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#Esposizione foto-poetica
susieporta · 1 month
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Buongiorno a tutti.
Niente poesie stamattina. Solo un saluto a chi non sta bene, a chi ha qualche persona cara dentro la malattia. E poi un pensiero a chi ha subito un lutto. Non è mai facile avere a che fare con la morte. Io ogni giorno temo la morte del mio gatto, quello che sta un poco in casa e un poco fuori. Mi colpisce la sua, la nostra esposizione quotidiana al pericolo. Ieri al funerale di Romualdo uno del mio paese mi ha detto che di notte ha paura di sentirsi male e di morire. La gente vive di cose così, ma non è che le puoi dire. Tutti devono fare la parata di essere normali. E chissà perché la normalità coincide col non mostrarsi fragili e col togliersi di dosso l'idea della precarietà. Stasera a Misano Adriatico parlerò di Gianni Celati. Lui mi ha insegnato che la precarietà non è una condizione eccezionale, ma il nostro abito quotidiano. E così pure l'incertezza su chi siamo e su cosa sia il mondo. E in questa incertezza camminare tra momenti di malinconia e piccoli moti espansivi, brevi momenti in cui siamo allegri e grati per quello che siamo, liberi dalla scontentezza che è diventata la poetica dell'uomo votato al culto dell'economia: il vuoto che ognuno porta dentro non sarà mai colmato da nessun successo economico, da nessuna fama, il vuoto è la nostra officina, il confronto quotidiano col niente che saremo, col niente in cui già sono caduti miliardi di persone che sono state vive, il niente di chi non ha libertà e occasioni di lavoro e di amicizia.
p.s.
le foto sono sempre mie, quando sono di altri lo scrivo.
Franco Arminio
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affascinailtuocuore · 3 years
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Incroci Mediterranei-Mostra VERBO A FAVOR della fotografa-architetta Stefania Scamardi Fortuna. Merida, Siviglia, Palermo
Incroci Mediterranei-Mostra VERBO A FAVOR della fotografa-architetta Stefania Scamardi Fortuna. Merida, Siviglia, Palermo
        L’Amore e la Terra, la Morte e la Giovinezza, la Vita e il Governo, la Donna e il Mare, la Casa e il Lavoro, Il Gioco e la Mafia. Un’esposizione foto-poetica sul Sentire Siciliano, attraverso le parole naturali del dialetto e le parole tradotte delle lingue incrociate. (Spagnolo, Italiano, Inglese)
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fotopadova · 5 years
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Francesca Della Toffola
di Cristina Sartorello
 --- Una interessante insolita e innovativa esposizione in una particolare location a Ceggia nello Spazio Ramedello creato da Valeria Davanzo che, per Nino Migliori, il grande fotografo bolognese, potrebbe essere chiamato “L’isola della cultura” pur essendo una ex stalla adattata a spazio artistico e di incontro per eventi culturali, ci propone la mostra di Francesca Della Toffola “Accerchiati incanti”.
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        Francesca Della Toffola
E’ lei la vincitrice a Lignano Sabbiadoro della sezione fotografia del premio Hemingway 2018, proprio con questo progetto, con la seguente motivazione: “Oggi la fotografia nell’attuale passaggio epocale, dalle impronte chimico-fisiche a quelle elettroniche, offre sorprendenti e magiche possibilità di visualizzazione e non solo della realtà corporea ma del pensiero e dei sogni. La giovane fotografa Francesca Della Toffola ha individuato nella Nuova Fotografia un suggestivo spazio alla sua ansia poetica, che riesce ad esprimere in immagini alchemiche tese a visualizzare il suo pensiero onirico e nel contempo esistenziale, anche in una colta lettura delle storiche tracce della fotografa vittoriana-preraffaellita Julia Margaret Cameron, la prima a cercare, con la speculare fotografia di esprimere, oltre al volto delle cose, soprattutto la loro anima”.
Francesca ha iniziato come fotografa freelance, di matrimoni, come fotografa industriale e grafica, ed ora insegnante di fotografia a Montebelluna in un istituto superiore di grafica e comunicazione; inoltre è curatrice della rassegna Trevignano Fotografia, giunto quest’anno alla decima edizione.
Lei predilige in fotografia il ritratto, la natura con la macro e l’autoritratto utilizzando la fotografia come un linguaggio con il quale riesce a parlare della sua interiorità; partendo dalla sua ombra con lo stupor dei bambini, passando all’autoritratto ambientato che interpreta con una sua rivisitazione pittorialista dei piedi, delle mani e poi alla figura intera, poco il volto.
In questa mostra troviamo 45 cerchi di legno grezzo dipinti in bianco dalla autrice, di 60 centimetri di diametro ed altri più piccoli larghi 40 ed una serie inedita di sfere in plexiglass con all’interno due fotografie differenti, una contro l’altra, che occupano tutto il perimetro del cerchio per dare tridimensionalità e non solo profondità, come se le sfere fossero dei pianeti rotanti, in multipli movimenti.
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        Particolare della mostra “Accerchiati incanti” di Francesca Della Toffola (ph. Cristina Sartorello)
 Questo andare simbolicamente in sé stessi, in questa rotazione dello spirito per ritrovare il nocciolo, l’essenza del proprio sentire, è la specificità del lavoro di Francesca Della Toffola che nel 2010, parte con il tentativo di fusione con la natura, con il girasole, il mare, con una tecnica di doppia esposizione non in contemporanea, ma ottenuta con due fotografie unite al computer, perché la fotografa usa una macchina Canon 5D che non ha doppia esposizione in automatico.
Il progetto precedente “The black line series” è stato fatto con una Minolta a pellicola, reinserendo nuovamente la stessa pellicola nella macchina, rifotografando e quindi togliendo la striscia delle diapositive a colori, tagliandola lungo l’inquadratura ed ottenendo così una fotografia con parti di un fotogramma e con la striscia nera che lo divide da un altro.
In questo progetto la fotografa si nasconde nelle sue stanze per cercare i colori della mente, angoli colorati dove reinventare nuovi spazi, nuove dimensioni, in frammenti di pensieri, immagini, ferite, rigurgito emotivo, usando come sfondi gli affreschi di una villa antica, l’acqua di una piscina, muri bianchi o colorati in cui fondersi.
Poi Francesca ha sentito la necessità di uscire di casa ed unirsi con la sua parte femminile in una riscoperta di sé stessa a colori all’esterno, individuando lo sfondo nella realtà, fotografandolo in una fusione con la natura, le erbe, la neve, la terra; subito dopo la fotografa si posiziona lì, si mette in posa adagiata proprio su quel terreno, o un albero, un muro di cemento, delle piastrelle, luoghi e spazi che fanno parte della nostra vita, facendo la seconda o terza fotografia, per avere la stessa luce.
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                                        ©Francesca Della Toffola, due opere da “Accerchiati incanti”
 I capelli rossi e la carnagione chiara di Francesca Della Toffola nelle sue creazioni mi riportano alle figure evanescenti della pittura preraffaellita di Dante Gabriel Rossetti, la cui moglie Elisabeth Siddal, anche lei pittrice, fu la modella per l’Ofelia di John Everett Millais, con una lettura simbolica, metafisica, onirica.
La scelta dell’abito serve per mimetizzarsi nello sfondo, ed a seconda del colore si nota che la pelle vince sul bianco o sul crema, l’abito verde risulta bene sul prato nelle foto a tutto corpo, e dove c’è più luce il corpo sparisce, mentre nelle zone di ombra in corpo compare; negli autoritratti parziali le unghie dei piedi con lo smalto danno a Francesca un tocco di colore e di modernità, mentre le mani con le lunghe dita si confondono con la texture scelta.
L’artista scrive anche suggestive ed emozionali poesie che lei abbina alle sue fotografie, positivamente influenzata dai versi di Antonia Pozzi e di Andrea Zanzotto, con una forte sensibilità, mettendosi a nudo per esprimere le proprie emozioni poiché Francesca Della Toffola ha sempre pensato che la poesia si avvicina alla fotografia e la scrittura al cinema.
Ecco nascere queste stupende fotografie in formato circolare, perché il formato 24x36 le andava stretto, perché il cerchio rimanda alla terra, al ciclo delle stagioni e della vita; quindi questi scatti non sono esperimenti ma il frutto di un lavoro con sé stessa svolto con grande coraggio, con fantasia, creatività, scoperta, ricerca ed innovazione, nel quale sempre si mette in discussione, ed i risultati sono pregnanti, tangibili davanti a noi.
Francesca spiega la sua tecnica senza segreti, gelosie e possesso come molti fotografi non fanno; ora lei ha pubblicato due libri ben fatti: il volume “The black line series” e più recentemente “Accerchiati incanti” (Ed PuntoMarte) ove troviamo le foto rotonde in doppia esposizione con i suoi autoritratti che hanno il suo marchio e solo il suo, con queste figure immerse nell’acqua, nella luce, nel colore verde di felci preistoriche, piante fantastiche dei disegni di Lele Luzzati o di Leo Lionni, che ti fanno sognare.
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        Particolare della mostra “Accerchiati incanti” di Francesca Della Toffola (ph. Cristina Sartorello)
Francesca Della Toffola si è laureata con una tesi su Wim Wenders, ha frequentato corsi e workshop con eminenti maestri quali Franco Fontana, Mario Cresci e Arno Rafael Minkkinen e si è specializzata presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Ha allestito mostre personali e partecipato a svariate collettive conseguendo qualificanti riconoscimenti, oltre al Premio Hemigway, come il Premio Internazionale di fotografia Creativa alla Biennale di Fotografia Contemporanea Internazionale della città di Jinan (Cina).
Sue immagini fanno parte di collezioni pubbliche e private, tra le quali l’Archivio Zannier, l’Archivio Storico Fotografico della Galleria Civica di Modena, il Museo Nori De Nobili e l’Archivio Nazionale dell’Autoritratto Fotografico di Senigallia.
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iltrombadore · 3 years
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Pasolini, la poesia e la critica, tra figuratività e figurazione
(Tanti anni fa curai, per incitamento della cara amica Laura Betti, una esposizione di foto, disegni ed altri materiali visivi e scritti che illustravano la vocazione “figurativa” di Pier Paolo Pasolini a partire dalla poesia, passando per la pittura, la letteratura e il cinema (”Pier Paolo Pasolini. Figuratività e Figurazione”.Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 Febbraio-23 Marzo 1992). Di quella bella mostra ho recuperato il catalogo dalla quale estraggo la mia presentazione che, mi pare, non abbia perso lo smalto, col tempo che passa...)
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FIGURATIVITA’ E FIGURAZIONE
di Duccio Trombadori
Tra poesia e critica la vita e l’opera di Pier Paolo Pasolini passa e si giustifica lungo un doppio binario, uno sguardo duplice sulle cose del mondo, complementare e quasi indistricabile.
In questo senso le armi della poesia sono anche quelle del pensiero: e segnalano una ininterrotta tensione sperimentale (come dimenticare l’esperienza di riviste come ‘Officina’?) verso quella “strada d’amore”  fisico e intellettuale cui il poeta si terrà fedele fino alla fine dei suoi giorni.
Letterato, militane, o critico militante?
L’anima di Pasolini si esprime sempre oscillando tra i due poli, ‘trasumanar e organizzar’, che tracciano il limite di una umanità sofferta o a caro prezzo acquisita.
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Il dolore, qui, non solo è conosciuto, ma perseguito: a guisa di una irredimibile posizione di vita che intende tenere unite e separate “passione” e “ideologia”.
Ecco allora un altro sdoppiamento che traccia netta la linea di demarcazione di chi guarda con meraviglia, e di chi osserva analizzando; ed è il profilo di un originale modo di essere moderno, nell’Italia dei letterati e degli ideologi.
Lo sguardo incantato e programmatico , l’occhio che indaga spietato nel corpo dell’esistenza poetica, impone al registro letterario un additivo, di tipo civile, pur sempre inappagato; come inappagata o disattesa risulta quella “strada d’amore” così convulsamente perseguita che lo avrebbe sempre fatto essere, scriveva, “col sentimento al punto in cui il mondo si rinnova”.
L’idea di una passione figurativa come punto di intersezione di estetica e morale è legata al poeta che organizza “per verba” e “cum figuris”: ciò che comporta ovviamente il passaggio dalla figura decadente di chi cerca al modo vecchio una risposta nello stile, alla scelta di chi cerca uno stile nella risposta e nella polemica civile, appunto.
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La figuratività come criterio poetico è l’altra faccia del modo d’essere, comunista antimoderno, dell’intellettuale: così l’elogio dell’”impuro realismo” rivissuto quasi mitologicamente, diventerà movente di una espressività figurativa, o di una “figurazione” ben più densa e ricca perché ricercata con i mezzi del cinema: “lingua scritta della realtà”, diceva, e al tempo stesso alta definizione simbolica di questa.
Forse l’arte era ancora per lui un principio-speranza e anche il fondo impolitico di una acuta esigenza vitale: il realismo, certo; e unito ad esso, una inconfessata vocazione alla ascesi, alla liberazione religiosa.
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I corpi nella figurazione pasoliniana sono la cifra della esistenza e del suo limite infame: l’amore, la fame, la sottomissione, la solitudine, il supplizio, appaiono nelle sue immagini e versioni poetiche, come esperienze-limite, forzature di una insopprimibile quanto disperata vitalità.
Solo, oltre i corpi, parlano per noi i volti: queste ricorrenti movenze dello sguardo, tra ingenuo e malandrino, che simboleggiano la tragedia della coscienza o, se si vuole, dell’anima prigioniera.
Non l’eccesso razionalistico, salva l’uomo; ma il suo sguardo implorante, sembrano dirci le immagini fissate dall’obbiettivo, o in movimento, per la macchina da ripresa.
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Alla ricerca dei volti, dunque, nel vuoto dell’uomo ‘scomparso’, come direbbe Foucault. Alla ricerca della innocenza, con passione quasi ereticale, però (“Quoniam non cognovi litteraturam introibo in potentias Domini…”): come ci dicono testi figurali, quali le scene di “Salò” o delle “Mille e una notte”, o del becero “Accattone”.
Qui il povero, il semplice di Pasolini, ti guarda con un riso di “timido scetticismo, o rinuncia a chi lo tenti…perché nel suo cuore non c’è posto per altro sentimento che la religione”.
Qui lo sguardo duplice, del Pasolini critico che analizza e giudica il Pasolini poeta, si commenta da solo.
Ma anche nel saluto e augurio conclusivo (“…Odia quelli che vogliono svegliarsi e dimenticarsi delle Pasque…”) rivolto alla eterna, anche se nuova, gioventù, torna il motivo di un lontano punto di partenza: quella “strada d’amore” tra passione e ideologia, ragioni ultime di una esistenza vissuta con le armi della poesia e della figuratività.
Duccio Trombadori
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I SEGNI DELL’ANIMA
Che modo strano di dipingere, aveva. Un fare quasi sciatto che contrasta con la pulizia dello sguardo cinematografico, a volte in modo perentorio, esclusivo.
Negli acquarelli, nei disegni di gioventù, prevale la macchia diluita, una carica gestuale che insiste sulla espressività e sull’esile contorno di figure colte d’impressione, con tinte bluastre, fondi verde, e rapide sortite di vivido bianco, o rossastri incupiti.
Fedele alla regola purovisibilista per cui “vedere è soprattutto un interpretare”, Pasolini pittore resta legato all’appunto visivo e in qualche modo geloso di una percezione quasi ingenua della linea e della forma.
La “iniziale passione pittorica” di cui parlava a proposito dei suoi lavori cinematografici è utile a fissare l’attenzione su di un clima culturale, quello che reagì -con torti e ragioni- alle virtù rapprese in letterarietà del nostro Novecento.
E così scriveva:”...accanto al mio Zigaina, vorrei un bel Morandi, un Mafai del ‘40, un De Pisis, un piccolo Rosai, un gran Guttuso...”. Ecco la pinacoteca ideale di Pasolini: ce n’è abbastanza per collocare il gusto del poeta in quel preciso crinale espressivo che vede la pittura italiana, tra il ‘30e il ‘40, passare dalla levigatezza tonale oppure neoprimitiva, alle accensioni fantastiche ed espressioniste di quel pronunciato “bisogno di realtà” che anticipava la tensione artistica del secondo dopoguerra: nel mito e nella speranza di un mondo che si voleva “post-borghese”.
Così, come fogli ingialliti dal tempo, le carte dipinte e i disegni appena accennati custodiscono i più gelosi segreti di un “livre de chevet” : non diario in pubblico, ma esercizio erotico-pedagogico nel preservare il mito di quella eterna gioventù che sempre inseguiva, come l’alba perduta di una “renovatio” morta ancor prima di nascere.
Senti, tra quelle immagini forti e pure non pienamente formate e distinte, la eco fresca e pulita dei giorni di Casarsa, l’aleggiare delle “belle bandiere” e del dialetto purificatore dei semplici e degli esclusi. Qui, tra le sue immagini il poeta immergeva se stesso e non cresceva con la Storia : come le calde sensualità, ivi appena accennate, perseguivano quella atmosfera “statu nascenti”, di aurora intramontabile in cui si racchiude, forse, il più esile e intimo mistero di un ‘anima.
Duccio Trombadori
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emanuelecarioti · 5 years
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.MELANCHOLIA NEL TACCUINO DI MAURIZIO TIBERTI - Inaugurazione Video - 11/05/2019Taccuino della Melancholia la Mostra di Arte Contemporanea di Maurizio Tiberti, con istallazioni, performance, video, LdA, foto, all’insegna di un fascino nascosto, è una indagine tra le opere dal 2007 ad oggi e guarda a Robert Burton (Leicestershire 1577-1640), alle sue fondanti riflessioni nel testo “Anatomia della Malinconia”: www.ematube.it/video.asp?id=14969La gigantesca monografia del 1628 è una vera Biblioteca polimorfica, Summa di arti e scienze: è “fantasia poetica” che descrive la “Melancholia” nella duplice valutazione bipolare di sentimenti estremi che portano a manifestazioni di genio e lungimiranza così come alla follia con richiami all’ombra.Bile (cholè), nera (melan). L’etimo indica il secreto della milza che genera espressioni a volte positive o negative che dall’antichità a oggi rinviano l’umanità ad un rimpianto di un mondo passato, ma anche di un mondo futuro, ad una origine perduta. È emblema della solitudine e dell’assenza, della ricorrenza del tempo, ma anche della memoria che rende visibile ciò che è scomparso e alimenta l’analisi interiore rivolta alla ricerca della propria identità e del profondo metafisico.Robert Burton pungente e ironico, sotto l’ascendente di Saturno, sedicente sosia di Democrito, dopo l’analisi dei problemi porge la sua Utopia forse salvifica e liberatoria.Come l’artista Maurizio Tiberti, visionario nel realizzare i lavori che evocano l’umana inquietudine inevitabile, indica in una cornice sociale e individuale gli irreversibili cambiamenti relazionali, della conoscenza, della comunicazione che sono resi dalla rivoluzione numerica, dagli stili di vita, dalle scoperte della scienza e della tecnica e dai nuovi regimi climatici.Così come per i ruoli giocati da Burton nelle piste narrative adottate nella sua monografia, dove egli collude oggetto e soggetto, anche Maurizio Tiberti attiva quella nascosta alchimia che sempre sottende alle opere che chiedono un Interprete.Come Burton che si confessa a noi e simultaneamente fa di noi l’oggetto del suo libro, l’Artista MT, vive l’ermetismo del messaggio celato e, con un vero passaggio iniziatico trasforma il visitatore, il fruitore delle sue opere, in un nuovo artefice coinvolto e partecipativo.“Taccuino della Melancholia” è la pista della ricerca di Maurizio Tiberti nell’officina-magazzino di via Casilina Vecchia, in area cittadina recuperata dall’archeologia industriale, dove lo spazio è flessibile e destinato al lavoro creativo, ricovero ed esposizione. La mostra è contemporanea alla manifestazione OPEN HOUSE ROMA, iniziativa giunta alla VIII edizione, che apre ai visitatori gli spazi pubblici e privati di Roma Capitale, con eventi in architetture antiche, moderne e contemporanee, in un osservatorio sulla dinamicità della città che si trasforma. Anna GiannandreaTACCUINO DELLA MELANCHOLIAMostra personale di arte contemporaneaIstallazioni, video, performance, foto, LdA di MAURIZIO TIBERTI11 – 15 maggio 2019Via Casilina Vecchia 21 Roma – cell. 339.2355882www.mauriziotiberti.itVernissage e Performance: sabato 11 maggio 2019, ore 18.00;sabato 11, domenica 12 maggio: ore 11.00 – 13.00 e 17.00--20.00lunedì 13, martedì 14 e mercoledì 15 maggio: ore 17.00 – 20.00via Casilina Vecchia 21 – Roma info – 339.2355882Emanuele Carioti - Giornalista & [email protected]+393335733733
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giorgiaohanesian · 6 years
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Minor Place (2017)
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With Minor Place, Giorgia Ohanesian Nardin invites the audience to a shared training of the gaze, to generate energy of bodily alliance through a series of practices.
Minor Place is a temporary gathering, a safe space where by entering each person is invited to take a position, to listen through looking, to practice empathy. Minor Place is an invitation to act, a practice of collective exposure.
In order to exist, Minor Place requires the active participation of the audience.
Through a series of simple guidelines, the participants are invited to access the performance space: everyone and anyone can join, with the freedom to decide at any time to interrupt or leave the practice.
Inspired by Caliban and the Witch: Women, the Body and Primitive Accumulation by Silvia Federici, Minor Place urges to claim a sense of responsibility physically translated, to question the point of view on the codes of fruition of the body.
To do this, Giorgia proposes to act together, to collectively indulge in poetic anatomy, to re-claim a fluid way of staying in relationship with the other.
idea and dance Giorgia Ohanesian Nardin sound F. De Isabella light design Giulia Pastore dramaturgy Merel Heering movement coaching Marta Ciappina costume Lucia Gallone in collaboration with INDIVIDUALS production Irene Bedin photo and video ©Alice Brazzit research Irene Bedin, Marta Ciappina, F. De Isabella, Frida Giulia Franceschini, Lucia Gallone, Merel Heering Giorgia Nardin, Giulia Tosi thank you Dansmariekes KV De Waggelerre`s Gravenvoeren, Comunicattive, Simone Congalesi, Peggy Olislaegers, Giulia Buvoli, Silvia Albanese, Federica Giuliano produced by Associazione Culturale VAN, Pivot Dance (CSC – Bassano del Grappa, Nederlandse Dansdagen – Maastricht, The Place – London), Gender Bender Bologna supported by AtelierSi Bologna, Centrale Fies Dro, Ariella Vidach Aiep - progetto di residenze NAOcrea Milano
Con Minor Place, Giorgia Ohanesian Nardin propone un allenamento condiviso al guardare, a generare collettivamente, attraverso una serie di pratiche, energia di alleanza.
Minor Place è un raduno temporaneo, desidera essere uno spazio sicuro dove nell'accedere si è invitat_ a prendere una posizione, ad ascoltare con gli occhi, a fare pratica di empatia. È un invito ad agire, una pratica di esposizione collettiva.
Perchè Minor Place possa esistere, necessita della partecipazione attiva del pubblico. Attraverso poche e chiare linee guida i/le partecipanti sono invitat_ ad accedere allo spazio scenico: tutt_ possono partecipare, con libertà di decidere in qualsiasi momento di interrompere o di sottrarsi alla pratica.
Figlia della lettura di Calibano e la Strega – le donne, il corpo e l'accumulazione originaria (Silvia Federici), Minor Place vive dell’urgenza di rivendicare un senso di responsabilità tradotto fisicamente, di rimettere in discussione il punto di vista sui codici di fruizione del corpo. Per fare questo, Giorgia propone di agire assieme, di godere collettivamente di anatomia poetica, e di rivendicare un modo fluido di stare nelle relazioni con l'altr_.
idea e danza Giorgia Ohanesian Nardin suono F. De Isabella disegno luci Giulia Pastore drammaturgia Merel Heering guida al movimento Marta Ciappina costume Lucia Gallone in collaborazione con INDIVIDUALS produzione Irene Bedin foto e video ©Alice Brazzit ricerca Irene Bedin, Marta Ciappina, F. De Isabella, Frida Giulia Franceschini, Lucia Gallone, Merel Heering Giorgia Nardin, Giulia Tosi grazie a Dansmariekes KV De Waggelerre`s Gravenvoeren, Comunicattive, Simone Congalesi, Peggy Olislaegers, Giulia Buvoli, Silvia Albanese, Federica Giuliano prodotto da Associazione Culturale VAN, Pivot Dance (CSC – Bassano del Grappa, Nederlandse Dansdagen – Maastricht, The Place – London), Gender Bender Bologna sostenuto da AtelierSi Bologna, Centrale Fies Dro, Ariella Vidach Aiep - progetto di residenze NAOcrea Milano
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tmnotizie · 5 years
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FERMO – Sabato 11 maggio alle ore 18 prende il via la nuova stagione espositiva del TOMAV – Torre di Moresco Centro Arti Visive con Nulla che non sia ovunque, personale di Luca Piovaccari a cura di Milena Becci.
La caratteristica torre eptagonale, sede del TOMAV, ospita dalla fine del 2010, con la direzione artistica di Andrea Giusti, proposte artistiche e culturali che si presentano sui quattro piani della costruzione risalente al XII secolo e ubicata nel centro storico del piccolo borgo marchigiano di Moresco.
Il Centro Arti Visive inaugura sabato 11 maggio la sua nona stagione espositiva accogliendo le opere fotografiche di Luca Piovaccari e presentando un nuovo format dal titolo TAW_TOWERARTWEEKEND che prevede un’unica apertura di due giornate, nel weekend appunto, della mostra. Nulla che non sia ovunque spalancherà quindi le porte della stagione espositiva sabato 11 e domenica 12 maggio con una sorta di flash show in cui, oltre alla visione delle opere, sarà possibile godere della presenza dell’artista che parlerà al e con il pubblico della propria ricerca, costituendo un valore aggiunto fondamentale nella costruzione di una relazione diretta tra i visitatori e l’arte contemporanea.
Luca Piovaccari rintraccia l’eccezionale ed eroico vivere quotidiano nel mito delle cose di tutti giorni inseguendo la poetica dell’insignificante nello sguardo che si posa su ciò che ci sta intorno, dal pezzo di terra al ciuffo d’erba che cresce nell’asfalto. Nulla che non si possa trovare ovunque, scrive Piovaccari, ma anche l’attenzione verso i margini che possono diventare un cosmo.
Ricorda, attraverso lo scatto fotografico, autori come Luigi Di Ruscio, marchigiano di Fermo, a cui idealmente ha pensato per costruire questo suo intervento al TOMAV di Moresco. […] Nulla che io non abbia in un altro/ e che un altro non abbia in me […] scrive il poeta: vincere paure e diffidenze verso l’altro significa trasformare il mondo in un posto migliore e mutare un luogo insignificante in un posto meraviglioso attraverso un semplice scatto diventa magia.
Nulla che non sia ovunque vorrà rappresentare questa visione, questa volontà di convertire il margine in centralità attraverso lavori che riorganizzano lo sguardo, paesaggi interiori su acetati trasparenti e a toni spesso monocromi.
L’esaltazione della poetica della fragilità si esterna nella fotografia in bianco e nero per mezzo di pellicole sovrapposte che hanno il sapore dell’ignoto e si svelano delicate dal primo all’ultimo piano della torre che ospita il Centro Arti Visive ricollegandosi alla natura circostante.
Nulla che non sia ovunque di Luca Piovaccari a cura di Milena Becci inaugura sabato 11 maggio alle ore 18 e sarà visitabile anche domenica 12 maggio dalle ore 18 alle ore 20.
Luca Piovaccari è nato a Cesena nel 1965. Dopo gli studi inizia a muovere i primi passi espositivi nella città di origine paterna Forlì, in un’ esposizione del 1993 a Palazzo Albertini intitolata Forlìarte, una rassegna dedicata ai giovani artisti a cura di Vittoria Coen e Gilberto Pelizzola. La pratica del disegno comincia molto presto a “gareggiare” con la fotografia, attraverso virtuosismi e rimandi visivi, dando luogo a spaesanti viaggi interiori.
Nel pieno degli anni ‘90 Piovaccari lavora già su grandi immagini fotografiche in cui rappresenta volti e paesaggi e spesso su acetati trasparenti e a toni monocromi. In questi anni continua la sua ricerca attraverso uno sguardo che penetra nella solitudine del paesaggio e nella malinconia del quotidiano.
Nel 1997 espone al Premio Trevi Flash Art Museum, alla mostra Aperto Italia, sempre a Trevi, e a Realismo Italiano, Collezioni Nordstern. Alcuni suoi lavori entrano a fare parte della collezione AXA. Sempre nel 1997 espone a Ezra Pound e le Arti, rassegna presentata da V. Scheiwiller al Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano e partecipa all’ottava edizione della Biennale del Mediterraneo, Alta marea, per giovani artisti presso lo spazio Adriano Olivetti di Ivrea. Nel 2000 espone all’ Istituto di Cultura Italiana di Berlino per la mostra Formae con presentazione di Maurizio        Cecchetti e Andrea Beolchi.
Nel 2001 prende parte alla   mostra Il nuovo paesaggio in Italia a cura di M. G. Torri, presso lo Spazio Electra di Parigi, e a Sui Generis, al PAC di Milano. Presentato da Sabina Ghinassi prende parte alla mostra 8 artisti, 8 critici, 8 stanze, curata da Dede Auregli e Peter Weiermair, alla Galleria d’Arte Moderna Villa delle Rose di Bologna. Nel 2002 è presente a Outdoor – Italian artists in Germany, a cura di Lorella Scacco, Kunst und Kulturverein, Aschersleben. Nel 2003 partecipa alla grande mostra Alto impatto ambientale a cura di Marinella Paderni ai Chiostri di S. Domenico a Reggio Emilia.
Nel 2004 viene organizzata una personale di sole fotografie a Foto encuentros 2004 nella città spagnola di Murcia, dal titolo Paisajes de los confines. Nel 2005 a Milano partecipa al Premio Cairo presso il Palazzo della Permanente. Prende parte alla XIV Quadriennale d’ Arte ANTEPRIMA al Palazzo della Promotrice a Torino e al 55° Premio Michetti al Museo di Palazzo S. Domenico a Francavilla al Mare. Di seguito è invitato a Più opere al Mar di Ravenna, Le nuove acquisizioni del Museo, a cura di Claudio Spadoni.
Partecipa anche al Premio Maretti alla Galleria d’Arte Moderna nella repubblica di S. Marino e al Premio Lissone a cura di Luigi Cavadini presentato da Claudio Spadoni al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone. A Mestre è invitato da Alberto Zanchetta e Lara Facco a OPEN SPACE, al Centro Candiani. Nel 2007 espone ad ALLARMI 3, rassegna curata da Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco e Alberto Zanchetta alla Caserma De Cristoforis di Como. Partecipa alla grande mostra ricognitiva su La nuova figurazione italiana dal titolo To be continued a cura di Chiara Canali, alla Fabbrica Borroni di Bollate (MI).
Nel 2008 è invitato da Valerio Dehò al Premio Termoli. Nel 2009 espone alla Galleria d’Arte Moderna di San Marino dove è presente per la mostra Plenitudini curata da Alberto Zanchetta. Nel 2010 alla Fondazione Pomodoro di Milano partecipa a Still a live, un progetto di Ugo Pastorino e Giuseppe Maraniello. Nel 2011 invitato da Gianluca Marziani presso la Fondazione Rocco Guglielmo, nel Complesso monumentale Del San Giovanni a Catanzaro, partecipa a La costante cosmologica. In occasione della 54° Esposizione d’arte di Venezia è invitato al Padiglione Regionale dell’ Emilia Romagna presso i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.
Nel 2012 partecipa a Selvatico spore due E bianca, a cura di Massimiliano Fabbri alle Pescherie della Rocca di Lugo. Nel 2015 Close – UP – Il primo piano sulla pittura Italiana è la ricognizione a cura di Gianluca Marziani che lo vede coinvolto nelle bellissime sale storiche di Palazzo Collicola a Spoleto. Presso Casabianca, Zola Predosa di Bologna, partecipa ad un progetto di Gino Giannuizzi: Casabianca – Disseminazioni. Germinal è la mostra collettiva a cui partecipa, un progetto sotto la direzione artistica di Roberta Bertozzi nelle sale del Palazzo Don Baronio di Savignano.
Del 2015 il progetto con l’artista Federico Guerri a cura di Marisa Zattini Fragilitas mortalis per il centenario dalla morte del letterato cesenate Renato Serra, nella casa museo di Cesena, progetto che verrà in seguito ospitato con un’esposizione nel 2016 alla Maison de l’Union Européenne in Lussemburgo. Nel 2017 le personali al palazzo Ducale di Massa, Rivoluzioni, con la presentazione di Alberto Zanchetta, e al Far, Palazzo del Podestà di Rimini, La stagione del disincanto a cura di Giancarlo Papi; poi le collettive Five years alla galleria Montoro 12 a Roma e Mias Mid-career Italian artists alla galleria Giampiero Biasutti di Torino.
Nel 2018 al MAC di Lissone una personale a cura di Alberto Zanchetta intitolata Ascolta il tuo respiro; sempre al MAC partecipa alla mostra Ixion dove vengono esposti i lavori delle nuove acquisizioni del Museo. In Slovenia tiene una personale, Fragile levità, durante il Festival Art Stays e alla galleria Mesta di Ptuj partecipa alla collettiva omaggio al fotografo Stjan Kerbler curata da Dusan Fiser. Partecipa ala terza edizione della Biennale del Disegno di Rimini a cura di Massimo Pulini dal titolo Visibile Invisibile Desiderio e Passione.
A Cesena una bipersonale con Verter Turroni per la rassegna ViePeriferiche negli spazi di Cristallino in Corte Zavattini a cura di Roberta Bertozzi. Ad inizio 2019 partecipa alla collettiva Assonances, curata da Giovanna Sarti, negli spazi dell’Alliance Française a Bologna, evento collaterale di Art City.
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pangeanews · 6 years
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Cosa ci è piaciuto del SI Fest, la fiera dei fotografi più bravi: Francesco Capponi, Richard Renaldi e Filippo Venturi, con i suoi sogni coreani
In punta di piedi, senza per questo dover imitare né Carla Fracci né tantomeno Roberto Bolle. In punta di piedi quindi significa essenzialmente un outfit poco riconoscibile, quasi umile, per non dare nell’occhio. Carta e penna, che fa sempre antico, e soprattutto collo libero da fastidiose cinghie che sorreggono macchine fotografiche pensanti come menhir. Se poi lo strumento per “creare” arte ha le dimensioni di un ditale da sarta e il cavalletto è stato creato incrociando tre spille da balia, probabilmente pensi che la creatività e la matericità della fotografia esista ancora, e ha ancora molto da raccontare.
Lui è Francesco Capponi…
Lui si chiama Francesco Capponi, faccia alla Vinicio Capossela, e “disegna con la luce”: ha portato un suo lavoro al portfolio in piazza, bellissimo e arcaico. Ha forato il ditale nella parte più stretta mentre il culo, quindi il buco dove si infila il dito, lo ha fatto diventare il “fondale”. Ha inserito la carta fotografica, un francobollo rotondo, e ha scattato. Quello che è uscito è un inno tecnico alla non-modernità e allo stesso tempo un manifesto alla poetica più avanzata: quella delle emozioni, della scarsa definizione delle immagini, della fotografia che scansa la perfezione per lasciare spazio al messaggio che vuole raccontare. Soggetti sfocati, in sospeso più tra un passato-presente (il risultato visivo è d’antan ma le immagini le ha fatte oggi al massimo ieri) che tra un presente-passato. Si proietta quindi nel futuro attraverso una tecnica antica, elementare e veritiera: le foto, ci spiega senza dirlo, vanno fatte con gli occhi e con il cuore. E non con lenti e macchine fotografiche da milioni di pixel.
Le presentazioni dei fotografi e delle opere che hanno portato al “SI Fest” di Savignano (e ancora visitabili nei weekend del 22-23 e del 29-30 settembre) racchiudono una enorme verità. Un “trattato di comunicazione contemporanea”: sono slegate alla realtà, ovvero dalle immagini in esposizione. Eppure sono utili per “entrare” nel cuore del progetto. Sono cartine tornasole fondamentali per farsi un’idea della distanza tra il pensiero e la sua attuazione concreta: parole poetiche, intenzioni sulla carta che non sempre si compiono, poi, nella fotografia prodotta.
“Chi siamo oggi” è interrogativo che si è posto la manifestazione romagnola, e la risposta è molteplice. Siamo fruitori di immagini non palpabili, innanzitutto, imprigionati nei pollici di uno smartphone. Oggi siamo figli di ieri. Siamo nati ieri, e oggi viviamo proprio perché proveniamo da un passato.
…e lui è Richard Renaldi. Il SI Fest è visitabile fino al 30 settembre a Savignano sul Rubicone
Lo hanno capito alla perfezione Richard Renaldi e Filippo Venturi (in copertina), il primo di stanza alla Galleria della Vecchia Pescheria, il secondo al Consorzio di Bonifica. Richard, con “I want your love”, arrivato ai 50 anni decide di rendere pubblica la sua vita: racconti per immagini, dai 10 al mezzo secolo, come una sorta di autoanalisi preziosa perché “visibile” e stampata. Le foto ingiallite di famiglia, il corpo che cambia, inizia cioè ad assumere le sembianze di un uomo. Pettorali definiti, come il suo viso. Poi i primi travestimenti, i baci omosessuali, gli scatti del suo pisello in autobus, l’attimo che segue l’happy end – lui, nudo, sul letto di casa, con la pancia imbrattata – e la dolcezza della luce del mattino, che lo ferma con un pappagallo sul braccio. Ma senza volgarità: è questa la chiave che ha dato l’artista di Chicago, erotismo, un lontano omaggio a Robert Mapplethorpe e ad Alberto Alix Garcia, ma con toni più smorzati.
Il “Korean dream” di Filippo Venturi è qualcosa più di un reportage: lì, in Korea, la censura è in prima linea, e controlla quello che fai. Filippo ha scattato, dando un taglio “pop” – lo si capisce dai colori saturi, quasi da cartone animato – a una gioventù che vive cercando l’imitazione, filtrata, dei canoni estetici e sociali degli altri Paesi.
Meriterebbe ben altra visibilità Marco Pesaresi, autentico cane da caccia dal pedigree cristallino che il 17 settembre avrebbe compiuto 54 anni. Firma di Contrasto, fotografo implacabile con uno sguardo micidiale, a cui Rimini, la sua città natale, non ha ancora dato uno spazio per una permanente. Il suo “Underground” (ma non solo) è un viaggio lacerante nel suburbano, raccontato senza (apparenti) parole e quindi capace di essere universale.
Alessandro Carli
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enricocassi · 6 years
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Asti e Alba, vicine e diverse nella loro unicità, si incontrano sotto il segno della dolcezza nel primo week end di primavera.
Un appuntamento che le due città fanno vivere offrendo ciascuna spunti e curiosità da gustare.
Luoghi che saranno il palcoscenico di materie prime e prodotti che meglio rappresentano questo territorio, dal cioccolato alla nocciola, dal miele al torrone, senza dimenticare la castagna e la pera Madernassa, le torte, i biscotti e i dolci straordinari, divenuti simbolo identitario di questa regione.
E infine lui, il simbolo del vino dolce, il Moscato d’Asti DOCG.
Scoprite con noi La Dolce Valle!
Programma
Per tutta la giornata, dalle 10 alle 19,30 presso l’Info Point in Piazza San Secondo, Selfie per un sorriso, selfie benefici in collaborazione con l’Aisla di Asti.
Azzecca il grammo: stima del peso di un maxi uovo di Pasqua messo in palio da Cioccolateria Barbero.
Espositori
Piazza del Miele e del Moscato Dove: Piazza Roma Orario: dalle 10 alle 20 Grande spazio coperto dove si potranno incontrare i produttori e degustare i loro prodotti: Moscato e Asti Docg (padiglione Consorzio dell’Asti Docg), Moscato Passito di Strevi,Miele dell’Associazione Produttori Miele Piemonte (padiglione Aspromiele). Ingresso libero
Paese che vai, dolce che trovi Dove: Palazzo del Michelerio Orario: dalle 10 alle 20 Nello splendido chiostro il viaggio alla scoperta delle specialità dolciarie piemontesi. Degustazione e vendita. All’ingresso scultura “Il cuoco volante” di Raffaele Iacchetti. Ingresso libero
Il Castello dei dolci – Città di Fossano Dove: Piazza San Secondo Orario: dalle 10 alle 20 La città di Fossano presenta alla Dolce Valle il progetto del castello dei dolci che animerà lo storico maniero degli Acaja nel dicembre 2018 con le più importanti realtà dolciarie del territorio. Ingresso libero
Asti e i suoi tesori: visite
La Torre del Torrone, Piazza Medici Dove: La Torre Troyana Orario: dalle 10.00 alle 18.00 Torre dell’Orologio è uno dei simboli di Asti. Alla cima si potranno ammirare le suggestive fotografie di Giulio Morra dedicate alla dolcezza. Ad attendere gli “scalatori” un croccante e dolce premio a base torrone dello storico marchio Davide Barbero. Ingresso libero
La cioccolata del Conte Dove: Palazzo Alfieri Orario: ore 15.00 e ore 16.30 Visita guidata alla Casa natale del grande scrittore astigiano. A seguire, la cioccolata servita in costume d’epoca e raccontata con l’accompagnamento di letture e musiche ispirate a Vittorio Alfieri e ai salotti del Settecento. Ingresso: 40 posti, prenotazioni al +393387899380. Costo 10 euro
Mostre
Dolce è la vita Dove: Torre Troyana Orario: dalle 10.00 alle 18.00 Scatti del fotografo Giulio Morra. Dieci scatti d’autore raccontano altrettanti momenti di dolcezza nell’evoluzione della vita umana: dalla dolce attesa in avanti. Ingresso libero
Alighieto Boetti. Per filo e per segno Dove: Palazzo Mazzetti, corso Alfieri 357 – Asti Il percorso si compone di 65 opere che comprendono arazzi, mappe, arazzetti, ricami e cartoncini a biro, che si integrano alla perfezione nella splendida cornice offerta dal palazzo settecentesco, con i suoi tesori e arredi.
Aleppo, come è stata uccisa Dove: Palazzo Mazzetti, corso Alfieri 357 – Asti Il percorso si compone di 65 opere che comprendono arazzi, mappe, arazzetti, ricami e cartoncini a biro, che si Mostra a cura di Domenico Quirico. La mostra ripercorre i cinque anni di guerra che hanno coinvolto Aleppo dal 2011 al 2016.
Sergio Albano. Dipinti e disegni. Il fascino del mistero Dove: Fondazione Eugenio Guglielminetti – corso Alfieri 375 Orario: dalle 16.00 alle 18.00 Nel decennale della scomparsa, omaggio alla poetica rigorosa ed enigmatica al Maestro torinese, allievo del padre Mario Albano, di Gregorio Calvi di Bergolo e di Carlo Terzolo, sperimentatore per quattro decenni di singolari paesaggi incantati, ritratti ed interni, ispirati al Rinascimento fiammingo. Ingresso libero
Asti ritrovata. La decorazione barocca nelle chiese conventuali astigiane Esposizione degli affreschi di Salvatore Bianchi staccati nel 1907 dalla chiesa di sant’Anastasio, poi demolita per iniziare il cantiere delle nuove scuole cittadine Dove: Ex chiesa del Gesù – Palazzo del Michelerio – corso Alfieri 381 – Asti Orario: dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18 Ingresso: 3 euro correlato al Museo Paleontologico
Cinema
Pellicole Dolci – Ratatouille di Brad Bird, Jan Pinkava. Dove: Sala Pastrone del Teatro Alfieri Orario: ore 16.00 All’ombra della Tour Eiffel, un piccolo topo e il suo grande sogno di diventare chef. Prima della proiezione, merenda
Laboratori per bambini
Il Teatrino dei bambini
Dove: Sala Riolfo, Cortile della Maddalena Orario: ore 11.30 e ore 17.00 “Samba e merende”: un laboratorio creativo dove i piccoli saranno protagonisti. Sulle note della samba, con creatività e fantasia i bambini si divertiranno a seguire le rocambolesche vicende di Vanille e Madeleine. A cura di Giovanna Stella e Marta Ziolla
Chiacchiere dolci – Incontri
L’ingrediente della felicità. Come e perché il cioccolato può cambiarci la vita Dove: Palazzo Gastaldi, Casa dell’Asti, piazza Roma Orario: ore 15.30 Clara e Gigi Padovani presentano il loro ultimo libro “L’ingrediente della felicità. Come e perché il cioccolato può cambiarci la vita” (Ed. Centauria). Partecipano i maestri cioccolatieri Bruna e Giorgio Peyrano con degustazione di prodotti Peyrano, Torino Ingresso libero
Viviamo tempi amari c’è bisogno di dolcezza Dove: Palazzo Ottolenghi, Sala degli specchi Orario: ore 17.00 Incontro con l’assessore regionale al Turismo Regione Piemonte Antonella Parigi, la ristoratrice Mariuccia Ferrero del San Marco di Canelli, Davide Sordella sindaco di Fossano, l’imprenditore Giuseppe Pero di Nizza Monferrato, l’attore Andrea Bosca, il dietologo Giorgio Calabrese Conduce Sergio Miravalle. A seguire Brindisi di arrivederci alla Dolce Valle 2019 Ingresso libero
Spazio Bambini
La Merenda come una Volta Dove: Caffetteria di Palazzo Mazzetti Orario: dalle 16 alle 18 Mamma Valeria riscopre e propone le merende di un tempo: pane burro e zucchero, pane e marmellata, pane e cioccolato…
Giocoso Luna park del Magopovero e Bottega delle Fiabe Dove: nel cortile di Palazzo Ottolenghi Orario: dalle 10 alle 18 L’artista Antonio Catalano coinvolgerà bambini e adulti in uno spazio di racconti e giochi dedicati al tempo passato dell’infanzia, trasportandoli in un dolce viaggio immaginario. Da non perdere la Giostra delle Carriole e il laboratorio creativo di invenzione delle fiabe. Ingresso libero
Come si inventa un biscotto dal cuore trasparente Dove: Al Diavolo Rosso, piazza San Martino Orario: ore 11.00 Il laboratorio di pasticceria per bambini e genitori curiosi condotto da Caterina e Monica Ingresso: 30 posti, prenotazioni al +39338 9937171.
Timbri e Sorprese
L’esplorazione della Dolce Valle prevede che in varie postazioni possa essere apposto un timbro per ciascuna delle 6 caselle presenti nell’apposito spazio sulla mappa ufficiale dell’evento, distribuita presso gli Info point di Alba e Asti. Chi avrà completato la tessera con i 6 timbri ottenuti nelle postazioni indicate sulla mappa riceverà una dolce sorpresa rivolgendosi agli Info Point di Asti in Piazza San Secondo e di Alba in Piazza Garibaldi.
Evento Collaterale
24 x 1 ora
Da 44 anni una straordinaria corsa podistica impegna atleti in una staffetta che dura 24 ore suddivisa in 24 frazioni. Il campo scuola di via Gerbi diventa dalle ore 14 di sabato 24 marzo alle ore 15 di domenica 25, teatro di una gara epica e unica.
L’organizzazione è della società di atletica astigiana Vittorio Alfieri che ospita oltre 40 squadre per un totale di mille atleti tra i quali anche formazioni albesi, in un clima di fraterna festa dello sport. Info: http://www.ssvittorioalfieri.eu/
I ristoranti de La Dolce Valle
Nel primo week end di primavera i locali aderenti al progetto propongono un menù del territorio a tema La Dolce Valle, dove il dolce è abbinato all’Asti e al Moscato d’Asti Docg. Scopri l’elenco dei ristoranti aderenti e la proposta di menù: www.ladolcevalle.it/menu-dolcevalle.html
Hashtag
È possibile interagire con la Dolce Valle attraverso l’hashtag ufficiale dell’evento #IsweetU, hashtag ufficiale dell’evento#IsweetU.
Si dovrà poi condividere lo scatto su Instagram con una breve descrizione e l’hashtag #IsweetU. Saranno considerate valide foto già pubblicate, purché originali dell’autore, taggate con l’hashtag e in tema con il contest.
In alternativa si potrà partecipare inviando via mail all’indirizzo [email protected] un testo di max. 500 caratteri, che racconti cosa rappresenta il tema della “dolcezza“.
Una commissione composta dalla direzione artistica de La Dolce Valle e dai rappresentanti dei team di Igers Asti e Igers Langhe, selezionerà le 30 foto che rappresenteranno al meglio il tema della “dolcezza”.
I 30 autori delle foto premiate, vinceranno 1 cena per 2 persone nei 30 ristoranti aderenti a “La Dolce Valle” di Alba e di Asti.
La manifestazione
Da venerdì a domenica esplora La Dolce Valle, la prima rassegna diffusa dedicata alla Dolcezza in tutte le sue declinazioni.
Perché la valle del fiume Tanaro, che unisce Alba ad Asti, è da sempre culla di prodotti dolci.
La filosofia
Un luogo dove le mani sapienti di nonne e mamme, l’intelligenza operosa di contadini, artigiani e industriali, la fantasia di cuochi e maestri pasticcieri, hanno trasformato in eccellenza assoluta, la castagna, il miele, la Nocciola Piemonte Igp, l’Asti e il Moscato d’Asti Docg, il cioccolato e la Pera Madernassa. Sono decine i paesi che hanno dolci tipici frutto della storia e della fantasia di veri e propri “artisti del dolce”.
Il paesaggio
I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, con Asti e Alba diventano palcoscenico e vetrina di una dolcezza che si gusta, si tocca, si ascolta e si respira. Un’esperienza da non perdere.
Incontri e attività
Non mancheranno momenti di chiacchiere dolci con personaggi del mondo del giornalismo e della televisione, spazi dedicati alle famiglie, “Giostre, Fiabe e Merende”, momenti di racconto e gioco, laboratori a tema dolcezza.
Maestri cioccolatieri e pasticcieri condurranno adulti e bambini in percorsi di creazione dei dolci, invogliando il pubblico, tra zucchero e farina, a mettere le “Mani in Pasticceria”.
http://ift.tt/eA8V8J
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