1. Capitano Vasco. Ferite aperte.
<Tempesta…?> Una domanda che al capitano morì in gola nell’esatto istante in cui mise piede nella grotta sacra agli isolani.
Nell’aria poteva ancora percepire l’atmosfera opprimente dello scontro appena concluso, il peso delle scelte effettuate ed una sorta di respiro di En ol mit Frichtimen: non era solo il gigantesco albero di fronte a lui, la terra stessa sembrava pulsare sotto ai suoi piedi, in un riposo ferito.
Aveva nelle orecchie le ovazioni e le grida di gioia dei combattenti che erano sopravvissuti alla battaglia, fuori si festeggiava, un entusiasmo che si infranse come un’onda contro uno scoglio, non appena avvertì quel singhiozzo soffocato.
Lei era seduta a terra, accanto al corpo di suo cugino, il sangue ancora fresco: l’odore metallico appestava le narici ed imbrattava la scena mentre lei, Célie De Sardet, Legato della Congregazione dei Mercanti, Nauta, la sua Tempesta, colei che aveva riunito Teer Fradee e che aveva salvato l’isola ed il Vecchio Continente, piangeva in silenzio come una bambina, spezzata. Non avrebbe mai dovuto lasciarla proseguire da sola.
Con pochi passi le si portò a fianco e si piegò sulle ginocchia, lei nemmeno si accorse della sua presenza finchè lui non le prese una spalla ed il mento e la rivolse verso di sè.
<È finita, Tempesta mia. È tutto finito.> Cacciò fuori le parole a fatica, si sentiva stupido.
Cosa avrebbe potuto dirle? Aveva appena compiuto la peggiore scelta della sua vita; aveva sopportato cospirazioni, attacchi, tradimenti e pesanti rivelazioni; uccidere Costantin era stato il sacrificio finale.
In preda ad una strana agitazione, le tolse i guanti, sfilandoli con una mano sola, con un affetto quasi paterno, desiderava solo toglierle di dosso il sangue del cugino e distogliere il suo sguardo da quel cadavere. Le tenne il volto contro la propria spalla, accarezzandole la nuca, insinuando le dita tra i capelli ormai spettinati. De Sardet si lasciò manipolare come una bambola di pezza, ci mise qualche secondo a percepirlo del tutto ed a stringergli le braccia intorno al busto, eppure continuò a soffocare ogni rumore, a cercare di trattenere le lacrime e serrare i denti.
Lo chiamò per nome, un sussurro debole, con la voce spezzata, Vasco potè avvertire lo stomaco stringersi mentre dentro di sè ringraziava ogni divinità: lei era viva. Distrutta, a pezzi, ma viva.
<Ti porto via di qui> le promise mentre le accarezzava il viso <ma… tra poco.> La strinse a sè, lasciando che finalmente sfogasse quanto stava continuando a soffocare.
A distanza di pochi giorni dalla battaglia della grotta di En ol mit Frichtimen, le cose sembravano essere tornate normali a New Sérène, la gente aveva ripreso le proprie attività e solo il vuoto di potere creato dalla morte di Costantin aveva lasciato un segno sulla colonia. Per fortuna i rapporti intessuti da De Sardet con i Soli di Thélème e con i Leoni di Hikmet avevano impedito rispettivamente agli Illuminati ed all’Alleanza del Ponte di avanzare pretese in risposta al tradimento di Costantin.
Dama Morange aveva riassunto il ruolo di Governatrice provvisoria, assistita da De Courcillon e dal Ministro agli affari diplomatici, ma tutti erano certi che dal Vecchio Continente sarebbero arrivate presto le direttive del Principe d’Orsay ed il titolo ufficiale di Governatrice per De Sardet.
L’attesa, chiusa in uno scottante silenzio, era anche per le notizie riguardo alla Malicore, sebbene non tutti credessero davvero che i nuovi alleati Isolani, e la loro divinità, potessero portare a dei miglioramenti, o addirittura ad una soluzione del problema, gli eventi dei giorni precedenti erano stati troppo eclatanti perchè fossero del tutto ignorati. Di certo a Teer Fradee si respirava finalmente aria di pace e… di benessere.
Il capitano aveva mantenuto la sua promessa, per quanto possibile non si era mai allontanato da lei, sebbene non avessero avuto molte occasioni di dialogo.
De Sardet aveva passato giorni assorbita da questioni politiche, amministrative e, non ultime, dalle officianze legate ai funerali di Costantin. Da giorni non riusciva a mettere il naso fuori dal Palazzo, e forse era meglio così, non avrebbe sopportato le voci per le strade.
C’è un motivo per cui è buona creanza non parlare mai di politica a tavola, ed una dimostrazione il capitano la ebbe una sera, in mezzo a quella sorta di bonaccia di eventi.
Era tardi per cenare, ma solo a quell’ora riusciva a divincolarsi e riunirsi con alcuni dei “vecchi” compagni di avventure, quella sera fu il turno di Aphra.
La discussione nacque dal nulla, tra un paio di mercanti a cui probabilmente finì tra le mani una bottiglia di troppo, l’attenzione del capitano fu rivolta al duetto solo quando il più alto iniziò a dichiarare a gran voce di non vedere l’ora di poter pisciare sulla tomba del traditore.
La mano scese alla pistola con effetto immediato e mentre l’indice già si insinuava tra grilletto e ponticello, Aphra si alzò e cambiò posto, andando ad accomodarsi accanto a Vasco, in modo da occultargli la vista dei due avventori e poter posare la propria mano su quella del capitano, bloccandola prima che estraesse la pistola.
<Facendoti sbattere in cella non la farai stare meglio.>
Il giovanissimo lupo di mare puntò lo sguardo in quello dell’amica e risolse con un suono sbuffato fuori dalle labbra arricciate, ma ritirò la mano.
<Non puoi sparare a tutti e lo sai capitano.> insistette Aphra con voce bassa e tono fermo <E non puoi nemmeno biasimarli, avrebbe potuto ucciderci tutti.>
<Lo so, ma Célie sostiene la sua innocenza, dice che è stato vittima di una situazione più grande di lui.> Il nauto osservò il contenuto del proprio boccale con un moto di crescente disprezzo e l'espressione via via più tesa <Un'altra dannata vittima delle cospirazioni e dei giochi di potere di qualche nobile.>
Aphra si mise comoda, allungò sotto al tavolo le lunghe gambe ed appoggiò la schiena al muro, rassegnata. Vasco si era dimostrato troppo spesso un idealista, più volte lei lo aveva rimbeccato a proposito.
Vasco approfittò della pausa per bere un lungo sorso, poi riprese a parlare, cercando con lo sguardo gli occhi color ambra della donna.
<Ho avuto quel ragazzo per mesi sulla mia nave, non ha smesso un solo istante di entusiasmarsi, come un bambino, per qualunque cosa.>
Perse mordente, forse a causa del vino, dei ricordi o semplicemente di una stanchezza frutto di quei giorni passati a dannarsi l'anima per scontare quella sua personalissima colpa <Andava fermato si, ma nonostante tutto Costantin non si merita questo, e soprattutto non se lo merita Célie.> accompagnò le sue parole con una pessima occhiata verso i due mercanti, ormai quietati e tornati a godersi discorsi di altra natura, l'attenzione di Aphra tuttavia rimase sul volto del capitano, studiando in quel suo modo fin troppo scientifico l'accenno di barba incolta che sporcava le scure linee di quel dedalo di tatuaggi che ricopriva quasi per intero il volto del nauto.
<Da quanto non dormi?> Lo chiese a bruciapelo, un solo colpo ma dritta al punto più critico con precisione chirurgica, come era abituata a fare con il suo fucile.
Vasco non fece in tempo a rispondere, né ad accantonare la domanda, Kurt entrò in quel momento in taverna e il capitano non perse tempo a metterlo sotto processo <perché non sei con lei?>.
Kurt passò oltre, cercando di ignorare quel primo colpo, borbottò un saluto per Aphra e prese posto. Anche l’ex mercenario, guardia del corpo e amico di De Sardet appariva esausto come non mai, i segni e le cicatrici sul suo volto risultavano infiammati per via della pessima abitudine di cercare di sfogare lo stress stuzzicando la pelle con le dita.
<Stai calmo marinaio, c’è il Vecchio Affabulatore con Sangue Verde.>
Aphra sorrise nel sentire il guerriero riferirsi ancora con quell’assurdo ed irrispettoso nomignolo all’ormai cardinale Petrus.
<Tu piuttosto…> continuò Kurt, rivolgendosi direttamente a Vasco. Si allungò verso il centro del tavolo, afferrò la bottiglia che i due commensali avevano condiviso sino a quel momento e ne trasse un paio di sorsi, l’intenzione di proseguire la frase morì per lui sul conforto provvisorio dell’alcool.
<...Io piuttosto?> lo esortò Vasco, con un cenno della mano. Kurt posò la bottiglia sulla superficie di legno e riprese a parlare smorfieggiando mentre grattava il volto.
<Dovresti passare al porto, l’ammiraglio Cabral ha mandato uno dei suoi a chiedere di te.>
<Strano, le ho parlato questa mattina e non mi ha detto nulla.>
Il cinismo del capitano era evidente ma Kurt risolse con il suo solito atteggiamento apparentemente disinteressato ed una scrollata di spalle. <Non ne ho idea, magari ci sono delle novità dal Vecchio Continente.>
Uno scacco al nauto quasi perfetto, Vasco non potè opporre alcuna obiezione, aveva intuito che qualcosa in quella richiesta non era così nitida come poteva apparire, ma fu ugualmente costretto ad alzarsi dalla panca che occupava, lasciandosi dietro i due compagni.
Il silenzio scese al tavolo, ma fu breve, Aphra fece di nuovo sentire la sua voce.
<Kurt, se non la smetti ti sparo.> Le sue minacce non erano mai del tutto reali, questo Kurt ormai lo sapeva, ma la ragazza riusciva comunque a seminare un certo dubbio ogni volta.
<Sei già brutto, con quegli artigli da Vaileg finirai per sfregiarti del tutto. In ogni caso, non credevo che avrebbe funzionato.> Specificò con un cenno, indicando la porta della taverna in chiaro riferimento al nauto. <Dici che l’ammiraglio riuscirà a farlo ragionare?>
<Il Vecchio Affabulatore ci ha parlato questo pomeriggio, sembrava certa di poterlo aiutare.>
Una risposta, quella del Capitano della Guardia, che spinse Aphra a sollevare gli occhi al cielo, i lineamenti d’ebano furono contratti in uno sbuffo scocciato: nonostante avesse imparato ad apprezzare l’ex-rivale, il cardinale Petrus sembrava non riuscire a fare a meno dei suoi sotterfugi. <Quell’uomo…> chiese con retorica nel tono <...riuscirà mai a non manipolare le persone?>
Kurt emise un sospiro rassegnato, malinconico, ma piuttosto che parlare scelse di portare al fondo la bottiglia. Aphra rimase con lui, pronta a recuperarne i resti ed aiutarlo a trascinarsi all’esterno a notte ormai fonda.
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Good day, Eox. Since you're out in the field and all, have you had any noteworthy encounters with anti-vaxers or the really out-there 'alternative' medicine folks? Not talking boring essential oil people, but like the 'drink turpentine, it's good for you' sorts!
DUDE
D U D E
Please don’t get me started on this fucking pandemic of all things, I swear!
Ok, so, there’s been studies that chlorine/bleach is effective for cleaning surfaces of anything inert from the ‘rona, so far so good, am I right?
There’s a legit Concerning Ammount of people who, legit, believe that drinking bleach itself is good for the body, and want to protect themselves via doing that.
So of course, the predictable thing happens when ingesting any chemical product, and then they arrive to the emergency section of the hospital, with chemical burns from the pH difference, and risking themselves to actual COVID infection because the hospital may, or may not have COVID positive patients in it.
Trust me, it’s nasty stuff.
Also, don’t drink bleach.
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If I were a shill then someone owes me a lot of back pay because I haven’t been getting my hush money and baby formula ain’t cheap.
The thing is that there’s just enough half-scientific things that could supposedly be used to draw those conclusions except that they are completely devoid of context.
5G isn’t really a ‘ready’ technology due to its low gain and short propagation distance in atmosphere. You need a lot of antennas close together which means a lot of exposure.
Energy held in electromagnetic waves increases as you go up in frequency.
Some electromagnetic energy can be harmful to people.
Telecom industries do shifty political stuff to push new technologies.
However,
The 5G being pushed by telecoms is probably not real 5G. They probably cheated and had the FCC redesignate a lower frequency band as being marketable 5G which is the same thing that was done for 4G. If you can’t reach the goal then you move the goalposts in your favor.
Even assuming it is the 5G spectrum, your wireless router already hits the higher end of the 5G range (i.e., higher energy), and we’re already exposed to local WiFi all the time every day.
High energy microwaves/millimeter waves cook. They don’t do weird genetic things like denaturing proteins or causing base pair damage. You have to get to low-infrared/high terahertz range for the former, and X-rays for the later. EM waves in general can only exert minor effects on objects less than their half-wavelength. The half-wavelength of the highest frequency is 2.5 cm or roughly 1 inch, with most frequencies being well longer than that. They simply can’t cause effects at a cellular level, or any smaller than visible level.
Speaking of visible, the visible light spectrum carries way more energy than anything in the 5G spectrum. This is indicated by the fact that, you know, things heat up considerably when exposed to the sun.
The grievances that I will accept are that there’s a lot of somewhat uncertain stuff that goes on with new telecom technology and that humans are exposed to a lot more background radiation than they may have been in years past. The actual long term effects of high 5G exposure still need to be studied with greater rigor. These are legitimate concerns that are being swallowed up (and difficult to substantiate) thanks to so many people losing their minds and going full conspiracy theory over it.
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