Tumgik
#a me il lavoro è caduto dal cielo
susieporta · 3 years
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------- 548 giorni -------
Ciao sono io.
Ti ricordi quel giorno quando un dottore ha detto che non avrei mai più giocato a tennis?
Bene, volevo dirti che ho fatto una cosa.
E che questa cosa l'ho fatta per te.
Volevo dirti che dopo aver scaricato, alzato e rovesciato nella betoniera a mano 1.300 sacchi di cemento, 30.000 palate di sabbione, trasportato e messi uno sopra l'altro 1.800 blocchi di cemento per costruire un muro lungo 38 metri, piantato 190 tondini di ferro nel calcestruzzo, rastrellato 18 tonnellate di macerie, steso 78 fogli di rete, gettato 570 mq di massetto alto 20 cm, averlo lisciato e fatto i tagli per i giunti poi riempiti col silicone, inchiodato una ad una 2.870 canne di bambù, rivestito la scalinata con la palladiana incollando pezzo per pezzo ogni pietra riproducendo una pallina da tennis e due loghi di Batman (per te) montato le copertine, messo a dimora 120 piante di rosmarino, 60 di timo e 60 di elicriso, creato l'angolo relax, cucito i cuscini per l'angolo relax, fissato i gargoyle, predisposto l'illuminazione, montato la recinzione antivento e avendogli dovuto dare ben sette mani di vernice oggi -finalmente- ho finito di costruire il nostro campo da tennis.
Penso che sia venuto carino, penso che ti possa piacere.
Certo, probabilmente non giocheremo mai io e te contro la Sabalenka e la Sharapova però dai...ce ne faremo una ragione.
Un lavoro che un'impresa con sei muratori avrebbe finito in due settimane.
Ecco, invece io ci ho messo 548 giorni.
548 giorni di cui ne ricorderò cinque in particolare.
Il primo quando ero a letto, in catalessi, vuoto e svuotato ma stanco di moribondare e ho pensato timidamente di provare a tornare a fare quello che ho sempre fatto: cioè immaginare, studiare, disegnare e infine realizzare.
Perché il puntiglio muove grandi cose; spesso nel male, talvolta nel bene.
E allora contro il parere del cancro, dei medici, del buon senso, del mio fisico, delle ventiquattro metastasi, dei cinque interventi chirurgici, della chemioterapia, della radioterapia, della stomia, dei follow up, del terrore dei follow up, della Capecitabina, del dolore, della morte, della paura, della nausea, dello sconforto, del formicolio alle mani, del formicolio ai piedi, della debolezza, degli ospedali, del dottorino che mi aveva predetto l'impotenza, del dottorino che se l'è presa in saccoccia, dei cazzi, dei mazzi e delle persone che mi volevano bene ho pensato di costruirmelo da solo questo campo da tennis.
Ho cominciato che trascinarmi fino lì per dedicarci trenta minuti di lavoro era una fatica e ho finito che dopo dieci ore di passione smettevo a malincuore.
A volte alle due di mattina, illuminato da un faro.
Avere uno scopo, il viaggio non la meta, raggiungere il traguardo, un passo alla volta: insomma quella cosa lì.
Perché questa cosa di un passo alla volta funziona sai?
E pensare che io ho sempre provato avversione per le citazioni e le frasi fatte.
Anzi, ogni volta che me le sentivo dire mi son sempre divertito a smontarle, decontestualizzarle e ridicolizzarle.
Stupido me.
Invece un passo alla volta funziona, devi credermi.
Funziona per affrontare una malattia, per costruire un campo da tennis, per scrivere un libro, per perdere peso, per prendere peso, per inventarsi un lavoro, per avviare una relazione, per superare un lutto, per risolvere i problemi, per volersi bene.
E avrebbe funzionato anche se non fossi riuscito a finirlo. Perché certe condizioni ti insegnano a vivere la vita giorno per giorno. Se non ora per ora.
Magari anche con un po' d'ironia e senza solennità.
Il secondo quando una notte sentendo piovere molto forte mi sono chiesto se nei due mesi che avevo impiegato a costruire quel muro mi fosse venuto in mente di predisporre il drenaggio per evitare l'effetto diga oppure causa chemio ero così rincoglionito che no.
La seconda.
E infatti il mattino dopo davanti all'immagine del crollo ho pensato di smettere e tornarmene a letto sotto le coperte.
E così ho fatto per tre giorni.
Il quarto ho affittato una ruspa, ho ripulito tutto e ho iniziato a ricostruirlo. Meglio questa volta.
Ed è stato un po' come giocare una partita a tennis.
Partita di tennis che per questa volta -almeno- non c'è santo che tenga: Monica Rossi vs Cancro 6 0 - 6 0 - 6 0.
Il terzo quando il giorno dopo aver dato la terza e ultima mano di vernice sono andato tutto soddisfatto e compiaciuto a vederlo da vicino e mi è preso un colpo.
Perché tutto il campo era pieno di bolle.
Bolle, orride micro bolle piene d'aria su tutta la superficie.
Uno schifo, un colpo al cuore.
La seconda mano non si era asciugata bene e quindi a causa dell'umidità si era alzata sollevando il terzo strato.
Panico.
Panico per due motivi.
Il primo perché non c'è niente di peggio che finire un lavoro e doverlo rifare e secondo perché avevo la schiena a pezzi.
Perché verniciare un campo da tennis non è facile.
Prima devi pulirlo con l'idropulitrice. Poi devi mettere il nastro di carta sulle linee di gioco avendo cura che siano perfettamente dritte, parallele e perfette, poi devi preparare la vernice (il primer l'hai dato il giorno prima) e poi devi metterti lì con il rullo e passarlo su tutti i 570 mq.
E devi farlo bene, e non si devono vedere le rullate, e non devi andare oltre i confini, e non deve andarci neppure una goccia.
E devi farlo in un'unica mano.
E per ogni mano ci impieghi otto ore.
Otto ore in cui non ci deve essere sole battente, ovviamente non deve piovere e però non ci deve essere neanche vento perché altrimenti ogni folata potrebbe portare foglie, aghi di pino, insetti e tutto quello che andrebbe a incollarsi sulla vernice appiccicaticcia che hai appena dato.
Non è facile. Anzi, è proprio una rottura di coglioni epocale.
E quindi mi sono messo lì a schiacciare ogni bolla e scartavetrarla.
Ma che bello. Ora vedo un campo blu pieno zeppo di chiazze biancastre.
E allora con il pennellino, in ginocchio, avanti a ridare il primer bolla per bolla.
Pennellino. 570 mq. Puntiglio.
E il giorno dopo, claudicante, alle 5 di mattina, iniziare prima a passare il soffiatore per poi a dare la quarta mano.
E' venuto bene.
E' venuto bene si, ma questa vernice è una resina particolare che fa spessore quindi da vicino la differenza si vede.
E ma come sei pignolo, chi vuoi che se ne accorga?
Io. Me ne accorgo io. Anzi, non solo me ne accorgo, ma lo so proprio. E non mi sta bene.
E non mi sta bene perché il confine fra un lavoro soddisfacente e un lavoro ben fatto dipende solo da me, dal tempo da dedicarci e dalla voglia di farlo.
E io non voglio che sia né bello né soddisfacente, io voglio che sia perfetto.
Perché tutto, ma la mediocrità mai.
Si, bravo. E quindi? Cosa intendi fare?
Semplice: continuerò a verniciarlo finché non verrà come dico io.
E avanti con la quinta mano.
Bene. Sempre meglio.
Dai che con due mani ancora avrò finito.
O cavolo guarda, inizia a piovere.
Non è un problema, la vernice è asciutta.
Si la vernice è asciutta, ma io preferirei aspettare per dare le altre mani.
Sai, non vorrei che l'umidità facesse ancora brutti scherzi.
Ma il tempo è molto instabile. Sole, pioggia (ma perché poi è giallastra questa pioggia? Polline? Sabbia?) poi di nuovo sole, poi di nuovo pioggia.
E ogni giorno che aspettiamo è un problema perché se si deposita la polvere siamo fregati.
E infatti è uno schifo.
Detriti, insetti morti, foglie, cagate di uccelli. C'è di tutto.
Uso l'idropulitrice? Uso l'idropulitrice.
Si, abbastanza bene. Solo che lo sporco sembra solo essersi spostato.
Meglio di prima ma non ancora benissimo.
E poi ora è davvero bagnato fradicio. Altro che umidità.
Devi aspettare almeno un paio di giorni che si asciughi bene.
Ho capito ma fra due giorni sarà tutto asciutto, ok, ma di nuovo tutto sporco.
E' un incubo, non ne usciamo più.
Senti, vaffanculo, vai a comprare 570 mq di teli e lo copriamo tutto.
Si, bravo, così l'umidità ti batte le mani.
Dammi retta: va bene così. E' perfetto. Nessuno andrà mai a guardarlo con la lente d'ingrandimento.
Ancora? Quel nessuno sono io.
E io non mi accontento.
Può venire perfetto? E allora verrà perfetto.
Ed è così che ho passato due giorni a passare l'aspirapolvere su tutto il campo (in cemento, ruvido) avanti e indietro con dolce metà che mi guardava incazzata nera mentre le devastavo la sua amata Dyson.
Però sai, alla fine non c'è più un granellino di polvere.
E neanche l'ombra di una bolla.
E men che meno differenza di spessore.
E si, dopo sette mani questo campo da tennis non è né bello né brutto.
E' perfetto.
Il quarto momento che ricorderò è quando quasi ogni mattina vedevo mio papà oltrepassare il cancello e nonostante i suoi settant'anni e vestito da perfetto muratore chiedermi se volevo una mano sentendosi sempre rispondere che no, che non era il caso, che volevo fare da solo, che era una cosa solo mia.
E allora si sedeva sul muretto e nonostante la musica dei Misfits a tutto volume mi sorrideva, mi incitava, mi portava la colazione, mi mostrava il pollice alzato, mi faceva l'occhiolino.
E qualche volta mi guardava con gli occhi lucidi. Gli occhi di chi guarda un figlio che non sa fino a quando avrà ancora il piacere di vedere vivo.
Ma forse il giorno che ricorderò di più è quello in cui, un pomeriggio, sotto una leggera pioggerella, sono scivolato e sono caduto sul manico della carriola che si è infilato proprio fra la pancia e il sacchetto della stomia strappandolo di netto.
Ero a terra, solo, preoccupato di vedere cosa fosse successo a quel disgustoso pezzo d'intestino che mi usciva dalla pancia, circondato dalla merda che si era spantegata dappertutto quando a un certo punto mi sono voltato a guardare quel muro, ho alzato gli occhi al cielo, ho riso e mi sono domandato chi me l'avesse fatto fare di costruire un campo da tennis che io e te non useremo mai.
Ma poi, soprattutto, mi sono chiesto chi l'avrebbe mai detto che un giorno mi sarei ritrovato in quelle condizioni.
E allora ho sorriso e ho pensato che va bene così; che la vita è davvero meravigliosa.
Ed è meravigliosa sempre.
Tranne forse quel giorno di settembre quando alle otto di mattina, un mese dopo la diagnosi e prima d'iniziare ogni terapia, mi sono dovuto chiudere a chiave in uno squallido bagno al piano terra di un ospedale, dare un'occhiata a delle riviste appoggiate lì per l'occasione, stendere degli asciugamani per terra e con la schiena appoggiata al muro e i piedi puntati contro il water nonostante i continui "ha finito? ha finito?" iniziare a piangere e masturbarmi perché potessi metterti dentro un contenitore affinché ti congelassero.
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mascheradaguerra · 3 years
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18.03.2021 - caro diario
Caro diario, ti scrivo perchè non so come fare a riprendermi il sorriso sincero verso me stessa perchè questa quarantena mi sta facendo innervosire e non so se sia perchè non ho un lavoro, se sia perchè sono chiusa dentro o perchè so che la mia vita a 26 anni non è stata conclusa come avrei voluto, avrei voluto essere qualcosa più grande di ciò che sono ora, avrei potuto sconfiggere prima le mie paure avrei voluto prima poter sorridere poter essere felice invece l ho scoperto solo dopo il potenziale che avevo, solo dopo ho capito che mi avvelenavo l anima di rancore e fastidio per chiunque e per me stessa. Io non voglio avvelenarmi mai più, io voglio ignorare tutto ciò che potrebbe farmi male, non farmi toccare da niente. Voglio riuscire ad essere davvero indipendente, a contare solamente su me stessa, non voglio essere triste solo perchè in quel momento non mi sta scrivendo nessuno, non voglio passare le giornate a fissare lo schermo senza trarne nulla, non voglio far passare la mia vita senza fare esperienze nuove, non voglio scoraggiarmi, non voglio fermarmi, non voglio bloccarmi voglio poter prendere il volo, superare tutti gli ostacoli che ho davanti, voglio poter dimostrare la luce che ho dentro a chiunque mi guardi negli occhi. Io voglio che la mia mente pensi cose buone e non nocive in modo tale che le trasferisca al cuore e faccia trasparire il buono che c’è in me. In questa scrittura mi accompagnano le note di Ludovico Einaudi con I giorni. I giorni che passano velocemente, io che divento grande e più consapevole della vita e della morte del buono e del brutto io che penso ad altre persone che non fanno parte della mia vita, io che penso ad avvenimenti passati che non succederanno mai più perchè sono più forte. Sto cambiando le mie abitudini cercando di fare più cose possibili per fare in modo che questo cervello non pensi, non si rattrista, che riesca a prendere consapevolezza da solo di ciò che può fare. Non mi manca niente, lo dico spesso, ma mi manca avere un cervello pulito dal male che mi hanno afflitto, dal male che mi hanno insegnato, voglio strapparmi via il cuore per poterlo lavare con un incantesimo che me lo possa pulire da questo senso di colpa per aver passato troppi anni ferma a non fare niente. Giorni che passavo a non mangiare, a fumare sigarette su sigarette, a farmi mille paranoie, a non uscire di casa, al non voler vedere i miei amici, al sentirmi sempre più piccola, al rinchiudermi dentro quelle mura con le gambe accovacciate credendo che la vita sarebbe passata in fretta e dal cielo mi sarebbe caduto tutto sia l autostima che la determinazione, ma mi ero dimenticata della volontà, la volontà di voler cambiare, di voler crescere, di voler migliorare. Io non voglio più essere la persona che si è fatta influenzare dalle male lingue, non voglio essere la persona perfida che sparlava degli amici quando non c’erano, io voglio essere rispettosa per me stessa, per gli altri e per il mondo. Io se voglio rispettarmi devo smetterla di pensare male di me, devo smetterla di farmi toccare da ciò che mi circonda, devo vivere la mia vita come vorrei viverla, voglio sentire l ossigeno nei polmoni e sentirmi libera di sognare e di realizzare tutto ciò che voglio perchè solo ora ho la consapevolezza che ciò che voglio lo ottengo che basta sforzarsi, sacrificarsi, prendere coraggio, pensare che dopo un gradino difficile ci sarà un premio dolcissimo. Se non mi sono amata prima, ora posso farlo, con tutte le mie forze e le mie energie. Io riuscirò ad essere serena nel cuore, riuscirò a non farmi prendere da attacchi d ira improvvisi, non mi farò innervosire da ciò che mi sta intorno io avrò la mia corazza di ferro che nessuno riuscirà più a trafiggere. Seria con me stessa così non lo sono mai stata, così determinata a volermi bene non lo sono mai stata, non mi sono mai creata abitudini da seguire necessariamente e mi stanno aiutando davvero, come l obbiettivo di scrivere qui e sfogarmi anche se ripeto forse le stesse cose, la punteggiatura è quella che è io, solo così, io  mi sento libera di sfogare tutto l astio che ho dentro al cuore. L’AMORE è la soluzione IL RISPETTO  è il traguardo LA VOLONTà è la chiave
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corallorosso · 3 years
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Giornalisti che odiano altri giornalisti. E io che volevo solo dare dignità a un mestiere necessario Di Selvaggia Lucarelli Da qualche giorno mi capitava di leggere tweet di colleghi giornalisti della serie “i vaccini ai giornalisti sono una sciocchezza”, “la priorità alle categorie più utili”, “la priorità a categorie più esposte” e così via. Alcune pronunciate da commentatori qualunque (spesso corredate dai soliti insulti all’amatissima categoria), altre proprio da giornalisti, perfino direttori. Mi è dispiaciuto leggere speciali classifiche dei presunti lavori più utili o dei lavori in cui si è presumibilmente più esposti, in cui va per la maggiore il solito tormentone populista “e allora gli operai?”, “allora i rider?”, “allora le commesse?”. Il discorso, tra l’altro, è scivoloso. Esistono commesse di boutique in cui entra un cliente al giorno e giornalisti che lavorano in smartworking o in redazioni con 4 gatti. Esistono cassiere di supermercati con migliaia di clienti al giorno e giornalisti che lavorano sul campo, che devono viaggiare, che vanno in ospedali, partecipano a conferenze stampa, che lavorano a stretto contatto con altre persone e così via. Non era certo mia intenzione fare classifiche di utilità ed esposizione al virus, anche perché, appunto, è una faccenda complessa, piena di variabili. Soprattutto, non era mia intenzione sostenere in alcun modo che i giornalisti debbano avere corsie preferenziali o che debbano scavalcare malati o persone fragili. I miei genitori devono ancora essere vaccinati, figuriamoci se me ne frega qualcosa di sgomitare per un vaccino. Semplicemente, vista la scarsa reputazione di cui godono la categoria e in generale tutti i mestieri che hanno a che fare con la parola, volevo ricordare che il giornalista potrà essere pure l’ultimo della fila a vaccinarsi, ma fa un lavoro necessario. Sì, necessario. Anche e soprattutto in pandemia, quando è complesso documentare, spostarsi, trovare interlocutori, quando è necessario vigilare e raccontare perché i cittadini sappiano cosa sta succedendo. I giornalisti hanno raccontato i focolai, le inefficienze, hanno denunciato reati, violazioni e trascuratezze, sono andati negli ospedali e nelle zone rosse, hanno raccontato cosa succedeva nel resto del mondo, hanno fatto domande a scienziati e politici, hanno riportato le storie di chi moriva. Hanno protetto e difeso anche quelle categorie che oggi si vaccinano giustamente per prime, gli anziani, i medici, gli infermieri, chi lavora nel pubblico. Hanno raccontato l’assenza di protezioni per questi lavoratori, i focolai in cui si sono trovati, le ingiustizie subite. Molte indagini sono nate dal lavoro dei giornalisti. Ci sono giornalisti che si sono ammalati, che hanno fatto ammalare le loro famiglie, che hanno lavorato giorno e notte. Eppure, quando si citano le categorie che hanno dato l’anima in quest’ultimo anno, quella dei giornalisti non è mai citata. I giornalisti sono degli stronzi, dei propagatori di fake news, dei servi, dei venduti, giornalai, pennivendoli. In più, si odiano tra di loro. Mi andava di ricordare l’utilità e l’importanza di questo lavoro, tutto qui (se fatto bene, certo, perché mica mi sfugge in quanti lo facciano male). Ho sbagliato. Dovevo ricordarmi cosa si rischia a parlar bene dei giornalisti. Si rischiano due cose: l’odio ormai insanabile degli odiatori dei giornalisti. E l’odio – facciamo il fastidio, quando va bene – dei giornalisti nei confronti dei giornalisti. Dunque scrivo che non voglio il vaccino ma che i giornalisti sono necessari e apriti cielo. Tra i commenti di dissenso, molti dei quali di colleghi, arriva quello di una giornalista che “prima le badanti ecc.. il vaccino non è una medaglia”. La giornalista è una collaboratrice di Focus (pochi articoli pubblicati in anni di collaborazione), dichiara di aver collaborato col Corriere e non c’è ragione di dubitare ma sul web non c’è traccia del suo lavoro per il Corriere. Dunque, più o meno nessuno ha letto i suoi articoli, né conosce la bravura. Dunque, non è esattamente una giornalista sul campo. Però lei decide che “noi giornalisti abbiamo questa tendenza stucchevole a sopravvalutare il nostro lavoro”. Che, detto da una scrivania, magari in smart working, in qualità di saltuaria collaboratrice, è, sì, un po’ stucchevole. Ma naturalmente,nonostante nessuno o quasi di chi commenta abbia mai letto quello che scrive, l’occasione per trasformare la vicenda in Focus/scienziata vs Ballando/sgallettata è troppo ghiotta. Improvvisamente si scopre che I GIORNALISTI VERI sono i collaboratori di Focus e sulla fiducia, senza manco aver mai letto nulla di quello che hanno scritto (lo saranno pure, eh, per carità, ma non si capisce perché loro più di chi scrive su La Stampa, per dire). Addirittura vengono promossi a “scienziati”. Gli altri, quelli che scrivono come me su due testate giornalistiche, che lavorano per una radio nazionale e così via, sono giornalisti finti. O comunque, un po’ meno giornalisti. Adesso sappiamo che è così. E quindi io divento quella sprezzante, non lei, quella che dalla sua sedia ci insegna che noi altri ci sopravvalutiamo, sottolineando inoltre che non dobbiamo avere la priorità per il vaccino, come se tra l’altro io l’avessi chiesta. Ma a quel punto, addio. La sgallettata esige il vaccino e tratta male “la scienziata” umile che invece cede il suo posto e ricorda che il giornalismo non deve prendersi troppo sul serio! Ma tu guarda. Io invece il mio lavoro lo prendo molto sul serio. Forse ho questa colpa. E lo ritengo molto serio anche perché c’è chi ci muore, per fare questo lavoro. É stucchevole, immagino, tenerlo bene a mente. É sopravvalutarne l’importanza, chiaro. E quindi i detrattori dei giornalisti si buttano a pesce, perché che goduria poter insultare, deridere, beffeggiare la giornalista seguita da un milione e mezzo di follower che si prende così sul serio mentre c’è la scienziata che boh, “non ho mai letto nulla di suo ma lei sì che è una giornalista, lo so e basta”. A quel punto arrivano altri giornalisti, i colleghi, che ci mettono il carico. Come perdere l’occasione di dare ragione a chi “ci sopravvalutiamo” (quelli che poi solidarizzano con chi prende 7 euro a pezzo, che voglio, dire, quello vale a ‘sto punto, che non si sopravvaluti). E quindi – da parte di colleghi – insulti, beffeggio, “spocchia”, “mitomane”, superiorità morale esibita (“Date il mio vaccino a chi ha più bisogno!” e anche le brioche, immagino). Bastava leggere la timeline su Twitter, era un corto circuito stupendo: odiatori di giornalisti e giornalisti finalmente compatti nel dire che i giornalisti non servono a una cazzo. Anzi no, che si sopravvalutano. In tutto questo, mi è capitato di vedere il like nel tweet “noi giornalisti, com’è stucchevole sopravvalutarsi” di un pezzo grosso di Repubblica, quella Repubblica che oggi titolava “Astazeneca, paura in Europa”. Ecco, se magari si prendesse un po’ più sul serio il proprio lavoro (e le conseguenze di un titolo del genere), non capiterebbe di fare titoli così. Ho visto Il Foglio, a firma del vicedirettore Salvatore Merlo, confezionare un “articoletto” immondo, sessista e denigratorio, con una mia foto scollata, riferimenti a Ballando con le stelle e il mio pensiero completamente manipolato (“la paragiornalista chiede per sé il vaccino”), roba da Libero. E infatti gli è andato prontamente dietro Libero, che “La Lucarelli vuole essere inoculata”. La finezza. Se solo l’1% di questo livore gratuito e rozzo, con tentativi di delegittimazione di colleghi, fosse caduto sulla testa di una, non so, Sardoni o Botteri o chiunque vi pare, oggi ci sarebbero state le barricate. Immaginate la Aprile definita da un vicedirettore “la gossippara di Oggi” con sue foto scollacciate o cazzate simili. Interverrebbe l’Ordine mondiale dei giornalisti. Ho visto così tanta merda buttata sui giornalisti (ben oltre me, proprio sulla categoria) e dai giornalisti sui giornalisti, ieri, che in effetti, a ben pensarci, avete ragione voi. Ha ragione la scienziata di cui avete libri e ritagli di articolo sul comodino: vi sopravvalutate. PS – Per chi non comprendesse il perché un giorno a Il Foglio si sveglino e facciano quell’attacco contro una donna, svilendone la professione, è perché ultimamente sul Fatto ho commentato divertita alcuni loro titoli su “Renzi e il suo capolavoro”. Non potendo rispondere sul merito, perché poi mi avrebbero dato il ruolo di “interlocutore”, hanno aspettato l’occasione propizia per Ballando con le stelle contro la scienza. Ovviamente a loro della tizia non fregava un bel niente così come dell’argomento, ma entrambi servivano solo a delegittimare il nemico (Il Fatto). Una tecnica ben nota nel panorama maschilista delle redazioni. Mai entrare nel merito, mai considerarla collega e alla pari: una bella foto con le tette in vista e identificarla nel suo ruolo “più frivolo”, ignorando il resto. Insomma, Libero. O il Foglio, fate voi.
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‘L’ULTIMA NOTTE SULLA TERRA’
O ‘COME UN ANGELO E UN DEMONE TROVARONO IL MODO DI DICHIARARE IL PROPRIO AMORE E DI FREGARE I RISPETTIVI SUPERIORI’
Salve gente! Vista la buona accoglienza della mia prima fanfiction, ho deciso di pubblicare anche le altre che tenevo nel cassetto computer... E’ ora che vedano la luce: forse questa quarantena qualche lato positivo ce l’ha :-)
Parole: 3782
Fandom: Good Omens
Ineffable Husbands, ambientato nella notte del Sabato della sventata Apocalisse, risoluzione di una lunga slow burn, mutual oblivious pining, menzione del gruppo scultoreo ambiguo a casa di Crowley, dei loro celebri amanti passati, Aziraphale conosce meglio di quanto sembri le canzoni dei Queen, jealous!Crowley
Dicono che le idee migliori vengano quando non ci si pensa troppo. Tutte le grandi invenzioni sono nate quando il rispettivo inventore era impegnato a fare tutt'altro: degli alchimisti medievali cercavano di ottenere l'elisir di lunga vita e invece realizzarono una polvere che avrebbe spento molte vite; Flaming voleva capire da cosa dipendesse il raffreddore e finì per scoprire come fermare in anticipo qualsiasi epidemia (causando il pensionamento di Pestilenza e l’ascesa di Inquinamento) e così via... Fino a Crowley e ad Aziraphale.
Il demone e l'angelo avevano appena sventato l'Apocalisse, non senza difficoltà, temendo in una certa misura quale sarebbe potuta essere la reazione dei rispettivi capi, reazione che però tardava a farsi sentire; ciò aveva dunque spinto i due 'traditori' a passare quella che credevano fosse la loro ultima notte sulla Terra a darsi ai piaceri della vita terrena... Ma andiamo con ordine.
Mancava poco al finire di quel sabato che aveva rischiato di venir ricordato come il giorno dell'Apocalisse: Aziraphale e Crowley si trovavano nell'appartamento di quest'ultimo a consumare la sua riserva di vini pregiati collezionati negli anni. l’angelo era stato poche volte a casa sua e ogni volta non aveva potuto fare a meno di chiedersi perché l'arredamento dovesse essere così minimale: certamente era ordinato e non c'era nulla di sporco, rotto o rovinato (nemmeno le piante presentavano imperfezioni [Aziraphale era al corrente del suo 'metodo' per avere le piante migliori di Londra e se aveva scelto di presentarsi come giardiniere presso la famiglia di Warlock era stato per dimostrare al demone che si potevano ottenere buoni risultati con la gentilezza]), ma non poteva esimersi dal pensare che una piccola libreria non avrebbe sfigurato. E tutti i suoi conseguenti ragionamenti per migliorare l'arredamento arrivavano inevitabilmente a formulare la frase: "Se vivessimo insieme...", che puntualmente poneva fine al suo flusso di pensieri. Guardò il demone che se ne stava stravaccato sul divano a riempirsi per la (aveva perso il conto) volta il bicchiere: anche sotto l'effetto di parecchie bottiglie, Crowley riusciva sempre ad essere estremamente affascinante; prerogativa dei demoni, per indurre meglio in tentazione. Per 6000 anni si era mescolato agli umani, seguendo ogni moda, mutando continuamente il suo aspetto e il proprio nome... Ma per Aziraphale era sempre stato quell'angelo caduto che non smetteva mai di stuzzicarlo con le domande che lo tormentavano dalla Grande Guerra tra gli angeli, che non smetteva mai di stupirsi della capacità degli umani di rubargli il lavoro, se non di mostrarsi più caritatevoli degli stessi angeli...
"Apriamo lo Chardonnay?" propose Crowley.
"No..." rispose Aziraphale puntando un dito avanti e cercando di spostarlo da destra a sinistra: "Prima dobbiamo cercare di capire il significato della profezia!"
Crowley alzò gli occhi al cielo: "Angelo, anche se quella profetessa matta si stesse riferendo a noi due, dubito che troveremo un modo per sfuggire alla nostra punizione!"
Aziraphale quasi sbiancò: "Vuoi dire... Che ci arrendiamo? Così? Dopo aver sventato un'Apocalisse?"
"No... Prima ci facciamo la più gran bevuta della Storia" disse aprendo la bottiglia di Chardonnay e riempiendo prima il bicchiere dell'angelo e poi il suo: "e solo dopo ci arrendiamo!"
Quel giorno non era la prima volta che Crowley cercava consolazione nell'alcool ed ora era una scusa per passare le ultime ore della sua vita terrena con l'unica creatura soprannaturale che aveva vissuto la sua stessa esperienza... Mentre qualche ora fa se ne era servito per piangere la sua scomparsa. Il pensiero che l'indomani sarebbero morti insieme rendeva quasi più allettante il sapersi condannato. Tutto ciò aveva un sapore molto romantico, che li avvicinava a quel genere di storie che Crowley non avrebbe ammesso neanche sotto tortura di guardare [nel 1997 era stato costretto a trasformarsi in serpente in una sala cinematografica spaventando una coppietta colpevole di averlo beccato a piangere per il congelamento di Leonardo Di Caprio). Non ricordava di aver provato un dolore così forte dal lontano giorno in cui aveva perso per sempre la Grazia: ma se gli anni avevano contribuito a sfumare quel ricordo rendendolo meno doloroso, l'ora trascorsa pensando che il suo angelo fosse scomparso era ancora vivida nella sua memoria. E se quella era davvero la loro ultima notte sulla Terra, forse sarebbe stato il caso di rendergli noto che per quanto i suoi gusti in fatto di vestiario e di musica fossero fermi agli anni '50, rimaneva l'angelo più compassionevole e leale alla sua missione come lui non era mai riuscito ad essere.
Avevano appena fatto l'ennesimo brindisi quando l'attenzione di Aziraphale venne catturata da un gruppo scultoreo che quasi stonava con lo stile dell'appartamento.
"Quello è un pezzo nuovo?" chiese alzandosi e incamminandosi traballante verso esso.
"L'ho comprato qualche mese fa..."; biascicò Crowley, di malumore per essere costretto ad alzarsi (e per essere stato interrotto nel suo proposito di parlargli di una certa questione): "Simboleggia il male che trionfa sul bene..."
"... A me sembra che stiano facendo qualcos'altro!"
Come sempre accade quando qualcuno sta bevendo e il suo compagno esprime un pensiero che il primo non avrebbe pensato avrebbe mai potuto concepire, Crowley rischiò di ingozzarsi con il Chardonnay.
"Aziraphale!"
"Mi domando come a TE non sia venuto in mente!"
"Solo perché sono un demone non significa che la mia mente sia occupata da immagini dei sette vizi capitali 24 ore su 24..." rispose Crowley mandando giù il sorso che aveva rischiato di strozzarlo.
Rimase un attimo zitto, per poi mettersi a ridere: "Pensa se dopo tutto quello che è successo oggi, i nostri superiori ci trovassero in una situazione del genere!"
Calò il silenzio. Non volò una mosca (non sarebbe comunque volata perché in casa di Crowley non era mai entrato alcun insetto). Aziraphale lo guardava con gli occhi spalancati, tenendo però con entrambe le mani il bicchiere nel terrore che lo Chardonnay andasse sprecato. In quel lunghissimo attimo di silenzio, Crowley si morse la lingua innumerevoli volte: perché era vero che era sulla strada dell’ubriachezza, ma era sempre riuscito a conservare uno sprazzo di lucidità. Soprattutto quando si ubriacava con Aziraphel.
"Fammi tornare sobrio..."
Crowley era sempre stato bravo a tirarsi fuori dai problemi.
"Dunque, quello che volevo dire è che..."
Era facile stordire di chiacchiere e di domande il proprio interlocutore in modo da potersi dileguare senza troppe difficoltà.
"... Questa è la nostra ultima notte sulla Terra..."
"... Forse..."
"... Ok, al 99%..."
Ma era difficile trovare le parole adatte per qualcosa che si era tenuto dentro per tutto quel tempo e che in quella giornata era venuto lievemente alla luce.
"Il punto è che... Quando ti ho proposto di scappare su Alpha Centauri, quando ho trovato la biblioteca in fiamme..."
"... Mi stai chiedendo di fare sesso?" chiese candidamente Aziraphale dondolando il calice nella mano.
"Cosa?"
Crowley trattenne l'impulso di sprofondare nel pavimento e divenire parte di esso. E ringraziò di avere ancora indosso i suoi occhiali da sole.
"Perdonami, non ero tornato sobrio..."
S’incamminò nella direzione di Crowley, eliminando di due passi la distanza che c'era tra loro.
"... Continua pure, non ti interromperò!"
Crowley deglutì agitato. Ma in nome del Cielo, dell’Inferno e di qualsiasi cosa, oramai era troppo tardi per tornare indietro. Si tolse gli occhiali e lo guardò dritto in quegli occhi azzurri.
"Se davvero questa è la nostra ultima notte sulla Terra, la voglio passare col migliore amico!"
Aziraphale aggrottò le sopracciglia e appoggiò vicino alla scultura incriminata il calice: "Per migliore amico intendi quello della canzone?"
Crowley lo guardò interrogativo, per poi sbarrare gli occhi per la sorpresa: “Te la ricordi?”
"Avrò sentito le canzoni dei Queen innumerevoli volte grazie a te, caro! Ma, tornando a quella canzone... Ci ho pensato spesso e non credo che parli solo di amicizia... Insomma, you're the best friend that I ever had / I've been with you such a long time..."
Crowley sentì una fitta allo stomaco ricordandosi l'ultima volta che aveva sentito quelle parole...
"... You're my sunshine and I want you to know / that my feelings are true…”
… E I battiti del cuore aumentargli mano a mano che s’avvicinava a quella frase.
“... I really love you..."
E colmò delicatamente la distanza rimasta tra loro. Le sue gambe cedettero momentaneamente al contatto con le sue labbra: era come se tutto ciò che ci fosse di buono in lui si stesse risvegliando per venire definitivamente allo scoperto. Per la prima volta in quella lunga serata iniziò a sperare che forse, forse avrebbero davvero trovato un modo per salvarsi.
"6000 anni..."
"...Non è vero che vai veloce..."
"... Oh angelo, fidati: ne è valsa pena!"
Aziraphale d’altro canto si sentiva come se stesse scivolando in un abisso di perdizione, di cui si stava godendo ogni minuto (relativamente parlando, dal momento che Crowley aveva fermato il tempo [per quanto ci avesse scherzato, non era assolutamente dell’idea di farsi beccare dai suoi o dagli altri in quel momento che aveva così tanto desiderato]). Il suo demone stava reagendo alla sensazione di beatitudine che gli dava avere le mani nei suoi capelli, riscoprendo la morbidezza dei capelli angelici (in particolare di quei capelli angelici), quando sentì crescere in sé stesso e nel compagno determinate sensazioni che solitamente precedevano una delle attività preferite dagli umani. Sentiva più caldo di quanto avrebbe dovuto sentirne in quella stagione dell'anno, i suoi vestiti insopportabilmente stretti e una curiosità ancora più accentuata riguardante il corpo di Crowley. Aprì un occhio per vedere da che parte si trovasse la camera da letto e cercò di guidarlo in quella direzione, continuando a baciarlo.
"Mi stai portando in camera?" gli chiese Crowley. I suoi occhi brillavano come quando aveva scoperto cosa aveva fatto della sua spada di fuoco.
"Pensavo che volessi portarmi tu!" rispose innocentemente Aziraphale, ma il tono strideva con la bramosia con cui guardava il suo corpo. Crowley schioccò le dita e si ritrovarono seduti in mezzo al suo letto.
"Sei sicuro di voler cadere in tentazione?" domandò il demone sciogliendogli il cravattino.
L'angelo gli sbottonò il primo bottone della camicia e avvicinò la sua bocca all'orecchio destro.
"So resistere a tutto... Tranne alle tentazioni!"
"Di chi era questa? Oscar Wilde?"
"Tecnicamente gliel'ho suggerita io..."
Sul momento Aziraphale pensò che l'improvviso balzo di Crowley fosse dovuto al fatto di avergli toccato la schiena mentre gli sfilava la camicia: ma la ragione era più dovuta a ciò che per molti è considerato il miglior nutrimento dell'amore.
"Quindi sei stato con Oscar Wilde? Mi avevi detto che non c'era stato niente tra di voi..."
"Ci eravamo appena riconciliati: non volevo rischiare di non vederti per un altro secolo..."
Fin dall'inizio dei tempi, Crowley e Aziraphale erano sempre stati curiosi di capire in prima persona perché gli umani tendevano a compiere tante sciocchezze in nome del sesso e dell'amore, due cose per le quali sia gli angeli che i demoni non avevano grande considerazione [i primi considerano uno inaffidabile se non rivolto a Dio e l'altro disgustoso per tutto ciò che ne conseguiva (nessuna eccezione per qualsiasi tipo), mentre i secondi consideravano entrambi meri strumenti per indurre gli umani in tentazione]. Tuttavia, c'era sempre stata una certa ritrosia a parlare delle proprie esperienze in questo campo, dato il legame per così dire ineffabile che indipendentemente dal loro Accordo sembrava legarli.
"... Non me la sarei presa per così poco!" esclamò Crowley. Poi con un tono leggermente più vago: "... Ce ne sono stati altri?"
Aziraphale distolse lo sguardo. Perché dovevano fare quel discorso proprio adesso?
"Perché tu, non hai avuto... Esperienze?"
Crowley gli rivelò che aveva avuto modo di capire molto presto quanto il sesso fosse importante per gli umani e quanto facile fosse tentarli tramite questo. Troppo facile. Negli anni quest’ultimi avevano trovato dei modi brillanti per complicarsi la vita con esso, così si era lasciato aperta quella finestra per quei momenti in cui si sentiva solo e non ci sarebbe stato lui a fargli compagnia. Aveva tutti i mezzi a sua disposizione per attirare qualcuno nella sua rete ed era un modo di unire l'utile al dilettevole, come nel caso del gentiluomo autrice di un diario pressoché indecifrabile e del cantante di Zanzibar che pensava di non saper scrivere delle buone canzoni.
"... E poco dopo, scrisse una canzone talmente assurda e talmente geniale che nessuno pensò che non sapesse scriverne!" concluse con un sorrisetto soddisfatto ripensando a quel vecchio miracolo.
Più che la lista di amanti più o meno celebri di Crowley, fu quell'ultimo dettaglio a mettere Aziraphale in subbuglio: "Mi sono dichiarato con una canzone scritta da lui?"
"Oh no, quella non è sua, l'ha solo cantata..." lo tranquillizzò Crowley: "Parlò quello che utilizza le frasi ad effetto dette agli ex!" disse prendendolo dentro con tono scherzoso.
Aziraphale sorrise imbarazzato: "Quella gliel'ho suggerita molto prima che... Ci conoscessimo... In senso biblico!"
L'angelo aveva sempre osservato quel fenomeno dall'esterno (accumulando una buona parte di libri sull’argomento), ricevendo nel frattempo numerose proposte 'indecenti' di cui cercava di non vantarsi per l'opinione che la sua parte aveva a riguardo. E avrebbe mantenuto questa condotta se durante un Carnevale a Venezia non avesse incontrato un giovane seduttore che nell'aspetto e nei modi gli ricordava vagamente un demone di sua conoscenza che l'aveva finalmente convinto a sperimentare in prima persona ciò di cui aveva sempre e solo letto. Peccato che man mano che elencava le persone con cui era stato da allora (tutte personalità passate alla storia per le proprie capacità amatorie), vide la preoccupazione manifestarsi sul viso di Crowley .
"... Lo sapevo, non avrei dovuto dirtelo... Adesso penserai che sono difficile da accontentare!"
Non aveva sbagliato. Ma nella mente di Crowley era sorto anche un altro pensiero in seguito a quella rivelazione: "In realtà, stavo pensando a tutto quello che avrai appreso!"
Aziraphale lo guardò. L'aveva fatto. Di nuovo. Il suo demone lo conosceva proprio bene. Vide formarglisi quel sorrisetto soddisfatto che faceva ogni volta che riusciva a cogliere nel segno e decise che gli avrebbe ricordato com'era sentirsi in Paradiso.
Mai come nei minuti che seguirono Crowley temette di invocare il nome di Dio e che Questa si manifestasse nella stanza. Ed era difficile pensare a qualsiasi altra invocazione che non si riferisse a niente di supernaturale come risposta alle sensazioni che lasciava il passaggio dell'angelo. Per anni si era domandato cosa avrebbero potuto provare le pietanze che Aziraphale aveva degustato con gusto e quando l'aveva visto abbassarsi avidamente verso il suo basso ventre, pensò che non l'avrebbe più guardato mangiare con gli stessi occhi. Fu l'ultimo pensiero razionale che riuscì a formulare: doveva immaginarselo che da quel dandy non avrebbe dovuto aspettarsi niente di più lontano dall'eccezionale.
Tutte le volte che Aziraphale era giaciuto con qualcuno, non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa, non importava quanto soddisfacente fosse stato. Quel fantasma era inevitabilmente comparso anche in quel momento, non appena aveva visto quegli occhi gialli divorare il suo tramite mortale: ma non appena Crowley aveva dimostrato il suo apprezzamento con baci e carezze, si era sentito come un condannato a morte il cui pentimento non avrebbe alleggerito la pena e quindi tanto valeva godersi l’ultima notte di bagordi. E quando sentì cosa sapeva fare con la lingua, ringraziò che il demone fosse stato un serpente e capì perché non era poi così male essere dannati.
 "Vuoi ancora cercare di comprendere la profezia?" chiese Crowley risalendo il corpo di quell'angelo che tentava di riprendersi dal trattamento appena ricevuto.
"La notte è ancora giovane, caro" rispose Aziraphale, infilando una mano fra i suoi capelli rossi. E prima che il demone se ne potesse accorgere, aveva ribaltato le posizioni e ora cercava di impedirgli di protestare con un bacio appassionato.
"Angelo... Stai provando a tentarmi?" domandò dopo essersi riuscito a liberare da quell'attraente morsa.
Aziraphale fece un sorrisetto innocente. Ma 6000 anni di conoscenza erano bastati a Crowley per capire che quella era l'entità soprannaturale meno innocente di tutte.
"Non sarebbe la prima volta: ricordi a Roma" disse avvicinando la mano destra alla vita di Crowley e infilandola dietro la schiena: "quando ti invitai a mangiare le ostriche?"
"Non ricordo se ero più eccitato per la prospettiva di mangiarle con te o... Angelo!"
Crowley spalancò gli occhi e credette di essere andato a fuoco (per la seconda volta in quella lunga giornata) non appena sentì dove Aziraphale aveva intenzione di infilare le dita.
"Continua..." lo invitò l'angelo con voce suadente, per poi tornare momentaneamente ad essere quello di sempre: "... O devo smettere?"
L'unica ragione al mondo per cui Crowley avrebbe potuto ritenere accettabile che Aziraphale smettesse sarebbe stata la comparsa dei loro rispettivi superiori e la loro conseguente cattura... Ma anche in quel caso, prima avrebbero dovuto vedersela con lui.
"... O ero più eccitato per il tuo tentativo di tentarmi..."
La pronuncia del pronome personale fu leggermente più lunga del solito.
"... E di quando ti ho convinto ad andare in Scozia al posto mio?" continuò Aziraphale infilando un altro dito. Crowley fece in modo che il suo corpo lo accogliesse al meglio con un miracolo al volo.
"Non avrei potuto resistere a quegli occhi supplicanti!"
"E di quando..."
Aziraphale fece una pausa, sorridendo per la freschezza di quell'ultimo ricordo.
"... Hai eliminato quella macchia dalla mia giacca..."
"Smettila di tormentarmi ed entra e basta!" esplose Crowley, prendendo con la mano sinistra entrambe le loro erezioni e stringendole.
Aziraphale non se lo fece ripetere due volte: sollevò il bacino di Crowley con entrambe le mani e il demone si aggrappò all'angelo per spingerlo ancora di più dentro di sé. E dopo aver trovato il proprio ritmo, per i successivi minuti, non prevalse la beatitudine o la tentazione. Era qualcosa di... Ineffabile. Tutti quegli anni passati a cercarsi, a farsi regali e favori a vicenda, a trovare scuse per godere della rispettiva compagnia e per farsi salvare li avevano condotti lì, in quell'istante fermato nel tempo. E se la loro storia sarebbe dovuta finire l'indomani, quella storia non avrebbe avuto finale migliore.
 "Crowley..."
"Aziraphale..."
Furono le uniche parole che riuscirono a pronunciare al termine dell'amplesso. Avrebbero potuto far sparire la stanchezza e ricominciare da capo, ma stare abbracciati su quel letto, senza alcuna barriera tra loro era qualcosa che sentivano di voler sperimentare nella loro ultima notte sulla Terra... Ma un piccolo dettaglio era saltato all'orecchio di Crowley e la sua tendenza a fare domande si manifestò anche in quel momento.
"... Angelo, perché hai la mia voce e io la tu..."
Entrambi lanciarono un urlo, allontanandosi per lo spavento.
"C-c-cosa?" balbettò Crowley stupito dapprima per vedere il suo corpo dall'esterno e poi per ritrovarsi in quello dell'angelo. Provò a schioccare le dita per far tornare tutto com'era prima. Niente da fare. Le schioccò di nuovo. Ancora niente. Cosa diavolo era successo?
"Crowley, caro, per l'amor del cielo, calmati!" gli si avvicinò Aziraphale. Era un bello e strano spettacolo sentire quel demone usare quelle parole così estranee al suo vocabolario.
"Come pensi che faccia a calmarmi? Stavamo facendo il sesso migliore che avessimo mai fatto [Crowley ebbe modo di vedere sé stesso abbassare gli occhi sorridendo imbarazzato per la prima volta], quando a un tratto... Puf! Io sono te e tu sei me!"
"Sono sicuro che c'è una spiegazione logica a tutto questo..."
"... E se fosse l'inizio della nostra punizione?”
“... Non può essere...”
“... Ma tecnicamente sarebbe la punizione perfetta: un angelo che si fa tentare e un demone che riacquisisce la Grazia, ma nessuno dei due può andare all'Inferno o in Paradiso..."
"... Dimentichi che non ci è mai pesato restare sulla Terra, anzi..."
Aziraphale vide per la prima volta sé stesso buttarsi a peso morto su un letto.
"Hai ragione, angelo..." sollevò di poco la testa per guardarlo: "... O adesso devo chiamarti demone?"
Aziraphale fece un gesto con la mano per dirgli che non aveva importanza. Rimasero uno seduto e l'altro in piedi in silenzio cercando di capire l'origine di quello strano evento, quando Crowley si rialzò e guardò il suo vecchio corpo appoggiato alla testata del letto (per la prima volta in maniera composta) a pensare.
"Devo dirtelo... Stare nel tuo corpo è come essere una sorta di paladino medievale: coraggioso, gentile, sempre pronto a far la cosa giusta..."
"Grazie... E stare nel tuo è come essere uno di quei eleganti e seducenti avventurieri, così bravi ad adattarsi a qualunque situazione..."
Crowley si avvicinò al suo angelo e lo baciò.
"Magari la chiave per tornare come prima è rifare quello che stavamo facendo..." propose a un certo punto.
"Sarà curioso scoprire com'è a parti invertite!"
Ma avevano appena ricominciato a baciarsi e a stringersi tra loro che al primo tentativo di riprendere fiato s'accorsero di essere ritornati nelle loro originali sembianze.
"Ma che... Adesso ogni volta dovremo trasformarci nell'altro?" sbottò Crowley.
Detestava quando niente e nessuno poteva rispondere alle sue domande. Aziraphale, al contrario, era rimasto fermo, con gli occhi persi nei suoi pensieri.
".. . Crowley, abbiamo trovato il modo di salvarci!"
"Come?"
"Quando tutto sarà finito, dovrete scegliere saggiamente i vostri volti, perchè presto giocherete col fuoco: sta parlando del nostro scambio di corpi!"
Crowley sollevò un sopracciglio.
"Fidati, ho passato la scorsa sera a leggere il suo libro e non c'è una delle sue profezie che ha mancato di dire la verità!"
Passò cinque minuti buoni a fargli esempi di avvenimenti storici che aveva anticipato la profetessa, di cui Crowley ascoltò solo la metà, avendo la mente occupata da un pensiero più assillante.
"Sei sicuro che funzioni?" chiese a un certo punto. Il tono era calmo, ma Aziraphale sentiva trasparire la paura.
"I tramiti acquisiscono le capacità di chi li ospita, le voci sono rimaste le stesse perciò nessuno ci riconoscerà..."
Si fermò e prese il volto spaventato del demone, accarezzandogli una guancia: "Funzionerà. Qualunque cosa abbiano in serbo per noi, non ci toccherà minimamente... Devi solo avere fede... Nella nostra parte!"
Crowley spalancò gli occhi. Aziraphale fu certo di scorgere una lacrima di felicità. Sorrise e lo baciò così appassionatamente da convincere lui e sé stesso che non dubitava nemmeno un momento del loro piano.
Quando tutto sarà finito, dovrete scegliere saggiamente i vostri volti, perchè presto giocherete col fuoco.
Agnes Nutter aveva azzeccato anche il loro destino. Angelo e demone riuscirono a farla ai propri pari e a godere altri 6000 anni e più della reciproca compagnia... Anche se non riuscirono mai a capire a cosa era dovuta quel gran colpo di fortuna che gliel'aveva permesso, limitandosi a classificarlo come il miracolo che gli aveva permesso di stare insieme. E in effetti un miracolo lo era. E faceva parte del Piano Ineffabile.
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lessism0r3 · 4 years
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Tu non hai mai avuto paura.
Mi avevano detto “è andata in cielo”, ma io mica ci avevo creduto, non sapevo esattamente cosa significasse, se fosse vero…sapevo solo che non l’avrei vista più e che mi sarebbe mancata. Giravo in tondo sulla mia bici gialla e rossa in cortile quando stette male. Pregavo Dio che non le succedesse nulla, che quello fosse solo un mal di testa passeggero. Dio non mi ascoltò. Se la portò via. Ricordo tutto, l’angoscia di non poterla salvare, la stupida convinzione di un bimbo di sei anni che se ne dava altri due per diventare uno scienziato, inventare un missile che esplodendo in aria facesse cadere una pioggia miracolosa sugli uomini in maniera tale che non sarebbe dovuto più morire nessuno e nessuno avrebbe mai più sofferto. E tu… Tu non hai mai avuto paura di sporcarti le mani, non hai mai temuto il lavoro...forse hai temuto la guerra, mi dicevi sempre che se fossi stato solo non avresti avuto paura. Ricordo quando da piccolo mi raccontavi la favola del cacciatore e della volpe e io ridevo come se fosse la cosa più divertente del mondo, ricordo quando tu e Nonna Maria mi facevate nascondere sotto il tavolo per "fare uno scherzo" a mamma e babbo che rientravano dal lavoro. Ricordo tutto quello che mi hai insegnato, tipo che quando bisogna lavorare un pezzo di legno o di ferro bisogna sempre metterlo in morsa..."ca ti andat mellus". Ricordo quando mi raccontavi di come vi siete conosciuti tu e Nonna...a pensarci oggi è una cosa IMPOSSIBILE, eppure vi siete voluti bene tutta la vita. Quando è morta poi ricordo che sei stato male per tanto tempo, ma anche lì non hai avuto paura...non hai avuto paura di piangere, di mostrarti vulnerabile e io, che avevo si e no sette anni, mi vergognavo quando piangevi, io non ce l'avrei mai fatta! E poi sei rimasto lì...quindici anni, mi hai visto crescere, da giugno a luglio ti facevo compagnia anche la mattina perché ero in vacanza e mi insegnavi a fare i lavoretti col legno oppure ti aiutavo quando forgiavi qualcosa. Poi ad agosto si andava tutti al mare...tu lì ci hai passato una vita e avrei voluto che ci tornassi prima di andartene! Stavi sempre seduto in veranda all'ombra, eppure ti abbronzavi peggio di me che ero tutto il giorno in spiaggia...e mi raccontavi di quando eri giovane e lì aravi, seminavi e mietevi il grano...un lavoraccio, ma tu non ne hai mai avuto paura. Forse l'unica cosa che hai temuto è stata la morte. Quando sei caduto eri terrorizzato e tremavi quando ti ho portato sul letto, tremavi anche quando sei uscito dalla sala operatoria...ricordo che avevi due lacrimoni giganti, mi guardavi e non dicevi nulla, ma sembravi orgoglioso di avercela fatta anche in quell'occasione, anche a novantasei anni. Hai avuto la forza di rialzarti, nel vero senso della parola, hai avuto la forza di combattere quell'handicap che ti costringeva a letto, ma le medicine ti hanno buttato giù. E ricordo i sacrifici che hai fatto per una vita, ti sono grato perché gli hai trasmessi a mio padre che a sua volta ne ha fatto tantissimi per noi. Te ne sei andato e io neanche c'ero...sono rientrato che tu già eri via...prima di uscire ti avevo detto "ci vediamo domani" e tu come sempre mi hai risposto "se Dio vuole"... Oggi avresti compiuto centodieci anni e so che ne saresti stato sicuramente orgoglioso, l'ultimo tuo compleanno ci avevi chiesto quanti ne mancassero a cento. Decidesti di andartene una sera, quella sera che sognai che ti aiutavo a metterti il vestito buono, assistito dai miei nonni materni. Sognai che ti sorreggevo sotto braccio, tutto imbellettato, con la barba appena fatta e col tuo immancabile cappello verde, quello che usavi solo per le occasioni veramente importanti…come tornare, dopo tanto tempo, a incontrare Nonna Maria: l’appuntamento definitivo. Fu un sogno vivido, il primo che feci da quando non ci sei, la notte stessa che te ne andasti. Sento ancora la tua voce quando ti sogno, non passa mese che non succeda…e sono tredici anni che non ci sei più...mi parli e mi dici sempre cose sagge, mai una parola fuori posto, sempre stoico e risoluto dietro ai tuoi occhi verdi. Sei sempre stato forte e in salute, hai sempre avuto un cuore perfetto, ma non è bastato, forse era giusto così, ma ci sono delle volte che avrei proprio bisogno di sedermi in veranda a parlare con te. Avrei tante, ma proprio tante cose da raccontarti e tanti consigli da chiederti. Chissà cosa penseresti di me oggi, dell’uomo che sono diventato e che sto cercando di diventare. Probabilmente avresti piacere nel dire che il tuo più piccolo nipote è laureato, ma saresti più orgoglioso di dire che – nonostante questo – il tuo più piccolo nipote non ha bisogno di chiamare un idraulico o un falegname o comprare dei pomodori da un agricoltore, fa da sé. Mi manchi infinitamente oggi e tutit i giorni ed è tutti giorni come se fossi andato via ieri. Un pezzetto di me, per quanto minuscolo, è ancora fermo lì a quella notte…ché l’ultima cosa che mi hai detto è stata “Se Dio vuole...ciau...”. Ti parlerei di lei e delle altre e tu mi racconteresti di quanto era difficile, di quanto – come scrivesti – auguri a tutti gli esseri umani di non conoscere mai quella miseria. Se solo sapessi la miseria di sentimenti in cui ci siamo calati, se solo vedessi quanto è inutile essere buoni, sensibili, essere come te. Vorrei avere la tua capacità di nascondere le emozioni, la tua battuta pronta e pungente, la tua capacità di girare il cavallo dall’altra pare, la tua sapienza nel riconoscere il momento in cui non ti devi fidare. Io lo so che, ovunque siate, tu e Nonna ancora vi ricordate di me…avrei bisogno di un istante di voi, di un tuo sguardo, di tornare bambino sulle tue ginocchia e sentire la mano di Nonna che mi stringe il polso e sentirmi al sicuro dal mondo protetto dalla sua gonna. Mi manchi tanto, Nonno, mi mancate tanto tutti e due. Buon Compleanno.
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sandnerd · 5 years
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Dakaretai Otoko 1-i ni Odosarete Imasu - Ep 12
Cosa potere dire in questo episodio dove abbiamo assistito al ricongiungimento finale delle due nostre simpatiche canaglie? Sicuramente che ce lo aspettavamo, anche senza le anticipazioni della scorsa puntata era molto prevedibile che succedesse, e per chi come me si era spoilerata la cosa leggendo il manga ancor di più. Ma andiamo con ordine. Takato contempla il cielo e vorrebbe che la smettesse di piovere. E certo, ora pure il mago della pioggia vuole fare. Il destino gli fa una pernacchia in faccia perchè proprio di fronte al grattacielo dove si trova c'è un gigantesco cartellone con la pubblicità dell'acqua minerale, sponzorizzata da niente popò di meno che da Junta. Chiara Ferragni con la tua Elvian da 8 euro non sei nessuno, in Giappone hanno gli attoroni fichi a pubblicizzare l'acqua. Takato si trova dove si trova perchè è venuto a rinnovare un contratto, oltre che a scusarsi del fatto che sia stato colto in flagrante a farsi scattare una foto mentre cadeva dalle scale e veniva preso al volo da qualcuno, ma vedi che volgare, doveva sfracellarsi per terra e rompersi qualche osso, dove andremo a finire. Ad ogni modo il tizio a cui ha chiesto scusa, che è il direttore di una pubblicità in cui ha partecipato Takato, gli dice di non preoccuparsi di questo, bravo, io sarei preoccupata di regalargli un bastone se non sa manco scendere delle scale. Sasaki, il manager di Takato, vedendolo così abbacchiato, lo invita a casa sua a cena, perchè si sa, il rimedio per le pene d'amore è il cibo. A casa di Sasaki conosciamo Nana, sua figlia, che è sostanzialmente una palletta, e che fa uscire il lato tenero di Takato, ma che allo stesso tempo, con un intuito inusuale per una bimba di tipo 3 anni, vede negli occhi di Takato quanto si senta solo in questo momento. La scenetta del "Caro, l'assaggi tu che io non so farlo?" tra Sasaki e la moglie fa tornare in mente a Takato che anche lui con Junta faceva ste cose, e diventa ancora più triste. La marmocchia si addormenta, e Takato chiede alla moglie di Sasaki con quali sentimenti lei indossi la sua fede, che è grigia, boh forse in Giappone si usa così. Lei gli risponde che indossando la fede quella che prevale è la determinazione ad essere felice insieme al marito, e getta ancora di più nello sconforto il nostro cuccioletto. Arriva Sasaki e manda via la moglie dato che sta facendo già troppi danni, e Takato senza alcuna domanda di Sasaki gli confessa che lui non era preparato a perdere Junta, che stava davvero male ad averlo lasciato e che davvero si sentiva cambiato da lui ma che allo stesso tempo era stato costretto a comportarsi così perchè voleva proteggerlo a tutti i costi. Ma parlarne e risolvere la problematica insieme?no meglio compiangersi addosso, che fa scherziamo. Sasaki gli conferma che da quando Takato sta con Junta è in effetti diventato più affascinante, ah l'amore, e lo fa ragionare un minimo, operazione complessa per Takato, dicendogli che così come ha deciso di lasciarlo, può decidere di tornare sui propri passi, mica muore qualcuno. Il giorno dopo Takato è davanti l'ascensore, non si capisce dove, forse nel luogo di lavoro di entrambi, che contempla ancora quella bambola voodoo inquietantissima, quando le porte si aprono e si ritrova davanti gli allegri piccioncini, ovvero Junta e Yurie, che flirtano come se fossero liceali. Yurie esce ed entra Takato, augurandole buona giornata con un tono che di buono ha ben poco. I due protagonisti insieme in un ascensore da soli, in quali altri 689754653 anime/film/serie tv ho già visto questa scena?non ricordo bene. Segue dialogo del tipo "ma che stai facendo?" "e tu?" "te l'ho chiesto prima io, baka!". Takato fa vedere come un cretino che teneva in mano quella cosa e Junta quasi vuole prenderlo a morsi dato che non lo tocca da diverso tempo, ma il ding dell'ascensore, come da copione, ferma tutto e Junta scende, lasciando Takato nel casino più totale sia interno che esterno. Nel frattempo The witch's drop, il dramma nel quale Yurie e Junta recitano, è terminato, ed i due festeggiano gettando nel fango il Tobun rivelando che il giorno in cui era stato lanciato lo scoop di loro due insieme in realtà era con tutta la troupe che erano usciti a mangiare. Ogni articolo del Tobun quindi viene messo in discussione, soprattutto quello di quando Takato è caduto dalle scale. Ma Junta se ne frega e riaccende la situazione dicendo alla stampa che era lui quello che ha evitato che il moro si rompesse il collo, dicendo anche che l'irreprensibile Takato è in realtà è un maldestro pazzesco, cade di continuo e sbatte la testa dappertutto; roba che io lo accuserei per diffamazione; e non contento dice pure che presto loro due andranno a vivere insieme. Perchè vuole imparare dal suo senpai tutto quello che può, il cucciolone assatanato, è per imparare, certo ci crediamo, però per sicurezza chiama qualcuno per imbottire le pareti della camera da letto, non vorrei che il passaggio di questa sapienza attoriale desse fastidio ai vicini. Takato, che aveva ascoltato la conferenza stampa insieme a Sasaki in macchina, deve fermarsi urgentemente in un negozio, mentre è diventato rosso fino alle orecchie, di certo non deve comprare lo shampo. Detto questo passiamo ai finti piccioncini Junta e Yurie, che si congratulano a vicenda per aver fregato il Tobun, ma Yurie tieni a posto quelle mani artigliate di rosso e ritirati l'anello che arriva la cavalleria, cioè Takato, che, udite udite, afferra la mano a Junta e gli infila un altro anello, Yurie tiè. I due corrono a casa e dopo aver cominciato i preliminari sulla soglia di casa, perchè la soglia di casa è molto più comoda del letto, si prendono a parole perchè Junta ha fatto stare male Takato con la storia che si era messo con Yurie, però pure tu Takato, un'idea migliore la potevi avere invece di lasciare Junta solo perchè vuoi difendere il suo talento. Seguono varie dichiarazioni d'amore da parte dei due e vai così. Dopo averlo fatto Takato si mette il suo anello, mandando in visibilio Junta, era da parecchio che non lo vedevamo con le ali, che però gli prende un momento l'anello e va nell'altra stanza dove tiene un ufficio da gioielliere, dopodichè torna con l'anello nel quale ha inciso "tesoro mio" in spagnolo, vorrei capire perchè proprio in spagnolo, se volevi essere romantico lo scrivevi in francese, boh vabbe. Ah, le meravigliose doti di Junta, che passa dal saper incidere l’oro al far trovare al fotografo stalker (che ha lasciato quel lavoro per cercarne uno migliore senza contare che il capo che ha perso la rivista ha fatto meno grinze di lui perchè vuole dedicarsi alla cucina) foto che lo inquadrano nella vita di tutti i giorni, fa tenerezza Junta, davvero. Chiama Usaka, chiede di vederli, e davanti ad un bicchiere dice loro che per il momento è meglio lasciare perdere il seguito del drama che avevano già fatto insieme data tutta questa confusione, e iniziare qualcosa di nuovo, cioè uno spettacolo teatrale con loro due come protagonisti. Si perchè no, tanto siamo liberi. E vai così. Usaka uscendo viene preso per i capelli da un incappucciato con lecca lecca in bocca, e quando lo vede lo chiama senpai...mmh e chi sarà mai? Ed anche questo episodio si conclude coi due che promettono di fare del loro meglio. Onestamente nessuno dubitava del riappacificamento della coppia, forse però c'è stato un calo nella qualità dei disegni, li ho visti meno accurati e grossolani, ma forse è sempre stato così, dopotutto non è un anime che punta sulla qualità dei disegni ma sulla trama e sui protagonisti pucciosi e teneri. Devo dire che in questo ci è riuscito, poi io per carattere mi affeziono ai personaggi, quindi passo sopra a errori di proporzione e simili. Credo che col prossimo episodio terminerà l'anime, ma ha tutta l'aria di essere un episodio d'epilogo perchè la storia ha avuto il lieto fine in questo episodio, quindi vedremo! -sand-
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giancarlonicoli · 4 years
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19 ott 2020 11:56 ''DAMMI 10 MILIONI E ME NE VADO''. ''HO DATO LA STECCA A UNO…'' - SUL ''CORRIERE'' L'AUDIO BOMBA DA CUI PARTE L'INCHIESTA SUL VATICANO. CI SONO IL BROKER GIANLUIGI TORZI, IL DIRIGENTE DELLA SEGRETERIA DI STATO FABRIZIO TIRABASSI ED ENRICO CRASSO, CHE DAI TEMPI DI WOJTYLA GESTISCE LE FINANZE PAPALI: ''QUESTA COSA VA FATTA COME DICO IO E NESSUNO SI FA MALE. CI SONO I SERVIZI VOSTRI, I SERVIZI INGLESI. NESSUNO SI FARA' MALE SE...''
«DAMMI 10 MILIONI E ME NE VADO» IL VERTICE A TRE SUL PALAZZO DI LONDRA
Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”
Hotel Bulgari di Milano, saletta riservata.
Tre uomini discutono animatamente, di soldi, di affari. Forse di tangenti. Uno è un broker, Gianluigi Torzi. Un altro è un dirigente del Vaticano, Fabrizio Tirabassi. Il terzo è Enrico Crasso, storico gestore delle finanze della Santa Sede. «Tu lo sai che su questa operazione c' è tutto il mondo, sì? Ci sono i servizi vostri, i servizi inglesi... - afferma Torzi - questa cosa va fatta come ti dico io e nessuno si fa male, perché non è che Gianluigi è caduto dal cielo e vi ha salvato l' operazione ». L' operazione di cui parlano, rimasta segreta fino a ottobre 2019, è conosciuta oggi come «lo scandalo del palazzo di Londra», cuore dell' inchiesta penale della magistratura vaticana.
I toni sono alti. Volano imprecazioni. A tratti forse millantano, alludono. Di sicuro negoziano. Ci sono in ballo molti milioni. Intanto fra i presenti nella stanza qualcuno registra, di nascosto. Il Corriere ha ascoltato ampi stralci dell' audio (a tratti incomprensibile). «Fabbrì - incalza il broker - ma sai quanti cazzo di milioni ho guadagnato in vita mia, io? Porc...».
I soldi di cui parlano sono quelli riservati della Segreteria di Stato, alimentati dalle offerte dei fedeli a Papa Francesco: l' Obolo di San Pietro. È il 19 dicembre 2018; due settimane prima la Segreteria di Stato aveva raggiunto un faticoso accordo con il finanziere Raffaele Mincione per uscire dal suo fondo in cui erano stati investiti 200 milioni di dollari e per rilevare il 100% del palazzo in Sloane Avenue.
La complessa manovra fu affidata all' allora sconosciuto Torzi. «Tu mi hai salvato il culo - sostiene Tirabassi, il laico più alto in grado tra i gestori dei fondi della Segreteria - di fronte a un' operazione di cui... non ero responsabile de' sape' cose... e a differenza di tutti non ho preso niente».
Torzi si è autoassegnato mille fondamentali azioni di Gutt, la società lussemburghese che ha rilevato il palazzo. Quelle azioni, che valgono solo il 3 per cento del capitale, gli danno però tutte le leve di gestione dell' immobile del Vaticano. Per Tirabassi è un problema enorme: deve far tornare il palazzo nelle mani della Segreteria perché l' inghippo è stato scoperto dai superiori. Ma non è l' unica questione: «Siamo di fronte alla possibilità - spiega - che da qui all' inizio del prossimo anno sia tutto centralizzato e questo significa che perdiamo noi il controllo come Segreteria... questo non va bene nei tuoi confronti...».
Cerca allora di convincere Torzi a cedere le mille azioni Gutt; forse per collocarle in un fondo: «Quale potrebbe essere una possibile... per riconoscerti il lavoro che hai fatto?». Torzi sa di avere buone carte da giocare. E alza la posta, con colorita schiettezza. «Io pensavo di gestire 3-4 anni. Dammi 10 milioni e me ne vado; dammi 8 milioni, che cazzo ti devo dire Sì, comunque me ne vado... Se mi dai 2 milioni ti dico "mi hai ca... in mano" perché ne ho dati tre e mezzo solo a... (qui cita uno dei protagonisti della storia: non lo riportiamo perché al momento non è stato possibile verificare se sia solo una millanteria, ndr ). C' è il bonifico! Ti faccio vedere!».
È uno dei passaggi più inquietanti. Poco dopo ribadisce: «Ce l' ho qua il bonifico, non è che sto' a di' cazzate...
con Ubs. Oggi se piglio 10 milioni me ne porto a casa 3 o 4», alludendo a stecche pagate a chissà chi. E getta fumo: «T' assicuro che nessuno ti avrebbe detto metti "l' immobile in mano a Gianluigi" se non c' erano determinate logiche... quindi stai sereno, il mio gioco è troppo più importante di una cazzata del genere». Ma c' è di più: Torzi vuole anche coinvolgere la cassa del Papa nell' acquisto di un bond immobiliare, sul quale evidentemente ha una posizione a rischio: «Domani se non ti compri Augusto io sono nella merda». «Che importo?», chiede Tirabassi. «10 milioni... compratene 8...», risponde il finanziere.
Il terzo uomo, Crasso - con le società Sogenel e Centurion riservatissimo gestore delle finanze vaticane sotto tre pontefici - capisce che è il momento di mediare. Presumibilmente è lui che registra e il file potrebbe essere acquisito dai pm del Papa: «Fate domani un' assemblea in cui si decide che la Segreteria acquisisce il 100% del veicolo, tu (Torzi, ndr ) vieni liquidato con 6-8-10 milioni, quello lo stabilisce un contratto...».
Qui emerge l' incredibile circostanza di Torzi coinvolto in un affare da centinaia di milioni senza un contratto che ne definisse il ruolo. I tre - oggi tra gli indagati in Vaticano - si lasciano senza accordo. Da quel giorno lo sconosciuto finanziere molisano terrà in scacco la Segreteria fino a maggio 2019 quando incasserà 15 milioni. Si farà da parte portandosi nel telefonino, tra mille altri documenti, la foto con il Papa del 26 dicembre 2018 e lo scambio di auguri per Pasqua 2019 con Edgar Peña Parra, il numero due della Segreteria succeduto nel 2018 al cardinale Giovanni Angelo Becciu.
Secondo i promotori di giustizia quella di Torzi è stata un' estorsione. Arrestato a giugno, è stato liberato dopo 8 giorni. La sua ricostruzione dei fatti avrebbe convinto gli inquirenti. «Tutto chiarito», diranno gli avvocati. La Mani Pulite del Vaticano, partita da qui, è appena cominciata.
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babivilla · 6 years
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HOLY BIBLE #MAIPIUSENZA
Stamattina per un quarto d'ora ho pensato di essere dentro al Bates Motel, o nell'albergo di Shining, o nella twilight zone: fuori nebbia fitta, e nella hall gelida tipo polo nord nessuno...non un fruscio, non una preghiera sussurrata o urlata da un minareto, e nessuna risposta a scampanellate varie, richiami e nocche sulle porte! Alla fine mi sono lanciata alla ricerca della sala da pranzo e, sorpresa! Erano tutti lì attorno alle stufe! Praticamente sarei potuta andare via senza pagare e non se ne sarebbe accorto nessuno. Quattro chiacchiere col proprietario sull'Italia e la Giordania e di nuovo in macchina col mio driver finto arabo che spacca il secondo meglio di un berlinese Doc; insieme a noi un ragazzo Ali che abbiamo accompagnato al lavoro: cooperatore per i rifugiati Siriani per una Onlus Italiana che opera in un grande campo a Jerash. La prima meta è a poco più di un'ora: Madaba, la città con più alta popolazione Cristiana della Giordania; roba facile mi viene da dire, perché la ridente cittadina di origine neolitica poi passata ai nabatei fu abbandonata per tipo un secolo dopo essere stata semidistrutta da un terremoto, dopodiché un allegro gruppetto di circa 2000 cristiani scacciati da Karak decise di insediarcisi, e proprio mentre scavavano per ricostruire case scoprirono una marea di mosaici bizantini. A quel punto la voce arrivò in Europa e nel giro di qualche mese frotte di archeologi si insediarono nella zona riportando alla luce delle meraviglie senza pari, come la mappa dei territori biblici/palestinesi/israelian/giordani piu antica della storia che fa da pavimento ad una coloratissima chiesa ortodossa. O il pavimento della chiesa dedicata a Maria, perfettamente conservato in mezzo ai resti del colonnato e dell'abside, egregiamente salvaguardati dalle intemperie con una struttura nuova. Insomma un'oretta buona a camminare in mezzo a tessere multicolori di grandezza infinitesimale che narrano le storie di secoli fa tra scene di guerra, giochi, e allegorie mirabilmente incorniciati da tralci di vite, melograni, foglie di acanto o disegni geometrici complicatissimi. Camminando tra i mille negozietti di mosaici (e chi se lo sarebbe mai aspettato?) mi è caduto l'occhio su quello che resterà "l'oggetto" di questo viaggio, del quale ho immediatamente capito di non poter assolutamente fare a meno, e che mi sono quindi precipitata a comprare: BARBIE MUSULMANA, con tanto di vestito palestinese ricamato a mano e velo a coprire i capelli...ed ero così felice, che ho deciso di festeggiare con un bicchiere di succo di melograno fresco, si...la vita mi sorride! La seconda destinazione e' stata il monte Nebo, sul quale (per quanti di voi abbiano saltato lezioni al catechismo quando si parlava di vecchio testamento) il caro vecchio Mose' diede da bere per la prima volta agli ebrei, se siete stati attenti vi sarete accorti che si, per lui era un po' un vizio sta cosa dell'acqua, in realtà avrebbe voluto aprire un bar o un chiringuito al di là del Giordano e chiamarlo "la terra di latte e di miele", ma alla fine per motivi legislativi non se ne fece più nulla...gli rimase il pallino di raggiungere la Palestina che rimirava appunto da quassù, tant'è che a 112 anni circa, quando passò a miglior vita decisero di seppellircelo! Nemmeno a dirlo, un terremoto distrusse il paesino che era stato costruito quassù (io spero davvero che il re abbia approntato un piano serio per quanto riguarda le catastrofi naturali e si faccia una seria prevenzione perché qui i movimenti tellurici fanno danni seri!) e dopo secoli, e dopo parecchie segnalazioni da parte dei pellegrini che passavano da queste parti, si ritrovarono i resti di una chiesa dedicata appunto al grande vecchio, manco a dirlo, piastrellata a mosaico! Ora, pavimentazione a parte, la vista da quassù e' davvero spettacolare, lo sguardo arriva fino al mar rosso, si vedono Gerusalemme, Nazareth ed un altra mezza dozzina di città bibliche arroccate su queste montagne aride rosse e gialle di terra e sabbia, sferzate dai venti ed attraversate solo ogni tanto da dei wadi profondi, pochissimi alberi, se non accanto ai fiumi, personaggi fuori dal tempo che camminano in mezzo a questo niente ed io che mi ritrovavo a chiedermi dove mai potesse andare, fino a che non sentivo in lontananza il richiamo di un gregge o di un cane pastore. Il panorama non deve essere cambiato molto, ed è davvero facile immaginare gli avvenimenti di allora. Riprendiamo la STRADA DEI RE, così chiamata perché collegava tre governorati, e che oggi è percorsa dai pellegrini che da Madaba si dirigono a Gerusalemme...e guardando il cielo azzurro stagliarsi sopra queste colline spoglie so già che prima o poi la percorrerò anche io, col mio zaino in spalla, condividendo ancora storie e sogni. La discesa verso il mar rosso e' segnata da un brusco aumento della temperatura, e a Betania al di là del Giordano (ebbene sì esiste anche una Betania AL DI QUA del Giordano....ed ovviamente il punto di vista è quello di Israele) ci sono più di 19 gradi. Siamo solo in 9 sulla navetta che ci accompagna al sito del battesimo, e la guida ci tiene a rimarcare che il fiume era immenso una volta, che è lui il confine tra Giordania ed Israele...nonostante sia in continuo movimento, e che anche se quelli dall'altra parte continuano a dire che il sito dove Giovanni (vecchia volpe del deserto misogino e incazzoso) battezzò Gesù sta nel loro territorio...le scritture dicono di no! E che vabbe' che il fiume e' sempre lo stesso ma la cosa è successa di qua, e' inutile che dicono il contrario! Ora non voglio soffermarmi troppo sull'esimia testadicazzo dell'ICR che si è divertito a farsi fare foto in pose imbecilli dall'altra esimia testadicazzo della guida perché mi salirebbe di nuovo il sangue al cervello (essendo io una specie di agnostica, ma con una spiccata predilezione per il rispetto altrui, e quello, volente o nolente per qualcuno è un luogo sacro...ergo se la cosa non ti piace non ci venire ciccione schifoso che noi stiamo tutti più larghi, e la federazione non ci avrebbe nemmeno rimesso la benzina di ben DUE jeep che ti hanno accompagnato), ma vorrei riuscire a trasmettere la sensazione di gioia che mi hanno trasmesso quelli dall'altra sponda che si bagnavano, vestiti con una camiciola bianca, nelle acque del fiume, in un secondo battesimo mentre un ragazzo salmodiava in ebraico....erano tantissimi e sembrava una grande festa. Mi sono seduta in silenzio reverenziale a guardarli, fotografarli mi sembrava fargli violenza in un momento così gioioso; sono riuscita a tirare fuori la mia reflex solo quando sono spariti tutti...ed è rimasto un segnale in mezzo all'acqua a segnare un confine guardato a vista da entrambi i lati. Ora, detta così , sembrerebbe che il Giordano sia una specie di Rio della Plata e che a stento si veda la riva opposta lambita da acque limpide e cristalline....ecco, mi dispiace rovinarvi l'immagine romantica ma....in realtà stiamo parlando di una specie di torrentello largo tipo 3metri al suo massimo, profondo 40cm di un'acqua stagante ed inquinata che definire color "caffellatte" e' già fargli un complimento, e di fede per bagnarsi lì dentro vi assicuro che ce ne vuole davvero tanta!!! Il nervoso che avevo in corpo non dava segni di voler diminuire, ma per fortuna era arrivato il magic moment della giornata: Mar Morto in un albergo da paura! Un succo di limone mentre sbrigo le pratiche (le più lunghe che la storia ricordi...ma essendo un albergo svizzero tutto ha immediatamente un senso) alla reception, e guardandomi attorno tra marmi, stucchi, ori, incensi e mirra, l'unica cosa che penso è: ti vuoi sbrigare testina di vitello tonnata che mi voglio andare a buttare a mare si o no??? Non so nemmeno io realmente cosa aspettarmi quando finalmente arrivo alla riva, metto un piede in acqua....mm tutto nella norma...metto il secondo....freschettina ma, sempre tutto normale, ma mi avranno mica preso in gi....ed ecco che arriva lei: LA BUCA , di botto i piedi non toccano più! Cioè chiariamo: non è che non toccano il fondo, no...tu sei piegato come se fossi in poltrona e i piedi non toccano proprio l'acqua!!! Se ti metti dritto a candela emergi dal petto in su senza muovere nemmeno il trillice (che è una delle dita dei piedi ignorantoni malfidati), e se per caso hai la malaugurata idea di passare a "pancia sotto"...vabbè un attacco di ridarella isterica non te lo toglie nessuno! Nonostante la rumorosa presenza di un gruppo di gialli, ho seguito scrupolosamente tutta la procedura dettatami dal bagnino: galleggiamento (nuotata non si può dire), spalmaggio aggressivo in ogni dove del fango nero, attesa zen che il tutto asciughi mentre il pollaio attorno a me non accennava a diminuire, e quando poi anche il minimo movimento oculare e' impossibilitato dal consolidamento della Malta nera, di nuovo in acqua per il risciacquo! E in acqua ci sono rimasta fino a quando il rumoraccio di fondo non è svanito, rilassata come se fossi seduta in poltrona a farmi cullare dalla lentissima corrente mentre guardavo il sole fare lentamente capolino dalle nuvole, così ho avuto il mio tramonto, il mio silenzio, il mio relax...e pure le coccole di un gattone rosso! La spa e' risultata in ristrutturazione, e così mi sono consolata con una cena giordana dopo una lunghissima chiacchierata su ecologia, amicizie, salinità e vita futura del mar morto (con tanto visione in 3D di pezzi di sale presi in Israele) ovviamente religione ed antico testamento e cibo con Mahmoud, ed ora mi godo la serata guardando le stelle spuntare ad una ad una sopra il mare dalla mia terrazza privata. Scusate se da dove sono vedo le luci di Jericho, Ebron e Gerusalemme...posso dire a ragion veduta che per tutto QUESTO, c'è MasterCard!
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salvatoresan · 6 years
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PARTE 5°, DELLA SOSTANZA ORIGINALE DEL PRINCIPIO DIVINO DI REV. YU
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By Ramdane Hadj Amar
1. COMMENTI DELLA SETTIMANA
2. EVENTI E ALTRI INFORMAZIONI
3. PARTE 5°, DELLA SOSTANZA ORIGINALE DEL PRINCIPIO DIVINO DI REV. YU
Benvenuti a questa newsletter in Italiano. Lo scopo di questo mezzo di informazione è condividere prima di tutto il cuore e le parole originali di Sun Myung Moon, che noi crediamo è il secondo avvento di Cristo, e di aiutare chi non conosce bene la lingua inglese a ricevere aggiornamenti sulla provvidenza attuale in Italiano
1. COMMENTI DELLA SETTIMANA
HAK JA HAN NON HA UN GRANDE SUCCESSO NEL VENDERE LA SUA NUOVA TEOLOGIA AI MEMBRI DELLA FEDERAZIONE DELLE FAMIGLIE
Finora solo due concetti sembrano essere utilizzati anche se vengono fraintesi
Pregando nel nome dei genitori celeste [Al plurale, significa diteismo, apprendo la porta ad altri dei]
Figlia unigenita
Il resto viene rifiutato:
Il Vero Padre è nato con il peccato originale
Il Vero Padre è stato salvato da Hak Ja Han che è nata senza peccato originale
Il suo cambiamento del lignaggio si è verificato nel ventre della madre
Hak Ja Han non è stata educata e cresciuta dal Vero Padre
I 2000 anni di storia cristiana avevano come scopo di preparare la venuta della figlia unigenita di Dio: Hak Ja Han
La storia di 2500 anni del lignaggio Han [la tribù Han nella storia Coreana] era una preparazione per Hak Ja Han
Hak Ja Han è la Gesù Cristo femmina
È diventata perfetta all'età di 16 anni quando ha incontrato il Vero Padre
2. EVENTI E ALTRI INFORMAZIONI
La famiglia Toccacieli ha creato su Youtube un Canale Youtube sui varie temi, e in particolare sui Principi Divini. Vi incoraggio a dare un occhiata per informazioni e ispirazioni e anche iscrivervi se volete. World Peace and Unification Sanctuary Rome Italy
Anche Io (Ramdane) ho un canale Youtube in Italiano e inglese, condivido video sui discorsi di Hyung Jin Moon in Italiano. Il canale si chiama: Il Buon Regno - Healthy Kingdom
3. LA 5° PARTE DELLA SOSTANZA ORIGINALE DEL PRINCIPIO DIVINO DI REV. YU
REV. YU JEONG OK, UNA SPIEGAZIONE DETTAGLIATA, DAL PUNTO DI VISTA DEL PRINCIPIO DIVINO (LA SOSTANZA ORIGINALE DEL PRINCIPIO DIVINO) E CIÒ CHE LUI STESSO HA SENTITO DAL VERO PADRE.
Buon giorno, mi chiamo Jeong Ok Yu e vengo dalla Corea. La mia missione, che mi è stata data dal Vero Padre, era di educare i membri con l’OSDP (la Sostanza Originale del Principio Divino). Credo che oggi mi sia stata data questa opportunità per condividere alcune idee con tutti voi nella mia qualità di educatore. Come forse già sapete, ieri è stato un punto di svolta significativo nella storia. Come il Vero Padre l’aveva descritto, è stato il giorno di una rivoluzione cosmica, una rivoluzione che va ben oltre la sfera della nostra comprensione umana.
QUINTA PARTE
Come ho spiegato prima, la madre Han doveva percorrere il corso di questi stadi. Lei l’ha fatto solo fino al sesto stadio. Queste non sono parole mie. Queste sono parole del Padre. Allora la domanda sarebbe qual è la missione della Madre? È diventare assolutamente unita al Padre. Assolutamente unita. Fede assoluta, amore assoluto, obbedienza assoluta. Non solo per un semplice momento, ma per tutta l’eternità. La madre Han non è stata capace di realizzare questo.
Devono esserci state tante situazioni nei 50 anni passati vivendo con il Padre, ma mi sono sempre chiesto perché mai il Padre diceva una cosa del genere ad una persona come me ed esprimeva i suoi pensieri e sentimenti più profondi. La mia presa di coscienza è venuta dopo. Il Vero Padre è un essere che non apparirà mai più su questa terra nella sostanza. Sapendo questo, il Padre doveva lasciare a qualcuno le sue parole e il suo cuore su queste questioni complicate. Questo è quello che sento.
Il Padre ha condiviso questi insegnamenti con me ed io ho ascoltato le sue parole. Dato che è così, io devo testimoniare a quelli che non sono a conoscenza di questo. Ho anche incontrato i miei fratelli delle 36 coppie e ho condiviso questo con loro. Servendo il Padre fino a questo giorno mi è stata data l’opportunità di ascoltare tante sue parole in relazione a questa provvidenza. Se dovessi distogliere lo sguardo e non testimoniassi le parole del Padre, questo sarebbe un atto di tradimento verso le parole del Padre. Perciò devo testimoniare le parole del Padre.
All’inizio io stesso non riuscivo a crederci, ma osservando in che cosa a poco a poco la madre Hak Ja Han si sta trasformando sono giunto a questa conclusione. Dopodiché sono diventato consapevole e ho capito la situazione. Ora, visto quello che ho condiviso con voi oggi, chiedo a tutti voi: la madre Han ha realizzato assolutamente l’unità con il Padre? No.
Il 2010 era il 50° anniversario del Santo Matrimonio del Vero Padre. Era l’anno del giubileo d’oro. Il Vero Padre non poteva più permettere alla madre di continuare nel suo modo perché quello era l’anno in cui tutta la provvidenza di restaurazione avrebbe dovuto essere completata. Era il tempo in cui la madre doveva stare nella posizione di moglie dei Veri Genitori e percorrere la strada giusta. Quello era il tempo.
A quel tempo, avete tutti saputo di un’importante cerimonia di dichiarazione alla presenza di Dio il 10 maggio alle 2:10 del mattino, non è vero? Quella era una cerimonia per dichiarare la piena autorità e onnipotenza sulla base della completezza totale e finale dei Veri Genitori. I leader della Federazione delle Famiglie fanno riferimento a questa cerimonia per spiegare che i Veri Genitori erano già diventati uniti e completi. Questa è la loro base per tutto quello che spiegano oggi.
Credono che quello che la madre dice è un segreto del Cielo rivelato recentemente. Questa è la base della loro fede per seguirla. Ma questo credo è completamente sbagliato. Tutte le coppie benedette la stanno seguendo ciecamente perché non sono consapevoli dell’essenza. Inoltre, ci è stato insegnato a mostrare assoluta fede, amore e obbedienza. Così la mentalità è stata quella di seguire ciecamente, se si pensava che erano parole dal Cielo.
Ma ora è tempo di finirla.
Dovete unirvi assolutamente al Padre. Dovevate mantenere un’unità assoluta con il Padre ma non l’avete fatto. Che tipo di conversazione pensate si sia svolta tra il Padre e la madre Han quel giorno? Il Padre avrà detto alla madre: “Prima della dichiarazione ci sono stati molti corsi che tu non hai capito, ci sono state tante volte in cui ti sei allontanata e mi hai persino negato. È tutto perdonato; tuttavia, da ora in poi, tu devi seguire il mio corso”.
Dio ha realizzato il Suo 95% di responsabilità e il Padre ha detto che aveva realizzato il suo 97% di responsabilità, il 97% come i Veri Genitori. La responsabilità della madre era il 3% e lei aveva tre anni fino al Giorno di Fondazione per realizzarla. Il Padre disse che ci sarebbero state delle conseguenze enormi se lei non lo faceva. Il Padre non ha spiegato nei particolari le conseguenze, ma ora noi abbiamo visto tutto.
Guardando indietro, non ci può essere un evento enorme più grande di quello di ieri. Capite? La portata di questo evento va al di là della nostra immaginazione e comprensione umana. Abbiamo visto esattamente come Dio stabilisce l’ordine. Abbiamo visto esattamente la legge del Cielo. Tutto è andato a posto e in ordine e le leggi del Cielo sono state stabilite. C’è un ordine che deve essere mantenuto. Anche se è difficile da capire, dovete credere in questo.
Con questo evento, la madre Hak Ja Han ha perso la sua posizione di Vera Madre. La parola “Vera” è stata tolta dal suo titolo. Anche se è nella posizione di madre come donna, non è più nella posizione di Vera Madre. La parola “Vera” è una parola che è centrata su Dio. Non c’è nulla di “Vero” se lasciate Dio. Ecco perché il nome “Veri Genitori” è il nome più prezioso e santo. È necessario dire qualcos’altro? Tutto è contenuto in quel nome. Ieri è stato quel giorno.
Se leggete la Bibbia, profetizza che alla fine dei tempi, tutti gemeranno e piangeranno. Ieri ho pensato profondamente a come si sentirà la madre Hak Ja Han una volta che si renderà conto di quello che ha fatto. Il Vero Padre in effetti ha detto nelle sue parole qualcosa in relazione a questo: “Quando lottate dovete lottare per vincere, ma dopo aver ottenuto la vittoria non dovete odiare l’avversario. Se fate questo, siete peggiori dell’avversario”. In altre parole, dopo la vittoria dobbiamo perdonarli.
Ad esempio, il Padre era stato torturato dagli ufficiali giapponesi durante la colonizzazione giapponese della Corea. Quando la Corea fu liberata, il Padre fece dei preparativi per quegli ufficiali giapponesi in modo che potessero tornare in Giappone sani e salvi. Il Vero Padre ci ha mostrato e dato l’esempio del cuore. Noi dovremmo avere questo tipo di cuore a partire da ora, Così facendo la nostra natura originale si può stabilire nel nostro cuore.
Poi c’è il lignaggio. Dio ha sacrificato e versato così tanto sangue per 6.000 anni per stabilire il lignaggio. Il grado di serietà del lignaggio non si limita al livello individuale. Il lignaggio di Dio non può essere mai scambiato, nemmeno a prezzo del cosmo. E questo è stato perduto. Tutta la dignità è stata perduta. In terzo luogo è non poter amare il regno Caino. Il Padre ci ha già insegnato questo. Il regno Caino punta al mondo caduto e ai suoi rappresentanti. In quarto luogo, noi non siamo stati capaci di sostenere i 6 Santi designati dal Padre. Nel mondo spirituale, attraverso chi il Padre farà il suo lavoro? Naturalmente il Padre userà le nostre famiglie benedette ma lavorerà centrato sui Santi. Come sapete, sono stati tutti benedetti dal Padre.
Auguro buona settimana
Ramdane
PREGHIERA DI HYUNG JIN MOON “SIAMO BENEDETTI PERCHÉ STIAMO PER LA GIUSTIZIA
https://youtu.be/OyHJLPzFtkY?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=hello_name_50_parte_la_sostanza_originale_del_principio_divino&utm_term=2017-11-12
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Rione Sanità, di Tiziana Testoni (aprile 2019)
Risalivo da via Sanità con la mia pizza fumante ai friarielli e alici, quella fatta da Alberto, una specialità. A Milano non se ne trovano di così fragranti. Non so per quale miracolo - perché solo di questo può trattarsi: la pizza qui a Napoli è impareggiabile! Forse, con tutti gli altarini che ci sono disseminati per le vie, Lei ha deciso di ricambiare tanta devozione con questa magia. Avevo fatto tardi al lavoro e per farla semplice, avevo deciso di passare all’asporto, anche se avrei dovuto contenere le spese. Tempi duri.
 Il traffico era ancora intenso, erano passate le ventidue, ma cercare la quiete in questo rione era cosa assai ardua. Avevo una camera in affitto in via Dei Cristallini e rientravo spesso a piedi; mi piaceva respirare l’anima di quei luoghi. Il rumore dei tacchi sul porfido, il suono delle tv e il vociare aperto e sincero dei suoi abitanti facevano un tutt’uno, corpo e anima, della stessa verità. Certo c’erano anche il fracasso delle marmitte truccate degli scooter, le auto parcheggiate in doppia fila e le urla ostinate di qualche venditore, ma il battito era lo stesso, la stessa armonia.
 Procedevo lungo i miei pensieri quando, in lontananza lungo via Sanfelice, vidi uscire da un portone un uomo di bassa statura, con un cappello ed un mantello neri. Gli abiti che portava, di altri tempi, attirarono la mia attenzione e lo seguii con lo sguardo. Aveva un’andatura fiera e decisa; procedeva in direzione opposta alla mia. D’istinto mi appiattii contro i muri delle case, cercando di non farmi notare, non so neanch’io perché. In quel momento, mi affiancarono una coppia che passeggiavasotto braccio ed altre persone, che camminavano frettolosamente. Non mi guardarono nemmeno.
 Intanto, quel signore si era fermato davanti ad un portone, si era chinato e aveva infilato un busta attraverso la feritoia della corrispondenza. A quello successivo, di nuovo, si china ed infila una busta; più in basso questa volta, tra il gradino ed il profilo di un’antica porta di legno massello. Come in un sacro rituale la cosa si stava ripetendo ad ogni portone, fino a che prese a svoltare a destra, in via Santa Maria Antesaecula.
Ero rimasto fermo come un allocco con la mia pizza, ormai tiepida, in mano. Dovetti fare uno scatto per raggiungere l’incrocio. Inciampai in una delle tante buche storiche della pavimentazione e - cazzarola - mancò poco che mi cadesse il contenitore. Spiai l’ingresso della via, stupito del mio fare da investigatore, ma in cuor mio sentivo che era una situazione strana. Lo avevo perso. Così procedetti a passo svelto lungo la via.
 Dovetti camminare un po’ prima di vederlo uscire di nuovo da un cancello. Attraversò la strada e ancora un’altra busta sotto ad un’altra porta, questa volta malridotta e piccola. Poi cambiò direzione, venne verso di me. Oddio! E ora che faccio? Non posso nascondermi e, guarda caso, non sta passando nessuno. Faccio l’indifferente, rallento, parlo con il contenitore della pizza, che ormai era congelata.
Trotterella. Ha il passo del bambino che scappa dopo una marachella. Sono curioso, lo osservo di sottecchi. Noto che i suoi passi non fanno rumore e la sua figura non ha ombra. Come può essere? Mi sta passando accanto, la luce fioca dei lampioni e l’ombra della falda del cilindro non mi permettono di vedere bene il viso e, così, attendo qualche passo e torno a seguirlo. Poco prima dell’incrocio a sinistra entra in una cancellata che dà su di un cortile interno, con scalinate che portano nei diversi condomini. Attraversa il cortile con passo sicuro e si dirige ad un appartamento al civico 109.
 Arrivano voci e musica dall’interno. Mi fermo, in disparte. Qualcuno viene ad aprire e subito come un boato, urla di gioia risuonano nel cortile. Si chiude la porta e corro a guardare. Per fortuna le finestre sono basse e sbircio l’interno. Sarà la corsa, sarà l’inusualità di quella situazione, ma ho il cuore che batte a mille. C’è una tavolata imbandita vicino alla finestra­; poco più in là un capannello di persone lentamente si srotola e lascia intravedere di spalle l’uomo che ho seguito fin lì.
 Mi sembra di riconoscere alcune persone, ma non può essere vero! Nessuna di loro calca più il palcoscenico di questi anni. Vedo Peppino De Filippo e Vittorio De Sica che brindano con Sofia Loren, eterea nella sua eleganza. Qualcuno suona la chitarra, ma è Pino Daniele, non ci posso credere! Accanto a lui Massimo Troisi e Mario Merola. Ma che sta succedendo? Deve essere la prova costume per qualche spettacolo in stile “Amarcord”. Ci sono anche personaggi storici in costume d’epoca. Ma quello è Masaniello! Adesso ci manca pure che arrivino i Re Magi e siamo apposto! Un attimo, non so ancora chi è quell’uomo! Lo cerco e vedo che stanno portando una torta decorata con decine di candeline accese. Mi metto sulle punte per riuscire a trovare un indizio, per capire qualcosa, ma niente da fare.
 Sono così preso, che non mi accorgo che la porta si è aperta. Una mano si appoggia su una mia spalla, facendomi sobbalzare e cadere per lo spavento. E’ lui, l’uomo con il cilindro. Sbianco, mi manca il fiato per un tempo che mi pare infinito, poi mi rimetto in piedi, se così si può dire, perché non sento più le gambe. Mi chiede se sto bene, ma non riesco a rispondere. Così mi invita ad entrare.
 Il Principe Antonio De Curtis era tornato e con lui erano tornati coloro che avevano fatto grande il nome della mia città d’adozione. Mi accolsero tutti con calore e mi fecero sedere con loro. Mi spiegarono che si erano riuniti per festeggiare il compleanno di Totò, che cadeva proprio quel giorno, il 15 di febbraio. Al contempo, seppur in anticipo di quattro giorni ricorreva anche la nascita di Massimo Troisi e così ne avevano approfittato per dare una grande festa.
La notte trascorse tra brindisi, risate e canzoni o almeno così mi sembrò di ricordare la mattina successiva. Quando mi svegliai, mi sentivo come se le pareti della stanza fossero state costruite, mattone dopo mattone, intorno alla mia testa e non riuscivo a mettere a fuoco con chiarezza. Stentavo a capire se, ciò che era accaduto, fosse solo frutto della mia immaginazione o reale.
Era sabato e avevo la giornata libera. Così appena riuscii ad alzarmi, feci una doccia gelata, bevetti un ettolitro di caffè e assecondai il desiderio di tornare là, per capire. Misi un paio di scarpe comode e un impermeabile, il cielo minacciava pioggia. Pochi minuti di cammino ed entrai nel cortile. C’era già molto movimento e nessuno, all’ingresso, badò alla mia presenza.  Riconobbi le ringhiere delle scalinate arrugginite e i muri a tratti scrostati di quel grande codominio. Dritto in fondo ecco le finestre e l’ingresso dell’appartamento. Corsi, non stavo nella pelle! Suonai, bussai, ma nessuno rispose. Sbirciai dalle finestre e tutto era buio, immobile, ordinato.
Ca’ vuoì? - mi sentii apostrofare – O’ museò è chiusò, aià ritornàr lunèdì. Disse una donna alle mie spalle, intenta a pulire le scale.
Il museo? Quale museo? - Le chiesi – Si fermò, si appoggiò al manico della scopa e mi fissò minacciosa.
Me staje prendènd in girò? Ca’ cazzo sì venutò a fa qui, si nun ppe visitàr ò museò ro’ grandissìm Totò? Scese in uno scatto dalle scale e in un attimo mi stava minacciando facendo roteare i rami di saggina sulla sua testa.
Un attimo, signora, la prego, non so nulla del museo, mi lasci spiegare.
Schivai un colpo, per fortuna dato senza troppa precisione. Nel frattempo si erano avvicinate alcune persone che cercarono di calmare quell’indemoniata e dopo poco tornò la quiete.
 Un signore distinto, si avvicinò e mi fece accomodare ad un tavolo in ferro battuto, in un angolo del cortile, vicino alle finestre dell’appartamento. Parlava con eleganza e mi chiese se volessi qualcosa da bere. Sul tavolo vi erano una caraffa piena d’acqua, dei bicchieri, un mazzo di carte e dei ritagli di fogli bianchi. Mi spiegò che Vincenzina era la vecchia portinaia, che era uscita di testa e che non aveva mai conosciuto le buone maniere.
 Mi raccontò che quella era la casa natale di Antonio De Curtis, da cui andò via nel 1920 e non vi fece più ritorno. Qualche anno dopo la morte della madre, vi prese dimora una coppia di abusivi. Questi sfruttarono la morte dell’attore, nominato Principe dopo anni di cause per il riconoscimento del titolo nobiliare, facendo visitare la casa ai turisti in cambio di poche lire. Nell’anno duemiladue, la casa fu venduta all’asta e i nuovi proprietari la ristrutturarono, non senza difficoltà burocratiche e ne fecero il museo che è ora. Ci fu un attimo di silenzio, ero perso nei pensieri.
Mi dica, come mai è venuto qui, se non sapeva niente di tutto questo? – mi chiese, scavallando la gamba sinistra e inarcandosi per prendere qualcosa dalla tasca della giacca. - Ne vuole una? – mi offrì una sigaretta. Mi allungai per prenderla e, sporgendomi dal tavolo, notai per terra, l’angolo di un cartone bianco. Riconobbi il contenitore per pizza, che avevo comprato la sera prima, che doveva essere caduto insieme a me e di cui mi ero scordato. Lo raccolsi, all’interno c’era la pizza ai friarielli e alici, rinsecchita.
 Un sorriso attraversò il mio volto e fu così illuminante che anche il gentiluomo lo notò. Ero al settimo cielo! Quella era la prova che non era stato solo un sogno. Avevo veramente vissuto quella incredibile avventura. Ero talmente entusiasta, che corsi il rischio di passare per visionario e gli raccontai dell’incontro con Totò, della festa e di tutto il resto. Lui mi ascoltò incuriosito e quando gli dissi di averlo visto mettere le buste ad ogni portone, lui sorrise, si alzò d’istinto e disse che allora era proprio lui. Era infatti risaputo che, nonostante non amasse parlare delle proprie umili origini, Rione Sanità gli era rimasto nel cuore e diventato ricco, Totò usava passare di nascosto la notte e lasciare buste con del denaro per i più bisognosi.
 Sull’onda di così tante emozioni, ci salutammo e gli promisi che sarei tornato a visitare il museo lunedì stesso. Ci abbracciammo come due amici di vecchia data, ma chissà forse lo eravamo stati, in un’altra vita. Uscii e ripresi a camminare, riassaporando il ricordo dell’atmosfera di gioia vera, che gonfiava il mio cuore.
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leeredienoch · 7 years
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RACCONTI DEI MOMENTI CELEBRI 01 Alut -X Era-
Alzò lo sguardo lungo il tavolo di legno, non potendo fare a meno di incrociare le sue mani poggiate su di esso. Il labirinto delle sue rughe su quei dorsi stanchi, sembrava proseguire con naturalezza nel fitto ricamo di tagli che ornavano la superficie del tavolo. La luce penetrava in lame polverose e opache attraverso i vetri in disuso. A volerci pensare bene, aveva sempre più l’impressione di essersi distratto e aver perso gli anni della sua vita come si perde una vecchia moneta bucata. Le pareti in legno erano marce, il parato gonfio per la muffa, e dietro il bancone non c’erano più alcolici, ma solo bottiglie vuote senza etichetta. Un tempo la Locanda del Ranger Caduto di Alut era stato il luogo di ritrovo di ogni avventuriero del Grande Oceano, ma questo era stato tanto tempo fa. Ora nessuno faceva caso a quella vecchia struttura in legno nel cuore del centro storico, un minuscolo quartiere incastonato in quella mostruosità che oggi era divenuta la città di Alut. Se si sporgeva fuori la finestra, anche da lì, poteva vederle, le svettanti strutture in metallo, le navicelle che ordinatamente tagliavano il cielo, in fila per partire, o in fila per tornare. Il caos vivo di un tempo aveva ceduto il posto ad un’efficiente moltitudine rumorosa. La sua locanda era in quelle condizioni pietose, eppure non chiudeva, non poteva chiudere, non gli era permesso. Era intenzione specifica del governo lasciare il centro storico lì, alla portata di tutti, perché ogni cittadino potesse vedere cosa era il passato e perché questo presente era così radioso. Se mai un avventore fosse entrato lui gli avrebbe detto che quel culto della cenere niente aveva della memoria del fuoco che un tempo animava quegli edifici in legno. In quel tempo quando le giovani spose danzavano sui tavoli della locanda, combattendo con i loro mariti scagliandosi incantesimi e parole d’amore. Quando gli stranieri portavano racconti di gesta eroiche compiute in lande lontane dai marinai di Alut, che in quei giorni solcavano il mare e i cieli con la stessa perizia. In quel tempo lontano, quando nell’ora più buia, quando ogni speranza era perduta, ci sarebbe sempre stata una speranza, una luce a rischiarare l’oscurità, una fiamma ad ardere nel silenzio. Il vecchio locandiere era in preda a quei tristi pensieri quando la porta si aprì. Una sagoma si stagliò fra la luce dell’esterno e il buio dell’interno. Il locandiere si coprì istintivamente il volto per proteggersi da quell’abbaglio inatteso e quando osservò ancora la porta, questa era chiusa. Si scosse sulla sedia, che cigolò rumorosamente, cercando di capire se ormai la vecchiaia e la malinconia non lo stessero tradendo con qualche ultima, falsa, illusione. Ed invece, quando girò il capo, più per abitudine che per cercare realmente qualcosa, notò qualcuno seduto al bancone. Non fece caso al fatto che doveva essere stato notevolmente rapido e diede la colpa alla sua età, che eleggeva da tempo a causa ultima di ogni fastidio vivesse in quel tempo. Istintivamente, quasi riaccendendo un automatismo sopito, barcollò fin dietro il bancone, trascinando la vecchia coda lungo il pavimento e si rivolse all’inatteso avventore. <<Buongiorno!>> Ma l’altro non rispose, si limitò ad alzare lo sguardo e a sorridergli. Fu allora che il taverniere notò che quello strano umano dai lunghi capelli rossi ed il sorriso smagliante, vestiva con gli abiti rossi in ricami d’argento che un tempo portavano i maghi del fuoco. Abiti di quel tipo lui li non vedeva da molto tempo e a vederli ora, in quel mondo dominato da schermi, pubblicità, palazzi di vetro e acciaio e astronavi, li trovò alquanto eccentrici. Il giovane umano indicò una bottiglia di vino semivuota e coperta di polvere che stava dietro il bancone. Il locandiere, lento ma diligente, la prese, soffiò via la polvere, prese poi un bicchiere che non fosse irrimediabilmente macchiato, e versò il vino che subito liberò un orribile odore acetato. <<Non pensavo….>> disse il giovane umano facendo girare il vino nel bicchiere <<...che i Guindal potessero invecchiare…>> Il locandiere lo guardò interdetto chinando il grosso capo irto di corna. In effetti erano anni che non si sentiva chiamare con il nome della propria gente. “Guindal”, le portentose lucertole umanoidi provenienti dai mondi gemelli di Golus e Gandes, i cui volti rivaleggiavano in eleganza e maestosità con quelli dei draghi, di cui probabilmente erano parenti. Il locandiere non amava le domande su sè stesso ma ancora una volta incolpò la vecchiaia di averlo reso fiacco, non volendo accettare che semplicemente, dopo anni di silenzio, aveva desiderio di parlare, fosse stato anche con uno sconosciuto. <<...non sbagli giovane ragazzo…>> gracchiò con voce quequera <<...noi guindal siamo invero portentosi e forti e immortali come si dice, ma solo se ci divertiamo, se proviamo grandi emozioni. Quel che per voi fa l’adrenalina, in noi lo fa la viashina, una sostanza che oltre a darci la carica rigenera le nostre cellule. In altre parole giovanotto, solo un guindal che si diverte è un guindal immortale.>> L’umano dai capelli rossi si drizzò sulla sedia, perché seppur ne aveva sentite tante di storie, questa gli era proprio sconosciuta e la trovò incredibilmente bella, nonché metaforica e poetica. L’idea stessa che queste creature potenti e imbattibili, gloriose e mitiche come le storie più belle, potessero invecchiare e morire di noia, gli sembrò un buon riassunto dell’esistenza di tutte le forme di vita della galassia. <<Questo vino fa schifo…>> sbottò l’umano buttando dietro di sè il bicchiere. Il vecchio guindal non fece in tempo ad afferrarlo ma fece comunque il goffo tentativo protendendosi oltre il bancone <<...questo posto fa schifo…>> si alzò in piedi dalla sedia l’avventore <<... la tua vita fa schifo!>> concluse puntandogli il dito addosso. Il vecchio si fece piccolo piccolo, e la gobba e le rughe sembrarono una rete pesante sulla sua vita. Impotente innanzi alla sua miseria si sentì meschino e umiliato e provò un senso di cedevole malinconia, ma fu allora che il giovane sorrise entusiasta. <<Vieni con me guindal! Andiamocene via da questo posto! Ho una nave per solcare i cieli e tanta voglia di farne spettacolo tale che i bardi canteranno di noi per tutte le Ere a seguire!>> Il vecchio guindal si scosse dal suo tugurio di tristezza ma le orbite stanche e scavate incorniciavano lo stupore e l’indecisione di chi subodora la trappola, poiché l’amarezza rende spesso le persone immuni alla gentilezza e sospettose nei confronti dei chiari di luna. Il giovane protese la sua mano verso il guindal. <<Non temere vecchio! In men che non si dica ti avrò esposto a così tanti pericoli che sarai di nuovo giovane in meno di sette giorni!>> <<...ma il mio lavoro...io non posso andar via…>> balbettò il vecchio. <<Meglio ancora! Questo è un ottimo inizio! Mi chiamo Alfa, e viaggio con la ciurma del pirata Hackab, e ci serve un guindal a bordo, come ti chiami?>> Il guindal mosse un passo in avanti, il suo cuore pulsò con ritmica energia e già poteva sentire i primi acciacchi sciogliersi. Guardò allora quel ragazzo che sembrava avesse il magico potere dell’avventura, quasi ne fosse un’estensione vivente e gli rispose. <<Qui in locanda tutti mi chiamavano Desolazione…>> <<Desolazione? Mi piace! Vieni via con me, e lasciamo queste torri di vetro e questi ordinati paesaggi spezzati>> Svanirono oltre la porta, lasciandosi dietro l’odore del legno che marciva, verso l’unico luogo dove avrebbero potuto far palpitare ancora e a lungo il cuore di un guindal, le stelle.
La storia di Desolazione e Alfa prosegue su Quel giorno in cui ti parlai di Enoch
lasagadienoch.jimdo.com
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traceofaftersound · 7 years
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Cose ritrovate sepolte nella neve di Nagano
La motivazione necessaria per riprendere ad aggiornare il blog. Non ho nemmeno aspettato di tornare a casa e inizio a scrivere questo post nel trenino sgangherato ma coi sedili riscaldati che sferragliando mi porterà da Hakuba a Matsumoto (ciao Lucilla, ti penzo 💙).
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(Il paesaggio fuori dal finestrino del treno now).
Cosa mi abbia portato qui è presto detto: long story short, da fine novembre dell'anno scorso ho un nuovo capo a lavoro (la giapponese di prima dopo un anno di mobbing ha deciso che si era divertita a sufficienza ed è andata a tormentare qualcun altro lasciando posto a Lilo, una ragazza svizzera di un anno più grande di me che probabilmente a breve inizierà ad odiarmi pure lei lol, ma che per il momento posso dire essere stata un dono dal cielo per farmi ritrovare la motivazione per andare in ufficio ogni mattina senza meditare di buttarmi sotto i binari già in stazione). Il weekend del 28-29 gennaio era in programma una gara di sci intercamerale tra le Camere di Commercio austriaca, tedesca e svizzera, giunta quest'anno alla seconda edizione, e fosse stato per il mio capo di prima col cazzo proprio che avremmo partecipato, ma Lilo ha deciso che non essendoci tra l'altro troppi partecipanti sarebbe stato meglio andare quantomeno per fare numero lol
Così il 27 di gennaio siamo partiti in anticipo dall'ufficio e ci siamo diretti in Shinkansen verso la prefettura di Nagano, che ancora mi mancava, in compagnia del presidente (che immaginando che non avremmo avuto tempo di cenare ci porta gli hamburger, ma che stellina T_T) e di un'amica norvegese di Lilo.
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Business trip (s)now! ❄
La prefettura di Nagano è nota anche col nome storico di Shinshū (信州) o Shinano-no-kuni (信濃国), una lettura totalmente a cazzo che sembra derivare in realtà dalla più antica e sensata grafia 科野国, che è stata interpretata da studiosi diversi o come “il paese (che prende il nome dalle) distese di tigli” o come “il paese delle distese di dislivelli (=montagne)”. “Shinano-no-kuni” è anche il titolo dell’inno della regione, una canzone LUNGHISSIMA e abbastanza teribbile che però è stata eseguita pure durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali che proprio Nagano ha ospitato nel 1998. Le montagne che insieme alle mele rendono famosa questa zona sono definite le Alpi giapponesi e in effetti devo ammettere che per certi versi visitandole mi è sembrato in parte di rivedere alcuni paesaggi dell'Alto Adige, dove da piccolo mi portavano a trascorrere le vacanze invernali.
L'evento che ci vedeva coinvolti in quanto staff si teneva a Hakuba, un paesino infrattato tra i monti dal romantico nome di "cavallo bianco" e collegato a Nagano da una corriera su cui sono collassato in parte anche per sfuggire allo sguardo tagliente e risentito della bambina che mi sedeva affianco che non poteva perdonarmi il fatto di aver ingurgitato caramelle senza offrirgliele (bambina non te l'hanno insegnato? Non si accettano le caramelle dagli sconosciuti, soprattutto quando gli sconosciuti ti odiano perché c'hai meno di dieci anni e già parli fluentemente francese e inglese essendo un qualche strano misto e fiera di questo guardi sprezzante negli occhi la gente più grande di te).
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Dalla stazione di Hakuba (una di quelle vecchie stazioni di montagna dove c’è ancora il tabellone con il risicato numero di treni che passano ogni ora e dove la Pasmo, la tessera elettronica ricaricabile che in teoria si può usare in tutto il Paese non è accettata perché non ci sono circuiti che la leggano, non so se capite l’arretratezza) chiamiamo un taxi che ci porta fino al nostro hotel, passando davanti a quelli che credo fossero i due trampolini per il salto da sci di Hakuba costruiti per le Olimpiadi, entrambi illuminati come fari nella notte.
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Nagano scelta per ospitare le Olimpiadi invernali nel 1998 e se la tira ancora da allora!
L’hotel, una struttura onesta col legno a vista e discutibili poster dal sapore mitteleuropeo, le pastiglie di zucchero di canna di benvenuto vecchie di secoli, la sala comune dove mangiare la colazione che viene preparata e servita rigorosamente dalle 7:30 alle 8:30 e se non ti presenti ti telefonano in camera alle 8:00 per dirti che è pronto quindi fai il favore di venire a tavola, e poi l’andare in giro con la calzamaglia e tutti quei vestiti orrendi e scomodi che si rendono necessari per difendersi dal freddo montano mi hanno proprio risvegliato le sensazioni che provavo da piccolo quando mi portavano in vacanza in Alta Pusteria, e mi hanno fatto pensare che forse il modo in cui si vive in montagna non cambia poi così tanto da paese a paese, forse perché in effetti le insidie che si devono affrontare sono simili ovunque (quante insidie!).
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In montagna ci si rompe il c***o
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C’erano davvero i discutibili poster dal sapore mitteleuropeo, non stavo scherzando! © Courtesy of Lilo
È stato bello ritrovare la naturalezza dei movimenti una volta sugli sci nonostante non li mettessi ai piedi da anni. Movimenti totalmente innaturali per un essere umano in condizioni normali, appresi anni e anni fa da maestri dall’accento austriaco (beh, ‘movimenti’... spazzaneve, principalmente lol). I giapponesi si confondono in continuazione tra austriaci ed australiani perché in giapponese i due Paesi suonano ancora più simili, Ōsutoria e Ōsutoraria; non sono aiutati dal fatto che a Tokyo le due ambasciate siano a meno di un chilometro di distanza, e ho rischiato di fare confusione anch’io stavolta perché mentre mi tornava in mente l’accento austriaco dei miei maestri di sci sentivo intorno a me l’accento delle tonnellate di australiani che durante la stagione sciistica popolano Hakuba. Australiana era persino la commessa del negozio dove abbiamo noleggiato sci e scarponi con Norah Jones che cantava in sottofondo. Non ce l’hanno fatta però a farmi sbroccare, neanche quando il signor Tanaka, il tassista che mi ha riportato in stazione dall’hotel al ritorno, mi ha chiesto: “Com’è che si chiama quel Paese vicino all’Italia?” “L’Austria?” “Sì, sì, l’Austria. È pieno di australiani qui a Hakuba” “Ah, sì, però quelli vengono dall’Australia, non dall’Austria, e l’Australia non è vicina all’Italia”, inutile sfoggio di saccenza che ha fatto cadere un silenzio imbarazzato e che mi è costato 400 yen perché nonostante il tragitto fatto fosse lo stesso dell’andata stavolta l’ho pagato di più lol.
Ho riprovato anche quelle sensazioni di sgradevole fatica nel camminare con gli scarponi, trascinandosi dietro gli sci, arrancando verso le piste; di frustrazione nel cercare di risalire un lievissimo pendio con gli sci che però tirano verso il basso; di ansia quando dietro di te incombe la seggiovia e non sai bene se riuscirai a sedirtici senza prendere un colpo alla colonna vertebrale che ti immobilizzerà per il resto della vita (ma di preciso, ma perché andiamo a sciare? sento che si potrebbe fare un discorso sull’amare lo sci ma odiare tutto quello che ci sta intorno del tutto simile a quello sul nuoto in ‘Medianeras’ lol). Tra l’altro, mi sono molto sorpreso nel constatare che la seggiovia che abbiamo preso, per quanto di certo non esemplificativa di tutte le seggiovie del Giappone, nel suo piccolo non aveva la sbarra di sicurezza, e la cosa mi ha un po’ stupito in un Paese che si fa un sacco di fisime sulla sicurezza appunto. Avrei potuto tornare a casa fiero di non essere nemmeno caduto dagli sci se non fosse stato che la norvegese, che sorprendentemente metteva su un paio di sci per la prima volta, dopo aver imparato a curvare ma evidentemente non proprio del tutto mi ha tagliato la strada falciandomi di prepotenza in un incidente quasi diplomatico tra Italia e Norvegia che dev’essere stato coreograficamente pirotecnico per gli spettatori ma che abbiamo trattato con la nonchalance che l’educazione impone a due persone che si conoscono da meno di ventiquattr’ore e già si sono prese a sforbiciate.
Dopo la parte vespertina dell’evento, in un hotel che doveva essere comodamente raggiungibile andando sempre dritti secondo Google Maps, salvo poi alzare gli occhi dal telefono e trovarsi vestito da ufficio in mezzo a una pista da sci con la gente che mi sfrecciava di fianco e io in scarpette di pelle che a momenti vengo falciato per la seconda volta in una giornata, dopo aver vinto alla lotteria del vino austriaco sospetto e dopo aver ascoltato il discorso di Mutai-san, che ho scoperto essere il tizio che ha inventato lo “Yama no Hi”, il nuovo giorno di vacanza che dall’anno scorso ci fa restare a casa l’11 agosto (grazie Mutai-san!), il giorno dopo parto di buon’ora dall’hotel e mi do al turismo selvaggio, cercando di vedere il più possibile sfidando le distanze e soprattutto la non troppa frequenza dei treni per riuscire a vedere il castello di Matsumoto e lo Zenkōji di Nagano prima del treno di ritorno per Tokyo nel tardo pomeriggio.
Separata da Hakuba da un’ora e mezza abbondante di treno (senza cambi però, proprio a prova di stupidi come me lol), Matsumoto è una cittadina abbracciata dai monti dove appena arrivo la gioia che sempre mi regala viaggiare per il Giappone viene completamente liberata dalla morsa del freddo. Qualcosa delle sue strade mi ricorda vagamente Okayama - sarà che entrambe le città hanno una statua davanti alla stazione (l’eroe mitologico Momotarō nel caso di Okayama e il leggendario monaco-alpinista Banryū Shōnin nel caso di Matsumoto), o che entrambe sono famose per il loro castello che, casualmente, per il colore nero è noto in ambedue i casi come “Castello del Corvo” (con la sola disambiguazione permessa da una perversione del linguaggio che, in giapponese, permette a entrambe le diciture di venire scritte 烏城 in caratteri ma pronunciate ‘Ujō’ nel caso del castello di Okayama e ‘Karasujō’ nel caso del castello di Matsumoto). Per altri versi invece mi ricorda Sapporo e l’Hokkaidō, principalmente per il clima (da cui mi difendo andando in giro con i miei amatissimi kairo, i cerotti autoriscaldanti salvavita, applicati addosso) e per quella strana atmosfera che forse è ciò che cerca di comunicare la Lonely Planet descrivendola col termine ‘cosmopolita’, quella sorta di bizzara sensazione che a dispetto di quanto possa sembrare in realtà Matsumoto sia un mondo, forse a sé stante ma un mondo, pieno di contaminazioni e nuovi stimoli da scoprire.
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Il monaco Banryū Shōnin (1782-1840), che per primo ascese allo Yari-ga-take nel 1828; ultimo grande rappresentante della tradizione dei monaci alpinisti, del cui pantheon fa parte insieme ad altri sei mistici che contribuirono ad aprire nuovi sentieri conquistando le vette (En-no-gyōja, che avrebbe scalato il Fuji nel VII secolo; Taichō, pioniere dello Hakusan nell’VIII secolo; il suo quasi contemporaneo Jikō di Tateyama; Shōdō, che per primo scalo il Nantai tra l’VIII e il IX secolo; Hasegawa Kakugyō, fondatore tra il XVI e il XVII secolo di una setta che aveva il suo centro sul Fuji; e Fukan, che fece la stessa cosa tra XVIII e XIX secolo sull’Ontake).
Non me ne voglia la mia nuova capa che a quanto pare ha un pallino per i castelli giapponesi e quando ho fatto questa osservazione a momenti mi licenziava, però sono dell’idea che un po’ sia vero che visto uno visti un po’ tutti. O almeno, lo ero, fino a quando non ho visto il castello di Matsumoto che, per quanto di unico non abbia neanche il soprannome che come vi dicevo divide con quello di Okayama, vanta un panorama intorno a sé più unico che raro, con le Alpi giapponesi che lo circondano e si estendono a perdita d’occhio. Viste in inverno, con la neve, poi, sono uno spettacolo mozzafiato. Tra l’altro, osservandole mi è tornato in mente il profilo delle montagne che si vedono dalla finestra di casa mia in Italia, una cosa che mi manca molto perché prima di venire in Giappone ero stupidamente convinto che essendo i monti molto alti in qualsiasi posto del mondo fosse possibile vederli in lontananza, e invece l’unica cosa che si vede all’orizzonte a Tokyo sono grattacieli, grattacieli e ancora grattacieli / o \
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Il castello di Matsumoto deriva da un castello edificato nel XVI col nome di castello di Fukashi, costruito per volere del clan Ogasawara poco distante da un’importante fortificazione della zona, il castello di Hayashi, di cui oggi non restano che poche rovine. Nel 1549 il castello di Fukashi fu assediato e conquistato dal clan rivale dei Takeda, e solo nel 1582 Sadayoshi Ogasawara se ne riapproprierà cambiando il nome in castello di Matsumoto. Come molti altri castelli giapponesi, anche quello di Matsumoto presenta uno sfalsamento tra i piani visibili all’esterno e quelli effettivi: sembrano infatti cinque ma sono in realtà sei perché è presente un terzo piano senza finestre, una sorta di mezzanino, che veniva spesso inserito per ingannare i nemici e dove venivano immagazzinate provviste, polvere da sparo ed armi (alcune delle quali sono esposte all’interno del castello, soprattutto i famosi archibugi importati dai portoghesi nel XVI secolo), e dove dormivano i samurai. Ritroviamo anche i doccioni a forma di shachi, già presenti in cima al castello di Nagoya.
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Ve ne avevo già parlato in quell’occasione, ma adesso ho nuove fresche informazioni circa queste creature: dunque, il termine adesso significa ‘orca’, ma indicava delle creature marine con la testa di tigre e il corpo di pesce (il carattere con cui si scrive, 鯱, è composto da due parti che significano appunto ‘pesce’ e ‘tigre’, e non a caso sembra essere un kokuji 国字, caratteri cinesi nati però in Giappone, la nuova frontiera del tarocco insomma). L’esistenza di queste creature immaginarie era stata in effetti ipotizzata osservando proprio gli spruzzi lanciati dagli sfiatatoi delle orche, tanto che la pinna dorsale di questi animali è effettivamente presente anche negli shachi che hanno il dorso ornato di spine aguzze, e proprio dal getto d’acqua caratteristico deriva la capacità mitologica a loro attribuita di evocare l’acqua, che è il motivo per cui vengono posti in cima ai castelli come auspicio per scongiurare gli incendi. Insomma con la visita al castello di Matsumoto ho potuto completare la collezione dei quattro castelli giapponesi patrimonio UNESCO (Matsumoto, Hikone, Himeji e Inuyama) e arrivare un passo più vicino ad aver visto tutti i 5 dichiarati patrimonio nazionale (si aggiunge a questa lista quello di Matsue che se mai visiterò sarà solo per amore di completezza lol).
Mi rifiondo in stazione (facendo una triste ma obbligatoria tappa da Starbucks per ricaricare il telefono) e lì dopo tanto tempo ho di nuovo modo di scontrarmi con l’ottusa inflessibilità che i giapponesi ogni tanto tirano fuori. Sebbene sia riuscito a entrare in stazione dai tornelli passando la Pasmo (che qui funziona, vi dicevo che Matsumoto era cosmopolita, qui addirittura i pass elettronici vanno lol), mi viene il dubbio che il treno che mi porterà a Nagano, dal romantico nome “Wide View”, richieda un biglietto a parte. Mancano dieci minuti al suo arrivo e per puro scrupolo vado a chiedere all’omino dello sportello dei biglietti: “Scusi, devo prendere il Wide View, mi serve un biglietto a parte o basta la Pasmo?” “Ah no deve comprare un biglietto a parte”. “Pensa anche di vendermelo magari?” “No deve uscire dai tornelli e comprarlo alle macchinette”. Ora, sei l’omino dello sportello dei biglietti, posso chiedere per cosa precisamente percepisci uno stipendio? Faccio per uscire dai tornelli ma ovviamente siccome sto provando a uscire dalla stessa stazione in cui sono appena entrato la carta mi segna errore e non mi lascia uscire, così mi rivolgo a un altro omino che è lì che mi guarda dall’ufficio affianco all’omino dei biglietti: “Scusi mi dà errore, può annullare l’operazione?” chiedo come da prassi quando queste cose succedono a Tokyo. “Ah ma come mai le dà errore?” “Ero entrato con la Pasmo ma mi hanno detto che per il treno che devo prendere devo comprare il biglietto alle macchinette...” “Ah, ha fatto vedere la carta al mio collega dell’ufficio biglietti?” Sto cominciando decisamente a spazientirmi perché tra un po’ passa l’unico treno che mi permetterà di arrivare in tempo per visitare lo Zenkōji, per cui visto che tra l’altro se non mi aiuta lui ad annullare l’operazione dalla carta non capisco esattamente cosa l’abbiano messo lì a fare gli chiedo se non può andare lui a bussare all’ufficio del suo dirimpettaio da cui è diviso solo da una porta visto che non avrei intenzione di rifare la fila, ma questo non si schioda e mi tocca mettermi di nuovo in coda per tornare dallo stronzo di prima che annulla l’operazione e mi lascia libero. Mentre esco vedo con la coda dell’occhio l’altro omino che solo ora apre la porta per chiedere all’omino dei biglietti se era tutto a posto con la mia carta.
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Nonostante l’elasticità mentale degli omini della JR di Matsumoto riesco comunque a prendere il Wide View che in un’oretta scarsa mi porta alla stazione di Nagano, dove in una corsa contro il tempo visto che sono ormai le tre e il tempio alle quattro chiude baracca e burattini mi scaravento in metropolitana e raggiungo finalmente lo Zenkōji.
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Fondato nel VII secolo, custodisce la prima statua buddhista giunta in Giappone dalla Corea nel 552, una triade del Buddha Amida di cui è esposta soltanto una copia periodicamente, e chiaramente non quando ci sono andato io. Il simulacro, divenuto oggetto di una disputa tra due clan di feudatari, venne gettato in un canale e tratto in salvo da Honda Yoshimitsu che la portò a Nagano, sua terra di origine, donandola al tempio, che prese da lui il nome (Zenkōji 善光寺 è infatti la lettura alla cinese dei caratteri del nome di Yoshimitsu 本田善光 con l’aggiunta del carattere che indica ‘tempio’).
Pezzo forte di questo tempio è una sorta di tunnel che si snoda sotto l’altare principale, una galleria completamente buia dove ho avuto una delle esperienze più mistiche della mia vita in Giappone. Si dice che all’interno di questo tunnel si trovi la Chiave del Paradiso, una chiave di metallo appesa a una parete, e toccarla garantirebbe la salvezza e l'accesso alla Terra Pura. Questa cosa si dice ma io non la sapevo quando ci sono entrato seguendo semplicemente la comitiva di turisti davanti a me perché ho accuratamente evitato di leggere il cartello che lo spiegava. Così sono entrato in questa tenebrosa galleria dalle pareti di legno massiccio che vi giuro, era completamente buia oltre ad essere molto bassa, e la totale oscurità che mi ha avvolto mi ha atterrito e gettato in uno stato di angoscia profonda quasi atavica.
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Oscurità, legno massiccio... cosa mi ricorda?
Per muoversi occorre andare a tentoni tenendo la mano destra accostata alla parete (il trucco per toccare la chiave è tenerla all’altezza dei fianchi), ma in un punto in cui bisognava girare a destra ho totalmente perso l’orientamento e sono tornato indietro da dove ero venuto. Perplesso, sono tornato sui miei passi e ho finalmente beccato la curva. Continuavo ad avanzare irretito da un’inspiegabile paura ancestrale e disturbato ma al contempo rassicurato ogni qualvolta finivo addosso al cappuccio col pelo della tipa davanti a me, e a un certo punto mi sono reso conto che avrebbe dovuto esserci qualcosa perché tutti si fermavano e sentivo il rumore di qualcosa di metallico che veniva spostato e la gente che sussurrava: “hai toccato?”, ma non avendo letto la storia della chiave non capivo a cosa si riferissero e non ero sicuro di volerlo sapere, così me ne sono uscito a riveder le stelle così com’ero entrato.
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Siccome ero profondamente infastidito dall’aver fatto tutto quel giro senza raccapezzarmi, finalmente butto l’occhio sul famoso cartello e capisco qual era il senso, per cui mi ributto dentro al labirinto e finalmente riesco a toccare la famosa chiave. Da questa esperienza posso dire di aver capito svariate cose:
・fare le cose perché le fanno tutti si riconferma poco consigliabile ・ho un problema col leggere le consegne, devo stare attento a fare le cose se non ho prima capito quale sia l’obiettivo o mi tocca farle due volte ・probabilmente dovrò reincarnarmi un’altra volta prima di raggiungere la salvezza visto che ho beccato la chiave solo al secondo tentativo lol
Però insomma, adesso che mi sono garantito un posto nella Terra Pura sto più tranquillo dai. Anche perché con la tosse convulsa che mi ha preso da un paio di settimane a questa parte, potrebbe pure essere che ci finisco presto lol
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Golden Goose Alte Uomo Saldi Business copy Writer attira il Giusto o Altro!
Come sempre più conservatori a livello nazionale, non ritengo che la preesistente fusione di Wall Street debba essere stata prima considerata un'assoluta 'emergenza' nazionale. Il cielo non è mai caduto fino in fondo. Una volta che una persona lo farà, il panico avvolge il Congresso - e la casa appare Il presidente e McCain si sono resi conto anche in questo - ei legislatori offrono cose strane, cose che le menti più sagge non hanno mai. Uniscono un salvataggio da 700 miliardi di dollari che prende solo il posto di lavoro correlato in genere all'economia giusta - non dovrai mai essere eccellente gettando denaro nel problema - e non possono ricordare che nel corso normale di tutti gli eventi, il nostro libero il sistema delle corporation non solo sopravviverebbe, ma intraprenderà quello che il fratello maggiore potrebbe mai fare. La maggior parte degli ometti opererà negli affari proprio l'anno prossimo? Il prezzo di fallimento specifico per quell' Golden Goose Uomo Alte stituzione di milioni di dollari è il migliaio di volte maggiore rispetto a quello del tipo di Golden Goose Alte Uomo Saldi ocietà da miliardi di dollari. Ora questo cambiamento che vive nella tecnologia è senza dubbio doloroso in modo adeguato. Tutti noi vogliamo consentire loro di rischiare il mantenimento di eseguirlo di nuovo come parte di un anno? Ogni giorno incontro dei funzionari di prestito che protestano per le informazioni convertite che avrebbero dovuto essere approvate. Il suo dettaglio comune di solito in tutti questi aspetti è che in particolare il funzionario in denaro prestato ne è uscito dal sottoscrittore per capire e perché il prestito dovrebbe essere certificato. Per aggirare gli extra, raggiungere il loro scopo che forse potrebbe essere sprecato, i funzionari di prestito sottopongono tutto il prestito all'idea che scivolerà senza possedere per fornire questa documentazione. I sottoscrittori non dovrebbero mai avere momenti per questo. Quando una persona mette gli oggetti in tutte queste posizioni, la sua risposta deve essere quella di trasformare ognuno dei nostri prestiti abbassati o dire di sì ad esso contenendo circa 2 mila tempo di attenzione. Quindi 'no duhs'. Di solito, qualsiasi yogurt combina correzioni per rendere il business dei social media per le persone. Questo è il motivo per cui tendo a non considerare me stesso uno specialista nel tuo campo Sneakers Alte Golden Goose ttuale. Ora sono un grugnito dei media di social networking. Vado in una trincea o eseguo ciascuno dei nostri lavori, e questo è in definitiva il punto in cui identificherete il successo. Nel frattempo, specifici 'salvataggi' sono impiegati tipicamente nelle mani associate a coloro che vogliono molto governo, informazioni aggiuntive come manometterie comuniste di eventi di livello statale. Ogni sforzo usiamo qualcosa di senza cervello come un piano di salvataggio particolare, alcuni di noi si muovono più dettagliati e più vicini a un regime socialista importante, e sono uguali più vicini a quel comunismo. La tua organizzazione può ora conoscere il motivo per cui molti di questi guru sono indiscutibilmente ricercati all'aperto e adorato. Neanche più è un bel viaggio - Tibet appropriato. Uno deve solo essere un fornitore di internet e la giusta carta di credito per raccogliere questo consiglio più caro. Se lui o lei sono sovraccarichi di tasse sulla proprietà possono o esercitarsi in Bermuda o iniziare un ciclo del costo della vita promuovendo i prezzi. Un modo, tu, Joe Citizen, finirai per sborsare di più o semplicemente assumere direttamente per quanto riguarda il divenire di onere fiscale o indirettamente come il nostro costo della vita aumenta. È molto un'arma a doppio taglio. Messa in vendita Il cittadino ha bisogno di 'persone ricche' e di servizi esperti per spendere soldi per la loro giusta quota (anche se Joe non si rende conto che la persona finisce di pagare per farlo comunque) ma l'amministrazione statale sa che molti di loro non può uccidere Ggdb all'ingrosso specifico (e l'economia ha bisogno del buon 'goose' ogni volta che l'ultima volta). Ma digressione di metodo. Fa al clima economico. La maggior parte dei siti Web che offrono ad altre società o agli assicuratori B2B vengono rivalutati dalla maggior parte dei potenziali fan nella tradizionale analisi delle ricompense possibili. O acquistando la terminologia informatica, le loro decisioni di acquisto in genere sono state prese prendendo un sistema di eredità. Uno è stato appena detto che gli esperti sostengono che nessun distinto sia mai stato licenziato solo per aver preso una decisione IBM.
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A perdersi fra le città | Ore d’aria
Parte I
Respiro.
Abbiamo lasciato la motonave al molo, diretti al nostro posto su un fuoristrada bianco sporco, lungo una striscia di cemento chiaro che attraversa la parte orientale dell’isola, quasi tocca il mare e di nuovo s’aggrappa alla terra che sale, polverosa e scura. È l’unica strada, qui. Con la testa fuori dal finestrino, mi sporgo come a voler prendere più aria possibile.
Mi ritrovo da solo, in attesa che le nostre guide recuperino il resto del gruppo: c’è un’aria sospesa, un silenzio potente. G., la guardia carceraria oggi guida del parco, ci ha aperto l’ingresso della diramazione prima che arrivassimo. Mi avvicino con un certo timore, un certo rispetto, tiro la maniglia piena di ruggine per entrare: sulla mano tante piccole scaglie di vernice blu e polvere bruna, i segni più piccoli del tempo, in un posto dove tutto si è fermato quindici anni fa.
È il vuoto che mi colpisce prima di tutto e il suo suono, più di ogni altra cosa. Ieri c’erano voci e persone, in un posto come questo, “l’isola del diavolo” come qualcuno la chiamava, che allora doveva far paura solo a pronunciarlo. Oggi la grande corte piena d’erba e il rumore dei miei passi che risuona sul cemento; i fori d’ingresso delle celle attorno, senza porte; l’eco delle stanze, il lavatoio senz’acqua e i fili di ruggine su cui sembra ancora di vedere appesi dei vestiti; i tubi piegati delle porte da calcetto in un campo che non c’è più. Questo è tutto ciò che rimane, tutto il resto è scomparso da quando qualcuno, un giorno, ha deciso che l’isola non doveva più essere un carcere: sarebbe diventata un parco nazionale. Come in una città abbandonata, la natura pian piano ha ripreso i suoi spazi, senza fretta, meticolosamente, penetrando ogni fessura.
Scendo lungo il lastricato centrale, fatto di enormi massi di granito affogati nel cemento, verso le vecchie cucine, le docce, la porta blindata che porta alla piccola corte chiusa sul retro, verso il mare. Alle pareti c’è ancora qualche segno, qualche traccia di vita: il braccio di una mensola con sopra chissà cosa, un santino e un ritaglio di giornale alla parete, le cosce di Tina Turner sulla porta, i numeri blu, sbiaditi, sui muri fuori dalle celle.
Sento il suono stridente della porta d’ingresso: il resto del gruppo è arrivato, è ora di cominciare. Scendo su un cumulo di rocce e sabbia e pezzi di mattone per raggiungere il mare, grigio di nebbia come il cielo tanto da sembrare una cosa sola. Passo la soglia dell’arco, verso la spiaggia, e mi fermo ad ascoltare guardando attraverso il muro caduto: non sento già più le voci degli altri e nessun altro rumore, solo il silenzio che abita ogni posto di quest’isola.
Respiro.
Una colonna sonora Fabrizio de Andrè Nella mia ora di libertà
Una mappa Google Maps
Parte II
E. fa lo scultore, oggi, ma dovrei dire che l’ha sempre fatto. A guardare i suoi lavori sembra che scolpire sia un po’ come continuare ciò che fa la natura attorno: da quelle pietre e dai legni levigati e sbiancati dal mare, piegati del vento e dell’acqua, fa emergere fantastiche figure, esili e allungate. Ci racconta che riesce già a vederle, quelle forme, prima di farle uscire dalla materia.
Fino al ‘98 però E. ha fatto principalmente l’agente di polizia penitenziaria, un po’ in tutta Italia, da Torino, a Palermo, a qui, dove è arrivato negli anni ’80 ed è rimasto fino a quando il supercarcere non è stato chiuso. Da allora non ha più abbandonato questi posti, anche quando non c’era più nessuno. Poco sopra il molo di Cala d’Oliva abita una piccola casa con un laboratorio di scultura. Possiede le chiavi di molti posti, qui all’isola.
Lo incontriamo nel vecchio forno del borgo, che un tempo era gestito da guardie e detenuti: sta cucinando un porceddu alla brace per una cena con degli amici.
Ha la faccia da vecchio indiano, E., coi capelli neri, qualcuno grigio, raccolti in una coda, la pelle ruvida, sul viso e sulle mani, scavata e indurita dal sole e dal lavoro. I suoi occhi, che velocemente si muovono quando racconta, hanno una vitalità che raramente mi è capitato di vedere. Guarda lontano quando ci dice dei suoi colleghi uccisi, delle rivolte di Fornelli, dei boss e delle Brigate Rosse, di Matteo Boe, delle amicizie, dei dubbi, di cosa, in quel mondo, può essere veramente giusto o sbagliato. Ci dà appuntamento per la cena: ha invitato anche noi, solo per essere andati a trovarlo, quasi per caso.
Prima di sistemarci per la notte, presso una spoglia e un po’ inquietante ex caserma, quasi vuota, entriamo nella diramazione centrale. Poco lontano, l’ex bunker dove era detenuto Totò Riina.
Resto un po’ a guardare i riflessi del mare, poco prima del tramonto, attraverso lo specchio di una porta del piccolo campo da calcio. Il vento caldo mi gela le braccia bruciate dal sole della mattina.
Una colonna sonora Fabrizio de André  Hotel Supramonte
Una mappa Google Maps
Parte III
Siamo in tanti al tavolo sotto la pergola, è quasi mezzanotte. Ad ascoltare le storie di E., che mi siede accanto, sembra però di non sapere più che ore sono, di non sentire la stanchezza del giorno, di perdersi tra le parole.
Tutti gli chiedono di raccontare ancora, mentre lui, schivo, si preoccupa di passare bottiglie di vino e piatti di penne all’aragosta, pescata dal suo amico R. poco prima. Ora che siamo in molti sembra che E. abbia un certo timore, che voglia proteggere le sue storie, i suoi ricordi. Vicino a lui, R. il pescatore, barbuto e scapigliato, con qualche dente in meno e un ginocchio dolorante, colma il vuoto con racconti di imprese e riflessioni sulla vita di mare. È esplosivo nel suo modo di esprimersi, parla veloce e spesso urla, quasi inveisce contro chi sembra non considerarlo o contraddirlo. Fende l’aria con le mani unte, ogni tanto fissa qualcuno coi suoi occhi neri come il mare di notte. Gli altri che mi siedono di fronte lo guardano, alcuni quasi con compassione, per le sue sceneggiate, eppure quando parla del lavoro, il suo, il vociare attorno si fa man mano sempre più silenzioso, fino a sparire. – Faccio il mestiere più bello del mondo, – dice – perché vivo il mare, sempre uguale e sempre diverso, un paradiso lontano dalle vite di corsa che fate tutti quanti voialtri, lontano dai computer, dalle e-mail, da internet, dai telefonini e dal loro ‘campo’, dalle code in tangenziale, dai ritardi cronici dei treni e dei mezzi pubblici, dagli orari da rispettare, i cartellini da timbrare, le scadenze da assolvere, sempre più strette. I tempi me li dà la natura e i suoi ritmi sono sempre gli stessi, li ho imparati ormai, li conosco a memoria. Guadagno quello che mi serve per vivere, il resto non mi serve a niente. Così sto bene. –
È un tipo strano R., gli piace stare al centro dell’attenzione, vuol farsi notare da tutti, col suo ciarlare strabordante, quasi invadente, ora che E. gli ha ceduto il suo spazio; ma in quelle parole sembra esserci davvero la sua vita di uomo libero. Forse anche lui si sentirà talvolta come bloccato, imprigionato dal tempo che passa troppo veloce. Eppure qui dove un tempo in tanti hanno sofferto chiusi in una galera, quasi per contrappasso, ci si sente più liberi, si respira più aria di quella che respiriamo tutti i giorni, a fare la nostra vita di sempre.
Un gatto in cerca di qualche avanzo corre sotto le mie gambe, lungo il tavolo, prima di scomparire nelle vie buie tra le case. È il momento di congedarsi, tornare alle camerate vuote dopo un lungo piacevole saluto a tutto il gruppo. Ci sono una ventina di letti nella stanza ma sono l’unico a dormirci. Prima di addormentarmi penso a quanto sia strano sentirsi così liberi, qui all’Asinara, dove l’odore di carcere è ancora forte. Guardo verso il mare e il buio e apro la finestra per far entrare ancora un po’ di quest’aria, così diversa: la lascio salire su per le narici fino a riempire completamente i polmoni e me ne sto a bocca chiusa trattenendo il fiato, prima di spingerla fuori con un unico lungo soffio.
Respiro le mie ultime ore d’aria qui all’isola, cercando di tenere a mente il suo odore.
Una colonna  sonora Clap your hands say yeah Blue turning grey
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paoloxl · 6 years
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Di oggi l'annuncio che un compagno francese delle YPG è caduto ad Hajin combattendo contro l'ISIS. Pubblichiamo il ricordo scritto da un altro internazionale delle YPG.
In ricordo di Sahin Qerecox
Şehîd Şahîn Qereçox, noto come Waka per i suoi molti amici, è stato tristemente martirizzato nella lotta contro Daesh ad Hajin il 7 ottobre. Aveva prestato servizio nel YPG, combattendo per la rivoluzione in Rojava per 4 mesi. Per tutto il tempo che lo conoscevo, era un compagno d’amore e un vero rivoluzionario. Sto ancora cercando di trovare le parole per descriverlo – era così premuroso e creativo che sfidava la semplice generalizzazione. Qualunque cosa scriva, si limiterà a graffiare la superficie di ciò che ha significato per me e così tante persone.
Non dimenticherò mai le sue azioni e gli sforzi coraggiosi che lottano per un mondo che sapeva fosse possibile. Uno libero dall’oppressione, dal patriarcato e dall’ecocidio dove le persone vivono cooperativamente nello spirito di aiuto reciproco invece di essere rese atomizzate e impaurite dal capitalismo. Era sempre disposto a rischiare la repressione o la violenza della polizia per difendere ciò in cui credeva. Nella foresta di Hambacher, in Germania, non esitò mai a mettersi in pericolo per fermare lo sfruttamento e la distruzione della terra. A Pont Valley, in Inghilterra, la sua creatività e il duro lavoro hanno infiammato una campagna per difendere comunità e fauna selvatica dalle miniere di carbone a cielo aperto. L’intraprendenza di Şahîn lo ha reso un membro prezioso di ogni comunità in cui si trovava. Era spesso al lavoro per costruire strutture, cucinare e semplicemente rendere l’intero spazio più accogliente per il divertimento di tutti. Portava sempre la sua arguzia affascinante ad ogni conversazione e si poteva imparare molto da quello che aveva da dire.
Il suo temperamento non è mai stato aggressivo, né è stato appassionato di confronto fisico e inizialmente è stata una sorpresa sentire che voleva combattere con l’YPG. Ma in realtà, pensando alle sue molte altre coraggiose imprese, non avrebbe dovuto sorprendere che avrebbe lottato per ciò in cui credeva in questo modo. Il suo incrollabile coraggio e autodisciplina senza cadere nei comportamenti macho è una delle tante cose per le quali l’ho ammirato.
Questa è stata una delle cose che lo ha reso un vero rivoluzionario – sapeva che una rivoluzione non è solo qualcosa che fai o costruisci, è qualcosa che fai ed è parte di ciò che sei. Tutto quello che ha fatto è stato molto coscientemente e in modo impeccabile politico. Non ha mai evitato di criticare il proprio comportamento o quello dei suoi compagni. Voleva sfruttare al meglio ogni giorno della sua vita e ogni momento libero era dedicato all’apprendimento di una lingua, alla formazione, alla lettura e alla condivisione di nuove idee. Circa una settimana prima della sua morte, è stato nominato co-comandante della YPG International Tabur ed è stato costantemente motivato ad allenare non solo la condizione fisica di tutti, ma anche a costruire la cultura rivoluzionaria nell’unità.
Un ricordo prezioso che ho di lui prima che arrivasse a Rojava era quando stavamo facendo l’autostop insieme in Europa. Ricordo che, a prescindere da chi ci avesse dato un passaggio, si sarebbe immediatamente intrattenuto con loro nella conversazione come se fossero un vecchio amico. Era sempre pronto a parlare delle sue idee e non aveva mai sentito il bisogno di essere disonesto riguardo alle sue convinzioni. La sua disarmante cordialità e onestà ha lasciato a tutti quelli che abbiamo incontrato in quel viaggio affezionati a lui, anche se lo avevano incontrato troppo brevemente.
Vorrei inviare questo messaggio in memoria di un vero heval. Un difensore della terra, caccia sabotatore, anarchico, esperto autostoppista e sommozzatore, rivoluzionario, amico, e un bellissimo compagno. Mi dispiace solo di non avergli detto tutto questo sulla sua faccia, ma la lotta per la libertà continua e lo farò nella sua memoria, ispirata da tutto ciò che ha fatto e da tutto ciò che mi ha insegnato.
Şehîd namirin.
Dal sito ufficiale dello YPG
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3. L’origine e lo sviluppo della Chiesa di Dio Onnipotente
Nell’Età della Grazia, il Signore Gesù promise ai Suoi seguaci: “e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché dove son io, siate anche voi” (Giovanni 14:3). Egli predisse anche: “perché, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figliuol dell’uomo” (Matteo 24:27). Negli ultimi giorni, come promesso e preannunciato da Lui Stesso, Dio Si è di nuovo incarnato ed è disceso in Oriente del mondo – in Cina – per svolgere l’opera di giudizio, castigo, conquista e salvazione utilizzando la parola, sulle basi dell’opera di redenzione del Signore Gesù. In questa, le profezie della Bibbia − “il giudizio ha da cominciare dalla casa di Dio” e “Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese” − si sono anch’esse avverate. L’opera di Dio degli ultimi giorni ha terminato l’Età della Grazia ed inaugurato l’Età del Regno. Poiché il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente si è diffuso rapidamente nella Cina continentale, è sorta la Chiesa di Dio Onnipotente. Come dimostrato dai fatti, la Chiesa di Dio Onnipotente è sorta interamente come risultato dell’opera di Dio degli ultimi giorni, e non è stata costituita da nessun uomo. Questo perché gli eletti all’interno della Chiesa di Dio Onnipotente pregano nel nome di Dio Onnipotente, obbediscono alla Sua opera ed accettano tutte le verità da Lui espresse. Quindi è evidente che queste persone credono in Cristo che Si è incarnato negli ultimi giorni, il Dio concreto che è lo Spirito in carne, invece di credere in un uomo. Esteriormente, Dio Onnipotente non è nulla più di un ordinario Figlio dell’uomo, ma in sostanza è la personificazione dello Spirito di Dio ed è la verità, la via e la vita. La Sua opera e la Sua parola sono l’espressione diretta dello Spirito di Dio ed hanno l’apparizione di Dio in persona. Perciò, Egli è il Dio concreto che Si è incarnato.
Nel 1991 Dio Onnipotente, Cristo degli ultimi giorni, ha cominciato a svolgere ufficialmente il Suo ministero in Cina. Poi, Egli Si è espresso con milioni di parole ed ha cominciato l’opera di giudizio del grande trono bianco negli ultimi giorni. Proprio come dice Dio Onnipotente: “Il lavoro di giudizio è opera propria di Dio quindi, ovviamente, deve essere svolto da Lui Stesso; non può essere effettuato dall’uomo in Sua vece. Poiché il giudizio è la conquista dell’uomo attraverso la verità, è incontestabile che Dio appaia ancora come immagine incarnata per svolgere questo lavoro fra gli uomini. In altre parole, negli ultimi giorni, Cristo dovrà utilizzare la verità per insegnare agli uomini su tutta la terra e per far conoscere loro tutte le verità. Questa è l’opera di giudizio di Dio” (da “Cristo compie l’opera di giudizio attraverso la verità” in La Parola appare nella carne). “Dio compie l’opera della parola negli ultimi giorni e tali parole sono quelle dello Spirito Santo, dato che Dio è lo Spirito Santo e può anche farSi carne; quindi, le parole dello Spirito Santo, così come sono state pronunciate in passato, sono le parole di Dio incarnato oggi. … Affinché Dio pronunci discorsi per compiere l’opera, deve diventare carne, altrimenti la Sua opera non potrà raggiungere il Suo obiettivo” (da “Come può l’uomo che ha definito Dio nelle sue concezioni ricevere le rivelazioni di Dio?” in La Parola appare nella carne). A causa dell’apparizione e dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni, sempre più persone che sono assetate e cercano la verità sono state conquistate e purificate dalla parola di Dio Onnipotente e hanno visto, nel giudizio e nel castigo di Dio, l’apparizione di Dio e il ritorno del Redentore.
La Chiesa di Dio Onnipotente si è costituita in seguito all’apparizione e all’opera di Dio Onnipotente – il Signore Gesù ritornato, Cristo degli ultimi giorni − ed anche durante il Suo giusto giudizio e castigo. La chiesa è costituita da chi accetta veramente l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni ed è conquistato e salvato dalla parola di Dio. È stata personalmente ed interamente fondata da Dio Onnipotente, è condotta e guidata personalmente da Lui, e non è stata assolutamente creata da nessun uomo. Questo è un fatto riconosciuto da tutti gli eletti della Chiesa di Dio Onnipotente. Chiunque sia usato da Dio incarnato è predestinato da Dio e personalmente nominato e testimoniato da Dio, così come Gesù scelse e nominò personalmente i dodici discepoli. Coloro i quali sono usati da Dio cooperano solamente con la Sua opera e non possono svolgere l’opera di Dio in Sua vece. La chiesa non è stata fondata da coloro i quali sono usati da Dio, né il popolo eletto di Dio crede in loro o li segue. Le chiese dell’Età della Grazia non sono state istituite da Paolo e dagli altri apostoli, ma erano il prodotto dell’opera del Signore Gesù e sono state fondate dallo Stesso Signore Gesù. Allo stesso modo, la Chiesa di Dio Onnipotente negli ultimi giorni non è stata costituita dall’uomo usato da Dio, ma è il prodotto dell’opera di Dio Onnipotente. L’uomo usato da Dio solamente innaffia, rifornisce e guida le chiese, eseguendo il dovere dell’uomo. Sebbene gli eletti di Dio siano guidati, innaffiati e riforniti dall’uomo usato da Dio, essi credono e seguono nessun altro oltre a Dio Onnipotente e accettano le Sue parole e la Sua opera e a queste obbediscono. Questo è un fatto che nessuno può negare. A causa dell’apparizione e dell’opera di Dio incarnato, molti fedeli credenti nel Signore in tutte le comunità e sette religiose hanno finalmente ascoltato la voce di Dio, hanno visto che il Signore Gesù è già venuto ed ha svolto il lavoro di giudizio negli ultimi giorni, e tutti loro hanno confermato che Dio Onnipotente è il Signore Gesù che è ritornato e, di conseguenza, hanno accettato la Sua opera degli ultimi giorni. Tutti coloro i quali sono conquistati dalla parola di Dio Onnipotente diventano soggetti al Suo nome. Pertanto, tutto il popolo eletto della Chiesa di Dio Onnipotente prega Dio Onnipotente, Lo segue, Gli obbedisce e L’adora. Dopo aver sperimentato l’opera di giudizio e castigo di Dio, il popolo eletto in Cina è arrivato ad apprezzare la Sua indole retta ed ha visto la Sua maestosità e collera, e così è stato completamente conquistato dalla parola di Dio, è caduto dinanzi a Dio Onnipotente ed è disposto a obbedire ed accettare il giudizio e il castigo della parola di Dio. Così ha guadagnato la salvezza di Dio.
Proprio perché le parole espresse da Dio Onnipotente rivelano i misteri del piano di gestione di Dio per salvare l’umanità, il popolo eletto di Dio, nella divulgazione delle parole di Dio, arriva a comprendere che Dio ha un nuovo nome in ogni epoca e che il Suo nuovo nome simboleggia che Dio sta compiendo una nuova opera e per di più, che Dio sta terminando una vecchia epoca e inaugurando una nuova epoca. Il significato del nome di Dio è così grande e profondo! Nello stesso è contenuto il significato dell’opera di Dio. Dio utilizza dei nomi per cambiare l’epoca e rappresentare la Sua opera in quell’epoca. Nell’Età della Legge, Egli utilizzò il nome di Jahvè per emanare leggi e comandamenti e guidare la vita dell’umanità sulla terra. Nell’Età della Grazia, ha utilizzato il nome di Gesù per compiere l’opera di redenzione dell’umanità. Con l’arrivo dell’Età del Regno, Egli ha utilizzato il nome di Dio Onnipotente per realizzare l’opera di giudizio che è iniziata nella casa di Dio, per purificare l’uomo, cambiare l’uomo e salvare l’uomo. Il nuovo nome di Dio non è qualcosa che viene arbitrariamente scelto dall’uomo, ma è stato adottato da Dio Stesso a causa delle esigenze del Suo operato. Il nome che Dio adotta in ogni fase dell’opera ha le sue radici nella Bibbia, e il nome che il Signore Gesù avrebbe preso quando fosse ritornato negli ultimi giorni è stato a lungo profetizzato nel Libro dell’Apocalisse: “Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo d’appresso all’Iddio mio, ed il mio nuovo nome” (Apocalisse 3:12). “Io son l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’Onnipotente” (Apocalisse 1:8). “Poi udii come la voce di una gran moltitudine e come il suono di molte acque e come il rumore di forti tuoni, che diceva: Alleluia! poiché il Signore Iddio nostro, l’Onnipotente, ha preso a regnare” (Apocalisse 19:6). Il nome di Dio Onnipotente nell’Età del Regno adempie esattamente le profezie del Libro dell’Apocalisse. Dio è onnipotente, Egli ha creato e governato su tutte le cose ed è il Primo e l’Ultimo; per noi è più appropriato chiamarLo Dio Onnipotente. Perciò, la gente ha chiamato il Dio incarnato Dio Onnipotente ed ha anche chiamato il Cristo incarnato il Dio Pratico. E la Chiesa di Dio Onnipotente è chiamata così.
Quando il Vangelo del Regno è stato divulgato nella Cina continentale, Dio ha recuperato tutto il lavoro dello Spirito in tutto l’universo e lo ha concentrato su questo gruppo di persone che hanno accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni e su quelli che erano predestinati e scelti da Dio e che cercavano sinceramente la vera via. Siccome l’opera dello Spirito si è spostata, tutte le denominazioni e le sette hanno perso l’opera dello Spirito Santo e sono diventate una landa desolata, lasciando le persone senza altra scelta se non quella di ricercare la vera via. Questo ha adempiuto esattamente la profezia della Bibbia: “Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, l’Eterno, ch’io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete d’udire le parole dell’Eterno” (Amos 8:11). Sotto la guida dello Spirito Santo, quelli che, nelle varie denominazioni e sette, hanno perseguito la verità e creduto veramente in Dio hanno superato le restrizioni e gli ostacoli degli anticristi e dei servi malvagi e, alla fine, hanno ascoltato e riconosciuto la voce di Dio, e sempre più persone sono ritornate dinanzi al trono di Dio. Ovunque sono apparse piacevoli scene di tutte le denominazioni che diventavano una e di tutte le nazioni che confluivano su questo monte. Poiché quelli in tutte le denominazioni e sette che veramente credevano in Dio sono ritornati in grande numero, la maggior parte delle denominazioni e sette sono crollate e da lungo tempo esistono solo di nome. Chi poteva fermare il cammino dell’opera di Dio? Chi poteva impedire al popolo eletto di Dio di ritornare da Dio? Era come se a tutte le comunità religiose fossero state messe le cose in chiaro. Il flusso di rientro assomigliava ad onde che aumentavano in maniera potente. Nessuna forza poteva ostacolare l’opera di Dio! Da quando Dio Onnipotente è apparso e la Sua opera è cominciata, il governo del Partito Comunista Cinese è stato incessante nella persecuzione della Chiesa di Dio Onnipotente. Ha dato febbrilmente la caccia a Cristo e ai servi di Dio e perseguitato crudelmente il popolo eletto da Dio, tentando di abolire l’opera di Dio degli ultimi giorni. Ha convocato numerose riunioni d’emergenza per pianificare l’abolizione della Chiesa di Dio Onnipotente. Ha redatto ed emanato molti documenti segreti ed è ricorsa a diversi strumenti spregevoli e diabolici: affiggere comunicazioni dappertutto, emanare avvisi pubblici, utilizzando la televisione, la radio, i quotidiani, Internet ed altri mezzi di comunicazione per costruire arbitrariamente dicerie, calunnie e macchinazioni diffamando la Chiesa di Dio Onnipotente; indottrinando forzatamente le persone con insegnamenti e falsità malvagi e realizzando il lavaggio del cervello e l’assimilazione; facendo ricorso alla Chiesa delle Tre Autonomie per sorvegliare e controllare; inviando spie a indagare pubblicamente e informarsi segretamente, utilizzando il controllo popolare, ordinando il controllo al vicinato ed incoraggiando le persone a redigere rendiconti, con la promessa di una grande ricompensa; effettuando perquisizioni arbitrarie nelle case delle persone, saccheggiando le loro case e confiscando le loro proprietà, estorcendo denaro attraverso multe e accumulando ricchezza con mezzi sleali; effettuando arresti segreti del popolo eletto da Dio, detenendo ed imprigionando in campi di lavoro a proprio piacimento, ottenendo confessioni per mezzo della tortura, devastando il corpo e la mente e picchiando impunemente a morte le persone; impiegando anche poliziotti armati e truppe per sopprimere la Chiesa di Dio Onnipotente, e così via. Il governo del Partito Comunista Cinese ha disumanamente arrestato e perseguitato i Cristiani della Chiesa di Dio Onnipotente – il popolo eletto di Dio - obbligandoli a subire i furti senza scrupolo delle loro proprietà e tormenti e afflizioni fisici e spirituali, e provocando anche molte morti. Le azioni del governo sono state terribili. Come documentato, almeno quaranta cristiani sono stati perseguitati a morte. Per esempio: Xie Yongjiang (maschio, 43 anni), un Cristiano di Wugou cittadina della Contea di Suixi, Provincia di Anhui, è stato arrestato segretamente dalla polizia locale nelle prime ore del 30 aprile del 1997 e maltrattato mortalmente. Il 10 maggio, quando la famiglia di Xie ha visto il suo corpo al crematorio, lui era nero e viola ovunque e macchiato di sangue e aveva riportato diverse ferite mortali alla testa. Ye Aizhong (maschio, 42 anni), un cristiano della Contea di Shuyang, Provincia di Jiangsu, è stato arrestato dalla polizia del Partito Comunista Cinese il 26 marzo del 2012, mentre acquistava beni per la Chiesa. Il terzo giorno, è stato picchiato a morte. Jiang Guizhi, una Cristiana del Distretto di Qinghe della Contea di Pingyu, Provincia di Henan (donna, 46 anni, al tempo un alto dirigente della Chiesa di Dio Onnipotente), è stata segretamente arrestata e imprigionata dalla polizia del Partito Comunista Cinese il 4 gennaio del 2013 a Xinmi Città, Provincia di Henan. Gli ufficiali di polizia hanno istituito un tribunale illegale e utilizzato la tortura per estorcere una confessione. Nel primo mattino del 12 febbraio, Jiang è morta a causa degli abusi fisici a lei inflitti dalla polizia… Oltre a ciò, decine di migliaia di Cristiani sono anch’essi stati arrestati e imprigionati dalla polizia del Partito Comunista Cinese. Ad alcuni sono state iniettate delle droghe, e successivamente queste persone hanno sviluppato schizofrenia; alcuni sono stati mutilati dalle torture in maniera così grave da non essere più in grado di prendersi cura di se stessi; alcuni sono stati imprigionati nei campi di lavoro e dopo essere stati rilasciati sono stati controllati dal governo del Partito Comunista Cinese e privati della loro libertà personale. Secondo statistiche approssimative, in soli due anni, dal 2011 al 2013, 380.380 appartenenti al popolo eletto di Dio sono stati arrestati e detenuti dal governo del Partito Comunista Cinese nella Cina continentale. Tra queste persone 43.640 hanno subito ogni tipo di tortura mentre venivano interrogate illegalmente; 111.740 sono state accusate di vari capi d’imputazione e sono state spudoratamente multate o hanno subito l’estorsione di più di 243.613.000 CNY; 35.300 hanno subito il saccheggio delle loro case e almeno 1.000.000.000 di CNY (incluse le offerte alla chiesa e le proprietà personali) sono stati immotivatamente e forzatamente confiscati dagli organi di pubblica sicurezza e loro subordinati o intascati da diabolici agenti di polizia. Quando si tratta di arresti del governo del Partito Comunista Cinese e persecuzione dei Cristiani della Chiesa di Dio Onnipotente, queste sono statistiche approssimative, e quando si tratta di tutti i Cristiani della Chiesa di Dio Onnipotente, esse sono solo la punta dell’iceberg. In realtà, da quando Dio Onnipotente ha cominciato la Sua opera, innumerevoli Cristiani della Chiesa di Dio Onnipotente sono stati arrestati, perseguitati, pedinati o controllati dal governo del Partito Comunista Cinese. Questo ha usato qualsiasi mezzo crudele per sopprimere sanguinosamente la Chiesa di Dio Onnipotente, trasformando la Cina continentale in un mondo di terrore. Inoltre la chiesa è stata anche calunniata, condannata e attaccata da tutte le denominazioni e da tutte le sette. Ciò ha fatto sì che si diffondessero immediatamente delle dicerie e a una tempesta di ogni sorta di calunnia, abuso e maledizioni. L’intera società e la comunità religiosa erano piene di ogni tipo di pubblicità negativa. La resistenza del genere umano corrotto al vero Dio e la persecuzione della vera via avevano raggiunto il culmine.
Da quando il genere umano è stato corrotto da Satana, Dio non ha mai fermato il Suo piano di gestione per salvare il genere umano. Il genere umano, però, non conosce la verità, e tanto meno conosce Dio. Di conseguenza, ogni volta in cui Dio Si incarna per iniziare una nuova opera, Egli è respinto e perseguitato da coloro i quali sono al potere e dai gruppi religiosi. Duemila anni fa, quando Gesù Si incarnò, fu perseguitato e arrestato dal governo romano e la fede ebraica e, alla fine, fu crocefisso. Negli ultimi giorni, da quando Dio è tornato incarnato in Cina per svolgere l’opera del giudizio, Egli è stato crudelmente perseguitato e cacciato dal governo del Partito Comunista Cinese, e anche maledetto, incolpato, condannato e respinto da tutte le denominazioni e sette della religione cristiana. È una chiara indicazione della corruzione e della malvagità dell’uomo. Noi possiamo immaginare quanto sia duro per Dio realizzare la Sua opera in una tale fortezza di demoni, dove le nuvole nere gravano pesantemente e i demoni esercitano il potere. Tuttavia, Dio è onnipotente e possiede la suprema autorità e il potere. Non importa quanto dilaganti siano le forze di Satana, non importa come esse resistano e lancino attacchi, è tutto inutile. In quasi 20 anni, il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente è stato divulgato in tutta la Cina continentale, in un clima di feroce oppressione. Diverse centinaia di migliaia di chiese sono spuntate in tutto il paese e milioni di persone si sono sottomesse al nome di Dio Onnipotente. Quasi istantaneamente, tutte le denominazioni e le sette sono diventate desolate, perché le pecore di Dio hanno ascoltato la voce di Dio, ed esse sono già tornate seguendo la voce, cadendo dinanzi a Dio e sono state innaffiate e guidate personalmente da Dio. Questo ha adempiuto la profezia della Bibbia secondo la quale “tutte le nazioni affluiranno ad esso”. È inevitabile che tutti i veri credenti in Dio andranno verso Dio Onnipotente, alla fine, perché questo è stato pianificato e predestinato da tempo da Dio. Nessuno può cambiarlo! Quei falsi credenti la cui fede in Dio è solo perché essi possano mangiare il ripieno delle loro pagnotte e quei vari nemici che commettono il male, resistono a Dio Onnipotente e Lo condannano devono essere tutti eliminati per mezzo dell’opera di Dio. Tutta la comunità religiosa è stata completamente distrutta e disintegrata dall’opera di Dio. L’opera di Dio Onnipotente è finalmente finita in gloria. Durante questo periodo, nonostante la resistenza frenetica e la sanguinosa repressione del governo del Partito Comunista Cinese, il Vangelo del Regno di Dio si è diffuso alla velocità della luce. Il complotto del Partito Comunista Cinese per eliminare e abolire l’opera di Dio si è concluso con un fallimento. Tutte le forze del male che resistono a Dio sono state completamente distrutte e rovesciate in mezzo al giudizio maestoso e adirato di Dio. Proprio come dice Dio Onnipotente: “Tutti quelli che amo vivranno sicuramente in eterno, e tutti coloro che Mi osteggiano indubbiamente riceveranno da Me un castigo perpetuo. Poiché sono un Dio geloso, Io non sarò facilmente indulgente con gli uomini per tutto quello che hanno fatto. Io scruterò tutta la terra, e apparendo nella parte orientale del mondo con giustizia, maestà, collera e castigo, Mi rivelerò alle innumerevoli moltitudini di esseri umani!” (da “Il ventiseiesimo discorso” de I discorsi del Dio incarnato durante l’adempimento del Suo ministero in La Parola appare nella carne). “Il Mio Regno va costituendosi su tutto l’universo e il Mio trono conquista i cuori di mille miliardi di persone. Con l’aiuto degli angeli la Mia opera giungerà subito alla conclusione vittoriosa. Tutte le masse dei Miei figli e il Mio popolo aspettano con ansia il Mio ritorno, desiderando la Mia riunione con loro per non separarci mai più. Come potrebbe tutta la popolazione del Mio Regno non festeggiare l’uno con l’altro l’unione del Mio essere con loro? Potrebbe essere questa una riunificazione senza sacrificio? Sono onorevole agli occhi di tutti, Mi lodano sulla bocca di tutti. Quando ritornerò, conquisterò perfino tutte le forze nemiche. Il tempo è arrivato! Metterò il moto la Mia opera, regnerò come Re supremo tra gli uomini! Sto tornando! Sto partendo! Questo è quello che tutti desiderano, quello che tutti sperano. Voglio far vedere a tutti l’arrivo del Mio giorno e dare il gioioso benvenuto alla venuta del Mio giorno!” (da “Il ventisettesimo discorso” de I discorsi del Dio incarnato durante l’adempimento del Suo ministero in La Parola appare nella carne). Mentre il Vangelo del Regno si diffonde, la Chiesa di Dio Onnipotente cresce ancora di più, e il numero di credenti aumenta incessantemente. Oggi, sta prosperando come non mai. La parola pronunciata da Dio Onnipotente – Cristo degli ultimi giorni – oramai da tempo si è diffusa in migliaia di famiglie e viene accettata da un numero sempre maggiore di persone. La parola di Dio ha dimostrato la Sua suprema autorità e il Suo potere. Questo fatto indiscutibile dimostra pienamente che “Tutto viene compiuto dalla parola di Dio”!
“Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Giovanni 1:1). All’inizio, Dio ha creato i cieli e la terra e tutto in essi con la parola, e ha guidato l’umanità con la parola. Anche negli ultimi giorni Dio realizza tutto con la parola. La perfezione del popolo eletto di Dio e la realizzazione del regno di Cristo saranno entrambi ottenuti dalla parola di Dio. Di per sé, non c’è niente di eccezionale sul come la Chiesa di Dio Onnipotente abbia avuto origine dall’opera di Dio della parola, si sia sviluppata sotto la guida della parola di Dio Onnipotente e, inoltre, stia crescendo nonostante la brutale soppressione e persecuzione del governo del Partito Comunista Cinese e la frenetica condanna e opposizione delle forze degli anticristi nei gruppi religiosi. Questo dimostra pienamente l’autorità e il potere della parola di Dio. Si può dire che, senza l’apparizione e l’opera di Dio Onnipotente, non ci sarebbe la Chiesa di Dio Onnipotente e che senza le parole espresse da Dio, allo stesso modo la Chiesa di Dio Onnipotente non esisterebbe. Oggi Egli sta innaffiando e alimentando il Suo popolo eletto con i milioni di parole che esprime, e tutti quelli che hanno accettato la Sua opera stanno godendo la guida delle Sue parole e sperimentando la Sua opera di salvezza dell’uomo. Dio Onnipotente dice: “Sto compiendo la Mia opera nell’intero universo e, in Oriente, fragorosi tuoni risuonano senza posa, scuotendo tutte le denominazioni e le sette. È la Mia voce che ha condotto tutti gli uomini nel presente. Farò sì che tutti gli uomini siano conquistati dalla Mia voce, che cadano in questa corrente e si prostrino innanzi a Me, poiché da molto tempo ho richiamato la Mia gloria da tutta la terra e l’ho rilasciata di nuovo in Oriente. Chi non desidera vedere la Mia gloria? Chi non attende con ansia il Mio ritorno? Chi non ha sete della Mia ricomparsa? Chi non si strugge per la Mia bellezza? Chi non verrebbe alla luce? Chi non guarderebbe alla ricchezza di Canaan? Chi non desidera il ritorno del Redentore? Chi non adora il Grande Onnipotente? La Mia voce si diffonderà su tutta la terra; desidero proferire più parole quando sarò di fronte al Mio popolo eletto. Come i potenti tuoni che scuotono montagne e fiumi, proferisco le Mie parole all’intero universo e al genere umano. Per questo le parole nella Mia bocca sono diventate il tesoro dell’uomo e tutti gli uomini serbano care le Mie parole. Il lampo balena dall’Oriente fino all’Occidente. Le Mie parole sono tali che l’uomo detesta rinunciarvi e allo stesso tempo le trova insondabili, ma tanto più se ne rallegra. Come bimbi appena nati, tutti gli uomini sono felici e in festa celebrando la Mia venuta. Per mezzo della Mia voce, condurrò tutti gli uomini dinanzi a Me. Da allora in poi, entrerò formalmente nella razza degli uomini così che essi verranno a venerarMi. Con la gloria che irradio e le parole nella Mia bocca, farò sì che tutti gli uomini vengano dinanzi a Me e vedano che il lampo balena dall’Oriente e che Io sono disceso anche sul ‘Monte degli Olivi’ dell’Oriente. Vedranno che Io sono già da tempo sulla terra, non più come Figlio dei Giudei ma Lampo d’Oriente. Poiché da molto tempo sono risorto e Mi sono allontanato dall’umanità, per poi riapparire nella gloria in mezzo agli uomini. Io sono Colui che è stato venerato per secoli infiniti prima d’ora, e sono anche l’‘infante’ abbandonato dagli Israeliti per secoli infiniti prima d’ora. Inoltre, sono Dio Onnipotente glorioso dell’epoca presente! Che tutti vengano dinanzi al Mio trono e vedano il Mio volto glorioso, ascoltino la Mia voce e osservino le Mie opere. Questa è la Mia volontà nella sua interezza; è la fine e il punto culminante del Mio piano, così come lo scopo della Mia gestione. Che ogni nazione Mi veneri, ogni lingua Mi proclami, ogni uomo riponga la sua fede in Me ed ogni popolo si assoggetti a Me!” (da “Il rombo dei sette tuoni – profezia che il Vangelo del Regno verrà diffuso nell’intero universo” in La Parola appare nella carne). Il popolo eletto di Dio ha ricevuto la grande salvezza grazie alla parola di Dio Onnipotente. L’opera di Dio nella Cina continentale è finalmente terminata in gloria. Ora il popolo eletto di Dio sta divulgando la Sua parola e testimoniando le Sue gesta in ogni paese e luogo. La parola di Dio sarà divulgata in tutto il mondo, ed Egli presto apparirà pubblicamente a tutte le nazioni e a tutti i popoli. Il popolo di ogni paese e luogo che desidera l’apparizione di Dio non ha mai sognato che il Dio che desidera appaia pubblicamente sia già segretamente disceso in Cina e abbia realizzato uno stadio dell’opera di conquista e salvezza.
Negli ultimi giorni, quando l’età è quasi alla fine, Dio Si incarna e segretamente discende alla dimora del gran dragone rosso, il grande raduno dei governanti dittatoriali: la Cina, l’incrollabile baluardo dell’ateismo. Attraverso la Sua multiforme saggezza e potere, Dio combatte contro Satana e realizza l’opera centrale nel Suo piano di gestione: la sconfitta completa di Satana e la salvezza di tutto il genere umano. Tuttavia, a causa delle accuse selvagge, delle condanne, delle invenzioni e delle calunnie del Partito Comunista Cinese al potere, molti di quelli che sono ignari dei fatti attualmente credono alle dicerie del Partito Comunista Cinese. I gruppi religiosi, in particolare, continuano a condannare e bestemmiare contro la venuta di Dio anche ai giorni nostri, ed essi sono totalmente dalla parte del governo ateo del Partito Comunista Cinese per resistere all’opera di Dio. Che tragedia che è! Queste persone non si aspettano che Dio Onnipotente, Colui al quale resistono, sia esattamente Gesù Cristo che è tornato. Quando Dio apparirà pubblicamente, piangeranno solamente, digrignando i denti e battendosi il petto. Questo adempie completamente le parole del Libro dell’Apocalisse: “Ecco, egli viene colle nuvole; ed ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, Amen” (Apocalisse 1:7). Il giudizio del grande trono bianco finalmente incomincia! Dio Onnipotente dice: “Nel Regno, la miriade di cose create inizia a rivivere e a riacquistare la sua forza vitale. A causa dei cambiamenti nella condizione della terra, anche i confini tra un territorio e l’altro iniziano a muoversi. Tempo addietro, ho profetizzato: quando la terra sarà divisa dalla terra, e la terra si unirà alla terra, sarà il tempo in cui Io ridurrò le nazioni in frantumi. In quel momento, Io rinnoverò tutto il creato e la ripartizione dell’intero universo, mettendolo così in ordine e trasformando la sua vecchia condizione in una nuova. Questo è il Mio progetto. Queste sono le Mie opere. Quando le nazioni e le genti del mondo torneranno davanti al Mio trono, allora prenderò tutta la generosità dei cieli e la spargerò sul mondo umano, cosicché, grazie a Me, esso si colmerà di una generosità senza pari. Ma finché continuerà a esistere il vecchio mondo, Io scaglierò la Mia ira sulle sue nazioni, promulgando apertamente i Miei decreti amministrativi in tutto l’universo, e infliggerò un castigo a chiunque li violi.
Quando rivolgo il Mio volto verso l’universo per parlare, tutta l’umanità ascolta la Mia voce, e allora vede tutte le opere che ho compiuto nell’universo. Coloro che sono contrari alla Mia volontà, vale a dire coloro che Mi osteggiano con le azioni dell’uomo, subiranno il Mio castigo. Io prenderò le infinite stelle nei cieli e le creerò di nuovo, e grazie a Me il sole e la luna saranno rinnovati – i cieli non saranno più come prima, e le innumerevoli cose presenti sulla terra saranno rigenerate. Tutto diventerà perfetto attraverso le Mie parole. Le molte nazioni che si trovano nell’universo saranno nuovamente ripartite e sostituite dalla Mia nazione, in modo tale che le nazioni sulla terra spariranno per sempre e diverranno una sola nazione che Mi adora; tutte le nazioni sulla terra saranno distrutte, e smetteranno di esistere. Tra gli esseri umani che abitano l’universo, tutti coloro che appartengono al diavolo saranno sterminati; tutti coloro che venerano Satana saranno abbattuti dal Mio fuoco ardente – in altre parole, fatta eccezione per quelli che adesso sono nel giusto corso, gli altri saranno ridotti in cenere. Quando Io castigo i molti popoli, quelli che vivono nel mondo religioso in varia misura torneranno nel Mio Regno e saranno conquistati dalle Mie opere, perché avranno assistito all’avvento del Santo che cavalca una nuvola bianca. Tutti gli uomini seguiranno i loro simili, e riceveranno castighi diversi in base alle loro azioni. Coloro che Mi si sono opposti periranno; coloro che hanno svolto azioni sulla terra senza coinvolgerMi, a causa del loro comportamento continueranno a esistere sulla terra sotto il governo dei Miei figli e del Mio popolo. Io Mi rivelerò alla miriade di genti e nazioni, facendo sentire con forza la Mia voce sulla terra per proclamare il completamento della Mia grande opera per l’intera umanità, affinché quest’ultima possa vederla con i suoi stessi occhi” (da “Il ventiseiesimo discorso” de I discorsi del Dio incarnato durante l’adempimento del Suo ministero in La Parola appare nella carne). Nella storia dell’umanità, vediamo come tutte le forze maligne che palesemente si oppongono a Dio e freneticamente resistono a Dio sono distrutte da Dio. Quattromila anni fa, in conseguenza dei loro gravi peccati, le città di Sodoma e Gomorra furono bruciate dalle fiamme e dallo zolfo che Dio aveva mandato dal cielo. Allo stesso modo l’Impero Romano fu distrutto dai disastri di Dio, a causa della sua resistenza e condanna del Signore Gesù e della sua persecuzione dei Cristiani. Negli ultimi giorni, qualsiasi forza maligna che condanna e resiste a Dio sarà maledetta da Dio e sicuramente da Lui distrutta. Questa è esattamente l’indole giusta di Dio!
Dio Onnipotente dice: “Il Regno si espande nel mezzo dell’umanità, si forma nel mezzo dell’umanità, si erge nel mezzo dell’umanità; non c’è alcuna forza che possa distruggere il Mio Regno. … Sotto la guida della Mia luce spezzerete certamente la stretta mortale delle forze dell’oscurità. Nel mezzo delle tenebre, sicuramente non perderete la luce che vi guida. Signoreggerete sicuramente il creato. Sarete senz’altro vittoriosi davanti a Satana. Durante la caduta del regno del gran dragone rosso, sicuramente vi alzerete tra le innumerevoli moltitudini, per testimoniare la Mia vittoria. Sarete senza dubbio decisi e risoluti nella terra di Sinim. Tramite le sofferenze che sopportate, erediterete i doni che giungono attraverso di Me e irradierete l’intero universo con la Mia gloria” (da “Il diciannovesimo discorso” de I discorsi del Dio incarnato durante l’adempimento del Suo ministero in La Parola appare nella carne). “Quando le tre fasi dell’opera giungeranno a termine, si costituirà un gruppo di coloro che rendono testimonianza a Dio, un gruppo di coloro che conoscono Dio. Tutte queste persone conosceranno Dio e saranno in grado di mettere in pratica la verità. Possederanno umanità e senno, e tutti conosceranno le tre fasi dell’opera di salvezza di Dio. Questa è l’opera che sarà compiuta alla fine e queste persone sono la cristallizzazione dell’opera di seimila anni di gestione, nonché la più potente testimonianza della sconfitta definitiva di Satana. Coloro che possono rendere testimonianza a Dio saranno in grado di ricevere la promessa e la benedizione di Dio e costituiranno il gruppo che rimarrà alla fine, che possiede l’autorità di Dio e rende testimonianza a Dio. Forse, tutti voi potete diventare membri di questo gruppo o forse solo la metà di voi o solo alcuni – dipende dalla vostra volontà e dalla vostra ricerca” (da “Conoscere le tre fasi dell’opera di Dio è il percorso per conoscere Dio” in La Parola appare nella carne). Le parole di Dio devono essere compiute, e ciò che è compiuto durerà per sempre. Il futuro del regno è luminoso e splendido! Dio Onnipotente ha già creato un gruppo di vincitori nella Cina continentale. L’opera di Dio degli ultimi giorni è già stata compiuta! Ora, l’opera pilota svolta da Dio durante il Suo avvento segreto in Cina è finita in gloria, ed Egli presto apparirà pubblicamente a tutte le nazioni e i luoghi. Il popolo eletto della Chiesa di Dio Onnipotente è un gruppo di vincitori che Dio ha creato in Cina. Facendosi carico della missione santa, esso sta testimoniando l’opera di Dio e proclamando il santo nome di Dio a tutti i luoghi e le nazioni. Il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo. La Parola appare nella carne è liberamente disponibile in Internet, per studi e ricerche, in tutti i luoghi e le nazioni. Nessuno osa negare che esse sono le parole di Dio, e nessuno osa negare che esse sono la verità. Sempre più persone che hanno sete di verità e bramano la luce stanno cercando e studiando l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Succursali della Chiesa di Dio Onnipotente sono sorte in decine di grandi paesi e regioni di tutto il mondo, poiché sempre più persone ritornano a Dio Onnipotente. L’umanità sta gradualmente risvegliandosi in mezzo alla parola di Dio e ha iniziato ad accettare e conoscere la verità. La parola di Dio guiderà tutto il genere umano e realizzerà tutto. Tutte le persone che credono veramente in Dio e cercano la via vera ritorneranno certamente da Dio e diventeranno obbedienti davanti al Suo trono, e tutto il genere umano saprà che Dio è venuto ed è apparso e che il Suo nome sarà certamente grande tra tutta l’umanità.
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