delle volte avrei proprio voglia di parlare, di raccontare un po' di roba per concretizzare i pensieri astratti che popolano la mia testa. Però non credo sia carino dire a qualcuno "okay senti, adesso ti racconto un po' di cose che tu non mi hai assolutamente chiesto". Sia perché non trovo giusto imporre a qualcuno di starmi a sentire per forza, ma anche perché ci resterei male nel vedere che, come sempre, di certa roba non sbatte niente a nessuno e ricevere il classico disinteresse , come se non avessi detto nulla, non credo possa farmi bene.
Non posso chiedere a qualcuno di inventarsi un interesse che non c'è, solo perché io vorrei che ci fosse.
zoe, con la testa che scoppia
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Ma ascolti?
Tu ascolti (ma ascolti?) l’altro che ti racconta i casi suoi.Tu aspetti solo il primo punto accapo per dire “anch’io…” e per passare ai tuoi.Ora è l’altro che ascolta (ma ascolta?). No, pensa solo: non la fare lunga.Da un residuo di cuore ci mandiamo infine un “fatti coraggio” e “a presto”.Poi la dissolvenza del “cia, ciao” dove la o si perde.
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Sarebbe bello trovare qualcuno con cui condividere i propri pensieri e che ti ascolti veramente
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Imparare alfabeti
Le parole, talvolta, transitano dagli occhi.
A noi saperle ascoltare e percepire.
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Anche chi aiuta ha bisogno di qualcuno che lo ascolti.
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Prendimi senza veli.
Saresti disposto a guardare nel vuoto e restare?
A correre come un pazzo sulla spiaggia.
A guardare le stelle, le birre un falò.
Io che corro nuda in mare e lancio vestiti sparsi sulla riva.
Mentre pensi io sia fuori di testa.
Sono fuori alla sesta.
Saresti disposto a girare senza niente e perderti con me nel primo vicolo che incontri?
Con il mondo di si cristallizza intorno.
E finalmente ti lasci andare.
Saresti disposto a buttarti in un lago d'inverno?
Con me che ti nuoto intorno a trucco sciolto.
Saresti disposto a correre di notte con me?
Qualche sigaretta, non fraintendere so che tu non fumi, quelle sono per me e gli Psicologi.
Quelli i radio i miei racconti.
Saresti disposto a giocare ore alle macchinette dei centri commerciali per prendere il peluche più bello ed inesorabilmente anche il più complicato.
Saresti risposto a bere assenzio in una macchina alle 2:00 davanti ad un campo di grano.
Come si faceva tanti anni fa.
Un film in macchina.
Una corsa in strada.
Adesso dovrei respirare.
Ogni tanto sai vado in confusione, un altra caratteristica alquanto ambigua e fastidiosa di me.
Mi ha fatto riflettere una frase che hai detto l'altra volta.
A proposito del fatto che tu pensi ogni cosa prima di dirla.
Mi ha abbastanza stranita la tua affermazione se devo dirti la verità.
Proprio non la concepisco.
La mi affascina, quindi devo ammettere che un po' di volte ho provato a farlo per vedere attraverso i tuoi occhi, i tuoi neuroni.
Ma a quanto pare serve una disciplina solida per questo, disciplina che io assolutamente non ho.
Dato che rigetto ste lettere simil causali su uno schermo che potrebbe scoppiare da un momento all'altro e ti sto importunando alle 4:16 del mattino.
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È tempo di tornare all'essenziale,
di decidere cosa tenere
e cosa cambiare.
È tempo di fare la differenza.
È tempo di rispettare
le lacrime e i dolori.
È tempo di fare spazio ai nostri talenti
seppelliti dalle paure.
È tempo di realizzare ciò che ci rende felici
e non quello che ci omologa agli altri.
È tempo di capire
che siamo tutti importanti
nella nostra unicità.
È tempo di capire
che chi è più fragile va protetto
e che malato non significa inutile.
È tempo di capire
che farsi valere ed umiliare
non sono la stessa cosa.
È tempo di rispettare la nostra terra
di coltivare il nostro giardino
con una porta socchiusa verso il vicino.
È tempo di indossare scarpe diverse dalle nostre
di leggere in lingue che non conosciamo
di cogliere sfumature che non abbiamo mai notato,
di ascoltare il suono del silenzio
e cullarci su note di isole lontane.
È tempo di rialzarci
e prendere per mano chi non ce la fa.
È tempo di spargere il bello
di diffondere la speranza
di seminare umanità
di ascoltare.
È tempo di annullare le distanze,
di abbracciare con il pensiero.
È tempo di dare alla vita
il ritmo del battito del cuore.
Barbara Hugonin
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