Tumgik
#Giulia dice cose
deathshallbenomore · 1 year
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gcorvetti · 5 months
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Che dire.
Oggi ho fatto un giro delle cose che vengono scritte online, non le chiamo notizie perché il giornalismo è bello che deceduto come lavoro, a parte qualcuno che ancora fa come insegnano nella scuola di giornalismo cioè va sul posto e fa domande o si reca nei luoghi appositi e prende informazioni. Si parla ancora dell'ultimo femminicidio (termine che per quanto non concordo oramai è nel vocabolario) anche se a quanto ho capito dopo ce n'è stato un altro, passato quasi inosservato avvenuto a Fano due giorni dopo quello di Giulia, questioni mediatiche. Leggo che il tipo che l'ha uccisa è stato prelevato in aeroporto da uno stuolo di forze dell'ordine, peccato che quando la vittima ha chiamato non c'era un poliziotto, un carabiniere o un finanziere disponibile ad accertarsi che nulla accadesse, perché viviamo nella società che cerca la cura e non la prevenzione, infatti leggo anche che il tizio verrà messo in un carcere speciale isolato dai malviventi comuni, perché un assassino non lo è? Però lui è di buona famiglia, quel coglione di salvini (come fate a sopportare così tale ignoranza e stupidità lo sapete voi) scrive "SE" è colpevole, cioè scusa mattè fammi capire, cosa non ti è chiaro del fatto che ha ucciso la sua ex? A propaganda live giustamente ci ridono nel rispetto del caso e mostrano un tweet di un pò di tempo fa dove l'assassino era uno di colore e per il ministro (che a chiamarlo così è un insulto alla politica) è colpevole al 100%, quindi poi hanno mostrato il meme di Peter Griffin con il pantone del colore della pelle, come per dire c'è del razzismo tra le istituzioni ma non è grave, non poco direi. Poi va bè ognuno dice la sua, ma in un trafiletto leggo che le bollette aumenteranno da dicembre, quindi tutto per sviare da uno dei problemi attuali, non tanto le bollette in se, ma il fatto che oramai ci si è dimenticati della guerra in ucraina, eh già, che fine hanno fatto i cattivoni russi, che naturalmente spariscono davanti ai buoni israeliani che massacrano i palestinesi, anche questo è distrazione di massa? Che quella ucraina era una guerra per punire l'europa si sapeva, e che a nessuno è venuto in mente di dire no per evitare crisi economiche e rincari vari, mancu ppo cazz. Dopo aver letto il libro di Mark Fisher devo dire che tutto ha assunto più che una direzione e chiarezza, anche se naturalmente ci sono svariate zone d'ombra che non è compito mio indagare ma che mi fanno pensare a quello che stiamo vivendo, dalle tensioni spesso create ad hoc mediaticamente a quelle reali per via di un sistema oramai collaudato dove a finire sul tritacarne non sono i colpevoli materiali ma il sistema stesso, vedere la crisi 2008/2009 delle banche dove nessun banchiere ha pagato e il tutto è ricaduto come sempre sulle persone attraverso l'aumento delle tasse perché per salvare le banche private sono stati usati soldi pubblici, nessuno ha chiesto di fare un referendum per vedere cosa ne pensano le persone direttamente interessate, chissenefrega delle persone, al dolore ci si abitua, come ad una droga e ci vuole più dolore, come se bastonando un cane ripetutamente e tutti i giorni quel cane per quanto buono un giorno ti sbranerà.
Andiamo oltre che la situazione è già una merda e non ci vuole l'apporto del Corvaccio per puntualizzare che siamo nella merda, ma secondo me si può uscire dalla merda in cui ci troviamo, semplicemente combattendo il sistema dove gli fa più male, il denaro, sarebbe bello vedere almeno la metà della popolazione mondiale non acquistare più niente, non usare più l'automobile, non comprare più nessuno tipo di droga legale (alcol, sigarette e farmaci), non andare più a spendere i pochi soldi che restano in tasca pagati i conti regalandoli alle multinazionali che per fare profitto distruggono il pianeta, così facciamo anche contenta Greta. Utopia, il mio mondo ideale è utopico, dove tutti hanno il posto che si meritano per quello che sanno fare, senza distinzione di sesso, religione anzi nel mio mondo non ci sarebbero religioni, colore, nazionalità ecc ecc, un mondo dove tutti si prendono cura del prossimo perché siamo tutti nella stessa barca e se uno va a fondo si tira dietro tutti, dove nessuno resti senza cibo o un posto dove dormire al caldo, dove tutti sono allo stesso livello e nessuno percepisce stipendi da nababbi solo perché è tal dei tali messo li da pinco pallino. Penso che solo così possiamo salvaguardare il genere umano, si forse un pò troppo apocalittico, ma stando all'andazzo del periodo storico che viviamo si può benissimo dire "A me che me frega, io tanto fra 20 anni vi saluto se mi va bene, se mi va male anche prima e per quello che mi resta vi vengo in Q", l'egoismo odierno è diventato un arma contro le bugie e le ingiustizie del sistema, girarsi dall'altra parte ti fa solo aggirare l'ostacolo, prima o poi il problema ti si rinfaccia e non avendo una cultura della responsabilità ti si ritorcerà contro perché non hai gli strumenti per risolvere il problema, e il sistema non è da meno, Fisher dice che non ha nessuna importanza cambiare tutte le persone che lavorano in un dato settore, perché anche quelle nuove saranno infettate dal sistema e di conseguenza agirebbero come quelle precedenti. Concludo, che mi sono allungato, con la frase di inizio del libro "E' più facile pensare alla fine del mondo che a quella del capitalismo".
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c3ss4 · 4 months
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ero in camera, camminavo avanti e indietro di tentando di mettere un po’ in ordine, e poi così, d’ un tratto mi balena in testa un ricordo che credevo dimenticato. avevo all’ incirca 10 anni, si, andavo per gli 11 credo. era l’ estate tra la fine delle elementari e l’ inizio della prima media. eravamo in gruppo, non ricordo né le facce né i nomi. forse qualcuno del mio quartiere. una certa giulia mi pare e sicuramente doveva esserci alice perché quell’ estate ricordo vagamente fossi entrata in confidenza con lei e sua sorella, ed era molto amica della giulia. poi c’erano i fratelli di giulia e qualcun’ altro ancora. ricordo che andavamo a prendere il latte appena munto dai contadini. imboccavamo una piccola stradina di ghiaia, andando verso santa marta. proprio quel giorno, mentre tornavamo a casa, qualcuno aveva trovato una scatola piena di gattini. i dettagli non li ricordo molto. eravamo tutti in cerchio e ricordo bene ci fosse anche pietro. corro da lui e gli racconto tutto, ma dice di non averne proprio memoria. eccetto per un singolo dettaglio: ricorda la giulia con in mano gli stessi gattini. un frammento, un’immagine priva di significato. eppure forse era la prova che eravamo insieme, quello stesso giorno d’estate. vedete, ogni volta che sono insieme pietro succede sempre la stessa cosa: casualmente mi torna alla mente un dettaglio, qualcosa al quale non avevo prestato attenzione per più di boh, 10 o 15 anni. e poi mi torna in mente tutto. da quanto tempo non gioco alla guerra? da quanto non vado a sdraiarmi sulle balle di fieno? da quanto non succhio più lo zucchero dai fiori di campo? e poi il frammento di uno sguardo, uno solo, per una frazione di secondo. in piedi, mentre giocavamo nel boschetto dietro la scuola. era stato solo un attimo, eppure me n’ero accorta all’istante e ciò era bastato per farlo arrossire. al tempo non ci avevo dato peso, ma adesso guardo il tutto con una consapevolezza diversa. di me e pietro restano solo istanti, pochi piccoli gesti, e quasi nessuna parola. lui era troppo timido per dirmi qualcosa. forse era ancora più in soggezione dal fatto che fossi più grande di lui. tra di noi sono di più le cose non dette. e ciò me lo fa amare ancora di più.
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apeir0nn · 1 year
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mi sento fisicamente stanca, la settimana prossima sarò in fiera con la crew aziendale, ci stiamo preparando e c'è sempre qualche ritardo e il capo mette pressione, che fastidio poi quando ci dice le cose che dobbiamo fare e nel mentre gioca con le monetine nella tasca facendole tintinnare. A volte mi chiedo se sono più fastidiose quelle dannate monete o un rubinetto che gocciola.
Ho passato il weekend sentendomi stanca, malinconica e triste. Ieri sera per l'ennesima volta sono stata bene con le 3 persone con cui sono uscita, ma male nel contesto in cui mi trovavo.
È quasi primavera e, come ogni anno, ne ho paura perché mi deprimo e non sboccio. Penso alle gite fuori porta che vorrei fare ma che non faccio perché sono sola e non mi piace moltissimo l'idea di andare in montagna a fare una "passeggiata" da sola. Penso alle primavere felici che ho trascorso e provo nostalgia, vorrei poter tornare indietro e viverle con il doppio dell'intensità.
Credo di aver pianto oggi, ma non ricordo se durante un sogno o da sveglia.
Domani è lunedì e dovrò essere la Giulia efficiente e utile, o almeno provarci.
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parole-parole-parole · 10 months
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Grazie a @mafaldinablabla il tag! Finalmente una scusa per parlare un po' di me su questo blog dove parlo solo di me.
Come persona autocentrata I'm living the dream✨
1. Are you named after anyone?
No, cioè mio padre dice spesso che, essendo mia madre del Friuli Venezia Giulia, mi abbiano chiamato così in onore della regione. Ma è solo una battuta.
Credo.
Spero.
I miei secondi nomi sono in onore delle mie nonne, tho.
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Sono in periodo esami e mi sta per venire il ciclo, i dati e la scienza confermano quindi sia avvenuto da poco, ma non ricordo con certezza. Fidiamoci.
3. Hai figli?
Ha! No! Meglio morì.
4. Fai largo uso del sarcasmo?
Una spolverata di tanto in tanto, ma cerco sempre di metterlo al punto giusto con le persone giuste. Non vorrei mai far sentire qualcunɜ a disagio con una mia battuta, e il sarcasmo, se mal dosato, ha la tendenza a far sentire scemo il prossimo.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Quattordici anni di nuoto agonistico, con conseguente maratona dallo psicologo :)
W lo sport!
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Se ha lo sguardo gentile.
Poi, appena ci parlo, se ha senso dello humor.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Non per fare quella speciale a tutti i costi, ma ho un occhio verde e uno azzurro. La butto là.
8. Scary movies o happy endings?
Non penso che le due cose siano agli antipodi. Ciò detto, i film horror non li guardo perché mi fanno paura :/ Quindi "Happy endings", immagino, sebbene sia una categoria così ampia che potrebbe significare molte cose.
9. Qualche talento particolare?
Mia mamma dice che sono molto saggia (lei non sa che in realtà io sono tre anziani impilati l'uno sull'altro in a trenchcoat). Mi è stato detto che faccio sentire le persone accolte e al sicuro, il che, se vero, è una cosa preziosa che mi inorgoglisce. Inoltre, la mia amica Sara una volta ha detto che sono una delle poche persone al mondo che quando dice "mi faccio i cazzi miei" effettivamente si fa i cazzi suoi, e penso sia uno dei migliori complimenti mi siano mai stati fatti.
10. Dove sei nato?
A Roma, zì.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Beh, anche se lo faccio di lavoro, direi disegnare. Cantare, magari, ma non penso di essere molto brava (non che serva essere bravi per avere un hobby, ma vallo a dire tu al mio perfezionismo), e ascoltare un sacco di musica. Leggere. Nonostante tutto, nuotare. Presumo guardare serie TV di merda e poi recensirle al mio amico Luca in audio da 10 minuti.
12. Hai animali domestici?
Sì! Una gatta di nome Frida! È rotonda 🟠
13. Quanto sei alta?
Guarda, solitamente ti direi "nella media", ma pochi giorni fa due miei amici ubriachi mi hanno dato della nana. Vedi te.
14. Materia preferita a scuola?
In realtà a me è sempre piaciuto studiare tutto ciò che non fosse matematica, sono una persona curiosa, direi. Ciò detto, lettere, storia, letteratura inglese, storia dell'arte e, per nessun motivo al mondo, fisica.
15. Dream job?
Se potessi illustrare libri di cucina, sarei al culmine delle mie mire lavorative. Ciò detto, illustrare libri in generale e, perché no? pure scriverli sarebbe il sogno. Coronabile?
In this country?
I n t h i s e c o n o m y ?
Figurati.
Io sono su Tumblr dall'alba dei tempi, ma essendo profondamente asociale su internet, non ho mai intrecciato rapporti veri e propri (la persona con cui ho più interazioni è quella che mi ha taggata, per dire). Pertanto, magari questa è un'occasione per avere un contatto più ravvicinato con alcunɜ bloggerz che vorticano nella mia orbita e nella cui orbita vortico @acidyellowlava @clovdiest @chaoticpizzaloversblog (ciao!)
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sonego · 5 months
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non riesco a smettere di pensare a quello che ha detto mio padre l'altra sera quando al telegiornale hanno riportato le parole del padre di giulia cecchettin in seguito alla scoperta (conferma) che fosse stata uccisa. "gli hanno appena ammazzato la figlia e questo invece di andare ad ammazzare il pezzo di merda che l'ha fatto fa discorsi del genere, pensa a cose politiche e strumentalizza la morte di sua figlia"
ecco parte del problema! cosa risolve se uccide l'uomo che ha ucciso sua figlia? nulla. può invece almeno provare ad aiutare a risolvere qualcosa se parla pubblicamente del fatto che quello che è stato fatto a sua figlia non è un caso isolato, che bisogna fare qualcosa per il problema che non è circoscritto all'omicidio di giulia.
c'è sempre quest'idea che gli uomini non possono essere razionali ed è giusto che sia così. la fidanzata/moglie li lascia, li tradisce, gli dice di no, sono autorizzati a trattarla con violenza arrivando persino ad ammazzarla. perché non possiamo aspettarci che prendano un rifiuto, uno sgarbo (vero o immaginato che sia) con razionalità. e ci deve anche andare bene così. e non solo, il ciclo di violenza deve continuare anche dopo la fine tragica della vita della donna. il padre della donna, che aveva ovviamente il compito di proteggerla - sempre con le maniere forti - perché sia mai che invece sia lo stato a proteggere le vittime, sia mai che si parta dall'educare gli uomini fin da bambini così che le donne non debbano essere protette, il padre deve essere consumato da una rabbia e un dolore ciechi e attuare una vendetta contro l'assassino di sua figlia. perché è chiaramente quella la soluzione, no? e perché chiaramente non ci può essere un'alternativa in cui invece il padre è sì addolorato, come è normale e giusto che sia, ma anche pronto a parlare del problema della società, che va oltre al singolo caso di sua figlia. non ci può essere questa alternativa, non è contemplata dagli uomini, dalla società italiana, perché ancora una volta si ritorna qui: l'uomo non può essere razionale. l'uomo è un animale dominato dai propri istinti e non possiamo sfidare questa convinzione, questo fatto che è dato per certo, ovvio, immutabile, giusto.
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klimt7 · 4 months
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LA MACCHINA DEL FANGO DELLA DESTRA
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Finalmente uno serio.
Uno che promette e poi mantiene.
Che dice una cosa e si adopera subito dopo
per realizzare ciò che dice.
Gino Cecchettin aveva annunciato che stava pensando a una Fondazione nel nome e nel ricordo di Giulia.
E anche a svariate iniziative per onorarne la memoria, per fare in modo che l'ondata di sdegno e dolore che aveva attraversato il paese, dopo l'omicidio di Giulia, diventasse un mezzo per sensibilizzare ogni persona sul potere patriarcale che rende tossiche le relazioni interpersonali.
E già oggi, arriva la notizia che è stata contattata una Agenzia inglese specializzata, per curare la Comunicazione della famiglia Cecchettin e organizzare eventi sul tema dei femminicidi e per alimentare nel tempo una Campagna permanente contro la violenza di genere. Una iniziativa che potrebbe portare in futuro a programmi televisivi, o alla pubblicazione di un libro o a un film o una fiction per dare ancora più rilevanza e spazio all'impegno civile finalizzato al cambiamento dei modelli culturali della nostra Società e in modo particolare degli uomini.
È un modo intelligente per continuare la battaglia iniziata col discorso di Gino ai funerali di Giulia e per evitare che il silenzio scenda a rimuovere dalla memoria collettiva il "rumore" che questa dolorosissima vicenda ha creato nelle piazze e nelle coscienze.
Ovviamente la famiglia Cecchettin è stata subito attaccata dagli odiatori di professione, dai rappresentanti della cultura maschilista che si concentrano ( ma chissà perchè?! Ohh... come mai!? ) nell'attuale Destra.
I soliti noti. I soliti idioti. I servi pagati dell'ignoranza e gli ostinati fautori del solito rancore "senza SE e senza MA".
Quelli che appartengono alla MACCHINA DEL FANGO.
Gli squadristi che "manganellano in senso figurato", ogni persona che ragiona con la propria testa, in modo autonomo e indipentente, lontana dall'arroganza fascistoide di scribacchini come Feltri, Sallusti, Belpietro o Nicola Porro.
Non ci credete?
Se volete averne la conferma più evidente leggete questo testo di Max Del Papa, apparso sul sito di Nicola Porro che pur di infangare Gino Cecchettin costruisce un suo "Teorema".
Una interpretazione dei fatti fantasiosa e fuori dal mondo, tanto odiosa (perchè fatta solo per creare odio e divisione), faziosa, volgare e violenta.
Ecco cosa fanno questi pseudo giornalisti di Destra.
VIOLENTANO LA REALTÀ.
VIOLENTANO IL SENSO DELLE COSE
VIOLENTANO I FATTI
PUR DI GETTARE FANGO ADDOSSO A CHI NON SI ALLINEA ALLA LORO POCHEZZA UMANA.
Vi avverto prima.
Leggendo le deliranti parole, potreste andare incontro ad un attacco di vomito.
🤢 🤮🤮🤮🤮🤮🤮 🤢
Poi, non dite che non vi avevo avvertito!!!
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filorunsultra · 1 year
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Giulio
Ho conosciuto Giulio Repetto, dovrei dire, a URMA. Ma come spesso accade, a URMA ci si vede e basta, e solo dopo, altrove, ci si presenta; di solito con un 'ehi, ma tu non eri a URMA?'. Quell'altrove fu Trans D'Havet 2019. Salimmo sul pullman che porta alla partenza e condividemmo i primi chilometri fino al Brazome. Da quella notte ho condiviso momenti molto intensi con Giulio, belli e brutti, e anche se non è una di quelle persone che vedi una volta a settimana, e nemmeno una volta al mese a dire il vero, penso di poter dire che sia un amico. Ma veniamo all'intervista: io non faccio grandi domande e solo raramente mi arrivano grandi risposte. Questa volta sì, forse perché non c'era bisogno di dire le parole giuste per farsi capire, bastava lanciare un sassolino. Mi sono divertito a scrivere le domande e mi sono divertito a leggere le risposte, e spero vi divertiate voi a leggerle. Buona lettura.
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Ciao Giulio, è un po’ che non ci vediamo. Come state tu, la Cate e Cjiorven?
Un po' stanchi per via del lavoro ma bene dai, Cjiorven comincia ad avere i suoi anni ma sta bene anche lei.
Sai che non so quando e come hai iniziato a correre?
Ho iniziato decisamente tardi rispetto alla media, avevo già 47 anni, nel 2016. È iniziato tutto per caso, a Padova fanno delle uscite serali di gruppo e una sera degli amici che già correvano mi hanno invitato ad andarci, erano 8 km di argine, ho detto “ma sì proviamo”. Sono arrivato distrutto e con i polmoni in fiamme ma cominciavo ad incuriosirmi. Qualche settimana dopo sempre gli stessi amici mi dicono che c’è una corsa sui colli, mi pare fossero 12 km, ci vado e lì ho la folgorazione, piove a dirotto e mi diverto come un matto mentre tutti imprecano nel fango.
Mi fa ridere che i miei abbiano molti amici in comune con te e la Cate, perché sono amicizie che non c’entrano nulla con la corsa. Ti saluta Martina (Peretti, Vicenza, giro Xgocce nel mareX), dice ‘chi sa se si ricorda di me’.
Sì fa un po’ ridere ma non è nemmeno troppo strano se consideri che i tuoi dovrebbero avere più o meno la mia età, forse fa più ridere il fatto che io abbia più cose in comune con te che con loro. Martina me la ricordo benissimo, spero se la passi bene, salutamela se la vedi.
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Giulio si lamenta dei suoi acciacchi, come al solito, dopo aver chiuso URMA 2022, con una Giulia Chiorri realmente infortunata.
Cosa vuol dire punk?
Se mi avessi chiesto qualcosa tipo ‘perché il mondo esiste?’ forse avrei avuto meno difficoltà a risponderti. Inizialmente il termine punk era riferito ad un determinato genere musicale o un modo di vestire, poi è diventato una sorta di aggettivo per definire un certo tipo di attitudine. Per me essere punk significa fondamentalmente essere degli idealisti, anteporre le proprie idee di fronte a tutto, fregarsene se non sono condivise dalla massa o se a volte possono addirittura andar contro al proprio interesse personale. Ti faccio qualche esempio. Fino al 2004 in Italia esisteva il servizio militare obbligatorio, in alternativa per chi era contrario c’era l’opzione del servizio civile che però quando venne istituito durava due anni, al posto di uno di leva. Due anni non sono pochi quando hai vent’anni; eppure i primi obiettori di coscienza che erano contrari al servizio militare si facevano 24 mesi al posto dei 12 dei loro coetanei che sceglievano di fare servizio di leva. Alla fine, un punk è uno che fa le sue cose perché è convinto che vadano fatte in un certo modo senza aspettarsi niente in cambio, è quello che se ne sta in disparte ma magari un giorno poi si fa arrestare solo per affermare le sue idee.
Ti dà fastidio che oggi tutti si definiscano punk, a partire dalle aziende?
In realtà no, mi è abbastanza indifferente. Il mercato fagocita tutto, gusti musicali, abitudini alimentari tutto diventa merce in questo sistema. Uno può definirsi come meglio crede, poi sono le sue azioni che lo determinano per quello che è.
Cos’è un ultrarunner?
Una persona che ha un buon rapporto con se stessa.
Qual è il tuo stile di corsa?
Già ti vedo che ridi mentre scrivi questa domanda! Non ho uno stile, corro e basta. Mi piace la corsa semplice senza attrezzatura, non mi piace pianificare i percorsi, non ho mai avuto un orologio né tantomeno un GPS, mi piace uscire soprattutto d'estate borraccia in mano, pantaloncini e correre finché non viene buio.
In una vecchia intervista su URMA dicevi che il mondo della corsa è corrotto, andrebbe raso al suolo e rifatto da capo. Cosa c’è di sbagliato nel nostro sport?
Non era esattamente così, Paco mi chiedeva cosa avrei detto io da giovane nei confronti della corsa e io immaginavo che avrei detto qualcosa del genere visto che odiavo le istituzioni e le avrei volute radere tutte al suolo. In realtà oggi non vedo niente di così sbagliato nel mondo della corsa, è tuttavia un mondo che conosco poco e in cui mi identifico ancora meno ma non ho niente di personale contro di questo.
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Salendo verso la Litegosa durante il nostro primo tentativo di correre Translagorai in meno di 24 ore, cinque giorni prima di laurearmi, ottobre 2020.
Pensi che quello che è accaduto negli ultimi cinque o dieci anni in Italia, questa scena alternativa, sia riuscita a cambiare qualcosa?
A livello generale non penso abbia cambiato molto, siamo sempre un numero sparuto di corridori ‘alternativi’, però sicuramente ha cambiato la visione della corsa di quelle persone che sono state attratte in qualche modo dal mondo di URMA o dalle altre piccole realtà locali. Ci sono tanti che si iscrivono a tutte le corse e poi si lamentano del percorso balisato male, del pacco gara, della giuria. Però poi continuano ad andarci. Dopo URMA ci sono state delle persone che invece si sono poste un po’ di domande su quello che stavano facendo e sostenendo, che hanno voluto diventare più partecipi e meno spettatori-consumatori, è un piccolo passo però a URMA va decisamente il merito di aver innescato questa scintilla.
Una sera di fine ottobre di un paio di anni fa, davanti a un fuoco acceso ricordo che fissando le fiamme mi hai detto ‘è tutto finito’. Pensi che sia così? È finita un’era?
In realtà mi ci hai fatto pensare tu qualche giorno fa, prima non me ne ero reso conto completamente ma gli anni che vanno tra il 2017 e il 2021 sono stati effettivamente un ciclo che secondo me si è concluso a URMA l’anno scorso. Credo che con quel ‘è tutto finito’ volessi intendere che tutto quello che sarebbe venuto dopo non sarebbe stato né meglio né peggio, ma sicuramente diverso, forse troppo diverso per chi aveva vissuto la prima fase. Sono cose difficili da spiegare anche perché mentre le si vive si è talmente coinvolti da non rendersi esattamente conto dell’importanza di quanto sta accadendo. Forse essendo un po’ più vecchio degli altri ho avuto la fortuna di essere un po’ più conscio del valore di tutto ciò, dico fortuna perché mi ha portato ad un coinvolgimento totale, un po’ simile a come quando da ragazzino mi imbattei nel punk. Là fuori c’era un branco di visionari che volevano solo correre liberi nei boschi e io volevo farne parte, cosa poteva esserci di più esaltante?
Ti faccio una domanda intima, forse non è il luogo giusto, se vuoi la tagliamo. Ma mi interessa. Come hai vissuto URMA l’anno scorso, e come pensavi che l’avresti vissuta prima di andarci?
Partiamo dalla fine, pensavo che l’avrei vissuta molto male, anzi malissimo, e vista la mia tendenza alla malinconia non è stato nemmeno semplice decidere di parteciparvi. In realtà poi ne sono stato felice e credo che tutto sia andato come doveva andare, anzi, anche meglio. C’era tanta gente che non c’entrava niente? Può essere, ma io ho ritrovato diverse persone con cui mi sono sento affine e ho passato due giorni con loro tra mille chiacchiere, cucinando, correndo, ridendo, non potevo chiedere di più.
E come pensi che la vivrai quest’anno?
Emotivamente non ne ho idea, per il resto non è che sia propriamente famoso per l’organizzazione. Diciamo che se mi dai un weekend libero e il serbatoio del van pieno io sono già mezzo soddisfatto in partenza.
Cosa ti manca?
Preferisco non rispondere.
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Passo Zebrù, luglio 2020.
Abbiamo provato Translagorai insieme la prima volta. Giornata assurda. Cosa ti ricordi?
Per me è stata una bellissima cosa, me la sono goduta dall’inizio alla fine, compreso quel sottile brivido di quando sai che stai facendo una mezza cazzata ma ne sei cosciente e la cosa ti diverte. Il fatto che avessi deciso di fare questa corsa senza sapere che dietro ci stava Paco è stata forse la cosa più assurda. Per il resto ho un ricordo nitido e bellissimo di una giornata sospesa senza tempo, ti sarò sempre grato per averla condivisa, da solo sarei ancora lì a vagare in qualche canalone.
Grazie Giulio
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"Forse la coppia più assurda che abbiamo visto finora. In bocca al lupo Giulio Repetto e Filippo Caon!"
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laragazzaematoma · 9 months
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Ho visto la mia prima casa in affitto giovedì scorso. Subito mi sono spaventata per il poco spazio confrontato col prezzo, e mi sono spaventata perchè andandola a vedere, tutto diventava più reale, e non avendo mai vissuto da sola, questo mi spaventava.
Ad oggi sono ancora spaventata per tutte le cose nuove che dovró imparare a fare…
Vedo e sento sempre di più quanto mi stia stretta la vita qui a casa coi miei, e sono sempre più convinta di buttarmi a capofitto (come dice inosuke di demon slayer) e prendere questa casa.
Domani o dopodomani lo diró ai miei e se prima volevo chiedere consiglio e un parere se prenderla o no, ora voglio solo dirgli che ho giá deciso e che faró il colloquio col propietario.
Ce la puoi fare Giulia…
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manyinwonderland · 10 months
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[E questo è all’incirca il discorso che ho fatto domenica sera durante la serata finale dell’AiaFolkFestival 2023 nel Parco della Resistenza di Novi di Modena. Dopo di me hanno suonato Eugenio Finardi, Mirko Signorile e Raffaele Casarano, e mentre scendevo dal palco, per la scaletta che portava dietro le quinte, e loro salivano, mi han fatto i complimenti. A momenti cadevo giù. Buona lettura.]
Buonasera, Si sente se parlo così? Bene.
Allora, ciao, io mi chiamo Marco Manicardi, e sono un novese. O meglio: lo sono stato per i primi 26 anni della mia vita, dopo sono andato ad abitare a Carpi per questioni d’amore. Abito lì da 18 anni e sono 18 anni che la mia compagna mi dice che secondo lei mi ha tolto il selvatico. Chissà se ha ragione.
Ma comunque, alcuni di voi mi conoscono perché siamo cresciuti insieme, altri perché sono il figlio di Jules e della Francesca o perché sono il nipote di Corrado e dell’Ada; altri ancora, forse, mi conoscono perché ormai mi capita da un po’ di anni di dire delle cose all’AiaFolkFestival di Novi di Modena. Di solito funziona così: sul finire della primavera, verso l’ora di pranzo di un giorno lavorativo, quando le difese sono un po’ basse e sto magari preparando da mangiare per mio figlio che torna a casa da scuola, suona il telefono. Prima era la Giulia Contri, a telefonare, adesso è Diego Zanotti. Mi chiamano e mi chiedono, senza giri di parole, se mi va di dire qualcosa in una serata come questa dell’AiaFolkFestival, e io, tutte le volte, vorrei dire che non lo so, che grazie ma non saprei cosa inventarmi, che non sono un professionista e che, insomma, mi dispiace ma quest’anno proprio non ci riesco… E invece poi, alla fine, dico di sì. Si fa un po’ fatica a dire di no quando ti chiamano in rappresentanza del Coro delle Mondine di Novi di Modena, o almeno io faccio fatica. Devo avere ancora addosso un po’ di selvatico. E quindi, niente, eccomi qua anche stasera. All’AiaFolkFestival 2023. Mi han fregato un’altra volta.
E questa volta forse mi han fregato davvero, quando mi hanno detto, cioè quando al telefono Diego Zanotti mi ha detto: «Quest’anno l’argomento del festival è “la Pace”» dove si sentiva che Pace aveva la lettera maiuscola, e poi mi ha ringraziato, mi ha salutato e ha messo giù. E io sono rimasto lì impalato col telefono in mano. Pensavo –  ma lo penso ancora – che io davvero sulla Pace, con la lettera maiuscola, ma anche sulla pace con la lettera minuscola, non so cosa dire. Anzi mi scuso in anticipo se va a finire che starete qui per quasi mezz’ora a sentire delle cose banali. Ma ormai è fatta. Dopo comunque c’è Eugenio Finardi, quindi la serata è salva.
[è molto lungo, continua, se uno ha voglia di leggerlo, qui: https://marcomanicardi.altervista.org/questa-e-la-tregua-un-discorso/]
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saporsalato · 11 months
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Giocavo ancora con le barbie quando lui mi urlava che ero scema, che ero una puttana, che ero una piagnucolona, che non capivo nulla.
Quando lui mi tirava uno schiaffo perché era tornato a casa dal lavoro ed era nervoso.
"tuo padre ti ama tanto", mi dicevano.
"devi portare pazienza, lui é fatto cosí, ma ci soffre", giustificavano.
"é colpa tua, lo sai che non devi rispondergli", e mi sentivo colpevole.
Le mie amiche mi dicevano che no, non era normale. Che la mia rabbia era giustificata. Che dovevo chiedere aiuto, che quella non era una famiglia.
E io pensavo che avevano ragione, ma dove mai potevo andare? E se lui si fosse arrabbiato ancora di piú? E se stessimo esagerando?
In fondo é un padre, non puó non amare la propria figlia. A volte mi dice che sono brava e intelligente. A volte ride e scherza con me.
A 23 anni la mia prima relazione. Mi sembrava un bravo ragazzo, non urlava mai e non si arrabbiava.
3 anni dopo ci fu la nostra prima grande litigata, lui alzó la mano come per picchiarmi e io me ne andai.
Mi sentivo ancora colpevole.
Dov'erano i segnali che non avevo visto?
Perché non lo avevo capito, sono davvero cosí stupida?
In fondo ha fatto solo il gesto, ma si é trattenuto, ho esagerato?
É colpa mia?
No, ho avuto paura. Avrei continuato ad averne ogni giorno, da quel momento, se non me ne fossi andata.
Non gli parlai piú. Non lo vidi mai piú.
Per un anno sua madre chiamó mio padre quasi ogni settimana. Passarono per casa mia a piangere e parlare male di me.
Mio padre era dispiaciuto per lui.
Le mie amiche mi erano ancora accanto, a difendermi, a parlarmi, a salvarmi.
Ci ho messo 27 anni a capirlo.
Ho cambiato paese, per prendere le distanze da casa mia, per vedere le cose da una prospettiva piú lontana.
Io lo sapevo che la violenza non é normale e non va giustificata, lo dicevo con gran vemenza.
Ma quella realtá era tutto ció che conoscevo. Volevo amore e uguaglianza, ma ero fatta di paura.
Paura di non meritare qualcosa che sembrava fuori dalla mia portata, qualcosa che per me era come un unicorno, perché tutti ne parlavano ma io non lo avevo mai vissuto.
Perché quando cresci in un ambiente cosí tu non ti senti meritevole di amore e cure. E te lo dici ogni sera che ti meriti di piú. Ma non ci credi veramente, e non lo sai di non crederci.
Perché dentro di te hai rabbia e parole denigranti e schiaffi ingiustificati e tante giustificazioni, te le hanno sempre ripetute, sono radicate in te.
É come una corda che ti tiene prigioniera e non sai sciogliere, e ogni giorno lotti per liberarti e poi ti arrendi.
Poi ho avuto bravi uomini. Ho avuto una brava psicologa. Ho ancora le mie amiche, che non mi hanno mai lasciato sola in questi 15 e passa anni.
Ho dovuto perdonare per salvarmi l'anima, ma non ho dimenticato.
E mi sento fortunata.
E penso a te, Giulia, perché io non ti conoscevo e ho saputo della tua esistenza nella maniera peggiore che esiste. Penso a tutte le vittime che non sono state fortunate. E penso che ognuna di noi poteva essere Giulia.
É facile parlare col senno del poi. É facile, per alcuni, dire che "ce l'andiamo a cercare/ se non sono stronzi non li vogliamo/ dobbiamo imparare a difenderci".
Piú difficile é guardare la vittima e sentirsi un po' responsabili.
É il nostro fallimento come esseri umani che non scendiamo forse abbastanza in piazza, che ci arrabbiamo contro le ingiustizie e il giorno dopo ce ne dimentichiamo, che quando qualcuno viene picchiato in mezzo alla strada ci allontaniamo e non aiutiamo.
É fallire ogni volta che co arrendiamo e diciamo "ma che vuoi mai, é cosí che va, che ci vuoi fare".
É il fallimento di una scuola che insegna le guerre ma non l'amore.
E forse é la mia ferita che parla, forse ancora mi sento una colpevole mai vittima.
Ma a volte mi chiedo se io stia facendo abbastanza. Se forse sono troppo abituata al fatto che il mondo sia cosí e non si possa cambiare.
Oggi Giulia non potrá rivedere le sue amiche, la sua famiglia, crescere la vita che portava in grembo.
E mi sento come se fosse anche un po' colpa mia.
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ipotesi-controversa · 2 years
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Ci vorrebbe un posto in cui arrivare quando non si sa più dove andare.
È partita da questa frase, la seduta di questa mattina. Sono salita con gli occhi rossi e il cuore rotto, la gola mi brucia perché quando sto male, io, a differenza degli altri, urlo. Io urlo il dolore, la rabbia, la disperazione. Urlo frasi sconnesse, flussi di coscienza. Urlo con tutta la voce fino a sentire bruciare la gola, fino a dimenticarmi tutto il dolore, la rabbia e la sensazione di nausea costantemente tra il cuore e lo stomaco.
Salgo le scale trascinandomi, scalino dopo scalino fino al quarto piano.
Sì, c'è l'ascensore, ma quando sto così gioco solo a sfinirmi così da non pensare proprio nulla se non a voler dormire oppure di partire per un posto diverso senza nessuno.
Salgo e mi viene il fiatone e non so bene cosa dire, ma pago, pago ogni volta e allora cerco disperatamente l'uscita di questo labirinto mentale infernale fatto di persone sbagliate e situazioni del cazzo.
Mi siedo, non tolgo la giacca, sento freddo, ho le mani gelide e mi sento tremare e non riesco davvero a capire se sia rabbia o se sia freddo. Ho un mal di testa che mi porto dietro da giorni e pochissime ore di sonno dormite questa notte.
Mi siedo su questa poltrona in velluto di un blu bellissimo, piango per cinque minuti ininterrottamente con Marta che mi osserva, restando in silenzio e porgendomi un po' di klenex.
"ci vorrebbe un posto in cui arrivare quando non si sa più dove andare"
"cosa intendi Giulia?"
"è difficile dire quello che si pensa"
Ed è ancora più difficile quando sei sicuro di aver urlato tutta la rabbia che avevi in corpo in mezzo al traffico di Torino, chiusa in macchina, con le lacrime agli occhi e una crisi di panico. È difficile perché poi ti senti così vuoto che quasi non riesci a pensare a nient'altro ed é una sensazione di vuoto totale, quasi primordiale, come se non ricordassi come si parla, o non avessi idea di quale sia il suono della mia voce.
Ripenso a tutte le cattiverie che mi sono state dette e trovo il coraggio e tirarle fuori tutte, metto su diverse registrazioni, si sentono solo le altre voci, io piango, Marta resta in silenzio ad ascoltare, sento i suoi occhi addosso, ma é come se non avessi il coraggio di guardarla perché dentro quelle parole cattive, dietro ai modi sgarbati di chi dice di amarti, di volerti bene, di avere la tua persona a cuore ho iniziato a credere di essere fatta così, e tutte quelle parole descrivono una persona che é davvero un mostro.
Sento il cambio delle registrazioni, ci sono voci di persone diverse, mi sale il magone, tengo il conto delle registrazioni già ascoltate, sento alcune volte le mie parole, i miei pianti, mi sento in imbarazzo perché queste cose sono cose davvero private, intime e me ne vergogno tremendamente.
Dietro i miei occhi chiusi ci sono tutte le discussioni che sto ascoltando, é come se rivivessi le stesse sensazioni, fossi nello stesso posto in cui sono avvenute e con le stesse persone.
Il salone, in macchina, in giardino, sul letto, all'angolo di uno dei miei posticino preferiti, in cucina. E mille altri posti che solo a pensarci mi vengono i brividi.
In uno dei periodi più critici della mia vita Marta durante una delle nostre migliaia di sedute mi aveva detto questa frase: "non si può scegliere se e quando dimenticare qualcuno, ma si può scegliere a chi e cosa pensare."
Finiscono tutte le registrazioni apro gli occhi e osservo la faccia di Marta, perplessa, dispiaciuta e in preda al panico perché non sa bene cosa dirmi.
In questi anni io mi sono lasciata aiutare, mi sono aperta come ho fatto con poche altre persone nella vita e, con il tempo, ho imparato a leggere il suo viso, i suoi discorsi tra le righe, la sua incredulità e anche i suoi silenzi.
"Certe volto mi vergogno io al posto loro" e mentre lo dice osserva al telefono cercando di darmi uno spunto per una riflessione utile, senza successo.
Mi sento così persa che é come se fossi in una città che visito per la prima volta e dovessi cercare un posto senza l'aiuto del navigatore. Chi mi conosce sa perfettamente quanto scarso senso dell'orientamento io abbia e con quanta fatica io riesca ad orientarmi e con quanta facilità io fallisca quando devo farlo per forza.
Finisce la nostra ora insieme, mi dice che per oggi va bene così e poi mi consegna un foglietto su cui ha scritto per tutta la seduta che aveva dei piccoli consigli, uno tra questi diceva: "Dove non ci sono più orecchie per capire non ci devono più essere parole per spiegare, impara a volerti bene, impara a distinguere chi ti fa del male da chi cerca di salvaguardarti. É importante"
Esco senza voltarmi, scendo le scale e salgo in macchina e mi sciolgo i capelli, voglio sentirmi fuori posto ancora un po', sorrido, rimetto la mia maschera migliore, sorrido e mi scatto due foto perché ogni tanto occorre guardarsi bene per capire che qualcosa non va. Gli occhi sono tristi, ma il più delle volte, chi ci guarda é un analfabeta emotivo, quindi per oggi, anche se sono decisamente a pezzi, va bene così.
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condividiamolavita · 2 years
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Torno a casa dall'aperitivo. Roberto mi dice che Giulia è tornata, mi passa completamente l'appetito. Decido poi di mangiare per finire le cose nel frigo ed esco in cortile dove c'è lei. Le chiedo com'è andata a casa, mi risponde in maniera secca. Quindi riprovo dicendole che le ho guardato le piante mentre non c'era, mi risponde con sufficienza.
Prossima volta gliele uccido.
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lamilanomagazine · 15 days
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Premio Strega 2024, annunciati i dodici finalisti
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Premio Strega 2024, annunciati i dodici finalisti. È stata annunciata la selezione ufficiale della dozzina di finalisti dell'edizione 2024 del Premio Strega, il riconoscimento letterario promosso dalla Fondazione Bellonci e Strega Alberti Benevento con il sostegno di Roma Capitale e Camera di commercio di Roma. Prevalgono i nomi femminili: 7 finalisti su 12 sono donne. Ad ambire ad entrare nella cinquina finale - che verrà  proclamata mercoledì 5 giugno al Teatro Romano di Benevento - sono: Sonia Aggio con "Nella stanza  dell'imperatore" (Fazi), proposto da Simona Cives; Adrián N. Bravi con "Adelaida" (Nutrimenti), proposto da Romana Petri; Paolo Di Paolo con  "Romanzo senza umani" (Feltrinelli), proposto da Gianni Amelio;  Donatella Di Pietrantonio con "L'età fragile" (Einaudi), proposto da  Vittorio Lingiardi; Tommaso Giartosio con "Autobiogrammatica" (minimum fax), proposto da Emanuele Trevi; Antonella Lattanzi con "Cose che non si raccontano" (Einaudi), proposto da Valeria Parrella; Valentina Mira con "Dalla stessa parte mi troverai" (Sem), proposto da Franco Di Mare; Melissa Panarello con "Storia dei miei soldi" (Bompiani), proposto da Nadia Terranova; Daniele Rielli con "Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale" (Rizzoli), proposto da Antonio Pascale; Raffaella Romagnolo con "Aggiustare l'universo" (Mondadori), proposto da Lia Levi; Chiara Valerio con "Chi dice e chi tace" (Sellerio), proposto da Matteo Motolese; Dario Voltolini  con "Invernale" (La nave di Teseo), proposto da Sandro Veronesi. L'annuncio è stato dato nella conferenza stampa nel Tempio di Vibia Sabina e Adriano, a Roma, mentre la serata finale si terrà giovedì 4 luglio nel giardino del Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. «Le opere presentate quest’anno al premio Strega dagli Amici della Domenica offrono un panorama frastagliato e contraddittorio, ma esaustivo, sulla narrativa contemporanea in lingua italiana», ha spiegato Melania G. Mazzucco, presidente del Comitato direttivo. «Abbondano le narrazioni oblique e non finzionali, composite, di taglio saggistico, memoriale o confessionale. Ma ritorna il romanzo d’impianto più classico», conclude Mazzucco.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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multiverseofseries · 1 month
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C'è ancora domani: il bellissimo (e arrabbiato) esordio alla regia di Paola Cortellesi
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C'è ancora domani, esordio da regista più che convincete di Paola Cortellesi, qui anche sceneggiatrice e interprete: un film da vedere, magari insieme ai propri figli.
Non importa a quale estrazione sociale appartengano e indipendentemente dal livello di istruzione ed economico, tutti gli uomini del film d'esordio da regista di Paola Cortellesi dicono alla protagonista Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, che "se deve impara a sta' zitta". Ma L'attrice più popolare del cinema italiano contemporaneo non ci sta e, preso in mano il microfonoe la macchina da presa, ne ha diverse di cose da dire. Alla faccia di chi fa notare con pregiudizio e senza domandarsi mai realmente cosa abbiano da raccontare, fermandosi solamente al perché - come mai negli ultimi anni, sempre più attrici stiano passando dietro la macchina da presa. Con C'è ancora domani si può dire che Cortellesi ha stupito: non è soltanto perchè è importante ciò che dice, ma anche come.
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C'è ancora domani: foto di gruppo del cast
Il film è ambientato in un Italia del primissimo dopoguerra, e per essere precisi nel 1946, nei giorni che precedono il voto tra Repubblica e Monarchia, primo vero suffragio universale del nostro paese. In un bianco e nero che ricorda i film del Neorealismo, la fotografia è di Davide Leone, ci si accorge subito che la vita di questa donna non è semplice: oltre a curare la casa e prole fa tre lavori diversi. Ma nonostante il suo impegno quotidiano, niente sembra sufficiente per il marito Ivano. Un Valerio Mastandrea che raramente ha ricoperto un ruolo così cattivo sul grande schermo. L'uomo la umilia e la svaluta continuamente. E soprattutto la picchia, o come si dice a Roma la mena. Tanto, ed a ogni minimo cambiamento d'umore. Persino la mattina appena svegli.
Ma nonostante tutto, Delia lavora, per i tre figli, in particolare la maggiore, Marcella (Romana Maggiora Vergano). La ragazza vorrebbe continuare a studiare, ma il padre invece pensa solamente a farla sposare bene, in modo da togliersi dalle spalle una bocca in più da sfamare. E magari nel mentre guadagnarci pure. Sì perché nella casa, oltre ai genitori e ai tre ragazzi, c'è anche il nonno Ottorino (Giorgio Colangeli): e sentendolo parlare si capisce subito da dove provenga la violenza di Ivano. Ma l’uomo non è il solo a prendersela con Delia: anche la figlia maggiore la insulta, le dice che non vale niente e accusandola di essere debole perché non reagisce. In realtà la ragazza rivede nella madre il suo futuro.
Paola Cortellesi ha scritto, insieme agli sceneggiatori Furio Andreotti e Giulia Calenda, diretto e interpretato un film, anche se ambientato negli ultimi anni quaranta del secolo scorso è pieno di "rabbia giovane". Questo perché la rabbia delle donne non conosce tempo: in un mondo fatto su misura per gli uomini, rientrare nel genere che viene considerato "minore" è un peccato originale con cui bisogna fare i conti ogni giorno. Soprattutto quando capisci che, per quanto tu possa lavorare sarai molto spesso pagata meno e considerata meno. Anche fastidiosa, specialmente quando cercherai di dire la tua. Perché "quello è omo!", come dice a Delia il datore di lavoro, quando gli chiede spiegazioni sulla differenza di compenso con il nuovo apprendista. Nonostante le donne come lei, madri, nonne e sorelle, siano state e sono le fondamenta su cui si basa la società, la nostra incrollabile cultura patriarcale, forse ora in modo meno sfacciato, dice sempre "e ringraziate che vi facciamo esistere".
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C'è ancora domani: un primo piano di Valerio Mastandrea
E all’interno del film questo è evidente quando il fidanzato di Marcella, Giulio (Francesco Centorame), nonostante si presenti come un bravo ragazzo dolce e innamorato, ripete presto nei confronti della ragazza schemi già visti: possesso, violenza, prevaricazione. Ecco perché il film di Paola Cortellesi ha una forza che serve come non mai, soprattutto al giorno d’oggi, quando pensiamo che la società abbia fatto grandi passi avanti invece orrendi fatti di cronaca ci smentiscono quotidianamente. L'utilizzo di canzoni moderne in un film ambientato quasi 80 anni fa non è per nulla casuale. Perché storie come questa possono anche sembrarci lontane, ma accadono quotidianamente, anche nel "civile" 2024. E dare per scontati diritti come quello del voto, al divorzio e all'aborto, conquistati se ci fermiamo a pensare praticamente ieri, è un pericolo insidioso. quindi anche in tempi moderno e più “civili” non bisogna abbassare la guardia.
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Cortellesi non lo ha fatto di certo e ha avuto la grande intelligenza di rendere anche istruttivo il proprio film, senza però mai fare la morale o uno "spiegone-manifesto". Ma nonostante la pesantezza del tema, C'è ancora domani risulta essere anche un film divertente - grazie a quell'ironia popolare e acutissima della Cortellesi, spalleggiata nel film in modo sublime da Emanuela Fanelli, che ha il ruolo di Marisa, migliore amica della protagonista -, dal ritmo incalzante, che, anzi, ha proprio come impronta stilistica quella di smorzare e dissacrare ogni climax emotivo, che esso sia positivo o negativo. Ed ecco quindi che l'ennesima scarica di schiaffi diventa un ballo in cui i lividi spariscono o una scena d'amore viene "sporcata" da della cioccolata rimasta tra i denti.
È un esordio alla regia più che riuscito quello di Paola Cortellesi, in cui si trova finalmente qualcuno nel cinema italiano che non è nostalgico del passato ma, anzi, è invece totalmente proiettato verso il futuro. C’è ancora domani è un film che sarebbe bello le madri vedessero insieme alle figlie e, si spera, vedano anche padri e figli. Per capire che non basta dire "io non sono così", ma è il momento di dire: non voglio che queste cose succedano ancora e ancora, quindi cosa posso fare per cambiare le cose?
In conclusione C'è ancora domani, il film esordio di Paola Cortellesi alla regia, è più che convincente: ed è un film che bisognerebbe far vedere a quanti più giovani possibile, per mostrare come una società che considera meno, e umilia, più della metà della sua popolazione sia una società malata. Divertente in diversi punti e con tante scelte di regia interessanti estremamente consapevoli e con un cast perfetto sicuramente una delle pellicole migliori del 2023 per quanto riguarda il cinema italiano.
👍🏻
- La regia di Paola Cortellesi, strepitosa e piena di idee interessanti.
- La recitazione di tutto il cast.
- Il ritmo incalzante.
- La scrittura, che si poggia su un'ironia dissacrante.
👎🏻
- Non c’è nulla che non vada in questo film ma qualcuno potrebbe non apprezzare l'utilizzo di musiche moderne per un film d'epoca ma in realtà il loro utilizzo è una scelta perfettamente coerente con quanto viene raccontato.
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onlinediarykindathing · 4 months
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2 GENNAIO 2024
Giorno da ritorno in studio a lavoro. Ho fatto colazione con Renata, Cristina e Margherita al bar e stavano messe esteriormente come io ero messa internamente, we really are all on the same boat. Appena arriva anche Cosimo si fa una riunione, dove dice che dobbiamo farci un esame di coscienza per capire cosa non va e perché perdiamo le gare, ma poi due minuti dopo ci fa sapere che una gara vinta in realtà è stata vinta perché si sono messi a decidere a tavolino, e quindi scusa di che stiamo a parlare? Era un po’ senza senso il discorso che ha fatto ngl. Giulia non è venuta oggi perché non dovrebbe venire più ma non ha avvisato Cosimo che voleva sapere news da noi. Figurati. Chiedesse alla best friend. A pranzo abbiamo scoperto che anche Alessandro in realtà non se ne va subito ma tra un po’ (non ho capito bene però le tempistiche). Durante il pomeriggio abbiamo fatto una pausa alle macchinette e ho avuto un deja vu di un normale giorno di tesi all’uni, se mi giravo mi sarei aspettata di vedere Ile e Daniele a fumare mentre io mi prendevo una cioccolata calda. Situazione diversa ma mi sto divertendo con le altre in studio. Siamo anche riuscite ad uscire dallo studio alle 5, il mio stipendio ne risentirà ma la mia salute mentale no.
Quando torno a casa mia sorella mi dice che è arrivato il pazzo di Amazon con il gioco di carte (non vedo l’ora di usarlooo) e che in mattinata era passata da Zara e mi ha preso una vest grigia di lana che sarebbe top abbinata alla mia camicia bianca e alla gonna mini grigia :)).
Volevo scaricare poi il 4 episodio di Percy Jackson ma esce oggi in America e quindi non lo troverò nell’internet e quindi niente, mi vedrò dopo cena i due episodi nuovi di Single‘s Inferno (io purtroppo sono una Gwan Hee stan, è sul serio una red flag vagante quando dice certe cose ma per il resto mi ricorda un po’ crush e che ci posso fare io?) (Hye Seon tu sei adorabile, go girl, tifo per te nella vita).
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