uno strano potere in me.
Ci alziamo e ci avviamo al piano superiore. La musica dietro di noi si fa più debole. Ora sento solo il mio cuore battere e domando a Elena
cosa ne pensa.
"Ti scoperò come non ho mai fatto!"
Mi fulmina con i suoi occhi verdi.
Diabolica espressione.
Mai vista cosi, sembra eccitata come non mai, forse solo quella volta che ci
siamo messi a fare sesso al terrazzo del Gianicolo con la gente che passava e che non capiva se quello che vedeva fosse realtà o immaginazione. Ora la mia sensazione di potere si trasforma in paura.
Mi volto e vedo una decina di uomini seguirci, alcuni con le mani sopra la patta dei pantaloni, i più sfacciati addirittura dentro. Arriviamo in un corridoio dove ci sono molte stanze. Ognuna ha il suo nome e il suo tema: Kamasutra, Etrusca, Olimpo, Antica Roma, S/M, Medioevo,
Inferno.
Ognuna, sicuramente, ha la sua storia da raccontare.
Ci dirigiamo, o meglio Fulvio ci conduce in quella che per lui è la sua preferita: Kamasutra.
Una porta rossa, grande, contornata da colonne
romane o greche. Non le riesco a distinguere perché l'architettura non è mai stata il mio forte.
Poco più in là le famose grate. Fulvio fa entrare prima le donne e poi fa passare me, entra e chiude la porta.
Appena entrato il blu mi acceca, la luce è soffusa, ma si riflette nei miei occhi attraverso il grande specchio che ho di fronte. Alle altre
due pareti quadri di Manara mi fanno capire il perché del nome della stanza. Ora mi sento un po' in imbarazzo mentre i nostri due "amici"
cominciano a scambiarsi effusioni. Le mani di Gloria cominciano a sbottonare la camicia e slacciare la cravatta di Fulvio. Lui invece comincia a levarsi la giacca. Io guardo Elena, i suoi occhi sono sempre diabolici e mi si avvicina all'orecchio e mi dice:
"Spogliati amore che stanotte ti faccio rinascere!" e, mentre lo fa, mi da un piccolo morso al lobo dell'orecchio destro. La mia mente è confusa ed eccitata; le salterei addosso e me la scoperei, ma penso
anche alla grossa quantità di sperma che quel letto e quel divanetto hanno dovuto subire.
Cazzo sono confuso.
Mi volto di nuovo e ora vedo
anche i sei uomini di prima che si masturbano allegramente bofonchiando
qualcosa.
Mi gira la testa mentre mi si avvicina Elena e mi da un bacio passionale spingendomi la lingua in bocca. Gloria è rimasta in perizoma e sbottona i pantaloni al suo partner mentre lui bacia e morde il suo seno e i suoi capezzoli ambrati. Le sue areole sono scure e grosse come quelle di una ragazza mulatta e il suo capezzolo largo ma non lungo. Ora che ha finito il suo lavoro si inginocchia davanti a Fulvio e gli sfila il cazzo dalle mutande.
Comincia a prenderlo in
bocca mentre mi guarda fisso negli occhi. Elena non si spoglia, d'altronde quel vestito è stato indossato per quel motivo. Mi prende
per mano e mi conduce vicino al divanetto. Si siede e comincia a slacciarmi i jeans. Gloria continua a muoversi sul cazzo del suo compagno, ma i suoi occhi sono fissi su di me, per farmi eccitare, per
farmi forse andare da lei affinché le faccia leccare anche il mio.
Elena imita la sua nuova amica, e mi guarda negli occhi. Vede che il mio sguardo è fisso sull'altra e, mentre continua a masturbarmi, mi chiede se voglio che Gloria la aiuti nel suo lavoro. Mi volto e guardandola fissa nel suo verde, le confermo che non la cambierei con nessuna donna al mondo.
Gloria intanto si stacca da Fulvio e si avvicina a me, come se telepaticamente avesse colto l'invito.
Ora lei è dietro di me, in piedi, e mi passa una mano sul sedere scoperto; passa un dito nel solco e con la punta delle dita arriva a toccare i
miei testicoli: "Posso giocare con voi?" chiede guardando Elena.
Il diavolo che si è impossessato di lei risponde affermativamente. Mi fanno sedere sul divanetto e cominciano a leccarmi in due; vedo le loro lingue toccarsi più volte, e forse non solo per caso. Elena lo riprende in bocca, mentre l'altra si dedica con minuziosità assoluta ai miei testicoli.
Fulvio è nell'angolo che si masturba da solo, e ci osserva divertito.
La mia mente comincia a pensare, troppo per quel momento.
Già immagino che lui chieda di fare la stessa cosa a Elena, e mentre vedo che Gloria
sprofonda tutto il mio cazzo nella sua gola, la vedo alzarsi e dirigersi verso l'altro. Gli altri al di fuori della stanza continuano a masturbarsi, chiedendo di poter partecipare a scopare "queste due gran troie".
Così le chiamano.
Un no si alza flebile dalla mia bocca, ma è troppo basso il mio tono, o forse è stato detto soltanto dalla mia mente. Vedo Elena che si inginocchia davanti a lui e che comincia a toccarlo, comincia a leccargli la cappella e poi tutta l'asta. La mia eccitazione cresce, incredibile.
Non pensavo che vederla spompinare un altro provocasse tanto piacere in me. Gloria continua a lavorare sul mio cazzo, se lo passa sulle areole e sui capezzoli. Mi chiede se voglio scoparla. Non so cosa le ho risposto, so solo che si è alzata e mi si è seduta sopra. Il suo culo ha inghiottito il mio cazzo senza problemi; comincia a cavalcarmi, ma il mio sguardo è solo per Elena,
che continua a spompinare quel bastardo.
So che fra un po' anche lui se
la scoperà, ma non riesco a fermarli. Non riesco e non voglio.
I nostri sguardi si incrociano e vedo che le sue labbra mi sussurrano "Ti amo".
Si alza, appoggia le mani alla testa del divano, alza una gamba e mi fa godere del suo spettacolo. Il bastardo è dietro di lei e comincia a leccarla. Ora Elena mi guarda attraverso lo specchio e
controlla che ancora mi stia inculando la porca. Vedo Fulvio alzarsi e infilarsi un preservativo e affondare il suo cazzo dentro di lei. Geme, e ogni gemito è una spada che mi trafigge lo stomaco.
Mi sento trafitto, ferito, e intanto mi inculo questa tizia che non conosco e che vorrei non aver mai conosciuto. Un paio di minuti e non ce la faccio più, faccio alzare Gloria, che mi guarda sbigottita, vado verso Fulvio che continua a spingere il suo sesso dentro di lei.
"Lascia! Ora abbiamo finito di giocare"
Lei si volta, e ancora il suo
volto diabolico mi guarda e mi sfida.
"Inculami".
Non me lo faccio ripetere e in quella posizione, una volta scansato il "bastardo", la penetro con forza, quasi con rabbia. Sento il piacere
crescere in lei, ad ogni spinta violenta inarca sempre di più la schiena, abbassa il culo per goderne appieno.
La scopo e dallo specchio vedo la coppia che ora tromba allegramente dall'altra parte della stanza, mentre i masturbatori incalliti fuori della stanza sono ancora lì, nel pieno della loro attività, nel pieno delle loro godute e sborrate. Io ora non penso a niente, voglio solo Elena, e scopiamo. Si masturba mentre cede sotto i miei colpi, sento che sta per venire e anch'io sto per farlo. Il suo urlo di piacere si diffonde nella stanza mentre il mio seme le inonda completamente lo sfintere.
Ci rilassiamo per un paio di secondi, sfilo il mio cazzo e un rivolo di sperma le esce dal buchino. Mi inginocchio dietro di lei e la pulisco con la lingua; le lecco anche la fica per assaporare i suoi umori, mentre i suoi occhi sognanti mi ripetono in silenzio l'affermazione fatta poco prima.
"Ti amo anch'io Elena."
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Note
cosa pensi della vanità?🗝😊
Questa potrebbe essere la storia di Marta.
A nove anni Marta aveva i capelli così lunghi che, se piegava una mano dietro la schiena, riusciva a toccarsi le punte. Le piacevano così tanto, i suoi capelli. Quando arrivava la primavera raccoglieva sempre piccole margherite bianche, e si divertiva a infilarsele fra le ciocche dei capelli. Si sentiva una principessa.
Ma un giorno un compagno di Marta le disse che i suoi capelli, così lunghi, erano brutti. Che gli ricordavano la criniera di un cavallo, e perciò iniziò a prenderla in giro, scimmiottando nitriti. Una volta a casa, Marta chiese a sua mamma di tagliarsi i capelli, così corti da sfiorarle appena le spalle. Non le piacevano, ma piacevano agli altri. Il giorno seguente la maestra le sorrise e le disse che valorizzavano il suo viso.
Da quel giorno Marta iniziò a dedicare molto tempo ai suoi capelli. Col crescere imparò a piastrarseli, a farsi qualche mèche, a intreccirseli, ad arricciarseli.
Nessuno le fece più il verso del cavallo.
A dodici anni Marta incominciò le medie. Non doveva più indossare il grembiule e finalmente poteva divertirsi a indossare i vestiti che preferiva. Adorava i colori accesi. Adorava le felpe, così morbide, e calde. Adorava sperimentare stili diversi. Ma le sue compagne iniziarono a mormorare alle sue spalle. A dirle che vestiva in modo infantile, o scialacquato, “perché le felpe si usano solo a ginnastica”. Marta odiava sentire quelle parole. Quando le pensava, le rendevano gli occhi lucidi e non riusciva a guardarsi allo specchio senza provare dei crampi fortissimi allo stomaco, come se dovesse vomitare da un istante all’altro.
Marta iniziò a dedicare molto tempo al suo guardaroba. Sostituì tutti i suoi colori preferiti con quelli che andavano più di moda fra le sue coetanee, che per lei risultavano anonimi e monotoni. Si comprò i jeans, le camicette a quadri, le magliette firmate, e decise che le tute poteva benissimo indossarle in casa, dove nessuno gliele avrebbe criticate e l’avrebbe fatta sentire inferiore.
Marta spese molti soldi per il suo nuovo guardaroba, ma sapeva che solo così sarebbe finalmente stata accettata dalle sue compagne di classe. Non voleva più sedersi al banco da sola. O non essere mai invitata alle feste di compleanno. Non voleva più passare la ricreazione senza qualcuno con cui parlare. Nessuna le aveva mai inviato un messaggio sul suo nuovo cellulare.
Col tempo, Marta iniziò a passare sempre più tempo davanti allo specchio, provando e riprovando vestiti, finché non si sentiva sicura. Sicura di aver fatto l’abbinamento corretto, di portare i colori giusti.
Nessuno le disse più che il suo stile era infantile.
A quindici anni Marta iniziò il liceo. E si rese conto di essere l’unica, fra le sue amiche, che andava a scuola senza trucco. A Marta il trucco non era mai piaciuto. Le piaceva il colore della sua pelle, le sue ciglia così morbide, le sue labbra sottili. Sua mamma, quando le accarezzava le guance, le diceva sempre che era bellissima. E suo padre, quando la guardava coi suoi grandi occhi verdi, la faceva sempre sentire perfetta.
Ma le sue amiche le dissero che senza trucco sembrava una bambina, e quindi nessun ragazzo l’avrebbe mai guardata. Marta non voleva essere ignorata dai ragazzi. Perciò chiese aiuto alle sue amiche, che le consigliarono i “prodotti giusti per lei”. Marta iniziò a truccarsi regolarmente, passando tante ore a cercare tutorial su YouTube e consigli di bellezza su Instagram, per apparire al meglio. Non le piaceva il trucco. Le faceva sempre prurito la pelle. I suoi occhi bruciavano così tanto, quando il mascara ci entrava dentro. Le sue ciglia non erano più morbide come prima e quando si guardava allo specchio le sembrava di vedere un’altra. Ma le sue amiche le dissero che era solo una sensazione iniziale e ch e poi le sarebbe passata.
A diciassette anni Marta ebbe la sua prima, vera, cotta. Il ragazzo di cui si era innamorata si chiamava Giacomo. Giacomo era un suo compagno di classe. La trattava sempre con molta gentilezza e riusciva a farla sorridere con molta facilità. Al cambio posti erano diventati compagni di banco, ed ebbe l’opportunità di conoscerlo meglio. Amava la fotografia, le passeggiate in bicicletta, e le torte di mele. Ascoltava i Green Day come lei, aveva letto tutti gli Harry Potter in una sola estate quando andava ancora alle medie, e da allora non aveva più smesso di leggere. Marta sapeva che era il ragazzo giusto per lei. E voleva tanto dichiararsi. Ma non sapeva come fare. Aveva paura di ricevere un rifiuto, si sentiva insicura e spaventata, perché non aveva mai provato nulla di simile prima.
Decise di chiedere aiuto alle sue amiche. E le sue amiche risero di lei. Le dissero che Giacomo era un ragazzo brutto. Non aveva i muscoli perché non andava in palestra. I suoi capelli erano sempre scompigliati. Portava gli occhiali. Non aveva la moto. Non aveva tanti amici, perciò era di sicuro noioso. Lei non doveva guardare i ragazzi così, perché sono sfigati, e lo sarebbe diventata anche lei se si fosse messa con lui.
Marta non capiva. Non riusciva a capire la reazione delle sue amiche. Perché le avevano detto quelle cose? In qualche modo, Marta si senti ferita dal loro comportamento.
Il sabato, le sue amiche la portarono in un locale, il genere di locale in cui devi portare un documento falso per entrare, devi portare i tacchi alti, il rossetto rosso, e il vestito scollato, se vuoi entrare e vuoi che i ragazzi ti guardino. E solo allora, dentro al locale, tra il fumo di sigaretta e i bicchierini di vodka, Marta si rese conto che lei non era quel genere di ragazza. Che non le piacevano quelle cose, e non le piaceva vestire in quel modo, e odiava truccarsi in quella maniera, e si sentiva ridicola coi tacchi. E che i ragazzi che c’erano li non la interessavano, perché a lei piaceva un altro. Un altro che però la società aveva già bollato come “sfigato”, e che quindi lei non avrebbe mai potuto frequentare.
Ma questa é anche la storia di Giulia, di Marta, di Chiara, di Giorgia e di qualunque altra ragazza.
Ci insegnano che, se saremo belli, saremo amati. E questo concetto lo iniziamo a coltivare sin da giovanissimi. Prima perché non vogliamo essere discriminati. Poi perché vogliamo essere accettati. Infine perché vogliamo solo essere amati.
Ma così facendo, siamo costretti a sopire il nostro carattere, la nostra identità, noi stesse. A non ascoltare i nostri gusti, le nostre passioni. Diventiamo superficiali, apatici e freddi.
E soprattutto, ci allontaneremo sempre di più da ciò che ci rende realmente felici.
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horrorteller72 · 3 years
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Porta Nord Due
La pioggia battente pareva una maledizione senza fine, colpiva il parabrezza della vecchia Renault 5 dalle fiancate ammaccate e scivolava via, perdendosi nelle pozzanghere lungo la via. Ogni notte, in quell’inverno ormai lontano e nell’indifferenza ottusa della vecchia città dai muri in mattoni rossi e cemento, scivolavamo insieme lungo strade illuminate da lampioni anonimi, che spandevano la loro luce giallastra come perduti in una sonnolenza decadente. La radio sempre accesa al minimo, perchè di musica a volume altissimo ne ingoiavo anche troppa nei locali fumosi di quella Torino di fine ventesimo secolo, tra gente ebbra di alcool e di innumerevoli droghe. Gli occhi perennemente stanchi per il poco sonno, in bocca il sapore dell’ultima Marlboro spiegazzata, attraversavo i quartieri deserti verso casa. Era tutta lì la mia vita, in quel ritorno ciclico alla mia piccola casa troppo fredda dopo aver vegliato sui fasti della notte altrui. ero uno degli invisibili, quelli che lavorano dove la gente va a scordarsi le proprie miserie quotidiane restando nel proprio spazio di manovra, cercando di farsi notare il meno possibile. Ci chiamavano buttafuori, prima di inventarsi un termine come “addetto al servizio di sicurezza”. Eravamo molto più liberi di dire la nostra, di fare valere l’abilità di correggere gli atteggiamenti pericolosi con ferma e lucida efficienza. Oltre i lustrini dei costumi che velavano corpi da sogno, le facciate pulite delle discoteche alla moda, le scale illuminate a giorno ed i colori sgargianti delle pareti di vecchie cantine trasformate in locali, lì c’era la mia vera vita, fatta di retroscena, di realtà molto meno affascinanti delle chimere vendute ai clienti. Quelli come me conoscevano il dietro delle quinte, sapevano che il bancone colorato del bar  nasconde assi non verniciate se guardato dall’altra parte, che il guardaroba aveva un’uscita nascosta che dava sul vicolo dietro il locale, che nei cessi degli artisti circolava la coca tagliata male dei bassifondi. Quella notte, fendendo l’ennesimo temporale con la mia vecchia auto cieca di un fanale, portavo con me il rimpianto di non essere stato al posto giusto nel momento giusto, di essere nato dalla parte sbagliata del mondo, dove le luci non brillano di sogni ma servono solo a mascherare le crepe nei muri, abbagliando il mondo ridanciano della notte. Anni a dividere ragazzini intenti a cercare la rissa, a consolare cubiste lasciate dai mariti, a medicarsi ferite non meritate, guadagnate per sventare l’ennesimo furto o pestaggio. Anni a guardare il nuovo stronzetto ricco che si portava a casa la reginetta della settimana sulla propria Porche Carrera rosso fiammante, mentre chiudevo la porta dietro di loro, fradicio fino al midollo di pioggia o congelato fin nelle ossa dagli inverni sabaudi, rassegnato all'evanescenza professionale che mi rendeva trasparente ai loro sguardi di sfuggita. In dieci minuti scarsi un ospite del locale spendeva molto più di quanto io guadagnassi in tutta la notte ed il saperlo non mi rendeva di migliore l’umore. Era la vita della notte, un carrozzone sporco ma colorato, che mangiava o sputava le persone che lo trascinavano avanti, nutrendosi ingordo dei nostri giorni migliori. Tutti lo sapevamo, non potevamo non vedere i veterani dalle cicatrici chiare e spesse, che avevano lasciato che la notte fosse libera di prendersi le loro vite per intero, perdendo famiglie ed affetti in cambio della botta di adrenalina che un lavoro nei locali poteva dare, con tutto quel via vai di droghe per tenere sotto controllo lo stress, storie che ti sfioravano e non vivevi mai in prima persona, belle ragazze da sedurre cercando di stabilire quali sarebbero state in grado di soddisfare le aspettative e quante solo di vomitarti in macchina durante il tragitto. Chi non ha mai prestato i propri talenti al giro delle discoteche non può capire il fascino di quella vita, ma noi lo subivamo in pieno con grande trasporto. Ai tempi il lavoro non mancava, la nostra non era una scelta imposta, avremmo potuto fare altro. Le fabbriche assumevano senza problemi a quei tempi, l’economia era ancora in grado di assicurare un posto decente a ciascun uomo di buona volontà, a patto che si rinchiudesse in un buco grigio a saldare o tagliare lamiera per costruire cose che, nella maggior parte dei casi, non avrebbe mai potuto permettersi di comprare. Come ogni cosa, il mio lavoro aveva anche dei lati positivi che mi permettevano di apprezzarlo, non ultima la sensazione di potere che ne derivava, particolarità inconfessabile ma segretamente apprezzata da tutta la categoria. Poi arrivò quella notte, tutta quell’acqua, la strada viscida. Erano le quattro e mezza, abbastanza presto per tornarsene a casa, ma un’ora ragionevole se riferita alla bassa stagione, ed a Novembre in una città del nord si toccano i minimi storici del divertimento. Anche nella Torino di quei tempi, piena di locali e di gente che se ne andava in giro, godendosi quella fascinosa aria di proibito, quel perverso mix di sesso, rischio, droga ed adrenalina che grondava dalle pareti di luoghi in cui la sensazione che la faceva da padrona era la libertà di lasciarsi andare senza timore di venire giudicati. Erano gli anni della decadenza tra il novanta e la fine di quel decennio. Poi si cominciò a parlare di crisi e non si smise più di farlo, la FIAT cominciò a lasciare a casa gente, finendo per chiudere quasi totalmente i propri cancelli e sacrificando sull’altare dell’economia migliaia di famiglie. Non a quei tempi, però. Lì eravamo ancora nel regno dell’abbondanza, della serenità che derivava dalle certezze (che si rivelarono soltanto presunte di lì a breve, d’accordo, ma noi non lo sapevamo e non avevamo indizi per presagire il disastro). Una semplice notte come tante, fredda come è normale che sia, lunga, perchè le notti lavorative invernali sembrano non finire mai nelle grosse città. Eppure avrebbe cambiato la mia vita, oggi posso dirlo con certezza. Se non fossi finito fuori strada quella volta, restando miracolosamente illeso, non avrei mai capito, mai. Non avrei cercato di rivalutare il mio mondo fatto di uscite di sicurezza ed armadietti dai lucchetti poco affidabili, di avventure senza futuro, di albe tristi dai colori tenui, sorbite facendo colazione da qualche paninaro col truck a bordo strada, a suon di salsicce fritte e Ceres. Invece non ho nemmeno la scusa di non essermi reso conto di cosa stava succedendo. Lo sapevo, dopo quella notte in cui vidi la morte da vicino, ero perfettamente conscio che la mia vita sarebbe andata avanti in quella direzione se non avessi cambiato registro. Sapevo che non avrei avuto soldi per diventare qualcuno, che sarei campato giorno per giorno, senza una famiglia, senza una vera vita. Quando uscii dalle lamiere contorte che erano state la mia povera Renault e mossi quei pochi passi incerti, prima di crollare nella pozzanghera alta un paio di centimetri e sentire l’acqua gelida entrare nel mio giubbotto, lì ebbi la più terribile delle illuminazioni. Ora però vi lascio, perchè anche se sono conscio del prezzo da pagare, da allora so perfettamente a cosa mi porta la mia natura. Tra poco il locale apre, la fila è lunga e ci sarà da fare. Metto i guanti, controllo la radio e vado. “Porta Nord Due, inizio servizio, passo” sibilo nel microfono. Mi risponde una scarica statica seguita dalla voce roca del caposervizio “Ricevuto Porta Nord Due, i cancelli aprono tra un minuto, buon lavoro”. Poi si accendono le luci, la grande porta si spalanca e la folla avanza.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
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giulia-liddell · 4 years
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Qualcuno vuole sentirsi libero e qualcuno teme che i suoi sentimenti facciano rumore
Parole: 4074 Beta: server di Discord Fandom: Sanremo RPF (Cenone di Natale AU/Sanremo Family AU) Ship: Ancora nessuna (sempre molto tecnicamente) Avvertimenti: ???, I N  A M I C I Z I A, alcol, lieve menzioni di comportamenti leggermente autodistruttivi, personaggi molto in background sono lievemente creepy, pubblicità gratuita a Netflix Note autore: Ambientata poco dopo il finale di questa (X). Sì, di questi titoli ne avremo ancora per un po’. Inizia ad essere necessario un masterpost per il Cenone AU (e lo farò, davvero)... Conoscendo gli sviluppi futuri rileggere questa è stato... Interessante.
Cally guarda l’orario dall’orologio della sua camera e si convince finalmente a vestirsi. È assolutamente inutile fare la doccia in anticipo se poi resto mezz’ora a fissare il soffitto. Butta l’asciugamano da una parte e si alza per recuperare la biancheria dalla valigia. Incredibile che non l’abbia ancora sistemata nell’armadio, ormai sono arrivati da una settimana. 
Mentre si sta infilando i pantaloni che ha scelto, il suo telefono comincia a squillare. Cally sbuffa e si sposta verso il comodino per recuperarlo e rispondere «Oh ma quindi vieni a giocare a biliardo?» chiede Rancore quasi urlando per sovrastare il vociare dei cugini intorno a lui «Ancora? Eccheccazzo Tarek, te l'ho già detto che c'ho da fa' stasera...» risponde Cally mentre sistema due camicie sul letto per cercare di decidere quale indossare. Nera o bianca? Sente Rancore sbuffare ed una risatina che sembra appartenere ad Anastasio «Sì, sì, me l’hai detto... Ma tu dici tante cose... E poi è una scusa del cazzo "c'ho da fare", dai! Almeno sii più specifico se devi inventarti cazzate, no? Che hai da fare di così segreto, mh? Un appuntamento? Oh. SÌ HO RAGIONE VERO? come ho fatto a non pensarci prima?» si lamenta Tarek «Oh Marco mi sa che Cally se la fa con qualcuna! Ma perché non ti tieni aggiornato sui tuoi stessi parenti?» aggiunge chiaramente rivolto a Anastasio che deve essere a poca distanza da lui. Cally chiude gli occhi e sospira pesantemente prima di iniziare ad indossare la camicia bianca. Tanto vale andare sul classico.
«Non è un appuntamento.» dice secco sopra le esclamazioni di Tarek «Esco con un'amica. È una serata tra amiche.» continua mentre recupera le bretelle da un cassetto prima di chiuderlo forse con un po’ troppa forza. Tarek si fa improvvisamente più curioso «Sto riuscendo a farti rivelare i tuoi piani... Mhhh... Dimmi un po' com'è che tu stai in vacanza con la tua famiglia ed organizzi appuntamenti? E cos’è questa inversione di ruoli tra me e te?» continua a stuzzicarlo «È stata una coincidenza: anche lei è in vacanza con la sua famiglia in questa zona... È arrivata un paio di giorni fa e, dopo aver scoperto che anche io ero qui, mi ha proposto di farci una serata in un locale. E dato che una serata tra amiche è sempre una buona idea, ho accettato. Non si tratta affatto di un’inversione di ruoli. Io se ho un appuntamento, lo chiamo appuntamento. Non mi faccio certo le tue pare mentali… È una serata tra amiche.» spiega Cally mettendosi le bretelle prima di spostarsi verso il bagno per sistemarsi i capelli. «Sì, certo come no. Ma tu con questa ce vuoi prova'?» continua Rancore. Cally deglutisce e poi risponde con il tono più neutro possibile «Tarek vuoi che ti mando a quel paese per telefono o prima di uscire passo al biliardo per farlo di persona?» risponde e Rancore ridacchia «Oh, oh... Okay ho capito. Serata tra amiche. Nessun appuntamento. Peccato comunque... Potevi stare a divertirti con noi, bere un po', stuzzicare Anastasio come fai di solito, magari fare un po' di gossip su Diodato... Ma no, vai vai con la tua amica...» risponde con tono di resa.
Cally è improvvisamente più interessato, ma non vuole darlo troppo a vedere. Prende discretamente un respiro profondo e cerca di far suonare la sua voce disinteressata «Ah sì... Mi sto perdendo proprio una seratona... Fare quello che faremmo di solito con il bonus del biliardo... E dell'inesistente gossip su Diodato che da quando è finita la sua storia con mia cugina non ha fatto assolutamente nulla... Tra un po' potremo mettere un cartonato al posto suo e sarebbe la stessa cosa!» mentre finisce la frase si morde il labbro e trattiene qualche imprecazione cercando di non prendersi a pugni da solo «Come niente gossip su Diodato? Cally pensavo che non vedessi l'ora di parlare della sua nuova acconciatura da quando siamo arrivati! Stiamo facendo teorie sul perché si sta facendo crescere i capelli da giorni ormai! Dov'è finito il tuo spirito investigativo? Vuole essere più Johnny Depp anni novanta o Leonardo Di Caprio anni novanta? È ancora una sua pessima reazione alla rottura? O vuole cercare di rimorchiare qualcuna? Non ci credo che proprio tu non te lo sia chiesto... Mi aspettavo che stessi preparando almeno un centinaio di nuove battute... A meno che tu non sappia già il motivo di questo cambio di look...?» risponde Rancore senza notare il tono forzato di Cally «Ah intendevi quello! No, no... Non so perché l'abbia fatto ma davo per scontato che stesse attraversando una fase Beatles... O cazzate così... Comunque ovviamente ho già pensato ad un nuovo repertorio di battute, per chi mi hai preso?» ribatte Cally e si stupisce lui stesso di quanto la bugia gli esca facilmente. Tarek ride «Adesso ti riconosco! Comunque divertiti con la tua amica… Scommetto quello che vuoi che alla fine te la porti a letto…» dice con tono ironico. Cally si morde il labbro e raccoglie per l’ennesima volta i suoi pensieri «Sì, certo Tarek… Infatti sappiamo quanto sei fortunato con le scommesse… Invece che cercare di combinarmi con le mie amiche, concentrati a cercare di farti Marco per favore. Tre appuntamenti e ancora non l’hai baciato, dai… Che vergogna… Mi sto pentendo di averti combinato con lui, in fondo mio cugino si merita meglio di così, no?» replica con un aspro tono sarcastico prima di salutare mentre Tarek cerca di balbettare qualcosa e riattacca. Cazzo, forse ho esagerato un po’, pensa, ma sa anche che Rancore lo conosce e che non penserebbe mai che dicesse sul serio. Almeno lo spera.
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Cally si piazza a poca distanza dall’ingresso del locale e si accende una sigaretta mentre aspetta. Non c’è esattamente freddo, è estate in fondo, ma c’è una leggera brezza che viene dal mare e gli sta facendo venire i brividi. O forse è solo la sua impressione. Nessuno intorno a lui sembra in alcun modo infastidito o infreddolito. Forse è davvero solo lui. Temevo di arrivare in ritardo io ed invece… A quanto pare la signorina si farà aspettare? Cally sorride tra sé e sé mentre si fa un tiro. Adesso ovviamente l’unica cosa a cui non devo pensare troppo è che sto prendendo una cotta bella e buona per Anita, giusto? Cazzo, di sicuro in questo momento non ha bisogno anche delle mie idiozie… A proposito di Anita… Cally controlla l’orario. È un po’ in ritardo rispetto all’orario prefissato… Magari ci ha messo un po’ di più a prepararsi o… O è stata fermata da qualcuno della famiglia. No, in quel caso avrei già ricevuto qualche chiamata ed almeno cinquanta messaggi. Però… Potrebbe essere rimasta in camera, troppo insicura e troppo agitata per azzardarsi ad uscire. In quel caso non solo Cally avrebbe fallito completamente nel suo intento di farla rilassare, ma avrebbe anche causato più problemi di prima.
Alla fine si decide a provare a chiamarla. Attende qualche squillo e poi si mette subito in allerta quando sente che qualcuno ha risposto «Ehi, ciao.» dice con tono delicato Anita, ma Cally non riesce a capire se sia triste o allegra «Ehi! Non avrai deciso di darmi buca, spero…» risponde Cally con l’intonazione più allegra che riesce ad ottenere e cercando di non sembrare troppo preoccupato. Non è ancora certo che lei stia effettivamente bene. «Mhhh… Sai, non è una cattiva idea…» inizia a dire Anita con tono scherzoso e Cally si rilassa «Quasi quasi resto in camera… Qui ho una buona scorta di caramelle e Netflix a disposizione…» conclude Anita e Cally si sente un po’ meno sicuro, anche se riesce a sentirla sorridere. «Oh wow, se lo dici così allora ti do ragione, dammi buca assolutamente… Però… Posso dire in mia difesa che magari, e solo magari, posso essere interessante quanto Netflix ed una buona scorta di caramelle?» ribatte con un sorriso «Dietro di te, Mx. Interessante.» gli risponde Anita facendosi scappare una risatina prima di chiudere la telefonata. Cally corruga per un momento la fronte confuso, ma poi si volta quasi inciampando su sé stesso. Wow. Altro che troppo insicura. Anita si avvicina in perfetto equilibrio su un paio di tacchi decisamente alti, ondeggiando i fianchi messi in risalto da una gonna molto corta ed attillata. Cally non si aspettava che una con un guardaroba così sobrio e semplice potesse avere qualcosa di quel tipo. Indossa anche una camicetta scollata piena di brillantini ed è riuscita a radersi completamente e a truccarsi… Sta da favola. Non ci sono altre descrizioni possibili. «Sono arrivata puntuale, giuro… Non ti avevo visto e… Poi mi hai chiamata…» spiega appena si trova più vicina e sembra quasi… Timida. Lei. Che riesce a camminare con quella disinvoltura in quei vestiti… Cally scuote la testa per prendere contatto con la realtà e riprende in mano la sigaretta che era rimasta a pendere tra le sue labbra. «Oh, non fa niente figurati… La notte è ancora giovane, abbiamo tutto il tempo del mondo per bere e ballare…» la rassicura con un sorriso ed un occhiolino prima di porgerle il braccio per appoggiarsi e condurla verso l’ingresso «Almeno se cadi da quei trampoli, saremo in due a cadere.» aggiunge «Stai molto bene comunque, scelte di stile approvate dall’amichevole lesbica di quartiere.» Anita ridacchia «Grazie, anche tu non sei male.»
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Scegliere il locale non è stato esattamente facile. Doveva essere abbastanza distante da non rischiare di incontrare per sbaglio qualche membro della famiglia che aveva deciso di non partecipare alle attività di gruppo serali e doveva essere sicuro per due persone LGBT. Cally si è preoccupato più per Anita che per sé stesso ad essere onesti, ma comunque l’obbiettivo era uguale. Per fortuna è riuscito a trovare il locale giusto, che per un’incredibile e fortuita coincidenza ha anche dell’ottima musica. In ogni caso, un ottimo modo per stare più tranquilli è bere, quindi Cally porta subito Anita verso il bancone.
«Allora… Possiamo iniziare con qualcosa di leggero, giusto per dare il via alla serata, oppure direttamente con uno shottino… Anche se non vorrei che tu prendessi subito qualcosa di troppo pesante, magari inizia con una birra… Sei un po’ un peso piuma e non credo che regg-» inizia Cally con un sorriso divertito, Anita alza un sopracciglio e prima che finisca di parlare si rivolge direttamente al barman «Per me un margarita ed uno shottino alla menta, per la mia amica una birra. Grazie.» il barman annuisce e si sposta per mettersi all’opera. Cally si volta verso Anita e la fissa con un’espressione confusa ma divertita, inclinando leggermente la testa «Oh. Okay. La signorina da solo l’impressione di essere tutta casa e chiesa, allora.» commenta con un ampio sorriso ed Anita fa spallucce, poi viene brevemente distratta dalla musica e chiude gli occhi per seguirla con dei leggeri movimenti. Cally la osserva per un secondo senza dire niente. Non ho nessuna battuta di spirito da fare. Dovrei vergognarmi di me. Però sembra che si sia rilassata ed il suo obbiettivo era quello, quindi non importa. Quando Anita ritorna alla realtà si scusa quasi subito «E di che ti devi scusare? Ti ho portato qui per farti ballare, non per bere del tè…» le risponde Cally porgendole il margarita appena arrivato ed offrendo un brindisi con la sua birra. «Alla salute!» esclama Anita prima di bere quasi metà del suo drink in un colpo solo. Cally quasi si soffoca con il suo sorso di birra «Cazzo, Ani, non è uno shottino! Fai piano, ti prego!» esclama con un filo di voce ed Anita guarda il suo bicchiere come se non capisse quale sia il problema «Ah sì, certo.» dice poco convinta e poi porge il bicchiere a Cally «Vuoi assaggiare?» chiede come se niente fosse. Cally fissa Anita e poi il bicchiere «Oh sì, margarita e birra, che buon mix…» commenta sarcastico, ma si avvicina comunque al bicchiere per prendere un sorso alzando appena gli occhi verso Anita. Lei lo guarda per un attimo, ma poi allontana lo sguardo come se stesse pensando a qualcosa «Aspetta… Com’è che mi hai chiamata prima?» chiede mentre Cally ritorna alla sua birra «Ehm… Signorina?» offre mentre ripensa alla conversazione «No, no… Quando mi hai detto di bere più piano…» spiega Anita. Cally spalanca gli occhi per un attimo. Le ho dato un soprannome per sbaglio? Oh no. Non devi mai dare soprannomi, poi ti affezioni. Cazzo. «Mi hai chiamata… “Ani”?» chiede con un sorriso. Non sembra infastidita. «Ehm… Sì… Mi è sfuggito, scusa…» cerca di giustificarsi Cally, ma Anita lo interrompe subito «No, no, non scusarti… Mi piace! È carino… Ho un soprannome per il mio nome adesso! È perfetto!» dice allegra prima di continuare a bere.
Chiacchierano un po’ mentre finiscono i loro drink, principalmente di gossip familiare e poi discutono brevemente di musica «Ah, a proposito… Ti devo fare i complimenti per la scelta del locale… Buona musica… Però mi aspetto anche che tu venga a ballare con me.» commenta Anita facendo un occhiolino. Cally sorride «Certo, l’intero scopo della serata era questo: costringerti ad andare sulla pista da ballo e metterti in assoluto imbarazzo.» risponde ironico finendo il suo ultimo sorso di birra. «Perfetto allora.» dice Anita prima di buttare giù il suo shottino ed afferrare il braccio di Cally per portarlo in pista. Si muove con una disinvoltura sorprendente, considerando i tacchi, l’alcol e la situazione completamente nuova. Sembra quasi che non si renda conto di quello che ha intorno, come se stesse ballando nella sua camera invece che in un locale affollato. Cally non può fare a meno di seguirla nei suoi movimenti a ritmo di musica. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che si è lasciato andare così.
Passano una mezz’ora intera a ballare varie canzoni dance, poi il dj passa ad un repertorio più hip hop. Cally balla con entusiasmo sul beat di una canzone di Eminem e con il labiale ne segue il testo. Quando alza lo sguardo su Anita si rende conto che non solo sta ballando con un entusiasmo pari al suo, ma sta seriamente cantando alla perfezione ogni parola della canzone. Vorrebbe commentare la sua incredibile performance, ma con il volume della musica così alto sarebbe impossibile farsi sentire, quindi si limita a fissarla esterrefatto e fare un cenno di approvazione. La canzone finisce ed Anita si allontana dalla pista per prendere fiato. Cally la segue fino al bancone in tempo per sentirla ordinare qualche altro drink. «Tu vuoi qualcosa?» chiede Anita voltandosi verso di lui «Ehm… No, aspetto che sia passata almeno un’ora… Aspetta vuol dire che hai ordinato solo per te?» chiede Cally confuso. Anita ride «Non temere, non sono un peso piuma come sembro…» dice prima di buttare giù tre shottini di fila e trascinare di nuovo Cally verso la pista come se niente fosse.
Cally continua a ballare con Anita, che non sembra aver subito particolarmente l’effetto dell’alcol. Okay, direi che sta bene. È tutto okay. Si dice mentre cerca di farsi trascinare di nuovo dalla musica. Adesso però c’è più gente in pista e si ritrova a prestare più attenzione a quello che sta accadendo intorno a loro. Qualcuno lancia loro delle occhiate, qualcuno si avvicina non troppo discretamente, qualcuno fissa Anita in un modo che a Cally non piace per niente. Lei tiene gli occhi chiusi per la maggior parte del tempo e sembra non accorgersi di niente. Cally si avvicina un po’ di più e fa in modo di tenere le mani più vicine a lei, senza toccarla troppo, mentre lancia occhiate assassine ad un paio di persone. Dopo qualche tempo Cally torna al bancone ed ordina un’altra birra. Non sa esattamente perché, ma non si sente in vena di bere niente di più pesante. Anita si appoggia al bancone e si sporge verso il barista «Io prenderò un AK-47, grazie.» dice facendo una piccola smorfia divertita. Cally appoggia la sua birra «Ani… È ancora molto presto, sai? Non ci corre dietro nessuno…» prova a suonare scherzoso ma teme che la sua voce sia pregna di preoccupazione e non vuole che ad Anita sembri che la voglia rimproverare. Lei fa un gesto con la mano come per dirgli di lasciar perdere ed inizia a bere il suo drink. Dopo aver seccato un quarto del bicchiere lascia Cally al bancone dicendogli di stare a guardare e torna a ballare. Cally la osserva ballare dalla distanza seguendo i suoi movimenti. Per un momento quasi la perde, quando qualcuno si mette davanti a lei, bloccando la sua linea di vista. Stringe il bicchiere nella mano e cerca di sporgersi per vedere meglio. Riesce a trovare nella folla la sua testa, ma solo per qualche momento. Gli sembra che avesse gli occhi chiusi. Sta buono. Non sei un cane da guardia. Non ha bisogno di te. Lasciala divertire, cazzo. Il tizio che bloccava la sua vista si sposta di qualche passo e adesso Cally riesce a vedere che ci sono due ragazzi vicino ad Anita che stanno chiaramente cercando di avvicinarsi per toccarla, lei ha ancora gli occhi chiusi.
Cally appoggia la birra e si alza di scatto per marciare verso la pista da ballo. Si fa strada nella folla di fretta, probabilmente dando anche qualche spallata a qualcuno. Raggiunge Anita e le prende delicatamente un braccio per spingerla ad aprire gli occhi, appena lo riconosce porta l’altra mano intorno alla sua vita e la spinge lievemente per portarla via dalla pista. «Perché mi hai portata via?» chiede confusa Anita guardando prima la pista alle loro spalle e poi Cally. Adesso si riescono a notare di più gli effetti dell’alcol. Le sue reazioni sono più lente e non sembra più sicura come prima sui tacchi. «Oh, nessun motivo. Mi hai abbandonato così al bancone… Volevo divertirmi con te, tutto qui.» risponde Cally mentre la porta di nuovo vicino al bar sperando che farla appoggiare possa aiutare. Lei lo guarda sospettosa, ma quasi subito ritorna a sorridere. I loro bicchieri sono ancora lì. Anita afferra il suo di colpo e se lo porta alle labbra buttando la testa all’indietro come se dovesse finirlo in un colpo solo. Cally allarmato le ferma le braccia che lei ha già mandato giù due sorsi abbondanti. «Ani!» esclama mentre lei lo guarda sempre più confusa. Appena riesce a toglierle il bicchiere dalle mani, Cally si addolcisce. Con delicatezza prende il suo volto tra le mani e cerca di studiare la sua espressione «Ani…» sussurra. Gli occhi di lei si riempiono di lacrime «Cosa ti prende?» chiede Cally con cautela continuando a guardarla negli occhi. «Non lo so.» risponde con un filo di voce Anita mentre le lacrime cominciano scenderle lungo il volto. Cally le accarezza le guance con delicatezza e riesce ad asciugare qualche lacrima. «Andiamo a prendere una boccata d’aria, okay?» chiede ed Anita si limita ad annuire debolmente.
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La temperatura ormai è scesa di qualche grado, ma comunque non è freddo. Cally offre ancora il suo braccio per aiutare Anita a camminare e la porta ad appoggiarsi contro una parete dell’edificio. «Anita… Io non volevo forzarti a fare qualcosa che non volevi… Se non te la senti di stare in pubblico o di andare a ballare va bene… Hai tutto il diritto di fare le cose alla tua velocità…» cerca di cominciare il discorso per rassicurarla. Lei si asciuga la faccia con una mano, scuote la testa e poi la appoggia contro il muro «No… Non preoccuparti… Questo non ha niente a che fare con te… Io… Sono contenta di essere uscita, davvero… E non ho mai potuto dire di aver fatto una “serata tra amiche”, quindi ne avevo davvero bisogno… Solo che le vacanze estive sono già pesanti da sopportare di loro e anche fare qualcosa che voglio e che mi piace diventa… Pesante… Non posso essere me stessa e… Continuo a pensare a quante occasioni ho perso.» spiega Anita cercando di trattenere altre lacrime quando la sua voce si spezza. Cally si avvicina e la trascina silenziosamente in un abbraccio «Va bene. Anche se non hai mai fatto niente del genere prima, va bene… Non vederla come una lista di occasioni perse, vedila più come una lista di possibilità, una lista di straordinarie prime volte. Non qualcosa che avresti potuto fare prima, ma qualcosa che stai facendo adesso e che stai facendo alla grande. Tu non ti sei vista in pista ma eri fantastica… Hai sicuramente il bollino di approvazione di ogni lesbica del locale, me inclusa.» dice Cally a bassa voce. Anita ridacchia «Ah, davvero ce l’ho? Tu non credo, ti muovi da schifo…» risponde ironica e a Cally sfugge una risata che lo costringe ad allontanarsi «Wow! È così che ti voglio! Brutale!» esclama tra una risata e l’altra. Quando si calma ritorna serio per un attimo «Allora dimmi tu cosa vuoi fare, sono assolutamente a tuo servizio. Anche se vuoi rifugiarti in camera tua a guardare Netflix con la tua scorta di caramelle.» dice con calma ed aspetta che Anita ci rifletta sopra. «No, la notte è ancora giovane, torniamo dentro e divertiamoci! Ma tienimi lontana dal bar… E poi come diavolo pensi che sia possibile vedere Netflix nella mia stanza senza farci beccare da almeno mezza famiglia?» risponde lei con un sorriso allegro. Cally fa spallucce «Beh posso sempre entrare ed uscire dalla finestra.» commenta facendo un gesto per invitarla a rientrare.
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Passano il resto della serata a ballare quasi senza accorgersi del tempo che passa. Anita sembra dimenticare con facilità la piccola crisi che ha avuto prima e non si azzarda a bere niente che non sia acqua. Cally si perde di nuovo nella musica lasciandosi trasportare per ore solo dal beat. Quando vorrebbe cedere alla stanchezza e propone di andare via mettono una canzone che Anita sembra riconoscere dalle prime note dal modo in cui si mette in allerta e sorride soddisfatta. «Oh, adesso ti faccio vedere cosa vuol dire ballare!» commenta mentre trascina Cally verso un punto più aperto della pista. Al momento la zona è semi deserta quindi non deve preoccuparsi molto di quello che ha intorno. Cally non riconosce la canzone, ma ha un sound pop leggermente più lento delle canzoni precedenti, un beat molto marcato ed una profonda voce di donna. Anita comincia a muoversi con sicurezza in quella che sembra una coreografia ben definita. È ipnotica. È affascinante. È seducente. Cally si ritrova incapace di muoversi mentre segue con lo sguardo ogni minimo movimento di Anita che sorride rilassata e lo guarda dritto negli occhi. Cazzo. Non riesce a formulare pensieri più elaborati. Anita gli gira intorno, si appoggia a lui, lo porta a ballare con lei guidando i suoi movimenti.
Se prima Cally non si era azzardato a toccare Anita se non per farla spostare da qualche altra parte adesso non riesce a trattenersi dal far scorrere le sue mani lungo il suo corpo mentre balla con lei. E lei continua a sorridere e a guardarlo negli occhi con quell’espressione serena, completamente a suo agio. Cally non riesce a toglierle gli occhi di dosso ed è improvvisamente più conscio dell’ambiente in cui si trovano. Le luci colorate del locale danzano sui suoi lineamenti, i suoi capelli sono scombinati ormai da ore, sul suo collo e lungo la sua scollatura riesce a vedere qualche gocciolina di sudore che scende per sparire sotto i suoi vestiti. Wow. Anita continua a seguire la sua coreografia, senza perdere la contrazione o l’equilibrio nemmeno per un secondo e senza accorgersi minimamente di come Cally la sta guardando finché la canzone non finisce. Cally resta stordito per un momento e riesce a riprendersi solo quel tanto che basta per seguire Anita fuori dalla pista verso l’uscita «Scusami… È una canzone che adoro e mi piace molto quella coreografia non ho potuto fare a meno di ballarla prima di andare via…» si spiega lei quando arrivano fuori «Come? Ah sì, sì… Non preoccuparti, mi fa piacere sapere che mi nascondi anche una carriera da ballerina a quanto pare…» commenta Cally. Quella era la battuta più cretina che potessi fare. Anita ridacchia «Io una ballerina? No, assolutamente no… Ho imparato solo qualche passo… E dato che quella canzone mi piace molto ho voluto imparare una coreografia completa… Per me… Non per esibizioni o cose del genere…»  risponde facendosi improvvisamente più timida. Non ci credo è pure arrossita. Lei. «Mah… Se lo dici tu… Credo che potresti considerarla come carriera però, non si sa mai.» dice facendole un occhiolino.
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scontomio · 7 months
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Il calendario dell'e-commerce: gli acquisti mese per mese
Il calendario dell'e-commerce. Ci sono dei periodi specifici dell’anno deputati a determinati acquisti, in cui è difficile prescindere dalla stagionalità o dall’utilità immediata dei prodotti. Un costume da bagno, ad esempio, si acquista tendenzialmente in tarda primavera / inizio estate, molto più difficilmente in inverno.  Purtroppo, però, questa attitudine fa sì che si spenda molto più di quanto sarebbe possibile monitorando i costi. Basti pensare che solo nel 9% dei casi si acquista nel mese in cui i prodotti consentono i risparmi maggiori. A rivelarlo è l’ultima indagine di idealo – portale internazionale leader in Europa nella comparazione prezzi – che ha voluto indagare sulle tipologie di prodotto che interessano maggiormente gli italiani mese per mese, offrendo spunti di interesse legati a quando quegli stessi prodotti costerebbero meno. Il calendario dell'e-commerce: Gennaio Tendenzialmente, gennaio è il mese dell’anno deputato agli acquisti in ambito fashion. Secondo idealo, infatti, i prodotti più desiderati sono legati al cambio guardaroba per l’anno appena iniziato: giacche outdoor, da uomo, donna e bambino, ma anche scarpe da bambino, stivali da uomo e borse. Ci si prepara anche alla settimana bianca: infatti, entrano nella classifica dei prodotti più cercati a gennaio gli sci, l’abbigliamento da sci e gli occhiali da sole sportivi.  In realtà, però, gennaio sarebbe il mese ideale per acquistare sneaker e scarpe da ginnastica, che mediamente possono garantire risparmi oltre il 50%, ma anche svariati elettrodomestici come forni (-41%), congelatori (-29%) e microonde (-27%). Potrebbe sembrare prematuro, ma l’acquisto di un ventilatore a gennaio può far risparmiare fino al 34%. Febbraio È il mese del Carnevale e questo si nota all’interno delle ricerche dei consumatori italiani che fanno salire sul podio i vestiti in maschera per bambini.  Ma ciò che, in realtà, garantirebbe i risparmi più ingenti a febbraio è legato al mondo delle cucine economiche (-50%) e ai purificatori d’aria (-29%).  Marzo Ci si prepara all’imminente arrivo della primavera, periodo in cui si torna all’aria aperta ed ecco che marzo diventa il mese preferito per acquistare scarpe da corsa e biciclette elettriche, per riprendere contatto con il mondo esterno.  Tuttavia, a marzo, le categorie di prodotto che consentono maggiori risparmi sono i televisori (-18%), e i LEGO (-15%), ma ancora monopattini elettrici (-13%) e macchine per il caffè espresso (-12%).  Aprile Si fa sempre più sentire la voglia di aria aperta. Aprile è il mese preferito per l’acquisto di sneaker e scarpe da basket e, i più fortunati, iniziano a predisporre le proprie aree green casalinghe con gazebo da giardino e barbecue. In realtà, ciò che invece potrebbe essere acquistato assicurando un risparmio netto è legato a schede madri (-20%), multimedia-player (-17%) e stampanti a getto d’inchiostro (-16%), ma anche giacche e cappotti sia da uomo che da donna (-15%). Maggio È il mese favorito per acquistare prodotti per la propria moto, primi tra tutti i caschi seguiti dagli pneumatici estivi. Si tratta del periodo prediletto anche per acquistare prodotti per la cura del corpo, così come per pelle, capelli e unghie e per gli integratori sportivi.  In realtà maggio è il mese più indicato per l’acquisto degli smartphone, su cui si può arrivare a risparmiare il 14%, e lo stesso vale per gli accessori per cellulari (-13%). Oltre a ciò, si prevedono prezzi bassi anche per le macchine per la pasta (-14%) e per i ciclocomputer (-15%). Il calendario dell'e-commerce: Giugno Ci si prepara ad andare al mare e a giugno si intensificano le richieste per le creme solari. E per difendere la propria casa dal troppo sole, aumentano anche le intenzioni di acquisto per le tende da esterni. Bando alla stagionalità, si potrebbe risparmiare tanto acquistando a giugno gli stivali invernali (oltre -50%), ma anche gli alcolici: su champagne, spumanti e prosecchi si può risparmiare fino al 15%.  Luglio L’estate è in pieno fermento e si impennano le ricerche di chi – in un modo o in un altro – cerca di difendersi dal troppo sole. I più fortunati lo fanno acquistando piscine e prodotti legati alla sua manutenzione, chi punta al fresco lo fa comprando condizionatori d’aria e ventilatori. Luglio, ancora, è il mese preferito per l’acquisto di occhiali da sole, scarpe da mare e sandali, epilatori e rasoi da donna e, curiosità, i paddle stand-up. In realtà, luglio è il mese ideale per acquistare le scarpe (principalmente quelle per bambini, da corsa e gli stivali da donna) con risparmi superiori al 50% ed anche i videogiochi (-50%). Molto interessanti sono anche i possibili ribassi per i generatori (-28%), sempre più ambiti dagli utenti, e quelli per l’attrezzatura da sci (-10%), per un classico acquisto fuori stagione. Agosto Inizia a farsi sentire la fine dell’estate e guidano le ricerche i prodotti legati al back to school, principalmente zaini ma anche borse e cartelle per la scuola. Agosto è anche il mese preferito per l’acquisto dei monopattini elettrici, così come dei passeggini. Ad agosto, però, i risparmi maggiori si ottengono acquistando accessori per la piscina come i pulitori (-14%) e le pompe (-9%), mentre – parlando di elettronica – questo è il mese più vantaggioso se si vuole acquistare uno smartwatch. Il calendario dell'e-commerce: Settembre Ci si avvicina all’autunno, purtroppo con i primi malanni di stagione. Non a caso, infatti, settembre risulta essere il mese preferito per l’acquisto di antidolorifici.  Ciononostante, i risparmi più ingenti si otterrebbero acquistando tende da sole (-45%), ma anche tablet e stampanti multifunzione (-13% e -11%). Ottobre È il mese del cambio gomme, l’autunno è in pieno fermento e l’acquisto degli pneumatici diventa prioritario per molti automobilisti italiani. Curiosità, è anche il mese preferito per l’acquisto dei sex toys per uomini. Nonostante ciò, i risparmi più ampi si otterrebbero con l’acquisto di Barbie (-32%) e prodotti per la pulizia dei denti (-19%). Novembre Complice il Black Friday e le offerte che ormai caratterizzano l’intero mese, novembre è il periodo preferito per una grande quantità di prodotti, moltissimi dei quali legati al settore elettronica: smartphone, smartwatch, televisori, computer portatili, tablet, console di gioco, cuffie e schede grafiche, ma anche grandi elettrodomestici come frigoriferi, aspirapolvere, forni e lavatrici. Si tratta dell’unico mese dell’anno in cui  l’interesse degli utenti coincide molto spesso con i maggiori risparmi possibili. Ciò detto, i ribassi più importanti a novembre sono relativi a giochi per PS4 ed Xbox, guanti, pantaloni, giacche e stivali da moto e, ancora, vitamine ed integratori. Il calendario dell'e-commerce: Dicembre È il mese preferito per quelli che sono alcuni dei più classici regali natalizi. Si tratta di profumi sia maschili che femminili, giocattoli come LEGO ed ulteriori action figure, videogiochi per PS5 e Nintendo Switch. Senza dimenticare gli alcolici, come champagne, spumanti e prosecchi, per brindare all’anno nuovo. In realtà i risparmi maggiori si otterrebbero acquistando i principali utensili per il bricolage casalingo e per il DIY (do it yourself): piallatrici (-68%), fresatrici (-61%), compressori (-59%), seghe circolari (-35%) e trapani (-27%). I giorni della settimana Un’ultima curiosità: tendenzialmente è il mercoledì il giorno migliore per risparmiare online. Durante questa giornata i prodotti possono garantire il risparmio medio più alto per il 34% delle top-categorie analizzate, seguono il giovedì (19%), il martedì (14%) e il venerdì (12%).  Durante il weekend ci sono di solito meno ribassi, dato che il sabato solo il 9% delle categorie presenta il prezzo minimo e la domenica il 7%. Ancora meno vantaggioso il lunedì, giorno in cui solo il 5% delle categorie oggetto di studio mostra il ribasso più rilevante. Read the full article
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pollockdipoesie · 5 years
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È arrivato quel momento dell'anno temutissimo dalle mamme. No, non parlo del cambio del guardaroba che tanto quest'anno lo faremo a luglio. C'è di peggio. Credevo di essermene liberata trasferendomi in città e invece qui è anche peggio rispetto al mio paesino, puntualmente con l'avvicinarsi della fine della scuola si presenta l'annosa questione del regalo alle maestre.
Perché? Perché? Perché?
Io vengo da una famiglia di insegnanti e posso assicurare che nella maggior parte dei casi finiscono in ripostiglio. Ma davvero c'è qualcuno che pensa che la maestra voglia il regalo? Non è così, non lo vuole.
Ma guai a sollevare la questione, naturalmente la partecipazione al regalo è libera e spontanea ma se non partecipi è chiaro che sei una tirchia ingrata (ovviamente tutto si riflette solo ed esclusivamente sulle mamme, i papà risultano beatamente non pervenuti). Credevo che questa fosse un'usanza di paese e invece no, se fino all'anno scorso ci eravamo sempre accordate su una pianta, quest'anno il regalo si fa più serio, tra le proposte non mancano collane, bracciali e oggetti di valore.
Io ho aspettato a dire la mia, ho lasciato accumulare le notifiche su WhatsApp, le ho lasciate discutere tra di loro, poi - ad acque calme - quando ormai era chiaro che non si sarebbe giunti entro stasera ad un accordo, ho fatto la mia proposta: un kit scuola di Save the children per un insegnante di un paese povero.
Sono sparite tutte.
È passata mezz'ora e ancora nessuna ha trovato il coraggio di mandarmi a fanculo.
Attendo sviluppi.
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