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#Lingua
ilsilenteloquaceblog · 4 months
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“È lí…
che voglio
metter
la Mia LINGUA
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e dopo…
anche le DITA.”
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
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libriaco · 12 days
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Quando la lingua fa male
Quel malessere improvviso Lo hanno sperimentato un po’ tutti quel fastidio che si prova ascoltando o leggendo un errore di grammatica da matita blu. È un disagio che suscita una sensazione tra il disgusto e l’imbarazzo ed è ancora più viscerale quando l’errore (il più gettonato è un congiuntivo sbagliato) è commesso da un politico che si suppone, in Parlamento, rappresenti l’Italia intera. Qualcuno lo ha anche studiato questo malessere improvviso (assomiglia tanto al disagio provato quando si sente stridere il gesso sulla lavagna) che cresce subito dopo aver ascoltato un «che io vadi» o qualcosa di simile. Due professori dell’Università di Birmingham, in Inghilterra, Dagmar Divjak, docente di linguistica cognitiva e Peter Milin, professore di psicologia del linguaggio, hanno scoperto che il nostro organismo entra in «modalità stress» quando si ascoltano errori di grammatica, mettendo in luce una nuova dimensione nell’intricata relazione tra fisiologia e cognizione. Il fastidio, dunque, si ripercuote anche su un parametro organico [...]
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ilblogdellestorie · 10 months
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Mordersi la lingua
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petalodiseta · 2 months
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Lei aveva una mente sporca,
un cuore selvaggio
ed un' anima pura.
Che combinazione mortale!!!
☠️
@petalodiseta
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aitan · 3 months
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"Generalmente, un dialetto è molto meno codificato di una lingua. Infatti, dei dialetti esistono numerose varianti, nessuna delle quali si impone sull’altra come “corretta” o preferibile; anche perché tutte le lingue vernacolari e i dialetti sono insofferenti alle regole, alle classificazioni, alle accademie ed alle grammatiche normative. In genere, non esiste nemmeno un sistema unico e standardizzato che permetta tutti di scriverlo allo stesso modo.
Se si cominciasse a insegnarlo a scuola (come hanno fatto in Spagna con il catalano, il gallego e il basco) si dovrebbe scegliere uno standard che costringerebbe le comunità di parlanti a utilizzare un unico codice scritto e orale. Cosa che a me, personalmente, non farebbe affatto piacere. Il dialetto è per sua natura anarchico e insofferente a briglie e regole fisse."
Questo scrivevo un paio di anni fa e questo credo ancora oggi, a prescindere (ma non troppo) dal caso geolier.
Aggiungo che Geolier non lo conosco, ma mi sta incuriosendo tutto questo parlare del suo napoletano scritto e orale; tuttavia, so bene che anche i rapper afroamericani scrivono spesso in un inglese difficilmente comprensibile da chi non conosce lo "Jive English" (U, B4, thru, Yo, what's crackin', homie? We chillin' on the block, keepin' it real, ya feel me?).
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Ig:paegodraw
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gregor-samsung · 9 months
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“ Il dialetto gaddiano, il romanesco del Pasticciaccio tanto spesso avvicinato a quello pasoliniano, entra in un rapporto ludico complesso con la lingua, con i suoi differenti livelli, e nel gioco quello che conta è la scrittura, l'artificio della scrittura come suprema abilità di maneggiare (e magari di distruggere, ma dall'interno) il registro del simbolico, la comunicazione (e la tradizione) letteraria. Al contrario il romanesco pasoliniano vuole prima di tutto essere puro suono, nasce indifferente ai significati, esterno alla comunicazione, posto al servizio di un progetto di ipnosi, di trance. È un dialetto "brutto", rigorosamente privo di tensioni formali, tutto concentrato sulla propria noia. Se nei primi racconti di Alí l'artificio letterario tradizionale, inteso come abilità ed eccezionalità linguistica, era ancora ben presente, col dialetto dei romanzi passa in secondo piano e ci sembra di leggere semplici registrazioni vocali. La letterarietà dell'operazione si è spostata, ha cambiato scopo. L'« intervento dello scrittore in quanto tale »* non si indirizza piú al perfezionamento interno della scrittura, ad esibire gli artifici, le astute scelte, a molare e render "bello" il pezzo testuale; ma punta piuttosto all'effetto finale, pratico, del testo: non interessa la tenuta estetica ma il potenziale di fascinazione che il testo può produrre. Perciò i romanzi pasoliniani, nonostante le apparenze spesso alessandrine, possono anche mostrare rozzezze, e trascuratezze di scrittura. Il romanesco non è affatto un registro "d'arte", viene adottato e trascritto in una chiusa brutalità che lavora efficacemente come un suono addormentatore. Tale vistosa modifica della letterarietà testuale chiarisce le profonde differenze tra l'operazione dialettale romana e il precedente friulano. Nel Friuli il dialetto funzionava come metafora della dimensione immaginaria ma conservava tutti i segni "letterari" del gergo ermetico. L'immaginario era messo in gioco per via di metafora, proprio attraverso la strumentazione raffinata dell'artificio: la cantilena ipnotica del fantasma era prima di ogni altra cosa una scrittura, un'elaborazione testuale, e fingeva abilmente di essere il suo contrario, l'oralità liberata di un registro pre-linguistico. Ora invece l'esperimento pasoliniano è diverso, molto piú radicale. Ora il dialetto dei romanzi, appiattito nella ripetizione, è letteralmente quella oralità dell'immaginario. Se volessimo servirci di una sottile distinzione potremmo dire che il friulano era una « scrittura », il romanesco è invece una « trascrizione » del fantasma.** Certo, anche nel caso del romanesco il dialetto è prima di tutto linguaggio, quindi interno alla generale dimensione della comunicatività; ma Pasolini ne fa un uso così speciale, così limitato (fatto di formule, di indifferenza, quasi di cecità linguistica), che il salto dal dialetto-linguaggio al dialetto-fantasma è facilissimo. Il romanesco, così ridotto e impoverito, è una catena di significanti, senza semantica, e una tale catena non riesce neppure a localizzarsi come sistema di opposizioni, di simboli, di segnali riconoscibili e produttori di senso: insomma, il puro significante di questo dialetto non riesce a diventare organizzazione, griglia simbolica dentro la quale ordinare le cose. “
*Si veda la dichiarazione pasoliniana: « Per assumere nel romanzo il colloquio in dialetto occorre perciò un intervento dello scrittore in quanto tale molto piú accentuato e dichiarato che in una pagina scritta nell'italiano letterario ». Cfr. F. Camon, Il mestiere di scrittore, Milano, 1973, p. 107. **Ci serviamo di una distinzione enunciata da Lacan, a proposito dei suoi seminari, nella Postface a J. LACAN, Le séminaire livre Xl. Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse, Paris 1969, pp. 251-254.
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Rinaldo Rinaldi, Pier Paolo Pasolini, Ugo Mursia Editore (collana Civiltà letteraria del Novecento - Profili N. 40), 1982¹; pp. 145-46.
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ragazzoarcano · 2 years
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“In qualunque angolo di mondo, qualunque sia la lingua e la cultura del luogo, tutti capiscono il sorriso e rispondono con un altro sorriso. Il sorriso è un linguaggio universale. Usatelo spesso senza paura.”
— Joe Vitale - Istruzioni mancanti sulla vita
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“Fa
che sia
solo la punta
della tua lingua
a toccarmi…
L E N T A M E N T E.”
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
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libriaco · 4 months
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Il Cielo Stellato
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l filosofi hanno detto che il cielo è rotondo, girevole e ardente e che esso è stato chiamato caelum perché reca impressi i segni delle stelle quasi fosse un vaso caelatum, cioè cesellato. Dio lo ha infatti adornato punteggiandolo di limpide luci, e lo ha impreziosito con il sole, con il cerchio luminoso della luna e con i segni risplendenti degli astri scintillanti.
Isidoro di Siviglia, [Etymologiarum sive Originum libri XX, 636 ca.], Etimologie o Origini. Testo latino e italiano, Torino, UTET ebook 2013 [a cura di A. Valastro Canale]
Isidoro e le sue etimologie...
Immagine: Marco Caratelli, riproduzione di un cielo stellato del '300.
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cantoghalpon · 7 days
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Vou vello de máis, que me parta un raio se sei nada que din
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virromanus · 8 days
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Hi friends, ladies and gentlemen! I have created a powerful GPT called Lingua, which is able to translate any text up to 30 different languages as you wish it to translate with immense accuracy.
In addition, it can also detect any language school near your residence or location. Just type in your specific location and this app will give you a list of the nearest schools you can study your target language!
Go give that a try and please leave your reviews. We will continue to improve the GPT as time goes on.
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valiumvenus · 10 months
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"I always go to the Oxford English Dictionary and look up every single word that I think I already know. I looked up the word 'native' again, and I was thinking of native in so many ways. You cannot say it and not think of Native Son or Notes of a Native Son, or Native Americans. There are all kinds of ways that one must think of that word, and when I looked it up, my expectation was that the first definition would be something that referred to native plants, or someone that is native to a place, like Mississippi. But the first definition is 'someone born into the condition of servitude, of thrall.' ... Why do we have this word 'native?' When we claim land, the people who are there are the 'natives'; it is about colonialism, it is about empire, and the word 'thrall' is right there. I began to think, 'Okay, so a thrall is a slave, and yet we are enthralled to all sorts of things'. We are enthralled to the language that seeks to name us; thus 'mulatto,' 'quadroon,' 'octoroon,' 'sambo,' 'albino.' Then, when you think about travel narratives and captivity narratives, it was language that they were using to shape the understanding of a place and its inhabitants. When you look at those colonial maps that have drawings of the people there, it is the iconography, as well as the taxonomies of who they were that they were enthralled to." - Natasha Trethewey (Hall 108) from: Joan Wylie Hall. Conversations with Natasha Trethewey. University Press of Mississippi, 2013.
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petalodiseta · 4 months
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L' amore è quando le faresti quello che fai alla carta dello yogurt.
dal web
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