Tumgik
#Non mi vergogno neanche un po'
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ti penso ogni tanto sai, ormai non ci conosciamo più, tanto che credo che tu non sappia riconoscermi da questo messaggio, eppure tento, perché non so, non so neanche perché ti penso, forse perché penso di averti conosciuto così bene che pensarti come estranea mi riuscirà sempre difficile, eppure sono in anonimo, so che ti sei sempre pensata non abbastanza e invece ti dico che le cose non sono mai dipese da te, te sei sempre stata perfetta, per me almeno, o almeno così ricordo? ti ho sempre ammirato ma non te l’ho mai detto, per orgoglio credo, eppure non parliamo da anni, eppure tento, eppure qui mi trovo, un po’ mi vergogno, mi manchi da sempre, ma i rapporti infranti non si risanano, eppure vorrei, ti ho già scritto in passato, chissà se ricordi, eppure dovresti, o almeno vorrei ricordassi
i messaggi così, inaspettati e ricchi, mi fanno sorridere, questo credo tu lo sappia bene se mi conosci come dici.
io credo di sapere chi tu sia, mi piacerebbe davvero tanto averne la conferma ricevendo un tuo messaggio anche se non credo tu abbia più il mio numero, penso sia passato così tanto tempo da averlo cancellato magari.
magari il rapporto non può essere risanato ma potremmo trovare un nuovo equilibrio per riuscire a stare bene di nuovo senza sentire quella mancanza continua e costante che ci lascia nel passato per vivere appieno il presente, essendoci.
ti aspetto, se non su whatsapp o con una chiamata almeno qui su tumblr, così da poterti parlare.
non avere paura di farlo, se sei chi penso io un po’ ti ho sempre aspettato.
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volumesilenzioso · 2 years
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⚠️TW⚠️
(disturbi alimentari, depressione…)
mi vergogno di queste foto, ma le considero importanti, scrivere tutto quello che troverete sotto senza mettere le foto, secondo me, non avrebbe avuto senso
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credevo di dover perdere altro peso per essere felice…
sono sincera, guardandomi allo specchio mi rendo conto di aver ripreso peso, si capisce anche dal fatto che dopo un anno e mezzo sono uscita dall’amenorrea, eppure non sono felice neanche adesso, perché la verità è che mi sono sentita costretta a ricominciare a mangiare, ma continuo a odiare il mio corpo, in tutto e per tutto. non mi voglio bene, neanche un po’. non vado fiera dei kg che ho ripreso, non mi piaccio di più. sicuramente ho più energie, riesco a fare più cose, ho ripreso a studiare, a uscire ecc, ho addirittura conosciuto un sacco di persone nuove, apparentemente sono più aperta, sembro quasi socievole, a volte sembro estroversa. la verità è che non è cambiato nulla interiormente, ho ancora la stessa voglia di dimagrire che avevo un anno fa, ho ancora l’obiettivo di scomparire lentamente, torturandomi, morendo di fame. quando non mangiavo ero ancora più aggressiva e irritabile, rispondevo male a prescindere da tutto, non riuscivo a muovermi, ero costretta a farmi asciugare i capelli da qualcuno perché non riuscivo a tenere il fono per più di due minuti senza che iniziasse a pesarmi, come se mi si stesse staccando il braccio. ero impotente, ma nello stesso tempo mi sentivo potente, perché convinta di avere il controllo totale sul mio corpo e sulla fame. adesso so che il controllo era proprio ciò che non avevo, eppure mi manca stare così, mi manca perché ormai mi ero abituata a quella condizione, mi manca perché rischiavo di morire da un momento all’altro ed era proprio quello il mio obiettivo, ora questo obiettivo mi sembra estremamente lontano perché ho ripreso quel maledetto peso, perché fisicamente sono in salute, perché ho di nuovo il ciclo e il mio corpo funziona, non rischio più il collasso, non rischio più di addormentarmi e non svegliarmi più, non rischio più di svenire ad ogni passo che faccio, il mio corpo sta bene. ma la mia mente è rimasta lì, è un casino totale, mi dice di tornare indietro ogni giorno e ignorarla diventa sempre più difficile. però so, nel profondo, che sto facendo la cosa giusta, so che me lo devo, so che un giorno mi ringrazierò per tutti gli sforzi che sto facendo, so che continuando così, forse, riuscirò a stare meglio, non dico che sarò felice, ma starò bene. ricordo la sera in cui provai a togliermi la vita come fosse ieri, ricordo gli sguardi della mia famiglia, spenti quanto il mio, abbiamo tenuto la cosa estremamente privata, solo parte della mia famiglia l’ha saputo, e altre persone al di fuori della famiglia che mi sono state vicine. oggi lo sto scrivendo qui perché su questo social mi sento libera, sento di poter parlare di tutto, lo uso anche un po’ per sfogarmi. ma quello che voglio dire, raccontando tutto ciò, è che forse c’è un motivo se sono ancora qui (che ancora oggi non mi è chiaro), forse devo iniziare a vivere per me e per le persone che mi circondano, perché ho visto come mi guardavano quella sera, per mesi non mi hanno lasciata sola neanche un secondo per paura che potessi riprovarci, so di aver ferito loro, non tanto me stessa. so cosa significa stare male, voler mettere fine a tutto, diventare egoisti in un certo senso, so cosa significa tutto questo e so quanto sia difficile farsi aiutare, parlarne, far entrare qualcuno nel proprio mondo. ma fatelo, fate la cosa che vi sembra sbagliata, andate verso quella via d’uscita che vi sembra irraggiungibile. fatelo prima per gli altri, piano piano inizierete a farlo anche per voi stessi. ad oggi non sto bene, per niente, sono mentalmente distrutta, eppure qualcosa è migliorato. ho ripreso quei kg, i miei occhi sono ancora spenti, ma non tanto quanto lo sono nelle foto qui sopra, ogni tanto si accendono, brillano. ogni tanto mi capita di sentirmi bene, cosa che prima non succedeva. per questo mi impegno così tanto nell’andare contro la mia testa, perché forse ne vale la pena, perché forse un giorno i miei occhi brilleranno di più.
vorrei solo dire a chiunque si sia trovato o si trovi nella mia stessa situazione, chi per un motivo, chi per un altro, che non dobbiamo arrenderci. che un sorriso vero dopo mille sorrisi falsi è comunque valido e non va sottovalutato, che la vita è una (una merda, direte) e in parte abbiamo il potere e il dovere di modellarla a nostro piacimento. non otterremo tutto quello che vogliamo, non raggiungeremo tutti i nostri obiettivi e non realizzeremo tutti i nostri sogni, ma possiamo provarci, e possiamo andare fieri dei risultati che otteniamo perché ogni risultato, per quanto piccolo sia, ha un suo valore, ma questo valore bisogna riconoscerglielo.
vi prego, andate avanti, non mollate mai. io spero di continuare su questa strada, spero di averne le forze, e spero che voi possiate fare lo stesso.
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nauseousnausicaa · 1 year
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non c’è giorno in cui non mi svegli e non pensi a te. ci sono giorni in cui sono stracolmo di ricordi, più o meno significativi; giorni in cui mi arrovello la mente nell’ invano tentativo di trovare una soluzione alternativa a questa situazione; oggi mi sono svegliato e ho pensato al fatto che non scoperemo mai più. il pensiero mi rende molto triste invero. mi manca il peso del tuo corpo su di me, le tue spalle, i tuoi baci lunghi e belli. quando mi hai lasciato ormai tre settimane fa devo ammettere che non avevo pensato a questo collaterale. anzi, non ci avevo mai pensato molto seriamente fino a oggi. stamane invece riesco solo a immaginarmi scenari assurdi che potrei mettere in piedi per riaverti con me, ma so che è tutto inutile per il semplice fatto che non possiamo vicendevolmente darci quello che vogliamo, che cerchiamo e di cui abbiamo bisogno. è tutto inutile e ti giuro che ci sono giorni in cui non so neanche da dove iniziare ad accettare questa realtà. ogni mattina mi sveglio e penso a queste cose, ci penso anche durante il giorno e ogni tanto esagero e mi faccio piangere un po’.
un’altra cosa a cui penso è al gigantesco fallimento che è la mia carriera accademica. ogni giorno mi sveglio e penso che sono 5 anni che sono nel sistema universitario e non ho concluso un cazzo. mi vergogno così tanto dei miei insuccessi che non riesco neanche a riflettervi su, non riesco a ripartire, a trovare una soluzione. sento come se la mia vita fosse già finita, ho già bruciato ogni possibilità, ogni occasione. oggi è l’ultimo giorno per iscriversi agli esami e consegnare la tesina di un corso e credo che ignorerò entrambe le scadenze nonostante la loro cubitale presenza nel mio calendar.
penso tutti i giorni alla morte. penso di morire ma senza il minimo coraggio di intervenire attivamente. non riesco a immaginarmi di qui a uno, due, cinque, dieci anni. non c’è nulla che voglia fare, nulla che mi sproni se non la paura fottuta di essere considerato un fallito, di essere considerato debole e vuoto. in un modo o nell’altro finché vado avanti solo io mi vedo così, le altre persone credono in me per qualche motivo e non riescono ad aprire gli occhi e vedere che forse sono davvero una delusione. servirebbe la famosa uscita di sicurezza che ogni tanto sogno ma temo che non esista.
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kyda · 1 year
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la cosa positiva e negativa del leggere più libri contemporaneamente è il confronto spontaneo e incessante che nasce fra questi libri che leggo e ieri sera ho finito new grub street, ho pensato che bello, per fortuna l'ho trovato e l'ho letto; ho letto alcune pagine di storia del nuovo cognome perché non ce la facevo ad andare a letto senza prima andare avanti un altro po' nella storia e ho letto questa cosa che secondo me riassume perfettamente quasi tutto il personaggio di elena e l'ho letta e riletta per assaporarla tutta quanta, fino all'ultima lettera, perché boh secondo me è un concetto stupendo da sviluppare se lo si sviluppa bene e si costruisce bene un personaggio così
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e poi ho osato ascoltare per tipo 10 minuti regno di carne e fuoco...... ma lo sforzo... immane... che sto facendo... per finire queste ultime due ore di ascolto che mi sono rimaste... non lo voglio neanche descrivere più di così. il libro più cringe che io abbia mai letto, inspiegabile... ero lì a letto e pensavo ti prego... ti prego non lo dire... ti prego basta questi dialoghi fanno schifo... ti prego mi vergogno di star ascoltando... eppure ero lì, la lucina accesa, solo io e la mia imposizione irrazionale di portare a termine questo ascolto assurdo... che cosa senza senso
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raggiodisoleeluna · 1 year
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Sai cosa c'è dietro un cane?
Entri in casa mia e ti guardi intorno, cercando un posto al sicuro dai peli per sederti. Ti aiuto io.
Sul divano no, perché è una concessione che ci si possa sedere noi. Sul letto no, è il suo.
Dorme con la testa sul cuscino ed io lo sposto a peso morto, poi mi infilo sotto le coperte e non mi posso muovere più.
Neanche a luglio con 35 gradi.
Sulle sedie mette le zampe, a volte ci sale se uno di noi manca a pranzo o a cena e ne prende il posto.
Abbiamo provato a spiegargli che è un cane ma non lo capisce, si crede un bambino.
Quindi se vuoi resta lì, in piedi, che ti spiego perché.
Perché vale la pena di passare aspirapolveri minimo due volte al giorno, perché vale la pena di dormire stretti, di togliere i peli dal cuscino, di cambiare il letto due volte in una settimana, teli sul divano.
Dietro ad un cane c'è il sorriso dei bambini, la cura per i loro malumori, l'imparare ad accudire l'altro.
Dietro a un cane c'è una donna con un bambino mai nato, ferite e vuoti senza fine riempiti.
Dietro un cane c'è un uomo salvato da una valanga, dalle macerie di una casa, da una corrente di un'onda che l'ha portato via.
Ci sono occhi che non vedono più o non hanno mai visto e che ora possono muoversi e andare.
Dietro un cane c'è famiglia con lo scopo comune di amare e di essere amati.
E diventano parte di te, come tu non puoi capire.
Parlano coi loro occhi, con la coda e tu impari a capirli.
Capisci se ha fame, se vuole giocare, se è triste.
E loro capiscono se sei felice o triste, se hai la febbre, se sei malato.
E se si ammalano loro sai cosa succede? Che si ammala il più piccolo di casa, il bimbo, l'indifeso e tu soffri da impazzire e vorresti che parlasse, che ti aiutasse a capire.
Tutto questo per un animale?
Ma non hai dei figli tu?
Certo che li ho e lui è figlio di tutti e non me ne vergogno neanche un po'.
In base a lui organizziamo giornate, vacanze, turni di presenza se qualcuno va via .
Perché noi abbiamo scelto lui, ma lui non può scegliere.
E se potesse farlo sceglierebbe per la vita noi.
Quindi stai pure lì in piedi se pensi che non ci sia pulito abbastanza.
Io mi tengo la mia vita, i miei peli dappertutto, i suoi pianti di gioia quando rientro in casa, la sua coda impazzita perché gli ho portato un regalo, il suo cuore grande che accudisce noi con baci nel collo, la sua pallina appoggiata sui piedi e la voglia matta di pensare che vivrà all'infinito ❤️🐾
____web
Jaky
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Ho bisogno di un consiglio..
Non riesco a dormire ma ultimamente è da un po’ che non riesco perché è come se tutti i pensieri brutti che accumulo durante la giornata mi si presentassero tutto insieme quando mi metto a letto..ultimamente ho un carattere molto brutto e non so neanche io il motivo..ultimamente mi sono tornati gli attacchi d’ansia senza motivo e questa cosa mi rende fragile perché tutti quelli che mi stanno vicino ci stanno solo se io mi mostro sempre felice e stupida ma mai nessuno che si interessa a come sto..ma ultimamente non sono così.In questo momento vorrei solo che qualcuno quando mostro il mio carattere brutto mi abbracci e basta senza dire nulla..perché in fondo quando mi mostro fredda con le persone è solo un muro che mi costruisco io con le mie mani per non permettere alle altre persone di ferirmi quando io sono già fragile di mio..ma nessuno cerca di capirmi o di chiedere il perché di questi miei comportamenti..alla gente importa solo quando mi vede felice.C’è una parte di me che vorrebbe chiedere aiuto ma un’altra parte di me mi dice che forse sono solo io a farmi problemi inutili e che devo far finta di niente anche se mi farà male..mi vergogno moltissimo del mio aspetto fisico ma soprattutto del mio carattere altalenante..odio la mia ansia..ansia che le persone mi abbandonino all’improvviso,ansia sociale..mi sento così sola e stupida..
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lucrezia00 · 2 years
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Sono appena tornata a casa dalla seduta con la psicologa, e come ogni volta la mia testa non mi dà pace, perciò devo scrivere altrimenti stasera non riesco a concentrarmi sullo studio. Abbiamo parlato del mio rapporto con la femminilità. A dir poco pessimo. Mi vergogno del mio corpo, vorrei più forme ma ringrazio di non averle allo stesso tempo, perché uscire di casa diventerebbe impossibile, avrei troppi sguardi addosso. Eppure questo è un altro dualismo presente nella mia vita: il desiderio di essere donna, desiderata e il bisogno di restare una bambina asessuata, che non suscita alcuna emozione in un uomo. Pare che tutto sia dovuto ai giudizi dei miei, fortemente negativo sulle donne che mostrano il proprio corpo. È un disagio che ho da quando sono piccola e non è mai andato via. Sento sempre il bisogno di coprirmi, di vestirmi in modo poco appariscente e di passare inosservata altrimenti “ah ma quella vuole attirare l’attenzione”. Sempre così. Sempre lo sguardo giudicante di mio padre addosso. Ormai mia madre non la considero neanche più. La psicologa ha detto che quando pensa a me pensa ad una ragazza rinchiusa in una gabbia, ed è proprio così. Non mi sono mai sentita libera di esprimermi perché sempre sotto giudizio, a partire dal corpo. Oddio essere una femmina per questo, per il bisogno di mostrarsi che alla fine hanno tutte le donne. Questa spinta verso la sensualità più disinibita che durante la quarantena mi ha portato a fare una cosa che mi fa schifo fino alla più totale ritrosia verso ogni forma di sessualità. Abbiamo poi parlato del fatto che non avendo instaurato relazioni profonde io non abbia mai avuto un punto di vista differente da quello della casa in cui abito, sono sempre stata incatenata ad un’unica visione del mondo e della donna. E certo come poteva mai cambiare se la maggior parte delle donne della mia famiglia sono sciatte e trasandate, a partire da mia madre che non è nemmeno in grado di mettersi un po’ di trucco in faccia. Poi vedo ovunque ragazze provocanti con tutto in mostra, a loro agio con il corpo e con i ragazzi, e capisco che ho una ferita troppo profonda che non si sanerà presto. Vorrei tanto avere un corpo che mi piace, ma solo ultimamente sto capendo che non potrò ottenerlo con l’allenamento, perché in fondo il sedere muscoloso e scolpito non mi piace davvero, è solo un modo per compensare al sedere morbido che davvero vorrei, e a sua volta il sedere è una compensazione del seno e dei fianchi, del mio corpo spigoloso. Mi accorgo, allo stesso tempo, che tendo ad autosabotarmi. Dico di voler ingrassare, ma intanto sono un’ora e mezza in palestra ogni volta, insisto per andare a piedi ovunque e nel mangiare cibi vegetali o comunque il più naturali possibili. Quando avevo iniziato la dieta avevo una marea di carne, e la carne non mi piace. Vorrei non mangiarla più per il resto della mia vita, ma questo mi impedirebbe di prendere quei chili che tanto vorrei. Non so. Vorrei tanto essere in pace con me stessa, non sentirmi uno schifo come persona solo perché non sono bella quanto vorrei, curata quando vorrei, desiderata quando vorrei. Semplicemente ciò che desidero è che il mio aspetto fisico non impatti così tanto il mio essere in tutte le sue sfaccettature.
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sweetcats-posts · 1 month
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Mi sono ricordata per caso, guardando un film, cosa avevo pensato da giovane ragazza che mi poteva dare la soddisfazione di non aver visuto in vano: piantare almeno un albero, fare almeno un figlio e costruire una casa. Le prime due gli ho fatto e non per una sola volta, della terza invece ho sempre avuto l'impressione di essere solo alla metà e stasera ho capito perché. Costruire una casa non era al proprio, magari non ho realizzato allora quando lo sviluppato questa idea, ma mettere le basi di una famiglia, avere il posto in cui sentirti intera, là dove sta sempre il tuo cuore. E vabbè, stavo sbagliando di nuovo e non mi vergogno dire perché alla fine tutti i miei sbagli ma anche tutte le mie realizzazioni sono pezzi di me. Stavo sbagliando perché avevo messo troppo cuore al mio lavoro (che un po' è la mia casa figuratamente) e mi rimaneva troppo poco per la mia vera casa; non ho avuto la fortuna di un compagno con cui mettere nero su bianco le cose per poterli risolvere perché il mio è dalla categoria dei convinti di sapere tutto e di avere ragione pure, ma per fortuna che ho avuto sempre me stessa e la mia coscienza , il mio "se superiore" che mi ha guidata verso la piena consapevolezza dei miei sbagli e anche sulla via del cambiamento, del crescere e diventare la variante migliore di me stessa. Crescendo, a modo mio, ho aiutato le persone vicine ma le ho anche ferite, chissà quante volte, molte non mi sono neanche accorta. Spero solo che mi hanno capito e perdonato, io sono riuscita a farlo sia con me che con gli altri ma questo non mi permette di chiedere agli altri di fare uguale perché ognuno deve fare ciò che ritiene necessario e giusto per se. Sto provando di saldare le base della mia casa che erano messe male, c'é la metto tutta ;anche se devo lavorare da sola ogni tanto, non mi importa, la mia parte me la faccio e chissà se col tempo quelli che devono mettere la spala insieme a me lo faranno o no, io sono contenta di me stessa che non mi sono arresa, che non mi sono lasciata stare, che ho lottato per noi e lo farò sempre❤❤❤
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furiesinmyhead · 4 months
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io vorrei non essere così, ma non ci posso fare niente. io sono una sentimentalista schifosa, sono emotiva e sono ipersensibile e sono disperatamente romantica, e devo per forza romanticizzare tutto. e devo darmi il permesso di sfogarmi da qualche parte, una volta ogni tanto. mai con qualcuno. è già abbastanza disgustoso per me stessa.
non so se ha senso dirtelo, in realtà l'ho già fatto. ti ho detto che sono terrorizzata, te l’ho detto con la voce spezzata e tremante, ho combattuto molto con me stessa per trovare il coraggio di dirtelo. ho sempre combattuto molto per dirti le cose. il coraggio e la sincerità li ho sempre comprati pagando con fitte allo stomaco e fitte al petto, tremori, lacrime. le mie solite cose, mi conosci. a un certo punto mi sono dovuta dire “ok, il mio corpo reagisce così. che ci posso fare? devo solo capire quando vale la pena sopportarlo”. non ho mai voluto che la mia paura mi frenasse dal dirti le cose, anche se la tentazione c’era ogni singola volta, e per qualche motivo a me ancora sconosciuto ti ho sempre permesso di vedermi nel mio stato più vulnerabile e fragile di tutti. spesso me ne sono pentita. penso a tutte le volte che mi sono spogliata davanti a te. forse per cieca fiducia, forse per rassicurarti, per necessità di dirti: guarda, sono nuda, sono indifesa, se vuoi puoi sbranarmi. ma prima di farlo, sappi che puoi fidarti di me. ho sempre custodito con molta, moltissima cura e gelosia la tua fiducia nei miei confronti, perché guadagnarla aveva significato tanto per me. mi aveva fatto pensare che ognuno di noi è disposto a incontrare l’altro fino a un certo punto. fino a un certo limite. e che noi potevamo incontrarci dove non ci sarebbe stato nessun altro, solo me e te. molto presto nel nostro rapporto mi sono decisa a dirti tutto, a renderti sempre consapevole di ogni cosa, perché temevo che se non l’avessi fatto mi sarei sentita distante. ti avrei sentita distante. e non c’è niente che mi ferisce più di questo. non lo so perché. forse perché mi sento abbandonata, perché ho il terrore della solitudine, non lo so, ma ci sto lavorando.
lo so che io e te non siamo mai state insieme. sono contenta che io e te non siamo mai state insieme. non penso avremmo potuto funzionare in una relazione concreta, siamo persone molto diverse. ma io e te non siamo mai state solo amiche. ci siamo cullate per anni in questa relazione-non-relazione che ci ha fatto tanto bene, e abbiamo avuto un'intimità tutta nostra e solo nostra che si è sempre mantenuta nonostante tutti i nostri alti e bassi. credo che questa sia stata una cosa speciale. sono contenta che questa intimità mi abbia riscaldato per un po', forse avrà riscaldato anche te, non lo so, lo spero. io spero, e lo spero con tutta me stessa, che un po' continuerai a custodirmi dentro di te.
in realtà non sono neanche qui per scrivere. l'unico motivo per cui sono qui è per inchiodare ricordi. per stilare una lista (che novità) di tante cose che ho paura di perdere tra i nuvoloni dentro la mia testa. ho bisogno di inchiodare queste cose da qualche parte. e visto che spogliarmi davanti a te non è più opportuno (e poi, sinceramente, io mi vergogno da morire), eccomi qui.
Tutte le cose che non ti dirò, cose che mi mancheranno, cose che tengo strette
ti ricordi quella volta che eravamo a casa tua, nella tua stanza, e tu eri seduta sulla sedia, io ero seduta sulle tue ginocchia, rivolta verso te, avevo le gambe aperte, e ti abbracciavo, e ti parlavo di questa sensazione bellissima, l’avevo chiamata “la sensazione che tornavamo a casa”. hai presente? qualche giorno prima eri stata con dei vecchi amici e c’eravamo sentite poco, ma poi era arrivata la sera e quando sei tornata a casa hai cominciato a raccontarmi com’era andata la giornata. e io ero così felice di ascoltarti, non vedevo l’ora di risentirti, ed eravamo così affettuose e così sollevate che finalmente avessimo il tempo di parlarci. e mi sono sentita come se in quell’esatto momento tu fossi tornata a casa da me, e mi avessi trovata rannicchiata sul divano ad aspettarti. credo che questa sensazione mi mancherà molto.
una sera mentre eravamo fuori mi hai chiesto se volessi cenare da te. io ti ho risposto di sì, e visto che in quel momento c’era anche Luca, mi hai chiesto se mi andasse bene che ci fosse anche lui. mi hai detto “non so, magari ti dà fastidio, magari volevi che fossimo sole.” e io ho apprezzato moltissimo che tu mi abbia detto questa cosa, che tu mi abbia chiesto se per me era ok. mi era piaciuto un sacco il fatto che tu avessi pensato che io avrei potuto preferire stare sola con te. mi sono detta “che bello che me l’ha chiesto”.
un giorno mentre eravamo in macchina e tornavamo dal centro sicilia, tu hai detto “sono contenta che siamo state un po’ assieme oggi, era da un po’ che non stavamo insieme. oggi ci siamo fatte i nostri giretti, abbiamo mangiato… siamo state insieme, che bello, sono contenta”. e mi è piaciuto tantissimo. mi è piaciuto veramente tantissimo. anche io ero molto contenta, ed ero ancora più contenta che tu avessi detto questa cosa. e ho pensato “che bello che Claudja riesca a dirmi queste cose. io lo so che per lei non è facile farlo. che bello che me l’ha detto. che bello che sono qui con lei adesso.”
non lo so se ti ricordi, ma questo è uno dei miei ricordi preferiti che ho con te. quella volta che sei rimasta a dormire da me, e prima di addormentarci ci siamo fatte un sacco di coccole e io ti davo tanti piccoli baci su tutto il viso. ero sdraiata sopra di te, sentivo il mio corpo sul tuo, ed eravamo calde, e tu te ne stavi con gli occhi chiusi a ricevere i miei baci e le mie carezze, e io ti guardavo e desideravo che quel momento non finisse mai. per la prima volta dopo non so davvero quanto tempo, io mi sentivo presente. io mi sentivo lì, in quel momento, lì su di te a baciarti il viso. io ero lì. e poi ci siamo addormentate.
quella volta che mentre ero a Milano sei andata a Brescia con tua madre e mi hai scritto “ma ci pensi che siamo vicinissime?!”. questa cosa mi aveva fatto sorridere tantissimo.
“sei Alice, e giuro che ti penso sempre”
quel periodo orribile in cui stavi male e io non sapevo come aiutarti, volevo solo starti vicina, e allora ti ho scritto una lettera e sono venuta da te in bici a portartela. prima di andare via forse ti sei accorta che anch’io ero un po’ triste, e quando ti ho mandato il messaggio per dirti che ero tornata a casa mi hai chiesto “alice, sei arrabbiata con me?”. io ho apprezzato tantissimo che me lo chiedessi, perché sapevo che non era facile per te, perché avevo finalmente modo di rassicurarti come volevo, perché per me era importante che tu fossi tranquilla. e sapere quanto fosse difficile per te comunicare mi ha sempre resa molto felice di sentire qualunque cosa volessi dirmi.
quella volta al compleanno di tua cugina quando abbiamo cucinato tutto il pomeriggio ed eravamo stanchissime, e prima che la festa cominciasse siamo andate a cambiarci i vestiti e tu mi hai preso il maglione dai fianchi e me l'hai tolto, e poi siamo rimaste un sacco di tempo sul divano a riposarci.
quella volta che ti ho fatto nasino sotto casa mia durante il covid. ("dai dai non c'è nessuno non ci vede nessuno!")
allungare la mia mano da dietro il sedile del passeggero per stringere la tua nei sedili di dietro.
quella volta che eravamo nella mia vecchia stanza (in cui passavamo gran parte del nostro tempo) e io dovevo vestirmi per uscire insieme alle ragazze quella sera e mi sono tolta la maglietta e sono rimasta in reggiseno e tu mi hai guardato e mi hai detto "come fai a essere così, sei perfetta" e io mi sono vergognata tantissimissimo.
quella volta che abbiamo fatto un picnic alla villa e poi siamo andate a casa tua e abbiamo dormito insieme e poi ci siamo svegliate e abbiamo fatto merenda.
sapere che non ti addormenti facilmente ma ti sei addormentata più volte sul mio letto mentre ti accarezzavo i capelli.
tenerti per mano al concerto dei Baustelle durante Le rane.
fare quei video di noi due, quella volta che eravamo dal paninaro con Benna e mi hai fatto capire che ti piaceva che io li facessi e che era da tempo che non ne facevo uno.
quella volta che sono venuta da te a Roccalumera. fare il bagno insieme e darci bacetti in acqua, salire sulle tue spalle e fare il morto insieme.
non mi ricordo di cosa stavamo parlando esattamente, mi ricordo solo che era un argomento un po’ spinoso e lo stavamo affrontando scherzando, con ironia. in ogni caso avevi iniziato tu, mi ricordo che parlavamo vagamente di gelosia mia e tua. eravamo sul mio letto e io ero sopra di te e giocavo poggiandoti il naso in giro per il viso, e mi pare che a un certo punto ho detto qualcosa tipo “tu mi nascondi qualcosina” e ci siamo guardate e hai accennato un sorriso tranquillo, non so descriverlo, hai scosso un po’ la testa e mi hai detto “no”, poi hai chiuso gli occhi e li hai riaperti e hai detto “te lo posso assicurare”. non so perché mi ricordo questa immagine in modo così vivido. forse perché in quel momento ho sentito che fossi sincera al 100% e che mi stessi parlando dal cuore. forse volevi solo essere rassicurata. ti ho detto che neanche io ti nascondevo qualcosa, e ti ho dato un bacio, non mi ricordo dove.
mi mancherà farti nasino, e più di tutto mi mancherà entrare in quella nostra intimità in cui riuscivo finalmente a lasciarmi andare e mi sentivo leggerissima
mettere la mia mano tra le tue gambe quando siamo sedute vicine, mantenere un contatto fisico mentre facciamo qualcosa, mentre parliamo con altre persone
11/2023
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slegata · 7 months
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Ciò che parla un po' di me
Vorrei parlare di musica. Non di quella che ci piace tutt'ora, e neanche di quella che ci piaceva in passato, bensì di quelle canzoni che a discapito dei nostri gusti, ci rimandano a dei ricordi ben precisi. Una canzone trasmessa in radio allo sfinimento, una canzone messa da un amico, quella sentita ad una sera particolare o in un film che ci è piaciuto.
Vorrei parlare delle canzoni che svolgono il compito di post it - lì, attaccato al muro della nostra mente, pronto a dirci "grazie a me ti ricordi di questo". Anche se vorrebbe dire rivangare ricordi indesiderati, canzoni che ci fanno vergognare. Anche se vorrebbe dire metterci a nudo. Perché in fondo lo sappiamo, la musica ha questo incredibile talento di parlare anche per noi.
Le prime canzoni che mi vengono in mente sono quelle dei Finley. Avevo circa 9 anni, andavo alle elementari. Sì, mi piacevano. Me le aveva fatte scoprire una mia compagna di classe e mi ricordo che stampavamo i testi delle canzoni e li inserivamo nelle copertine per non rovinarli. "Domani" mi ricorda lei in particolare e l'album blu dove inserivo i testi che mi faceva scoprire.
Poi c'è stato il periodo di High School Musical, più o meno sempre in quegli anni, andavo ancora alle elementari. Quelle canzoni mi ricordano i momenti passati in corridoio a provare le scene, a ballare e a duettare con un'altra mia compagna di classe. Io facevo Troy, perché mi veniva meglio, lei faceva Gabriella. Mi sentivo un po' un talento da scoprire, una futura attrice da Disney Channel.
"La tipica ragazza italiana" invece, mi riporta all'estate del 2011. Avevo quattordici anni e stavo passando una delle mie solite estati al mare, in Liguria. Tra le mie amiche la si riproduceva sempre, quando ci vedevamo alla sera. Accompagnava le nostre serate sedute sulle panchine e i momenti post doccia in cui mi asciugavo i capelli. Non era l'unica canzone, subito dopo veniva "L'amore" dei Sonohra. Erano ancora gli anni in cui ci si passava le canzoni tramite bluetooth, o si ascoltavano sull'mp3.
"Bonjour" dei dARI mi ricorda il mio periodo nerd, dove avevo più amici tra i giochi online che a scuola. Era anche il periodo un po' dark, fingevo di essere emo. Sono sempre stata alternativa, in quegli anni credevo solo di esserlo di più, io e la mia finta tristezza coperta da borchie.
Potrei citarne allo sfinimento, ma queste sono le canzoni che mi mandano un collegamento diretto ed istantaneo. Non varrebbe più se dovessi pensarci a lungo. Sarebbero post it che hanno perso la loro utilità. Non mi vergogno nel dire che se dovessi riascoltare tutte quelle canzoni, mi ritroverei a cantarle a memoria. Perché sono nostalgiche, perché le ho ascoltate allo sfinimento, perché sono parte di me.
Ecco, questo è stato il mio tuffo nel passato.
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volumesilenzioso · 10 months
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sto ripensando a ieri sera e mi sto rendendo conto di quanto io sia incapace di godermi cose semplici come la compagnia delle persone che mi vogliono bene. per tutta la serata sono riuscita a concentrarmi solo sulla mia ansia, cercando di gestirla abbastanza bene da non renderla visibile agli altri, anche perché non volevo causare problemi. il ristorante era pienissimo, fattore che ovviamente ha contribuito a peggiorare la situazione. in più mi vergogno proprio di esistere, non credo di poterlo spiegare meglio di così, in questo periodo mi vergogno di me più di quanto non facessi già, non so neanche perché. vorrei non essere così insicura, vorrei godermi i momenti, vorrei ridere un po’ di più, ma purtroppo non so godermi proprio un cazzo
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luna-solitaria · 1 year
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Sai cosa c'è dietro un cane?
Entri in casa mia e ti guardi intorno, cercando un posto al sicuro dai peli per sederti. Ti aiuto io.
Sul divano no, perché è una concessione che ci si possa sedere noi. Sul letto no, è il suo.
Dorme con la testa sul cuscino ed io lo sposto a peso morto, poi mi infilo sotto le coperte e non mi posso muovere più.
Neanche a luglio con 35 gradi.
Sulle sedie mette le zampe, a volte ci sale se uno di noi manca a pranzo o a cena e ne prende il posto.
Abbiamo provato a spiegargli che è un cane ma non lo capisce, si crede un bambino.
Quindi se vuoi resta lì, in piedi, che ti spiego perché.
Perché vale la pena di passare aspirapolveri minimo due volte al giorno, perché vale la pena di dormire stretti, di togliere i peli dal cuscino, di cambiare il letto due volte in una settimana, teli sul divano.
Dietro ad un cane c'è il sorriso dei bambini, la cura per i loro malumori, l'imparare ad accudire l'altro.
Dietro a un cane c'è una donna con un bambino mai nato, ferite e vuoti senza fine riempiti.
Dietro un cane c'è un uomo salvato da una valanga, dalle macerie di una casa, da una corrente di un'onda che l'ha portato via.
Ci sono occhi che non vedono più o non hanno mai visto e che ora possono muoversi e andare.
Dietro un cane c'è famiglia con lo scopo comune di amare e di essere amati.
E diventano parte di te, come tu non puoi capire.
Parlano coi loro occhi, con la coda e tu impari a capirli.
Capisci se ha fame, se vuole giocare, se è triste.
E loro capiscono se sei felice o triste, se hai la febbre, se sei malato.
E se si ammalano loro sai cosa succede? Che si ammala il più piccolo di casa, il bimbo, l'indifeso e tu soffri da impazzire e vorresti che parlasse, che ti aiutasse a capire.
Tutto questo per un animale?
Ma non hai dei figli tu?
Certo che li ho e lui è figlio di tutti e non me ne vergogno neanche un po'.
In base a lui organizziamo giornate, vacanze, turni di presenza se qualcuno va via .
Perché noi abbiamo scelto lui, ma lui non può scegliere.
E se potesse farlo sceglierebbe per la vita noi.
Quindi stai pure lì in piedi se pensi che non ci sia pulito abbastanza.
Io mi tengo la mia vita, i miei peli dappertutto, i suoi pianti di gioia quando rientro in casa, la sua coda impazzita perché gli ho portato un regalo, il suo cuore grande che accudisce noi con baci nel collo, la sua pallina appoggiata sui piedi e la voglia matta di pensare che vivrà all'infinito ❤️🐾
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lesolitecose · 1 year
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Non so quante volte ho detto "ora vado in palestra" e poi non ci sono andata. Boh, mi vergogno ad andarci, non so neanche perché, forse vedere tutte quelle ragazze bellissime mi abbassa un po' l'autostima.
Che poi lo so che sono bellissime perché si sono allenate per carità, e che magari potrei diventate bella come loro pure io se perseverassi, però boh, sotto questo punto di vista non mi libererò mai di questa insicurezza.
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diariodiunemo · 2 years
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12/06/22 - ore 10:28 am
sto soffrendo molto. questa mattina fa particolarmente schifo. vorrei piangere ma non riesco. non riesco a mangiare, e a malapena bere; ne avrei bisogno, come avrei bisogno di una doccia acida che mi dissolva. vorrei piangere. sento andarmene in pezzi, come il cristallo schiantato sull'asfalto. sento una pesantezza enorme. credo sia dovuto al fatto che, quello che dovrebbe essere mio padre, mi ha nuovamente depresso con le sue solite espressioni del tipo "questo mese sarà difficile" a causa della crisi economica. ecco, il punto è che mi fa stare una merda quello stronzo di uomo perché non ha neanche un minimo di fottuto tatto nei miei confronti. quando io cerco di dirgli di smetterla di dire frasi del genere è perché, purtroppo, mi deprimono. vorrei urlargli in faccia che se sono depresso non è soltanto perché mi ha messo al mondo per sbaglio ma anche perché, ora come ora, mi fa pesare che io non abbia un lavoro o addirittura la patente. ho voglia di strappargli le viscere e farlo a pezzi da quanto lo odio. a volte desidero ucciderlo da quanto lui sia riuscito a farmi odiare sempre di più. mi odio perché vedo lo schifo di persona che sono a causa sua, del suo dna che circola nelle mie vene. mi vergogno di essere suo figlio. se sono una brava persona è solo grazie ai miei sforzi, al non voler essere come quei due perdenti dei miei genitori. vorrei ucciderli. li odio. mi fanno schifo come persone. odio essere me. mi faccio schifo. faccio veramente schifo. gli esseri umani fanno schifo. io vorrei essere soltanto migliore, e forte. immaginate tipo una via di mezzo tra un voldemort buono e un dittatore: quello sono io. non lo so, vorrei che tutto fosse come vorrei, ma il mondo reale non si può mica comandare a piacimento come se fosse the sims. io sono buono, o meglio dire che le mie intenzioni lo sono. forse sono solo un po' stronzo e delle volte cruento, ma odio essere violento; non voglio esserlo. voglio imparare ad essere gentile nonostante i miei sprazzi di rabbia; concedetemeli, non posso essere perfetto, dopotutto sono un semplice e misero umano. di solito sono apatico quando le altre mie personalità cercano di non farmi essere depresso tutto il tempo. ora che mi sono sfogato, mi sento meglio e più forte. mi mancava avere endorfine tramite la scrittura e il pianto anziché ingerire il cioccolato e il caffè amaro. sono riuscito a piangere, non mi ricordo però precisamente quando ha iniziato a piovere dai miei occhi, forse durante l'eccesso di rabbia. se dovessi darmi, attribuirmi, un valore, sarebbe quello di un dio o un re. non mi dispiace questo complesso di dio, mi da autostima e un motivo per vivere. sarei un dio umile, oppure il re di una nuova era, ma l'importante è riconoscere il mio valore. sono più di quanto sembro. resusciterò dalle tenebre, distruggerò le catene d'odio che mi trattengono, uscirò da codesta prigione mentale, riconquisterò il mondo e, finalmente, potrò dire di essere nuovamente libero.
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naivet-e · 2 years
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Vulnerabilità
Sono successe tante cose in questa primavera. Ero nell’angolo del letto matrimoniale di F., appoggiata al muro con le gambe al petto e le braccia attorno, e mi sembrava di essere separata dalla realtà interiore e esteriore da un velo, la mia ansia, multiforme Non mi sentivo in contatto con nulla, solo un’emozione: la paura e ricordo che guardavo F. e dicevo a volte temo di non saper vivere. Il giorno dopo era lunedì, tutto il mondo aziendale si risveglia e devi lavorare Sono andata in reparto e si è ricoverata d’urgenza una ragazza di 37 anni, la Signora S.C.T., che il sabato precedente aveva tentato di togliersi la vita. Una paziente già conosciuta, di quelle definite “scoccianti”, di quelle il cui dolore non si tenta neanche di vederlo perchè tanto è “lei che non vuole stare bene”. Io so solo che quella donna, con i capelli alla Amy Winehouse, non voleva ricoverarsi, piangeva, si mette le mani al collo e non riesce a respirare, si calma, si sente tradita, capisce di non avere alternative, accetta il ricovero. La prendo in carico io. E già sentivo dentro una resistenza. Vado a parlarle nella sua stanza e mi colpisce la sua lucidità, mi dice che in quella settimana il suo compagno le aveva fatto da specchio: Tu non sai prenderti cura di te. E’ tutto vero dottoressa, Io non so vivere.  La mia crepa nel petto che risuona con la sua, in un attimo, chi è psichiatra e chi è paziente? chi aiuta chi? chi sa vivere?  Sono chiamata a essere fattiva. Sono chiamata a essere sana, funzionante e a rimanere dall’altro lato. A dissimulare. In più ora gestisco io il ricovero, devo insegnare ai più piccoli, devo far sembrare che so come fare, cosa dire a colloquio, devo star bene. Martedì è il giorno della riunione con i primari e gli strutturati, e io sono tenuta a spiegare il caso; ero tranquilla, mi sono detta, ormai so farlo, leggo l’anamnesi e vado a braccio, non sono più una novella, è da un anno che faccio riunioni. Entro. Mi seggo attorniata da tutti. Davanti la telecamera in collegamento con i colleghi. Alla mia destra gli specializzandi piccoli, a sinistra le strutturate, di fronte, i due primari. Io sono tranquilla. Inizio a leggere: La Signora S.C.T. -la saliva mi si blocca non riesco ad deglutire- pausa. Di -respiro- 37 anni. Il cuore mi va in gola, non respiro inizio a iperventilare. Cazzo sono in silenzio non riesco a riprendermi e a parlare. Scusi prof sono in ansia. La Professoressa scoppia a ridere “e come mai, apriamo la finestra” In un clima disteso, apriamo la finestra, e io riprendo a respirare. Mi riprendo apparentemente e ricomincio. Sono stati tra i 40 minuti più lunghi mai percepiti. Ce l’ho fatta si ma.. oddio cosa è successo. oddio. oddio. Oddio. Un dramma. Nel mio immaginario sarebbe stato un dramma. Eppure è accaduto, e non è successo poi nulla. Eppure mi vergogno molto e corro da F. per essere abbracciata e piangere un po’ Questa invece è una crepa nell’idea che ho di me. L’ennesima. Già a 18 anni con il primo attacco di panico ho capito di non essere invincibile e ho fatto la mia conoscenza. Tutti quei contenitori che sentivo dentro, tutti quegli strati, non erano miei. Almeno però sono sempre stata sicura di funzionare quando dovevo funzionare. Ieri mi sono data un altro schiaffo. Si è dissolta un altro mattone su cui poggiava. Poggiava cosa? Quella cosa per cui sono giusta nel mondo. Quella cosa per cui posso andare a testa alta davanti agli occhi dell’altro. Sono R., sono brava.  Eppure.. eppure.. Mentre pranzavo con F., io.. io mi sentivo anche sollevata. Mi sentivo un po’ più leggera. Mi sentivo come quel rumore che fa il tappo di un barattolo sottovuoto quando lo apri.  Sento dentro me, un’angoscia e poi un’apertura verso una nuova possibilità di esistenza. Verso la possibilità di essere più libera, meno vincolata all’occhio dell’altro e al dover essere confezionata in un certo modo per poter essere accettata e ammirata. Una possibilità di respiro e di perdita di controllo. Una possibilità di assumersi il rischio di essere nonostante Non c’è un giusto o sbagliato, un buono o cattivo, in assoluto. Forse ciò che abbiamo tra le mani è solo la possibilità di cogliere un senso in ciò che accade o in come la vita accade in noi. Forse la nostra possibilità di serenità è trasformare e trasformarci. Avvicinandoci sempre più a quella autenticità di chi abita la propria vulnerabilità e vive fatto tutto del proprio cuore
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piccolaromana · 3 years
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Esclusivissimo fuori scena.
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