Tumgik
danielemuzzarelli · 2 years
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Fa ancora male
Fa ancora male, a pensarci. E sfortunatamente ci penso spesso, molto più di quanto vorrei. Ci penso e mi chiedo perché ma una risposta non esiste. Perché sì. Perché capita. Perché succede. Perché così vanno le cose a prescindere dalla persona che sei e da quella che ti riproponi di essere. Fa ancora male ma mi ci sono rassegnato. Forse, in fondo, va bene così, no? È come se una parte di me si rifiutasse di alzarsi e continuare a vivere, come se non chiedesse altro che di essere lasciata in pace a soffrire, troppo stanca per battersi ancora, troppo impantanata in un fango di sofferenza per provare a liberarsi. Fa ancora male ed ogni giorno è buono per ricordare un aneddoto, una parola, un gesto, e poi la speranza spezzata, un labirinto di dolore, un buco nero che fagocita luce, spazio e tempo, e mi ricolloca esattamente dov'ero quando tutto è finito, quando io stesso sono finito, in un certo senso. Già, fa ancora male ma la notizia è che non mi interessa nemmeno più star meglio. Quella parte di me che non vuole reagire ha ragione, stia pure lì a crogiolarsi nella pena, a dichiarare la sua resa che non necessita di parole. Mi arrendo a mia volta. Fa ancora male, anzi, certi giorni anche troppo.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Idee, ideali e ricordi
A volte ci si innamora di un'idea con ancor più forza e determinazione di quanto non ci si innamori di una persona. Capita di gettarsi a capofitto nelle sensazioni, di perdersi tra di esse e confondere la realtà con l'emozione, finendo in un vortice di pensieri che conduce lontano, troppo lontano dal mondo per poter capire la differenza fra quanto si prova e quel che si è. Ma le idee e gli ideali non sono fatti per durare in eterno, sfumano lentamente lasciandoci in dote il ricordo e poco altro.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Cose che ho imparato
La cosa migliore da fare quando ti assilla il dubbio è lasciarti andare e fidarti di quel che ti suggerisce la parte di te che costringi sempre al silenzio poiché temi ti faccia apparire inadeguato. Ascoltala, è quanto di più puro tu abbia dentro, è il nocciolo di un te stesso che troppe volte decidi di non assecondare. È la voce che ti dice "vai bene così, non occorre recitare alcuna parte, sii quel che sei". La sola voce, forse, che non ti giudicherà mai.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Quel che non ti ammazza
Quel che non t'ammazza ti fa comunque un male cane, ti lascia cicatrici nel cuore, lacerazioni sulla pelle, lividi nell'anima, ti indurisce il carattere, ti fa incazzare ed altera la tua percezione del mondo e degli altri. Mescola le carte che avevi in mano, ti scombina le idee e ti incenerisce i progetti, ti fa diventare qualcosa di diverso e, dove è stato affondato il colpo, rimane un fottuto vuoto che il tempo non riesce mai a colmare. No, non è vero che ti rende più forte, o almeno non sempre. Quel che non ti ammazza ti ferisce e ti lascia lì a dissanguare. Se sopravvivi, buon per te. E se crepi, tanto peggio. A salvarti è la curiosità, sì, vuoi vedere cosa c'è di là, oltre l'orizzonte temporale del giorno che verrà, in quel tempo futuro inadeguato alla realtà ma perfetto per coltivarci dei sogni. E ti accorgi che vivere, a volte, è un curioso mix fra ostinazione, inerzia, cocciutaggine, il tutto coadiuvato da un misurato esercizio di ottimismo. Ma va bene anche così e sia quel che sia. Tanto alla fine che ti frega? Campare devi campare, zoppicando o correndo devi comunque andare avanti. Quindi vaffanculo, alzati e reagisci oppure stai per terra che chissenefrega, il mondo rotola per i fatti suoi a prescindere da te che ti credi il centro dell'universo (e col cavolo che lo sei).
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danielemuzzarelli · 2 years
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Il male trionfa quando la gente perbene rinuncia all'azione.
Vox, Christina Dalcher
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danielemuzzarelli · 2 years
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Fra me e me
-Hey, un pezzo che non ti si vede!-
-Già, non è che sia molto per la condivisione, ultimamente-
-Wow, sei diventato uno di quegli pseudo intellettuali troppo snob per abbassarsi a scrivere sui social?-
-Ma vai a cagare! Semplicemente, non ho voglia di dire la mia in un momento in cui tutti muoiono dal desiderio di farlo-
-Alludi alla guerra in Ucraina? La gente postava foto/commenti/opinioni totalmente inutili anche prima (e c'eri pure tu in mezzo)-
-Lo so e per quanto riguarda la guerra, sì, ha influito negativamente sulla mia vena, diciamo-
-Eh, si stava molto meglio prima che Putin attaccasse, quando regnavano pace, prosperità e libertà in ogni dove ed eravamo così ipocriti da crederlo davvero-
-Ma piantala, non ho detto questo! È che ho altro per la testa e certo, anche quella cazzo di guerra mi fa passare la voglia di scrivere-
-Ok, solo per sapere... Ad ogni modo vale la regola del nessuno è indispensabile, specialmente qui sui social-
-Vero. A proposito, sai cos'è per me, Tumblr?-
-Spara-
-Una luogo mio nel quale di tanto in tanto posso andare a riflettere, a scrivere, a farmi gli affari miei. Un posto sicuro che è sempre lì a prescindere da me e da quanta attenzione gli dedichi. Insomma, un angolo di mondo virtuale dove so che posso rifugiarmi se ne ho voglia ma senza obblighi, capisci?-
-Certo che capisco, hai dimenticato il senso del post? Io sono te!-
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danielemuzzarelli · 2 years
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Le crisi più traumatiche della storia rischiano di non insegnarci nulla, se siamo refrattari all'apprendimento e non vogliamo mettere in dubbio nemmeno una frazione nelle nostre certezze.
Federico Rampini, Fermare Pechino
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danielemuzzarelli · 2 years
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Siamo colpevoli, credo
Siamo colpevoli, o almeno questa è la mia percezione di noi quando guardo chi soffre, soprattutto ora a causa di una guerra cui non eravamo preparati. Colpevoli, dunque, di esserci voltati dall'altra parte, di non aver voluto vedere, di non aver fatto abbastanza affinché il mondo non andasse a rotoli. Chi più chi meno, abbiamo (quasi) tutti una porzione di colpa da portarci appresso che grava sulla nostra coscienza. Noi che viviamo l'eccesso come fosse una condizione destinata a non cambiare, noi che diamo per scontata una vita comoda che scontata non è, noi che ci curiamo il giusto di quanto accade appena al di fuori della nostra cerchia ristretta di interessi, noi che ci diciamo "andrà tutto bene" e che "saremo migliori" abbiamo il fardello di una colpa che non vogliamo considerare tale poiché ci metterebbe di fronte a troppe difficoltà ed invece abbiamo bisogno di leggerezza. Siamo colpevoli di stare troppo bene mentre c'è sempre qualcuno da qualche parte che sta troppo male. È una condanna che vedo scritta nei loro occhi e che brucia nel nostro petto. Colpevoli.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Buon per voi
Guardo i miei gatti dormire dopo un pomeriggio passato a rincorrersi, giocare e farsi coccolare. Li guardo sonnecchiare beati e penso buon per voi, bambocci, che non capite cosa sta succedendo là fuori, troppo vicino perché noi si possa ignorarlo come siamo soliti fare, buon per voi che vivete di bisogni primari cui sono mamma e papà a provvedere, buon per voi che non vi lasciate divorare dall'ansia e che non passate i giorni divisi fra il timore che le cose peggiorino ulteriormente e la volontà di prestare aiuto in qualche modo. Sì, buon per voi e che possiate continuare a stare come state, ingenui ed ignari, innocenti e spensierati come noi siamo condannati a non esser mai. Quest'incubo mi spaventa e mi angoscia, vorrei essere uno di quegli eroi invulnerabili che si vedono nei film o nei fumetti per rimettere in sesto le cose a suon di cazzotti. Ma sono soltanto un misero umano ed altro non so fare se non preoccuparmi e rinchiudermi nella speranza che tutto si risolva.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Una lunga favola triste
Vi voglio raccontare una favola. È tratta da una storia vera, quella di un mio amico e di sua moglie che, per qualche giorno, sono stati in assoluto gli esseri più felici di questo pazzo mondo. Dopo essersi goduti la vita senza figli, dedicandosi a loro stessi e ai loro interessi, ad un certo punto hanno deciso che valeva la pena provare ad averne. Dopotutto, si sono detti, da due con la nostra etica ed i nostri valori magari viene fuori qualcosa di buono, no? Così, hanno iniziato con quella che, statistiche alla mano, avrebbe dovuto essere una lunga serie di tentativi, considerata l'età. Guess what? Centro al primo colpo! E la favola potrebbe anche iniziare qui, con un test di gravidanza ed un'emozione difficile da descrivere e superata soltanto da quella relativa alla prima ecografia che ha certificato una presenza fisica, ancorché minuscola. Hanno aspettato che arrivasse il Natale per comunicarlo in famiglia, e del resto quale regalo più bello che un annuncio del genere? Wow, che Natale magnifico, ha pensato il mio amico guardando i presenti così felici per lui, per sua moglie e per quel momento troppo bello per essere vero. E infatti il destino ci ha messo lo zampino. O meglio, ci ha ficcato gli artigli e ha scarnificato la gioia per banchettare con ciò che ne restava. Ricordate, si trattava di una favola triste. Ebbene dopo Natale la narrazione di questa storia diventa una serie di fotogrammi di un piccolo e angosciante film a basso budget. Ci sono delle perdite ematiche. C'è una corsa al pronto soccorso. C'è spazio per un po' di speranza. C'è ancora il battito. C'è quel cosino lungo appena qualche millimetro che sta ancora lì al suo posto. Ma poi passa un giorno, ne passa un altro, ne vola via un altro ancora in mezzo a palate di ansia che lasciamo perdere. E arriva l'ultimo dell'anno, una visita concordata. C'è una ginecologa antipatica. C'è un'immagine sfuocata. C'è ancora il fagiolino. E, di nuovo, c'è un effimero barlume di speranza. Quel che invece non c'è sapete cos'è? Il battito. Un'assenza che rima con sentenza. E la sera, mentre tutti festeggiano, mentre la gente si scambia gli auguri, la moglie del mio amico va incontro all'inevitabile. Fuori infuriano i botti, dentro di lei si consuma quel poco che restava di un sogno. Lui, adesso, a distanza di qualche giorno, non fa che piangere per la crudeltà di un fato bastardo più che beffardo. Piange quando va a gettare l'immondizia, piange sotto la doccia, piange mentre lava i piatti, piange in silenzio la notte, quando si sveglia col dubbio che si sia trattato solo di un incubo ma si accorge che non è così. Si sente all'improvviso invecchiato, incattivito, è irritabile e soffre come non credeva di poter soffrire. Lei invece è forte, o almeno è riuscita a farsi forza dopo aver a sua volta pianto e patito il dolore fisico assieme a quello psicologico. È stata male, ha pianto e si è sfogata. A differenza di lui, che nel quotidiano sbraita e s'incazza di continuo, ha davvero carattere ed ha saputo già riprendersi, o comunque si è rimessa in piedi e riesce ad essergli addirittura di sostegno. Dal pozzo di disperazione nel quale egli è precipitato non può che ammirarla. Lo sa che c'è chi sta peggio ma al momento non gliene frega niente, che crepino pure sotto ai suoi occhi, che vadano al diavolo, odia tutti quanti. Tranne lei. Lei la ama più che mai, si accorge che se non è ancora del tutto impazzito è merito suo. Ecco come finisce questa favola, con una donna che offre il meglio di sé in un periodo difficile ed un uomo spezzato, schiacciato, travolto, sopraffatto da eventi che non sa come combattere. Nudo e disarmato di fronte al materializzarsi delle proprie paure, guarda i frammenti del suo mondo chiedendosi quando riuscirà a rimetterli insieme. Sa che verrà il giorno in cui sarà di nuovo capace di ridere, di star bene, ma quel giorno sembra lontano e a lui non restano che lo strazio per quel che ha perso e l'amore per ciò che ancora ha. E questa, signore e signori, è la fine della favola triste che volevo raccontarvi. Sipario.
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danielemuzzarelli · 2 years
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L'unica certezza
Nonostante le lacrime, a dispetto di quello che non va, alla faccia di un anno che finisce male e di uno che inizia tra tutte le incognite del caso, quel che resta di noi basta e avanza ad affrontare ogni sfida. La paura di non farcela si dissolve piano piano come si dirada la nebbia. Io e te, più forti di tutto, una volta di più. Sei l'unica certezza di cui ho bisogno, fine o inizio che sia. Sei la sola costante che mi serve per rialzarmi.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Addio, anno che finisci e che non mi mancherai
Illudersi è quanto di più stupido si possa fare. E mi ero illuso, eh sì, che questo terribile duemilaventuno avesse avuto un sussulto di dignità, un rigurgito di decenza. Invece no. La costanza con la quale ha fatto schifo dal primo all'ultimo giorno, letteralmente, ha dell'incredibile. E sul piano puramente personale preferirei altri cinque duemilaventi al posto anche di un solo mese di questo terrificante duemilamerdosissimoventuno. Perciò vaffanculo, schifoso anno senza pietà. Vaffanculo a te e alla tua spietatezza, alla tua capacità di essere sempre pronto a demolire ogni certezza faticosamente costruita. Vaffanculo a te, dal primo gennaio al trentuno dicembre, vaffanculo ad ogni singola frazione di secondo di ogni tuo giorno. Vaffanculo a tutto quello che per me hai rappresentato, vorrei poterti tramutare in qualcosa di vivo per poi ammazzarti con le mie stesse mani, ridendo della tua vulnerabilità come tu hai riso della mia. Vorrei strozzarti e sentire il respiro che ti viene a mancare. Sono contento che sia finita, contento perfino di poter ricominciare. Se esiste un cimitero degli anni passati lo troverò per avere il gusto di venire a sputare sulla tua lapide. Vaffanculo una volta di più, ti odio come raramente ho odiato nella mia vita, mi hai tolto molto più di quanto mi hai dato ma almeno non sei riuscito a togliermi chi non doveva lasciarmi. Addio per sempre, non mi mancherai.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Quando è lunedì ma tu sei in ferie...
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danielemuzzarelli · 2 years
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Buon Natale, dopotutto
È sempre stato un giorno difficile per me, il Natale. Con una famiglia d'origine alla costante deriva da una vita, il bisogno di festeggiare da una parte e la mia tendenza ad immalinconirmi in questi periodi, l'imperativo di essere felici che mi pareva una forzatura ridicola... Ora è diverso, o almeno sta cambiando e non c'è un motivo preciso, o almeno non ce n'è soltanto uno. Ho capito, con gli anni, che non devo concedere a certe situazioni il potere di ammantare di tristezza i miei giorni, per esempio. E ho compreso che la famiglia non è sinonimo di genetica ma anche di scelta. Non è colpa mia se alcune cose non vanno ed anzi, ho dei meriti per quel che invece funziona a meraviglia. Ho di che essere felice, l'ho sempre avuto ma ora c'è una consapevolezza che prima non c'era. E dunque che stiano a distanza coloro la cui presenza è motivo di malinconia, che affoghino nel malumore mentre io scelgo una felicità di cui so di esser degno. Buon Natale tra i sorrisi di oggi ed il fastidio di ieri, buon Natale a chi non frega un accidente di un giorno che a tutti gli effetti è come gli altri, buon Natale a chi ritiene di aver qualcosa da celebrare ma, dopotutto, buon Natale a me. Che sono sempre lo stesso eppure sono diverso, che ho perso alcuni sogni ma ne ho raccolti tanti altri per la strada che mi ha portato sino a qui, a cullarmi fra le mie certezze e a rallegrarmi di avere attorno chi mi fa star bene. Sì, buon Natale a voi e buon Natale anche a me, finalmente.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Questione di carattere
Incazzarsi, mettersi ad urlare, sbuffare e diventare sgradevoli con chi non piace è solo maleducazione. Parlare, affrontare il problema col diretto interessato, cercare soluzioni laddove possibile ed eventualmente alzare i toni senza bisogno di sbraitare, questo sì è avere carattere. Almeno secondo me.
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danielemuzzarelli · 2 years
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Il mondo non si può salvare né cambiare davvero ma bisogna provarci per se stessi.
Piergiorgio Paterlini, Bambinate
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danielemuzzarelli · 2 years
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Tumblr media
Bruce nel momento di passaggio tra furia iperattiva e sonno profondo.
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