Ecos de amor: el reflejo de un corazón ausente
~
Por un breve parpadeo inconsciente, crees que el dolor no será tan agudo como antes, pero de repente una melodía, una letra, una canción en particular, te parte el corazón en mil pedazos.
Y no, no se trata de un dolor de «mal de amores», es algo diferente, mucho más profundo; es el anhelo de escuchar su voz que ahora reside entre mil estrellas, en el corazón de Dios.
Es por extrañar su presencia, solo por el regalo milagroso de su cercanía, sabiendo muy bien que ahora habita en un lugar distante del cual no puede regresar, aun cuando lo necesitas.
Es por añorar su risa, sus locuras, incluso sus momentos de mal humor. Entendiendo que pasará tiempo antes de que nuestra esperanza en la fe nos vuelva a reunir, pero hoy, aquí, se te extraña de la manera más dulce y honorable.
En esta tarde de viento pre-primaveral, padre mío, mi viejito, cuánto te echo de menos.
— Confesión Poética 53 || @jorgema
Posdata: La canción que provocó lágrimas por eco de su amor fue esta, de Rozalén (feat. Fernando Velázquez).
42 notes
·
View notes
Tus hijos no son tus hijos
"Y una mujer que sostenía un niño contra su seno
pidió: háblanos de los niños. Y el dijo:
Tus hijos no son tus hijos,
son hijos e hijas de la vida
deseosa de sí misma.
No vienen de ti, sino a través de ti
y aunque estén contigo
no te pertenecen.
Puedes darles tu amor,
pero no tus pensamientos, pues,
ellos tienen sus propios pensamientos.
Puedes abrigar sus cuerpos,
pero no sus almas, porque ellas,
viven en la casa del mañana,
que no puedes visitar ni siquiera en sueños.
Puedes esforzarte en ser como ellos,
pero no procures hacerlos semejantes a ti
porque la vida no retrocede,
ni se detiene en el ayer.
Tú eres el arco desde el que tus hijos
como flechas vivientes son lanzados hacia delante.
El Arquero ve el blanco en la senda del infinito
y te doblega con Su poder
para que su flecha vaya veloz y lejana
Deja, alegremente, que la mano del Arquero te doblegue,
porque así como Él ama la flecha que vuela,
así ama también el arco que es estable.
-Poema de Khalil Gibran.
39 notes
·
View notes
Tengo una cita con mi yo del pasado. Le llevaré flores para que me perdone todo el daño que le cause.
Me equivoqué, es verdad.
Tropecé con las mismas piedra, no una, sino varias veces.
Fui ingenua y creí en quién no debía.
Entregue amor, amistad, sentimientos, a quién no lo merecía.
Me deje llevar por la corriente y me ahogué.
Hice cosas malas a quién no lo merecía.
Menti, me vencieron las malas decisiones y falle.
Engañe, oculte, envidié y deje que esto me venciera.
Muchas veces deje sueños a un lado por tener contentos a los demás, o me di por vencida y no seguí los mismos solo por ellos.
El miedo me venció y me paralice. Dejé atrás muchas de las cosas que valían la pena.
En fin… Erré infinidad de veces, y eso me hizo propensa a no creer en mi, a menospreciar mi amor propio y caer.
Más hoy, hoy me pido perdón por todo el daño que me he causado, por los sin sabores a los que me expuse y por las oportunidades que deje pasar.
Pura maldad ❄️
60 notes
·
View notes
Mi sento padre
Credo di essere diventato padre prima, intendo prima di diventarlo biologicamente.
Ho vissuto un prologo o, per usare un neologismo moderno, un prequel.
Sono convinto che divenni padre di me stesso il giorno in cui, sempre biologicamente, non fui più figlio di un uomo.
Quando mio padre morì rimasi orfano di una figura paterna che, nonostante i suoi umani limiti, era nel mio immaginario qualcosa di più grande e rassicurante. Ne avevo maledettamente bisogno, ma il destino me lo portò via.
Così dopo un percorso con uno davvero bravo divenni "papà" di me stesso. Non avevo alternative, meglio dire non avevo nessuno.
Nonni morti da tempo e zii, quelli a portata di mano e in vita, ostici ed egoisti da sempre.
Poi divenni padre. Non solo biologicamente, ma qualcosa si squarciò in me. Mille motivi per sentirsi padre.
Quando divenni padre per la seconda volta lo squarcio con i "mille" motivi raddoppiarono
Mi sento padre ogni volta che sento ridere i miei figli,
quando percepisco la loro forza d'animo,
quando mi abbracciano per rassicurarmi,
quando li abbraccio per dare loro forza,
quando mi rendo conto di come i miei figli siano migliori di me,
quando ripenso al fatto che appena nati mi vennero affidati, tra le mie mani che inaspettatamente divennero ferme e solide. Io che credevo che avrei tremato per tutto il tempo.
Mi sento padre quando mi raccontano i loro pensieri, i loro desideri,
quando uscendo di casa, dalla strada, si girano per vedere se sono alla finestra per salutarli ancora. E io ci sono.
Mi sento padre ogni volta che li sprono a lottare per i loro obiettivi,
lo sono di più quando mi scopro a nascondere le lacrime per i loro traguardi raggiunti.
Mi sento padre quando discutiamo,
quando li ascolto e do loro ragione,
quando gli esprimo il mio punto di vista e loro annuiscono,
quando mi spiegano e io capisco che quello in errore sono io.
Mi sento padre ogni volta che loro si sentono miei figli,
quando mi permettono di lenire i graffi metaforici che la vita gli lascia sulla pelle,
ogni volta che predico il rispetto per il prossimo,
a non fare mai del male a nessuno.
Così capita spesso che loro, abbracciandomi con le lunghe braccia, mi fanno sentire figlio a mia volta. Per qualche istante.
Mi sono sentito orgogliosamente padre, in passato, quando durante le competizioni sportive a cui i miei figli partecipavano, dagli spalti, non ero tra i padri che istigavano i figli a "colpire duro" per vincere sull'avversario.
Oppure quando ho rinunciato ai miei desideri, alle mie passioni, per proteggerli per stare loro vicino. Concedendo il mio cuore solo a loro.
Mi sento padre ogni giorno che mi appare una nuova ruga, un capello bianco, un fardello in più sulle spalle che la vita mi lascia "generosamente". Per ogni livido sulla pelle, per ogni ferita nell'anima, per ogni sussulto del cuore strozzato sul nascere.
Sono un padre nel momento che lotto per il benessere della mia famiglia,
quando cado miseramente per un mio errore,
quando mi rialzo stoicamente, con la determinazione di chi non vuole deludere i propri figli.
Mi sarei già lasciato andare da tanto se non fossi padre.
Sono un padre perché soffro, gioisco, li sento, li ascolto e cerco di essere un punto di riferimento per loro,
per poi accorgermi che essi sono per me un punto di riferimento.
Mi sento padre quando mi prendo cura di una madre anziana e ammalata, come se fosse mia figlia. Lei che mi cerca e mi chiede sicurezza. Come una bimba.
Sono un padre fragile, quando ogni sera goccia dopo goccia cerco di chiudere la giornata.
Quest'anno mi faccio gli auguri, per il padre che sono e per come sopravvivo in questo importante ruolo.
16 notes
·
View notes